DORNBRACHT - Butterfly Trading
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<strong>DORNBRACHT</strong> the SPIRITof WATER Design as a part of culture and society<br />
L’industrializzazione ha spazzato via tutto ciò<br />
che era la cultura del prodotto nota fino ad allora.<br />
I prodotti di massa realizzati industrialmente<br />
hanno eliminato poco per volta i prodotti creati<br />
da secoli in modo artigianale e più o meno individuale.<br />
Per allontanare dagli uomini il timore<br />
nei confronti dei nuovi prodotti industriali, si è<br />
cercato di nasconderli dietro ornamenti familiari<br />
e storicamente consolidati. Presto però un’avanguardia<br />
creativa ha riconosciuto l’estetica propria<br />
della forma funzionale industriale e con essa le<br />
opportunità sociali che si nascondevano nelle<br />
nuove modalità di produzione: finalmente non<br />
solo i ricchi, ma tutti potevano apprezzare oggetti<br />
di qualità. Con la liberazione dallo storicismo,<br />
alla fine del XIX secolo, la giovane disciplina<br />
sembrò aver trovato una propria vocazione. Il<br />
design mirò alla forma funzionale e all’espressione<br />
di una nuova epoca. Si trattasse del Werkbund<br />
o del Bauhaus – la progettazione è sempre<br />
stata intesa come la punta di diamante di una<br />
nuova società, con cui migliorare le condizioni di<br />
vita delle masse.<br />
Ora devo fare uso della ragione. In seguito,<br />
quando i panni del ragazzino iniziarono ad<br />
andarmi stretti, mi trovai all’improvviso di fronte<br />
a sfide immense. Dopo la guerra serviva aiuto<br />
immediato, non sciocchezze, ma un agire sensato<br />
e ponderato. Avevo trovato uno scopo. Ed eressi<br />
la ragione a guida suprema del mio agire.<br />
Anche la Hochschule für Gestaltung di Ulm, fondata<br />
dopo la seconda guerra mondiale, intendeva<br />
rappresentare un nuovo inizio democratico con<br />
cui rinnovare la società. Ponendo l’accento sulla<br />
funzionalità, sull’assenza di ornamento e sulla<br />
razionalità, questa scuola ha plasmato l’immagine<br />
della modernità. La “forma buona”, poco emotiva,<br />
funzionale, senza tempo e razionale sarebbe<br />
diventata per decenni sinonimo di design. Questa<br />
sobrietà non sfiorava neanche il gusto della<br />
massa, perché non era sua intenzione abitare in<br />
modesti condomini, ma voleva pur sempre rappresentare<br />
e dimostrare che si era di nuovo qualcuno<br />
e che ci si poteva permettere qualcosa. La<br />
riduzione all’essenziale e il vuoto della modernità<br />
si trasformarono quindi in segno di distinzione,<br />
la semplicità in lusso. In questo modo il design si<br />
allontanò dai suoi scopi originari, per diventare,<br />
senza bene accorgersene, oggetto di una minoranza<br />
intellettuale.<br />
Adesso basta, voglio divertirmi. Non avevo più<br />
voglia di essere razionale. Potevo rinunciare<br />
benissimo a tutte le esigenze mondane, alla<br />
razionalità e alla serietà. Via, alla ricerca di<br />
nuovi orizzonti! Fare piazza pulita di tutto!<br />
Avanti con il nuovo, il diverso, l’insolito! Quello<br />
che pensava la maggior parte della gente mi era<br />
indifferente. Avevo già scoperto il mondo dei<br />
182<br />
ricchi e dei belli e per qualche tempo lì mi ero<br />
sentito ben accolto.<br />
Presto ebbe però inizio la ribellione contro il funzionalismo,<br />
la ragione e la sobrietà. I colori vivaci<br />
e i soggiorni degli anni Sessanta e Settanta rappresentarono<br />
un’epoca in cui si volevano sperimenta-<br />
FIG. 06<br />
“Braun SK4”<br />
re nuove forme di convivenza e lasciare dietro di<br />
sé le convenzioni. Il principio funzionalista “form<br />
follows function” fu sostituito da “form follows<br />
fun” o “form follows emotion”. Gli estrosi progetti<br />
del design degli anni Ottanta portarono a una<br />
rottura definitiva con le idee del funzionalismo.<br />
Sebbene fossero in genere concepiti come critica<br />
al dogma della forma buona, si formò nell’opinione<br />
pubblica l’idea di una disciplina artefatta del<br />
lifestyle, che magari abbellisce, ma che è in realtà<br />
un lusso a cui si può rinunciare. Design divenne<br />
un concetto stilistico privo di senso, che da “mobili<br />
di design” a “abiti di design” connotava tutto ciò<br />
che trascendeva il consueto, che era particolarmente<br />
costoso o insensatamente estetizzato – proprio<br />
come se tutto il resto fosse invece privo di<br />
ideazione. Il design divenne l’espressione del<br />
mondo della superficialità.<br />
Nessuno è un’isola. Essere contro, questo mi<br />
fu chiaro, non è una posizione che può durare.<br />
E la vita nel mondo dell’eleganza non mi piaceva<br />
neanche. Forse non era poi così male tutto<br />
quello che i miei genitori avevano sperato per<br />
me? Ma i tempi erano cambiati. Per quali ideali<br />
si può ora lottare? In che modo si può rendere il<br />
mondo più ricco?<br />
La battaglia contro il funzionalismo è stata combattuta,<br />
i dogmi sono acqua passata. Anche il pro-<br />
blema di dove collocare il design, tra l’arte e l’artigianato,<br />
non sembra più rilevante per una disciplina<br />
che – proprio come tutti gli altri generi culturali<br />
– non può essere percepita in modo unitario.<br />
I confini tra ideazione del prodotto, architettura,<br />
moda, grafica, arte o nuovi media sono diventati<br />
labili. Con la “nuova semplicità” degli anni<br />
Novanta, il design è ritornato per la prima volta<br />
alle sue radici, senza però far rinascere il dogmatismo.<br />
Le nuove forme tranquille rappresentavano<br />
in prima linea il bisogno di quiete, in un’epoca<br />
resa sempre più confusa dalla globalizzazione e<br />
dai nuovi media.<br />
La disciplina, a lungo derisa, ha certo acquisito<br />
serietà nella battaglia per le quote di mercato, ma<br />
al tempo stesso ha perso la propria autonomia dal<br />
marketing. Eppure ai tentativi di misurare il<br />
design esclusivamente in base al successo di vendita<br />
e al modo di commercializzare stili di vita,<br />
sempre più designer contrappongono un approccio<br />
al problema che non può essere classificabile<br />
tanto facilmente nelle direttive di marketing. Si<br />
sono dedicati alla ricerca di contenuti e a una<br />
nuova coerenza grafica che non vuole più essere<br />
neutrale ma che concepisce la soggettività come<br />
qualità. Una nuova generazione di creativi congiunge,<br />
con apaprente facilità, tecnologie digitali<br />
e forme nuove con vecchi ornamenti, manufatti,<br />
elementi tradizionali, tessuti in maglia, applicazioni,<br />
intrecci e drappeggi. Ha scoperto il valore<br />
delle storie che le cose raccontano della nostra<br />
cultura: l’invecchiamento, gli usi e i costumi, i<br />
rituali e le azioni. La loro provenienza e la storia<br />
evolutiva della loro categoria di prodotti. La ricchezza<br />
delle antiche tecniche artigianali e gli<br />
ornamenti delle civiltà, delle epoche e dei luoghi<br />
più diversi. Gli inventori, i progettisti e le imprese,<br />
i predecessori e gli archetipi. E così il motivo sulla<br />
confezione di un rossetto Dior racconta il lavoro<br />
di intreccio delle sedie su cui le clienti della casa<br />
di moda di Parigi siedono da 60 anni. I progetti di<br />
vasi di Hella Jongerius per Ikea citano ornamenti<br />
tradizionali di tutto il mondo. I designer Opel<br />
nascondono nel cassetto portaoggetti della nuova<br />
Corsa un piccolo squalo, che sembra essere riuscito<br />
a passare clandestinamente tutti i controlli del<br />
produttore di automobili, conferendole in tal<br />
modo ancora più charme. Nei progetti altamente<br />
innovativi di Konstantin Grcic si possono riconoscere<br />
riferimenti a forme archetipe del prodotto o<br />
omaggi a oggetti storici. Patricia Urquiola arricchisce<br />
le sue sedie con drappeggi che sembrano<br />
fiori. Le cucine o i bagni non sono più raccolte di<br />
oggetti isolati di design, ma diventano luoghi<br />
rituali per i loro ospiti.<br />
Naturalmente in questo modo il design continua a<br />
muovere il commercio, a mutare tendenze e mode:<br />
dalla nuova semplicità alla tendenza retro, da una<br />
nuova estetica digitale high-tech fino alla nuova<br />
borghesia, che attualmente sembra affermarsi<br />
ovunque. E proprio ora sono in molti a riconoscere<br />
che la mutevolezza degli stili non rappresenta<br />
l’antitesi del design. Gli stessi mobili in tubi di<br />
acciaio degli anni Venti o i semplici progetti di<br />
mobili modulari della modernità del dopoguerra<br />
sono tutti “classici di design”, figli del loro tempo<br />
che solo attraverso la storia hanno acquisito una<br />
personalità. La concomitanza di stili diversi è<br />
espressione di ricchezza culturale e di condizioni<br />
sociali ambivalenti. Una decorazione high-tech<br />
può essere sia l’espressione del fascino per le<br />
nuove tecnologie che la reazione a una minaccia<br />
da loro emanata. Senza doversi congedare da tutto<br />
ciò che c’è stato finora, le tendenze e le mode vengono<br />
intese come segno del cambiamento della<br />
nostra società. E in tal modo si diffonde anche la<br />
consapevolezza che non è stato oggetto di progettazione<br />
solo ciò che corrisponde all’idea di “stile<br />
da design” come essenziale, lucido e cromato,<br />
ma che anche il rubinetto dorato e ricco di ghirigori<br />
è stato un tempo ideato e ha una storia da<br />
raccontare.<br />
Se questi presupposti rappresentano un ripensamento<br />
effettivo per il settore sarà dimostrato da un<br />
futuro in cui il design dovrà anche assumere la<br />
propria responsabilità nei confronti delle conseguenze<br />
del consumismo sfrenato, della globaliz-<br />
FIG. 08<br />
“Joe Colombo’s Trolley”<br />
FIG. 07<br />
“La Conica”<br />
zazione, dei condizionamenti della produzione,<br />
delle questioni ecologiche e delle nuove esigenze<br />
della società dell’informazione. Ma sembra esserci<br />
un inizio: il design ha iniziato a liberarsi del<br />
ruolo di strumento del marketing, a riscoprire la<br />
propria autonomia e a far comprendere di non<br />
essere esclusivamente al servizio del consumo, ma<br />
<strong>DORNBRACHT</strong> the SPIRITof WATER Design as a part of culture and society<br />
di appartenere al contesto dello sviluppo sociale:<br />
come espressione di condizioni e necessità contingenti,<br />
di paure e opportunità, di timori e di speranze<br />
nel futuro. Inizia a rivendicare il proprio compito<br />
di disciplina di riferimento e vuole affermare<br />
di nuovo contenuti, creare significati e identità.<br />
Ha trovato un nuovo accesso alla propria storia e<br />
non deve più reinventare tutto ex novo. Si considera<br />
parte della cultura e della società. Forse il<br />
design sta per diventare adulto.<br />
¿POR FIN<br />
ADULTO?<br />
Soy pequeño y tengo el corazón puro. Al principio,<br />
cuando ni siquiera tenía un verdadero nombre,<br />
mis padres ya tenían grandes proyectos para<br />
mí: tenía que cambiar el mundo, fundar una<br />
nueva sociedad, mejorar las condiciones de vida<br />
de las masas, lograr que las clases se reconcilien.<br />
Tenía que convertirme en el fundador de una<br />
nueva era.<br />
Con la llegada de la industrialización, se echó<br />
abajo toda la cultura de productos conocida<br />
hasta el momento. Los productos para las masas,<br />
fabricados mecánicamente, fueron sustituyendo,<br />
poco a poco, los productos que, durante siglos,<br />
se habían fabricado artesanalmente y más o<br />
menos de manera individual. Para que la gente<br />
perdiese el miedo a los nuevos productos industriales,<br />
al principio se los escondió bajo adornos<br />
conocidos e historicistas. Pero pronto una vanguardia<br />
diseñadora reconoció la estética propia<br />
del modelo industrial, y con ella las oportunidades<br />
sociales que se escondían en las nuevas posibilidades<br />
de fabricación: Por fin podían disfrutar<br />
todos de las cosas buenas, y no sólo los ricos.<br />
Con la liberación del historicismo a finales del<br />
siglo XIX, la nueva disciplina parecía haber<br />
encontrado su determinación: El diseño buscaba<br />
la forma funcional y la expresión de una nueva<br />
era. Tanto la Werkbund como la Bauhaus: el diseño<br />
se entendía siempre como la punta de lanza de<br />
una nueva sociedad, y quería mejorar las condiciones<br />
de vida de las masas.<br />
Ahora debo ser sensato. Más tarde, cuando<br />
apenas había dejado atrás la infancia, me<br />
encontré de pronto ante unos desafíos enormes:<br />
Después de la guerra hacía falta ayuda rápida,<br />
ninguna fruslería, sino una acción sensata y<br />
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