#monasterocatania
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Gli usi civili del Monastero<br />
Nel 1866 con l’emanazione e l’applicazione delle “leggi eversive”, il Monastero dei Benedettini diviene demanio<br />
regio. A partire dal 1868 vengono riadattati gli spazi adibiti ai cosiddetti usi “civili”. Si trattava prevalentemente<br />
di scuole, tra cui la più rinomata era l’Istituto Regio Carlo Gemmellaro, ma viene anche allocata la Caserma<br />
Militare (nell’ala sud e nel cortile) e l’Osservatorio Astrofisico con il laboratorio di meteorologia e geodinamica<br />
(Cucine e Ventre oggi Museo della Fabbrica). Le nuove destinazioni d’uso sono origine di una serie di profonde,<br />
e alle volte irreversibili, modifiche che il Monastero subisce nonostante il suo riconoscimento, all’indomani<br />
dell’Unità d’Italia, come Monumento Nazionale.<br />
Vengono cancellati buona parte degli affreschi, divisi i corridoi, soppalcati i tetti, introdotte superfetazioni per<br />
fare spazio ad uffici, palestre, latrine.<br />
L’Orto Botanico di quasi 5 ettari viene lottizzato e destinato ad accogliere i padiglioni del nuovo ospedale dedicato<br />
al re d’Italia, Vittorio Emanuele. La Chiesa di San Nicolò che vive il suo ultimo momento di gloria con il<br />
Rettore Della Marra, incaricato personalmente dal cardinale Dusmet (ultimo abate del Monastero dei Benedettini<br />
di San Nicolò L’Arena), diviene bene di culto quindi in uso del Comune di Catania.<br />
La sacrestia, realizzata anch’essa dal Vaccarini, accoglierà il Sacrario dedicato ai caduti delle due guerre. Solo la<br />
bellissima biblioteca monastica viene risparmiata. Alla raccolta libraria dei monaci, che include splendidi erbari,<br />
cinquecentine e bibbie miniate, si sommano le collezioni di altri ordini soppressi e di privati.<br />
Le Biblioteche Civiche Riunite Ursino Recupero oggi si compongono di tre principali ambienti: la sala lettura<br />
realizzata all’interno del museo dei benedettini, la circolare sala convegni, corrispondente al Refettorio Piccolo,<br />
e la sontuosa Sala Vaccarini, con le scaffalature lignee e gli affreschi alle pareti (in cui ancora oggi si trovano la<br />
collezione originaria del Monastero).<br />
Destinato ai nuovi usi e alle esigenze dell’Italia Unita, il Monastero dei Benedettini viene quasi dimenticato, alla<br />
magnificenza benedettina, nell’immaginario cittadino, si sostituisce la sede delle scuole simbolo di un Italia<br />
che tenta di “fare gli italiani”.<br />
Il passaggio all’Università<br />
Solo nel 1977 nell’ambito di riqualifica del centro storico della città, il Comune di Catania dona il Monastero dei<br />
Benedettini all’Università degli Studi di Catania, che lo destina a sede della storica Facoltà di Lettere e Filosofia.<br />
Il progetto di recupero porta la firma dell’Archistar Giancarlo De Carlo, grazie al quale nel 2008 il Monastero<br />
viene riconosciuto dalla Regione Siciliana quale Opera di Architettura Contemporanea. «Un progetto – scrive<br />
De Carlo – che preferisce togliere piuttosto che aggiungere, ritoccare piuttosto che sostituire, stendere una<br />
rete tra le parti piuttosto che giungere a una ridefinizione dell’insieme per punti».<br />
Alla visione lungimirante dell’architetto, del Preside Giarrizzo e dell’Ufficio Tecnico d’Ateneo si deve oggi la<br />
restituzione del bene culturale alla comunità, che inoltre dal 2002 diviene Patrimonio dell’Umanità insieme ad<br />
altri siti seriali che l’Unesco identifica come rappresentativi del tardo barocco della Sicilia sudorientale.<br />
Il recupero e l’adattamento del Monastero a sede universitaria, durato trent’anni, ha riportato alla luce il palinsesto<br />
della città dall’età romana ai giorni nostri: un intero quartiere romano, disegnato dagli assi viari Cardum e<br />
Decumanus Maximus e dalla presenza di domus di età tardo ellenistica e di epoca imperiale.<br />
Gli scavi sono visibili nel cortile principale e sotto il plesso delle ex scuderie (oggi aule per la didattica).In particolare<br />
una domus con peristilio è custodita all’interno dell’attuale Emeroteca universitaria, integrata perfettamente<br />
alla fabbrica cinquecentesca e alle strutture sospese contemporanee che permettono l’accesso agli<br />
studenti.<br />
Oggi il Monastero, volendo citare le parole dell’architetto De Carlo, “nella sua struttura concreta, di spazio tridimensionale<br />
abitato, ha acquistato i segni di un luogo di giovani che sciamano da un punto all’altro dei suoi<br />
itinerari: un luogo di aria, di luce, di intensa comunicazione, di aspettative e promesse per il futuro. Attraverso<br />
l’alternanza di letture e progetti tentativi è stato scollato dall’involucro il vecchio sistema di significati e ne è<br />
stato steso uno nuovo che consente alla mirabile architettura antica di assumere trame, strutture e ruoli significanti<br />
per il mondo contemporaneo”.<br />
Testo a cura di Officine Culturali<br />
www.officineculturali.net