24.03.2013 Views

Alice in Wonderland - Bruno Osimo, traduzioni, semiotica della ...

Alice in Wonderland - Bruno Osimo, traduzioni, semiotica della ...

Alice in Wonderland - Bruno Osimo, traduzioni, semiotica della ...

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

3. Alcuni problemi traduttivi legati ai nomi propri<br />

Malgrado la “regola traduttiva” sopra citata, non esistono regole per la<br />

traduzione dei nomi propri. Nei testi non f<strong>in</strong>zionali sembra valere la<br />

convenzione di utilizzare per il nome <strong>della</strong> cultura emittente il<br />

corrispondente esonimo <strong>della</strong> cultura ricevente, se ne esiste uno, ma se una<br />

traduttrice preferisce utilizzare la forma <strong>della</strong> cultura emittente ciò non darà<br />

fastidio a nessuno, purché sia chiaro qual è il luogo a cui il nome si riferisce.<br />

Magari il pubblico penserà che la traduttrice stia facendo sfoggio del suo<br />

sapere. Nei casi <strong>in</strong> cui la funzione del nome proprio è solo quella di<br />

identificare un s<strong>in</strong>golo referente, il criterio pr<strong>in</strong>cipale di traduzione sarà<br />

quello di far sì che tale funzione identificativa si realizzi per il pubblico <strong>della</strong><br />

cultura ricevente.<br />

Nelle opere f<strong>in</strong>zionali le cose non sono così semplici. Ci siamo basati<br />

sul presupposto che nei testi f<strong>in</strong>zionali non esiste nome che non abbia una<br />

qualche funzione <strong>in</strong>formativa, per quanto possa essere sottile. Se questa<br />

<strong>in</strong>formazione è esplicita, come <strong>in</strong> un nome descrittivo, può essere tradotta,<br />

benché la traduzione possa <strong>in</strong>terferire nella funzione di <strong>in</strong>dicatore culturale.<br />

Se l’<strong>in</strong>formazione è implicita o se la funzione di <strong>in</strong>dicatore del nome proprio<br />

ha la priorità su quella <strong>in</strong>formativa, però, questo aspetto andrà perso nella<br />

traduzione, a meno che la traduttrice non decida di compensare il residuo<br />

fornendo l’<strong>in</strong>formazione nel contesto.<br />

Naturalmente ci sono dei nomi propri che esistono nella stessa forma<br />

sia nella cultura emittente che <strong>in</strong> quella ricevente. Ma questo crea altri<br />

problemi: il personaggio cambia “nazionalità” solo perché il nome viene<br />

pronunciato <strong>in</strong> modo diverso. Così un Richard <strong>in</strong>glese diventa un Richard<br />

tedesco, e un Robert francese diventa un Robert <strong>in</strong>glese, il che può<br />

<strong>in</strong>terferire nell’omogeneità dell’ambientazione se alcuni nomi sono<br />

“biculturali” e altri no. Un esempio: <strong>in</strong> un breve fumetto che ho tradotto con<br />

i miei studenti del corso di traduzione dallo spagnolo al tedesco, i<br />

protagonisti, due fratelli, si chiamano Miguelito e Hugo (cfr. Nord 2001:<br />

58segg.). Se lasciamo i nomi come sono, nella traduzione Miguelito sarà<br />

chiaramente riconoscibile come un ragazzo spagnolo, mentre Hugo potrebbe<br />

34

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!