You also want an ePaper? Increase the reach of your titles
YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.
PROGETTO CLIL - STORIA DELL’ARTE IN LINGUA INGLESE<br />
classe I A - Prof.ssa A. FONTI - Prof. A. LA PILUSA<br />
ARTE MINOICA
ALLE ORIGINI DELL’ARTE GRECA<br />
La civiltà cretese (o minoica) e quella micenea<br />
prendono il nome dai principali centri di sviluppo:<br />
l’isola di Creta (situata nel mar Egeo,<br />
fra la Grecia e la Turchia) e la città di Micene,<br />
posta nella regione greca dell’Argolide, nel<br />
Peloponneso. Alla fine del III millennio l’isola<br />
di Creta si impone in tutta l’area mediterranea<br />
circostante dando vita alla civiltà minoica (dal<br />
nome del mitico re Minosse) che in breve tempo<br />
raggiunse un alto livello culturale e artistico.
Quasi contemporaneamente gli Achei, un popolo<br />
guerriero di origine indoeuropea,fondano alcune<br />
città fortificate, con palazzi e sepolture<br />
monumentali. Questa civiltà è detta micenea perché<br />
ha come centro principale la città di Micene.<br />
Nonostante alcune differenze, l’arte minoica e<br />
quella micenea sono molto simili perché fra Creta e<br />
le città micenee vengono stretti solidi legami<br />
commerciali. Creta, infatti, grazie alla sua<br />
particolare collocazione<br />
geografica, rappresenta un ponte di collegamento<br />
tra le civiltà mediterranea, egizia e mesopotamica.<br />
A partire dal 1400 a.C. la civiltà minoica viene<br />
gradualmente “assorbita” da quella micenea: è la<br />
premessa per la fioritura dell’arte della Grecia<br />
antica e classica.
I Greci dell’epoca successiva avevano<br />
la nozione che i primitivi abitanti delle<br />
loro isole appartenessero a una razza<br />
diversa dalla propria e li definivano<br />
Pelasgi oppure Cari.<br />
Dalle raffigurazioni pittoriche è<br />
possibile anche avere un’idea del loro<br />
aspetto fisico: uomini piccoli, con la<br />
pelle scura una popolazione dai tratti<br />
mediterranei.
Linea del tempo: cronologia delle civiltà antiche
palaziale<br />
2300<br />
1700 ac<br />
prima<br />
distruzione<br />
periodi della civiltà minoica<br />
fasi<br />
neopalaziale<br />
1700<br />
1400 ac<br />
crisi<br />
crisi definitiva<br />
1200 circa<br />
dominio miceneo<br />
1400<br />
1200 ac
E’ vero che le più antiche tracce di<br />
civiltà a Creta e nelle isole dell’Egeo<br />
risalgono all’epoca neolitica (6000 a.C.<br />
circa) e che l’inizio della cultura cretese<br />
si fa risalire al 3000 a.C. circa, ma la<br />
vera e propria fioritura della civiltà<br />
cretese parte dal 2300 a.C. circa fino al<br />
1200 a.C. circa
In questo periodo l’isola si popolò di<br />
città e di palazzi che testimoniano un<br />
elevato livello di benessere.<br />
Le navi cretesi si spingevano a<br />
commerciare negli empori di tutto il<br />
Mediterraneo; i Cretesi erano<br />
conosciuti ovunque come mercanti e<br />
marinai: nei documenti egiziani di<br />
questo periodo si parla infatti dei tributi<br />
(in realtà, commerci) portati alla corte<br />
dei faraoni dagli «uomini di Keftiu »<br />
(così erano definiti i Cretesi nella lingua<br />
egiziana).
I Cretesi non temevano minacce<br />
dall’esterno.<br />
Le ricchezze accumulate non andavano<br />
ad alimentare spese militari o imprese di<br />
conquista, ma furono investite in nuovi<br />
commerci (i quali a loro volta producevano<br />
benessere) e nella costruzione di sontuosi<br />
e palazzi
Le città<br />
Omero: « C’è una terra nel mezzo del mare<br />
scuro come il vino, Creta, fertile e bella,<br />
circondata dall’acqua: in essa vi sono<br />
innumerevoli uomini e novanta città: chi<br />
ha una parlata, chi un’altra, un miscuglio..,<br />
tra loro è Cnosso, una grande città, nella<br />
quale regnò per nove anni Minosse,<br />
confidente del grande Zeus »(Odissea, xix,<br />
172 sgg.).
Civiltà minoica e micenea: aree di influenza ed espansione
Intorno al 2300-1900 a.C. (periodo protopalaziale)<br />
sorsero, sull’isola di Creta, tre palazzi: a Cnosso, a Festo e<br />
a Mallia. Si tratta di residenze molto complesse, quasi delle<br />
città, distrutte da un terremoto nel 1700 a.C. e ricostruiti<br />
in dimensioni ancora maggiori (periodo neopalaziale).<br />
I nuovi palazzi furono distrutti da un altro sisma intorno al<br />
1450 a.C. e mai più ricostruiti. Il più vasto era il palazzo di<br />
Cnosso che copriva un’area di 20.000 mq. La sua<br />
planimetria era molto articolata e, forse, per questo motivo<br />
nacque la leggenda del labirinto costruito da Dédalo<br />
per volontà del re Minosse. Il mito vuole che vi stesse<br />
rinchiuso il Minotauro, mostro con corpo di uomo e testa di<br />
toro che si cibava di carne umana e che sarebbe stato<br />
ucciso dall’eroe ateniese Teseo con l’aiuto di Arianna,<br />
figlia di Minosse.
Fase palaziale (2300-1700<br />
a.C.).<br />
a Cnosso, Festo e a Mallia sorsero i<br />
primi grandi palazzi, situati nelle zone<br />
più fertili dell’isola e appartenenti a<br />
sovrani locali che senza alcun dubbio<br />
traevano le loro ricchezze dallo<br />
sfruttamento delle campagne<br />
circostanti.
Vita nei palazzi<br />
Sono stati ritrovati, nei palazzi più<br />
antichi (e in particolare in quello di<br />
Festo), di una grande quantità e varietà<br />
di sigilli, presumibilmente appartenenti<br />
ad alti ufficiali.<br />
Da questo sembra potersi desumere<br />
l’esistenza di una organizzata e potente<br />
classe burocratica, che aiutava il<br />
signore locale ad amministrare le sue<br />
ricchezze.<br />
Il grande numero dei locali di cui erano<br />
composti i palazzi fa inoltre pensare<br />
che il numero dei dignitari di corte<br />
fosse piuttosto elevato.
Organizzazione sociale<br />
L’imponenza dei palazzi e il lavoro di<br />
livellamento delle colline su cui alcuni di<br />
essi furono costruiti (in particolare, quelli di<br />
Festo e di Cnosso) rivelano chiaramente<br />
l’esistenza di una società in cui era stata<br />
stabilita una precisa divisione del lavoro, e<br />
che poteva disporre di una manodopera<br />
capace di consentire la realizzazione di<br />
grandi opere.
Il palazzo non era difeso da mura<br />
(elemento che rivela l’assenza di guerre)<br />
ed era realizzato con grandi blocchi di<br />
pietra. Senza né mura né torri che li<br />
delimitassero, gli edifici si allargavano in<br />
direzione del mare seguendo la linea<br />
naturale del terreno.<br />
All’interno del palazzo si trovavano<br />
solitamente grandi magazzini, ove sono<br />
stati rinvenuti enormi vasi di terracotta<br />
utilizzati per conservare ricche provviste<br />
di olio e di grano evidentemente<br />
ammassate nel palazzo grazie all’opera dei<br />
contadini che coltivavano le terre<br />
circostanti.
Il palazzo era realizzato con grandi blocchi di<br />
pietra. Gli ambienti si articolavano intorno ad<br />
una grande corte centrale senza rispettare<br />
assialità o simmetrie. Frequenti erano i portici<br />
con colonne colorate rastremate verso il basso.
Palazzo di Festo
Nel blocco degli appartamenti del palazzo<br />
di Knosso è stata individuata la sala del<br />
trono, aperta sul cortile che aveva<br />
probabilmente funzioni cerimoniali e<br />
cultuali. Esternamente al palazzo sorgeva<br />
il cosiddetto “teatro”, uno spazio aperto<br />
con vaste scalinate per gli spettatori che<br />
assistevano a cerimonie religiose e<br />
giochi con i tori.
Le pareti del palazzo erano decorate con<br />
pitture dai colori vivaci, prive di<br />
chiaroscuro, bidimensionali, con una netta<br />
linea di contorno. Le figure umane<br />
presentano volto e gambe di profilo mentre<br />
occhio e spalle sono frontali (come<br />
nell’arte egizia).
Affreschi<br />
naturalistici
Raffigurazione<br />
della donna
Sono frequenti anche soggetti naturali<br />
(piante, fiori e animali) dipinti con<br />
dinamismo ed eleganza cogliendo le<br />
caratteristiche essenziali del soggetto.
Delfini dipinti nel megaron della regina
Grifone dipinto nella sala del trono
TAUROCATAPSIA (XV sec. a.C.)<br />
Pittura parietale che rappresenta il salto del<br />
toro. Si trovava presso il “corridoio delle<br />
processioni” del palazzo di Cnosso e mostra<br />
con grande eleganza e dinamismo le tre fasi<br />
dell’azione: l’atleta che prende il toro per le corna,<br />
un altro (un individuo di sesso maschile) che<br />
volteggia sopra l’animale, e una terza figura che<br />
è appena balzata giù dopo il salto.<br />
La scena del salto del toro è incorniciata da<br />
motivi decorativi geometrici. È stata dipinta su<br />
stucco fresco, una tecnica simile all’affresco.
Acrobata che salta su toro
Un altro interessante esempio di arte minoica è<br />
costituito dalla pittura vascolare (cioé su vaso). Il<br />
periodo protopalaziale è definito stile di Kamares<br />
(dal nome di una grotta sul lato sud del monte Ida<br />
dove ne sono stati rinvenuti un certo numero).<br />
Questi vasi, che contenevano originariamente degli<br />
alimenti (cibi o bevande), erano stati offerti alla<br />
divinità il cui culto veniva celebrato nella grotta,<br />
Nei vasi di quest’epoca sono presenti motivi tratti<br />
dal mondo naturale fortemente geometrizzati<br />
secondo linee curve che seguono l’andamento del<br />
vaso. I colori utilizzati sono il rosso, il giallo e il<br />
bianco su fondo scuro.<br />
I vasi in stile di Kamares risalgono al 2000-1700 a.C.
La prima catastrofe<br />
• poco dopo il 1700 a.C.<br />
– Gli scavi archeologici documentano una<br />
catastrofe che colpì i palazzi di Festo, di<br />
Cnosso e di Mallia, distruggendoli.<br />
• Quale fu la causa di una simile rovina?<br />
– un terremoto<br />
– un’incursione di nemici provenienti dal mare<br />
(in quello stesso periodo gli Hyksos avevano<br />
soggiogato l’Egitto)<br />
– una serie di guerre e di disordini civili.
Fase neopalaziale (1700-<br />
1400 a.C.).<br />
• dopo il crollo, i Palazzi vennero ricostruiti senza<br />
fortificazioni e senza apparati difensivi:<br />
– la pax minoica continuava a regnare.<br />
– I palazzi vennero ricostruiti sulle loro rovine,<br />
ancora più splendidi di prima, e nessun elemento<br />
fa pensare a una rottura con la cultura della fase<br />
precedente.<br />
– Le rovine che oggi possono essere visitate<br />
appartengono, nelle linee fondamentali, a questa<br />
fase.
Architettura dei nuovi<br />
palazzi<br />
I palazzi di Festo e di Cnosso vennero<br />
adornati di propilei, colonnati, lunghi<br />
corridoi, terrazze, cortili e ampie gradinate<br />
che collegavano i diversi piani.<br />
L’insieme comprendeva vasche, tubature<br />
per l’acqua e bagni.<br />
Le colonne terminavano in un capitello, che<br />
può essere considerato l’antenato di quello<br />
dorico.<br />
Nella nuova costruzione venne<br />
ampiamente usato un tipico alabastro<br />
cretese (calcio solfato), con cui vennero<br />
ricoperte pareti, pavimenti e gradinate.<br />
Le pareti interne dei palazzi, erano adorne<br />
di splendidi affreschi policromi,<br />
rappresentanti persone, piante, fiori,<br />
animali e scene di vita sociale e religiosa.
Mallia<br />
Immediatamente ricostruito,<br />
appare assai più sobrio,<br />
con i muri fatti di larghi blocchi<br />
di fango e mattone seccati al<br />
sole, e senza alcuna traccia di<br />
alabastro.
Haghia Triada
Nella pittura vascolare del periodo neopalaziale prevalgono,<br />
invece, i soggetti naturali e l’artista si dimostra in genere più<br />
libero nei confronti della forma del vaso (stile naturalistico).<br />
Nella famosa brocchetta di Gurnià, ad esempio, si può<br />
osservare un polpo immerso nel suo elemento naturale, fra<br />
alghe, coralli e piccoli animali che danno il senso della<br />
profondità spaziale e del continuo movimento. Qui non si<br />
segue la forma del vaso: anzi, il polpo, agitando i tentacoli,<br />
abbraccia l’intera superficie disponendosi liberamente<br />
rispetto all’asse verticale. I colori sono ridotti solo al nero<br />
su fondo chiaro ma il naturalismo così accentuato, non solo<br />
testimonia della capacità di osservazione degli artisti<br />
cretesi, ma anche della loro capacità di sintesi tale da<br />
giungere con pochi tratti a risultati straordinari.
Brocchetta di Gurnià (XVII sec. a.C.)
la fine<br />
• Il secondo periodo ebbe una fine altrettanto tragica<br />
del precedente.<br />
• Vi fu una enorme catastrofe naturale, rappresentata<br />
da una serie di cataclismi che attorno al 1300 a.C.<br />
sconvolsero il Mediterraneo orientale, stroncando un<br />
numero incalcolabile di vite umane, distruggendo<br />
abitazioni, templi e palazzi, e mettendo in seria<br />
difficoltà l’organizzazione dei regni cretesi.
Il periodo miceneo sull’isola fu breve:<br />
attorno al 1200 a.C. (secondo la<br />
datazione oggi più accreditata) una<br />
catastrofe definitiva si abbatté su Creta.<br />
I palazzi reali furono distrutti e dati alle<br />
fiamme e non risorsero più; da allora in<br />
poi non si parla più di Cretesi nei<br />
documenti egiziani, l’artigianato<br />
s’immiserisce, la scrittura locale<br />
scompare.
La religione cretese: la<br />
Grande Madre
Il culto della DEA MADRE<br />
• culto antropomorfo (di entità divine aventi<br />
forma umana):<br />
• predominava una figura femminile, che viene<br />
descritta con varie forme, sempre collegate al<br />
mondo della natura e della fertilità.<br />
• Si trattava di una Dea Madre, signora della<br />
vita vegetale e animale.<br />
• In un sigillo sacro proveniente da Cnosso la si<br />
vede ergersì in cima a un monte, circondata<br />
da belve che le rendono omaggio (Potnia<br />
teron).
• Presso i Greci, alcuni tratti di questa divinità<br />
dell’amore e della fertilità, non sottoposta ai<br />
vincoli del matrimonio ma libera di animare<br />
ogni cosa attorno a sé, confluirono nel culto<br />
di Afrodite (che infatti si diceva fosse nata a<br />
Cipro, nel cuore del mondo egeo).<br />
• La dea femminile è stata definita dagli<br />
storici della religione la “dea veneranda” (o,<br />
con parola greca, potnia) e appare essere<br />
un tratto antichissimo, comune alle varie<br />
religioni dell’età del bronzo e da connettere<br />
con i primitivi rituali delle popolazioni<br />
agricole.
Il culto delle grotte<br />
• il mito<br />
– Il re degli dèi, Zeus, era stato nascosto in una<br />
grotta a Creta<br />
– in molte caverne dell’isola sono stati rinvenuti<br />
oggetti votivi, statuette, vasi e gioielli lasciati in<br />
offerta, e inoltre ceneri e ossa di animali sacrificati.<br />
• la religione cretese cercava l’incontro con il divino<br />
non in un tempio costruito dall’uomo, ma in ambienti<br />
naturali in siti difficilmente accessibili, oscuri,<br />
misteriosi (culti misterici)
Minosse<br />
Minosse, mitico re di Creta, aveva promesso a Poseidone di<br />
sacrificargli il primo animale che fosse venuto dal mare.<br />
Poseidone inviò un toro talmente bello che Minosse non ebbe il<br />
coraggio di ucciderlo, e sacrificò al suo posto un altro animale.<br />
Per punire la disobbedienza di Minosse, Poseidone, con l’aiuto<br />
di Afrodite, la dea dell’amore, fece innamorare la regina Pasifae<br />
— moglie di Minosse — del toro venuto dal mare.<br />
Pasifae si unì con il toro. Ne nacque così un animale<br />
mostruoso, dal corpo di uomo e dalla testa di toro, il Minotauro<br />
(letteralmente, “il toro di Minosse”).
Il Labirinto, Dedalo e Icaro<br />
Il Minotauro venne rinchiuso all’interno di un palazzo-prigione,<br />
formato di tanti corridoi che si incrociavano a caso tra loro,<br />
senza una logica apparente, dal quale era difficilissimo uscire<br />
una volta entrati: il famoso Labirinto costruito dall’architetto<br />
Dedalo.<br />
Più tardi fu lo stesso Dedalo a essere rinchiuso nel Labirinto<br />
insieme al figlio Icaro: per fuggire, egli costruì per sé e per il<br />
figlio due paia di ali fatte di penne di uccelli tenute assieme da<br />
cera. L’invenzione funzionò in parte: padre e figlio riuscirono a<br />
sollevarsi da terra e a volare, ma Icaro, non obbedendo ai<br />
consigli del padre, volle avvicinarsi troppo al sole, che sciolse la<br />
cera delle sue ali facendolo precipitare in mare. Il padre Dedalo<br />
riuscì invece a salvarsi e ad arrivare in Sicilia.
Il mito di Teseo<br />
Per nutrire il Minotauro, gli Ateniesi, che erano<br />
politicamente sottomessi a Creta, erano obbligati a<br />
inviare nell’isola, ogni nove anni, sette ragazzi e sette<br />
ragazze. La terza volta, gli Ateniesi mandarono,<br />
insieme ai quattordici giovani, anche il loro eroe<br />
Teseo: una delle figlie di Minosse e Pasifae, la<br />
bellissima Arianna, aiutò l’eroe a ritrovare la via<br />
d’uscita nel Labirinto dandogli un gomitolo, il famoso<br />
« filo di Arianna », che Teseo srotolava man mano<br />
che procedeva all’interno della prigione di Dedalo.<br />
Grazie a questo trucco, l’eroe ateniese — dopo aver<br />
ucciso il Minotauro e liberato Atene dal tributo — poté<br />
uscire dal labirinto.
Arianna<br />
Sulla via del ritorno, Teseo, che aveva<br />
portato con sé Arianna con la promessa<br />
di sposarla, la abbandonò sull’isola di<br />
Nasso mentre era addormentata.<br />
Secondo una versione del mito, Arianna<br />
si uccise per il dolore; ma secondo<br />
un’altra versione, il dio del vino, Dioniso,<br />
la vide mentre dormiva, se ne innamorò<br />
e la sposò.