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Ludwig Feuerbach e la natura non umana. Ricostruzione

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160 CAPITOLO QUINTO<br />

Questa affermazione al centro di una spiegazione antagonistica dei fe­<br />

nomeni fisici, sembrerebbe aval<strong>la</strong>re l'interpretazione di una filosofia an-<br />

ticipatrice del materialismo dialettico. Tutto però scompare nel<strong>la</strong> reda­<br />

zione definitiva. L'antagonismo, il contrasto da principio universale del-<br />

P« essenza »-<strong>natura</strong> diventa connotato del rapporto uomo-<strong>natura</strong>. In sé<br />

il cambiamento potrebbe apparire poco rilevante: questo rapporto <strong>non</strong><br />

è forse un caso di quel rapporto « dualistico » fra individuo e universale,<br />

organismo vivente e materia, prima delineato? Nelle stesure provviso­<br />

rie sì, ma <strong>non</strong> in quel<strong>la</strong> definitiva, dove proprio quel passaggio dal caso<br />

singolo al<strong>la</strong> legge universale, dal<strong>la</strong> situazione antropologica al discorso<br />

cosmologico, è messo in crisi dal<strong>la</strong> netta distinzione fra <strong>la</strong> <strong>natura</strong> in sé<br />

e <strong>la</strong> <strong>natura</strong> per l'uomo, una distinzione che, come abbiamo visto, ha sol­<br />

lecitato nel secolo scorso una accesa discussione legata al kantismo.<br />

Il fondamento dell'intera impalcatura muta: se prima <strong>la</strong> tensione<br />

uomo-<strong>natura</strong> era ricondotta a un principio ontologico universale, ora è<br />

radicata nel<strong>la</strong> situazione di colui che par<strong>la</strong> e ne segna negativamente il<br />

discorso. L'indipendenza del<strong>la</strong> <strong>natura</strong> è rivendicazione dell' oggetto<br />

in sé, <strong>la</strong> dipendenza dell'uomo riconoscimento che il suo rap­<br />

portarsi è sempre soggettivo.<br />

In generale <strong>la</strong> <strong>natura</strong> va concepita soltanto mediante sé stessa; essa<br />

è l'ente il cui « concetto <strong>non</strong> dipende da alcun altro ente »; è ad essa soltanto che<br />

può essere applicata <strong>la</strong> differenza tra ciò che una cosa è in sé (Ding an sich)<br />

e ciò che è per noi, è ad essa soltanto che <strong>non</strong> deve, né può essere adattato<br />

alcun «criterio umano», benché noi paragoniamo le sue manifestazioni<br />

con analoghe manifestazioni umane, in analogia alle quali le definiamo, e benché<br />

per render<strong>la</strong> comprensibile a noi, applichiamo ad essa espressioni e concetti umani<br />

come ordine, fine, legge — e siamo costretti a farlo, in conformità al<strong>la</strong> <strong>natura</strong> del<br />

nostro linguaggio, che è fondato soltanto sull'apparenza soggettiva delle cose 170 .<br />

Sembrerebbe qui avvenire una svolta: dal<strong>la</strong> dialettica del<strong>la</strong> na­<br />

tura al<strong>la</strong> dialettica del<strong>la</strong> coscienza m . In realtà il mutamento è conforme<br />

al proposito di fondo espresso dall'iniziale critica al<strong>la</strong> dialettica hegelia-<br />

"° G. W., X, p. 61 [tr. it. cit., p. 101].<br />

171 È questo l'esito che Marx W. Wartofsky vede come specifico di <strong>Feuerbach</strong><br />

e di quel<strong>la</strong> linea che, in netta contrapposizione a Engels, conduce a Marx. Nel­<br />

l'introduzione al suo libro, <strong>Feuerbach</strong>, Cambridge 1982, p. x, egli dice di essere<br />

sì partito dal<strong>la</strong> visione di Diderot e <strong>Feuerbach</strong> come precursori del<strong>la</strong> dialettica del<strong>la</strong><br />

<strong>natura</strong>, ma di essersi trovato ben presto in difficoltà. Cosi preferisce riferire <strong>la</strong><br />

dialettica feuerbachiana al mondo umano e intender<strong>la</strong> soprattutto come metodo,<br />

anche se <strong>non</strong> si nasconde che tale posizione <strong>la</strong>scia aperti vari problemi (ivi, pp. x,<br />

8-10, 20-21, 404).

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