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Commercio Equo e Solidale e sviluppo: il caso del ... - La Formica

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Università degli Studi di Roma "<strong>La</strong> Sapienza"<br />

Facoltà di Economia<br />

Corso di <strong>La</strong>urea in Economia e commercio<br />

Sede di <strong>La</strong>tina<br />

Tesi di laurea in<br />

DEMOGRAFIA<br />

<strong>Commercio</strong> <strong>Equo</strong> e <strong>Solidale</strong> e <strong>sv<strong>il</strong>uppo</strong>:<br />

<strong>il</strong> <strong>caso</strong> <strong>del</strong> Senegal<br />

Relatore: <strong>La</strong>ureando:<br />

Prof.ssa Alessandra De Rose Marco Sposito<br />

Mat: 05162161<br />

1


INTRODUZIONE<br />

Nonostante <strong>il</strong> Senegal sia uno dei paesi più ricchi <strong>del</strong>l’Africa orientale, è<br />

ancora diffic<strong>il</strong>e da considerare un territorio sv<strong>il</strong>uppato. Caratterizzato per<br />

lunghi anni dalla colonizzazione francese, solo nel 1960 è riuscito ad ottenere<br />

la propria indipendenza.<br />

Paese da innumerevoli risorse alimentari, e caratterizzato a sud dalla presenza<br />

di immense savane tropicali, sta cercando di iniziare un percorso evolutivo a<br />

partire dalle proprie capacità. Alcuni piccoli produttori <strong>del</strong>la regione <strong>del</strong>la<br />

Casamansa, a sud <strong>del</strong> paese, hanno iniziato una collaborazione con <strong>il</strong><br />

commercio equo e solidale che promuove i loro prodotti e cerca di sostenere<br />

lo <strong>sv<strong>il</strong>uppo</strong> senegalese, non portando <strong>il</strong> proprio livello di <strong>sv<strong>il</strong>uppo</strong> in Senegal,<br />

ma incentivando la popolazione locale ad evidenziare le proprie possib<strong>il</strong>ità<br />

produttive ed a far crescere l’economia secondo i loro modi di fare e le loro<br />

opportunità.<br />

Il commercio equo e solidale cerca di portare avanti l’idea di un prezzo equo,<br />

<strong>il</strong> rispetto dei diritti e la dignità dei lavoratori, la possib<strong>il</strong>ità per essi di nuovi<br />

mercati e giusto <strong>sv<strong>il</strong>uppo</strong>. È un forma alternativa al commercio tradizionale.<br />

Attraverso i suoi tre capitoli questo studio vuole dimostrare che <strong>il</strong> Fair Trade è<br />

una <strong>del</strong>le possib<strong>il</strong>i vie di <strong>sv<strong>il</strong>uppo</strong> per <strong>il</strong> Senegal. Nel primo capitolo<br />

presentiamo <strong>il</strong> Senegal dal punto di vista demografico, geografico, economico<br />

e sociale; nel secondo capitolo analizziamo dettagliatamente la rete <strong>del</strong><br />

2


commercio equo e solidale, evidenziandone i principi, gli obiettivi e<br />

l’organizzazione; nel terzo e ultimo capitolo, attraverso uno studio sul campo,<br />

frutto <strong>del</strong>la mia visita in Senegal dove ho incontrato e intervistato tutti i<br />

produttori senegalesi coinvolti nel progetto di commercio equo e solidale con<br />

la cooperativa di importazione Libero Mondo di Roreto (TO), mostro quali<br />

sono stati i benefici che ognuno di essi ha ottenuto e continua a ricevere da<br />

questo tipo di commercializzazione e collaborazione, in questo capitolo metto<br />

in evidenza anche quali sono state le modalità di approccio e di dialogo<br />

esistenti in questo tipo di commercio e le qualità e l’accoglienza <strong>del</strong>le singole<br />

persone incontrare.<br />

Questo studio, infine, si prefigge di analizzare più da vicino le dinamiche di<br />

questo tipo di rete commerciale, per far nascere una cooperativa di<br />

importazione <strong>del</strong> Fair Trade al centro Italia in modo da, non solo allargare <strong>il</strong><br />

mercato con i paesi <strong>del</strong> sud <strong>del</strong> mondo, ma soprattutto informare ed<br />

incentivare una logica di mercato che abbia come punto di riferimento non<br />

solo <strong>il</strong> profitto, ma soprattutto l’uomo.<br />

3


Capitolo 1<br />

IL SENEGAL:<br />

CARATTERISTICHE GEOGRAFICHE,<br />

SOCIO-ECONIMICHE E DEMOGRAFICHE<br />

1.1 Storia e condizione socio-politica<br />

<strong>La</strong> storia documentata <strong>del</strong> Senegal inizia nel VIII secolo, quando<br />

questa regione occidentale <strong>del</strong>l’Africa faceva parte <strong>del</strong>l`impero <strong>del</strong><br />

Ghana. Con <strong>il</strong> passare <strong>del</strong> tempo quest`impero sparì ed acquistò<br />

sempre più importanza <strong>il</strong> regno di Djolof, destinato a prosperare nei<br />

secoli XIII e XIV nella zona compresa tra <strong>il</strong> fiume Senegal e l’attuale<br />

Dakar.<br />

Dall’inizio <strong>del</strong> XVI secolo, poi, i mercanti portoghesi cominciarono ad avere i<br />

primi contatti con i regni <strong>del</strong>la costa, sull’Oceano Atlantico, con i quali<br />

commerciarono per tutto <strong>il</strong> secolo successivo prima di cedere <strong>il</strong> loro posto ai<br />

coloni inglesi, francesi ed olandesi, i quali vedevano <strong>il</strong> questo luogo<br />

<strong>del</strong>l’Africa la possib<strong>il</strong>ità di ottenere <strong>il</strong> controllo di Saint-Louis e <strong>del</strong>l’isola di<br />

Gorèe, due punti strategici per radunare gli schiavi destinati alle Americhe.<br />

Già alla fine <strong>del</strong>l`ottocento i francesi controllavano tutto <strong>il</strong> Senegal, e Dakar<br />

era <strong>il</strong> centro e la capitale <strong>del</strong>la colonia. Solo nel 1914, dopo molti anni di<br />

tentativi, venne eletto al parlamento francese <strong>il</strong> primo deputato africano, a cui<br />

fece seguito una nuova generazione di uomuni politici di colore e da cui<br />

4


prese sempre più piede l’idea e la voglia di indipendenza per <strong>il</strong> Senegal, che<br />

venne raggiunta solo nel 1960, sotto la presidenza di Leopold Seghor.<br />

Nel 1984, quattro anni dopo le dimissioni di Seghor e l’elezione di Abdou<br />

Diouf, <strong>il</strong> Senegal subì la prima crisi di governo, causata dal fatto che circa<br />

700.000 tonnellate di arachidi (quasi tre volte l`ammontare ufficiale <strong>del</strong>le<br />

esportazioni) erano state esportate <strong>il</strong>legalmente nei paesi confinanti dai<br />

coltivatori poichè erano insoddisfatti <strong>del</strong>le tariffe troppo basse che ricevevano<br />

dal governo per la loro produzione.<br />

Nel 1989, poi, <strong>il</strong> Senegal fu protagonista di una guerra con la confinante<br />

Mauritania, causando gravi disordini in entrambe i paesi, con la morte di<br />

migliaia di persone e la chiusura <strong>del</strong>le rispettive frontiere fino al 1992, quando<br />

fu firmato un trattato di pace.<br />

Tutti gli anni novanta, e i primi anni <strong>del</strong> XXI secolo, sono caratterizzati da<br />

violenti scontri fra l’esercito e i ribelli separatisti, nella regione <strong>del</strong>la<br />

Casamansa, a sud <strong>del</strong> paese, danneggiando non solo l’industria turistica <strong>del</strong><br />

Senegal ma anche la sicurezza <strong>del</strong>la vita all`interno <strong>del</strong> paese.<br />

Nel 1993, dopo estenuanti trattative fu proclamato un cessate <strong>il</strong> fuoco, che<br />

sembrò far rinascere la zona più bella, verdeggiante e piena di risorse <strong>del</strong><br />

Senegal. Ma la svalutazione <strong>del</strong>la moneta nazionale, <strong>il</strong> franco CFA (1<br />

FCFA= 656 Euro), nel gennaio <strong>del</strong> 1994 causò, di nuovo, gravi dimostrazioni,<br />

tanto che centinaia di persone marciarono sul palazzo presidenziale di Dakar.<br />

5


Il clima di tensione continuò, e nel Marzo <strong>del</strong> 2000 le elezioni presidenziali<br />

furono oggetto di un’aspra lotta politica tra Diouf e Wede, le quali, dopo un<br />

secondo turno di votazioni, videro <strong>il</strong> secondo vittorioso. Nel nuovo presidente<br />

tutti i Senegalesi ripongono speranze affinchè affronti i problemi <strong>del</strong> paese<br />

con rinnovato vigore e imposti <strong>il</strong> governo con trasparenza e apertura.<br />

Nel 2001, <strong>il</strong> primo passo <strong>del</strong> governo Wede è stata la votazione di una nuova<br />

Costituzione che legalizza i partiti <strong>del</strong>l`opposizione e garantisce a donne e<br />

uomini pari diritti sulla proprietà.<br />

Comunque, come ci ha detto Olivier Dacosta Mandij, amico e insegnante alla<br />

scuola primaria di Ziguinchor, negli ultimi due anni, si sono continuati a<br />

verificare numerosi episodi di violenza nella regione <strong>del</strong>la Casamansa, con<br />

scontri tra i ribelli separatisti <strong>del</strong> Mouvement des Forces Democratiques de<br />

Casamance (MFDC) e le truppe governative. Olivier ha continuato dicendo<br />

che, quasi a sorpresa, alla metà di dicembre scorso <strong>il</strong> presidente ha ricevuto<br />

l’invito, dal capo dei separatisti Seghor, che da anni chiede per i suoi<br />

sostenitori maggiore autonimia, a recarsi a Ziguinchor, capitale <strong>del</strong>la<br />

Casamanasa, per firmare un accordo di pace. Il 30 dicembre scorso,<br />

finalmente è stata sancita, per mezzo <strong>del</strong>la firma <strong>del</strong> ministro degli interni,<br />

Macky Sall (<strong>il</strong> quarto in quattro anni di presidenza di Wede), la tanto attesa<br />

pace, anche se non è stata ancora fissata la data di deposizione <strong>del</strong>le armi.<br />

6


Comuque, Olivier e tutti i senegalesi sperano che questa sia la verità dei fatti e<br />

che finalmente la Casamansa e tutto <strong>il</strong> Senegal possano vivere in pace.<br />

1.2 Le caratteristiche geografiche<br />

Il Senegal è uno dei 53 stati che fanno parte <strong>del</strong>l’Africa. A Nord e Nord-Est <strong>il</strong><br />

fiume omonimo segna <strong>il</strong> confine con la Mauritania (813 Km), ad Est <strong>il</strong> suo<br />

affluente Falèmè quello con <strong>il</strong> Mali (419 Km), a Sud i confini con la Guinea<br />

(330 Km) e la Guinea-Bissau (338 Km) sono quasi sempre rett<strong>il</strong>inei e non si<br />

appoggiano a alcun elemento naturale. Infine ad Ovest <strong>il</strong> paese si affaccia<br />

largamente sull’oceano Atlantico (531 km) e questo rappresenta un punto di<br />

raccordo tra l’Africa <strong>del</strong> Nord ed <strong>il</strong> Sudsahara, ma anche un crocevia <strong>del</strong>le<br />

rotte marittime ed aeree tra Europa, Americhe ed Africa.<br />

Una <strong>del</strong>le particolarità <strong>del</strong> Senegal è che la parte sud è interrotta, come si vede<br />

dalle figure 1 e 2 (pagina seguente), dal territorio <strong>del</strong> Gambia che si estende<br />

da Ovest ad Est seguendo la valle <strong>del</strong> fiume Senegal, dividendo <strong>il</strong> paese in<br />

due parti, <strong>il</strong> nord, più ampio e desertico, ed <strong>il</strong> sud, caratterizzato da foreste<br />

tropicali e lunghi corsi d’acqua che rappresentano un polmone naturale per <strong>il</strong><br />

paese e per tutta l’Africa <strong>del</strong>l’ovest.<br />

7


Cartina regionale e cartina territoriale <strong>del</strong> Senegal<br />

Figura 1: Cartina regionale <strong>del</strong> Senegal Figura 2: Cartina territoriale <strong>del</strong> Senegal<br />

Nel complesso <strong>il</strong> territorio è pianeggiante e le vette più alte, che si presentano<br />

nell’angolo sud-orientale <strong>del</strong> paese, raggiungono un’altezza massima di 581m<br />

s.l.m.. Il Senegal si trova sulla punta più ad occidente <strong>del</strong> continente africano,<br />

tra <strong>il</strong> 12° e <strong>il</strong> 17° grado di longitudine ovest.<br />

Il territorio ha una superficie di 196.722 km2 ed è diviso in 11 regioni: Dakar,<br />

Diourbel, Fatick, Kaolack, Kolda, Louga, Matam, Saint-Luois,Tambacounda,<br />

Thies, Ziguinchor, e risente di influenze varie: equatoriali e tropicali,<br />

oceaniche e continentali che sono all’origine di una differenziazione climatica<br />

insolita per un paese di così limitata estensione. Tutta la fascia a sud <strong>del</strong><br />

Gambia è denominata: la “Casamansa” e comprende le regioni di Ziguinchor<br />

e Kolda. Il clima <strong>del</strong> Paese è condizionato dai movimenti di tre anticicloni:<br />

quello <strong>del</strong>le Azzorre, quello che si trova sull'isola di Sant'Elena e quello<br />

centrato sul Maghreb. I movimenti degli anticicloni determinano le<br />

8


precipitazioni atmosferiche: quando l'anticiclone <strong>del</strong>le Azzorre si sposta verso<br />

nord, in Senegal non piove più, si ha siccità. L'anticiclone di Sant'Elena si<br />

sposta in senso contrario rispetto al primo ed è importante perché è l'unico che<br />

porta pioggia. <strong>La</strong> stagione <strong>del</strong>le piogge, perciò, dura appena tre mesi, mentre<br />

le temperature restano costanti per gran parte <strong>del</strong>l’anno intorno ai 30°C,<br />

durante la notte, invece, la temperatura subisce un’escursione termica fino a<br />

10°C.<br />

1.3 <strong>La</strong> popolazione<br />

<strong>La</strong> repubblica presidenziale <strong>del</strong> Senegal conta 9.802.775 (stima <strong>del</strong> luglio<br />

2004) abitanti etnicamente molto differenzianti. Il 44% sono Wolof, Serer<br />

15%, Fulbe 12%, Tukulor 11%, Diola 5%, Mandinko 4%, altre 9%. Una<br />

composizione etnica così variegata è <strong>il</strong> risultato di un lungo e complesso<br />

processo di popolamento. Ciononostante si vive un clima disteso e fraterno<br />

soprattutto in Casamansa, l`area oggetto <strong>del</strong> mio studio, dove la differnza<br />

etnica è maggiormente accentuata. <strong>La</strong> capitale è Dakar, che conta 2.000.000<br />

di abitanti e le altre città più importanti sono: Thies, Saint-Louis, Kaolack,<br />

Ziguinchor. Il 90% <strong>del</strong>la popolazione è di religione musulmana, <strong>il</strong> 6% è<br />

cristiana ed <strong>il</strong> restante 4% animista.<br />

<strong>La</strong> popolazione <strong>del</strong> Senegal, poi, si presenta molto giovane, tanto che oltre <strong>il</strong><br />

50% è al di sotto di 18 anni, <strong>il</strong> tasso di fecondità è molto elevato (5,1 figli per<br />

9


donna, cfr paragrafo 1.4), l’aspettativa di vita alla nascita non è alta. Questo lo<br />

si vede anche dalla struttura <strong>del</strong>la piramide per età <strong>del</strong> paese nel 2004, che<br />

dimostra come le generazioni maggiormente rappresentative sono le più<br />

giovani e c’è un rapido decremento con le età successive a causa <strong>del</strong>la<br />

mortalità. Probab<strong>il</strong>mente ancora non c’è stato un forte processo di transizione<br />

demografica che nei paesi più sv<strong>il</strong>uppati ha portato contemporaneamente ad<br />

una riduzione <strong>del</strong>le nascite e dei decessi.<br />

Piramide per età <strong>del</strong> Senegal nel 2004<br />

10


Tabella 1: Dati relativi alla piramide per età <strong>del</strong> Senegal nel 2004<br />

Età Pop.<br />

entrambi<br />

i sessi<br />

Pop.<br />

masch<strong>il</strong>e<br />

Pop.<br />

femmin<strong>il</strong>e<br />

% entrambe<br />

i sessi<br />

%<br />

uomini<br />

%<br />

donne<br />

0-4 1.734.710 876.527 858.183 16.0 16.4 15.5<br />

5-9 1.545.504 779.735 765.769 14.2 14.6 13.9<br />

10-14 1.413.095 711.749 701.346 13.0 13.4 12.7<br />

15-19 1.230.574 613.751 616.823 11.3 11.5 11.2<br />

20-24 1.037.022 518.586 518.436 9.6 9.7 9.4<br />

25-29 812.000 399.376 412.624 7.5 7.5 7.5<br />

30-34 675.038 321.416 353.622 6.2 6.0 6.4<br />

35-39 563.398 257.368 306.030 5.2 4.8 5.5<br />

40-44 466.132 209.242 256.890 4.3 3.9 4.7<br />

45-49 371.371 170.551 200.820 3.4 3.2 3.6<br />

50-54 293.989 136.640 157.349 2.7 2.6 2.8<br />

55-59 215.437 99.977 115.460 2.0 1.9 2.1<br />

60-64 163.535 76.285 87.250 1.5 1.4 1.6<br />

65-69 131.727 62.368 69.359 1.2 1.2 1.3<br />

70.74 95.314 45.764 49.550 0.9 0.9 0.9<br />

75-79 57.934 28.779 29.155 0.5 0.5 0.5<br />

80+ 45.367 21.970 23.397 0.4 0.4 0.4<br />

Tabella 1: piramide per età 2004 <strong>del</strong> Senegal e relativi dati<br />

L’età media è di 18 anni, tanto che la popolazione al di sotto di questa soglia è<br />

di 5.058.000 persone, e solo <strong>il</strong> 3% <strong>del</strong>la popolazione ha un’età superiore a 65<br />

anni. Il numero di donne è leggermente superiore a quello degli uomini, tanto<br />

che <strong>il</strong> rapporto di mascolinità è 100/108, ma, come si vede dall’analisi <strong>del</strong>la<br />

piramide per età, questo varia in base alla fascia di età e <strong>del</strong> dipartimento<br />

territoriale. Il francese è la lingua ufficiale, anche se tutti parlano <strong>il</strong> wolof, che<br />

è <strong>il</strong> principale idioma (dialetto) di origine africana parlato nel paese. Come<br />

molte tribù africane, anche i wolof hanno una società estremamente<br />

stratificata, <strong>il</strong> cui grado sociale è determinato dalla nascita. Le prospettive per<br />

<strong>il</strong> prossimo anno, come evidenziate dalla piramide per età <strong>del</strong> Senegal nel<br />

2005, mostra una sostanziale stab<strong>il</strong>ità <strong>del</strong>la forma a piramide (tabella 2), e<br />

11


quindi si prevede che <strong>il</strong> tasso di fecondità non tenderà a ridursi in maniera<br />

sostanziale e che <strong>il</strong> controllo <strong>del</strong>le nascite non sarà ancora considerato con<br />

molta attenzione.<br />

Si prevede, invece, nei futuri quaranta anni, l’inizio di un processo di<br />

transizione demografica che, come si vede dalle piramidi <strong>del</strong> 2025 e 2050<br />

(figura 3 e figura 4) per la loro forma tendente a modificarsi e a conformarsi a<br />

quelle dei paesi più sv<strong>il</strong>uppati, porterà la popolazione ad aumentare la propria<br />

aspettativa di vita alla nascita e, si spera, a migliorare la qualità <strong>del</strong>la vita<br />

senegalese, grazie allo <strong>sv<strong>il</strong>uppo</strong> locale dei prodotti commercializzati, al<br />

miglioramento <strong>del</strong>la scolarizzazione ed ad una concezione di famiglia che<br />

tenderà lievemente a modificarsi per far spazio più che alla tradizione, alla<br />

cultura e all’informazione.<br />

Piramide per età <strong>del</strong> Senegal nel 2005 (Figura 2)<br />

12


Piramide per età <strong>del</strong> Senegal nel 2025 (Figura 3)<br />

Figura 3: Piramide per età 2025 <strong>del</strong>Senegal<br />

Piramide per età <strong>del</strong> Senegal nel 2050 (Figura 4)<br />

Figura 4: Piramide per età 2050 <strong>del</strong> Senegal<br />

13


1.4 I dati demografici: densità, mortalità, fecondità, aspettativa di vita,<br />

incremento <strong>del</strong>la popolazione<br />

<strong>La</strong> densità media <strong>del</strong>la popolazione è di circa 52 abitanti per km2, anche se<br />

questo è solo un dato puramente teorico perchè la suddivisione spaziale è<br />

molto eterogenea e va dai 5 abitanti per km2 di alcuni dipartimenti <strong>del</strong><br />

Senegal orientale, fino ai 4.000 abitanti per km2 <strong>del</strong>le città più grandi ed<br />

importanti (Dakar, Ziginchor, Kaolack, ecc.). Le zone maggiormente popolate<br />

sono quelle vicino alla costa, mentre la parte <strong>del</strong>l`entroterra è desertificata e<br />

molte zone appartengono alla famosa area Saheliana. Forte è <strong>il</strong> processo di<br />

urbanizzazione ed esodo verso le città dai v<strong>il</strong>laggi rurali di persone molto<br />

attive alla ricerca di posti di lavoro stab<strong>il</strong>i, cosa molto improbab<strong>il</strong>e, o<br />

condizioni di vita migliori o per continuare gli studi liceali ed universitari.<br />

Dagli studi fatti e dalla visione <strong>del</strong>la realtà Senegalese, si è potuto riscontrare<br />

un miglioramento <strong>del</strong>le caratteristiche demografiche, anche se queste si<br />

evolvono in maniera rallentata ed ancora non sono ottime.<br />

Il tasso di mortalità dei bambini sotto i cinque anni dal 1960 al 2003 si è<br />

evoluto passando da 300 morti su 1000 a una quota che purtroppo ancora<br />

raggiunge i 137 morti su 1000. Il tasso di mortalità infant<strong>il</strong>e (sotto <strong>il</strong> primo<br />

anno di età) è passato dal 17,3% <strong>del</strong> 1960 al 7,8% <strong>del</strong> 2004, con una riduzione<br />

media annua passata da 2,4% tra <strong>il</strong> 1960 e <strong>il</strong> 1990 a 0,6% tra 1990 e 2003, ma<br />

che equivale ad un annuale numero totale di morti, sotto i cinque anni, pari a<br />

51.000 nel 2003, e purtroppo nei v<strong>il</strong>laggi la mortalità infant<strong>il</strong>e, ancora<br />

14


aggiunge cifre drammatiche, dal 150% al 200% entro <strong>il</strong> primo anno di vita,<br />

dal 250% al 300% prima dei cinque anni.<br />

Anche <strong>il</strong> tasso di fecondità si è ridotto mediamente <strong>del</strong>lo 0,4% dal 1960 al<br />

1990 e <strong>del</strong> 2,1% tra <strong>il</strong> 1990 e <strong>il</strong> 2004, ma <strong>il</strong> controllo <strong>del</strong>le nascite è ancora<br />

troppo ridotto ed <strong>il</strong> numero di figli per donna è di 5,1, che ha determinato nel<br />

2003 la nascita di 374.000 bambini, portando a 1.631.000 la quota di<br />

popolazione al di sotto di cinque anni, dei quali solo <strong>il</strong> 62% sono registrati<br />

all`ufficio anagrafico.<br />

Solo l’8,1% <strong>del</strong>le donne tra 15-49 anni usa metodi contracettivi moderni,<br />

mentre <strong>il</strong> 12,9% <strong>del</strong>le donne non fa uso di metodi precauzionali. Negli ultimi<br />

anni <strong>il</strong> numero morti materne è stato stimato tra 840 e 1.600 su 100.000<br />

partorienti, causate dalla mancanza di cure ed esami prenatali ed influenzate<br />

fortemente anche da pratiche tradizionali quali: mut<strong>il</strong>azioni genitali,<br />

matrimoni precoci, molteplici gravidanze ravvicinate, tecniche ancora<br />

eseguite clandestinamente dai membri di alcune etnie.<br />

L’ultimo censimento e studio <strong>del</strong>la popolazione ha r<strong>il</strong>evato nel 2003<br />

un`aspettativa di vita alla nascita varia tra i 53 e i 57 anni, con una media per<br />

gli uomini di 54,24 anni e una media per le donne di 50,50 anni, migliore<br />

<strong>del</strong>la media degli anni ‘70 quando l’aspettativa era di circa 41 anni.<br />

Da questo si capisce che, anche se negli ultimi quaranta anni la situazione<br />

demografica è migliorata, <strong>il</strong> tasso annuale di crescita <strong>del</strong>la popolazione si è<br />

15


idotto solo dal 2.8% al 2.4% annuo, e l’incremento medio annuo <strong>del</strong>la<br />

popolazione urbanizzata è passato solo dal 3,7% <strong>del</strong> 1960 al 4,1, determinado<br />

così una percentuale di popolazione urbanizzata pari solo al 50% <strong>del</strong>la<br />

popolazione totale (Vedi “disparita`interne”, cfr par. 1.5).<br />

1.5 <strong>La</strong> famiglia e le disparità interne <strong>del</strong> Senegal<br />

Anche in Senegal, come in tutta l`Africa, la famiglia è <strong>il</strong> fulcro <strong>del</strong>la società.<br />

<strong>La</strong> struttura fam<strong>il</strong>iare più diffusa è quella <strong>del</strong>la forma allargata, cioè oltre al<br />

capofamiglia, di questa fanno parte moglie (o mogli) e figli, ma anche parenti<br />

e affini fino al terzo grado. In Senegal <strong>il</strong> 76% <strong>del</strong>le famiglie sono così<br />

costituite, con un numero medio di 9 componenti che variano dai 7 di Dakar e<br />

Ziguinchor, ai 10,5 di Kolda. <strong>La</strong> famiglia è quel luogo dove avviene<br />

l`imperfetta fusione tra tradizione e modernità che da vita alle conseguenze<br />

più evidenti, quali: istruzione bassa, scarsa urbanizzazione, ridotta diffusione<br />

<strong>del</strong>l`economia monetaria e <strong>del</strong> commercio. Nonostante questo, molti<br />

senegalesi continuano a concentrare i propri rapporti sociali sulla parentele e<br />

l’origine etnica. Grazie alla solidarietà fam<strong>il</strong>iare, <strong>il</strong> Senegal resiste ad una crisi<br />

economica ormai cronica, anche se a causa di questi legami fatica a<br />

sv<strong>il</strong>upparsi, infatti, ad esempio, i posti di lavoro in città, tanto diffic<strong>il</strong>i da<br />

trovare, sono sistematicamente assegnati ai parenti degli addetti alla selezione<br />

dei lavoratori, anche se poco istruiti, causando scarsa qualificazione anche per<br />

16


le professioni che richiedono una certa qualifica e specializzazione,<br />

scoraggiamento chi non ha raccomandazioni e determinando un divario<br />

sempre maggiore tra famiglie ricche e famiglie povere, che non riescono ad<br />

uscire dalla situazione di miseria nemmeno attraverso studi qualificati.<br />

Le disparità interne infatti sono molte ed influenzano quasi tutti i fattori<br />

demografici. Nella tabella seguente (tabella 2) si possono vedere le differenze<br />

percentuali che ci sono, non solo tra ricchi e poveri, ma anche tra zone rurali<br />

ed urbane e tra persone prive di un titolo scolastico e coloro che riescono a<br />

finire gli studi di maturità.<br />

Le disparità interne <strong>del</strong> Senegal<br />

Tasso di<br />

Fecondità<br />

15-49<br />

Mortalità<br />

Infant<strong>il</strong>e<br />

(x 1000)<br />

(%)<br />

Fecondità<br />

Età<br />

15-19<br />

(%)<br />

Donne<br />

madri<br />

(%)<br />

Parti<br />

Controllati<br />

(%)<br />

Uso<br />

Contraccettivi<br />

Moderni<br />

15-19 (%)<br />

Ricchi 3.6 44.9 36 ----- 86.2 23.6<br />

Poveri (-1$) 7.4 84.5 189 ----- 20.3 1<br />

Pop.Istruita 2.7 59.3 ----- 5.2 86.6 27.7<br />

Pop. senza<br />

Istruzione<br />

primaria<br />

5.9<br />

73.9<br />

-----<br />

29.8<br />

39.2<br />

Pop.Urbana 3.9 55.4 138 11.6 86.1 17.5<br />

Pop. rurale 6.1 77.2 58 29.5 30 3.3<br />

Tabella 2: Le disparità interne <strong>del</strong> Senegal – Fonte: Unfpa, International Data Base<br />

Comunque, nonostante questa situazione, un senegalese, non resta mai solo<br />

oppure isolato di fronte ad una disgrazia, un imprevisto o una festa: la perdita<br />

<strong>del</strong> lavoro, la morte <strong>del</strong> capofamiglia, anniversari, ecc., sono problemi e<br />

4.4<br />

17


organizzazioni di cui la grande famiglia si fa carico, pena l`onta sociale e la<br />

riprovazione più assoluta <strong>del</strong>la società.<br />

In Senegal la legge riconosce due forme di matrimonio: monogamico e<br />

poligamico, con un massimo di quattro mogli, secondo la prescrizione <strong>del</strong><br />

Corano. <strong>La</strong> poligamia e i matrimoni tra parenti anche di primo grado sono<br />

molto diffusi nella tradizione fam<strong>il</strong>iare <strong>del</strong> Senegal, perchè preservano la<br />

stab<strong>il</strong>ità <strong>del</strong>la comunità e producono una forte solidarietà fam<strong>il</strong>iare, ma allo<br />

stesso tempo staticità economica e sociale. Più <strong>del</strong> 50% <strong>del</strong>le donne è legata<br />

ad un matrimonio poligamico, anche se questi matrimoni sono in<br />

diminuzione, prettamente a causa di motivi economici: in città, infatti, per un<br />

uomo, è un lusso potersi permettere di avere una moglie ed una casa vivib<strong>il</strong>e.<br />

1.6 <strong>La</strong> Sanità<br />

Per quanto concerne la sanità e la salute,come si è potuto anche constatare<br />

dagli indici di mortalità, molte sono le malattie con cui convivono i senegalesi<br />

e che purtroppo aumentano annualmente <strong>il</strong> numero di morti. <strong>La</strong> malaria è la<br />

principale malattia che colpisce <strong>il</strong> Senegal, causando la morb<strong>il</strong>lità (circa <strong>il</strong><br />

25% sono i casi dichiarati), ma accanto ad essa ci sono malattie diarroiche,<br />

malnutrizione e scarsi risultati dei programmi di vaccinazioni che influenzano<br />

la demografia senegalese.<br />

18


Gli ultimi indici nazionali sulla nutrizione ci dicono che <strong>il</strong> 18% dei bambini<br />

nati tra <strong>il</strong> 1998 e <strong>il</strong> 2003 hanno un peso sotto la media, <strong>il</strong> 23% dei bambini<br />

sotto i cinque anni soffrono di questa malattia (19.3 maschi e 16.4 femmine),<br />

l`8% dei bambini sotto i cinque anni soffrono di deperimento, <strong>il</strong> 25%<br />

rischiano l`arresto <strong>del</strong>la crescita.<br />

Inoltre, nei primi sei mesi di vita, solo <strong>il</strong> 24% è allattato al seno materno,<br />

mentre <strong>il</strong> 64% tra 6-9 mesi viene allattato con cibi complementari (nonostante<br />

la non certificata pulizia e potab<strong>il</strong>ità <strong>del</strong>l’acqua).<br />

<strong>La</strong> copertura vaccinale, come sopra detto, è ancora scarsa (soprattutto l`anti-<br />

malarica): solo <strong>il</strong> 36% dei bambini sotto i cinque anni si sono vaccinati contro<br />

la malaria, <strong>il</strong> 77% dei bambini di un anno sono invece immunizzati da<br />

tubercolosi, <strong>il</strong> 60% dal morb<strong>il</strong>lo e <strong>il</strong> 75% dal tetano. Il tasso dei vaccini per gli<br />

adulti è leggermente più elevato, tanto che la popolazione rurale che è attenta<br />

a bere acqua è <strong>il</strong> 54%, e <strong>il</strong> 52% usa adeguate prevenzioni per la cura <strong>del</strong>la<br />

salute. Il tasso di accessib<strong>il</strong>ità ai servizi medici è stimato al 58% per le<br />

strutture (ospedali, dispensari...) raggiungib<strong>il</strong>i in meno di trenta minuti. Solo <strong>il</strong><br />

54% <strong>del</strong>la popolazione rurale ha accesso ad acqua potab<strong>il</strong>e e durante la<br />

stagione <strong>del</strong>le piogge <strong>il</strong> problema si aggrava piochè la stagnazione <strong>del</strong>le acque<br />

pluviali si somma a quella <strong>del</strong>le acque usate, che si riversano nelle strade a<br />

causa <strong>del</strong>la scarsa adeguatezza <strong>del</strong>le fognature, producendo un consistente<br />

19


aumento <strong>del</strong>le anofele (vettrici di malaria) e di altri insetti e parassiti portatori<br />

di malattie.<br />

Infine un dato consolante riguardante la salute è che <strong>il</strong> Senegal è uno dei paesi<br />

<strong>del</strong>l`africa meno colpito da HIV-1 e HIV-2 (quest’ultima causa una<br />

immunodeficienza sim<strong>il</strong>e all’HIV-1 ma con latenza clinica più lunga, cioè con<br />

effetti più lenti, ed è meno trasmissib<strong>il</strong>e <strong>del</strong>la prima; la sua diffusione è<br />

rimasta confinata all’Africa occidentale): solo <strong>il</strong> 2% <strong>del</strong>la popolazione, infatti,<br />

vive con AIDS: nel 2003 la stima, per persone tra 0-49 è stata di 44.000<br />

positivi, 23.000 tra 15-49 e 11.000 tra 0-14, con una totale percentuale tra<br />

0.43 e 0.65 per le donne, e tra 0.15 e 0.22 per gli uomini. Solo 17.000 sono gli<br />

orfani di genitori morti a causa di AIDS, mentre ben 460.000 gli orfani per<br />

tutte le altre cause.<br />

1.7 <strong>La</strong> scuola<br />

Per quanto riguarda l`istruzione <strong>il</strong> sistema scolastico <strong>del</strong> Senegal può essere<br />

paragonato ad una piramide rovesciata, in quanto l`istruzione secondaria ha<br />

una qualità abbastanza elevata, mentre non ancora ben sv<strong>il</strong>uppata, soprattutto<br />

nelle zone periferiche e rurali, è l’istruzione primaria.<br />

Comunque l’ordinamento scolastico prevede tre anni di educazione prescolare<br />

(dai 4 ai 6 anni), sei anni di scuola elementare (dai 7 ai 12), quattro anni di<br />

scula media (dai 13 ai 16), ed un insegnamento secondario di 2 anni per la<br />

20


formazione professionale breve, o di tre anni di secondaria tecnica<br />

professionale, o di quattro anni di scuole secondarie normali regionali. In base<br />

all`indirizzo scelto viene determinato <strong>il</strong> tipo di esame di maturità che deve<br />

essere sostenuto per conseguire la maturità.<br />

L’istruzione primaria è, almeno in teoria, obbligatoria, ed ha inizio a 7 anni,<br />

ma, i bambini che hanno frequentato la scuola materna, possono essere iscritti<br />

anche a 6 anni. Alla fine <strong>del</strong> sesto anno, <strong>il</strong> superamento di un esame, permette<br />

di ricevere la licenza elementare, <strong>il</strong> CEPE (Certificat des etudes primaires<br />

elementaires). In seguito, l`accesso alle scule medie e superiori è a numero<br />

chiuso e legato al superamento di test selettivi. Oltre la scuola pubblica, sono<br />

presenti anche strutture private laiche e confessionali (musulmane e cristiane<br />

cattoliche o protestanti). I programmi sono stab<strong>il</strong>iti in sede centrale e sono,<br />

quindi, uguali per tutte le strutture, anche quelle dislocate nei v<strong>il</strong>laggi.<br />

Nonostante, però, l’organizzazione scolastica descritta, e conoscendo lo<br />

<strong>sv<strong>il</strong>uppo</strong> <strong>del</strong>le strutture scolastiche, tra le migliori <strong>del</strong>l’Africa occidendale,<br />

rimane ancora molto elevato <strong>il</strong> tasso di analfabetismo, che pur essendo stato<br />

contenuto dall’aumento, dal 1990 al 2000, <strong>del</strong> tasso di istruzione dal 38% al<br />

47% degli uomini e dal 19% al 28% <strong>del</strong>le donne, raggiunge <strong>il</strong> 52,73% per gli<br />

uomini dai 15 anni in su ed addirittura <strong>il</strong> 72,29% per le donne <strong>del</strong>la stessa<br />

fascia di età.<br />

21


In realtà, la riduzione <strong>del</strong>la presenza <strong>del</strong>lo Stato in questo settore e quindi<br />

<strong>del</strong>le sovvenzioni governative, ha determinato un peggioramento <strong>del</strong>la<br />

situazione <strong>del</strong>la scuola. In un contesto economico segnato dalla debolezza <strong>del</strong><br />

tasso di crescita e dalla povertà diffusa, le scelte politiche seguono altre<br />

priorità rispetto all`istruzione pubblica. <strong>La</strong> scuola pubblica e ufficiale non<br />

riesce a rispondere alla domanda sociale. Gli stanziamenti destinati<br />

all’istruzione sono sensib<strong>il</strong>mente diminuiti e i tagli hanno colpito soprattutto<br />

l’istruzione primaria. Gli incritti alla scuola primaria sono <strong>il</strong> 61% dei ragazzi<br />

e <strong>il</strong> 54% per le ragazze, ma in realtà i frequentanti sono solo <strong>il</strong> 51% dei<br />

ragazzi e <strong>il</strong> 44% <strong>del</strong>le ragazze.<br />

Per gli studi secondari, poi, la percentuale si riduce al 22% per i ragazzi e al<br />

15% <strong>del</strong>le ragazze. Eppure la scuola pubblica è gratuita dalle elementari fino<br />

agli studi universitari, sv<strong>il</strong>uppata solo a Dakar, e <strong>il</strong> nuovo goveno aveva<br />

promesso l`accesso alla scuola per nuovi 300.000 bambini.<br />

1.8 I movimenti migratori<br />

Per circa mezzo secolo, fino agli anni ‘60 <strong>il</strong> Senegal ha accolto lavoratori<br />

stagionali, i navétanes (da navet, nome in wolof <strong>del</strong>la stagione <strong>del</strong>le piogge),<br />

provenienti dal Mali, dalla Guinea e dal Burkina Faso. Molti di questi<br />

immigrati si sono stab<strong>il</strong>iti nel paese con le loro famiglie e sono divenuti<br />

senegalesi. Questo tipo di immigrazione continua ora indipendentemente dai<br />

22


lavori stagionali, ma è diffic<strong>il</strong>mente quantificab<strong>il</strong>e a causa <strong>del</strong>le parentele tra i<br />

vari gruppi etnici, a prescindere dalle frontiere statali, così in bassa<br />

Casamansa si trovano m a n j a k e m a n k a ñ , in A lt a C a s a m a n c e e a<br />

Dakar, fullo fuuta originari <strong>del</strong>la Guinea e, nel S i n e -S a a lu m meridionale<br />

parecchi maliani.<br />

Il tasso di emigrazione, invece, è molto basso, appena lo 0,2 per 1000 nel<br />

2004. Esse sono causate principalmente dalla diffic<strong>il</strong>e situazione economica<br />

che spinge molti lavoratori o studenti a partire nella speranza di una vita<br />

migliore nei paesi europei o americani. Comunque l`emigrazione è vista dai<br />

senegalesi come qualcosa di temporaneo, e quindi mantengono sempre stretti<br />

legami con la famiglia di origine.<br />

A partire degli anni ottanta l`emigrazione senegalese giunge in Italia, dove<br />

rappresenta la più importante comunità <strong>del</strong>l`Africa subsahariana, e dove è più<br />

fac<strong>il</strong>e ottenere <strong>il</strong> permesso di soggiorno anche se necessario un visto di<br />

entrata.<br />

1.9 Le caratteristiche socio-economiche<br />

Anche lo stato <strong>del</strong>l`economia <strong>del</strong> Senegal non è dei migliori, infatti, <strong>il</strong> paese è<br />

paralizzato da un cronico deficit di competenze e una cattiva gestione<br />

nazionale. Il presidente Wede, sta appoggiando una programma di riforme<br />

economiche, ma i costi sono assai elevati, tanto che le stime sono di circa<br />

23


36.64 m<strong>il</strong>ioni di dollari nel 2005, 43.69 entro <strong>il</strong> 2010, fino a raggiungere52.92<br />

nel 2015. Inoltre <strong>il</strong> governo dovrebbe proseguire con <strong>il</strong> programma di riforme<br />

supportato dai donatori internazionali per ridurre la povertà (infatti <strong>il</strong> 26.30%<br />

<strong>del</strong>la popolazione ancora vive con meno di 1 dollaro al giorno) ed agevolare<br />

la crescita <strong>del</strong> paese, con la modernizzazione <strong>del</strong>l`agricoltura e <strong>il</strong><br />

miglioramento <strong>del</strong>le infrastrutture, soprattutto in Casamansa, regione a sud<br />

<strong>del</strong> paese, caratterizzata per 20 anni dalla ribellione dei separatisti <strong>del</strong><br />

movimento <strong>del</strong>le forze domocratiche <strong>del</strong>la Casamansa.<br />

Purproppo, però, ancora troppo limitate sono le percentuali monetarie <strong>del</strong><br />

governo Wede ut<strong>il</strong>izzate per la popolazione: solo <strong>il</strong> 3% <strong>del</strong> PIL è stato<br />

investito nel settore sanitario nell`ultimo quinquennio, <strong>il</strong> 14% nell`educazione<br />

ed <strong>il</strong> 7% nella difesa.<br />

I principali rischi e, allo stesso tempo, problemi <strong>del</strong>l`economia senegalese e<br />

<strong>del</strong> suo deficit risiedono negli alti tassi di interesse degli Stati Uniti e<br />

nell`aumento <strong>del</strong> prezzo <strong>del</strong> greggio, cosicché, mentre le principali<br />

esportazioni <strong>del</strong> paese soffrono i prezzi bassi, <strong>il</strong> prezzo <strong>del</strong> petrolio tiene alto<br />

<strong>il</strong> costo <strong>del</strong>l`energia importata per uno sfruttamento maggiore da parte dei<br />

paesi industrializzati. Così, anche l`inflazione, dopo essere stata vicino allo<br />

zero nel 2003, soprattutto grazie all`abbondanza di prodotti alimentari e ad<br />

una stretta politica economica, negli ultimi mesi ha ripreso la sua crescita,<br />

tanto che dallo 0,7% di giugno 2004, è salita al 1,2% a Luglio. Le previsioni<br />

24


prevedono che l`inflazione potrebbe raggiungere nel 2005 <strong>il</strong> 2% ed arrivare al<br />

2,3% nel 2006, non potendosi rifugiare neanche sulla svalutazione <strong>del</strong> dollaro,<br />

visto che la maggior parte <strong>del</strong>le importazioni provengono dall’Europa.<br />

L’attuale debito dei conti pubblici, però, dovrebbe ridursi al 6,8% <strong>del</strong> PIL<br />

entro <strong>il</strong> 2005, e nel 2006, con la riduzione <strong>del</strong> deficit commerciale, <strong>il</strong> deficit<br />

dei conti dovrebbe ridursi ancora fino al 4,1% <strong>del</strong> PIL.<br />

Nel 2005 è prevista una discesa <strong>del</strong>le esportazioni a causa <strong>del</strong> declino<br />

<strong>del</strong>l`agricoltura e <strong>del</strong>l`eccessiva pesca, che si spera potrà essere riequ<strong>il</strong>ibrata<br />

nel 2006 con la ripresa <strong>del</strong> settore agricolo, grazie al trattato di pace firmato.<br />

L`ultima r<strong>il</strong>evazione <strong>del</strong> 2003 ha fissato <strong>il</strong> reddito pro capite tra 550 e 610<br />

dollari ed <strong>il</strong> PIL dovrebbe crescere <strong>del</strong> 4,7% nel 2005, fino ad un aumento <strong>del</strong><br />

5,1% nel 2006. Tutti i settori <strong>del</strong>l`economia, agricoltura, industria e servizi,<br />

contribuiscono in buona parte alla formazione <strong>del</strong> PIL, anche se è <strong>il</strong> terziario<br />

quello più sv<strong>il</strong>uppato. Molta è la forza lavoro impiegata, l`87,1% <strong>del</strong>la<br />

popolazione masch<strong>il</strong>e tra 15-64 anni ed <strong>il</strong> 63,1% <strong>del</strong>le donne tra 15-64 anni,<br />

per un totale di popolaione pari al 75,1%. Purtroppo, però, elevato è anche la<br />

percentuale di lavoro minor<strong>il</strong>e: <strong>il</strong> 36% dei bambini maschi tra 5-14 anni ed <strong>il</strong><br />

30% <strong>del</strong>le ragazze tra 5-14 anni, sono impiegati nel lavoro.<br />

<strong>La</strong> b<strong>il</strong>ancia commerciale ha segnato all`inizio <strong>del</strong> 2004 un miglioramento<br />

grazie alle tante esportazioni per l`Italia, anche se con <strong>il</strong> progredire <strong>del</strong> tempo<br />

esse non hanno superato <strong>il</strong> livello <strong>del</strong>le importazioni, tanto che attualmente <strong>il</strong><br />

25


saldo <strong>del</strong>la b<strong>il</strong>ancia commerciale segna un disavanzo di circa 700 m<strong>il</strong>ioni di<br />

dollari. Infine per riassumere ed avere un quadro più chiaro <strong>del</strong>la situazione<br />

economica senegalese viene riportato di seguito una tabella con i principali<br />

indicatori economici e la loro evoluzione negli ultimi anni.<br />

Principali indicatori economici<br />

Indicatore 2000 2001 2002 2003 2004<br />

PIL a prezzi correnti (m<strong>il</strong>iardi di F.CFA) 3.114 3.386 3.513 3.688 3.847<br />

PIL a prezzi correnti (m<strong>il</strong>iardi di US$) 4.04 4.06 5 6.03 7.12<br />

reddito pro capite (US$) n.c. n.c. n.c. 580 610<br />

inflazione (%) 0,7 3 2,3 0 1,2<br />

b<strong>il</strong>ancia commerciale (m<strong>il</strong>ioni US$)<br />

esportazioni (fob) 920 998 1.109 1.211<br />

importazioni (fob) 1.339 1.335 1.486 1.832<br />

Saldo -419 -337 -377 -621<br />

tasso di cambio F.CFA/US$ (media<br />

annuale) 712 733 697 581 505<br />

Debito estero (m<strong>il</strong>ioni di US$) 3.400 3.500 3.100 3.000 3.000<br />

riserve internazionali (mln US$ - no oro) 383,5 447,3 637 750 n.c.<br />

Tabella 3: I principali indicatori economici – Fonte: EIU, Economist Intelligence Unit: Country report marzo 2004<br />

1.10 <strong>La</strong> Regione <strong>del</strong>la Casamansa<br />

<strong>La</strong> regione <strong>del</strong>la Casamansa si trova nella parte meridionale <strong>del</strong> Senegal ed<br />

essa è una lunga striscia di terra (400 km di lunghezza e 70 di larghezza)<br />

stretta tra <strong>il</strong> Gambia a nord e la Guinea Bissau a sud comprendente<br />

principalmente le regioni di Ziguinchor e Kolda. Denominata anche<br />

“Camargue d’Afrique” durante la colonizzazione francese, durante la mia<br />

visita, dal 21 Gennaio all`11 Febbraio 2005, ho constatato, grazie ai<br />

movimenti nella regione per visitare i diversi produttori che collaborano<br />

26


attraverso “Casamansa Project” con <strong>il</strong> commercio <strong>Equo</strong> e <strong>Solidale</strong> nella figura<br />

<strong>del</strong>la cooperativa sociale Libero Mondo di Roreto (TO) (cfr capitolo 3), che<br />

questa regione racchiude un labirinto di fiumi, stagni ed aquitrini che<br />

costituiscono un vero e proprio tesoro naturale, costituito da un ecosistema<br />

ancora in parte incontaminato. Inoltre <strong>il</strong> patrimonio naturale è arricchito dalla<br />

presenza di numerosissime foreste tropicali. Già se ci si sposta di pochi<br />

ch<strong>il</strong>ometri dalla capitale regionale Ziguinchor, è possib<strong>il</strong>e ammirare infinite<br />

distese di savana alternate a zone quasi totalmente desertiche o caratterizzate<br />

da grandi fiumi o laghi, tra cui <strong>il</strong> fiume Senegal ed <strong>il</strong> fiume Casamansa<br />

veramente importanti per la vegetazione e la pesca. Molti sono i v<strong>il</strong>laggi che<br />

si trovano lungo le strade (poche e sterrate appena si esce dalla città) e<br />

immersi nelle foreste (vedi cap 3, cfr Seleki). <strong>La</strong> popolazione <strong>del</strong>la<br />

Casamansa, rappresentata principalmente dalle etnie Diola, Mancan e<br />

Manjaco, si differenzia dal resto <strong>del</strong> Senegal, oltre per le distese vegetali e<br />

acquifere, anche per <strong>il</strong> fatto che la maggior parte <strong>del</strong>la popolazione di questa<br />

zona è cattolica o animista, resistendo ai tentativi di penetrazione <strong>del</strong>la<br />

religione islamica (90% <strong>del</strong>la popolazione senegalese).<br />

Il territorio <strong>del</strong>la Casamansa è da sempre ritenuto vitale per tutto <strong>il</strong> paese,<br />

infatti oltre alle grandi distese di anacrdi ed arachidi, la Casamansa è piena di<br />

altre colture come canapa, riso, arance, papaya e cotone. Anche la pesca,<br />

soprattutto fluviale, è molto sv<strong>il</strong>uppata, e i venditori lungo le strade, mi hanno<br />

27


assicurato che <strong>il</strong> pesce è sempre fresco e molto commercializzato. Purtroppo,<br />

però, la regione è troppo sfruttata dal resto <strong>del</strong> paese (secondo la popolazione<br />

locale): cotone per le fabbriche <strong>del</strong> nord, carbone vegetale per Dakar e acqua<br />

per i contadini a settentrione, colpite dalla siccità. Questo sfruttamento<br />

eccessivo <strong>del</strong>le risorse, inoltre, sta riducendo sensib<strong>il</strong>mente la fascia <strong>del</strong>le<br />

foreste, esponendo molte zone al rischio di deforestazione.<br />

<strong>La</strong> capitale <strong>del</strong>la regione è Ziguinchor (dove sono stato ospitato per la mia<br />

permanenza in Senegal da Elimane Drame, un trasformatore di noci di<br />

anacardio, cfr par 3.4.1), e a prima vista non sembrerebbe nulla di speciale,<br />

ma chi vi soggiorna impara presto che è una città molto tranqu<strong>il</strong>la e la gente è<br />

curiosa ma allo stesso tempo accogliente. Nonostante i suoi 211.500 abitanti<br />

la città ha dimensioni modeste ed <strong>il</strong> centro può essere comodamente visitato a<br />

piedi. Qui si trovano tutti gli istituti e le strutture pubbliche <strong>del</strong>la città e <strong>del</strong>la<br />

regione a disposizione <strong>del</strong>la cittadinanza in modo da rendere più fac<strong>il</strong>e<br />

l’accesso per l’utenza che si sposta quasi esclusivamente a piedi o in taxi.<br />

Inoltre Ziguinchor è una <strong>del</strong>le città meno care di tutto <strong>il</strong> Senegal ed è meta dei<br />

turisti soprattutto per la natura ambientale, <strong>il</strong> mercato alimentare ed <strong>il</strong> centro<br />

artigianale (cfr capitolo 3, par. 3.4.6). <strong>La</strong> regione <strong>del</strong>la Casamansa (zona<br />

interessata dai miei studi), si divide in tre dipartimenti: ditartimento di<br />

Ziguinchor (la capitale), dipartimento di Bignonia e dipartimento di<br />

28


Oussouye. Anche qui sono riuscito ad avere ancuni dati demografici specifici<br />

<strong>del</strong>la regione che sono riportati nella tabella 7, di seguito.<br />

Demografia <strong>del</strong>la regione di Ziguinchor (Casamansa)<br />

Pop. totale 18 anni & + Meno di 18 anni<br />

SENEGAL<br />

9.802.775 4.865.857<br />

Regione di Ziguinchor<br />

Dipartimento di Bignona<br />

Comune di Bignonia<br />

Comune di Thionck Essyl<br />

Circoscrizione di Diouloulou<br />

Comunità rurale di Diouloulou<br />

Comunità rurale di Djinaki<br />

Comunità rurale di Kafountine<br />

Circoscrizione di Sindian<br />

Comunità rurale di Djibidione<br />

Comunità rurale di Oulampane<br />

Comunità rurale di Sindian<br />

Comunità rurale di Suelle<br />

Circoscrizione di Tendouck<br />

Comunità rurale di Balingore<br />

Comunità rurale di Diegoune<br />

Comunità rurale di Kartiack<br />

Comunità rurale di Mangagoulak<br />

Comunità rurale di Mlomp<br />

Circoscrizione di Tenghory<br />

Comunità rurale di Dekoubalang<br />

Comunità rurale di Niamone<br />

Comunità rurale di Ouonck<br />

Comunità rurale di Tenghory<br />

Dipartimento di Oussousse<br />

Comune di Oussouye<br />

Circoscrizione di Kabrousse<br />

Comunità rurale di Djembereng<br />

Comunità rurale di Santhieba Manjack<br />

Circoscrizione di Luodia wolof<br />

Comunità rurale di Mlomp<br />

Comunità rurale di Oukout<br />

Dipartimento di Ziguinchor<br />

Comune di Ziguinchor<br />

Circoscrizione di Niaguis<br />

Comunità rurale di Adeane<br />

Comunità rurale di Boutoupa<br />

Comunità rurale di Niaguis<br />

Circoscrizione di Nyassia<br />

Comunità rurale di Enampor<br />

Comunità rurale di Nyassia<br />

Tabella 4 - Fonte: Ispectio d’Académie de<br />

Ziguinchor, 08/02/2005<br />

557.606<br />

224.617<br />

35.895<br />

7.721<br />

53.506<br />

20.593<br />

15.478<br />

17.435<br />

44.972<br />

9.786<br />

16.174<br />

10.148<br />

8.864<br />

36.784<br />

5.771<br />

6.799<br />

6.642<br />

8.100<br />

9.472<br />

45.737<br />

10.288<br />

6.417<br />

8.813<br />

20.219<br />

49.871<br />

6.308<br />

21.741<br />

15.649<br />

15.649<br />

21.822<br />

10.389<br />

11.433<br />

283.118<br />

216.971<br />

46.143<br />

18.848<br />

10.296<br />

16.999<br />

20.003<br />

6.683<br />

13.320<br />

260.167<br />

104.801<br />

16.748<br />

3.602<br />

24.965<br />

9.609<br />

7.222<br />

8.135<br />

20.983<br />

4.566<br />

7.547<br />

4.734<br />

4.135<br />

17.163<br />

2.993<br />

3.172<br />

3.099<br />

3.780<br />

4.420<br />

21.340<br />

4.800<br />

2.995<br />

4.112<br />

9.434<br />

23.268<br />

2.943<br />

10.144<br />

7.302<br />

2.842<br />

10.181<br />

4.848<br />

5.335<br />

132.097<br />

101.234<br />

21.529<br />

8.794<br />

4.804<br />

7.932<br />

9.333<br />

3.118<br />

6.215<br />

297.439<br />

119.816<br />

19.147<br />

4.119<br />

28.541<br />

10.984<br />

8.256<br />

9.300<br />

23.989<br />

5.220<br />

8.627<br />

5.414<br />

4.729<br />

19.621<br />

2.778<br />

3.627<br />

3.543<br />

4.320<br />

5.052<br />

24.397<br />

5.488<br />

3.422<br />

4.701<br />

10.785<br />

26.603<br />

3.365<br />

11.597<br />

8.347<br />

12.807<br />

11.641<br />

5.541<br />

6.098<br />

151.021<br />

115.737<br />

24.614<br />

10.054<br />

5.492<br />

9.067<br />

10.670<br />

3.565<br />

7.105<br />

29


Dallo studio <strong>del</strong>la tabella si è constatato che le zone urbanizzate <strong>del</strong>l’intera<br />

regione sono abitate dal 43.5% <strong>del</strong>la popolazione regionale, distribuita nel<br />

15.2% <strong>del</strong> dipartimento di Bignonia, l’11.4% <strong>del</strong> dipartimento di Oussouye e<br />

nell’84% <strong>del</strong> dipartimento di Ziguinchor.<br />

Le strutture abitative sono per la maggior parte ad un unico livello, la loro<br />

distribuzione non è uniforme e dalla tabella seguente si vede come <strong>il</strong> numero<br />

<strong>del</strong>le famiglie è superiore, in tutta la regione, al numero di abitazioni, tanto<br />

che molti sono i casi in cui più famiglie vivono in un unico appartamento.<br />

Distribuzione di case e famiglie nella regione di Ziguinchor<br />

DENOMINAZIONE NUMERO DI CASE NUMERO DI FAMIGLIE<br />

Territorio regionale 38.785 60.107<br />

Zone rurali 21.926 34.399<br />

Zone Urbane 16.859 25.708<br />

% nelle zone Urbane 43.5 42.8<br />

Dipartimento di Bignonia 17.936 28.705<br />

Zone rurali 14.722 24.562<br />

Zone Urbane 3.214 4.143<br />

% nelle zone Urbane 17.9 14.4<br />

Comune di BIGNONA 2.415 3.122<br />

Comune di THIONCK-ESSYL 799 1.021<br />

Dipartimento di Oussouye 4.440 6.323<br />

Zone rurali 3.974 5.702<br />

Zone Urbane 466 621<br />

% nelle zone Urbane 10.5 9.8<br />

Comune di OUSSOUYE 466 621<br />

Dipartimento di Ziguinchor 16.409 25.079<br />

Zone rurali 3.230 4.135<br />

Zone Urbane 13.179 20.944<br />

% nelle zone Urbane 80.3 83.5<br />

Comune di ZIGUINCHOR 13.179 20.944<br />

Tabella 5 - Fonte: : Ispectio d’Académie de Ziguinchor - Dicembre 2002<br />

Così <strong>il</strong> numero medio di persone per ogni famiglia è di 7.7 nel dipartimento<br />

30


di Bignonia, 5.6 in quello di Oussouye e 7.3 nel territorio di Ziguinchor con<br />

un rapporto di mascolinità pari a 101/100 a Bignonia, 106/100 ad Oussouye e<br />

99/100 nel dipartimento di Ziguinchor. <strong>La</strong> densità media regionale <strong>del</strong>la<br />

popolazione è di 60 abitanti per km2: 41 nel dipartimento di Bignonia, 40 nel<br />

dipartimento di Oussouye e 161 nel dipartimento di Ziguinchor con un tasso<br />

di crescita medio annuo pari allo 0.7 per l’intera regione (1.2 a Bignonia, -<br />

0.1% ad Oussouye, 0.2 a Ziguinchor). Come già detto in precedenza,<br />

purtroppo, la regione è stata caratterizzata per 20 anni da una guerra civ<strong>il</strong>e che<br />

opponeva gli indipendentisti <strong>del</strong>le forze democratiche <strong>del</strong>la Casamansa al<br />

governo centrale di Dakar, che ha provocato migliaia di morti. Nonostante gli<br />

accordi di pace stipulati nel 2001, le tensioni e lo stato di insicurezza,<br />

soprattutto a causa <strong>del</strong>le lotte intestine tra le varie fazioni <strong>del</strong> Mfdc, si sono<br />

susseguite per tutto <strong>il</strong> 2004. Si spera che l`accordo di pace firmato <strong>il</strong> 30<br />

dicembre 2004 sia quello definitivo. Anche perchè questa insicurezza<br />

danneggia anche l`economia locale che vede la raccolta di materie prime e<br />

frutti ridursi notevolmente, proprio perchè le foreste sono le zone meno<br />

sicure. Dall’inizio <strong>del</strong> 2005 sembra che la situazione si sia stab<strong>il</strong>izzata e la<br />

regione ha trovato finalmente la tanto attesa pace con la ripresa totale <strong>del</strong>la<br />

coltivazione e l’esplorazione e lavorazione nelle foreste. Si respira un’aria<br />

distesa e accogliente tra la gente che finalmente, nonostante la situazione di<br />

povertà, vive con serenità e gioia la propria terra e la propria cultura.<br />

31


Capitolo 2<br />

UN’ALTERNATIVA AL COMMERCIO TRADIZIONALE:<br />

IL COMMERCIO EQUO E SOLIDALE<br />

2.1 Il sistema capitalistico attuale e l’esigenza di una nuova economia<br />

<strong>del</strong> benessere<br />

Il processo di globalizzazione sta generando opportunità senza precedenti per<br />

lo <strong>sv<strong>il</strong>uppo</strong> economico mondiale, dicono alcuni esperti, ma, allo stesso tempo,<br />

preoccupazioni relative alla sostenib<strong>il</strong>ità ambientale e soprattutto sociale.<br />

Diverse sono le contraddizioni <strong>del</strong>la globalizzazione:<br />

1) integrazione-disgregazione, è un processo che crea reti, interrelazioni<br />

verticali ed orizzontali, riduce al massimo la distanza e rende lo <strong>sv<strong>il</strong>uppo</strong><br />

trasferib<strong>il</strong>e in altre aree, ma non favorisce lo <strong>sv<strong>il</strong>uppo</strong> storico e l’identità<br />

originale <strong>del</strong>le popolazioni. Con la rete <strong>il</strong> sistema locale viene meno, non si da<br />

importanza al territorio ma solo alla capitale: questo porta alla disgregazione<br />

territoriale. 2) Unificazione-differenziazione <strong>del</strong>lo spazio, è <strong>il</strong> criterio secondo<br />

<strong>il</strong> quale non si possono rendere gli spazi omogenei, tutti uguali (come cerca di<br />

fare la globalizzazione) perché ogni luogo ha le sue caratteristiche ed è, per<br />

fortuna, diverso dagli altri. 3) Impoverimento-espansione dei ceti medi <strong>del</strong>la<br />

città, più una città è grande più i ceti medi riescono ad avere tutti i servizi<br />

32


necessari, generando così ancora più divergenza con i poveri che non vengono<br />

più considerati. Di qui si generano quattro potenziali problemi:<br />

• Una riduzione <strong>del</strong> benessere collettivo derivante da una maggiore<br />

concorrenza fiscale e da una minore capacità di spesa sociale, tra gli<br />

stati sovrani;<br />

• Una possib<strong>il</strong>e riduzione di capitale sociale ed opportunità di <strong>sv<strong>il</strong>uppo</strong><br />

per le aree cadute nella trappola <strong>del</strong>la povertà per via <strong>del</strong>la crescente<br />

mob<strong>il</strong>ità <strong>del</strong> lavoro, dei capitali e degli investimenti, che finisce per<br />

avvantaggiare principalmente le aree più sv<strong>il</strong>uppate;<br />

• Un elevato rischio di impoverimento <strong>del</strong>le risorse naturali a causa <strong>del</strong><br />

deficit combinato <strong>del</strong>la governance ambientale e internazionale;<br />

• L’aumentata probab<strong>il</strong>ità di crisi finanziarie originate da politiche<br />

fiscali e monetarie poco ortodosse per vie <strong>del</strong>l’accresciuta integrazione<br />

dei mercati finanziari.<br />

Lo studio di questi possib<strong>il</strong>i problemi ha portato a riflettere sul fatto che<br />

l’errore che spesso si commette è paragonare lo <strong>sv<strong>il</strong>uppo</strong> ad una torta che<br />

cresce in continuazione, in modo che tutti possano avere gradualmente una<br />

fetta più grande, senza pensare che è impossib<strong>il</strong>e aspirare ad una eguaglianza<br />

nella quale tutti possano condividere lo stesso nostro tenore di vita, perché<br />

occorrerebbero 6 pianeti come la terra per raccogliere tutte le risorse<br />

necessarie e i rifiuti realizzati. Questa idea di <strong>sv<strong>il</strong>uppo</strong> ha portato ad avere <strong>il</strong><br />

33


20% <strong>del</strong>la popolazione mondiale (1 M<strong>il</strong>iardo e 200 m<strong>il</strong>ioni di persone), cioè<br />

noi paesi ricchi, a sfruttare l’80% <strong>del</strong>le risorse <strong>del</strong> pianeta, lasciando appena <strong>il</strong><br />

20% <strong>del</strong>le risorse al restante 80% <strong>del</strong>la popolazione (4 m<strong>il</strong>iardi e 800 m<strong>il</strong>ioni<br />

di persone). Questa situazione si è creata anche perché è <strong>il</strong> mercato stesso che<br />

la crea, e siamo noi che siamo totalmente coinvolti dalle scelte che <strong>il</strong> mercato<br />

fa. Siamo entrati anche noi nella logica che “ si produce per vendere, si vende<br />

per ottenere profitti” (Guadagnucci, Gavelli, 2004), la logica <strong>del</strong>le<br />

multinazionali, che alimentano <strong>il</strong> sistema economico e finanziario con <strong>il</strong> loro<br />

potere e controllano i flussi <strong>del</strong>le materie prime provenienti dal sud <strong>del</strong><br />

mondo. Esse hanno, in molti casi, un movimento di fatturati superiori dei PIL<br />

di molti paesi <strong>del</strong> Sud <strong>del</strong> Mondo e questo gli consente di avere molto peso<br />

sui prezzi internazionali e una forte influenza a livello politico.<br />

Principalmente tre sono i meccanismi di impoverimento che le multinazionali<br />

generano nei paesi <strong>del</strong> sud:<br />

• L’espropriazione, con stratagemmi al limite <strong>del</strong>la legalità, attraverso la<br />

forza <strong>del</strong> denaro da una parte e quella <strong>del</strong>la disperazione dall’altra,<br />

spinge i piccoli contadini a vendere le proprie terre o a coltivarle per<br />

produrre prodotti che verranno venduti ai consumatori <strong>del</strong> Nord;<br />

• Il controllo dei prezzi, da cui dipendono le vite di tantissimi contadini e<br />

lavoratori;<br />

34


• Il subappalto, con <strong>il</strong> quale molte multinazionali hanno trasferito le<br />

propri produzioni nei Paesi <strong>del</strong> Sud, per abbattere i costi di produzione,<br />

di manodopera e fiscali, non facendo, però, investimenti diretti<br />

(dispendiosi e rischiosi), ma commissionando ad imprese locali la<br />

produzione di beni. Ciò comporta che tutto <strong>il</strong> rischio <strong>del</strong>la produzione<br />

ricada sull’impresa subappaltata, così come la responsab<strong>il</strong>ità per<br />

eventuali violazioni dei diritti dei lavoratori.<br />

<strong>La</strong> domanda che a questo punto viene è come mai, se la politica economica e i<br />

più grandi economisti hanno elaborato teorie per ridurre la povertà e<br />

massimizzare <strong>il</strong> benessere collettivo (teoria dei fallimenti <strong>del</strong> mercato) queste<br />

non vengono applicate?<br />

<strong>La</strong> risposta a questa domanda ci porta dalla branca <strong>del</strong>l’economia che studia i<br />

problemi sul tappeto a quella che valuta le possib<strong>il</strong>i modalità di intervento.<br />

Tre sono le principali vie studiate dagli economisti per correggere i fallimenti<br />

<strong>del</strong> mercato (Becchetti, Paganetto, 2003):<br />

1. L’<strong>il</strong>lusione che basti la mano invisib<strong>il</strong>e: è la teoria <strong>del</strong>la concorrenza<br />

perfetta, che evidenzia come in un contesto perfettamente competitivo e<br />

in assenza di esternalità, i prezzi relativi dei beni, fissati dall’equ<strong>il</strong>ibrio<br />

competitivo tra domanda ed offerta, determinano un’efficiente<br />

allocazione <strong>del</strong>le risorse. L’equ<strong>il</strong>ibrio competitivo finisce per<br />

coincidere con <strong>il</strong> benessere sociale per la società. Tuttavia la realtà è<br />

35


en lontana dal mondo descritto dalla teoria <strong>del</strong>la concorrenza perfetta,<br />

in quanto è diffic<strong>il</strong>e pensare che oggi ci sia un’informazione perfetta e<br />

senza costo riguardo tutte le caratteristiche <strong>del</strong> mercato, oppure un<br />

numero elevato di imprese da garantire che la singola impresa sia price<br />

taker e non abbia potere di mercato, o che <strong>il</strong> mercato è garantito da<br />

perfetta mob<strong>il</strong>ità e perfetta concorrenza nel mercato dei fattori, o libertà<br />

di accesso al mercato e assenza di esternalità.<br />

2. L’<strong>il</strong>lusione che basti l’impegno <strong>del</strong>le istituzioni nella costruzione<br />

<strong>del</strong>le regole: teoria fondata sull’importanza <strong>del</strong>le istituzioni e <strong>del</strong>le<br />

persone che governano che dovrebbero lavorare per <strong>il</strong> benessere <strong>del</strong>la<br />

collettività senza alcun fine proprio e contrario al benessere generale.<br />

Teoria, però, smontata da Nordhaus (1975) (Acocella 1999), attraverso<br />

la teoria <strong>del</strong> ciclo politico-economico, basata su tre ipotesi. <strong>La</strong> prima è<br />

che i politici, come altre persone nella società, possano essere<br />

caratterizzati per <strong>il</strong> loro status ed esprimono preferenze ed interessi<br />

conseguenti. L’obiettivo preminente dei politici in carica è quello di<br />

farsi rieleggere, essi perciò indirizzano l’economia in modo da<br />

massimizzare i voti attesi. <strong>La</strong> seconda ipotesi considera gli elettori<br />

miopi e ignari <strong>del</strong>le conseguenze di lungo periodo, perché si lasciano<br />

influenzare dall’andamento economico a loro più vicino e vicino alla<br />

scadenza elettorale. Infine la terza ipotesi concerne la capacità <strong>del</strong><br />

36


governo di espandere nel breve periodo l’economia attraverso strumenti<br />

monetari e fiscali, anche se l’espansione non è sostenib<strong>il</strong>i nel lungo<br />

periodo, se non al costo di un’inflazione più elevata.<br />

3. L’economia dal basso e la responsab<strong>il</strong>ità dei cittadini che<br />

consumano e risparmiano (Becchetti, Paganetto, 2003): alla luce<br />

<strong>del</strong>l’aumento <strong>del</strong>l’intensità di rapporti tra rappresentanti e rappresentati,<br />

questo approccio propone come essenziale innovazione l’introduzione<br />

di un ruolo più attivo per i cittadini attraverso gli strumenti <strong>del</strong><br />

consumo e <strong>del</strong> risparmio. Questo perché, se è vero che con le loro<br />

decisioni di voto, consumo e risparmio, i cittadini agiscono sul<br />

comportamento dei rappresentanti <strong>del</strong>le istituzioni, un sistema con<br />

significativa partecipazione dal basso dei cittadini stessi e oggi di<br />

fondamentale importanza se si vuole aumentare l’attenzione <strong>del</strong>le<br />

imprese e <strong>del</strong>le istituzioni alla responsab<strong>il</strong>ità sociale. Anche una piccola<br />

minoranza può influenzare le aziende, in quanto <strong>il</strong> successo economico<br />

e finanziario di queste è dato da piccoli cambiamenti <strong>del</strong>la quota di<br />

mercato, <strong>del</strong> reddito e dei profitti. Affinché , quindi, <strong>il</strong> sistema<br />

<strong>del</strong>l’economia globale produca uno <strong>sv<strong>il</strong>uppo</strong> equo e sostenib<strong>il</strong>e, questo<br />

terzo f<strong>il</strong>one nascente di economia <strong>del</strong> benessere, al quale fa riferimento<br />

<strong>il</strong> <strong>Commercio</strong> <strong>Equo</strong> e <strong>Solidale</strong>, che promuove la giustizia solidale ed<br />

economica, la crescita <strong>del</strong>la consapevolezza dei consumatori, un prezzo<br />

37


che soddisfi le esigenze di tutti i partecipanti alla catena produttiva, la<br />

trasparenza di ogni passaggio <strong>del</strong>la f<strong>il</strong>iera commerciale, l’azione<br />

politica, l’informazione e, quindi, un’alternativa al commercio<br />

tradizionale, ritiene dunque fondamentale l’impulso dal basso dei<br />

cittadini-consumatori che inseriscono nelle loro funzioni obiettivo,<br />

argomenti come la giustizia sociale e la solidarietà, orientando di<br />

conseguenza i comportamenti <strong>del</strong>le imprese che devono<br />

necessariamente tener conto <strong>del</strong>le loro preferenze per realizzare i propri<br />

obiettivi. Ritiene infine necessario stimolare la coscienza di ognuno in<br />

modo da realizzare un commercio in grado anche di migliorare le<br />

condizioni di vita dei produttori più svantaggiati, promuovere<br />

opportunità di <strong>sv<strong>il</strong>uppo</strong>, divulgare e ripudiare meccanismi economici di<br />

sfruttamento, proteggere i diritti umani e dei lavoratori, stimolare le<br />

istituzioni nazionali ed internazionali a compiere scelte economiche e<br />

commerciali a difesa dei produttori, <strong>del</strong>la stab<strong>il</strong>ità economica e <strong>del</strong>la<br />

tutela <strong>del</strong>l’ambiente, portare avanti la teoria che forse è vero che “tutto<br />

nasce dal basso e poi va su”.<br />

2.2 Che cos’è in commercio equo e solidale<br />

Il commercio equo e solidale è un approccio alternativo al commercio<br />

convenzionale; esso promuove giustizia solidale ed economica, <strong>sv<strong>il</strong>uppo</strong><br />

38


sostenib<strong>il</strong>e, rispetto per le persone e per l’ambiente, attraverso <strong>il</strong> commercio,<br />

la crescita <strong>del</strong>la consapevolezza dei consumatori, l’educazione,<br />

l’informazione e l’azione politica.<br />

Il commercio equo e solidale è una relazione paritaria fra tutti i soggetti<br />

coinvolti nella catena di commercializzazione: produttori, lavoratori, Botteghe<br />

<strong>del</strong> mondo, importatori e consumatori.” (Carta Italiana dei criteri <strong>del</strong><br />

<strong>Commercio</strong> equo e solidale, 1999).<br />

Il commercio equo e solidale (da ora in poi CES), quindi, nasce come uno<br />

strumento per cercare di migliorare l’economia dei Paesi in via di <strong>sv<strong>il</strong>uppo</strong> e<br />

soprattutto dei piccoli produttori, ma anche come un’idea che cerca di<br />

individuare i mali <strong>del</strong>la globalizzazione per la salvaguardia dei diritti <strong>del</strong>le<br />

persone e <strong>del</strong>l’ambiente mondiale.<br />

Se infatti <strong>il</strong> sistema <strong>del</strong>l’economia “coloniale” è fortemente caratterizzato<br />

dallo sfruttamento <strong>del</strong>la manodopera e <strong>del</strong>le risorse ambientali dei Paesi <strong>del</strong><br />

Sud <strong>del</strong> mondo e <strong>del</strong>l’ut<strong>il</strong>izzo e l’acquisto <strong>del</strong>le materie prime ad un prezzo,<br />

però, imposto dalle multinazionali, l’economia Equa e <strong>Solidale</strong> propone un<br />

tipo di commercio che considera centrali i bisogni dei produttori- artigiani-<br />

contadini e <strong>del</strong>le loro comunità, rispettando al tempo stesso l’esigenza/diritto<br />

dei consumatori alla più piena informazione sui termini, sociali ed economici,<br />

che accompagnano lo scambio. Importante è che <strong>il</strong> Fair Trade (con cui si<br />

designa <strong>il</strong> commercio equo e solidale) è ben più di un atto caritatevole o<br />

39


testimoniale, esso rappresenta uno scambio “garbato”, attento alle ragioni ed<br />

alla storia degli altri, è un ponte diretto fra economia ed ecologia.<br />

Alex Zanotelli, Padre missionario Comboniano in Africa, dove per<br />

oltre dieci anni ha vissuto a Korogocho, una <strong>del</strong>le più grandi baraccopoli che<br />

sono alla periferia di Nairobi, e per otto anni in Sudan da dove è stato<br />

allontanato dal governo a causa <strong>del</strong>la sua solidarietà con <strong>il</strong> popolo Nuba e<br />

<strong>del</strong>la coraggiosa testimonianza cristiana, uno dei fondatori <strong>del</strong> movimento<br />

“Beati i costruttori di Pace”, con cui ha condotto molte battaglie in nome <strong>del</strong>la<br />

cultura <strong>del</strong>la mondialità e per i diritti dei popoli, ha saputo prendere posizioni<br />

precise ed imporsi all’opinione pubblica italiana, affrontando i temi <strong>del</strong><br />

commercio <strong>del</strong>le armi, <strong>del</strong>la cooperazione allo <strong>sv<strong>il</strong>uppo</strong> affarista e lottizzata,<br />

<strong>del</strong>l’hapartaid sudafricano. Diversi sono i libri da lui scritti sul continente<br />

africano, la sua economia, lo sfruttamento dei paesi <strong>del</strong> nord e la giustizia e<br />

responsab<strong>il</strong>ità sociale (“In nuovo è possib<strong>il</strong>e”,” Sulle strade di Pasqua”, “I<br />

poveri non ci lasceranno dormire”, “Inno alla vita:<strong>il</strong> grido dei poveri contro<br />

<strong>il</strong> Vitello d’oro”,ecc.) e molte sono le azioni concrete in materia, tra cui la<br />

proposta nel 2002, accettata poi dal sindaco di Roma Veltroni, di non<br />

accettare la sponsorizzazione, la pubblicità ed <strong>il</strong> contributo in denaro <strong>del</strong>le<br />

multinazionali sotto boicottaggio negli uffici publici e la preparazione di un<br />

regolamento sugli sponsor etici. In una intervista r<strong>il</strong>asciata al sottoscritto in<br />

occasione di un convegno organizzato dalla Pastorale giovan<strong>il</strong>e <strong>del</strong>la diocesi<br />

40


di Gaeta, Zanotelli ha detto che per lui <strong>il</strong> CES è anche uno strumento politico<br />

per far capire che nell’economia tradizionale c’è qualcosa che non va, forse<br />

troppa immoralità.<br />

Egli ritiene, inoltre, che ognuno di noi ha un grande potere nelle mani: quello<br />

di poter scegliere cosa acquistare, potere che sembra banale, ma che, se si fa<br />

attenzione alla storia di ogni prodotti e si fa appello alla propria coscienza<br />

sociale, potrebbe causare non pochi problemi alle imprese che non rispettano i<br />

criteri <strong>del</strong> CES e praticano ingiustizie sui lavoratori. Infine Zanotelli vede nel<br />

CES la via giusta da percorrere per attuare ciò che la Chiesa Cattolica dice nel<br />

punto 3 <strong>del</strong>l’enciclica “Populorum Progressio” <strong>del</strong> 1967:<br />

“… se la terra è fatta per fornire a ciascuno i mezzi <strong>del</strong>la sua sussistenza e gli<br />

strumenti <strong>del</strong> suo progresso, ogni uomo ha dunque <strong>il</strong> diritto di trovarvi ciò che<br />

gli è necessario. Il Conc<strong>il</strong>io vaticano II ha ricordato che Dio ha destinato la<br />

terra e tutto ciò che contiene all’uso di tutti gli uomini e di tutti i popoli,<br />

dimodochè i beni <strong>del</strong>la creazione devono equamente affluire nelle mani di<br />

tutti, secondo la regola <strong>del</strong>la giustizia, ch’è inseparab<strong>il</strong>e dalla carità. Tutti gli<br />

altri diritti, di qualunque genere, ivi compresi quelli <strong>del</strong>la proprietà e <strong>del</strong><br />

libero commercio, sono subordinati ad essa…”.<br />

41


2.3 Storia ed evoluzione <strong>del</strong> commercio equo e solidale<br />

Le origini <strong>del</strong> CES risalgono alla metà <strong>del</strong> secolo scorso, quando un gruppo di<br />

nordamericani, viaggiando personalmente o lavorando in paesi poveri, si<br />

resero conto di come la disparità e le disuguaglianze tra paesi industrializzati<br />

e paesi poveri erano drammatiche. Così si cominciò a studiare <strong>il</strong> modo, se<br />

c’era, di come pianificare ed equ<strong>il</strong>ibrare questo divario. I primi ad avviare<br />

forme di mercato con i paesi <strong>del</strong> sud <strong>del</strong> mondo basate sui principi <strong>del</strong><br />

commercio equo e solidale (vedi Paragrafo successivo) furono i Ten<br />

Thousand V<strong>il</strong>lages (Guadagnucci, Gavelli, 2004). Ma già alla fine degli anni<br />

cinquanta i protagonisti <strong>del</strong> CES diventano i paesi Europei, quando nel 1959,<br />

in Olanda, un gruppo di giovani membri di un'associazione politica cattolica<br />

<strong>del</strong>la città di Kerkrade, impressionati dalle notizie di povertà e fame<br />

provenienti dalla Sic<strong>il</strong>ia, fondano l'associazione SOS Wereldhan<strong>del</strong> (oggi Fair<br />

Trade Organisatie) per avviare una campagna per reperire latte in polvere per<br />

l’isola italiana. Questa è la prima di una serie di iniziative che vedono<br />

l'associazione impegnata nella raccolta di fondi e risorse per progetti di<br />

auto<strong>sv<strong>il</strong>uppo</strong> di sostegno alle popolazioni indigenti.<br />

Nel 1964 i membri <strong>del</strong>l’associazione fanno proprio lo slogan <strong>del</strong>la prima<br />

conferenza UNCTAD (Commissione per <strong>il</strong> commercio e lo <strong>sv<strong>il</strong>uppo</strong> <strong>del</strong>le<br />

Nazioni Unite) “Trade not aid” (commercio, non aiuto), e si attivano per poter<br />

trovare sbocchi commerciali per i prodotti dei piccoli produttori con cui erano<br />

42


in contatto, tanto che nel 1967, SOS Wereldhan<strong>del</strong> diviene la prima centrale<br />

di importazione <strong>del</strong> CES. Il principio che spinse gli olandesi su questa strada<br />

fu <strong>il</strong> bisogno di Giustizia, valore che era estraneo ai rapporti commerciali<br />

tradizionali. Nel 1969 viene inaugurata la prima Bottega <strong>del</strong> Mondo ad<br />

Breukelen in Olanda e da li parte una fase di grande crescita per questo<br />

movimento che in soli due anni vede espandersi non solo in Olanda (120<br />

Botteghe aperte), ma anche in altri paesi europei quali Germania, Austria,<br />

Francia, Gran Bretagna, Svezia, Svizzera, Belgio. Nel 1994 gli sforzi <strong>del</strong><br />

movimento per <strong>il</strong> riconoscimento dei propri principi ed istanze sono stati<br />

legittimati dal Parlamento europeo con l'approvazione all'unanimità <strong>del</strong>la<br />

denominata "Risoluzione <strong>La</strong>nger", che riconosce nelle relazioni commerciali<br />

inique <strong>il</strong> fattore determinante <strong>del</strong>lo squ<strong>il</strong>ibrio strutturale tra <strong>il</strong> Nord e <strong>il</strong> Sud<br />

economico <strong>del</strong> pianeta, e inserisce organicamente nella sua politica di<br />

cooperazione e <strong>sv<strong>il</strong>uppo</strong> <strong>il</strong> "Fair Trade"(<strong>Commercio</strong> equo e solidale). In<br />

seguito l'europarlamento è tornato a più riprese ad occuparsi di commercio<br />

equo, come nel 1998, integrando ed ampliando i contenuti <strong>del</strong>la precedente<br />

risoluzione. Numerosi paesi europei hanno recepito nei loro ordinamenti le<br />

linee guide di questo lavoro, inserendo i principi <strong>del</strong>l'economia solidale tra gli<br />

strumenti di <strong>sv<strong>il</strong>uppo</strong> dei paesi svantaggiati.<br />

Solo agli inizi degli anni ’80 <strong>il</strong> CES trova spazio anche in Italia, forse per <strong>il</strong><br />

benessere di massa più recente, o per <strong>il</strong> riflessi coloniali meno r<strong>il</strong>evanti che in<br />

43


altri paesi, o per la cultura religioso-assistenzialistica <strong>del</strong> nostro paese.<br />

Comunque la prima esperienza italiana di CES, risale al 1979, quando la coop<br />

Sir John Ltd, di Morbegno, in provincia di Sondrio, avvia la vendita di<br />

prodotti in juta provenienti dal Bangladesh. In questo modo cominciano ad<br />

essere importate in Italia le prime 80 balle di tappeti di juta intrecciato, che di<br />

fronte alla difficoltà di vendita attraverso i canali commerciali ordinari,<br />

vengono venduti nelle fiere e tramite i gruppi di volontari. In seguito, nasce a<br />

Bressanone la prima bottega <strong>del</strong> mondo e a Bolzano nel 1985 sorge un<br />

negozio con la prima persona retribuita. Fu a Colonia, Germania, che gli<br />

operatori impegnati a vario titolo nel mondo <strong>del</strong> <strong>Commercio</strong> equo si<br />

incontrarono per la prima volta. <strong>La</strong> coop. Solidarità di Rovato, la Mag 3 di<br />

Padova, la Coap di Torino, L’Associazione Pace e <strong>sv<strong>il</strong>uppo</strong> di Montebelluna,<br />

Sir John e la Bottega di Bolzano, in questo incontro valutarono la possib<strong>il</strong>ità<br />

di coordinare le loro rispettive attività al fine di creare un’organizzazione di<br />

commercio equo ben strutturata sul mo<strong>del</strong>lo di quelle presenti negli altri paesi<br />

europei. Dopo quell’incontro la Mag3 fondò l’Associazione <strong>La</strong> Tortuga,<br />

ancora oggi operante, mentre dalla fine <strong>del</strong> 1987 vengono avviati una serie di<br />

incontri che nel 1988 portano alla fondazione <strong>del</strong>la CTM (Consorzio Terzo<br />

Mondo) prima centrale di importazione/distribuzione <strong>del</strong> commercio equo<br />

italiano. Di li a poco, negli anni 90, anche in Italia ci fu un grande <strong>sv<strong>il</strong>uppo</strong><br />

<strong>del</strong> settore <strong>del</strong> CES che ha determinato la nascita di diverse centrali di<br />

44


importazione (Libero Mondo, <strong>Commercio</strong> Alternativo, Roba <strong>del</strong>l’altro<br />

mondo, <strong>Equo</strong>land, ecc., cfr par. 5.) e migliaia di botteghe <strong>del</strong> mondo in tutta<br />

Italia.<br />

Negli ultimi tre anni sono stati aperti 100 nuovi punti vendita raggiungendo<br />

un numero totale di 437 nel 2003. Le ultime stime, a cura di Gpf & Associati,<br />

ci dicono che ben 12 m<strong>il</strong>ioni di italiani conoscono <strong>il</strong> commercio equo.<br />

Considerando che nel 2002 la stima era di 8 m<strong>il</strong>ioni, negli ultimi anni c’è<br />

stato un incremento <strong>del</strong> 50% di conoscenti <strong>il</strong> CES. , questo grazie alla qualità<br />

dei prodotti, <strong>il</strong> loro valore etico, e alla sensib<strong>il</strong>izzazione svolta sui cittadini sui<br />

temi di educazione alla mondialità, giustizia economica e pace. Anche le<br />

vendite ed i fatturati degli attori <strong>del</strong> CES sono in aumento tanto che nel 2003<br />

sono stati 7 m<strong>il</strong>ioni gli italiani che hanno acquistato prodotti equi (erano 3,7<br />

un anno prima) e circa 1 m<strong>il</strong>ione (<strong>il</strong> 15%) li compra abitualmente. Il 66% dei<br />

clienti <strong>del</strong> CES abita al Nord, dove la realtà è molto sv<strong>il</strong>uppata, ed è studente<br />

(17,3%), impiegato (15,6%), casalinga (13,8%), o operaio (13,7%). Infine<br />

importante è che i prodotti <strong>del</strong> CES a volte si trovano anche in alcuni<br />

supermercati (anche se in questo modo viene meno l’importante ruolo<br />

<strong>del</strong>l’informazione) tanto che se <strong>il</strong> 50% dei clienti si è rifornito nelle Botteghe<br />

<strong>del</strong> mondo, oltre <strong>il</strong> 35% ha acquistato prodotti equi nella grande distribuzione<br />

e <strong>il</strong> restante 22% in altri canali (fiere, banchetti, manifestazioni varie). Questi<br />

gli ultimi dati, ma sicuramente <strong>il</strong> CES è un settore che sta continuando a<br />

45


crescere, tanto che a Roma, sotto l’assenso <strong>del</strong> sindaco Veltroni, sono iniziati<br />

i lavori <strong>del</strong>la prima “città” <strong>del</strong>l’altra economia presso l’ex mattatoio<br />

comunale, segno che <strong>il</strong> mercato giusto è seguito e condiviso da sempre più<br />

persone.<br />

2.4 I Criteri <strong>del</strong> commercio equo e solidale<br />

Diversi sono i criteri concreti su cui <strong>il</strong> CES si fonda e che ogni soggetto che<br />

opera in esso deve rispettare per poter garantire al consumatore<br />

l’appartenenza di qualsiasi prodotto al cosiddetto marchio Fair Trade, (di cui<br />

si parlerà nel paragrafo 2.5.5) che assicura <strong>il</strong> rispetto dei seguenti principi e<br />

criteri.<br />

2.4.1 Il Prezzo equo<br />

Il prezzo equo è <strong>il</strong> prezzo che garantisce ai lavoratori di paesi <strong>del</strong> sud <strong>del</strong><br />

mondo ed in via di <strong>sv<strong>il</strong>uppo</strong> e alle loro famiglie <strong>il</strong> soddisfacimento dei propri<br />

bisogni essenziali ed un livello di vita dignitoso. Importante è che questo non<br />

viene stab<strong>il</strong>ito solo dal produttore o solo dall’importatore (come avviene nel<br />

commercio capitalistico tradizionale) ma emerge da un dialogo ed un accordo<br />

tra le due parti, questo, da una parte, per studiare e venire incontro alle<br />

esigenze dei produttori per la copertura dei vari costi (Materie prime, costo<br />

46


<strong>del</strong> lavoro sociale, retribuzione dignitosa), dall’altra, per vedere se <strong>il</strong> prezzo di<br />

vendita nei paesi importatori non sia eccessivo, in quanto bisogna considerare<br />

che al prezzo chiesto dal produttore si devono aggiungere i costi di trasporto,<br />

sdoganamento, imballaggio, retribuzione per l’importatore, per le botteghe al<br />

dettaglio. Si capisce allora come la decisione <strong>del</strong> prezzo sia di estrema<br />

importanza, che garantisca a tutti gli operatori una retribuzione dignitosa,<br />

assicurando cioè pari opportunità lavorative e salariali senza distinzione di<br />

sesso, età, condizione sociale, religione, convinzioni politiche. Nel rispetto di<br />

quanto appena detto l’organizzazione <strong>del</strong> CES cerca continuamente di ridurre<br />

<strong>il</strong> margine degli intermediari sul prezzo finale mediante importatori “leggeri”<br />

(negli ultimi 5 anni la percentuale <strong>del</strong> margine sul prezzo dei maggiori<br />

importatori italiani è sceso dal 26% al 18,5%) e la distribuzione diretta dei<br />

prodotti attraverso dettaglianti non profit (Botteghe <strong>del</strong> mondo o “world<br />

shops”) ( cfr par. 2.5.3) in modo da assicurare ai produttori locali ricavi più<br />

alti rispetto a quelli realizzati dai canali commerciali tradizionali. Infine <strong>il</strong><br />

prezzo equo è un prezzo stab<strong>il</strong>e, non soggetto agli sbalzi <strong>del</strong> mercato regolato<br />

dalle Borse (che fissano normalmente <strong>il</strong> prezzo <strong>del</strong>le materie prime e le sue<br />

osc<strong>il</strong>lazioni) e dalla speculazione finanziaria; è un prezzo di solito superiore o<br />

uguale anche ai prezzi stab<strong>il</strong>iti dagli organismi internazionali di commercio<br />

equo (cfr par. 5.6). Un esempio importante <strong>del</strong>la suddivisione dei costi di un<br />

prodotto e la differenza con in prodotto tradizionale è quella <strong>del</strong> caffè.<br />

47


Per <strong>il</strong> Caffè “miscela classica” di Ctm (Consorzio terzo mondo, importatore) i<br />

costi sono così suddivisi: 41,5% al produttore, 20,9% costi accessori<br />

(doganali, magazzino, trasporto, torrefazione, assicurazione,ecc.), 15,6%<br />

margine per l’importatore, 22,0% margine per le Botteghe <strong>del</strong> mondo; in<br />

nostro quotidiano caffè, invece, riserva: 3% ai contadini, 10% agli altri<br />

protagonisti <strong>del</strong> Sud, 87% ai protagonisti <strong>del</strong> Nord.<br />

2.4.2 <strong>La</strong> piena dignità <strong>del</strong> lavoro<br />

Questo criterio, come si legge dalla carta italiana dei criteri <strong>del</strong> CES, si<br />

propone di garantire a tutti condizioni di lavoro che rispettino i diritti dei<br />

lavoratori sanciti dalla convenzione <strong>del</strong>l’OIL (Organizzazione Internazionale<br />

<strong>del</strong> <strong>La</strong>voro). In particolare si parla di un ambiente di lavoro salubre, orari<br />

lavorativi accettab<strong>il</strong>i e la non discriminazione sul lavoro di alcuni gruppi <strong>del</strong>la<br />

popolazione come donne o disab<strong>il</strong>i.<br />

Dignità <strong>del</strong> lavoro, inoltre, significa non accettare, in assoluto, <strong>il</strong> ricorso allo<br />

sfruttamento <strong>del</strong> lavoro minor<strong>il</strong>e e non ricorrere al lavoro infant<strong>il</strong>e, agendo nel<br />

rispetto <strong>del</strong>la Convenzione Internazionale sui diritti <strong>del</strong>l’Infanzia.<br />

Proprio per portare avanti questo principio diversi sono gli strumenti (tra cui <strong>il</strong><br />

boicottaggio,di cui si parlerà specificatamente più avanti) usati per combattere<br />

le varie forme di ingiustizie lavorative di molte imprese multinazionali che<br />

basano la loro fase produttiva sullo sfruttamento <strong>del</strong>le materie prime, ma<br />

48


soprattutto <strong>del</strong>la manodopera, costringendo a volte i lavoratori a svolgere le<br />

proprie attività a condizioni pessime ed inumane. Inoltre <strong>il</strong> CES garantisce ai<br />

produttori <strong>del</strong>le relazioni durevoli in modo da dargli la possib<strong>il</strong>ità di<br />

progettare ed organizzare <strong>il</strong> proprio futuro e garantirgli un lavoro dignitoso.<br />

Infine per lo <strong>sv<strong>il</strong>uppo</strong> <strong>del</strong> CES molto si deve al gran numero di volontari<br />

spinti dalla propria coscienza sociale.<br />

2.4.3 <strong>La</strong> democrazia nel processo e nell’ambiente di lavoro<br />

Il problema <strong>del</strong>le strutture produttive attuali è che ormai non vige più la<br />

democrazia liberale, ma purtroppo anche <strong>il</strong> settore <strong>del</strong>le imprese è gestito<br />

dalla finanza e da un mo<strong>del</strong>lo organizzativo capitalistico ed imprenditoriale.<br />

Ecco perché per dare una risposta e combattere questa situazione <strong>il</strong> CES sposa<br />

<strong>il</strong> criterio <strong>del</strong>la democrazia garantendo che tutti i prodotti con <strong>il</strong> proprio<br />

marchio provengono da comunità, v<strong>il</strong>laggi, cooperative e artigiani attenti alla<br />

reale partecipazione alle decisioni di tutti i lavoratori all’interno <strong>del</strong>l’impresa<br />

produttrice, favorendo una loro responsab<strong>il</strong>izzazione ed un maggior<br />

coinvolgimento nell’attività produttiva (vedi par. 7). Inoltre molta attenzione<br />

è rivolta al limite massimo <strong>del</strong>le differenze retributive tra gruppi che<br />

ricoprono incarichi anche molto differenti all’interno <strong>del</strong>la struttura<br />

produttiva.<br />

49


2.4.4 Il microcredito (o prefinanziamento)<br />

Il microcredito è uno strumento di <strong>sv<strong>il</strong>uppo</strong> economico, che permette alle<br />

persone in situazione di povertà ed emarginazione di aver accesso a servizi<br />

finanziari. Secondo i dati <strong>del</strong>l’UNDP (<strong>il</strong> Programma di Sv<strong>il</strong>uppo <strong>del</strong>le<br />

Nazioni Unite), <strong>il</strong> 20% più ricco <strong>del</strong>la popolazione mondiale ottiene <strong>il</strong> 95%<br />

<strong>del</strong> credito complessivamente erogato nel mondo. Nei Paesi in via di<br />

<strong>sv<strong>il</strong>uppo</strong>, m<strong>il</strong>ioni di famiglie vivono con <strong>il</strong> reddito <strong>del</strong>le loro piccole attività<br />

economiche rurali ed urbane, nell’ambito di quella che è stata definita come<br />

economia informale. <strong>La</strong> difficoltà di accedere al prestito bancario, a causa<br />

<strong>del</strong>l’inadeguatezza o assenza di garanzie reali e <strong>del</strong>le dimensioni <strong>del</strong>le<br />

microattività, ritenute troppo ridotte dalle banche tradizionali, non consente<br />

alle microimprese e alle piccole realtà di sv<strong>il</strong>upparsi o di liberarsi dai forti<br />

vincoli <strong>del</strong>l’usura. I programmi di microcredito propongono soluzioni<br />

alternative per queste microattività economiche (agricolture, allevamento,<br />

produzione e commercio/servizi), pianificando l’erogazione di piccoli prestiti<br />

a microimprenditori o gruppi di questi che hanno forte necessità di risorse<br />

finanziarie, per avviare o sv<strong>il</strong>uppare progetti di auto-impiego. L’incremento di<br />

reddito che ne deriva porta a migliorare le condizioni di vita dei loro nuclei<br />

famigliari, determinando contemporaneamente un impatto significativo a<br />

livello comunitario. Avendo come target di riferimento i poveri, i programmi<br />

di microcredito molto spesso prevedono, oltre a servizi di carattere<br />

50


finanziario, anche una combinazione di servizi di supporto alla microimpresa,<br />

come: formazione tecnica e gestionale; creazione di reti commerciali;<br />

condizioni per la raccolta di risparmio. In modo più appropriato questi<br />

programmi assumono la denominazione di progetti di microfinanza. <strong>La</strong><br />

metodologia <strong>del</strong> microcredito rivoluziona <strong>il</strong> modo di pensare l’aiuto allo<br />

<strong>sv<strong>il</strong>uppo</strong> nei programmi di cooperazione internazionale. Si tratta infatti di uno<br />

strumento che stimola l’attività produttiva e la dignità <strong>del</strong>le persone a cui<br />

viene data una possib<strong>il</strong>ità di crescita che non viene regalata, ma “prestata”. Si<br />

abbandona in questo senso la logica <strong>del</strong> puro dono che tanti danni ha spesso<br />

recato quanto a conseguenze di forzati programmi assistenziali e di creazione<br />

di meccanismi di dipendenza. Quella che viene riconosciuta è la fiducia nella<br />

possib<strong>il</strong>ità <strong>del</strong>la persona: <strong>il</strong> credito prima ancora che monetario è fiducia al<br />

microimprenditore e al suo progetto. Lo <strong>sv<strong>il</strong>uppo</strong> economico viene sostenuto<br />

in questo <strong>caso</strong> attraverso la responsab<strong>il</strong>izzazione dei microimprenditori, come<br />

protagonisti e fautori <strong>del</strong>la propria crescita. Coloro che ricevono un prestito<br />

sono spinti a lavorare duramente per restituirlo: per loro è un occasione che,<br />

se fallisce, non si ripeterà fac<strong>il</strong>mente. Il tentativo di ogni progetto di<br />

microfinanza/microcredito è quello di creare le condizioni di sostenib<strong>il</strong>ità dei<br />

programmi e <strong>del</strong>le istituzioni che ne prendono parte, ovvero la loro piena<br />

indipendenza operativa da interventi finanziari esterni e la creazioni, quindi,<br />

<strong>del</strong>le condizioni per una continua e duratura operatività. Alla luce quindi di<br />

51


ciò, gli attori <strong>del</strong> CES si propongono come principio quello di pagare al<br />

piccolo produttore <strong>il</strong> 50% <strong>del</strong>la somma complessiva <strong>del</strong>l’ordine effettuato al<br />

momento <strong>del</strong>l’ordinazione, così che essi possano far fronte alle loro esigenze<br />

e, in molti casi, hanno la possib<strong>il</strong>ità di dare inizio ad un nuovo ciclo<br />

produttivo. Questo inoltre consente di non essere condizionati alle osc<strong>il</strong>lazioni<br />

dei mercati borsistici, di evitare le incertezze legate alle difficoltà di<br />

collocazione <strong>del</strong>le proprie merci e garantisce lo <strong>sv<strong>il</strong>uppo</strong> <strong>del</strong>le aree più rurali<br />

<strong>del</strong> Sud. Infine <strong>il</strong> saldo viene pagato appena la merce arriva nei magazzini<br />

degli importatori.<br />

2.4.5 <strong>La</strong> sostenib<strong>il</strong>ità ambientale<br />

Dagli studi fatti da esperti <strong>del</strong>l’ambiente si è giunti alla conclusione che se<br />

tutti consumassero come noi occidentali e appartenenti ai paesi occidentali ed<br />

industrializzati, <strong>il</strong> mondo non potrebbe sopravvivere. I danni provocati dal<br />

nostro tenore di vita (piogge acide, disboscamento, effetto serra, buco<br />

<strong>del</strong>l’ozono, desertificazione, ecc..) vengono pagati soprattutto dai popoli <strong>del</strong><br />

Sud <strong>del</strong> mondo. Ecco perché tra i criteri <strong>del</strong> CES troviamo anche la<br />

sostenib<strong>il</strong>ità ambientale che impone a tutti i protagonisti <strong>del</strong> CES ed invita<br />

tutti a rispettare l’ambiente e promuovere lo <strong>sv<strong>il</strong>uppo</strong> sostenib<strong>il</strong>e in tutte le<br />

fasi <strong>del</strong>la produzione e <strong>del</strong>la commercializzazione, priv<strong>il</strong>egiando e<br />

52


promuovendo produzioni biologiche, uso dei materiali riciclab<strong>il</strong>i, e processi<br />

produttivi e distributivi a basso impatto ambientale. Sempre più pubblicizzata<br />

in questo contesto è la teoria <strong>del</strong>le “4 R” <strong>del</strong> CES:<br />

1) RIDURRE, ossia badare all’essenziale evitando <strong>il</strong> superfluo; Chiediamoci<br />

ogni volta se ciò che stiamo comprando serve a soddisfare un bisogno vero o<br />

un bisogno indotto da un condizionamento. Abituiamoci cioè a distinguere tra<br />

prodotti ut<strong>il</strong>i e prodotti inut<strong>il</strong>i. Rispetto ai prodotti ut<strong>il</strong>i si pone un problema di<br />

quantità. Spesso mangiamo troppo e buttiamo via troppi avanzi, oppure<br />

accumuliamo troppi vestiti, oppure sprechiamo inut<strong>il</strong>mente risorse.<br />

Naturalmente non dobbiamo limitarci a rivedere i nostri consumi privati, ma<br />

anche quelli collettivi perché tra questi ce ne sono di dannosi e superflui. Ad<br />

esempio dovremmo eliminare gli armamenti, dovremmo sprecare meno<br />

energia per l'<strong>il</strong>luminazione <strong>del</strong>le città, dovremmo costruire meno strade. <strong>La</strong><br />

sfida che ci attende è quella di saper riconoscere i bisogni fondamentali e di<br />

saperli garantire a tutti pur disponendo di meno.<br />

2) RECUPERARE, cioè riciclare tutto ciò che può essere rigenerato; Le<br />

risorse <strong>del</strong>la Terra non sono infinite. Ad esempio abbiamo ancora riserve di<br />

rame per 35 anni, e riserve di zinco e piombo per 20 anni. Un modo per<br />

evitare l’esaurirsi <strong>del</strong>le risorse è <strong>il</strong> riciclaggio. Oggi si possono riciclare<br />

materie come <strong>il</strong> ferro, l’alluminio, la carta, <strong>il</strong> vetro, <strong>il</strong> materiale organico.<br />

53


Tuttavia solo una bassa percentuale di questi materiali è realmente riciclata.<br />

Ciò a causa <strong>del</strong>la scarsa convenienza <strong>del</strong>le imprese e a causa <strong>del</strong>la mancanza<br />

di abitudine a differenziare i rifiuti. <strong>La</strong> società dei consumi ci ha abituati a<br />

buttare via la roba quando è ancora ut<strong>il</strong>izzab<strong>il</strong>e solo perché non è più “di<br />

moda”. Ma per praticare la sobrietà dobbiamo liberarci da questi<br />

condizionamenti. <strong>La</strong> cultura <strong>del</strong> riut<strong>il</strong>izzo deve ripercuotersi anche sulle<br />

imprese che devono smettere di offrirci prodotti in confezioni abbondanti e<br />

monouso che oltre a sprecare risorse generano enormi quantità di rifiuti. Noi<br />

possiamo indurre le imprese a scelte diverse priv<strong>il</strong>egiando prodotti con<br />

confezioni leggere e materiale riciclato.<br />

3) RIPARARE, cioè non buttare indistintamente gli oggetti danneggiati;<br />

Nel Sud <strong>del</strong> mondo riparare è una cosa normale e lo era anche da noi ai tempi<br />

dei nostri padri. Oggi invece è sempre più diffic<strong>il</strong>e perché gli oggetti non sono<br />

costruiti per essere riparati ma per essere sostituiti. Ma noi sforziamoci di<br />

comprare prodotti resistenti e proviamo a riparare qualunque cosa sia<br />

possib<strong>il</strong>e: dall’auto alla bicicletta ai vestiti. Così facendo possiamo creare<br />

localmente <strong>del</strong>l’occupazione che non può essere messa in pericolo dalle<br />

multinazionali. Del resto, se impariamo ad aggiustarci le cose da soli<br />

diventeremo più padroni <strong>del</strong>la nostra vita.<br />

54


4) RISPETTARE, la natura ha bisogno di essere rispettata, è lei che ci da<br />

la vita, l’ossigeno, l’aria e noi non possiamo soltanto abusarne e<br />

fruttarla solo a nostro piacimento ed interesse.<br />

2.4.6 L’investimento in beni pubblici locali<br />

L’applicazione di questo principio di solidarietà da priorità a progetti nei quali<br />

<strong>il</strong> surplus ricavato dai produttori locali, grazie ai maggiori introiti derivanti<br />

dallo scambio equo e solidale, deve essere destinato a investimenti che<br />

incrementano la produzione di beni pubblici locali di r<strong>il</strong>evante impatto sociale<br />

a beneficio di tutta la comunità (per esempio scuole, ospedali, miglioramento<br />

<strong>del</strong>le condizioni e <strong>del</strong>le tecnologie sul lavoro, formazione, ecc.)<br />

2.4.7 <strong>La</strong> trasparenza<br />

Il criterio <strong>del</strong>la trasparenza implica che <strong>il</strong> consumatore sia consapevole ed<br />

informato in toto sulla destinazione di ogni componente <strong>del</strong> prezzo pagato per<br />

ogni prodotto. Esso prevede di garantire un flusso di informazioni<br />

multidirezionale che consenta di conoscere le modalità di lavoro, le strategie<br />

politiche e commerciali ed <strong>il</strong> contesto socio-economico di ogni<br />

organizzazione. <strong>La</strong> maggior parte, infatti, dei prodotti equi, sono<br />

accompagnati da schede che , in dettaglio, riportano la composizione <strong>del</strong>le<br />

diverse voci di spesa che vanno a comporre <strong>il</strong> loro costo finale (costi di<br />

55


trasporto, margine per l’importatore, percentuale <strong>del</strong> produttore, prezzi FOB,<br />

costi di dogana, margine per le BdM, ecc.,cfr par. 3.4.4). Proprio per<br />

rispondere a questo criterio tutti i prodotti devono contenere tutti i dati<br />

reperib<strong>il</strong>i sul prezzo, sui costi di produzione e sulle caratteristiche nutrizionali<br />

<strong>del</strong> prodotto stesso.<br />

2.4.8 L’informazione<br />

Infine di fondamentale importanza è che <strong>il</strong> CES non si basa solo sulla vendita<br />

dei prodotti, ma dà largo spazio all’informazione sulla storia che dietro ogni<br />

prodotto c’è, in modo da far capire, conoscere e riflettere i consumatori su<br />

come è strutturato <strong>il</strong> mercato <strong>del</strong> CES rispetto a quello tradizionale, e cercare<br />

di eliminare le ingiustizie mondiali per dare invece sempre più campo<br />

all’interculturalità e la convivialità <strong>del</strong>le differenze. Da qui nasce tutta la<br />

campagna di informazione <strong>del</strong> CES, importantissima non meno <strong>del</strong>le vendite,<br />

con lo slogan:”Vuoi cambiare <strong>il</strong> mondo? Comincia da un caffè!”.<br />

2.5 Gli attori <strong>del</strong> commercio equo e solidale<br />

Attualmente a sostenere la catena di coscienza <strong>del</strong> CES, concorrono<br />

principalmente cinque attori: i produttori, le centrali di importazioni, le<br />

Botteghe <strong>del</strong> mondo, i consumatori e i marchi di garanzia.<br />

56


2.5.1 I Produttori<br />

Rappresentano la base e al tempo stesso l’arrivo <strong>del</strong> CES, perché è da loro che<br />

tutti i prodotti, beni e alimenti provengono, ed è a loro che i benefici <strong>del</strong> CES<br />

sono indirizzati. Essi sono tutti gli agricoltori, artigiani, cooperative <strong>del</strong> sud<br />

<strong>del</strong> mondo, in particolare <strong>del</strong>l’Asia, <strong>del</strong>l’Africa e <strong>del</strong>l’America <strong>La</strong>tina, alla<br />

ricerca di percorsi originali per <strong>il</strong> loro <strong>sv<strong>il</strong>uppo</strong>. Ogni produttore che collabora<br />

con <strong>il</strong> mercato equo, naturalmente, condivide i principi sanciti dalla Carta dei<br />

criteri e deve cercare di evitare una dipendenza economica verso<br />

l’esportazione e a scapito <strong>del</strong>la produzione per <strong>il</strong> mercato locale evitando allo<br />

stesso tempo di esportare materie prime scarseggianti o prodotti con esse<br />

realizzati. Diverse sono le tipologie di rappresentanza (di produttori), tanto<br />

che è importante precisare che non esiste una figura ideale di organizzazione<br />

in grado di inglobare in maniera efficace tutte le esperienze. Infatti, anche in<br />

ambiti geografici apparentemente omogenei, la stessa tipologia di struttura-<br />

cooperativa, associazione, comunità- non esprime <strong>il</strong> medesimo significato in<br />

tutti i luoghi, in quanto i contesti sociali e culturali in cui operano i produttori<br />

cambiano enormemente. Le categorie generiche, quindi, devono essere<br />

integrate e corrette con la nutrita serie di dati ed osservazioni provenienti dalle<br />

specifiche realtà. Tuttavia le principali modalità di organizzazione dei<br />

produttori sono: le cooperative e le associazioni, che esprimono,<br />

generalmente, le forme strutturate in maniera più definita, inquadrab<strong>il</strong>i anche<br />

57


in termini di legge, individuando più fac<strong>il</strong>mente gli organi specifici di<br />

rappresentanza per avviare percorsi di conoscenza e valutazione, anche se a<br />

volte dietro queste modalità di organizzazione, possono nascondersi realtà che<br />

esprimono cose ben diverse dalle sigle che le rappresentano; le comunità, che<br />

rappresentano strutture “leggere”, poco definite, ma anche forme precise,<br />

addirittura riconosciute dalla legge (come la “Comunidad Campesina” in<br />

Perù); i coordinamenti, che si riferiscono a gruppi di produttori che intendono<br />

condividere solo attività tecniche (consulenze, immagazzinamento,<br />

export,ecc.); le ONG locali, che possono rappresentare i produttori a vario<br />

titolo, ma che in molte circostanze le loro funzioni sono principalmente di<br />

supporto e coordinamento tecnico e non di rappresentanza vera e propria; le<br />

imprese private, che entrano nel circuito <strong>del</strong> CES, svolgono un ruolo di<br />

assistenza e coordinamento finalizzati all’export e alla commercializzazione;<br />

le organizzazioni misti che sono notevolmente articolate e che nel loro<br />

interno, per le diverse attività, presentano diverse cooperative o associazione,<br />

organizzando tutta la gestione generale coinvolgendo tutti i gruppi e settori di<br />

lavoro.<br />

2.5.2 Le centrali di importazione<br />

Le centrali di importazione (ATO’s, Alternative Trade Organizations) curano<br />

<strong>il</strong> rapporto con i produttori, l’importazione e la diffusione dei prodotti presso i<br />

58


punti vendita. Le principali centrali di importazione italiana sono localizzate<br />

tutte al nord dove l’idea <strong>del</strong> CES è molto più sv<strong>il</strong>uppata rispetto al centro sud<br />

<strong>del</strong> nostro paese.<br />

Ctm (Consorzio Terzo Mondo) è stata la prima centrale italiana ad iniziare <strong>il</strong><br />

mercato equo nel 1989, costituendosi come una società in nome collettivo,<br />

con sede a Bolzano, basandosi sui mo<strong>del</strong>li <strong>del</strong>le esperienze austriache e<br />

tedesche. Negli ultimi anni ha incrementato <strong>il</strong> suo fatturato <strong>del</strong> 50% tra <strong>il</strong><br />

2001 e <strong>il</strong> 2003 raggiungendo la quota di trentadue m<strong>il</strong>ioni di euro, ottanta<br />

dipendenti e centocinquanta partner di quaranta paesi <strong>del</strong> sud <strong>del</strong> mondo. Ctm<br />

è un consorzio di centoventisei Botteghe <strong>del</strong> Mondo fra cooperative e<br />

associazioni che gestiscono duecentocinquanta punti vendita. Sostiene un<br />

mo<strong>del</strong>lo di cooperazione integrata, con l’obiettivo di battere su tutti i tasti <strong>del</strong><br />

CES: reti, servizi e prodotti. Importante è la spinta di Ctm alla formazione e<br />

sul personale, tanto che più di venti botteghe socie di Ctm si sono trasformate<br />

in altrettanti sportelli di finanza etica.<br />

Altro importatore protagonista <strong>del</strong> “boom” <strong>del</strong> CES in Italia è <strong>Commercio</strong><br />

Alternativo che vede una struttura composta da sessanta soci e ben trentadue<br />

persone retribuite ed un fatturato di 4,39 m<strong>il</strong>ioni di euro con la tendenza a<br />

crescere. Circa trem<strong>il</strong>atrecento sono i prodotti distribuiti in tutte le botteghe<br />

<strong>del</strong> mondo d’Italia. Nasce nel 1992 per iniziativa di Ferrara Terzo Mondo, già<br />

socia di Ctm. <strong>La</strong> centrale di Ferrara pone grande attenzione al<br />

59


confezionamento e ha lanciato un progetto di qualità e segue una politica<br />

commerciale competitiva finalizzata ad abbassare i prezzi di vendita: è<br />

presente nella grande distribuzioni (Conad, Bombardini, Coop).<br />

Pluralità di idee, soggetti e modi di concepire <strong>il</strong> CES,poi, hanno portato alla<br />

creazione di altre centrali di importazione come Ravinala di Reggio Em<strong>il</strong>ia,<br />

che dal 1987 opera esclusivamente con <strong>il</strong> Madacascar e ha contatti con 150<br />

gruppi locali (nuclei fam<strong>il</strong>iari o di quartiere) con l’obiettivo di realizzare un<br />

consorzio nazionale <strong>del</strong>le associazioni artigianali aderenti al CES.<br />

Le centrali italiane più piccole,poi, hanno rapporti più diretti e continui con i<br />

partner <strong>del</strong> sud. Una di esse è Roba <strong>del</strong>l’Altro mondo, cooperativa con base a<br />

Rapallo, dove espone i suoi prodotti in un edificio a due piani e che è passata<br />

da un fatturato di duecentocinquantam<strong>il</strong>a euro a seicentocinquanta m<strong>il</strong>a euro<br />

tra <strong>il</strong> 1999 al 2002. Roba importa per adesso solo artigianato e sta<br />

sv<strong>il</strong>uppando <strong>il</strong> settore dei mob<strong>il</strong>i allestendo in sede un mob<strong>il</strong>ificio per l’arredo<br />

completo di case ed uffici.<br />

Anche <strong>Equo</strong>land, nata nel 1995 a Firenze ed <strong>Equo</strong>mercato di Cantù, sorta nel<br />

1993 hanno aumentato i loro fatturati negli ultimi anni addirittura<br />

raddoppiandoli o triplicandoli raggiungendo rispettivamente un fatturato di un<br />

m<strong>il</strong>ione e settecentocinquantam<strong>il</strong>a euro la prima e ottocentocinquantam<strong>il</strong>a<br />

euro la seconda.<br />

60


2.5.2.1 Libero Mondo: cooperativa equo, solidale e sociale<br />

Infine, esperienza unica in questo campo è quella di Libero Mondo<br />

(cooperativa con la quale <strong>il</strong> sottoscritto collabora per lo studio e la<br />

sperimentazione <strong>del</strong> progetto sul CES <strong>del</strong>la Casamansa-Senegal, cfr Capitolo<br />

3), nata nel maggio <strong>del</strong> 1997, è una cooperativa sociale di tipo B ed è senza<br />

fini di lucro. Essa propone un <strong>Commercio</strong> <strong>Equo</strong> e <strong>Solidale</strong> e Sociale.<br />

<strong>Commercio</strong> <strong>Equo</strong> e <strong>Solidale</strong> per favorire ed avviare reali processi di<br />

affrancamento dal sotto<strong>sv<strong>il</strong>uppo</strong> economico e sociale dei paesi e <strong>del</strong>le<br />

popolazioni <strong>del</strong> Sud <strong>del</strong> mondo. A tale scopo Libero Mondo instaura rapporti<br />

commerciali con piccoli produttori autogestionari <strong>del</strong>l’Asia, <strong>del</strong>l’Africa e<br />

<strong>del</strong>l'America <strong>La</strong>tina, preferib<strong>il</strong>mente con gruppi e cooperative nascenti o in<br />

difficoltà; Sociale per intervenire anche nelle situazioni di disagio locali,<br />

cercando di offrire una concreta possib<strong>il</strong>ità di lavoro a persone escluse dai<br />

normali circuiti di impiego.<br />

Vogliamo che <strong>il</strong> commercio sia equo e solidale anche nella fase <strong>del</strong>la<br />

trasformazione dei prodotti, ci dice un responsab<strong>il</strong>e <strong>del</strong>la cooperativa, per cui<br />

Libero Mondo ha attivato al suo interno due laboratori di produzione, uno di<br />

pasticceria e uno di pasta, dove lavorano anche persone svantaggiate assunte<br />

come definito dalla legge n. 381 <strong>del</strong> 8/11/1991, e in inserimento lavorativo<br />

tramite la collaborazione con l’ASL <strong>del</strong> luogo.<br />

61


Il fatturato <strong>del</strong>la cooperativa è sempre più aumentato dando la possib<strong>il</strong>ità di<br />

raggiungere una quota di dodici soci retribuiti (di cui 4 svantaggiati) ed un<br />

amministratore a compenso.<br />

Fatturato esercizio 1998: € 122.229<br />

Fatturato esercizio 1999: € 295.629 % incremento: 141.86<br />

Fatturato esercizio 2000: € 565.626 % incremento: 91.33<br />

Fatturato esercizio 2001: € 1.025.705 % incremento: 81.34<br />

Fatturato esercizio 2002: € 1.556.304 % incremento: 51.73<br />

Fatturato esercizio 2003: € 2.528.271 % incremento: 62.30<br />

Fatturato esercizio 2004: € 2.842.304 % incremento: 12.47<br />

Di seguito vengono riportati i grafici <strong>del</strong>l’incremento <strong>del</strong> fatturato da 1998 al<br />

2004 (Grafico 1) con riferimento ai dati soprastanti, <strong>del</strong>la distribuzione <strong>del</strong><br />

fatturato mens<strong>il</strong>e nel triennio 2002-2004 (Grafico 2) e <strong>del</strong>la divisione <strong>del</strong><br />

fatturato tra artigianato ed alimentare nel triennio 2002-2004 (Grafico 3),<br />

seguiti dalle tabelle 6 e 7 che presentano la distribuzione <strong>del</strong> fatturato per<br />

regione nell’ultimo triennio (tab. 6) e la ripartizione <strong>del</strong>lo stesso fatturato per<br />

mese con la relativa percentuale di incremento negli ultimi tre anni (tab. 7).<br />

62


3000000<br />

2500000<br />

2000000<br />

1500000<br />

1000000<br />

500000<br />

0<br />

fatturato dal 1998 al 2004<br />

1 2 3 4 5 6 7<br />

Grafico 1 – Fonte:Coop. Libero Mondo- Febbraio 2005<br />

distribuzione fatturato mens<strong>il</strong>e nel triennio 02-04<br />

700.000<br />

600.000<br />

500.000<br />

400.000<br />

300.000<br />

200.000<br />

100.000<br />

-<br />

Grafico 2 – Fonte:Coop. Libero Mondo- Febbraio 2005<br />

gennaio<br />

febbraio<br />

marzo<br />

apr<strong>il</strong>e<br />

maggio<br />

giugno<br />

luglio<br />

agosto<br />

settembre<br />

ottobre<br />

novembre<br />

dicembre<br />

2004<br />

2003<br />

2002<br />

63


2.500.000<br />

2.000.000<br />

1.500.000<br />

1.000.000<br />

500.000<br />

-<br />

fatturato alimentari e artigianato nel triennio<br />

Grafico 3 – Fonte:Coop. Libero Mondo- Febbraio 2005<br />

2004 2003 2002<br />

alimentare *<br />

artigianato<br />

Fatturato per regioni nel triennio ’02-‘04<br />

Regione 2002 2003 2004<br />

Lombardia 416.31 795.502 862.821<br />

Piemonte 370.645 486.451 498.861<br />

Em<strong>il</strong>ia Romagna 250.655 416.188 316.003<br />

Veneto 54.520 176.284 274.813<br />

<strong>La</strong>zio 51.779 152.730 220.567<br />

Toscana 31.767 104.606 99.746<br />

Sic<strong>il</strong>ia 24.314 44.129 30.365<br />

Puglia 17.342 42.887 40.518<br />

Abruzzo 16.971 18.485 36.535<br />

Sardegna 14.184 31.260 58.320<br />

Liguria 12.969 32.726 52.103<br />

Friuli V. Giulia 8.989 23.037 73.420<br />

Marche 8.739 25.152 11.728<br />

Campania 7.287 32.936 30.333<br />

Umbria 3.805 3.954 1.172<br />

Valle d’Aosta 3.306 13.981 12.849<br />

Trentino alto A. 852 38.842 55.828<br />

Tabella 6 - Fonte Coop. Libero Mondo – Febbraio 2005<br />

64


Fatturato per mese e relativa percentuale di incremento nel triennio ’02-<br />

‘04<br />

Mese 2004 2003 2002 Incremento<br />

% ‘04<br />

Incremento<br />

% ‘03<br />

Incremento<br />

% ‘02<br />

Gennaio 115.312 146.736. 81.310 5.46 5.81 5.24<br />

Febbraio 198.999 148.816 50.019 7.00 5.89 3.22<br />

Marzo 269.832 181.560 120.715 9.49 7.19 7.77<br />

Apr<strong>il</strong>e 138.081 135.995 99.087 4.86 5.38 6.38<br />

Maggio 118.675 111.740 75.904 4.18 4.42 4.89<br />

Giugno 178.712 117.055 84.957 6.29 4.63 5.47<br />

Luglio 98.812 84.135 48.083 3.48 3.33 3.10<br />

Agosto 73.163 80.859 75.036 2.57 3.20 4.83<br />

Settembre 312.112 255.734 183.614 10.98 10.12 1.82<br />

Ottobre 393.518 461.245 240.624 13.85 18.26 15.49<br />

Novembre 595.635 478.455 310.222 20.96 18.51 19.97<br />

Dicembre 310.698 325.941 183.494 10.93 13.25 11.81<br />

Tabella 7 – Fonte: Coop. Libero Mondo- Febbraio 2005<br />

Libero Mondo acquista direttamente da circa 30 paesi <strong>del</strong> sud <strong>del</strong> mondo e 80<br />

organismi di produttori. Come detto sopra è l’unica cooperativa che lavora<br />

anche nel sociale ed è organizzata in diversi laboratori che danno lavoro a<br />

persone disab<strong>il</strong>i.<br />

Il laboratorio di pasticceria, dove vengono prodotti 6 tipi di biscotti con<br />

ingredienti <strong>del</strong> commercio equo e solidale (zucchero di canna, miele, cacao,<br />

cioccolato, the) e farina biologica.<br />

E' <strong>il</strong> primo laboratorio di produzione nato a fine <strong>del</strong> 1998 con l’obiettivo di<br />

riuscire a creare un ciclo di commercio equo e solidale completo, ossia <strong>il</strong><br />

riuscire a fare alcune lavorazioni con ingredienti <strong>del</strong> commercio equo in una<br />

cooperativa sociale e non in un’azienda tradizionale.<br />

65


E’ un tentativo nuovo in Italia (e a quanto sappiamo anche in Europa) di cui la<br />

cooperativa è fiera, nonostante le notevoli difficoltà e gli investimenti che ha<br />

dovuto sostenere.<br />

Le quantità prodotte sono ancora minime (60.000 pacchetti nel 2000/2001,<br />

con un aumento <strong>del</strong> 43%), ma la qualità <strong>del</strong> prodotto e <strong>del</strong> progetto viene<br />

riconosciuta e appoggiata da moltissime botteghe <strong>del</strong> mondo in Italia.<br />

Attualmente in questo laboratorio lavorano due soci normodotati e tre soci<br />

svantaggiati.<br />

Il laboratorio di pasta biologica e con aromi <strong>del</strong> commercio equo e solidale<br />

(peperoncino, origano e funghi) è organizzato come quello <strong>del</strong>la pasticceria.<br />

<strong>La</strong> volontà da parte di LiberoMondo di incrementare le attività con cui dare<br />

possib<strong>il</strong>ità di impiego a soggetti svantaggiati e quella di aumentare la propria<br />

gamma di prodotti si è anche concretizzata con la nascita di questo laboratorio<br />

<strong>del</strong>la pasta.<br />

<strong>La</strong> scelta di questo prodotto è frutto di una piccola ricerca di mercato,<br />

nell’ambito dei nostri clienti abituali, che ha evidenziato la carenza di prodotti<br />

di prima necessità e di uso quotidiano, come la pasta, fra quelli <strong>del</strong> CES.<br />

Grazie anche alla collaborazione con l’associazione Raggio Verde di Cossato<br />

(Biella), che, condividendo le nostre finalità e metodologie, ha deciso di<br />

sostenere e promuovere questo progetto, è stato quindi realizzato nell’anno<br />

2000 <strong>il</strong> laboratorio di pasta con <strong>il</strong> lancio sul mercato di una serie di tre formati<br />

66


di “pasta di semola di grano duro essiccata” con quattro tipi ciascuno:<br />

Tagliatelle, Caserecce e Riccioli con germe di grano (biologica), ai funghi<br />

(importati dall’Ecuador), al peperoncino ed all’origano (importati dal<br />

Paraguay). <strong>La</strong> scelta <strong>del</strong>la semola si è ovviamente orientata verso quella da<br />

agricoltura biologica (quella con germe di grano è poi macinata a pietra).<br />

Infine Libero Mondo è una cooperativa che fa informazione e<br />

sensib<strong>il</strong>izzazione attraverso:<br />

-progetto “Scambio è Incontro” in collaborazione con l’Associazione<br />

Tsèdaqua e l’Organizzazione Non Governativa V.I.S<br />

- collaborazioni per tesi di laurea in Economia e <strong>Commercio</strong>, Giurisprudenza,<br />

Agraria, Scienze Politiche… sul commercio equo e solidale;<br />

- incontri, conferenze e relazioni con gruppi e botteghe;<br />

- schede informative dei prodotti alimentari e artigianali;<br />

- bollettino interno LiberoMondoInforma;<br />

L’Associazione Tsedaqua, socia di LiberoMondo, gestisce inoltre un Centro<br />

di documentazione che si occupa di nonviolenza, obiezione di coscienza,<br />

disagio giovan<strong>il</strong>e, problematiche minor<strong>il</strong>i, economia alternativa, commercio<br />

equo e solidale, <strong>sv<strong>il</strong>uppo</strong> sostenib<strong>il</strong>e, problemi ambientali, diritti umani,<br />

interculturalità e didattica applicata su questi temi. Organizza Assemblee di<br />

67


Istituto, elabora progetti didattici e incontri nelle scuole. Gestisce una<br />

biblioteca con più di 1.500 volumi.<br />

2.5.3 Le Botteghe <strong>del</strong> Mondo<br />

Le botteghe <strong>del</strong> mondo sono organizzazioni di distribuzione al dettaglio dei<br />

prodotti <strong>del</strong> commercio equo. Esse fungono da distributori ultimi dei prodotti,<br />

ma anche come punti che curano attività di controinformazione,<br />

sensib<strong>il</strong>izzazione e promozione culturale <strong>del</strong> consumo responsab<strong>il</strong>e. Ogni<br />

bottega è luogo di incontro e confronto, è, dice ancora Padre Alex Zanotelli,<br />

un punto fisso, alle cui spalle c’è una comunità, un’associazione, una<br />

cooperativa in movimento e continua riflessione. Molte infatti sono le<br />

iniziative che, di volta in volta, vengono proposte, tutte in sintonia con gli<br />

obiettivi <strong>del</strong> CES e i criteri sanciti dalla carta. Tra le direttive <strong>del</strong>la carta<br />

importanti sono: sostenere le campagne di sensib<strong>il</strong>izzazione e pressione,<br />

condotte a livello nazionale ed internazionale, volte a realizzare gli obiettivi<br />

<strong>del</strong> CES; commerciare prevalentemente i prodotti <strong>del</strong> commercio equo o<br />

scegliere fornitori esterni al circuito fra quelli organizzati in strutture no-<br />

profit, con finalità sociali e con gestione trasparente;fornire ai consumatori<br />

tutto <strong>il</strong> materiale informativo disponib<strong>il</strong>e, comprese le schede <strong>del</strong> prezzo<br />

trasparente; essere senza fini di lucro; inserire, appena possib<strong>il</strong>e, personale<br />

68


stipendiato nella struttura, proprio perché <strong>il</strong> CES non è una beneficenza ma è<br />

un commercio giusto;valorizzare e formare i volontari e garantirgli la<br />

partecipazione ai processi decisionali. Infine le Botteghe <strong>del</strong> mondo hanno la<br />

possib<strong>il</strong>ità di avviare e mantenere contatti con esperienze marginali di<br />

auto<strong>sv<strong>il</strong>uppo</strong>, sia in loco che nei paesi sottosv<strong>il</strong>uppati, tramite scambio<br />

epistolare, diffusione di informazioni ai clienti, commercializzazione dei<br />

prodotti, viaggi, ecc., in modo da permettere la conoscenza di nuovi luoghi,<br />

persone, modalità di vita e produzione.<br />

Oltre le botteghe <strong>del</strong> mondo ci sono altri canali distributivi dei prodotti <strong>del</strong><br />

CES: vendita nei supermercati, gruppi di acquisto, promotori alle dipendenze<br />

dirette <strong>del</strong>le centrali di importazione che stipulano contratti di fornitura con<br />

associazioni, comunità, ecc.<br />

2.5.4 I Consumatori<br />

Questa è la categoria a noi più vicina. Infatti è qui che rientrano tutti coloro<br />

che scelgono di acquistare i prodotti <strong>del</strong> CES. Importante è essere consapevoli<br />

che la scelta di un prodotto rispetto ad un altro può influenzare le decisioni<br />

<strong>del</strong>le aziende. Basta poco, infatti, per far capire alle imprese quali sono i<br />

comportamenti che si approvano e quelli che si condannano; basta un calo<br />

<strong>del</strong>le vendite appena dal 2% al 5% per far riflettere le aziende sui loro<br />

comportamenti e i principi da portare avanti.<br />

69


Ecco perché <strong>il</strong> ruolo <strong>del</strong> consumatore non deve essere sottovalutato e perché<br />

ogni singolo acquisto può trasformarsi in un’operazione di giustizia e<br />

responsab<strong>il</strong>ità.<br />

2.5.5 I Marchi di Garanzia<br />

I marchi di garanzia servono per certificare che i prodotti possano appartenere<br />

al circuito <strong>del</strong> CES e possano essere venduti nelle botteghe <strong>del</strong> mondo e nella<br />

grande distribuzione. Tre sono le principali organizzazioni che hanno <strong>il</strong><br />

compito di certificare e controllare l’eticità dei produttori dai quali si possono<br />

importare merci <strong>del</strong> CES: Fair Trade Mark, TransFair, Max Havelaar. Queste<br />

organizzazioni, quindi, non si occupano di commercializzare, ma solo di<br />

stab<strong>il</strong>ire i criteri <strong>del</strong> CES, fissare i prezzi da pagare ai consumatori, concedere<br />

<strong>il</strong> marchio di garanzia ai prodotti.<br />

TransFair Italia è l’unico interlocutore nel nostro paesi per tutti i partners<br />

commerciali che vogliono distribuire merce <strong>del</strong> mercato equo, garantiti dal<br />

marchio TransFair.<br />

2.5.6 Altri attori<br />

Importante è vedere come <strong>il</strong> CES non è un’organizzazione prettamente<br />

nazionale, ma esso si struttura anche in organi europei ed internazionali,<br />

70


proprio per far sentire sempre più forte l’idea <strong>del</strong> giusto mercato e i principi<br />

stab<strong>il</strong>iti. Tra i più importanti ci sono:<br />

L’Associazione “Assemblea Generale Italiana <strong>del</strong> <strong>Commercio</strong> <strong>Equo</strong> e<br />

<strong>Solidale</strong>” (AGICES) che nasce dalla volontà di cooperazione <strong>del</strong>le<br />

organizzazioni italiane no-profit che in essa si riconoscono e che, dalla fine<br />

degli anni ’80 in poi, hanno introdotto e sv<strong>il</strong>uppato nel nostro Paese <strong>il</strong><br />

<strong>Commercio</strong> <strong>Equo</strong> e <strong>Solidale</strong> (CES)<br />

L’Associazione Assemblea Generale Italiana <strong>del</strong> <strong>Commercio</strong> <strong>Equo</strong> e <strong>Solidale</strong>,<br />

pertanto, è depositaria <strong>del</strong>la Carta Italiana dei Criteri <strong>del</strong> <strong>Commercio</strong> <strong>Equo</strong> e<br />

<strong>Solidale</strong> ed è sua responsab<strong>il</strong>ità gestirla, modificarla e controllarne <strong>il</strong> rispetto<br />

da parte dei soci.<br />

L’Associazione si richiama ai valori <strong>del</strong>la giustizia, dei diritti umani, <strong>del</strong>la<br />

pace e <strong>del</strong>la nonviolenza, patrimonio antico e condiviso dal movimento <strong>del</strong><br />

CES, e pone l’affermazione di questi stessi valori non solo come fine <strong>del</strong>la<br />

propria azione, ma anche alla base <strong>del</strong> proprio st<strong>il</strong>e di lavoro. <strong>La</strong> nascita<br />

<strong>del</strong>l’Associazione, attraverso la costituzione <strong>del</strong> “Registro Italiano <strong>del</strong>le<br />

Organizzazioni di <strong>Commercio</strong> <strong>Equo</strong> e <strong>Solidale</strong>” (RIOCES), permette di<br />

raggiungere l’obiettivo comune di individuare standard di azione concreti e<br />

verificab<strong>il</strong>i, che rappresentino la trasposizione operativa dei principi generali<br />

contenuti nella Carta dei Criteri.<br />

71


EFTA (European Fair Trade Association): riunisce le principali<br />

organizzazioni europee di commercio equo (12 membri in rappresentanza di 9<br />

paesi). Svolge attività di scambio di informazioni che riguardino i produttori e<br />

progetti di cooperazione e di coordinamento di campagne comuni e di<br />

un’azione di pressione verso le istituzioni europee per <strong>il</strong> riconoscimento <strong>del</strong><br />

CES come opportunità di <strong>sv<strong>il</strong>uppo</strong> per <strong>il</strong> Sud <strong>del</strong> mondo.<br />

IFAT ( International Federation Alternative Trade): riunisce le organizzazioni<br />

di CES che operano sia nel Sud che nel Nord <strong>del</strong> mondo. All’interno<br />

<strong>del</strong>l’IFAT si è svolto un percorso di confronto che ha portato alla definizione<br />

di alcuni standard e linee guida che riguardano <strong>il</strong> CES. Attualmente esiste un<br />

documento di riferimento comune che stab<strong>il</strong>isce gli obiettivi <strong>del</strong> CES, in<br />

particolare in riferimento a: trasparenza e responsab<strong>il</strong>ità; formazione;<br />

pagamento di un prezzo equo; pari opportunità; condizioni lavorative<br />

dignitose; problema <strong>del</strong> lavoro minor<strong>il</strong>e; tutela <strong>del</strong>l’ambiente. Ogni due anni,<br />

poi, si tiene la conferenza mondiale <strong>del</strong>l’IFAT, una volta nei paesi <strong>del</strong> nord,<br />

una volta nel Sud. È programmata infatti in Apr<strong>il</strong>e la prossima conferenza in<br />

Equador dove tutti gli aderenti prenderanno parte tra cui anche i responsab<strong>il</strong>i<br />

di Libero Mondo.<br />

72


2.6 Il boicottaggio ed <strong>il</strong> consumo critico<br />

Il boicottaggio è un'azione straordinaria che consiste nell' interruzione<br />

organizzata e temporanea <strong>del</strong>l'acquisto di uno o più prodotti e/o beni per<br />

spingere ed educare le società produttrici e le multinazionali ad abbandonare<br />

certi comportamenti che creano ingiustizia, impoverimento ed inquinamento e<br />

che non rispettano i diritti e la dignità dei lavoratori. L'azione di boicottaggio<br />

è possib<strong>il</strong>e quando molte persone, contemporaneamente, scelgono di non<br />

acquistare i prodotti <strong>del</strong>l'impresa in questione. Vi sono due tipi di<br />

boicottaggio: di "coscienza" e "strategico". Il boicottaggio di coscienza<br />

risponde unicamente al bisogno di ciascuno di fare scelte di acquisto che<br />

corrispondono ai propri principi etici. Il boicottaggio strategico ha la finalità<br />

<strong>del</strong>la vittoria e quindi viene intrapreso da gruppi organizzati affinché l'azienda<br />

subisca un calo <strong>del</strong>le vendite dal 2% al 5% circa in quanto questa percentuale<br />

è sufficiente a condizionare i comportamenti <strong>del</strong>l'impresa. E' necessaria,<br />

ovviamente, la partecipazione di tante persone: ognuno di noi, con una giusta<br />

informazione, può contribuire ad allargare <strong>il</strong> "gruppo di amici" che si oppone<br />

alle ingiustizie!<br />

Le principali forme di boicottaggio internazionali odierne sono contro una<br />

<strong>del</strong>le multinazionali più grandi <strong>del</strong> mondo: Nestlè. Il boicottaggio consiste<br />

nell’interruzione temporanea <strong>del</strong>l’acquisto di uno o più prodotti <strong>del</strong>l’impresa,<br />

73


in questo <strong>caso</strong> Nesquik e Nescafè, affinché questa si interroghi sui suoi<br />

comportamenti per la distribuzione <strong>del</strong> latte in polvere negli ospedali dei paesi<br />

in via di <strong>sv<strong>il</strong>uppo</strong> che non rispettano i principi <strong>del</strong> codice internazionale sulla<br />

salute infant<strong>il</strong>e adottato dalla World Health Assembly (Assemblea Mondiale<br />

<strong>del</strong>la Sanità) nel 1981 e redatto da UNICEF ed OSM (Organizzazione<br />

Mondiale sulla Sanità) che vieta la pubblicizzazione ed <strong>il</strong> marketing <strong>del</strong> latte<br />

artificiale e di qualsiasi altro sostituto al latte materno. Questo ha portato la<br />

multinazionale ad interrogarsi ed a mettersi in discussione anche sui temi<br />

<strong>del</strong>la solidarietà e giustizia. Ma molte sono, oltre a Nestlè, le imprese che<br />

sono accusate di non rispettare i diretti dei lavoratori e la loro dignità,<br />

purtroppo molte sono le multinazionali che sono sotto boicottaggio per <strong>il</strong> loro<br />

operato, tra cui: Nike, Coca Cola, Benetton, Chiquita, Del Monte, Dole,<br />

Mitsubishi. In definitiva <strong>il</strong> boicottaggio è, non come un qualcosa per<br />

distruggere (come molte volte viene inteso o pubblicizzato da anarchici ed<br />

opposizioniti), ma come uno strumento per educare alla giustizia e una porta<br />

per iniziare un dialogo ed un cammino unitario verso <strong>il</strong> bene comune.<br />

Il consumo critico invece è un atteggiamento di scelta permanente che<br />

consiste nella scelta di prodotti non solo in base al prezzo e alla qualità, ma<br />

anche in base alla storia dei prodotti stessi e al comportamento <strong>del</strong>le imprese<br />

produttrici. Il principio su cui si basa è quello <strong>del</strong>le “4 r” descritto al paragrafo<br />

4.6. di questo capitolo ed emergente dalla lettura dei criteri <strong>del</strong> CES.<br />

74


2.7 Strutture e modi di lavorare<br />

Dallo studio <strong>del</strong>le tantissime realtà che coinvolgono <strong>il</strong> mercato equo possiamo<br />

evidenziare come ci sono diversi modi in cui i produttori dei paesi <strong>del</strong> sud <strong>del</strong><br />

mondo si organizzano per la produzione e per l’esportazione dei propri<br />

prodotti. Scendendo più nel particolare si presentano qui di seguito due<br />

diverse organizzazioni e strutture con cui <strong>il</strong> CES lavora, proprio per far capire<br />

come non è tanto importante <strong>il</strong> modo, ma la finalità <strong>del</strong> CES, i principi, che<br />

sono la base di questo tipo di mercato. Inoltre nel terzo capitolo di questa tesi<br />

sarà presentato ancora un altro modo di fare commercio equo, che rappresenta<br />

<strong>il</strong> più semplice, dove è direttamente la cooperativa produttrice a prendere<br />

contatti con gli importatori italiani.<br />

<strong>La</strong> struttura produttiva ed organizzativa più sv<strong>il</strong>uppata dai produttori dei paesi<br />

<strong>del</strong> sud, è data da una associazione o cooperativa a cui fanno capo diversi<br />

gruppi di artigiani e contadini in modo da dare l’opportunità a tutti sbocchi<br />

commerciali a livello nazionale ed estero. Molte volte le spese di imballaggio<br />

sono gestite dall’associazione, altre dai contadini stessi. Ma per capire meglio<br />

questa struttura vi presento un mo<strong>del</strong>lo, quello di CIAP (Central Interregional<br />

de Artesanos de Perù).<br />

CIAP è un’associazione civ<strong>il</strong>e senza fini di lucro, composta da associazioni e<br />

gruppi di produttori artigiani provenienti da varie regioni <strong>del</strong> paese. Nasce per<br />

75


favorire sbocchi commerciali ai propri membri e di migliorare le condizioni di<br />

vita <strong>del</strong>le famiglie e <strong>del</strong>le comunità di appartenenza. Nel corso degli anni si è<br />

consolidata come organizzazione rappresentativa di molti gruppi di artigiani<br />

operanti nelle zone marginali e deserte <strong>del</strong> paese e grazie al suo lavoro di<br />

costante appoggio alle organizzazioni di base è divenuta una <strong>del</strong>le poche<br />

organizzazioni realmente rappresentative e dinamiche, con una prospettiva di<br />

<strong>sv<strong>il</strong>uppo</strong>. Dal 1996, si sono costituite due realtà: “CIAP Commercial”, che<br />

gestisce tutti gli aspetti legati alla vendita dei prodotti artigianali; “CIAP<br />

associazione”, che mantiene le caratteristiche di una ONG. Entrambe<br />

collaborano strettamente, e tutte e due sotto la direzione di leader provenienti<br />

dalle comunità di artigiani. Gli obiettivi di CIAP, sono di promuovere nuove<br />

organizzazioni di artigiani, difendere la loro dignità ed identità culturale,<br />

migliorare le condizioni di vita degli artigiani e <strong>del</strong>le loro famiglie e<br />

comunità. Le principali attività consistono nell’esportazione dei prodotti<br />

artigianali degli associati, formazione professionale (gestione amministrativa,<br />

commerciale, tecnica produttiva, ecc.), gestione <strong>del</strong> finanziamento produttivo,<br />

appoggio organizzativo, ecc. <strong>La</strong> sede centrale si trova in Lima, mentre i<br />

gruppi di base si trovano in zone periferiche di Lima stessa e di altre città,<br />

come Ayacucho, Huancayo, Cuzco, Puno, Pucallpa e Arequipa. <strong>La</strong> struttura<br />

di CIAP permette la partecipazione democratica di tutti gli artigiani soci.<br />

76


Le decisioni più importanti sono prese all’interno <strong>del</strong>l’Assemblea Generale, a<br />

cui partecipano <strong>del</strong>egati di tutti i gruppi di base. L’Assemblea Generale<br />

ordinaria si svolge una volta l’anno, nel mese di febbraio, e la sede è rotativa.<br />

In tale assemblea si effettua una valutazione <strong>del</strong>l’anno concluso, si traccia <strong>il</strong><br />

piano operativo annuale e si adotta un b<strong>il</strong>ancio preventivo annuale. Sempre in<br />

tale sede vengono ammessi i nuovi gruppi di produttori.<br />

<strong>La</strong> valutazione riguarda la gestione <strong>del</strong> direttivo ed <strong>il</strong> funzionamento dei<br />

gruppi di base, così da valutarne la “posizione di livello”. I gruppi di<br />

produttori, infatti, sono ripartiti su tre livelli:<br />

Livello A Organizzazioni che hanno una struttura molto solida, con<br />

personalità giuridica propria, e sufficiente capacità di gestione;<br />

tali realtà provvedono autonomamente al controllo <strong>del</strong>la qualità<br />

ed all’imballaggio dei prodotti.<br />

Livello B Gruppi con struttura solida, adeguata capacità di gestione ma<br />

senza l’organizzazione sufficiente al controllo <strong>del</strong>la qualità.<br />

Livello C Gruppi di artigiani, per lo più informali, senza identità giuridica e<br />

privi di controllo proprio <strong>del</strong>la qualità; nuovi gruppi, in fase di<br />

prova.<br />

77


Il livello A riceve <strong>il</strong> 90% <strong>del</strong> prezzo FOB (in questo <strong>caso</strong> i gruppi si<br />

incaricano <strong>del</strong> controllo qualità e <strong>del</strong>l’imballaggio).<br />

I livelli B e C ricevono l’85,5% <strong>del</strong> prezzo FOB, meno un ulteriore 3,5%<br />

(medio), per le spese di controllo qualità ed imballaggio, a carico <strong>del</strong>la<br />

centrale.<br />

Agli artigiani resta mediamente <strong>il</strong> 50, 55 o 60%, se si tratta di prodotti frag<strong>il</strong>i<br />

fino al 70%, se si tratta di tessuti.<br />

Attualmente CIAP è formata da 16 gruppi di base.<br />

<strong>La</strong> collocazione <strong>del</strong> gruppo avviene esclusivamente durante l’Assemblea<br />

Generale annuale, secondo criteri tecnici previsti da un regolamento interno.<br />

I principali criteri di qualificazione sono: puntualità nell’evadere gli ordini,<br />

qualità <strong>del</strong> prodotto, informazione alla centrale, promozione di riunioni ed<br />

attività comuni, sinergia tra dirigenti e soci, attività sociali, condivisione dei<br />

principi, gestione amministrativa efficace e trasparente.<br />

Il ciclo commerciale inizia con la progettazione e lo <strong>sv<strong>il</strong>uppo</strong> di nuovi<br />

prodotti, che l’artigiano realizza successivamente come campioni. I cataloghi<br />

con le nuove linee sono inviati, ogni anno, ai clienti. Gli ordini vengono<br />

ripartiti tra i vari gruppi, che sono tenuti a comunicare una data per la<br />

consegna. I prodotti sono conferiti tutti in CIAP, per <strong>il</strong> controllo <strong>del</strong>la qualità<br />

e l’imballaggio. Nel <strong>caso</strong> <strong>del</strong> livello A, <strong>il</strong> prodotto arriva già pronto per l’invio<br />

78


e con la qualità controllata. Il servizio di raccolta <strong>del</strong>la merce, di controllo<br />

qualità e di imballaggio è a carico <strong>del</strong> personale CIAP.<br />

Grazie ai fondi capitalizzati, è attualmente possib<strong>il</strong>e pagare i produttori<br />

quando consegnano i prodotti in CIAP.<br />

CIAP si mantiene esclusivamente tramite una percentuale sulle vendite, e tale<br />

percentuale viene determinata in base al b<strong>il</strong>ancio preventivo annuale ed alla<br />

proiezione <strong>del</strong>le vendite lungo l’anno.<br />

Un altro modo di organizzarsi <strong>il</strong> lavoro è dato dalla repubblica <strong>del</strong>l’Uruguay,<br />

dove <strong>il</strong> CES si è sv<strong>il</strong>uppato grazie ad una nuova struttura nel suo settore.<br />

Anche se non è la prima esperienza di questo tipo è la prima vola che Libero<br />

Mondo, centrale di importazione italiana, sceglie di collaborare, per importare<br />

le erbe aromatiche <strong>del</strong>la cooperativa Calmanana, non con una organizzazione<br />

senza fini di lucro, ma con un’impresa privata, la Montevìa Trading. Essa è<br />

formata da cinque persone di cui due collaboratrici a metà tempo e si occupa<br />

di cercare mercati per l’export di prodotti nazionali. I mercati di riferimento<br />

<strong>del</strong>la società sono soprattutto quelli di Paraguay, Argentina e Bras<strong>il</strong>e, mentre<br />

si stanno sv<strong>il</strong>uppando i primi contatti con i mercati europei. Uno degli<br />

obiettivi è <strong>il</strong> sostegno a piccoli e medi produttori che normalmente faticano a<br />

trovare mercati esterni per i loro prodotti. <strong>La</strong> difficoltà nell’operare nei<br />

mercati esteri con piccoli produttori, spesso poco organizzati, ha condotto la<br />

società a riflettere sull’importanza di “proteggere” i loro clienti uruguagi e<br />

79


“adeguare” gli acquirenti al prof<strong>il</strong>o tecnico dei produttori stessi, evitando<br />

impatti troppo traumatici e cercando <strong>il</strong> più possib<strong>il</strong>e relazioni commerciali<br />

stab<strong>il</strong>i. Dall’incontro con un responsab<strong>il</strong>e di Libero Mondo, Montevìa ha<br />

deciso di adottare i principali criteri operativi richiesti alle organizzazioni<br />

esportatrici <strong>del</strong> Fair Trade. L’elemento di novità, oltre al fatto che <strong>del</strong>la<br />

collaborazione con un’impresa privata, è che si tratta <strong>del</strong> “primo passo”<br />

condotto da una struttura che in precedenza non ha mai svolto alcun ruolo<br />

all’interno <strong>del</strong> commercio equo. <strong>La</strong> cooperativa di cui si importeranno i<br />

prodotti è composta da 22 donne coltivatrici (muyeres rurales) organizzate in<br />

tre gruppi. Tutte partecipano alle assemblee decisionali e si riuniscono per<br />

fare annualmente una verifica ed una progettazione per l’anno successivo. <strong>La</strong><br />

produzione è esclusivamente biologica e la presenza di un tecnico agronomo<br />

specializzato in coltivazioni biologiche e di un erborista professionista<br />

supportano queste riunioni operative per fare in modo che <strong>il</strong> prodotto sia <strong>del</strong>la<br />

migliore qualità e tenuto sempre sotto controllo. I prodotti <strong>del</strong>la cooperativa<br />

calmanana saranno raccolti da Montevìa Trading e da questa esportati.<br />

Pertanto si capisce come questo sia un esperimento di “integrazione” di<br />

strutture profit all’interno <strong>del</strong> mondo <strong>del</strong> CES, secondo procedure<br />

assolutamente non traumatiche e tempi valutati in modo da coinvolgere<br />

gradualmente ed efficacemente tutti i soggetti interessati.<br />

80


Capitolo 3<br />

CONDIVIDERE LE RISORSE DELLA FILIERA EQUO-SOLIDALE<br />

PER COSTRUIRE UN PROGETTO: L’ESPERIENZA DEI<br />

PRODUTTORI SENEGALESI DELLA CASAMANSA<br />

3.1 Introduzione<br />

In questa terza parte <strong>del</strong> mio studio viene presentato un progetto di<br />

commercio equo e solidale che è nato nell’apr<strong>il</strong>e 2004 e che, ancora in fase di<br />

sperimentazione, nel febbraio 2005 ha visto la visita mia e di un responsab<strong>il</strong>e<br />

<strong>del</strong>la cooperativa Libero Mondo. Tale progetto è stato giudicato in maniera<br />

positiva dopo questa visita e dopo controlli e monitoraggi volti a verificare se<br />

<strong>il</strong> progetto entrava nei principi sanciti dalla Carta dei Criteri <strong>del</strong> CES, tanto<br />

che è stato effettuato un nuovo ordine di prodotti da Libero Mondo che<br />

consentirà a tutti i produttori e lavoratori inseriti nel progetto di incrementare<br />

la loro produzione e migliorare la qualità <strong>del</strong>la vita, incentivando <strong>il</strong> loro modo<br />

di lavorare e aiutandoli a sv<strong>il</strong>upparsi secondo le loro possib<strong>il</strong>ità.<br />

In questo capitolo, sarà innanzitutto presentato come nasce un progetto di<br />

Libero Mondo e quindi <strong>del</strong> <strong>Commercio</strong> equo e solidale, individuando tutti i<br />

passaggi che sono effettuati per determinare la struttura di un progetto ed<br />

iniziare un rapporto di collaborazione con un paese <strong>del</strong> Sud <strong>del</strong> mondo,<br />

partendo da come si individua un potenziale collaboratore, fino a stab<strong>il</strong>ire,<br />

81


con verifiche, valutazioni e organizzazione, la determinazione <strong>del</strong>la stab<strong>il</strong>ità<br />

dei rapporti tra produttore e importatore.<br />

Una volta esposto come si procede in generale, <strong>il</strong> capitolo si soffermerà, in<br />

maniera dettagliata, descrivendo tutte le fasi e la struttura di “Casamansa<br />

Project”: chi sono i beneficiari, i produttori, come ci si organizza per un<br />

ordine internazionale, la trasparenza e le fasi di tutta la f<strong>il</strong>iera produttiva dei<br />

vari prodotti, i limiti che si incontrano fino ad arrivare a definire, grazie ad<br />

interviste effettuate a quasi tutti gli artigiani che collaborano al progetto,<br />

perché <strong>il</strong> commercio equo e solidale è importante per <strong>il</strong> Senegal e per la<br />

Casamansa, quali sono le aspettative per <strong>il</strong> futuro e quali cambiamenti, se ci<br />

sono stati, ha portato l’inizio <strong>del</strong>la collaborazione con <strong>il</strong> Fair Trade<br />

(<strong>Commercio</strong> <strong>Equo</strong> e <strong>Solidale</strong>) per gli agricoltori senegalesi.<br />

3.2 Come nasce un progetto <strong>Equo</strong> & <strong>Solidale</strong><br />

Uno dei p<strong>il</strong>astri fondamentali, che la cooperativa Libero Mondo cerca di<br />

portare avanti, sin dalla sua nascita, insieme allo <strong>sv<strong>il</strong>uppo</strong> <strong>del</strong>la rete <strong>del</strong>le<br />

Botteghe <strong>del</strong> mondo e la trasformazione di materie prime con l’aiuto di<br />

disab<strong>il</strong>i, è avviare con diverse rappresentanze di artigiani e contadini <strong>del</strong> Sud<br />

<strong>del</strong> Mondo una relazione diretta e costante. Ecco perché, di fondamentale<br />

importanza, è effettuare e studiare con estrema chiarezza tutti i passaggi<br />

82


necessari per la strutturazione di qualsiasi collaborazione, che possono essere<br />

riassunti nel modo seguente:<br />

• Individuazione <strong>del</strong> progetto;<br />

• Acquisizione <strong>del</strong>le conoscenze;<br />

• Prima verifica diretta;<br />

• Valutazione commerciale;<br />

• Gestione degli ordini;<br />

• Monitoraggio a progetto avviato;<br />

• Calendario <strong>del</strong>le visite successive.<br />

Individuazione <strong>del</strong> progetto<br />

Diversi sono gli input e le modalità con cui può avvenire l’avvio di una<br />

relazione con un’organizzazione <strong>del</strong> Sud <strong>del</strong> Mondo.<br />

I contatti possono innanzitutto essere presi direttamente con la sede <strong>del</strong>la<br />

cooperativa.<br />

L’iscrizione, poi, ad associazioni come l’IFAT (International Federation of<br />

Alternative Trade), ad esempio, da la possib<strong>il</strong>ità a tutti gli importatori di<br />

condividere elenchi di molti produttori, fac<strong>il</strong>itando i contatti con essi. Un’altra<br />

modalità, come nel <strong>caso</strong> di “Casamansa Project”, può essere rappresentata<br />

dall’iniziativa di realtà, come associazioni, gruppi missionari o botteghe <strong>del</strong><br />

mondo che segnalano alla cooperativa di importazione nuovi possib<strong>il</strong>i contatti<br />

83


e progetti. Questa collaborazione ha portato, nel corso <strong>del</strong> tempo, a<br />

significativi risultati.<br />

Lo scambio, poi, di informazioni ed esperienze, ed <strong>il</strong> lavoro congiunto con<br />

altri importatori, ha permesso di ampliare i contatti con i produttori e<br />

condividere altre fasi <strong>del</strong>la f<strong>il</strong>iera, quali <strong>il</strong> monitoraggio e le verifiche. Infine,<br />

anche la presenza, in alcuni paesi in via di <strong>sv<strong>il</strong>uppo</strong>, di persone in relazione<br />

con la cooperativa per altre attività, può portare ad aumentare i contatti e far<br />

conoscere nuove realtà.<br />

Acquisizione <strong>del</strong>le conoscenze<br />

<strong>La</strong> fase <strong>del</strong>la conoscenza e reperimento dei dati di una determinata realtà, è<br />

importante per una prima valutazione <strong>del</strong> possib<strong>il</strong>e progetto. In questo <strong>caso</strong>, ci<br />

si concentra sul prof<strong>il</strong>o <strong>del</strong>l’organizzazione: la storia, le finalità, la struttura, <strong>il</strong><br />

funzionamento “politico” (rapporti con i soci, gestione <strong>del</strong> processo<br />

decisionale, ecc.) e “tecnico” (modalità di produzione, gestione degli ordini,<br />

spedizione, ecc.). Questa fase può essere svolta in Italia, basandosi su<br />

informazioni ricevute, preparando una prima bozza di intervista da fare in<br />

occasione <strong>del</strong>la prima visita in loco, oppure, se <strong>il</strong> primo incontro avviene<br />

durante un viaggio nei paesi <strong>del</strong> Sud <strong>del</strong> mondo, si cerca di effettuare subito<br />

una prima visita diretta basandosi su una griglia di intervista che sarà descritta<br />

84


in seguito. Comunque l’acquisizione <strong>del</strong>le conoscenze costituisce una tappa<br />

interlocutoria di tutto <strong>il</strong> processo, essendo subordinata alla successiva verifica.<br />

Prima verifica diretta<br />

Rappresenta la fase più importante <strong>del</strong> progetto, ed è quella più complessa e<br />

differenziata. È complessa perchè si tratta di valutare, in ogni aspetto, <strong>il</strong><br />

progetto e l’organizzazione, analizzando modalità di lavoro e produzione,<br />

processi decisionali, f<strong>il</strong>iere dei produttori soci. È allo stesso tempo, una<br />

verifica diretta, e differenziata perché può essere notevolmente diverso <strong>il</strong><br />

grado di elaborazione <strong>del</strong> progetto in base alla realtà che abbiamo davanti. Se<br />

la struttura è già avviata e possiede una sua fisionomia, l’attività sarà quasi<br />

esclusivamente di verifica. Ma può capitare che <strong>il</strong> progetto sia ancora in fase<br />

di realizzazione: in tal <strong>caso</strong> l’intervento sarà più generico ed elastico, dovendo<br />

attendere la definizione <strong>del</strong>l’intera struttura. Data l’importanza e la<br />

<strong>del</strong>icatezza di questa fase, è essenziale coniugare l’efficacia <strong>del</strong>la verifica e<br />

<strong>del</strong>l’acquisizione dei dati con una modalità non “inquisitoria”, rispettosa dei<br />

tempi e <strong>del</strong>le procedure <strong>del</strong>l’organizzazione. Non deve essere mai dimenticato<br />

che l’atteggiamento di fondo deve essere quello <strong>del</strong>l’incontro e non quello<br />

<strong>del</strong>l’esame con la consapevolezza che verifica e conoscenza sono reciproche.<br />

Per <strong>il</strong>lustrare praticamente come avviene questa fase si rimanda ai paragrafi<br />

85


3.2.1 e 3.2.2 dove sono presentati i “viaggi missione: motivazioni e obiettivi”<br />

e “la griglia di intervista”.<br />

Valutazione commerciale<br />

Compiuta la parte di valutazione dal punto di vista “etico”, si passa alla fase<br />

di valutazione dei prodotti e dei servizi commerciali in genere che la struttura<br />

può offrire. Anche qui ci si può trovare in differenti situazioni, a seconda che<br />

l’organizzazione sia più o meno sperimentata. In questa fase, prevalentemente<br />

tecnica, bisogna effettuare importanti valutazioni, prime fra tutte, la<br />

formazione <strong>del</strong> prezzo e l’interazione tra le esigenze <strong>del</strong>l’importatore e la<br />

tipologia dei prodotti. Il prezzo, coerentemente con le indicazioni <strong>del</strong>la “Carta<br />

Italiana dei Criteri <strong>del</strong> <strong>Commercio</strong> <strong>Equo</strong> e <strong>Solidale</strong>”, è stab<strong>il</strong>ito dal produttore,<br />

pur mantenendo, <strong>il</strong> compratore, <strong>il</strong> diritto di chiedere informazioni sulla sua<br />

determinazione. Per l’importatore, infatti, è fondamentale conoscere le<br />

modalità e le percentuali di ripartizione <strong>del</strong> prezzo, dal compenso<br />

<strong>del</strong>l’artigiano alle spese di gestione <strong>del</strong> magazzino e di esportazione. <strong>La</strong><br />

valutazione commerciale investe, poi, anche le caratteristiche dei servizi<br />

legati alla vendita: trasporti interni, export, controllo <strong>del</strong>la qualità e<br />

<strong>del</strong>l’imballaggio, eventuali nuovi cataloghi, ecc.<br />

L’interazione tra importatore e produttore in fase di acquisto, coinvolge <strong>il</strong><br />

<strong>del</strong>icato punto <strong>del</strong> rispetto <strong>del</strong>la tradizione artigianale locale oppure <strong>del</strong>le<br />

86


modalità di coltivazione nel <strong>caso</strong> di prodotto alimentare. Così tra le domande<br />

più frequenti che è necessario porsi per avviare una vera e propria relazione<br />

commerciale rientrano le seguenti: si può intervenire su un processo di<br />

produzione tradizionale? Come fare per migliorare la produzione senza<br />

stravolgere le tradizionali tecniche? Come trovare un equ<strong>il</strong>ibrio tra aumento<br />

<strong>del</strong>la produzione e capacità di crescita dei produttori? Si possono chiedere<br />

produzioni “personalizzate”? Fino a che punto?<br />

Gestione degli ordini<br />

Anche se la gestione degli ordini rientra nella valutazione commerciale, si<br />

preferisce riservare un discorso a parte per valorizzare una problematica<br />

fondamentale nell’ambito <strong>del</strong> <strong>Commercio</strong> <strong>Equo</strong> e <strong>Solidale</strong>: la continuità <strong>del</strong><br />

rapporto commerciale. <strong>La</strong> garanzia <strong>del</strong>la continuità degli ordini, infatti,<br />

coinvolge strettamente sia i produttori che gli importatori, impegnando<br />

entrambi nella ricerca di un equ<strong>il</strong>ibrio in grado di garantire acquisti regolari<br />

nel tempo. Da questo punto di vista, l’organizzazione tecnica dei produttori è<br />

di grande importanza, perché permette di valutare in che misura le richieste<br />

<strong>del</strong>l’importatore possano essere soddisfatte senza stravolgere la struttura<br />

produttiva stessa. <strong>La</strong> gestione degli ordini, inoltre, rimanda ad un punto<br />

importante <strong>del</strong>la verifica diretta, vale a dire la distribuzione <strong>del</strong> lavoro ai vari<br />

soci in base alla quantità ordinata, senza preferenze o discriminazioni.<br />

87


Monitoraggio a progetto avviato<br />

Se <strong>il</strong> primo viaggio di verifica permette di capire come un progetto possa<br />

essere avviato, le verifiche successive hanno l’obiettivo di valutare<br />

l’andamento <strong>del</strong>lo stesso in condizioni più o meno “normali”, cioè di attività<br />

regolare. I criteri valutativi durante questo monitoraggio sono,<br />

sostanzialmente, gli stessi di quelli considerati nel corso <strong>del</strong> primo viaggio;<br />

ciò che cambia è l’interpretazione dei parametri che, con <strong>il</strong> tempo, diventa<br />

progressivamente più esigente e rigida. <strong>La</strong> differenza di verifica è da<br />

ricercare, in primo luogo, nella sempre maggiore conoscenza<br />

<strong>del</strong>l’organizzazione e dei meccanismi che presiedono al suo funzionamento.<br />

Molti aspetti e sfaccettature si chiariscono, altri si avviano a soluzione,<br />

determinate valutazioni volutamente “congelate” in un primo tempo,<br />

dispongono ora di maggiori elementi, offrendo un quadro generale più chiaro<br />

ed interpretab<strong>il</strong>e. Gli stessi elementi critici sono più <strong>del</strong>ineati e, di<br />

conseguenza, è meno aleatoria la conduzione <strong>del</strong> monitoraggio. Ciò che<br />

permane, è la prudenza nell’esprimere pareri e nel prendere decisioni,<br />

trattandosi sempre di una valutazione comune, discussa e mai attuata<br />

“dall’alto”.<br />

88


Calendario <strong>del</strong>le visite<br />

Mantenere una relazione diretta, costante e fluida con le organizzazioni di<br />

produttori è di vitale importanza per poter garantire nel tempo la validità e<br />

continuità <strong>del</strong> progetto. Considerando, inoltre, che l’aumento <strong>del</strong> numero di<br />

importazioni richiede sempre nuove visite, diventa quanto mai importante la<br />

ricerca di collaborazione con persone o strutture, possib<strong>il</strong>mente presenti sul<br />

territorio, in grado di preparare ed ottimizzare le visite periodiche.<br />

3.2.1 I Viaggi missione: motivazioni e obiettivi<br />

A seguito <strong>del</strong>la mia esperienza e visita in Casamansa presso un trasformatore<br />

locale di anacardi, che mi ha fatto incontrare tutti gli altri produttori che<br />

partecipano al progetto con <strong>il</strong> CES, ho potuto constatare come i viaggi<br />

missione, che costituiscono uno dei p<strong>il</strong>astri <strong>del</strong>la cooperativa di importazione<br />

Libero Mondo, sono di fondamentale importanza per verificare costantemente<br />

i produttori con cui si collabora, ma anche per cercare di incrementare sempre<br />

di più i contatti con altri produttori, individuare nuove linee di prodotti, e<br />

conoscere altre persone.<br />

Prima <strong>del</strong>la mia partenza, ho incontrato un responsab<strong>il</strong>e di Libero Mondo per<br />

informarmi su come, di solito, si svolgeva un viaggio, e cosa era necessario<br />

verificare e studiare la realtà che stavo per incontrare. Così, come è solito fare<br />

per ogni viaggio, Diego Negro, responsab<strong>il</strong>e commerciale <strong>del</strong>la cooperativa,<br />

89


mi ha <strong>il</strong>lustrato alcune nozioni da tenere sempre in considerazione in questo<br />

tipo di contatto diretto con i produttori. È Importante, mi ha detto,<br />

innanzitutto individuare gli obiettivi <strong>del</strong> viaggio, che possono essere riassunti<br />

in due tipologie: etici (verifica <strong>del</strong> produttore) e commerciali (verifica nuovi<br />

prodotti, cataloghi,…). Ma di fondamentale importanza è assim<strong>il</strong>are le<br />

modalità di approccio e <strong>il</strong> perché di un viaggio missione, che sono<br />

riassumib<strong>il</strong>i come segue:<br />

Le motivazioni di un viaggio missione<br />

a) Valutare non significa semplicemente giudicare, ma conoscere per dare<br />

valore. Questo è lo scopo principale dei viaggi missione.<br />

b) Non abbiamo solo da “insegnare”: c’è molto da imparare dai produttori<br />

nostri partner. D’altra parte, possiamo fornire punti di vista diversi,<br />

possib<strong>il</strong>i strumenti di valutazione, indicazioni commerciali, politiche…<br />

c) Dobbiamo anche farci conoscere dai gruppi, e dare loro la possib<strong>il</strong>ità di<br />

valutarci, di verificare se rispondiamo ai loro parametri e alle loro<br />

aspettative<br />

Le modalità di approccio<br />

Occorre identificare, in questo <strong>caso</strong>, tre punti prioritari a cui dare risposte<br />

precise prima di intraprendere le missioni:<br />

90


a) cosa chiedere: è la questione fondamentale per poter individuare e<br />

capire <strong>il</strong> partner che abbiamo davanti: quali sono le sue prerogative, le<br />

attività, i problemi, le sue richieste.<br />

b) A chi chiederlo: è necessario individuare i soggetti da intervistare o con<br />

cui chiacchierare per avere maggiori possib<strong>il</strong>ità di ottenere notizie ut<strong>il</strong>i<br />

e diversi punti di vista. Spesso sono molto importanti anche contatti<br />

con persone esterne all’organizzazione<br />

c) Come chiederlo: è molto importante ricordarsi sempre che siamo in<br />

visita e quindi ospiti di persone amiche che mettono a nostra<br />

disposizione tempo e pazienza; persone con storie, abitudini, ritmi di<br />

vita e lavoro propri; occorre, infine, tenere presenti le difficoltà<br />

culturali ed i limiti <strong>del</strong>la lingua.<br />

3.2.2 <strong>La</strong> griglia di intervista<br />

Quella esposta di seguito è un tipo di intervista che viene usata nei viaggi, ed<br />

è la griglia che <strong>il</strong> sottoscritto ha usato nei colloqui con tutti i produttori<br />

incontrati. Naturalmente questa deve essere adattata di volta in volta alla<br />

situazione in cui ci si trova. Spesso, poi, le informazioni si ricavano non con<br />

domande dirette, ma attraverso colloqui prolungati, informazioni indirette<br />

attraverso terzi, verifica con i produttori a livello fam<strong>il</strong>iare, di v<strong>il</strong>laggio, ecc.<br />

91


Comunque ho cercato di trovare più informazioni possib<strong>il</strong>i adottando questo<br />

schema:<br />

*Presentazione<br />

- chi sono<br />

- perché sono arrivato in Senegal<br />

- quali i miei studi<br />

- i miei progetti futuri<br />

- collaborazione con Libero Mondo<br />

* Storia <strong>del</strong> produttore<br />

- nascita ed evoluzione<br />

- principi<br />

- obiettivi<br />

- rapporti commerciali<br />

- problemi incontrati<br />

*Organizzazione interna (dove possib<strong>il</strong>e)<br />

- forma giuridica<br />

- composizione <strong>del</strong>la struttura direttiva<br />

- processi decisionali<br />

- organizzazione e funzionamento <strong>del</strong>la struttura amministrativa<br />

- collaborazione con ONG<br />

92


- costi da sostenere<br />

- destinazione e divisione degli ut<strong>il</strong>i<br />

*Rapporti con i produttori (nel <strong>caso</strong> di produttore di secondo livello)<br />

- tipo di rapporto instaurato<br />

- numero di persone e famiglie beneficiate, numero di lavoratori<br />

- condizioni di lavoro<br />

- salario (da confrontare, dove ci sono, con i minimi sindacali)<br />

- forme di previdenza sociale, assistenza e assicurazione<br />

(per questo aspetto, molto interessante è stata la visita <strong>del</strong> v<strong>il</strong>laggio<br />

Senghalene, vedi in seguito)<br />

*politiche e formazione dei prezzi<br />

- Costi di materie prime, lavorazioni, trasporti, spedizioni<br />

- Come e da chi vengono fissati i prezzi<br />

- Ricarichi applicati ed <strong>il</strong> motivo<br />

*struttura di commercializzazione<br />

- Com’è composta<br />

- Come lavora<br />

- Costi che deve affrontare<br />

*politiche commerciali<br />

- Nei confronti <strong>del</strong> commercio interno<br />

- Qualità <strong>del</strong>l’imballaggio<br />

93


- Condizioni di vendita<br />

- Tempi di produzione e di consegna<br />

- Verifica dei documenti necessari all’esportazione<br />

- Trasporto e suo costo<br />

*attività sociali ed extra commerciali<br />

- Iniziative sociali<br />

- Corsi di formazione<br />

- Strutture di microcredito<br />

- Mutua assistenza e assicurazione<br />

3.3 Casamansa project: nozioni generali e presentazione <strong>del</strong> mercato<br />

<strong>del</strong>l’anacardio<br />

Il progetto in Casamansa, nel Senegal, è iniziato a partire dall’autunno <strong>del</strong><br />

2003, quando la cooperativa Libero Mondo di Roreto (Torino), che si occupa<br />

<strong>del</strong>l’importazione di prodotti dai paesi <strong>del</strong> Sud <strong>del</strong> Mondo e poi li distribuisce<br />

nel settore <strong>del</strong>le botteghe <strong>del</strong> <strong>Commercio</strong> equo e <strong>Solidale</strong>, ha avviato i primi<br />

contatti con un gruppo di trasformatori di anacardi e di artigiani <strong>del</strong>la regione.<br />

“Casamansa Project” rappresenta un punto di incontro molto importante, non<br />

solo per diverse organizzazioni di produttori, ma anche per i rappresentanti di<br />

tutta la f<strong>il</strong>iera “classica” equo e solidale, nella figura, appunto, <strong>del</strong>la<br />

cooperativa di importazione Libero Mondo; una ONG statunitense che si<br />

occupa di sostenere lo <strong>sv<strong>il</strong>uppo</strong> dei piccoli produttori locali e dei metodi di<br />

94


<strong>sv<strong>il</strong>uppo</strong> semi-industriale; l’Associazione MicroMacro di <strong>La</strong>tina, che ha<br />

segnalato la situazione senegalese a Libero Mondo; Steffen Cambon, un ex<br />

volontario di “Peace Corps” ed ideatore di questo progetto che ha curato tutta<br />

l’organizzazione e la formalizzazione <strong>del</strong> progetto, creando lui stesso le<br />

relazioni con ogni produttore aderente (che ha programmato e curato anche<br />

tutta la permanenza <strong>del</strong> sottoscritto <strong>il</strong> Africa).<br />

Inoltre, <strong>il</strong> progetto è un esempio molto interessante di come possono essere<br />

complesse e allo stesso tempo ut<strong>il</strong>i ed estremamente importanti le reti di<br />

solidarietà <strong>del</strong> CES e, come risulterà dalle conclusioni, dopo aver esposto nei<br />

dettagli <strong>il</strong> progetto, come <strong>il</strong> CES aiuta i paesi con cui è in contatto a<br />

migliorare le proprie condizioni e <strong>il</strong> proprio <strong>sv<strong>il</strong>uppo</strong>.<br />

Il progetto era originariamente concepito come un rapporto di esportazione<br />

concentrato esclusivamente sugli anacardi, selezionati ed impacchettati, cioè<br />

pronti per essere venduti. Così, tutto è partito dallo studio <strong>del</strong>la situazione<br />

attuale <strong>del</strong> commercio <strong>del</strong>l’anacardio, in generale, in Senegal, considerando<br />

l’importanza economica che l’anacardio rappresenta per l’economia<br />

senegalese, le cose ed i passaggi che non garantiscono ai produttori dignità e<br />

diritti, <strong>il</strong> ruolo <strong>del</strong>la speculazione degli esportatori, per poi capire come<br />

operare e come proporre la f<strong>il</strong>iera equo e solidale per combattere la situazione<br />

sfavorevole ai produttori e migliorare la loro condizione di vita. Gran parte<br />

<strong>del</strong>l’ordine, quindi, è rappresentato da anacardi prodotti da 7 unità di<br />

95


lavorazione di piccole dimensioni (per un totale di 70 impiegati) dislocate sul<br />

territorio, anche per incentivare ed incoraggiare lo <strong>sv<strong>il</strong>uppo</strong> “dal basso”, a<br />

partire cioè dai piccoli contadini e coltivatori.<br />

Il progetto, poi, ancora in fase sperimentale, si è arricchito <strong>del</strong>la<br />

collaborazione con diversi artigiani ed intrecciatori di cesti (43 artigiani di<br />

oggetti in legno, 30 donne che realizzano batik e borselli,circa 15 intrecciatori<br />

singoli di cesti), che, grazie alla volontà di Libero Mondo di acquistare oggetti<br />

in legno fatti a mano e cesti, ha portato, in Italia nel Maggio 2004, un primo<br />

container di prodotti alimentari soprattutto e di artigianato, traguardo<br />

raggiunto, naturalmente, dopo regolari visite e contatti per monitorare la<br />

qualità <strong>del</strong>la produzione.<br />

Fin dall’inizio, uno dei principi guida di “Casamansa Project” è stata la<br />

trasparenza: tutti i produttori, dal fondo <strong>del</strong>la catena dei valori e via via su<br />

fino ai compratori europei, dovevano conoscere esattamente “chi otteneva<br />

cosa”, in modo da rendere solide sia la fiducia che la comprensione <strong>del</strong><br />

funzionamento di tutta la f<strong>il</strong>iera produttiva, soprattutto per aiutare i produttori<br />

che conoscono poco i costi e le attività all’altro capo <strong>del</strong> mercato e che sono<br />

soliti effettuare solo transazioni immediate e a breve termine.<br />

96


3.3.1 Il mercato degli anacardi: la “scoperta di una importante risorsa<br />

locale”<br />

<strong>La</strong> noce <strong>del</strong>l’anacardio (“noce di cajou”) è diventata una risorsa importante<br />

per l’economia locale solo a partire dagli anni ottanta. Prima, infatti, <strong>il</strong><br />

consumo era ristretto alla polpa <strong>del</strong> frutto (da cui si otteneva olio ed alcune<br />

bevande fermentate). <strong>La</strong> produzione è quasi tutta concentrata nella regione<br />

<strong>del</strong>la Casamansa, e i distretti maggiormente interessati alla produzione sono<br />

quelli di Oussouye, Ziguinchor (visitati dal sottoscritto per la collaborazione<br />

<strong>del</strong>le unità produttive con <strong>il</strong> CES), Kolda e Bignonia.<br />

<strong>La</strong> coltivazione <strong>del</strong>l’anacardio è finalizzata al mercato locale e<br />

all’esportazione, negli ultimi anni anche in Italia, oltre che in India, grazie alla<br />

rete <strong>del</strong> <strong>Commercio</strong> <strong>Equo</strong> e <strong>Solidale</strong>. Nonostante <strong>il</strong> Senegal non sia uno, in<br />

assoluto, tra i più grandi produttori africani di anacardio (classificato al<br />

settimo posto dopo Tanzania, Guinea Bissau, Monzambico, Costa D’avorio,<br />

ed altri), la produzione è molto cresciuta negli ultimi anni, attirando acquirenti<br />

da tutte le parti <strong>del</strong> mondo. L’interesse per <strong>il</strong> Senegal è dovuto a diversi<br />

fattori: la posizione geografica strategia sull’oceano Atlantico, la sicurezza<br />

locale, una politica fiscale molto blanda <strong>del</strong> governo che ,a differenza di altri<br />

paesi che hanno imposto una tassa per l’esportazione pari al 13%, ancora non<br />

ha fissato alcuna imposizione. I produttori, tuttavia, lamentano un disinteresse<br />

generale da parte <strong>del</strong> governo nei loro confronti, non esistendo una politica a<br />

sostegno <strong>del</strong>la produzione. Inoltre, la maggior parte degli anacardi <strong>del</strong><br />

97


Senegal, viene esportata grezza in India, nello stato di Kerola, dove viene<br />

lavorata per ottenere la tradizionale “noce di cajou” pronta per <strong>il</strong> consumo<br />

interno e per l’export, penalizzando così <strong>il</strong> Senegal che vende le sue noci ad<br />

un prezzo, a volte, troppo basso.<br />

In quest’ambito una ONG statunitense, Enterprice Work, che si occupa di<br />

appoggiare e finanziare <strong>il</strong> lavoro dei piccoli produttori e pubblicizza la<br />

lavorazione degli anacardi mettendo a disposizione dei trasformatori locali le<br />

noci nei periodi meno fruttiferi e allo stesso tempo assiste i lavoratori a livello<br />

logistico e di formazione al lavoro, e la rete <strong>del</strong> commercio equo e solidale,<br />

hanno proposto ad alcuni piccoli produttori di iniziare la trasformazione degli<br />

anacardi direttamente in Senegal in modo da poter aumentare i prezzi ed <strong>il</strong><br />

valore aggiunto <strong>del</strong> prodotto, anche alla luce <strong>del</strong> fatto che, negli ultimi anni, <strong>il</strong><br />

mercato degli anacardi è cresciuto costantemente a ritmi molto elevati (circa <strong>il</strong><br />

10% annuo), soprattutto in Europa e Cina, con una fluttuazione <strong>del</strong> prezzo <strong>del</strong><br />

prodotto lavorato molto inferiore a quella <strong>del</strong> prodotto grezzo (20% per la<br />

noce lavorata, tra 50 e 100% per <strong>il</strong> prodotto grezzo), situazione che aiuterebbe<br />

i piccoli agricoltori a non esporsi a forti osc<strong>il</strong>lazioni <strong>del</strong> prezzo e grandi<br />

difficoltà produttive.<br />

98


3.3.2 <strong>La</strong> f<strong>il</strong>iera di commercializzazione: <strong>il</strong> mercato tradizionale ed <strong>il</strong><br />

<strong>Commercio</strong> <strong>Equo</strong> e <strong>Solidale</strong><br />

Il percorso che caratterizza la vendita <strong>del</strong>l’anacardio per l’esportazione, in<br />

Senegal, include differenti tappe. <strong>La</strong> catena inizia con <strong>il</strong> piccolo produttore<br />

individuale e termina nei magazzini degli esportatori (situati principalmente a<br />

Ziguinchor o Dakar), ed è molto frammentata. <strong>La</strong> maggior parte dei<br />

compratori e degli intermediari sono uomini, come i proprietari degli<br />

appezzamenti terrieri. <strong>La</strong> raccolta, invece, è quasi totalmente affidata alle<br />

donne. Se un coltivatore non ha abbastanza manodopera, la recepisce<br />

assumendo temporaneamente donne a applicando un sistema i retribuzione<br />

denominato “2+1”: due giorni di raccolta per <strong>il</strong> proprietario <strong>del</strong> fondo, ed un<br />

giorno per le raccoglitrici. <strong>La</strong> maggior parte dei coltivatori effettua la raccolta,<br />

esclusivamente per vendere la noce di anacardio allo stato grezzo. Essa<br />

avviene tra l’inizio di marzo e la metà di luglio, coinvolgendo molti<br />

componenti dei nuclei fam<strong>il</strong>iari.<br />

<strong>La</strong> seconda fase <strong>del</strong>la catena è caratterizzata dall’attività di esportazione, che<br />

è piena di ulteriori passaggi a volte non molto chiari.<br />

Di solito, gli esportatori fissano dei contratti con le industrie trasformatrici e<br />

affidano <strong>il</strong> lavoro di raccolta e acquisto <strong>del</strong> prodotto ad una serie di grossisti<br />

locali (“large buyers”), anticipando, anche, <strong>il</strong> prezzo di acquisto <strong>del</strong> prodotto<br />

e, ad avvenuta consegna, riconoscendo loro <strong>il</strong> lavoro di intermediazione, che è<br />

generalmente <strong>il</strong> 10% <strong>del</strong>l’importo totale. Lo stesso sistema viene applicato<br />

99


lungo tutta la catena di intermediazione. I grandi grossisti, infatti, non si<br />

relazionano direttamente con i produttori, bensì si appoggiano ad altri piccoli<br />

acquirenti (“small buyers”) che a loro volta si relazionano con una dozzina di<br />

piccoli grossisti ognuno.<br />

Questa catena, poi, si complica perchè, chiunque sia in qualche modo<br />

coinvolto in una attività commerciale tenta di entrarvi, improvvisandosi<br />

intermediario, causando scarsa professionalità, notevole rischio di perdite e<br />

fallimenti, ritardi nelle consegne, minori margini per i produttori e maggiore<br />

speculazione.<br />

A questa organizzazione tradizionale <strong>del</strong> mercato, sta cercando di farsi strada<br />

l’idea <strong>del</strong> commercio equo, che cerca di garantire a tutti un profitto congruo<br />

alle necessità di ognuno e che punta soprattutto alla trasparenza<br />

<strong>del</strong>l’organizzazione, cercando di ridurre <strong>il</strong> più possib<strong>il</strong>e i passaggi dal<br />

produttore al consumatore e rendendo chiaro <strong>il</strong> prezzo e tutte le caratteriste di<br />

ogni passaggio <strong>del</strong>la f<strong>il</strong>iera. I prodotti venduti tramite la rete <strong>del</strong> CES vengono<br />

tutti selezionati, come nel <strong>caso</strong> studiato, dai produttori ed importatore (Libero<br />

Mondo) insieme, stab<strong>il</strong>endo un prezzo congruo e individuando tutti i passaggi<br />

ed i costi da sostenere per far arrivare i prodotti <strong>del</strong>la Casamansa fino alle<br />

Botteghe <strong>del</strong> Mondo per la vendita al dettaglio in Italia. Inoltre, <strong>il</strong> commercio<br />

equo e solidale è l’unica rete che accetta di acquistare quantità anche non<br />

elevatissime di prodotto e prodotti <strong>del</strong>le realtà più remote e piccole, come<br />

100


quelle <strong>del</strong>le campagne e dei v<strong>il</strong>laggi, grazie al suo modo di instaurare contatti<br />

con i partner basati non esclusivamente sul commercio, ma anche sull’idea<br />

<strong>del</strong>l’incontro e <strong>del</strong> dialogo, mentre gli esportatori indiani, inseriti nella rete<br />

<strong>del</strong> mercato tradizionale, sono interessati unicamente a grossi volumi di<br />

anacardi, e non intendono relazionarsi direttamente con ogni contadino,<br />

magari per comprare poche centinaia di ch<strong>il</strong>ogrammi di noci, e neanche<br />

conoscono le aree remote dove i produttori sono situati oppure non si<br />

avventurano in zone poco sicure spesso controllate dalla guerriglia.<br />

Il lungo conflitto nella regione, infatti, ha ostacolato notevolmente la<br />

coltivazione <strong>del</strong>l’anacardio, incidendo fino al 40% <strong>del</strong>la potenziale<br />

produzione.<br />

Inoltre, ai molti passaggi sopra descritti che rendono la catena complessa e<br />

farraginosa, sulla determinazione <strong>del</strong> prezzo degli anacardi influiscono anche<br />

altri tre fattori esterni alla catena stessa che sono: <strong>il</strong> livello di cambio <strong>del</strong><br />

dollaro, la domanda dei grandi compratori e l’andamento <strong>del</strong>la produzione nei<br />

maggiori paesi produttori.<br />

Ad esempio, nel 2000, la domanda internazionale da parte <strong>del</strong>l’India scese<br />

repentinamente, in seguito ad una forte disponib<strong>il</strong>ità di prodotto nazionale.<br />

Due anni dopo <strong>il</strong> prezzo salì velocemente a causa <strong>del</strong>la caduta <strong>del</strong>la<br />

produzione indiana, proprio a dimostrazione <strong>del</strong> fatto che <strong>il</strong> prezzo è<br />

101


costantemente sottoposto a fluttuazioni che non sono per niente positive per i<br />

piccoli produttori e coltivatori.<br />

Solo quando l’andamento <strong>del</strong>la domanda dei principali mercati acquirenti<br />

(Europa e Stati Uniti) viene <strong>del</strong>ineata in maniera abbastanza chiara, le aziende<br />

confermano i contratti e definiscono le quantità di acquisto, causando <strong>il</strong><br />

costante rialzo dei prezzi. Così gli esportatori tradizionali devono fronteggiare<br />

un cambio sfavorevole e, per limitare questo inconveniente tendono ad<br />

abbassare i prezzi, scaricando <strong>il</strong> ribasso lungo tutta la f<strong>il</strong>iera, ed in particolare,<br />

ancora una volta sul piccolo produttore, l’ultimo e più debole anello <strong>del</strong>la<br />

catena.<br />

Questo perchè tutti gli attori <strong>del</strong>la catena, sono portati a massimizzare al<br />

massimo i profitti, soprattutto quando <strong>il</strong> prezzo tende a diminuire, e i piccoli<br />

produttori, quasi mai riescono a conoscere le dinamiche di determinazione <strong>del</strong><br />

prezzo e l’entità dei margini e dei profitti. Il piccolo contadino, infatti, ha la<br />

necessità di vendere tutto ed in poco tempo <strong>il</strong> proprio raccolto, perchè non<br />

dispone di capitali e riserve che gli permettono di attendere un momento<br />

migliore. Inoltre, molti piccoli produttori non vendono bensì scambiano <strong>il</strong><br />

loro raccolto ( anacardi per riso, ad esempio), per cui <strong>il</strong> rischio di essere<br />

sfruttati sale ulteriormente.<br />

Per quanto riguarda questo aspetto, <strong>il</strong> commercio equo e solidale, ha accettato<br />

di mantenere saldi i principi <strong>del</strong> prezzo che soddisfi i bisogni dei produttori e<br />

102


l’idea di una commercio giusto privo di speculazioni riuscendo ad acquistare<br />

anche piccole quantità (700 ch<strong>il</strong>i di anacardi) a prezzi molto competitivi per i<br />

produttori, circa <strong>il</strong> 10% sotto l’indice FOB standard, sfidando la sfiducia di<br />

tutti i compratori che avevano paura <strong>del</strong>le barriere create dalle strette regole<br />

<strong>del</strong>l’Unione Europea e avevano avuto terrib<strong>il</strong>i esperienze di anacardi comprati<br />

in Africa, e continuando le proprie relazioni con i partner senegalesi, fiduciosi<br />

di riuscire a commercializzare in tutte le botteghe <strong>del</strong> mondo d’Italia i prodotti<br />

<strong>del</strong>la Casamansa, cercando di incentivare e valorizzare sempre di più le<br />

piccole realtà e costruendo un contatto sempre meno frammentato tra<br />

esportatore e produttore che garantisce un taglio netto alla catena, apportando<br />

allo stesso tempo vantaggi logistici ed economici per tutti.<br />

3.3.3 Il processo di trasformazione degli anacardi nell’esperienza<br />

senegalese<br />

Negli ultimi anni, in Senegal, grandi discussioni sono state effettuate sulla<br />

decisione di estendere <strong>il</strong> ciclo produttivo alla noce di anacardio lavorata,<br />

cercando di studiare quali potessero essere gli aspetti positivi e negativi di<br />

questo nuovo tipo di processo.<br />

Teorici ed economisti inglesi quali Cramer (1999), Martin (1997) e Mayer<br />

(1997), che hanno affrontato e studiato la situazione senegalese si dividono in<br />

pessimisti ed ottimisti rispetto alla positività <strong>del</strong>la trasformazione di anacardi<br />

103


ispetto alla vendita <strong>del</strong> prodotto grezzo. I pessimisti, rappresentati da Mayer<br />

(1997), basano <strong>il</strong> proprio parere negativo a riguardo, sulle esperienze fallite di<br />

altri paesi africani, scoraggiando la scalata verticale verso <strong>il</strong> trattamento <strong>del</strong>le<br />

noci. Essi indicano che, pochi paesi in via di <strong>sv<strong>il</strong>uppo</strong> sono stati in grado di<br />

diversificare con successo la loro struttura di esportazione e nei paesi<br />

<strong>del</strong>l’Africa sub-sahariana mancano gli elementi fondamentali per lo <strong>sv<strong>il</strong>uppo</strong><br />

<strong>del</strong>la lavorazione industriale quali: accesso al mercato senza restrizioni, buone<br />

infrastrutture tecniche, capitale umano, politica macroeconomica sv<strong>il</strong>uppata.<br />

Alla luce di ciò, Mayer (1997) e i suoi assertori ritengono che <strong>il</strong> Senegal<br />

dovrebbe cercare di aumentare e migliorare <strong>il</strong> suo mercato continuando ad<br />

esportare materiale grezzo. L’evidenza fornita, però, dai pochi tentativi in<br />

Africa occidentale per perfezionare le fabbriche di trattamento danno limitati<br />

motivi i credere a questo pessimismo. Gli argomenti degli ottimisti, tra cui<br />

rientra anche l’dea ed <strong>il</strong> progetto portato avanti dal CES, invece, si basano,<br />

innanzitutto, sul fatto di voler ottenere un più alto valore aggiunto a livello<br />

locale (Cramer, 1999), che porterebbe anche ad una maggiore stab<strong>il</strong>ità nelle<br />

quotazioni di mercato e all’apertura di nuove reti.<br />

Dallo studio <strong>del</strong>la situazione, inoltre, è emerso <strong>il</strong> fatto che è necessaria una<br />

formazione sulle conoscenze <strong>del</strong> processo e l’ut<strong>il</strong>izzo di macchinari che non<br />

siano a tecnologia troppo elevata, ma che si adattino al livello <strong>del</strong>la<br />

formazione professionale presente nel paese. In questo <strong>il</strong> CES e gli ottimisti<br />

104


vedono la possib<strong>il</strong>ità per molti produttori di migliorare la propria formazione<br />

e cultura e la possib<strong>il</strong>ità per essi di non restare sempre in basso nella catena<br />

produttiva, ma di iniziare a prendere <strong>del</strong>le posizioni anche a livello<br />

decisionale nell’ambito <strong>del</strong> mercato.<br />

Altro fattore interessante, poi, è dato dal potenziale aumento <strong>del</strong>la<br />

manodopera impiegata, garantendo così un numero più elevato di persone<br />

coinvolte nei processi lavorativi. Con la catena di lavorazione, si inseriscono<br />

anche considerazioni di carattere agronomo, legate alle coltivazioni, alla<br />

disponib<strong>il</strong>ità di varietà adatte alla tecniche di trattamento e trasformazione.<br />

Ecco perchè <strong>il</strong> CES, con <strong>il</strong> Progetto Casamansa, è favorevole e sta portando<br />

avanti <strong>il</strong> processo di trasformazione ed esportazione di anacardi pronti per <strong>il</strong><br />

consumo, perchè ritiene fondamentale che ogni realtà abbia i suoi attori, che<br />

non devono essere aiutati secondo standard conformi solo alla tecniche dei<br />

paesi sv<strong>il</strong>uppati, ma devono essere accompagnati verso un maggiore <strong>sv<strong>il</strong>uppo</strong><br />

economico basato sulle loro capacità.<br />

Nel concreto questa f<strong>il</strong>osofia è portata avanti da Enterprice Work, ONG<br />

statunitense, che ha messo appunto un programma per la trasformazione degli<br />

anacardi basata su diversi passaggi, che saranno <strong>il</strong>lustrati nella presentazione<br />

<strong>del</strong>le unità produttive, che puntano allo <strong>sv<strong>il</strong>uppo</strong> semi-industriale <strong>del</strong>le unità<br />

locali, cercando di aiutare e sostenere i produttori anche in alcune attività<br />

fondamentali per lo <strong>sv<strong>il</strong>uppo</strong> <strong>del</strong> settore, quali: <strong>il</strong> miglioramento <strong>del</strong>la qualità<br />

105


<strong>del</strong>le noci per <strong>il</strong> mercato internazionale, la gestione <strong>del</strong>l’attività commerciale<br />

e la possib<strong>il</strong>e creazione di un marchio, l’accesso a forme di microcredito, la<br />

ricerca di mercati adeguati, con particolare riguardo al Fair Trade<br />

(<strong>Commercio</strong> <strong>Equo</strong> e <strong>Solidale</strong>), tutto con l’obiettivo di creare una rete<br />

autosufficiente di piccole e medie attività commerciali, rapportate alle<br />

esigenze <strong>del</strong> mercato nazionale ed in grado di avviare un programma di lavoro<br />

finalizzato all’export.<br />

3.4 “Casamansa Project”: per un commercio più equo e solidale<br />

Nei prossimi paragrafi, sarà <strong>il</strong>lustrata nei dettagli tutta l’organizzazione di<br />

“Casamansa Project”, presentando tutti i protagonisti, le loro caratteristiche e i<br />

benefici portati loro dalla rete <strong>del</strong> commercio equo e solidale. Si cercherà di<br />

essere <strong>il</strong> più chiari e trasparenti possib<strong>il</strong>e proprio per rispettare i principi <strong>del</strong>la<br />

Carta Italiana dei Criteri <strong>del</strong> CES, ma anche per pubblicizzare e valorizzare <strong>il</strong><br />

lavoro svolto dagli amici senegalesi.<br />

Ma per capire meglio come tutto <strong>il</strong> progetto funziona e si articola, nei<br />

paragrafi successivi si presenta, prima l’organizzazione <strong>del</strong> settore <strong>del</strong>la<br />

produzione di anacardi, con la descrizione <strong>del</strong>le singole unità di produzione,<br />

la loro organizzazione, i principi e i costi, per poi passare ad una descrizione,<br />

allo stesso modo dettagliata, di APRAN, una ONG che produce frutta secca e<br />

opera per la ricostruzione <strong>del</strong>la Casamansa dopo la ribellione separatista, e di<br />

106


tutti gli artigiani incontrati e <strong>del</strong>la loro condizione di vita e <strong>del</strong>le opportunità<br />

che <strong>il</strong> CES può dare loro, individuando anche quali sono i problemi più<br />

diffic<strong>il</strong>i che <strong>il</strong> progetto deve superare (alcuni intrecciatori di ceste, <strong>il</strong> mercato<br />

artigianale di Ziguinchor, <strong>il</strong> centro femmin<strong>il</strong>e di kounkabgoume).<br />

Infine, nelle conclusioni, alla luce di quanto constatato e sperimentato, si<br />

mostreranno i benefici che <strong>il</strong> CES porta con se per lo <strong>sv<strong>il</strong>uppo</strong> <strong>del</strong> Senegal ed<br />

<strong>il</strong> miglioramento <strong>del</strong>le condizioni di vita dei piccoli produttori, ed un breve<br />

accenno sui progetti futuri che <strong>il</strong> sottoscritto sta portando avanti a seguito<br />

<strong>del</strong>la visita in Africa.<br />

3.4.1 “Dèli Cajou”: la più grande unità di trasformazione di anacardi<br />

Elimane Drame è stato <strong>il</strong> primo ad avviare una piccola impresa di<br />

trasformazione in collaborazione con Enterprice Work e <strong>il</strong> suo programma per<br />

la lavorazione <strong>del</strong>le noci, e per questo è anche <strong>il</strong> Segretario ed <strong>il</strong> coordinatore<br />

<strong>del</strong>l’associazione dei trasformatori locali di anacardi nata, in mia presenza,<br />

dopo diversi anni di informalità, <strong>il</strong> 5 febbraio 2005, a casa <strong>del</strong>lo stesso<br />

Elimane (dove sono stato ospite per tutta la mia permanenza in Casamansa),<br />

con lo scopo di migliorare la situazione dei singoli produttori nei confronti<br />

<strong>del</strong>le istituzioni e di incrementare e sv<strong>il</strong>uppare sempre più i processi di<br />

produzione, lavorazione e vendita degli anacardi.<br />

107


Dallo statuto firmato da otto trasformatori di tutta la regione emergono scopi e<br />

principi quali: supporto reciproco nelle difficoltà incontrate durante <strong>il</strong> ciclo<br />

produttivo, coordinazione <strong>del</strong>le attività per nuovi mercati per l’esportazione,<br />

richieste univoche di appoggio e assistenza alle istituzioni, maggiore<br />

probab<strong>il</strong>ità di aiuti pubblici ed ordini di merce.<br />

Prima di iniziare questo mestiere, Elimane Drame era un elettrotecnico colto<br />

che non aveva niente a che fare con le noci di anacardio e la loro<br />

trasformazione. Fu attratto da questo lavoro in virtù <strong>del</strong>le superiori possib<strong>il</strong>ità<br />

di guadagno e <strong>del</strong>la forte ricaduta sull’occupazione locale. Si evidenzia, così,<br />

una caratteristica abbastanza comune nella strategia di tutte le unità di<br />

produzione: un buon guadagno e la possib<strong>il</strong>ità di incrementare <strong>il</strong> reddito di<br />

altre persone.<br />

<strong>La</strong> sua piccola impresa è situata nella località di Boutoute (a cinque ch<strong>il</strong>ometri<br />

dal centro di Ziguinchor), in una casa di quattro stanze ed un giardino<br />

retrostante dove vengono effettuate le prime fasi <strong>del</strong>la trasformazione (in<br />

seguito spiegata dettagliatamente). Elimane consente di lavorare a ben 24<br />

lavoratori di cui 12 uomini che si occupano principalmente <strong>del</strong>la sbucciatura e<br />

12 donne,tra cui un supervisore, impegnate nella fase di spellatura e<br />

impacchettamento <strong>del</strong> prodotto finale, quasi tutti abitanti <strong>del</strong>la contrada di<br />

Boutoute e per la maggior parte di appena venti anni. L’impresa è<br />

riconosciuta come SCPL, società di commercializzazione di prodotti locali,e<br />

108


GIE, impresa nel settore economico, ed oltre alla collaborazione con<br />

Enterprice Work, Elimane ritiene importante non solo dare lavoro alle donne,<br />

ma incentivare anche l’impiego di disab<strong>il</strong>i, ecco perchè la sua unità è<br />

riconosciuta anche da Handicap International, una organizzazione che si<br />

occupa <strong>del</strong> miglioramento <strong>del</strong>la vita dei disab<strong>il</strong>i e <strong>del</strong> loro inserimento in<br />

ambito lavorativo (<strong>il</strong> 15% dei lavoratori di “Dèli Cajou” è diversamente<br />

ab<strong>il</strong>e).<br />

Il processo di trasformazione adottato ha portato alla definizione di una<br />

precisa serie di tappe, riproducib<strong>il</strong>i da tutti con attrezzature reperib<strong>il</strong>i a livello<br />

locale e bassi investimenti. I passaggi essenziali sono:<br />

Passo 1.<br />

Definizione degli standard di dimensione e peso <strong>del</strong>le noci ammesse alla<br />

trasformazione<br />

In questa prima fase le noci vengono raccolte e separate dal pomo (che poi<br />

viene pressato e da cui viene ricavato <strong>il</strong> vino di anacardio), e a causa <strong>del</strong>la<br />

domanda specifica dei compratori, vengono selezionate per taglia e peso. Solo<br />

le noci con dimensione “media” o “grande”, sono avviate alla trasformazione,<br />

mentre le più piccole sono messe sul mercato <strong>del</strong>la noce grezza.<br />

(Foto 5, 6, 7, a pagina seguente).<br />

109


Figura 5 Figura 6 Figura 7<br />

Passo 2.<br />

Fasi di estrazione<br />

Le noci selezionate vengono cotte a vapore per una durata di 50 minuti circa<br />

e, successivamente, poste a seccare al sole per due giorni, in modo da rendere<br />

in guscio più duro e quindi più fac<strong>il</strong>e da rompere per estrarvi <strong>il</strong> frutto.<br />

Figura 8 Figura 9 Figura 10<br />

110


Passo 3.<br />

Apertura <strong>del</strong>le noci<br />

<strong>La</strong> separazione <strong>del</strong>la noce prevede la rottura <strong>del</strong> guscio con una semplice<br />

macchina azionata manualmente, basata sulla tecnologia Indiana-Bras<strong>il</strong>iana, e<br />

la conseguente estrazione <strong>del</strong> frutto. È molto importante, in questa fase,<br />

indossare dei guani protettivi (in lattice o petrolio vegetale), perché l’olio che<br />

fuoriesce dal guscio al momento <strong>del</strong>la rottura è caustico. Questa fase, inoltre,<br />

ha comportato una valutazione attenta <strong>del</strong>la tipologia di noce richiesta: i<br />

mercati internazionali la richiedono intera, per cui è fondamentale conseguire<br />

percentuali basse di prodotto difettoso. Le macchine sgusciatici manuali<br />

ut<strong>il</strong>izzate permettono di avere, approssimativamente, <strong>il</strong> 90% di noci intere.<br />

Nessun altra tecnologia, in Senegal, ha realizzato queste cifre. <strong>La</strong> noce intera<br />

e lavorata, infine, presenta una differenziazione alta in base ai mercati in cui<br />

viene commercializzata: <strong>il</strong> Senegal viene venduta a circa 10$/Kg, mentre<br />

negli Stati Uniti <strong>il</strong> valore raggiunge i 20$/Kg.<br />

Figura 11 Figura 12 Figura 13<br />

111


Passo 4.<br />

Residui di lavorazione<br />

È, questa, una fase problematica, perché una parte dei gusci, che contengono<br />

sostanze caustiche e potenzialmente tossiche, viene ut<strong>il</strong>izzata come<br />

combustib<strong>il</strong>e per la cottura a vapore <strong>del</strong>la noce grezza, e la restante è<br />

abbandonata o interrata (questo perché <strong>il</strong> legno da ardere o qualsiasi altro<br />

combustib<strong>il</strong>e a prezzi assai elevati). In entrambi i casi sussiste <strong>il</strong> problema<br />

degli acidi e degli oli tossici che potrebbero costituire una minaccia<br />

ambientale.<br />

Passo 5.<br />

<strong>La</strong> sbucciatura<br />

Una volta estratte le noci vengono poste a seccare, per farle indurire e togliere<br />

umidità, per 7 ore a 70°C in un forno alimentato esternamente a legna (come<br />

si può vedere dalla foto sottostante). Successivamente i noccioli essiccati<br />

vengono privati <strong>del</strong>l’ultimo strato che li avvolge (sim<strong>il</strong>e a quello degli<br />

arachidi). Questa è una <strong>del</strong>le operazioni più laboriose <strong>del</strong> processo, <strong>del</strong>icato<br />

ed interamente manuale, ed è affidato solitamente alla manodopera<br />

femmin<strong>il</strong>e (Elimane Drame impiega per questa fase anche due ragazze<br />

disab<strong>il</strong>i, al primo tavolo nella foto 17 a pagina seguente).<br />

112


Figura 14(Fase <strong>del</strong>la essiccatura a forno: 70°c per 7 ore) Figura 15 Figura 16<br />

Figura 17 (Fase <strong>del</strong>la sbucciatura manuale) Figura 18 Figura 19<br />

Passo 6.<br />

Tostatura e salatura<br />

Le noci che giungono alla fine <strong>del</strong> “passo 5”, sono pronte per essere<br />

inscatolate e vendute al naturale, oppure possono essere grigliate in apposite<br />

macchine friggitrici per 10 minuti circa (foto 20, 21, 22) e poi salate per avere<br />

un prodotto a più alto valore aggiunto.<br />

Tra gennaio e febbraio Elimane e i suoi dipendenti, hanno sperimentato,<br />

durante la mia visita chiedendomi anche un consiglio, due nuovi prodotti, che<br />

già sono stati ordinati dai mercati locali e di Dakar: la crema zuccherata o<br />

113


naturale di anacardi, realizzata dalla tritatura <strong>del</strong>le noci rotte e gli anacardi<br />

tostati, salati con aggiunta di piccante.<br />

Figura 20 Figura 21 Figura 22<br />

Passo 7.<br />

Confezionamento.<br />

È l’ultima fase <strong>del</strong> processo, in cui le noci trattate vengono pesate, sig<strong>il</strong>late ed<br />

etichettate per la vendita diretta o per l’esportazione.<br />

Figura 23 (Fase <strong>del</strong>la pesatura, sig<strong>il</strong>latura ed etichettatura) Figura 24 Figura 25<br />

Tutti i prodotti vengono imballati ed alcuni lasciati in sede per i clienti locali.<br />

114


Infine nella foto 28 viene <strong>il</strong>lustrata l’ultima sperimentazione di “Dèli Cajou”,<br />

la crema di anacardi, preparata la prima volta durante la mia permanenza in<br />

Africa, pronta per essere spalmata e già ordinata dai mercati di Dakar.<br />

Figura 26 (Presentazione <strong>del</strong> prodotto finito) Figura 27 Figura 28<br />

Elimane Drame, attualmente, vende i suoi prodotti ai mercati ed alberghi di<br />

Ziguinchor, ma ha iniziato anche la distribuzione nella vicina Gambia, presso<br />

la città di Banjoul, in Marocco, in Tunisia, nella capitale Dakar, e,<br />

naturalmente, in Italia con <strong>il</strong> commercio <strong>Equo</strong> e <strong>Solidale</strong>.<br />

Uno dei principi fondamentali che Elimane porta avanti, in concordanza con i<br />

principi <strong>del</strong> CES è la trasparenza dei prezzi, tanto che per ogni ordine, oltre a<br />

studiare <strong>il</strong> prospetto dei costi fissi, cerca di fare un piano di guadagno che<br />

condivide e presenta di volta in volta a tutti i suoi dipendenti, per tenere fede<br />

al principio <strong>del</strong>la partecipazione alle decisioni da parte di tutti all’interno<br />

<strong>del</strong>l’impresa, ma soprattutto per condividere con loro sia le gioie di nuovi<br />

ordini, sia le difficoltà che si incontrano in ogni situazione.<br />

115


Di seguito vengono riportate la tabella dei prezzi dei vari prodotti offerti dal<br />

“Dèli Cajou”, seguita dal prospetto <strong>del</strong>l’ordine, preparato insieme al<br />

sottoscritto, per i mercati <strong>del</strong> Gambia, a febbraio, proprio per evidenziare<br />

come tutta la catena sia chiara e tutti i partecipanti ad essa siano messi al<br />

corrente di tutti i passaggi fino alla vendita al dettaglio.<br />

Lestino prezzi di “Dèli Cajou (Cambio: 1€= 656 F.CFA)<br />

Tipo Descrizione Dose<br />

Peso<br />

(grs) Imb. Distrib.<br />

costo<br />

prod.<br />

75ES Intere grigliate salate in sacchetti 263 F 75 35 F 15 F 313 F<br />

125ES Intere grigliate salate in sacchetti 438 F 125 35 F 25 F 498 F<br />

250ES Intere grigliate salate in sacchetti 875 F 250 35 F 50 F 960 F<br />

125MS Metà Intere grigliate salate in sacchetti 313 F 125 35 F 25 F 373 F<br />

250MS Metà Intere grigliate salate in sacchetti 625 F 250 35 F 50 F 710 F<br />

75BS Non intere grigliate salate in sacchetti 150 F 75 35 F 15 F 200 F<br />

125BS Non intere grigliate salate in sacchetti 250 F 125 35 F 25 F 310 F<br />

150ESB Intere grigliate salate in scatola 525 F 150 175 F 30 F 730 F<br />

300ESB Intere grigliate salate in scatola 1.050 F 300 230 F 60 F 1340 F<br />

140MSB Metà Intere grigliate salate in scatola 350 F 140 165 F 28 F 543 F<br />

140ESB Intere grigliate salate in scatola 490 F 140 165 F 28 F 683 F<br />

280MSB Metà Intere grigliate salate in scatola 700 F 280 225 F 56 F 981 F<br />

280ESB Intere grigliate salate in scatola<br />

mandorle naturali in sacchetti (non<br />

980 F 280 225 F 56 F 1261 F<br />

75EN salate)<br />

mandorle naturali in sacchetti (non<br />

233 F 75 35 F 15 F 283 F<br />

125EN salate)<br />

mandorle naturali in sacchetti (non<br />

388 F 125 35 F 25 F 448 F<br />

250EN salate)<br />

mandorle naturali in sacchetti con<br />

775 F 250 35 F 50 F 860 F<br />

500NDP pellicina 1.000 F 500 45 F 100 F 1145 F<br />

mandorle naturali in sacchetti con 10.000<br />

5000NDP pellicina<br />

F<br />

15.500<br />

5000 55 F 1.000 F 11055 F<br />

5000EN** mandorle naturali in sacchetti<br />

mandorle naturali in scatola (non<br />

F 5000 100 F 1.000 F 16600 F<br />

150ENB salate)<br />

mandorle naturali in scatola (non<br />

465 F 150 175 F 30 F 670 F<br />

300ENB salate)<br />

mandorle naturali in scatola (non<br />

930 F 300 175 F 60 F 1.165 F<br />

140ENB salate)<br />

mandorle naturali in scatola (non<br />

434 F 140 165 F 28 F 627 F<br />

280ENB salate) 868 F 280 225 F 56 F 1149 F<br />

116


Lestino prezzi di “Dèli Cajou<br />

Tipo Descrizione<br />

Costo<br />

di cessione<br />

Prezzo<br />

all’ ingrosso<br />

Prezzo<br />

consigliato<br />

75ES Intere grigliate salate in sacchetti 394 F 438 F 525 F<br />

125ES Intere grigliate salate in sacchetti 627 F 697 F 836 F<br />

250ES Intere grigliate salate in sacchetti<br />

Metà Intere grigliate salate in<br />

1.210 F 1.344 F 1.613 F<br />

125MS sacchetti<br />

Metà Intere grigliate salate in<br />

469 F 522 F 626 F<br />

250MS sacchetti<br />

Non intere grigliate salate in<br />

895 F 994 F 1.193 F<br />

75BS sacchetti<br />

Non intere grigliate salate in<br />

252 F 280 F 336 F<br />

125BS sacchetti 391 F 434 F 521 F<br />

150ESB Intere grigliate salate in scatola 920 F 1.022 F 1.226 F<br />

300ESB Intere grigliate salate in scatola<br />

Metà Intere grigliate salate in<br />

1.688 F 1.876 F 2.251 F<br />

140MSB scatola 684 F 760 F 912 F<br />

140ESB Intere grigliate salate in scatola<br />

Metà Intere grigliate salate in<br />

861 F 956 F 1.147 F<br />

280MSB scatola 1.236 F 1.373 F 1.648 F<br />

280ESB Intere grigliate salate in scatola<br />

mandorle naturali in sacchetti (non<br />

1.589 F 1.765 F 2.118 F<br />

75EN salate)<br />

mandorle naturali in sacchetti (non<br />

356 F 396 F 475 F<br />

125EN salate)<br />

mandorle naturali in sacchetti (non<br />

564 F 627 F 752 F<br />

250EN salate)<br />

mandorle naturali in sacchetti con<br />

1.084 F 1.204 F 1.445 F<br />

500NDP pellicina<br />

mandorle naturali in sacchetti con<br />

1.443 F 1.603 F 1.924 F<br />

5000NDP pellicina 13.929 F 15.477 F 18.572 F<br />

5000EN** mandorle naturali in sacchetti<br />

mandorle naturali in scatola (non<br />

20.916 F 23.240 F 27.888 F<br />

150ENB salate)<br />

mandorle naturali in scatola (non<br />

844 F 938 F 1.126 F<br />

300ENB salate)<br />

mandorle naturali in scatola (non<br />

1.468 F 1.631 F 1.957 F<br />

140ENB salate)<br />

mandorle naturali in scatola (non<br />

790 F 878 F 1.053 F<br />

280ENB salate) 1.448 F 1.609 F 1.930 F<br />

Tabella 8 – Fonte: Dèli Cajou – Boutoute – Ziguinchor – Febbraio 2005<br />

117


Ordine per Banjoul (Gambia)<br />

Fatturazione<br />

Mo<strong>del</strong>lo numero peso (kg) Prezzo/pacco prezzo/kg montante<br />

75nature 0 0 337,5 4500 0<br />

125nature 80 10 562,5 4500 45000<br />

250nature 80 20 1125 4500 90000<br />

75gr<strong>il</strong>lees 0 0 337,5 4500 0<br />

125gr<strong>il</strong>lees 280 35 562,5 4500 157500<br />

250gr<strong>il</strong>lees 200 50 1125 4500 225000<br />

125gr<strong>il</strong>lees SP 0 0 437,5 3500 0<br />

250gr<strong>il</strong>lees SP 100 25 875 3500 87500<br />

Totale 740 140 605000<br />

Valutazione dei costi<br />

prezzo<br />

numero o peso unitario montante<br />

Torrefazione 110 500 55000<br />

imballaggio 740 13 9620<br />

logo 740 25 18500<br />

Trasporto 1 0 0<br />

timbro 1 0 0<br />

telefono x 3000 3000<br />

Spedizione 10% 10% 60500<br />

Totale 146620<br />

Sintesi<br />

Peso totale Fatture Spese differenza<br />

prezzo medio cessione<br />

per kg nature Beneficio<br />

140 605000 146620 458380 3274,142857 63380CFA<br />

Tabella 9 – fonte: Dèli Cajou – Boutoute – Ziguinchor – Febbraio 2005<br />

Per quanto concerne l’esportazione gli anacardi vengono confezionati in<br />

pacchi da 5Kg o 20 Kg ed i costi doganali e di trasporto variano in base alla<br />

quantità esportata (in riferimento all’ordine di Libero Mondo vedi<br />

“Conclusioni”). Grazie ad una politica di organizzazione <strong>del</strong> lavoro, <strong>il</strong> lavoro<br />

è assicurato per tutto l’anno ed i lavoratori vengono pagati in relazione ai<br />

ch<strong>il</strong>ogrammi prodotti. Per gli uomini che producono tra 15 e 25 Kg al giorno,<br />

Elimane paga 250CFA/Kg, raggiungendo uno stipendio medio tra 28000CFA<br />

118


(42.68€) e 40000CFA (61€) al mese, stipendio superiore ai guadagni dei<br />

lavori a nero o di un lavoro nel settore commerciale ormai saturo (25000 CFA<br />

mens<strong>il</strong>i). Per le donne, invece, <strong>il</strong> prezzo è di 200 F.CFA/Kg, ed esse riescono<br />

a guadagnare fino a 20000 F.CFA (30,50€) al mese, lavorando cinque giorni<br />

la settimana per un massimo di otto ore al giorno, stipendio che è quasi <strong>il</strong><br />

doppio di quello di una domestica in città, o di una cameriera (uniche<br />

alternative per le donne) che guadagnano appena 10000-12000F.CFA (15.25-<br />

18,30€), lavorando da mattina a sera per tutti i giorni <strong>del</strong>la settimana.<br />

Anche se ci sembrano molto bassi, gli stipendi garantiti da Elimane, come da<br />

tutti coloro che collaborano con <strong>il</strong> <strong>Commercio</strong> <strong>Equo</strong> e <strong>Solidale</strong> sono stati<br />

studiati insieme anche ai lavoratori ed ai produttori stessi per individuare una<br />

somma che potesse garantire <strong>il</strong> soddisfacimento dei bisogni di ognuno.<br />

Elimane dal canto suo, riesce ad avere un reddito mens<strong>il</strong>e di 100000F.CFA<br />

(152,44€) di cui 60000 ut<strong>il</strong>izzati per le spese <strong>del</strong>l’affitto dei locali ed altre<br />

spese di casa. Inoltre “Dèli Cajou” è organizzata in modo tale che ad ogni fine<br />

giornata si registra <strong>il</strong> lavoro svolto da ogni dipendente in modo da essere<br />

precisi nei pagamenti e per controllare <strong>il</strong> regolare andamento <strong>del</strong> lavoro,<br />

individuando per ogni lavoratore, come si vede dalla tabella seguente, i Kg di<br />

noci aperte (per gli uomini) o sbucciate (per le donne), la percentuale di noci<br />

intere e rotte, <strong>il</strong> valore economico <strong>del</strong>le percentuali prodotte, anche per<br />

discuterne insieme e cercare di capire come muoversi per i giorni successivi.<br />

119


G.I.E. ELY BEE: SERVIZIO DI PRODUZIONE (controllo <strong>del</strong> lavoro)<br />

Nome: Ousmane CFA per Kg di mandorle intere: 250<br />

Tipo di servizio: Sgusciatura CFA per Kg di mandorle rotte: 100<br />

Mese: Gennaio 2005<br />

Noci Mandorle Mandorle Tot da % %<br />

Data crude Intere Rotte Pagare Mandorle Mandorle<br />

Kg Kg Kg Valore Kg Valore Intere<br />

1 0 0 0 0 0 0 0 #DIV/0! #DIV/0!<br />

2 0 0 0 0 0 0 0 #DIV/0! #DIV/0!<br />

3 55 15,2 13,2 3300 2 200 3500 28% 87%<br />

4 55 15,1 13,2 3300 1,9 190 3490 27% 87%<br />

5 47 12,8 10,3 2575 2,5 250 2825 27% 80%<br />

6 44 10,4 7,9 1975 2,5 250 2225 24% 76%<br />

7 45 12,5 10 2500 2,5 250 2750 28% 80%<br />

8 14 4 3,5 875 0,5 50 925 29% 88%<br />

9 0 0 0 0 #DIV/0! #DIV/0!<br />

10 40 10 8,6 2150 1,4 140 2290 25% 86%<br />

11 38 11,2 9,8 2450 1,4 140 2590 29% 88%<br />

12 42 10,9 9,3 2325 1,6 160 2485 26% 85%<br />

13 42 12,2 10,9 2725 1,3 130 2855 29% 89%<br />

14 40 11,2 9,8 2450 1,4 140 2590 28% 88%<br />

15 35 9,35 7,75 1937,5 1,6 160 2097,5 27% 83%<br />

16 0 0 0 0 #DIV/0! #DIV/0!<br />

17 47 13,1 11 2750 2,1 210 2960 28% 84%<br />

18 44 12,05 10,45 2612,5 1,6 160 2772,5 27% 87%<br />

19 7 1,55 1,25 312,5 0,3 30 342,5 22% 81%<br />

20 0 0 0 0 #DIV/0! #DIV/0!<br />

21 0 0 0 0 #DIV/0! #DIV/0!<br />

22 0 0 0 0 #DIV/0! #DIV/0!<br />

23 0 0 0 0 #DIV/0! #DIV/0!<br />

24 0 0 0 0 #DIV/0! #DIV/0!<br />

25 45 12,4 10,3 2575 2,1 210 2785 28% 83%<br />

26 35 9,6 7,8 1950 1,8 180 2130 27% 81%<br />

27 30 8 6,9 1725 1,1 110 1835 27% 86%<br />

28 48 13,3 11 2750 2,3 230 2980 28% 83%<br />

29 0 0 0 0 #DIV/0! #DIV/0!<br />

30 0 0 0 0 #DIV/0! #DIV/0!<br />

31 0 0 0 0 #DIV/0! #DIV/0!<br />

TOT 753 204,85 172,95 43238 31,9 3190 46427,5 27% 84%<br />

Tabella 10 – Fonte: Dèli Cajou – Boutoute – Ziguinchor – Febbraio 2005<br />

120


Per ogni lavoratore, come già detto, c’è una tabella come quella nella pagina<br />

precedente, e infine una tabella comulativa di tutti per la gestione totale <strong>del</strong>la<br />

piccola fabbrica.<br />

Grazie al suo costante informarsi e alla sua passione per <strong>il</strong> lavoro, Elimane sta<br />

cercando nuove collaborazioni e appoggi. Ultimamente sta cercando di avere<br />

dei finanziamenti da PAOA (Project d’Appui aux Operateurs/trices de<br />

l’Agroalimentaire) che potrebbero consentigli l’acquisto di macchinari<br />

all’avanguardia e raddoppiare la sua produzione in breve tempo.<br />

In tutto questo <strong>il</strong> commercio equo e solidale rientra fac<strong>il</strong>mente per diversi<br />

motivi: l’organizzazione trasparente di tutta la f<strong>il</strong>iera produttiva interna ed<br />

esterna (nei locali o alberghi, gli anacardi vengono serviti in dei cesti prodotti<br />

da un disab<strong>il</strong>e che collabora con <strong>il</strong> progetto all’interno dei quali c’è un foglio<br />

dove si presenta tutta la f<strong>il</strong>iera produttiva di ciò che si sta mangiando), la<br />

partecipazione alle decisioni da parte di tutti, un prezzo stab<strong>il</strong>ito dal<br />

produttore, la spinta alla formazione e specializzazione <strong>del</strong> lavoro (che ogni<br />

dipendente di Elimane ha effettuato presso la sede di Enterprice Work), la<br />

continuità nei rapporti, la continua partecipazione-informazione ed i<br />

controlli-incontri tra Libero Mondo e tutti i membri di “Casamansa Project”.<br />

Dall’intervista fatta ad Elimane Drame, è emerso che <strong>il</strong> CES è secondo lui,<br />

l’unica via che può veramente aiutarli, anche se la sua merce è venduta nei<br />

mercati locali ed esportata in altri paesi africani, perché è l’unica rete<br />

121


commerciale che accetta di ordinare anche piccole quantità di anacardi e<br />

perché non essendo grande <strong>il</strong> mercato locale, l’esportazione alle condizioni<br />

<strong>del</strong> CES da loro la possib<strong>il</strong>ità di lavorare e guadagnare di più, ecco perché<br />

spera, come tutti, come si vedrà dalle altre interviste, di poter incrementare le<br />

quantità prodotte per <strong>il</strong> commercio <strong>Equo</strong>, forse la via giusta anche per<br />

pubblicizzare e far apprezzare <strong>il</strong> lavoro e la genuinità dei prodotti dei più<br />

piccoli produttori <strong>del</strong> mondo.<br />

3.4.2 Em<strong>il</strong>e Bassane: trasformatore di anacardi<br />

<strong>La</strong> struttura organizzativa <strong>del</strong>l’imprese di Em<strong>il</strong>e Bassane, è uguale, come tutte<br />

le unità di trasformazione di anacardi che collaborano con Enterprice Work e<br />

con Libero Mondo, a quella descritta nel paragrafo precedente. I passaggi<br />

<strong>del</strong>la produzione sono chiari ed i macchinari ut<strong>il</strong>izzati sono <strong>del</strong>la stessa<br />

natura.<br />

<strong>La</strong> fabbrica di Em<strong>il</strong>e Bassane, è più piccola rispetto a “Dèli Cajou”, infatti, da<br />

lavoro a 12 persone, di cui 8 donne e 4 uomini. Em<strong>il</strong>e dice che <strong>il</strong> suo lavoro è<br />

importante soprattutto perché in precedenza i suoi dipendenti erano<br />

disoccupati o guadagnavano, per lavori sporadici ed incostanti, molto poco.<br />

Le donne non riuscivano a trovare lavoro, oppure, come già aveva detto<br />

Elimane Drame, l’unica possib<strong>il</strong>ità lavorativa era fare la domestica. Questo<br />

lavoro da loro la possib<strong>il</strong>ità di sostenere meglio la proprie famiglie ed i loro<br />

122


isogni grazie ad un guadagno raddoppiato. Anche qui <strong>il</strong> reddito mens<strong>il</strong>e dei<br />

lavoratori varia in base alla quantità prodotta, con un’osc<strong>il</strong>lazione che va tra<br />

15000 e 40000 CFA al mese. Em<strong>il</strong>e (che ancora non ha famiglia), invece tiene<br />

per se <strong>il</strong> minimo indispensab<strong>il</strong>e, perché per lui è più importante pagare i<br />

lavoratori e dar loro la possib<strong>il</strong>ità di un lavoro ed una vita dignitosa.<br />

Il <strong>Commercio</strong> <strong>Equo</strong>, secondo lui, non solo aumenta la condizione personale<br />

dei membri <strong>del</strong> progetto, ma è una via per migliorare la situazione di tutta la<br />

Casamansa, grazie soprattutto all’idea di avere relazioni con piccoli produttori<br />

e al fatto che <strong>il</strong> rispetto e la fiducia che <strong>il</strong> CES ripone in essi permette di<br />

instaurare un clima di pace e collaborazione necessari per far capire ai<br />

commercianti ed altri produttori <strong>del</strong> luogo che non sempre le collaborazioni<br />

con importatori equivalgono a sfruttamento e bassi prezzi, ma che se poste in<br />

un certo modo, possono essere la linfa vitale per lo <strong>sv<strong>il</strong>uppo</strong> <strong>del</strong> Senegal.<br />

<strong>La</strong> sua è un’impresa individuale e riesce a produrre fino a 7 tonnellate l’anno<br />

di anacardi, naturali o tostati (grigliati e salati), venduti, per adesso, solo in<br />

alcuni mercati locali e al CES.<br />

Per lui, quindi, <strong>il</strong> secondo ordine di Libero Mondo è estremamente<br />

importante, per continuare a migliorare le cose ed incentivare i suoi progetti<br />

futuri.<br />

Già sta iniziando ad organizzarsi per questo evento, confermato nei giorni<br />

<strong>del</strong>la mia permanenza. Libero Mondo ha ordinato 800 Kg di anacardi che<br />

123


verranno preparati da diverse unità di trasformazione, tra cui la sua, e che una<br />

volta pronti, verranno riuniti in un unico luogo, la fabbrica di Elimane Drame,<br />

insieme a tutto ciò che è stato ordinato dall’Italia (compresi gli oggetti di<br />

artigianato), dove verranno imballati e da li inviati a Dakar per l’esportazione.<br />

Em<strong>il</strong>e ci dice, infine, che questa collaborazione è ut<strong>il</strong>e anche per spronare la<br />

gente pigra e “sempre stanca” che non lavora, perché fa capire loro come sia<br />

importante la produzione, l’esportazione ed <strong>il</strong> guadagno che c’è dietro,<br />

superiore rispetto a quello di diversi altri settori.<br />

Stessa situazione ed idee riguardo al <strong>Commercio</strong> equo e solidale e<br />

all’organizzazione <strong>del</strong> lavoro si trovano ai altre due unità di trasformazione<br />

dislocate nella regione, collaboratrici <strong>del</strong> progetto: Kamarakounda e<br />

Manekunda, piccole unità che hanno aperto le loro prospettive dall’inizio<br />

<strong>del</strong>la partecipazione al progetto con <strong>il</strong> CES.<br />

3.4.3 Il G.I.E. “Senghalene”<br />

Altro collaboratore <strong>del</strong> progetto è l’associazione <strong>del</strong> v<strong>il</strong>laggio Senghalene, alla<br />

periferia di Oussouye, a 40 Km da Ziguinchor, immerso nel verde <strong>del</strong>le<br />

foreste tropicali, che comprende un gruppo di coltivatori diretti di anacardi ed<br />

una unità produttiva che appartiene al gruppo, per un totale di 108 persone<br />

coinvolte.<br />

124


L’associazione, fondata e pensata da Joseph Diamacougne, con cui mi sono<br />

confrontato sulla realtà che avevo davanti, è nata soprattutto in risposta ai<br />

prezzi troppo bassi a cui venivano venduti gli anacardi. Diamacougne spiega<br />

che, vedendo che i raccolti di anacardi aumentavano e la produzione<br />

migliorava, incoraggiò i coltivatori ad usarli per <strong>il</strong> consumo locale e la<br />

vendita. Nell’ultimo decennio, però, Diamacougne si accorse che i<br />

responsab<strong>il</strong>i <strong>del</strong>la raccolta a Ziguinchor sfruttavano <strong>il</strong> loro lavoro pagando per<br />

stesse quantità prezzi diversi e sempre più bassi. Così <strong>il</strong> v<strong>il</strong>laggio Senghalene<br />

iniziò ad organizzarsi ed in un incontro di v<strong>il</strong>laggio stab<strong>il</strong>irono quattro punti<br />

fondamentali per poter assicurare prezzi uguali per tutti e combattere lo<br />

sfruttamento <strong>del</strong> mercato:<br />

- i contadini si incontrano al momento <strong>del</strong>la raccolta per accordarsi<br />

su un unico prezzo di vendita basato sull’informazione dei prezzi<br />

di Ziguinchor<br />

- ognuno porta i propri anacardi in un singolo punto di raccolta nel<br />

v<strong>il</strong>laggio<br />

- gli uomini giovani <strong>del</strong> v<strong>il</strong>laggio aiutano a portare gli anacardi al<br />

punto di raccolta.<br />

- solo puntando sulla qualità <strong>del</strong> prodotto, sull’organizzazione dei<br />

produttori ed <strong>il</strong> rapporto leale è possib<strong>il</strong>e rafforzare <strong>il</strong> lavoro di<br />

tutti.<br />

125


Così i prezzi degli anacardi di Senghalene aumentarono fino a 450 CFA/Kg.<br />

Nel 2001 iniziò anche la collaborazione con Enterprice Work e nacque l’unità<br />

di trasformazione che attualmente comprende 10 lavoratori, di cui tre disab<strong>il</strong>i,<br />

vista come un’opportunità per lo <strong>sv<strong>il</strong>uppo</strong> <strong>del</strong> v<strong>il</strong>laggio ed un modo per<br />

proteggere i contadini dagli sbalzi dei prezzi.<br />

L’associazione <strong>del</strong> v<strong>il</strong>laggio non ha fini di lucro.<br />

Il 50% <strong>del</strong> ricavato dall’unità di trasformazione, che recupera gli anacardi<br />

direttamente dai coltivatori vicini acquistando a 275CFA/Kg e vendendo a<br />

300CFA/Kg, guadagnando 15CFA/Kg, viene ut<strong>il</strong>izzato per reinvestire nella<br />

catena produttiva e pagare un giusto stipendio ai lavoratori, <strong>il</strong> 35% viene<br />

usato per fini sociali (educazione, salute, medicine, infrastrutture, ecc.) per i<br />

membri <strong>del</strong> v<strong>il</strong>laggio ed <strong>il</strong> restante 15% messo in banca come fondo di<br />

garanzia a disposizione dei membri <strong>del</strong> v<strong>il</strong>laggio che in situazioni particolari<br />

ne avessero bisogno.<br />

Anche i prodotti di Senghalene sono commercializzati solo negli alberghi<br />

vicini, per i turisti, e venduti nel 2004 al CES che è visto dal responsab<strong>il</strong>e<br />

Diamacougne, come la soluzione alla loro ancora troppo scarsa produzione.<br />

Grazie al prefinaziamento <strong>del</strong> 50% che <strong>il</strong> CES ha pagato al momento<br />

<strong>del</strong>l’ordine, Senghalene ha potuto comprare nuove noci ed effettuare un<br />

nuovo ciclo produttivo. Il CES può dare una costante entrata economica<br />

126


giusta che da la possib<strong>il</strong>ità all’intero v<strong>il</strong>laggio di ricevere almeno <strong>il</strong> minimo<br />

necessario per <strong>il</strong> proprio fabbisogno.<br />

3.4.4 APRAN: Associazione per la promozione rurale nella circoscrizione<br />

di Nyassia<br />

APRAN è un’ONG nata nel 2001 per lavorare alla ricostruzione <strong>del</strong>la<br />

Casamansa durante e dopo la ribellione separatista, con principali obiettivi<br />

quelli <strong>del</strong>la pace, solidarietà e <strong>sv<strong>il</strong>uppo</strong>. APRAN, in quest’ambito, favorisce la<br />

costruzione di case per i lavoratori che giungono nelle città dai v<strong>il</strong>laggi, o per<br />

i rifugiati dalla ribellione in cerca di lavoro (circa 500 sono le persone che<br />

finora hanno trovato un’abitazione: poveri, ribelli o bisognosi). L’attività<br />

svolta principalmente, anche per dare lavoro a nuove persone e recepire soldi<br />

per aiutare i v<strong>il</strong>laggi più poveri per la costruzione di scuole e pozzi per<br />

attingere acqua (circa 100 finora), è la produzione di frutta secca, soprattutto<br />

manghi, cocco e papaya. APRAN sta aspettando l’autorizzazione dal<br />

Ministero <strong>del</strong> <strong>Commercio</strong> per estendere la produzione anche a banane, ananas<br />

ed arance. <strong>La</strong> sede <strong>del</strong>l’organizzazione è situata al centro <strong>del</strong>la città di<br />

Ziguinchor per le relazioni con <strong>il</strong> pubblico e i responsab<strong>il</strong>i dei v<strong>il</strong>laggi che<br />

richiedono un appoggio o un finanziamento ad APRAN. <strong>La</strong> fabbrica di<br />

produzione di frutta secca, invece, è localizzata e Darsalaam (che significa<br />

“Dammi Pace”), un v<strong>il</strong>laggio a poco più di 10 Km da Ziguinchor, nella<br />

circoscrizione di Nyassia. <strong>La</strong> produzione inizia all’inizio di marzo con la<br />

127


accolta dei frutti fino a terminare in luglio. Se la raccolta ed <strong>il</strong> ciclo<br />

produttivo riescono a svolgersi senza problemi, Bakary Mane, <strong>il</strong> responsab<strong>il</strong>e<br />

e presidente <strong>del</strong>l’ONG, mi ha detto che tutti i dipendenti riescono ad avere<br />

uno stipendio adeguato che soddisfa <strong>il</strong> fabbisogno di tutti, altrimenti è lui<br />

stesso che anticipa loro <strong>il</strong> salario, per permettergli di vivere, e poi lo scala<br />

dalle produzioni ottime. Anche APRAN, come tutti gli operatori <strong>del</strong> CES,<br />

garantisce la trasparenza di tutti i passaggi ed i costi relativi alla produzione<br />

tanto che per ogni prodotto alimentare da essa preparato Libero Mondo ha una<br />

scheda <strong>del</strong> prezzo trasparente (tabella 11) che gli permette di studiare tutti i<br />

costi, in modo da concretizzare <strong>il</strong> principio secondo <strong>il</strong> quale nella rete <strong>del</strong> CES<br />

è fondamentale che ognuno sappia “chi otteneva cosa”.<br />

Tabella <strong>del</strong> prezzo trasparente <strong>del</strong>la frutta secca prodotta da APRAN<br />

Voce di costo Cocco essic. Papaya essic. Mango essic. Uvetta<br />

Acquisto Ces (produttori) 0.38€ 24.15% 0.38€ 24.15% 0.27€ 17.32% 0.09€ 9.34%<br />

Acquisto “locale”<br />

Nolo/trasporto/sdoganamento 0.08€ 4.83% 0.08€ 4.83% 0.05€ 3.46% 0.02€ 2.33%<br />

Dazio<br />

Prefinanziamento 0.04€ 2.32% 0.04€ 2.32% 0.03€ 1.66% 0.01€ 0.93%<br />

Libero mondo<br />

(<strong>La</strong>vor./confez.)<br />

0.19€ 12.08% 0.19€ 12.08% 0.31€ 19.64% 0.19€ 19.94%<br />

Imballi (sacchetti,<br />

etichette,ecc)<br />

0.11€ 6.93% 0.11€ 6.93% 0.1€ 6.93% 0.11€ 11.44%<br />

Costi di distribuzione (trasp.) 0.01€ 0.48% 0.01€ 0.48% 0.01€ 0.48% 0.01€ 1.09%<br />

Costi diretti di gestione,<br />

locali<br />

0.03€ 1.89% 0.03€ 1.89% 0.05€ 3.08% 0.03€ 3.12%<br />

COSTO TOTALE 0.84€ 52.69% 0.84€ 52.69% 0.83€ 52.43% 0.46€ 48.20%<br />

Sconto medio clienti 0.50€ 31.54% 0.50€ 31.54% 0.50€ 31.54% 0.30€ 31.54%<br />

Margine lordo Libero Mondo 0.25€ 15.77% 0.25€ 15.77% 0.25€ 15.77% 0.19€ 20.26%<br />

Prezzo intermedio 1.59€ 100% 1.59€ 100% 1.59€ 100% 0.96€ 100%<br />

I.V.A. 0.06€ 4% 0.06€ 4% 0.06€ 4% 0.04€ 4%<br />

PREZZO FINALE 1.65€ 1.65€ 1.65€ 1€<br />

Tabella 11 – Fonte: Coop. Libero Mondo – Marzo 2005<br />

128


Tenendo in considerazione che schede sulla trasparenza sono disponib<strong>il</strong>i per<br />

ogni prodotto <strong>del</strong> CES, torniamo alla produzione di frutta secca, che è<br />

diversificata in base alla qualità e varietà dei frutti. Per quanto concerne i<br />

manghi, che sono <strong>il</strong> prodotto più lavorato, si possono distinguere 2 tipologie:<br />

una prima qualità che impiega 2 giorni per essiccare ed essere lavorata;<br />

un’altra, che ha un ciclo produttivo lungo <strong>il</strong> doppio (4 giorni), anche se,<br />

naturalmente la qualità è migliore. In definitiva la catena di essiccamento e<br />

produzione di frutta secca ha una durata di 6 giorni lavorativi.<br />

Anche i prezzi variano a seconda <strong>del</strong>la qualità, partendo da 25CFA/kg fino a<br />

60CFA/Kg, molto bassi perché le quantità di mango raccolti sono enormi e<br />

questo non permette di far aumentare i prezzi, perché altrimenti i compratori<br />

cambierebbero fornitore. Il prodotto è confezionato in buste Mylar da 100gr<br />

sig<strong>il</strong>late con presenza di aria, perchè <strong>il</strong> vuoto minaccia di comprimere la frutta<br />

in un unico blocco e di intrappolare l’umidità indesiderata. Purtroppo però le<br />

quantità che APRAN riesce a produrre solo molto ridotte, poiché ha a<br />

disposizione solo tre forni per l’essiccamento, e sperano che Libero Mondo<br />

effettui sempre nuovi ordini perché questo da loro la possib<strong>il</strong>ità di esportare in<br />

Italia e la speranza di riuscire ad avere maggiori guadagni ed acquistare nuovi<br />

e più tecnologici macchinari. Grazie infatti al primo ordine <strong>del</strong> CES, di 100Kg<br />

di mango e 100Kg di cocco, <strong>il</strong> fatturato <strong>del</strong>l’organizzazione si è ampliato e ha<br />

dato la possib<strong>il</strong>ità di iniziare i lavori per costruire un capannone dove sono<br />

129


localizzati i forni per la produzione. L’ONG ancora non lavora con i disab<strong>il</strong>i,<br />

anche se uno dei soci fondatori lo è, ma punta, in un prossimo futuro, ad<br />

incrementare <strong>il</strong> lavoro ed iniziare una collaborazione con Handicap<br />

International. I forni usati per la produzione hanno un costo di 1.500.000CFA<br />

(2286,58€) e sono di due tipologie differenti. Il primo (nella foto a sinistra<br />

mentre mi viene mostrato da Bakary Mane), costruito nel 2001, ha la capacità<br />

di essiccare 40Kg di mango ogni volta, e necessita di 17 ore di cottura per un<br />

dispendio di gas di 9Kg. Questo forno, internamente ha pareti di legno che<br />

non permettono al calore di avere la stessa temperatura in tutto lo spazio,<br />

quindi deve esserci un lavoratore che ogni determinato periodo di tempo<br />

inverta la disposizione <strong>del</strong>le teglie in cui è posta la frutta all’interno <strong>del</strong>la<br />

macchina. Il secondo (nella foto al centro), costruito nel 2002, differisce dal<br />

primo solo per <strong>il</strong> fatto che è tutto in ferro, e questo da la possib<strong>il</strong>ità di evitare<br />

l’impiego di altri lavoratori e la sicurezza <strong>del</strong>l’omogeneo stato di<br />

essiccamento di tutta la frutta, ed impiega 15 ore per realizzare <strong>il</strong> prodotto<br />

finito.<br />

Fig. 29(Forno con interni in legno) Fig. 30 (Forno con interni <strong>il</strong> ferro) Fig. 31 (Alloggi per coloro che intendono fare formazione)<br />

130


Come si vede dalla foto sulla destra, poi, nel v<strong>il</strong>laggio di Darsalaman ci sono<br />

degli alloggi, costruiti nel 1995, che sono messi s disposizione di tutti coloro<br />

che intendono specializzarsi in questo tipo di lavoro, che iniziano a lavorare<br />

presso <strong>il</strong> v<strong>il</strong>laggio per poi iniziare una propria catena produttiva oppure<br />

inserirsi a pieno nella vita <strong>del</strong>l’organizzazione. Bakary Mane, nell’intervista a<br />

lui posta, dice che <strong>il</strong> problema <strong>del</strong> Senegal è che se un produttore non riesce a<br />

soddisfare la domanda dei commercianti, soprattutto a livello quantitativo,<br />

questo non viene preso più in considerazione e la sua produzione non viene ne<br />

venduta, ne messa sul mercato. Questo è un problema che coinvolge tutti i<br />

piccoli produttori, da quelli alimentari agli artigiani, ecco perché, secondo lui,<br />

<strong>il</strong> <strong>Commercio</strong> <strong>Equo</strong> e <strong>Solidale</strong>, che è disposto ad acquistare anche piccole<br />

quantità e valorizzare <strong>il</strong> lavoro dei più piccoli, è la risposta a questa<br />

situazione. Egli spera di poter soddisfare sempre le richieste di Libero Mondo,<br />

perché è un contatto importante non solo per lui e la sua organizzazione, ma<br />

per molti altri contadini e piccoli produttori <strong>del</strong>la Casamansa.<br />

Infine Bakary Mane, felice <strong>del</strong>la conferma <strong>del</strong> secondo ordine italiano proprio<br />

durante la mia visita, mi ha spiegato che cura anche una piantagione di<br />

manghi all’interno <strong>del</strong> v<strong>il</strong>laggio e lavora <strong>il</strong> ferro per fare recinzioni, che poi<br />

distribuisce negli altri v<strong>il</strong>laggi, con <strong>il</strong> suo, nelle foreste, in modo da poter<br />

incentivare, per quanto sia possib<strong>il</strong>e, l’indipendenza economica e lo <strong>sv<strong>il</strong>uppo</strong><br />

di ogni piccola realtà.<br />

131


3.4.5 Seleki e Dijfangor: due v<strong>il</strong>laggi di due intrecciatori di ceste<br />

Dopo aver presentato alcuni collaboratori di Libero Mondo e <strong>del</strong> commercio<br />

equo e solidale in abito di prodotti alimentari, passiamo a conoscere altre<br />

realtà molto importanti e forse ancora più bisognose <strong>del</strong>le relazioni con la rete<br />

<strong>del</strong> Fair Trade, gli artigiani e gli intrecciatori di ceste.<br />

Tra questi ultimi, molto interessante è stata la conoscenza di F<strong>il</strong>ipe Bessane,<br />

presso <strong>il</strong> v<strong>il</strong>laggio di Seleki, e di Diemmekunda, nel v<strong>il</strong>laggio di Djifangor.<br />

Il primo è un disab<strong>il</strong>e (la sua malattia non gli ha fatto sv<strong>il</strong>uppare tutta la parte<br />

inferiore <strong>del</strong> suo corpo, dal bacino in giù), che produce e lavora <strong>il</strong> vimini ed<br />

altro materiale ricavato dagli alberi per realizzare qualsiasi oggetto a mano, a<br />

partire dai cesti, fino ad arrivare a comodini, testate di letti e mob<strong>il</strong>i per la<br />

casa. Purtroppo F<strong>il</strong>ipe non ha prodotti già fatti, oppure un catalogo (l’unico<br />

lavoro che aveva finito e dovevano venire a ritirare era <strong>il</strong> mob<strong>il</strong>etto nella foto<br />

sottostante al centro) da <strong>il</strong>lustrare ai compratori, ma produce solo su<br />

ordinazione, perché, ci ha detto, che lavorando in questo modo può soddisfare<br />

di più le esigenze dei suoi clienti. F<strong>il</strong>ipe vive a Seleki, <strong>il</strong> suo v<strong>il</strong>laggio, situato<br />

a circa 25 Km da Ziguinchor è immerso totalmente nella savana tropicale<br />

<strong>del</strong>la Casamansa, dove le case sono per la maggior parte realizzate a mano e<br />

non c’è corrente elettrica. I tempi di produzione sono molto lunghi, proprio<br />

perché gli oggetti solo realizzati uno per volta e <strong>il</strong> lavoro da dedicarci è molto<br />

132


diffic<strong>il</strong>e e minuzioso. Per fare un esempio, per la realizzazione <strong>del</strong> cesto nella<br />

foto 32 a sinistra, F<strong>il</strong>ipe ha impiegato ben 5 giorni di lavoro.<br />

Egli ha prodotto per <strong>il</strong> <strong>Commercio</strong> equo e solidale diverse tipologie di cesti,<br />

grazie alla conoscenza e alla pressione impostagli da Steffen Cambon, come<br />

già detto ideatore ed organizzatore di tutto <strong>il</strong> progetto, <strong>il</strong> quale a saputo<br />

convincere <strong>il</strong> “vecchio” F<strong>il</strong>ipe, a lavorare per Libero Mondo anche se ormai in<br />

pensione (cioè come anziano <strong>del</strong> v<strong>il</strong>laggio aveva smesso di lavorare). F<strong>il</strong>ipe<br />

Bessane mi ha inoltre detto, che con <strong>il</strong> lavoro svolto per <strong>il</strong> CES, ha potuto<br />

soddisfare i bisogni di tutto <strong>il</strong> v<strong>il</strong>laggio e lavorare di più proprio perché la<br />

paga era molto interessante e lucrosa per tutta la sua famiglia. È pronto, per<br />

questo motivo, a lavorare ancora per <strong>il</strong> CES perché da quando ha iniziato a<br />

lavorare, nel 1937, la migliore collaborazione che ha avuto è stata quella con<br />

Steffen e Libero Mondo, che gli hanno permesso di migliorare <strong>il</strong> suo lavoro,<br />

grazie ai consigli datigli e alle modifiche apportate sui suoi prodotti, e la<br />

qualità <strong>del</strong>la vita <strong>del</strong> suo v<strong>il</strong>laggio.<br />

Fig. 32 (F<strong>il</strong>ipe bessane a sinistra ed <strong>il</strong> cesto prodotto in 5 giorni) Fig. 33(Mob<strong>il</strong>etto da camera) Fig. 34 (V<strong>il</strong>laggio di Djifangor)<br />

133


Diemmekunda, invece, vive a Djifancor, v<strong>il</strong>laggio a pochi ch<strong>il</strong>ometri da<br />

Ziguinchor, dalla parte opposta, però, di Seleki (a destra nella foto 34). Anche<br />

l’anziano Diemme, che non parla ne <strong>il</strong> francese ne <strong>il</strong> Wolof, ma solo <strong>il</strong> dialetto<br />

<strong>del</strong>la sua etnia (Diola), produce lavorati a mano per <strong>il</strong> progetto. Durante la<br />

mia visita, purtroppo Diemmekunda non era in casa, perché era partito per la<br />

città e non si sapeva la data <strong>del</strong> suo ritorno, forse dopo 6 o 7 settimane. I<br />

lavoratori, soprattutto artigiani, infatti, quando non c’è lavoro, si recano nelle<br />

città per cercare di recuperare un po’ di denaro per sostenere la propria<br />

famiglia e fanno ritorno nei v<strong>il</strong>laggi solo dopo aver accumulato soldi che<br />

soddisfano e permettono di vivere <strong>il</strong> v<strong>il</strong>laggio almeno per 2 o 3 mesi. Così,<br />

grazie all’organizzazione di Steffen Cambon, che aveva avvisato <strong>del</strong>la mia<br />

visita, Diemmekunda prima di partire ha lasciato tutte le informazioni di cui<br />

avevo bisogno al figlio <strong>il</strong> quale ha iniziato l’intervista dicendo che la<br />

collaborazione con <strong>il</strong> commercio equo dava innanzitutto la possib<strong>il</strong>ità al padre<br />

di stare a casa, vicino la propria famiglia, ed avere soldi senza la necessità di<br />

allontanarsi da Djifangor. Il primo ordine che ha realizzato per <strong>il</strong> Fair Trade,<br />

la produzione di circa 50 cestini, gli ha dato la possib<strong>il</strong>ità di soddisfare tutti i<br />

bisogni primari <strong>del</strong>la sua famiglia, composta da ben 23 persone, come<br />

l’acquisto <strong>del</strong> riso e <strong>del</strong> materiale per lavorare a casa, per un periodo di 2<br />

mesi. Per la preparazione dei cesti venduti in Italia, Diemmekunda ha<br />

impiegato 1 mese, per la scelta dei materiali migliori, la preparazione degli<br />

134


stessi alla lavorazione, intrecciatura manuale, ecc. Il prezzo dei cesti varia,<br />

poi, in base alla grandezza, con una fluttuazione che va da 2000 a 4000CFA<br />

(cioè da 3 a 6€). Egli ritiene che <strong>il</strong> CES è la strada giusta per loro e che la<br />

continuità degli ordini da loro la possib<strong>il</strong>ità di migliorare la qualità <strong>del</strong>la vita,<br />

permettendogli cibo in abbondanza, materiale lavorativo, possib<strong>il</strong>ità di<br />

mandare i bambini e scuola, possib<strong>il</strong>ità di immunizzarsi da determinate<br />

malattie. Di fondamentale importanza per loro, inoltre, è <strong>il</strong> microcredito che <strong>il</strong><br />

CES percepisce loro al momento <strong>del</strong>l’ordine, che gli permette di iniziare un<br />

nuovo ciclo produttivo, stare a casa e risolvere alcuni dei loro problemi<br />

economici.<br />

3.4.6 Il mercato artigianale di Ziguinchor<br />

Localizzato al centro <strong>del</strong>la città, a solo un isolato dal centro alimentare, <strong>il</strong><br />

mercato artigianale è la meta più ambita dai turisti italiani e stranieri, che<br />

soggiornano per le loro vacanze nei v<strong>il</strong>laggi turistici situati sulla costa e che,<br />

accompagnati da uno staff degli alberghi, visitano e acquistano ogni sorta di<br />

oggetti in legno prodotti in questo luogo.<br />

All’interno <strong>del</strong> centro ci sono circa 43 artigiani che lavorano individualmente<br />

ed espongono i propri prodotti.<br />

Intervistando Salif Badiane, responsab<strong>il</strong>e e supervisore degli artigiani che<br />

hanno lavorato all’ordine di Libero Mondo lo scorso Maggio, ho potuto<br />

135


percepire che <strong>il</strong> CES è visto non come la vendita sporadica ai singoli turisti,<br />

ma come una alternativa possib<strong>il</strong>e alla precarietà <strong>del</strong>la vita dei singoli<br />

artigiani ed una reale possib<strong>il</strong>ità di <strong>sv<strong>il</strong>uppo</strong> degli stessi. Purtroppo, poi,<br />

bisogna considerare <strong>il</strong> fatto che effettuare un’intervista nei minimi particolari<br />

è diffic<strong>il</strong>e ed occorrerebbe molto tempo per riuscire a cogliere<br />

minuziosamente ogni dettaglio, così a volte si cerca anche di impostare <strong>il</strong><br />

dialogo in modo da far emergere dalla “chiacchierata” le notizie ut<strong>il</strong>i o che<br />

potrebbero interessare maggiormente.<br />

Ho potuto constatare che, per l’ordine preparato per l’Italia, a differenza <strong>del</strong><br />

lavoro quotidiano individuale, si è lavorato in gruppo, impacchettato ogni<br />

oggetto ordinato e, una volta riunito in un unico luogo, prima di inviarlo a<br />

Dakar per l’esportazione, Salif, ha controllato la qualità di ogni singolo<br />

lavoro, a partire dal legno usato, fino allo smalto per ricoprire e rendere <strong>il</strong><br />

legno più lucido, in modo da evitare eventuali riduzioni <strong>del</strong>le quantità<br />

ordinate e soddisfare al meglio le esigenze dei clienti.<br />

I tempi di produzione, mi ha detto Salif, sono abbastanza lunghi, vanno da 2<br />

giorni per gli oggetti più piccoli fino a raggiungere settimane di lavoro per i<br />

lavorati grandi, quindi la preparazione <strong>del</strong>l’ordine per l’Italia ha dato lavoro<br />

agli artigiani almeno per un mese, se non di più, e questo è dovuto anche al<br />

fatto che gli strumenti ut<strong>il</strong>izzati sono tutti manuali ed <strong>il</strong> lavoro è molto<br />

stancante (nelle foto sottostanti, da sinistra a destra è <strong>il</strong>lustrato: <strong>il</strong> modo di<br />

136


lavoro, gli strumenti di lavoro, <strong>il</strong> sottoscritto con Salif Badiane nel suo<br />

negozio).<br />

Figura 35 Figura 36 Figura 37<br />

Uno dei problemi che questi artigiani stanno vivendo è che, a causa <strong>del</strong>la<br />

ribellione, le foreste sono pericolose ed <strong>il</strong> legno per lavorare o è poco o non è<br />

di buona qualità, anche se la pace firmata in dicembre a risollevato gli animi<br />

di tutti.<br />

Il commercio <strong>Equo</strong> e <strong>Solidale</strong>, dice Salif, è l’unica rete che oltre ad ordinare<br />

quantità elevate di oggetti, li aiuta anche a capire l’importanza<br />

<strong>del</strong>l’esportazione e <strong>il</strong> modo in cui comportarsi nella determinazione dei prezzi<br />

e nell’organizzazione dei lavori. Grazie ai consigli dei responsab<strong>il</strong>i di Libero<br />

Mondo, gli artigiani hanno abbassato i prezzi dei loro prodotti, che altrimenti,<br />

considerando che al costo di vendita bisogna aggiungere quelli di dogana, di<br />

esportazione, di imballaggio e di trasporto, avrebbero avuto prezzi troppo<br />

elevati e non avrebbero avuto successo sul mercato italiano ed internazionale.<br />

<strong>La</strong> possib<strong>il</strong>ità e disponib<strong>il</strong>ità al dialogo e al confronto aperto hanno<br />

137


caratterizzato le relazioni tra le parti e ancora oggi risultano l’accoppiata<br />

vincente <strong>del</strong>la vendita nelle Botteghe <strong>del</strong> Mondo italiane dei prodotti <strong>del</strong><br />

mercato artigianale di Ziguinchor, confermato ad un secondo abbondante<br />

ordine concordato proprio in questi ultimi mesi.<br />

3.4.7 Il centro femmin<strong>il</strong>e di Kounkabgoume<br />

Gestito dalle suore francesi <strong>del</strong>l’ordine di San Giuseppe, situato nella città di<br />

Mlomp, a 60Km da Ziuguinchor, <strong>il</strong> centro ospita, abitualmente, circa 30<br />

persone, anche se, nei periodi di forte turismo e quindi di forte domanda<br />

commerciale, si può arrivare a lavorare con 100 donne. Lo scopo <strong>del</strong>la<br />

missione è quello di fornire un ambiente sicuro ed educativo per le singole<br />

madri dei v<strong>il</strong>laggi vicini ed alloggi scolastici per le giovani studentesse. Per<br />

evitare, infatti, che le donne lascino i v<strong>il</strong>laggi per cercare lavoro in città,<br />

lontano dalle proprie famiglie ed dai propri figli, <strong>il</strong> centro offre una<br />

formazione a diverse tipologie di lavoro (Cucina europea, coltivazione, taglio<br />

e cucito, produzione di batik, borse e vesti tradizionali) che dura tre anni, in<br />

modo da far capire alle donne l’importanza <strong>del</strong> saper svolgere un’attività per<br />

riuscire a sostenere i bisogni <strong>del</strong>la famiglia e la possib<strong>il</strong>ità di rispondere ad<br />

un’offerta di lavoro più ampia. Durante le ore lavorative le donne possono<br />

portare i propri figli in modo da averli sempre sotto controllo e vicini. Inoltre,<br />

<strong>il</strong> centro è organizzato in modo da offrire educazione scolastica primaria ai<br />

138


figli <strong>del</strong>le donne che lavorano nel centro ed ad altri ragazzi che vivono<br />

stab<strong>il</strong>mente a Mlomp e che hanno le loro famiglie nei v<strong>il</strong>laggi. <strong>La</strong> presenza<br />

dei bambini nel centro, mi ha detto suor Juliette, la responsab<strong>il</strong>e (nella foto a<br />

sinistra, mentre mi mostra come vengono realizzati i vestiti tradizionali<br />

senegalesi), da la possib<strong>il</strong>ità alle donne di prevenire qualsiasi problema, dai<br />

semplici lamenti per la lontananza <strong>del</strong>la madre, fino ai problemi di salute<br />

tempestivamente individuati e curati negli ospedali raggiungib<strong>il</strong>i fac<strong>il</strong>mente<br />

dal centro.<br />

Fig. 38 (Suor Juliette, responsab<strong>il</strong>e <strong>del</strong>la missione) Fig. 39 (<strong>La</strong>vorazione di batik e vestiti) Fig.40 (Il lavoro con i bambini)<br />

Quando arrivano per la prima volta, ha continuato Suor Juliette, tutte cercano<br />

solo denaro per comprare l’essenziale ai bisogni fam<strong>il</strong>iari, ma con <strong>il</strong> passare<br />

<strong>del</strong> tempo, imparano che saper svolgere un lavoro, saper leggere e saper<br />

scrivere sono di fondamentale importanza per poter poi recuperare soldi senza<br />

allontanarsi dai v<strong>il</strong>laggi e dalle famiglie. <strong>La</strong> formazione per i primi due anni è<br />

unitaria, mentre <strong>il</strong> terzo anno ognuna può scegliere diversi ambiti in cui<br />

specializzarsi.<br />

139


Nessuna di esse ha uno stipendio, ma ognuna dispone <strong>del</strong> denaro che ricava<br />

dai prodotti venduti, denaro che viene ut<strong>il</strong>izzato per acquistare<br />

fondamentalmente tre cose: olio per cucinare, sapone per lavare, e can<strong>del</strong>e per<br />

la luce (nei v<strong>il</strong>laggi non c’è elettricità). Tutto <strong>il</strong> centro, poi è dotato di impianti<br />

solari (anche questi studiati dalle donne per poi ut<strong>il</strong>izzarli anche nei v<strong>il</strong>laggi),<br />

poiché l’elettricità è molto costosa e non è abbondante, e quindi, per tutti i<br />

lavori di sartoria vengono ut<strong>il</strong>izzate macchine a pedale (foto 39 pag. 138).<br />

Le risorse economiche <strong>del</strong> centro si basano essenzialmente sull’appoggio<br />

<strong>del</strong>la chiesa cattolica locale e francese, che oltre a mettere a disposizione <strong>il</strong><br />

luogo, raccoglie e manda loro fondi per la buona continuazione <strong>del</strong>la<br />

missione, e, come richiama con forza Suor Juliette, molto è opera <strong>del</strong>la<br />

provvidenza di Dio.<br />

Il <strong>Commercio</strong> equo e solidale è di fondamentale importanza per <strong>il</strong> centro<br />

perché ha ordinato una gran quantità di prodotti permettendo loro di lavorare<br />

molto ed insegnando l’importanza <strong>del</strong>la qualità <strong>del</strong>la merce.<br />

Suor Juliette dice che <strong>il</strong> punto di forza <strong>del</strong>la collaborazione con <strong>il</strong> commercio<br />

italiano è proprio questo, <strong>il</strong> controllo <strong>del</strong>la qualità, perché se si impara a<br />

realizzare prodotti di alta qualità, la vendita futura è sicuramente migliore ed<br />

<strong>il</strong> lavoro svolto da queste donne è visto con più interesse e riguardo. Continua<br />

ancora dicendo che a differenza di altre reti di commercio, <strong>il</strong> CES non è<br />

attento solo al compratore, alle sue esigenze, alle sue richieste, ma anche e<br />

140


soprattutto al produttore, al miglioramento <strong>del</strong>la sua vita, alla sua dignità, ai<br />

suoi diritti.<br />

Il Fair Trade pone un prezzo superiore al normale che gli consente di<br />

raccogliere molto denaro da distribuire alle donne e poter comprare altro<br />

materiale, ad esempio, lo scorso anno con <strong>il</strong> surplus ricevuto dalla vendita in<br />

Italia hanno acquistato 5 nuove macchine per lavorare i tessuti e finito alcuni<br />

lavori di strutturazione <strong>del</strong> centro.<br />

Suor Juliette, infine, conclude dicendo che <strong>il</strong> CES potrebbe essere una via per<br />

la situazione africana, poiché i suoi principi riflettono in tutto ciò che è<br />

necessario: dignità dei lavoratori, diritti umani, valorizzazione dei disab<strong>il</strong>i<br />

(che in Africa sono visti solo come coloro di cui avere compassione e che<br />

bisogna aiutare facendo l’elemosina), prezzi concordati e giusti, trasparenza,<br />

attaccamento ai propri amici partner, dialogo e non imposizione.<br />

141


CONCLUSIONI<br />

Al termine di questo studio e dopo aver presentato, per quanto possib<strong>il</strong>e<br />

dettagliatamente, i principi <strong>del</strong> <strong>Commercio</strong> <strong>Equo</strong> e <strong>Solidale</strong>, quali <strong>il</strong> prezzo<br />

equo, la trasparenza, la piena dignità dei lavoratori, <strong>il</strong> pre-finanziamento, i<br />

modi di operare, e tutte le caratteristiche di “Casamansa Project”, è possib<strong>il</strong>e<br />

fare <strong>del</strong>le considerazioni e tirare <strong>del</strong>le conclusioni, anche alla luce<br />

<strong>del</strong>l’ordinazione effettuata, sull’importanza di questo progetto equo e solidale<br />

e di quali sono i benefici che esso apporta alla vita dei piccoli produttori <strong>del</strong><br />

Senegal. Innanzitutto, anche se <strong>il</strong> progetto è ancora poco esteso e nascituro,<br />

esso già interessa circa 200 persone che lavorano e portano benefici alle loro<br />

famiglie, e dalle interviste fatte, tutti rivelano che la loro qualità <strong>del</strong>la vita è<br />

migliorata, economicamente e culturalmente, a seguito <strong>del</strong>la collaborazione<br />

con Libero Mondo.<br />

Per essere <strong>il</strong> più possib<strong>il</strong>e trasparenti, come chiede la Carta Italiana dei Criteri<br />

<strong>del</strong> CES, prima di <strong>il</strong>lustrare i benefici apportati dal progetto, viene presentato<br />

l’ordine effettuato nel Novembre 2004, ed <strong>il</strong> prospetto di tutti i costi relativi<br />

all’esportazione pagati dalla cooperativa, per far capire come lavora la rete <strong>del</strong><br />

Fair Trade. Dalla lettura e studio <strong>del</strong>l’ordine richiesto (tabella 12), si può<br />

individuare come l’importo erogato a favore dei produttori <strong>del</strong> Senegal è di<br />

12.777€ e che tutti gli intervistati sono stati interessati all’operazione.<br />

142


Ordine di Libero Mondo conclusosi a Novembre 2004<br />

Articolo Valore x unità<br />

in CFA<br />

Quantità Valore tot CFA<br />

Anacardi bianchi 2850 700 1995000<br />

Cocco secco 4700 105 493500<br />

Papaia secca 4700 43 202100<br />

Mango secco 4700 100 470000<br />

Karkade 2000 80 160000<br />

Statuette moderne di Mattias<br />

Diatta<br />

20 2 40<br />

Maschere di Mattias Diatta 8000 11 88000<br />

Assortimento di Vergini Maria 3500 11 38500<br />

Piccole sedie 8000 15 120000<br />

Tessuti batik “stampati” 8000 50 400000<br />

Tessuti batik “thjoube” 9000 10 90000<br />

Borsellini 1250 30 37500<br />

Canne 3500 15 52500<br />

Piccoli Djembe 7500 40 300000<br />

Grandi djambe 17500 17 297500<br />

Fodera djambe piccola 4000 40 160000<br />

Fodera djambe grande 8000 15 120000<br />

Grandi cestini di canna 4500 10 45000<br />

Portabottiglie di canna 3000 1 3000<br />

Piccolo cestino 750 20 15000<br />

Grande cestino 3000 20 60000<br />

Piccolo cestino 2000 20 40000<br />

Venere africana 8000 5 40000<br />

Maschera Kenya 16000 5 80000<br />

Maschera ebony 7500 10 75000<br />

Grande sedia 20000 5 100000<br />

Pettine 1000 15 15000<br />

Portatrice d’acqua 2500 30 75000<br />

Portatrice d’acqua 3000 20 60000<br />

Portatrice d’acqua 3500 10 35000<br />

Grande tableau relief 20000 1 20000<br />

Elefanti grandi 12500 4 50000<br />

Piccoli balafori 7500 20 150000<br />

Grandi balafori 15000 5 75000<br />

Borse 5000 10 50000<br />

Cuscino patchwork 8000 15 120000<br />

Arte batik piccola 3000 40 120000<br />

Grande arte batik 5000 53 265000<br />

Mortaio con pesto 3000 10 30000<br />

Grande piatto fondo 18000 5 90000<br />

Piccolo piatto fondo 4000 10 40000<br />

Piatto piroga 7000 5 35000<br />

Piatto cucchiaio e forchetta 20000 10 200000<br />

143


Articolo Valore x unità<br />

in CFA<br />

Quantità Valore tot CFA<br />

Gamebox 2000 20 40000<br />

Famiglia d’elefanti 8000 10 80000<br />

Piccole maschere 1500 30 45000<br />

Statuette <strong>del</strong> pensatore 8000 20 160000<br />

Grandi maschere 15000 5 75000<br />

Statua la danzatrice 3000 25 75000<br />

Tovaglia batik 10000 5 50000<br />

Statua la pensatrice 17000 1 17000<br />

Grande portatrice di acqua 10000 4 40000<br />

Apron 6000 20 120000<br />

Valore totale 7.614.640CFA<br />

(12.777€)<br />

Tabella 12 – Fonte: Coop. Libero Mondo – Marzo 2005<br />

Oltre al pagamento <strong>del</strong> microcredito anticipato, la rete <strong>del</strong> commercio equo e<br />

solidale, <strong>il</strong> questo <strong>caso</strong> specifico la coop. Libero mondo, si occupa anche <strong>del</strong><br />

pagamento <strong>del</strong>le tasse doganali e <strong>del</strong> trasporto che ammontano (fattura<br />

04/9997) a 1.802€ di diritti doganali, 575,00€ per <strong>il</strong> nolo <strong>del</strong> mezzo di<br />

navigazione, 155,00€ per <strong>il</strong> carico, 62,00€ per l’ordine di importazione,<br />

93,00€ di operazioni doganali, 45,00€ di competenze ed assistenza portuali,<br />

336,00€ di spese di trasporto, 1,29€ di bollo, <strong>il</strong> 20% <strong>del</strong>l’IVA pari a 138,20€,<br />

per un totale di 3.207,49€.<br />

Complessivamente, quindi, dalla conoscenza appresa <strong>del</strong>la f<strong>il</strong>iera produttiva<br />

nel capitolo 3 e dall’analisi dei costi per ogni operazione di importazione, si<br />

possono individuare cinque aree di business services che <strong>il</strong> <strong>Commercio</strong> equo e<br />

solidale offre ai produttori <strong>del</strong> Senegal per una collaborazione giusta e per<br />

tutti i benefici che per loro ne scaturiscono:<br />

144


1. Accesso al mercato<br />

2. Servizi finanziari<br />

3. Gestione <strong>del</strong>la qualità<br />

4. Sv<strong>il</strong>uppo dei prodotti<br />

5. Qualità <strong>del</strong>la vita<br />

L’accesso al mercato è la funzione più importante di tutto <strong>il</strong> progetto. Senza<br />

la collaborazione con la cooperativa Libero Mondo, ed <strong>il</strong> commercio equo e<br />

solidale, questi produttori hanno una limitata capacità di mercato, in particolar<br />

modo, gli intrecciatori di ceste, in centro femmin<strong>il</strong>e di kounkabgoume e gli<br />

artigiani <strong>del</strong> mercato artigianale di Ziguinchor, che normalmente vendono<br />

solo a turisti occasionali o ai limitati mercati locali. I produttori di anacardi,<br />

invece, grazie alla collaborazione anche con Enterprice Work ed <strong>il</strong> suo<br />

programma di produzione, hanno un mercato locale più sv<strong>il</strong>uppato, anche se<br />

l’apertura di nuovi mercati determinata dalla rete <strong>del</strong> CES, ha ampliato<br />

notevolmente <strong>il</strong> loro raggio commerciale.<br />

Le quantità, per ora esportate, in totale, attraverso “Casamansa Project”, sono<br />

ancora per la maggior parte simboliche, ma l’appoggio attuale nei mercati <strong>del</strong><br />

commercio equo e solidale europeo, potrebbe essere una chiave per risolvere<br />

<strong>il</strong> traballante mercato interno, dando la possib<strong>il</strong>ità a tutti i partecipanti al<br />

progetto di farsi conoscere e far conoscere i propri prodotti e le proprie<br />

capacità lavorative.<br />

145


Il progetto potrebbe espandersi nel prossimo futuro grazie ai contatti che<br />

Libero Mondo ha con altri importatori <strong>del</strong> CES e la scelta di acquistare anche<br />

piccole quantità di merce. In questo modo si consentirebbe ai produttori<br />

senegalesi di lavorare di più, produrre di più e, naturalmente guadagnare di<br />

più, grazie al loro inserimento in mercati nuovi e circuiti sempre più ampi di<br />

Fair Trade.<br />

I Servizi finanziari, in particolar modo nella forma <strong>del</strong> pre-finaziamento, di<br />

solito <strong>il</strong> 50%, sono essenziali per i piccoli artigiani e contadini che altrimenti<br />

non avrebbero la possib<strong>il</strong>ità di iniziare nuovi cicli produttivi o acquistare<br />

nuovi materiali per lavorare. Anche se <strong>il</strong> microcredito non è richiesto da tutti,<br />

ma solo dai più bisognosi, questo tipo di relazione ha aiutato a creare rapporti<br />

di fiducia tra “Casamansa Project” e le persone che non erano abituate a<br />

realizzare grandi ordini per un mercato di esportazione. È interessante notare<br />

che, solo alcuni intrecciatori di ceste accettano <strong>il</strong> pre-finanziamento, per due<br />

motivi: <strong>il</strong> primo è che essi di solito raccolgono le fronde <strong>del</strong>le palme, con cui<br />

realizzano i propri prodotti, senza alcun costo, <strong>il</strong> secondo, molto più<br />

importante, è che spesso essi non riescono a soddisfare nei tempi gli ordini, a<br />

causa di obbligazioni sociali (matrimoni, battesimi, circoncisioni, che durano<br />

intere settimane), e quindi non vogliono prendere in giro i loro collaboratori<br />

occidentali, un cui vedono una vera opportunità di <strong>sv<strong>il</strong>uppo</strong>.<br />

146


Anche la gestione <strong>del</strong>la qualità è un punto che <strong>il</strong> CES ha sv<strong>il</strong>uppato nel<br />

rapporto con gli amici senegalesi, facendo capire sempre di più, quanto sia<br />

importante che un prodotto abbia determinati requisiti e soddisfi particolari<br />

esigenze. Questo è stato fatto in Senegal, grazie a continui checkup e visite<br />

nelle mini fabbriche alimentari e nelle foreste per verificare <strong>il</strong> corso dei lavori.<br />

Specifiche direttive devono essere date ai produttori di anacardi per rinforzare<br />

<strong>il</strong> rigore nella selezione e l’igene, soprattutto perché i loro prodotto devono<br />

passare gli stretti standard fitosanitari <strong>del</strong>l’Unione Europea e per evitare che<br />

essi arrivino a destinazione con dei parassiti o piccole ragnatele all’interno. <strong>La</strong><br />

frutta secca, poi, è stata attentamente maneggiata ed immagazzinata in aree<br />

pulite e secche, proprio per migliorare la qualità e rispettare determinate<br />

direttive restrittive. Grazie alla collaborazione con la Coop. Libero Mondo,<br />

inoltre, gli artigiani, coordinati sempre dal responsab<strong>il</strong>e Steffen Cambon,<br />

hanno realizzato, per la prima volta, un catalogo di foto da poter presentare<br />

agli importatori e per far testare loro al qualità dei prodotti anche a distanza.<br />

Questa è stata un’operazione molto diffic<strong>il</strong>e, anche perché, gli artigiani, hanno<br />

dovuto imparare che i loro prodotti non dovevano essere venduti per strada,<br />

come è loro solito, ai passanti o turisti, ma a clienti più esigenti che pagavano<br />

un prezzo più alto nelle botteghe “di moda” italiane <strong>del</strong> commercio equo e<br />

solidale. Infine, per gli intrecciatori di cesti, <strong>il</strong> problema è principalmente di<br />

147


quantità, poiché se un prodotto non è di qualità non lo si riesce neanche a<br />

lavorare.<br />

Un altro beneficio che <strong>il</strong> CES apporta a questi lavoratori, legato al discorso<br />

<strong>del</strong>la qualità, è lo <strong>sv<strong>il</strong>uppo</strong> dei prodotti, che sarà sempre più importante per le<br />

relazioni future non solo per incrementare sempre di più <strong>il</strong> lavoro dei piccoli<br />

produttori, ma anche per rendere <strong>il</strong> commercio più competitivo. Alcuni<br />

esempi in quest’ambito sono stati:<br />

- la distribuzione <strong>del</strong> lavoro: si è realizzato un cesto per la biancheria,<br />

si è portato ad un altro intrecciatore di ceste che non conosceva quel<br />

design, e quest’ultimo ha aiutato <strong>il</strong> suo collega sconosciuto a<br />

terminare l’ordinazione;<br />

- E’ stata realizzata una tovaglia batik con motivi italiani (“Vacanze<br />

in Senegal” in grandi lettere) per ottenere l’interesse di Libero<br />

Mondo;<br />

- Libero Mondo ha chiesto che la frutta secca sia tagliata più piccola<br />

per le loro richieste di imballaggio, e così i produttori hanno<br />

modificato <strong>il</strong> loro prodotto;<br />

- Si è convertito <strong>il</strong> tradizionale cesto ad alveare in portaombrelli per<br />

realizzare prodotti nuovi ed originali.<br />

Infine, non meno importante degli altri, grazie al progetto, la qualità <strong>del</strong>la vita<br />

di tutti è migliorata. Tutti i partecipanti al progetto, che portano benefici a<br />

148


tutte le proprie famiglie, hanno avuto la possib<strong>il</strong>ità di incrementare non solo <strong>il</strong><br />

proprio reddito, varcando la soglia <strong>del</strong>la povertà assoluta, ma anche <strong>il</strong> loro<br />

livello culturale, grazie a corsi di formazione, che comincia a modificare<br />

anche <strong>il</strong> programmarsi la vita e la famiglia. Tutti hanno dichiarato che con la<br />

collaborazione con <strong>il</strong> CES, hanno potuto risolvere problemi legati anche ad<br />

alcune malattie, come l’immunizzazione dalla malaria, o all’educazione dei<br />

bambini.<br />

In definitiva si è constatato che <strong>il</strong> commercio equo e solidale è si, una “goccia<br />

nell’oceano”, ma è, allo stesso tempo, una strada testata e sicura verso <strong>il</strong><br />

miglioramento <strong>del</strong>la demografia (studiata nel capitolo 1) e <strong>del</strong>lo <strong>sv<strong>il</strong>uppo</strong><br />

generale <strong>del</strong> Senegal, ecco perché a seguito <strong>del</strong>la mia visita africana, si è<br />

fortificata l’idea di lavorare in futuro con la rete <strong>del</strong> Fair Trade, e sta partendo<br />

un progetto, pensato dal sottoscritto, anche grazie alla collaborazione di altre<br />

persone, che dovrebbe portare, nei prossimi anni, alla realizzazione di una<br />

centrale di importazione dei prodotti <strong>del</strong> commercio equo e solidale<br />

localizzata al centro Italia, per poter far sv<strong>il</strong>uppare questo tipo di commercio<br />

anche nel mezzogiorno e a sud <strong>del</strong> nostro paese, anche in modo da lasciar<br />

pensare e far capire cosa c’è veramente dietro <strong>il</strong> mercato, non solo economia e<br />

finanza, ma soprattutto uomini.<br />

149


Bibliografia<br />

ACOCELLA N., (1999), “Fondamenti di politica economica”, terza<br />

edizione, Carocci<br />

AMNESTY INTERNATIONAL, (2001), “Diritti umani. la nuova sfida per le<br />

imprese”, Edizioni cultura <strong>del</strong>la pace<br />

AMNESTY INTERNATIONAL, (2004), “Mai più! Fermiamo la violenza sulle<br />

donne”, EGA<br />

BACCHETTI L., PAGANETTO L., (2003), “Finanza etica commercio equo e<br />

solidale”, Donzelli, Saggine/62<br />

BRUNI L., (2002), “L’economia e i paradossi <strong>del</strong>la felicità”, Zamagni<br />

BRUNI L., PELLIGRA V., (2002), “ Economia come impegno civ<strong>il</strong>e:<br />

relazionalità, ben-essere ed economia di comunione”, Città Nuova<br />

Editore<br />

CARTA ITALIANA DEI CRITERI DEL COMMERCIO EQUO E SOLIDALE, (1998)<br />

CENTRO NUOVO MODELLO DI SVILUPPO, (1996), “Geografia <strong>del</strong> supermercato<br />

mondiale”, EMI editrice.<br />

CENTRO NUOVO MODELLO DI SVILUPPO, (2000), “Guida al consumo critico”,<br />

EMI<br />

CENTRO NUOVO MODELLO DI SVILUPPO, (2001), “Lettera ad un consumatore<br />

<strong>del</strong> nord”, EMI<br />

CHIAPPERO E., SEMPLICI A., (2001), “ Umanizzare lo <strong>sv<strong>il</strong>uppo</strong>”,<br />

Rosemberg&Sellier<br />

CRAMER C., (1999), “Can Africa Industrialize by processing primary<br />

commodities? The case of Monzambican cashew nuts”, World<br />

development 27, 1247-1266<br />

DE ROSE A., (2001), “Introduzione alla demografia”, Carocci, Le Bussole/22<br />

EFTA, (2001), “<strong>La</strong> sfida <strong>del</strong> Fair Trade in Europa, 2001-2003”, EFTA<br />

EUCLIDES A. MANCE, (2003), “<strong>La</strong> rivoluzione <strong>del</strong>le reti. L’economia solidale<br />

per un’altra globalizzazione”, EMI<br />

150


GESUALDI F., (1999), “Manuale per un consumo responsab<strong>il</strong>e”, Feltrinelli<br />

GUADAGNUCCI L., GAVELLI F., (2004), “la crisi di crescita, le prospettive <strong>del</strong><br />

commercio equo e solidale”, Feltrinelli<br />

KNOW P. E AGNEW J., (1996), “Geografia economica”, vol. II, Regioni,<br />

Settori e Trasformazioni nell’economia mondiale, M<strong>il</strong>ano, Angeli.<br />

LORIGLIOLA S., (2003), “Verso Sud”, Publistampa<br />

LOTTI F., GIANDOMENICO N., (1999),“ Insegnare i diritti umani”, Gruppo<br />

Abele Edizioni<br />

MAYER J., (1997), “Does Having a Rich Resource endowement”, UNCTAD<br />

discussion paper n. 34, Geneva<br />

MARTIN P. J., (1997), “Cashew nut production in Tanzania: constraints and<br />

progress through integrated crop management”, Crop Protection Vol.<br />

16 n. 1<br />

MAFFETTONE S., (2001), “Un’interpretazione etica, multiculturale e basata<br />

sullo <strong>sv<strong>il</strong>uppo</strong> sostenib<strong>il</strong>e dei diritti umani per <strong>il</strong> controllo <strong>del</strong>la<br />

globalizzazione”, Magnani<br />

OXFAM, (2003), “Gusto amaro. <strong>La</strong> povertà nella tua tazza di caffè”, Berti<br />

PERNA T., (1998), “Fair Trade. <strong>La</strong> sfida etica al mercato mondiale”, Bollati<br />

Boringhieri<br />

RAIMONDI A., ANTONELLI G., (2001), “Manuale di cooperazione allo<br />

<strong>sv<strong>il</strong>uppo</strong>”, SEI<br />

RAZETO L., (2003), “Le dieci strade <strong>del</strong>l’economia di solidarietà”, EMI<br />

editrice<br />

ROOZEN N., VAN DER HOFF F., (2003), “Max Havelaar. L’avventura <strong>del</strong><br />

commercio equo e solidale”, Feltrinelli<br />

STAN BERNSTEIN, (2004), “ UNFPA: lo stato <strong>del</strong>la popolazione nel mondo”,<br />

AIDOS, Associazione italiana donne per lo <strong>sv<strong>il</strong>uppo</strong><br />

STIGLITZ J. E., (2002), “<strong>La</strong> globalizzazione e i suoi oppositori”, Enaudi<br />

ZANOTELLI ALEX, (2), “I poveri non ci lasceranno dormire”,<br />

151


Siti Internet:<br />

WWW.AGICES.IT<br />

FAO STATISTICAL DATABASE, www.fao.org<br />

UNICEF STATISTICAL DATABASE, www.unicef.it<br />

WWW.INSENEGAL.ORG<br />

WWW.FOCSIV.IT<br />

WWW.BANCAETICA.COM<br />

WWW.CENSUS.GOV/IPC/WWW/IDBAC.HTML, dati demografici su ogni singolo<br />

paese mondiale<br />

WWW.I S T A T .I T<br />

WWW.UNDP.ORG<br />

WWW.LIBEROMONDO.ORG<br />

WWW.INTERNI.IT<br />

WWW.COMMERCIOALTERNATIVO.IT<br />

WWW.EQUOLAND.IT<br />

WWW.CASAMANSA.NET<br />

WWW.MANITESE.IT<br />

WWW.LIBERA.IT<br />

WWW.UNFPA.ORG<br />

FATTURA DI IMPORTAZIONE 04/9997, (2004), a. hartrodt: transport is our<br />

business italiana s.r.l.<br />

152


Ringraziamenti<br />

A conclusione di questo lavoro, si desidera ringraziare la professoressa<br />

Alessandra De Rose per la sua disponib<strong>il</strong>ità a trattare un tema così importante<br />

per <strong>il</strong> sottoscritto, Steffen Cambon, Elimane Drame e Mariane Nunez, per<br />

l’accoglienza, l’organizzazione e l’amicizia vissuta e consolidata in Africa, la<br />

cooperativa equo solidale & sociale Libero Mondo, Francesco S<strong>il</strong>vestri, A<strong>del</strong>e<br />

Teseo e tutti coloro che mi sono stati accanto per la preparazione di questo<br />

lavoro, ricordandogli che li porterò sempre nel cuore.<br />

153


INDICE<br />

COMMERCIO EQUO E SOLIDALE E SVILUPPO:<br />

IL CASO DEL SENEGAL<br />

Introduzione 2<br />

CAPITOLO 1.<br />

IL SENEGAL: Caratteristiche geografiche, socio-economiche e<br />

demografiche<br />

1.1 Storia e condizione socio-politica 4<br />

1.2 Le caratteristiche geografiche 7<br />

1.3 <strong>La</strong> popolazione 9<br />

1.4 I dati demografici: densità, mortalità, fecondità, aspettativa di<br />

vita incremento <strong>del</strong>la popolazione 14<br />

1.5 <strong>La</strong> famiglia e le disparità interne <strong>del</strong> Senegal 16<br />

1.6 <strong>La</strong> sanità 17<br />

1.7 <strong>La</strong> scuola 20<br />

1.8 I movimenti migratori 22<br />

1.9 Le caratteristiche socio-economiche 23<br />

1.10 <strong>La</strong> regione <strong>del</strong>la Casamansa 26<br />

CAPITOLO 2.<br />

Un’alternativa al commercio tradizionale: <strong>il</strong> commercio equo e solidale<br />

2.1 Il sistema capitalistico attuale e l’esigenza di una nuova<br />

economia <strong>del</strong> benessere 32<br />

2.2 Che cos’è <strong>il</strong> commercio equo e solidale 38<br />

2.3 Storia ed evoluzione <strong>del</strong> commercio equo e solidale 46<br />

2.4 I criteri <strong>del</strong> commercio equo e solidale 46<br />

2.4.1 Il prezzo equo 46<br />

2.4.2 <strong>La</strong> piena dignità <strong>del</strong> lavoro 48<br />

2.4.3 <strong>La</strong> democrazia nel processo e nell’ambiente di lavoro 49<br />

2.4.4 Il microcredito (o prefinanziamento) 50<br />

2.4.5 <strong>La</strong> sostenib<strong>il</strong>ità ambientale 52<br />

2.4.6 L’investimento in beni pubblici locali 55<br />

2.4.7 <strong>La</strong> trasparenza 56<br />

2.4.8 L’informazione 56<br />

2.5 Gli attori <strong>del</strong> commercio equo e solidale 56<br />

2.5.1 I produttori 57<br />

2.5.2 Le centrali di importazione 58<br />

154


2.5.2.1 Libero Mondo: cooperativa equo, solidale e<br />

sociale 61<br />

2.5.3 Le botteghe <strong>del</strong> mondo 68<br />

2.5.4 I consumatori 69<br />

2.5.5 I marchi di garanzia 70<br />

2.5.6 Altri attori 70<br />

2.6 Il boicottaggio ed <strong>il</strong> consumo critico 73<br />

2.7 Strutture e modi di lavorare 75<br />

CAPITOLO 3.<br />

Condividere le risorse <strong>del</strong>la f<strong>il</strong>iera equo e solidale per costruire un<br />

progetto: l’esperienza dei produttori senegalesi <strong>del</strong>la Casamansa<br />

3.1 Introduzione 81<br />

3.2 Come nasce un progetto equo & solidale 82<br />

3.2.1 I viaggi missione: motivazioni ed obiettivi 89<br />

3.2.2 <strong>La</strong> griglia di intervista 91<br />

3.3 Casamansa Project:<br />

nozioni generali e presentazione <strong>del</strong> mercato <strong>del</strong>l’anacardio 94<br />

3.3.1 Il mercato degli anacardi:<br />

“la scoperta di una importante risorsa locale” 97<br />

3.3.2 <strong>La</strong> f<strong>il</strong>iera di commercializzazione:<br />

<strong>il</strong> mercato tradizionale ed <strong>il</strong> commercio equo e solidale 99<br />

3.3.3 Il processo di trasformazione degli anacardi<br />

nell’esperienza senegalese 103<br />

3.4 Casamansa Project”: per un commercio più equo e solidale 106<br />

3.4.1 “Dèli Cajou”: la più grande unità di trasformazione di<br />

anacardi 107<br />

3.4.2 Em<strong>il</strong>e Bassane: trasformatore di anacardi 122<br />

3.4.3 Il G.I.E. “Senghalene” 124<br />

3.4.4 APRAN:Associazione per la promozione rurale nella<br />

circoscrizione di Nyassia 127<br />

3.4.5 Seleki e Djifangor: due v<strong>il</strong>laggi di due intrecciatori di<br />

ceste 132<br />

3.4.6 Il mercato artigianale di Ziguinchor 135<br />

3.4.7 Il centro femmin<strong>il</strong>e di Kounkabgoume 138<br />

Conclusioni 142<br />

Ringraziamenti 150<br />

Bibliografia 151<br />

155

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