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Ludwig Feuerbach e la natura non umana. Ricostruzione

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VERSO UNA SINTESI: IL MATERIALISMO CRITICO 163<br />

stione rispetto a un legame fra <strong>natura</strong> e uomo è tolta, superflua. Questo legame è<br />

appunto per sé l'esistenza dell'uomo 187 .<br />

Qual è dunque il legame fra il fuoco <strong>natura</strong>le e quello religioso? Quello che<br />

in generale è il legame fra l'uomo e <strong>la</strong> <strong>natura</strong>: <strong>la</strong> sensibilità 188 .<br />

Da questa unità immediata <strong>Feuerbach</strong> nel<strong>la</strong> riedizione del Leihniz<br />

aveva fatto discendere quel<strong>la</strong> che aveva definito « <strong>la</strong> suprema legge del<br />

pensiero », <strong>la</strong> legge dell'identità:<br />

Io devo pensare il nero come nero; ma posso io guardare una superficie nera<br />

come se fosse bianca? L'affermazione assoluta di ciò che è, <strong>non</strong> è forse il senso?<br />

La suprema legge del pensiero, <strong>la</strong> legge dell'identità, <strong>non</strong> è anche una legge del<strong>la</strong><br />

sensibilità, anzi questa legge dell'identità <strong>non</strong> si fonda proprio sul<strong>la</strong> verità del­<br />

l'intuizione sensibile? m .<br />

Questo recupero del<strong>la</strong> legge dell'identità sembrerebbe di nuovo una<br />

sconfessione del suo proposito di rendere reale, vera <strong>la</strong> dialettica hege­<br />

liana. In realtà è ancora una volta in sintonia con il senso che <strong>la</strong> dialet­<br />

tica assume in lui, primariamente come metodo e processo conoscitivo,<br />

che rivaluta l'intelletto e le scienze <strong>natura</strong>li 19°. Nell'esperienza origina­<br />

ria del proprio sé il sentimento di dipendenza è al tempo stesso intui­<br />

zione di una alterità, distinta e irriducibile a semplice reciprocità, una<br />

asimmetria, secondo <strong>la</strong> quale io <strong>non</strong> posso esistere senza di lei e lei può<br />

esistere senza di me 191 . Questa intuizione è però anche posizione di una<br />

identità, secondo cui mi è data una cosa, che si trova al di<br />

1 a , una totalità, che è il mio orizzonte, l'essere che è il presupposto del<br />

conoscere 192 . Su questa intuizione originaria, costitutiva di ogni sensa­<br />

zione sia interna, sia esterna, basi<strong>la</strong>re per ogni conoscenza, si fonda <strong>la</strong><br />

re<strong>la</strong>zione oggettuale. Io <strong>non</strong> mi riferirei a un oggetto, <strong>non</strong> mi obictti­<br />

verei in un altro, se già <strong>non</strong> fosse presupposta in me una alterità, in<br />

quanto diversa da me e insieme identica a me. Certamente il conoscere,<br />

in quanto attività dell'io, è costruzione soggettiva, questa però avviene<br />

187 G. W., X, p. 337.<br />

188 Ivi, p. 341.<br />

189 G. W., Ili, p. 279.<br />

190 G. W., IX, pp. 36-8, 42, 43-4, 51-3, 60 [tr. it. cit., S. F., pp. 69-71, 75,<br />

76-8, 85-7, 95].<br />

191 21a 15*.<br />

192 Sul superamento del soggettivismo kantiano attraverso <strong>la</strong> rivalutazione del<strong>la</strong><br />

sensibilità, in quanto in lei stessa portatrice di ' ordine ', di ' senso ', attraverso<br />

il recupero dell'essere che è già in qualche modo razionale, insiste M. Cabada<br />

Castro, op. cit., pp. 55-87.

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