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Ludwig Feuerbach e la natura non umana. Ricostruzione

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56 CAPITOLO SECONDO<br />

Dio realizza l'essenziale, e secondo <strong>la</strong> definizione di S. Tommaso (« origo<br />

alicuius viventis a principio vivente coniuncto, secundum similitudinem<br />

<strong>natura</strong>e ») w , si tratterebbe di fare astrazione da ciò che vale per<br />

una specie partico<strong>la</strong>re, da una forma determinata, dalle « condizioni »<br />

necessarie per gli esseri creati. Gregorio Nisseno però aveva cercato<br />

di dare all'astrazione un significato positivo affermando che tutte e quat­<br />

ti o le forme di generazione sono attribuite nel<strong>la</strong> scrittura a Dio purché<br />

ciò che in ciascuna è rozzo e imperfetto, venga corretto dall'aggiunta<br />

delle altre e da tutte sorga un concetto degno di Dio 70 . Così di Teodoro<br />

Abucara <strong>Feuerbach</strong> riporta <strong>la</strong> spiegazione:<br />

Sic vivere ac vitam habere dicimus Deum, ut Theodorus Abucara scribit,<br />

praecisis omnibus, quae in viventibus creaturis, unde haec appel<strong>la</strong>tio desumpta<br />

est, impura ac Deo indigna cernuntur. Habet enim divinitas in se ea<br />

quae in nobis praestantissima sunt, exclusis iis passio-<br />

nibus et affectionibus, quae ex illis sequuntur 71 .<br />

' Padre ' si addice dunque con <strong>la</strong> massima proprietà a Dio, a tal<br />

punto che quell'appel<strong>la</strong>tivo fu preferito dai padri a questo: infatti chi<br />

dice Dio « lo riferisce alle cose di condizione servile », « chi lo chiama<br />

Padre lo riferisce al suo stesso figlio » 72<br />

II termine è allora usato nel senso più proprio, quanto più indica<br />

un'azione esente da imperfezione. In Dio « <strong>non</strong> c'è utero, né alcuna con­<br />

dizione propria dei corpi » 73 . Generare si addice quindi con il massimo<br />

di proprietà a lui.<br />

L'interesse di <strong>Feuerbach</strong> per l'uso patristico dell' astrazione<br />

è documentato sia dalle annotazioni a <strong>la</strong>to dei fogli, che giocano sullo<br />

scambio fra modello e copia (per es.: « chiara prova del fatto che l'ar­<br />

chetipo è <strong>la</strong> copia dell'uomo » 74 ), sia dall'ampiezza delle disquisizioni<br />

riportate dai padri greci, che cercano di dimostrare da un <strong>la</strong>to l'identità<br />

fra <strong>la</strong> generazione eterna del figlio e <strong>la</strong> produzione intellettuale del ^óyog,<br />

dall'altro <strong>la</strong> distinzione fra il Xóyo? in quanto concetto interno, prin-<br />

69 Ibid. [cfr. T. D., II, 1. V, e. VII, S I, P- 515].<br />

70 Ibid. [cfr. T. D., II, 1. V, e. VI, § XI, p. 514].<br />

71 Ivi, 22*-* [cfr.T. D., II, 1. V, e. VI, § VII, p. 512].<br />

72 Ivi, 17M8v [cfr. T. D., II, 1. V, e. IV, §§ I-VI, pp. 490-94 e e. Ili,<br />

III-V, pp. 484-85].<br />

73 Ivi, 23r [cfr. T. D., II, 1. V, e. VII, § IV, p. 517].<br />

74 Ivi, 24r , cfr. anche 17r .

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