Pour - Parkinson Schweiz

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34 SALUTO DEL PRESIDENTE Cara lettrice, caro lettore Nell’esercizio 2007 abbiamo selezionato per la prima volta un tema-guida per il nostro lavoro: così facendo, ci siamo ripromessi di incrementare ntare l’attenzione e la concentrazione sul tema scelto, focalizzando su di esso il maggior aggior numero possibile delle nostre attività. E così è stato: il tema della «comunicazione» zione» ha fatto da fi l rouge per tutto l’anno, permeando i contenuti delle nostre giornate e informative, dei corsi di perfezionamento per i team di conduzione dei gruppi di auto-aiuto o-aiuto e degli articoli della nostra rivista Parkinson. E al fi ne di migliorare la capacità di comunicazione dei malati, abbiamo anche pubblicato un CD con un programma di esercizi cizi di logopedia fai-da-te (in tedesco). Inoltre abbiamo analizzato l’idoneità al futuro del nostro concetto globale di informazione a favore dei membri, dei simpatizzanti e dell’opinione pinione pubblica. Oggigiorno il concetto di comunicazione è onnipresente e non n per nulla è stata coniata l’espressione «era della comunicazione». Quando noi di Parkinson kinson Svizzera parliamo di comunicazione, di norma pensiamo allo scambio di messaggi ggi che avviene tra le persone per mezzo della parola, della scrittura e dei gesti. Questo uesto scambio svolge un ruolo importante nella nostra vita, poiché è solo grazie ad esso so che possiamo generare comprensione e consenso, e quindi anche collaborazione e apprendimento pprendimento reciproco. È così anche in seno alla nostra associazione: affi nché il Comitato e i collaboratori percepiscano correttamente le esigenze dei malati e dei loro cari, e le possano ano soddisfare, occorre una comunicazione franca e costante. A maggior ragione, richiede una comunicazione continua anche he e soprattutto il rapporto tra malati, personale curante, familiari e amici. Questo sto scambio risulta particolarmente impegnativo proprio per i malati, poiché sovente ente il Parkinson pregiudica anche l’espressione verbale e gestuale, come pure la mimica. Occupandoci del tema della comunicazione, ci siamo convinti viepiù che anche dopo il 2007 dobbiamo porre un accento chiaro sulla cura del dialogo con le l persone colpite dal Parkinson e sull’obiettivo di aiutarle a preservare la loro capacità d’espressione – messa a repentaglio dalla malattia – offrendo loro la nostra consulenza e ausili pratici. Ma non basta: vogliamo anche impegnarci a garantire una comunicazione curata e autentica nei confronti di tutti coloro che sono coinvolti in qualsivoglia forma dalla malattia di Parkinson. E non da ultimo, lavoriamo per incentivare lo scambio e la partnership con altre associazioni Parkinson d’Europa. L’attenzione che abbiamo prestato nel 2007 al motto «comunicazione» ha dato un risultato prezioso. Il nostro temaguida per il 2008 è «I congiunti dei malati di Parkinson». Cordialmente, Kurt Meier, Presidente UNA GIORNATA NELLA VITA DI HEIDI GROLIMUND MALATI & CONGIUNTI: RITRATTO Per anni ha vagato da un medico all’altro. Poi le è stata diagnosticata una sindrome parkinsoniana. Nuovi farmaci hanno migliorato la sua qualità di vita. Adesso Heidi Grolimund conduce una vita attiva. A volte arriva al limite delle sue forze, ma non si rassegna e cerca di trarre il meglio da ogni singola giornata. H eidi Grolimund si sveglia tra le cinque e mezza e le sette. Al mattino sente immediatamente di aver bisogno dei suoi medicamenti. Se si alzasse subito si sentirebbe «mezza morta». Perciò resta a letto e allunga una mano per prendere le pastiglie e il bicchiere d’acqua che ha preparato sul comodino. A volte si riaddormenta. Il martedì è dedicato ai gruppi di gioco: dal 1999 l’oggi 55enne Heidi dirige un gruppo per bimbi di 3 – 4 anni. Questo per lei è il giorno più impegnativo della settimana poiché ha un gruppo sia al mattino, sia al pomeriggio. Alle otto è già nella casa parrocchiale: si prende sempre un’oretta per i preparativi. Poi arrivano i bambini, che ripartono alle undici dopo aver cantato con lei. Heidi Grolimund adora stare con loro, ma a mezzogiorno si sente stanca e dopo aver pranzato con suo marito Bruno fa un riposino. Quando torna a casa a pomeriggio inoltrato è affaticata. «Dopo non posso più fare granché», dice, «nemmeno le faccende domestiche.» Ciò nonostante, alla sera sfrutta l’ultimo residuo di energia per recarsi alla prova del coro. «Cantare fa bene alla voce e all’anima». Ma Heidi sa bene che in realtà questo è già troppo per lei. E quando si corica, alle dieci e mezza «di solito mi addormento ancor prima di appoggiare la testa sul cuscino.» A 17 anni Heidi Grolimund fu vittima di un grave incidente della circolazione. Da allora è malata, e per parecchi anni ha convissuto con diagnosi e farmaci di ogni genere: un percorso lungo e arduo. Non sempre ha trovato medici competenti. Alcuni si limitavano a scuotere la testa, e magari le chiedevano se faceva consumo di alcool o di droghe. Questo la feriva molto, portandola vicina alla disperazione. Più o meno sette anni fa le fu diagnosticata una sindrome parkinsoniana. «Una malattia di Parkinson atipica» le dissero. Ma la terapia fece effetto, e per lei fu un sollievo sapere cos’aveva. Ora ha preso le distanze dal diffi cile periodo prima della diagnosi. «Conta solo l’oggi», afferma. Da quando prende un altro farmaco si sente come rinata. Le paure sono scomparse, proprio come il tremore, ha la mente lucida, le piace stare fra la gente ed è di nuovo piena di gioia di vivere. Se negli anni più diffi cili è riuscita a metter su famiglia e a crescere due fi gli, dice, il merito è del suo carattere, della sua forza di volontà e del suo partner Bruno. I due si conoscono sin dagli anni della gioventù: «Lui mi ha sempre creduto, non ha mai dubitato di me», sottolinea. «Mi ha sempre accettata così come sono, e di ciò gli sono infi nitamente grata: questa è sicuramente la cosa più importante che si può ricevere dal proprio compagno di vita.» Heidi Grolimund è una donna attiva. Convive con una malattia cronica, ma solo chi la conosce bene se ne accorge. Tiene molto a restare in movimento: una volta la settimana fa ginnastica con un gruppo. Anche se taluni esercizi sono troppo faticosi per lei, non manca una lezione. Tutti sanno della sua malattia e la lasciano in pace. Si sente accettata, e ciò la rincuora. «Loro sono molto premurosi con me, e insieme ci divertiamo», commenta. Per lei, il movimento e i contatti sociali sono come un «sorso bevuto alla fonte dell’eterna giovinezza.» Heidi fa belle passeggiate anche con Bruno, anche se deve fermarsi molto prima di una volta. Allora lo aspetta al ristorante, mentre lui compie un giro più lungo: «Abbiamo trovato una soluzione che va bene per entrambi.» Dopo essersi occupata della casa per un paio d’ore, solitamente è sfi nita. Tutto dipende da come si sente. «Se non sto bene, lascio perdere.» Quando non è in forma, sta seduta a fare del bricolage o a cucire coperte e cuscini di patchwork. Heidi deve gestire sapientemente le sue forze, poiché ha anche altri hobby e funzioni: ad esempio, opera nell’ambito del sostegno alla gioventù e collabora in seno al team direttivo di un gruppo di auto-aiuto. E poi ci sono le due fi glie ormai adulte. Il rapporto di fi ducia reciproca le sta molto a cuore. Heidi Grolimund ha i suoi pilastri. Sa che la malattia progredisce e la costringe continuamente ad adeguare la sua vita. Questo capita anche agli altri, è vero, ma lei lo deve fare più frequentemente. Le sue giornate sono sovente faticose, mal lei è consapevole del fatto che riguardarsi troppo non le fa bene. Perciò ricerca un giusto equilibrio tra riposo e attività. Tutti i giorni. m 35

34 SALUTO DEL PRESIDENTE<br />

Cara lettrice, caro lettore<br />

Nell’esercizio 2007 abbiamo selezionato per la prima volta un tema-guida per il<br />

nostro lavoro: così facendo, ci siamo ripromessi di incrementare ntare l’attenzione e la<br />

concentrazione sul tema scelto, focalizzando su di esso il maggior aggior numero possibile<br />

delle nostre attività. E così è stato: il tema della «comunicazione» zione» ha fatto da fi l rouge<br />

per tutto l’anno, permeando i contenuti delle nostre giornate e informative, dei corsi di<br />

perfezionamento per i team di conduzione dei gruppi di auto-aiuto o-aiuto e degli articoli della<br />

nostra rivista <strong>Parkinson</strong>. E al fi ne di migliorare la capacità di comunicazione dei malati,<br />

abbiamo anche pubblicato un CD con un programma di esercizi cizi di logopedia fai-da-te (in<br />

tedesco). Inoltre abbiamo analizzato l’idoneità al futuro del nostro concetto globale di<br />

informazione a favore dei membri, dei simpatizzanti e dell’opinione pinione pubblica.<br />

Oggigiorno il concetto di comunicazione è onnipresente e non n per nulla è stata coniata<br />

l’espressione «era della comunicazione». Quando noi di <strong>Parkinson</strong> kinson Svizzera parliamo<br />

di comunicazione, di norma pensiamo allo scambio di messaggi ggi che avviene tra le<br />

persone per mezzo della parola, della scrittura e dei gesti. Questo uesto scambio svolge un<br />

ruolo importante nella nostra vita, poiché è solo grazie ad esso so che possiamo generare<br />

comprensione e consenso, e quindi anche collaborazione e apprendimento pprendimento reciproco. È così<br />

anche in seno alla nostra associazione: affi nché il Comitato e i collaboratori percepiscano<br />

correttamente le esigenze dei malati e dei loro cari, e le possano ano soddisfare, occorre una<br />

comunicazione franca e costante.<br />

A maggior ragione, richiede una comunicazione continua anche he e soprattutto il<br />

rapporto tra malati, personale curante, familiari e amici. Questo sto scambio risulta<br />

particolarmente impegnativo proprio per i malati, poiché sovente ente il <strong>Parkinson</strong><br />

pregiudica anche l’espressione verbale e gestuale, come pure la mimica.<br />

Occupandoci del tema della comunicazione, ci siamo convinti viepiù che anche dopo<br />

il 2007 dobbiamo porre un accento chiaro sulla cura del dialogo con le l<br />

persone colpite dal <strong>Parkinson</strong> e<br />

sull’obiettivo di aiutarle a preservare la loro capacità d’espressione – messa a repentaglio dalla malattia – offrendo<br />

loro la nostra consulenza e ausili pratici. Ma non basta: vogliamo anche impegnarci a garantire una comunicazione<br />

curata e autentica nei confronti di tutti coloro che sono coinvolti in qualsivoglia forma dalla malattia di <strong>Parkinson</strong>.<br />

E non da ultimo, lavoriamo per incentivare lo scambio e la partnership con altre associazioni <strong>Parkinson</strong> d’Europa.<br />

L’attenzione che abbiamo prestato nel 2007 al motto «comunicazione» ha dato un risultato prezioso. Il nostro temaguida<br />

per il 2008 è «I congiunti dei malati di <strong>Parkinson</strong>».<br />

Cordialmente, Kurt Meier, Presidente<br />

UNA GIORNATA NELLA VITA DI HEIDI GROLIMUND<br />

MALATI & CONGIUNTI: RITRATTO<br />

Per anni ha vagato da un medico all’altro. Poi le è stata diagnosticata una sindrome parkinsoniana. Nuovi<br />

farmaci hanno migliorato la sua qualità di vita. Adesso Heidi Grolimund conduce una vita attiva. A volte arriva al<br />

limite delle sue forze, ma non si rassegna e cerca di trarre il meglio da ogni singola giornata.<br />

H<br />

eidi Grolimund si sveglia tra le cinque e mezza e le<br />

sette. Al mattino sente immediatamente di aver bisogno<br />

dei suoi medicamenti. Se si alzasse subito si sentirebbe<br />

«mezza morta». Perciò resta a letto e allunga una mano per<br />

prendere le pastiglie e il bicchiere d’acqua che ha preparato<br />

sul comodino. A volte si riaddormenta. Il martedì è dedicato<br />

ai gruppi di gioco: dal 1999 l’oggi 55enne Heidi dirige un<br />

gruppo per bimbi di 3 – 4 anni. Questo per lei è il giorno<br />

più impegnativo della settimana poiché ha un gruppo sia al<br />

mattino, sia al pomeriggio. Alle otto è già nella casa parrocchiale:<br />

si prende sempre un’oretta per i preparativi. Poi arrivano<br />

i bambini, che ripartono alle undici dopo aver cantato<br />

con lei. Heidi Grolimund adora stare con loro, ma a mezzogiorno<br />

si sente stanca e dopo aver pranzato con suo marito<br />

Bruno fa un riposino.<br />

Quando torna a casa a pomeriggio inoltrato è affaticata.<br />

«Dopo non posso più fare granché», dice, «nemmeno le faccende<br />

domestiche.» Ciò nonostante, alla sera sfrutta l’ultimo<br />

residuo di energia per recarsi alla prova del coro. «Cantare<br />

fa bene alla voce e all’anima». Ma Heidi sa bene che in<br />

realtà questo è già troppo per lei. E quando si corica, alle<br />

dieci e mezza «di solito mi addormento ancor prima di appoggiare<br />

la testa sul cuscino.»<br />

A 17 anni Heidi Grolimund fu vittima di un grave incidente<br />

della circolazione. Da allora è malata, e per parecchi anni ha<br />

convissuto con diagnosi e farmaci di ogni genere: un percorso<br />

lungo e arduo. Non sempre ha trovato medici competenti.<br />

Alcuni si limitavano a scuotere la testa, e magari le chiedevano<br />

se faceva consumo di alcool o di droghe. Questo la feriva<br />

molto, portandola vicina alla disperazione. Più o meno sette<br />

anni fa le fu diagnosticata una sindrome parkinsoniana. «Una<br />

malattia di <strong>Parkinson</strong> atipica» le dissero. Ma la terapia fece<br />

effetto, e per lei fu un sollievo sapere cos’aveva. Ora ha preso<br />

le distanze dal diffi cile periodo prima della diagnosi. «Conta<br />

solo l’oggi», afferma. Da quando prende un altro farmaco si<br />

sente come rinata. Le paure sono scomparse, proprio come<br />

il tremore, ha la mente lucida, le piace stare fra la gente ed è<br />

di nuovo piena di gioia di vivere.<br />

Se negli anni più diffi cili è riuscita a metter su famiglia e a<br />

crescere due fi gli, dice, il merito è del suo carattere, della<br />

sua forza di volontà e del suo partner Bruno. I due si conoscono<br />

sin dagli anni della gioventù: «Lui mi ha sempre creduto,<br />

non ha mai dubitato di me», sottolinea. «Mi ha sempre<br />

accettata così come sono, e di ciò gli sono infi nitamente grata:<br />

questa è sicuramente la cosa più importante che si può<br />

ricevere dal proprio compagno di vita.»<br />

Heidi Grolimund è una donna attiva. Convive con una malattia<br />

cronica, ma solo chi la conosce bene se ne accorge.<br />

Tiene molto a restare in movimento: una volta la settimana<br />

fa ginnastica con un gruppo. Anche se taluni esercizi sono<br />

troppo faticosi per lei, non manca una lezione. Tutti sanno<br />

della sua malattia e la lasciano in pace. Si sente accettata, e<br />

ciò la rincuora. «Loro sono molto premurosi con me, e insieme<br />

ci divertiamo», commenta. Per lei, il movimento e i contatti<br />

sociali sono come un «sorso bevuto alla fonte dell’eterna<br />

giovinezza.» Heidi fa belle passeggiate anche con Bruno, anche<br />

se deve fermarsi molto prima di una volta. Allora lo<br />

aspetta al ristorante, mentre lui compie un giro più lungo:<br />

«Abbiamo trovato una soluzione che va bene per entrambi.»<br />

Dopo essersi occupata della casa per un paio d’ore, solitamente<br />

è sfi nita. Tutto dipende da come si sente. «Se non sto<br />

bene, lascio perdere.» Quando non è in forma, sta seduta a<br />

fare del bricolage o a cucire coperte e cuscini di patchwork.<br />

Heidi deve gestire sapientemente le sue forze, poiché ha anche<br />

altri hobby e funzioni: ad esempio, opera nell’ambito del<br />

sostegno alla gioventù e collabora in seno al team direttivo di<br />

un gruppo di auto-aiuto. E poi ci sono le due fi glie ormai<br />

adulte. Il rapporto di fi ducia reciproca le sta molto a cuore.<br />

Heidi Grolimund ha i suoi pilastri. Sa che la malattia progredisce<br />

e la costringe continuamente ad adeguare la sua<br />

vita. Questo capita anche agli altri, è vero, ma lei lo deve<br />

fare più frequentemente. Le sue giornate sono sovente faticose,<br />

mal lei è consapevole del fatto che riguardarsi troppo<br />

non le fa bene. Perciò ricerca un giusto equilibrio tra riposo<br />

e attività. Tutti i giorni. m<br />

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