G. Salomone - La preparazione dei prodotti chimici inorganici
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vasa allora il contenuto della bottiglia in un pallone da distillare e si distilla<br />
raccogliendo ciò che passa sotto i 100°; con una nuova distillazione si ottiene<br />
il prodotto puro, il quale bolle a 70°. I residui delle distillazioni possono<br />
essere riuniti e sottoposti ad un nuovo trattamento con cloro e anidride<br />
solforosa per ottenere ancora dell'altro cloruro di solforile.<br />
25. Acido solfammico. - L'acido solfammico o amminosolfonico NH2.<br />
SO3H è allo stato puro una sostanza cristallina incolore, alquanto solubile<br />
in acqua, che si può avere facendo reagire anidride solforosa sopra una soluzione<br />
acquosa di cloridrato di idrossilamina:<br />
NH2OH.HCl + SO2 —► NH2SO3H + HCl<br />
e poi evaporando la soluzione su bagnomaria sino a che l'acido solfammico<br />
cristallizza. Una resa maggiore si ottiene facendo agire urea con acido solforico<br />
fumante:<br />
CO(NH2)2 + H2SO4 + SO3 —► 2 NH2SO3H + CO2<br />
Si scioglie dapprima l'urea in un eccesso di acido solforico concentrato<br />
poi si aggiunge poco a poco l'oleum sotto forte agitazione; l'acido solfammico<br />
che precipita è raccolto e purificato facendolo cristallizzare dall'acqua.<br />
26. Acidi tionici. Degli acidi formanti la serie tionica ricordiamo l'acido<br />
ditionico H2S2O6 e l'acido tetrationico H2S4O6, i quali si ottengono decomponendo<br />
con acido solforico diluito i corrispondenti sali di bario (vedi n.<br />
192 e 193); la soluzione acquosa va concentrata nel vuoto a bassa temperatura<br />
onde evitare la loro facile decomposizione.<br />
27. Selenio. - I. Accenniamo brevemente al metodo di <strong>preparazione</strong> dalle<br />
melme che si raccolgono nelle camere di piombo quando per la fabbricazione<br />
dell'acido solforico vengono impiegate delle piriti selenifere. Tali depositi<br />
dal colore rossastro vengono raccolti, lavati con acqua calda, fatti essiccare<br />
e poi mescolati con circa 6 volte il loro peso di una miscela formata<br />
da 2 p. di carbonato sodico e 3 p. di nitrato sodico; la massa è riscaldata al<br />
rosso in un crogiolo di ferro o di nichel. Il riscaldamento deve essere lento<br />
onde ridurre al minimo le perdite di selenio per sublimazione ed a tale scopo<br />
conviene ricoprire la massa con un po' della miscela sodica sopracitata.<br />
In queste condizioni il selenio passa allo stato di seleniato sodico. Dopo<br />
raffreddamento si estrae il prodotto con acqua bollente, si filtra e si fa pas-<br />
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