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Ludwig Feuerbach e la natura non umana. Ricostruzione

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[ESSENZA DELLA RELIGIONE. l a REDAZIONE] 253<br />

rali. Ma <strong>la</strong> potenza in quanto tale, come mera espressione del<strong>la</strong> <strong>natura</strong><br />

e quindi come semplice oggetto per noi, <strong>non</strong> è ancora una rap­<br />

presentazione religiosa. Solo <strong>la</strong> potenza in quanto predicato dell'essere<br />

dotato di rappresentazione, solo come potenza dell'illimitata attività del­<br />

<strong>la</strong> rappresentazione, ciò significa solo l'onnipotenza è <strong>la</strong> potenza del<strong>la</strong><br />

<strong>natura</strong> assurta a oggetto religioso C 1 ]. Solo <strong>la</strong> potenza che rea­<br />

lizza le mie rappresentazioni, che può ciò che io <strong>non</strong> posso, ma mi rap­<br />

presento come possibile, rispetto al<strong>la</strong> quale il reale stesso ha il signi­<br />

ficato solo del possibile, è <strong>la</strong> potenza del<strong>la</strong> religione. La potenza, che<br />

può solo ciò che esiste, ciò che accade, è semplicemente una<br />

rappresentazione <strong>natura</strong>listica. La religione è <strong>la</strong> concretizzazione sensi­<br />

bile di ciò che <strong>non</strong> è sensibile — il riempimento delle <strong>la</strong>cune, dei vuoti<br />

del<strong>la</strong> rappresentazione [ 2]. Mai questo risulta più evidente che nel<strong>la</strong> cre­<br />

denza dell'immortalità — <strong>la</strong> conclusione, lo scopo finale del<strong>la</strong> religione.<br />

Nelle mie rappresentazioni <strong>la</strong> vita mi appare straordinariamente breve,<br />

così fugace come nel pensiero. Io prolungo allora <strong>la</strong> mia vita al di là del<br />

limite del<strong>la</strong> morte in un'estensione incalco<strong>la</strong>bile.<br />

[*] 45 m.<br />

[**] L'essere, <strong>la</strong> cosa, su cui l'uomo poggia il suo piede, costruisce le sue<br />

speranze, fonda <strong>la</strong> sua esistenza, è anche quel<strong>la</strong> in cui ripone i suoi desideri, a cui<br />

rivolge le sue preghiere. Ciò che mi da vita, è pure vivo. Io mi affido al mare,<br />

quando tìsicamente mi abbandono a lui. « Sii buono con me, grande, infinito mare,<br />

tu mi puoi uccidere, inghiottire, ma <strong>non</strong> farlo; te ne prego umilmente, ascolta <strong>la</strong><br />

mia supplica ». Egli esterna, oggettiva necessariamente i suoi desideri, trasforma<br />

lo stesso fiducioso desiderio in una [ 4 ]<br />

t 1 ] Solo... religioso: cfr. E.R., § 18.<br />

[ 2 ] riempimento ... rappresentazione: cfr. E. R., § 51.<br />

[ 3 ] Quarantacinquesima pagina.<br />

[ 4 ] Continua.<br />

Questa vita, estesa secondo <strong>la</strong> mia rappresentazione al di là del li- [*] 23v<br />

mite del<strong>la</strong> vita reale, questa vita solo rappresentata, è però per me una<br />

vita reale — quindi un oggetto religioso. Poiché alle mie rappre­<br />

sentazioni <strong>non</strong> ci sono limiti, poiché dinanzi a loro il limite del<strong>la</strong> mor­<br />

te, quando lo fisso, quando lo penso come fine reale, scompare in quanto<br />

in<strong>natura</strong>le, violento, contrario al<strong>la</strong> mia rappresentazione, allora per me,

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