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Ludwig Feuerbach e la natura non umana. Ricostruzione

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AL CUORE DEL CRISTIANESIMO: LA TRINITÀ 65<br />

qua, del pane e del vino per le loro virtù <strong>natura</strong>li ln . Apparirà loro come<br />

semplicistico o riduttivo rispetto <strong>non</strong> solo al<strong>la</strong> loro visione del mistero<br />

trinitario, ma anche rispetto all'ampia problematica suscitata in questi<br />

fogli. Anche il filosofo sarà forse portato a condividere il giudizio.<br />

Il fatto però che <strong>la</strong> riduzione sia un'operazione e o s e i e n -<br />

t e dell'analisi critica di <strong>Feuerbach</strong>, un taglio anche sul piano stili­<br />

stico, anziché dispensarci, ci impone di ricercare i rapporti profondi col<br />

resto dell'opera e le tracce del cammino precedente. Motivi fondamen­<br />

tali, dello studio trinitario, spogliati del loro riferimento teologico, si ri­<br />

trovano nell'Essenza del<strong>la</strong> religione. Anzitutto <strong>la</strong> persona appare come<br />

esistenza assolutamente individuale, unica, ma proprio per questo radi­<br />

calmente dipendente, ontologicamente fondata sul<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione con l'al­<br />

tro:<br />

Forse che <strong>la</strong> mia individualità, inseparabile e indistinguibile da me e dal<strong>la</strong><br />

mia esistenza, <strong>non</strong> è dipendente dal<strong>la</strong> individualità di questi miei genitori? [...]<br />

Il primo inizio del<strong>la</strong> mia esistenza <strong>non</strong> è forse assolutamente individuale? 118 .<br />

Anche qui al centro dell'attenzione è di nuovo <strong>la</strong> generazione, il<br />

tema che proviene dallo studio sul<strong>la</strong> trinità. La generazione infatti è<br />

l'origine dell'individualità e insieme <strong>la</strong> rive<strong>la</strong>zione tangibile del<strong>la</strong> sua<br />

assoluta dipendenza.<br />

Aver origine significa individualizzarsi 119 .<br />

Nel<strong>la</strong> generazione il rapporto <strong>natura</strong>le fra <strong>la</strong> madre e il bambino è<br />

rapporto ontologicamente personale: una nuova persona sorge, perché<br />

un'altra fa « dono » di sé, si abbassa a «mero mezzo e a<br />

mera materia».<br />

L'ente procreante è si <strong>la</strong> causa dell'esistenza, e in quanto tale ente primario,<br />

ma è anche, ad un tempo, un mero mezzo, una mera materia, fondamento del­<br />

l'esistenza di un altro ente e in quanto tale un ente subordinato. Il bambino con­<br />

suma <strong>la</strong> madre, adopera a proprio vantaggio le forze e i succhi di lei, tinge le pro­<br />

prie guance col suo sangue. E il bambino è l'orgoglio del<strong>la</strong> madre, essa lo pone<br />

sopra sé stessa, subordina <strong>la</strong> propria esistenza e il proprio bene all'esistenza<br />

117 G. W., V, pp. 450-54, cfr. lettera di A. Ruge del 14 dicembre 1841, in:<br />

S. W., XIII, pp. 85-6.<br />

118 G. W., X, pp. 7-8 [tr. it. cit, pp. 43-4].<br />

119 Ivi, pp. 22 [tr. it. cit., p. 59, che, seguendo l'edizione pubblicata nelle<br />

prime Opere Complete, presenta qui e altrove qualche variante rispetto al testo-<br />

del<strong>la</strong> prima edizione].

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