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Le cellule extravillose interstiziali si spingono fino al primo terzo del miometrio, dove si<br />

aggregano, dando origine alle cellule giganti placentari (GC) [9]. Considerando che queste cellule<br />

multinucleate perdono la loro capacità migratoria ed invasiva, la loro formazione rappresenta<br />

probabilmente un meccanismo per prevenire una penetrazione troppo profonda nella parete uterina.<br />

La cooperazione dell’attività delle cellule EVT endovascolari ed interstiziali è responsabile della<br />

generazione di un flusso sanguigno utero-placentare ad alta capacità e bassa resistenza, condizione<br />

essenziale per il successo della gravidanza.<br />

L’attività invasiva delle cellule del trofoblasto in sito è controllata in maniera spazio-<br />

temporale. Essa, infatti, diminuisce man mano che il citotrofoblasto invasivo si avvicina alla<br />

decidua e man mano che aumenta l’età gestazionale. L’invasività non è dovuta ad una pressione<br />

passiva di crescita, ma ad un processo biochimico attivo. La madre ed il feto, infatti, producono una<br />

serie di fattori locali e rispondono agli stessi, creando una complessa rete di interazioni tra fattori<br />

deciduali e fattori trofoblastici.<br />

Regolazione paracrina ed autocrina dell’attività del trofoblasto<br />

La proliferazione, migrazione ed invasività delle cellule trofoblastiche extravillose sono<br />

processi regolati in modo autocrino e paracrino da vari fattori di crescita, proteine e proteoglicani<br />

leganti i fattori di crescita, proteine della matrice extracellulare (ECM) rilasciati dalle cellule del<br />

trofoblasto e della decidua, rispettivamente [10]. Un’alterazione di questo meccanismo di controllo<br />

può compromettere l'omeostasi uteroplacentare; ad esempio, un’invasione superficiale del<br />

trofoblasto delle arterie spirali rappresenta una condizione critica nella patogenesi della<br />

preeclampsia, mentre un'invasione incontrollata è associata a patologie della gravidanza quali mola<br />

invasiva, placenta accreta e coriocarcinoma.<br />

In vitro, il citotrofoblasto invade e ricostituisce la membrana basale (Matrigel),<br />

comportandosi come cellule metastatiche. Questo comportamento invasivo è dovuto alla capacità<br />

delle CTB di secernere le metalloproteasi della matrice (MMP) [11]. Nell’uomo questi enzimi,<br />

chiamati anche matrixine, sono una famiglia di almeno 17 endopeptidasi zinco-dipendenti. Esse<br />

possono degradare essenzialmente tutti i componenti della matrice cellulare. Sulla base del loro<br />

substrato specifico e della loro struttura, i membri dalla famiglia delle MMP possono essere<br />

classificati in 4 sottogruppi. Molte MMP sono secrete come zimogenti (pro-enzimi inattivi) che<br />

divengono attivi nei compartimenti extracellulari, fanno eccezione la MMP-11 e le MT-MMP.<br />

Benché le cellule del citotrofoblasto si comportino come cellule metastatiche, esse sono solo<br />

temporaneamente invasive (primo trimestre) e la loro invasività è normalmente limitata<br />

all’endometrio e ad un terzo della parete del miometrio [12].<br />

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