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1 UCLA Giovanni Pico della Mirandola non scrisse mai un' Orazione ...

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Apocalissi siriache e le visioni d’Ezra. 13 Dunque è da pensare che quando <strong>Pico</strong> disse a<br />

Ficino di aver visto «gli oracoli di Ezra, di Zoroastro, e di Melchiorre dei Magi,» potesse<br />

avere in mente e si riferisse a tali pseudoepigrafi siriache.<br />

Se <strong>Pico</strong> vide i testi siriaci in lode di Zoroastro, forse aveva anche potuto vedere<br />

quegli altri che lo condannarono. Di certo fu a conoscenza di quegli scrittori cristiani che<br />

vedevano Zoroastro «l’inventore delle arti magiche» <strong>non</strong> per onorarlo ma condannarlo ad<br />

essere stato uno strumento di Satana. Consapevole di queste posizioni ostili, <strong>Pico</strong> stipula<br />

che il suo Zoroastro «<strong>non</strong> è quello di cui si potrebbe pensare, ma il figlio d’Oromaso,»<br />

quando lo pone con Salmose come inventore <strong>della</strong> buona magia naturale. 14 E per<br />

distinguere il saggio caldaico da quello disprezzato che i cristiani associavano alle «arti<br />

false di magia trasmesse dagli angeli malvagi,» cita il passaggio platonico di Alcibiade I<br />

in cui si definisce Zoroastro come «il figlio di Horomazdos,» e così facendo scambia il<br />

dio (Ahura Mazda) del profeta per suo padre, esaltando la sua magia come «il culto degli<br />

dei.» 15<br />

Un testo platonico delineava la magia a Zoroastro, e un altro la pregava per le<br />

formule magiche purificatorie di Salmose, ma fu comunque Apuleio che li mise insieme,<br />

in un discorso di autodifesa in seguito ad un’accusa infertagli di praticare la magia nera.<br />

«La magia è un’arte che gli immortali approvano,» così asserisce, «colma di conoscenze<br />

e saperi che meglio ci permettono di adorarli e onorarli, un’arte pia e adeguata alla<br />

divinità,» e questo fu quello che Apuleio disse di aver appreso dall’autorità di Platone. 16<br />

Per istruire i loro figli, afferma l’autore dell’Alciabiades I, i re persiani nominavano<br />

quattro precettori che dovevano addestare i giovani nelle virtù cardinali – sapienza,<br />

13 J. BIDEZ e F. CUMONT, Les Mages hellénisés: Zoroastre, Ostanes et Hystaspe d’aprés la<br />

tradition grecque, Paris, 1938, I, 50-5, II, 93-135; H.F.D. SPARKS, ed., The Apocryphal<br />

Old Testament, Oxford, 1985, pp. 835-8, 927-31; A. HAMILTON, The Apocryphal<br />

Apocalypse: The Reception of the Second Book of Esdras (4 Ezra) from the Renaissance<br />

to the Enlightenment, Oxford, 1999, pp. 2-15, 30-6, 296.<br />

14 PICO, Oratio, p. 64; AGOSTINO, DCD 21.14; BIDEZ e CUMONT, Mages, II, 15-49.<br />

15 I Alcibiade 122A; ISIDORO, Etymol. 8.9; BIDEZ e CUMONT, Mages, II, p. 47; cf. PLINIO,<br />

HN 30.3-8.<br />

16 APUL. Apol. 25-6.<br />

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