24.03.2013 Views

Alice in Wonderland - Bruno Osimo, traduzioni, semiotica della ...

Alice in Wonderland - Bruno Osimo, traduzioni, semiotica della ...

Alice in Wonderland - Bruno Osimo, traduzioni, semiotica della ...

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

un oggetto concreto o astratto (<strong>Osimo</strong> 2004:12). L’<strong>in</strong>terpretante di uno<br />

stesso segno si forma di volta <strong>in</strong> volta sulla base delle conoscenze del<br />

lettore e del contesto <strong>in</strong> cui il segno appare, e proprio qui entra <strong>in</strong> gioco la<br />

confusione voluta dall’autore, per cui il contesto offre più possibilità<br />

<strong>in</strong>terpretative di una sola parola creando così un gioco di parole. Nel caso<br />

dell’omonimia, dunque, a un solo segno corrispondono oggetti diversi, i<br />

quali, a differenza del caso <strong>della</strong> polisemia, non sono legati tra loro da<br />

estensioni metaforiche del significato orig<strong>in</strong>ario e non discendono qu<strong>in</strong>di da<br />

un significato fondamentale comune (Cammarata 2002). Per citare un<br />

esempio, si veda l’identità di pronuncia e di ortografia del sostantivo<br />

«corte», e dell’aggettivo «corte»; i significati delle due parole non sono <strong>in</strong><br />

alcun modo connessi, si può anzi dire che le due parole si ritrov<strong>in</strong>o ad<br />

essere pronunciate e scritte allo stesso modo per puro caso.<br />

Ma vediamo qualche esempio concreto di giochi di parole basati<br />

sull’omonimia <strong>in</strong> <strong>Alice</strong> <strong>in</strong> <strong>Wonderland</strong>; qui, come nei prossimi paragrafi,<br />

citerò solo i più significativi, ma il libro ne contiene <strong>in</strong> tale quantità che<br />

credo non abbia precedenti né casi analoghi successivi, se non la seconda<br />

storia di <strong>Alice</strong>, Through the Look<strong>in</strong>g Glass.<br />

‘You can draw water out of a water-well,’ said the Hatter; ‘so I should<br />

th<strong>in</strong>k you could draw treacle out of a treacle-well—eh, stupid?’<br />

‘But they were <strong>in</strong> the well,’ <strong>Alice</strong> said to the Dormouse, not choos<strong>in</strong>g to<br />

notice this last remark.<br />

‘Of course they were’, said the Dormouse; ‘—well <strong>in</strong>.’ (Carroll 2002:68)<br />

Qui la parola «well» è utilizzata <strong>in</strong>sieme al suo omonimo, che ha<br />

naturalmente un significato diverso: se nella prima e nella seconda battuta<br />

si parla di un pozzo, nella terza la stessa parola «well» non è più un<br />

sostantivo ma un avverbio, che sta a significare che le tre sorelle,<br />

protagoniste del racconto del Ghiro, sono ben dentro al pozzo, o ben <strong>in</strong><br />

fondo. L’effetto che questo gioco di parole ha sul lettore, come sulla povera<br />

<strong>Alice</strong>, è quello di confonderlo momentaneamente: avendo appena letto la<br />

parola «well» con l’accezione di «pozzo», <strong>in</strong>fatti, il lettore impiega qualche<br />

8

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!