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Ludwig Feuerbach e la natura non umana. Ricostruzione

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[ESSENZA DELLA RELIGIONE, r REDAZIONE] 265<br />

sente di dipendere dalle potenze <strong>natura</strong>li, dal sole, dal<strong>la</strong> luna, dal [*] 27 r<br />

fuoco, dall'acqua, dal<strong>la</strong> terra, dalle pietre, dalle piante, dagli animali,<br />

ma anche da altre potenze. Come arrivò però l'uomo a questa diffe­<br />

renza dal<strong>la</strong> <strong>natura</strong>? Mediante l'associazione con altri uomini in una co­<br />

munità, in cui diventa oggetto all'uomo <strong>la</strong> dipendenza <strong>non</strong> più da<br />

esseri <strong>natura</strong>li semplicemente o da esseri <strong>natura</strong>li personificati, bensì da<br />

esseri realmente umani. Una volta che l'uomo abbia cominciato a [**]<br />

coltivare <strong>la</strong> terra, a fondare città, ha già perso <strong>la</strong> fede nel<strong>la</strong> pro­<br />

tezione del<strong>la</strong> <strong>natura</strong>, <strong>non</strong> si affida più al<strong>la</strong> <strong>natura</strong>, ma fonda <strong>la</strong> sua esi­<br />

stenza sul<strong>la</strong> sua attività e al contrario del<strong>la</strong> sua prima esperienza, [***]<br />

in cui era colpito solo dall'impossibilità del<strong>la</strong> sua esistenza senza <strong>la</strong> na­<br />

tura, sperimenta ora il fatto che <strong>non</strong> può esistere senza di lui,<br />

senza <strong>la</strong> sua attività, <strong>la</strong> sua volontà, il suo intelletto. Appena che l'uomo<br />

si associa con altri suoi simili in una comunità, appena che questa asso­<br />

ciazione è per lui ora <strong>non</strong> più privata, bensì scopo comune, allora ha an­<br />

che su di sé altre leggi, determinate da questo scopo comune. Egli<br />

sperimenta che bene e male<br />

[*] II soprasensibile <strong>non</strong> è altro che il sensibile in quanto oggetto del<strong>la</strong><br />

fantasia.<br />

[**] «La legge è sorda e inesorabile», Livio E 1 ].<br />

[***] L'uomo si riconosce infine come un ente superiore al sole mae­<br />

stoso, all'intera stel<strong>la</strong>, egli trova che l'infinità del<strong>la</strong> qualità è supe­<br />

riore all'infinità del<strong>la</strong> massa, del<strong>la</strong> potenza, del<strong>la</strong> quantità.<br />

C 1 ] Ab urbe condita, II, 3, 4: « Le leggi sono un potere sordo, inesorabile,<br />

più favorevole e propizio al misero che al potente, esse <strong>non</strong> concedono tregua né<br />

perdono, se si oltrepassa <strong>la</strong> misura ».<br />

dipendono <strong>non</strong> solo dagli dei, dal<strong>la</strong> <strong>natura</strong>, ma anche dal suo proprio 27 Y<br />

comportamento buono o cattivo C 1 ]. Egli sperimenta ora <strong>non</strong> solo <strong>la</strong><br />

potenza del tuono, <strong>la</strong> potenza del<strong>la</strong> tempesta, delle onde — egli speri­<br />

menta ora anche <strong>la</strong> potenza dell'opinione, dell'onore, del<strong>la</strong> paro<strong>la</strong>, del<strong>la</strong><br />

rappresentazione, del pensiero. Sperimenta che quanto gli altri pensano<br />

di lui, può nuocergli. Cerca quindi di vivere in conformità ai pensieri [*]<br />

degli altri. Le leggi, i costumi, le rappresentazioni di una comunità,

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