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n° 6. Ferdinand Voet, Ritratto di bambina, olio - Palazzo Chigi

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Fig. 3. Pierre Ronche, <strong>Ritratto</strong> <strong>di</strong> Pietro<br />

Banchieri in veste <strong>di</strong> sultano (1669 c.a.).<br />

Collezione Theodoli (?)<br />

Fig. 4. Pierre Ronche, <strong>Ritratto</strong> <strong>di</strong> Pietro<br />

Banchieri in veste <strong>di</strong> dama (1669 c.a.).<br />

Roma, Museo <strong>di</strong> Roma<br />

4<br />

documentato da un’incisione <strong>di</strong> Giuseppe Testana, al duca Giovan<br />

Battista Rospigliosi, alla moglie Maria Camilla Pallavicini Rospigliosi,<br />

a Tommaso Rospigliosi, Vincenzo Rospigliosi, al car<strong>di</strong>nale<br />

Felice Rospigliosi. 5<br />

Non appare quin<strong>di</strong> casuale che la famiglia toscana abbia affidato<br />

allo specialista fiammingo l’incombenza <strong>di</strong> ritrarre anche il piccolo<br />

Pietro Banchieri, ancora una volta in un curioso travestimento che<br />

lo trasforma nella paro<strong>di</strong>a in scala ridotta <strong>di</strong> una dama vestita alla<br />

francese.<br />

A riguardo osserviamo che nell’inventario ere<strong>di</strong>tario della duchessa<br />

Maria Camilla Pallavicini Rospigliosi del 1713 figurava al n. 122 “Il<br />

<strong>Ritratto</strong> d’una Puttina in pie<strong>di</strong> vestita <strong>di</strong> Rosso in tela d’Imperat.re”.<br />

Un riferimento inventariale che si attaglia perfettamente al presente<br />

ritratto. 6<br />

Non è escluso che il quadro del <strong>Voet</strong>, come pure quello del Maratta,<br />

fossero stati inseriti in una serie de<strong>di</strong>cata al teatro con i <strong>di</strong>eci<br />

<strong>di</strong>pinti <strong>di</strong> Ronche, formando una specie <strong>di</strong> “galleria <strong>di</strong> costumi teatrali”,<br />

secondo un gusto per ritratti seriali tipico dell’epoca. In effetti<br />

il quadro del <strong>Voet</strong> ha le stesse misure <strong>di</strong> quelli del Ronche e risulta<br />

che quello del Maratta fosse <strong>di</strong> medesimo formato.<br />

È noto infatti l’interesse della casata per il teatro, sviluppato da Giulio<br />

Rospigliosi, poi Clemente IX (1667 – 1669), che fu brillante<br />

compositore <strong>di</strong> libretti teatrali. Recite private cui prendevano parte<br />

membri della famiglia erano tenute nel palazzo <strong>di</strong> Montecavallo, ma<br />

anche in quello <strong>di</strong> Zagarolo, mentre <strong>di</strong>segni per costumi <strong>di</strong> scena e<br />

molti vestiti teatrali sono elencati negli inventari <strong>di</strong> famiglia. 7<br />

Il <strong>di</strong>pinto mostra notevoli punti <strong>di</strong> contatto con la ritrattistica<br />

marattesca, che dovette essere un punto <strong>di</strong> riferimento imprescin<strong>di</strong>bile<br />

per il pittore fiammingo appena giunto a Roma, come mostra il<br />

confronto con vari ritratti degli anni ’60 del maestro marchigiano,<br />

ingenerando frequenti confusioni attributive. Ricor<strong>di</strong>amo infatti<br />

che erano stati riferiti al Maratta i ritratti <strong>di</strong> Anna Pamphilj Doria<br />

(Roma, <strong>Palazzo</strong> Doria Pamphilj), Buonamente Augustini (Forlì,<br />

Pinacoteca Civica), Gaspare Altieri (Roma, collezione Di Napoli<br />

Rampolla), Anna Caffarelli Minutoli (San Francisco, Museum of<br />

Fine Arts), dei car<strong>di</strong>nali Carlo Cerri (Londra, National Gallery),<br />

Francesco Nerli (già Los Angeles, County Museum), Benedetto<br />

Odescalchi (Milano, Museo Pol<strong>di</strong> Pezzoli; Monaco, Staatsgemäldesammlungen),<br />

<strong>di</strong> Flavio <strong>Chigi</strong> in vestaglia (collezione privata) e persino<br />

alcuni ritratti delle “belle”. 8<br />

Tuttavia, come ho evidenziato in altra sede, nei ritratti del Maratta<br />

non solo la strutturazione dell’immagine è più rigorosa nel superiore<br />

controllo della forma, ma soprattutto l’intensità della presa psicologica<br />

è più efficace, raggiungendo esiti sconosciuti all’arte del<br />

fiammingo, subor<strong>di</strong>nata sempre ad una ricerca <strong>di</strong> piacevolezza formale<br />

e garbata esteriorità.

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