Alice in Wonderland - Bruno Osimo, traduzioni, semiotica della ...
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parti di testo, costr<strong>in</strong>gendo il traduttore a sacrificare di volta <strong>in</strong> volta parte<br />
del senso o parte del suono, o rimandi culturali, o a cambiare una o più<br />
delle immag<strong>in</strong>i evocate dal gioco di parole stesso. Perciò <strong>in</strong> primo luogo chi<br />
si assume il compito di “tradurre” i pun <strong>in</strong> un’altra l<strong>in</strong>gua dovrebbe avere,<br />
oltre alle competenze traduttive, una buona dose di fantasia e di creatività,<br />
e cercare appunto di ricreare dei nuovi giochi di parole nella cultura<br />
ricevente. Data l’impossibilità di rendere un gioco di parole <strong>in</strong> un’altra l<strong>in</strong>gua<br />
che corrisponda perfettamente <strong>in</strong> tutti i suoi aspetti a quello orig<strong>in</strong>ale, il<br />
traduttore deve scegliere, come per ogni traduzione, una dom<strong>in</strong>ante, un<br />
aspetto a cui dare la priorità, o eventualmente più di uno, e <strong>in</strong> ogni caso<br />
cercare, più che di tradurre ogni aspetto del gioco di parole, di far sì che<br />
questo possa avere sul pubblico <strong>della</strong> cultura ricevente un effetto quanto<br />
meno simile a quello che l’orig<strong>in</strong>ale ha sul pubblico <strong>della</strong> cultura emittente.<br />
In secondo luogo vorrei osservare che, per tutti questi motivi, l’unico modo<br />
per apprezzare appieno i giochi di parole di <strong>Alice</strong> <strong>in</strong> <strong>Wonderland</strong> o di<br />
qualsiasi altro testo ne contenga, è quello di addentrarsi, armati di una<br />
certa competenza l<strong>in</strong>guistica e culturale e/o di un’edizione corredata di note,<br />
nella lettura dell’orig<strong>in</strong>ale.<br />
7. Proper Names <strong>in</strong> Translations for Children<br />
Il saggio <strong>della</strong> traduttologa tedesca Christiane Nord analizza i nomi propri di<br />
<strong>Alice</strong> <strong>in</strong> <strong>Wonderland</strong>, le loro funzioni e gli eventuali rimandi culturali.<br />
L’analisi dei giochi di parole, contenuta nella mia prefazione, si propone di<br />
<strong>in</strong>tegrare quella di Nord sui nomi propri, prendendo <strong>in</strong> considerazione un<br />
altro aspetto particolarmente difficile da tradurre del racconto di Lewis<br />
Carroll. A differenza <strong>della</strong> prefazione, il saggio prende <strong>in</strong> esame anche le<br />
versioni che vari traduttori hanno scelto per rendere i nomi propri di <strong>Alice</strong> <strong>in</strong><br />
<strong>Wonderland</strong> <strong>in</strong> diverse l<strong>in</strong>gue. In particolare c’è un’osservazione che, <strong>in</strong><br />
quanto madrel<strong>in</strong>gua italiana, vorrei fare sull’analisi che Nord ha fatto sulla<br />
traduzione verso l’italiano di un nome che rimanda ad un implicito culturale:<br />
nel paragrafo 4.2. si parla del Ghiro, nell’orig<strong>in</strong>ale «Dormouse». Secondo<br />
Nord, mentre nell’orig<strong>in</strong>ale il nome dell’animale evoca un personaggio<br />
particolarmente <strong>in</strong>cl<strong>in</strong>e alla sonnolenza, la traduzione «Ghiro» non<br />
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