Ludwig Feuerbach e la natura non umana. Ricostruzione

112 CAPITOLO QUARTO
In un altro si esalta l'opera di civilizzazione iniziata in Australia
sugli indigeni negri, ma si conclude che forse tale programma arriva
troppo tardi:
Che quelle regioni offrano ai missionari un adatto e fertile campo per la
loro attività, è fuori dubbio; infatti certamente la facoltà morale nell'uomo può
essere risvegliata solo sotto l'influsso di elementi religiosi. Anche a questo pro­
posito bisogna però tener ben presente il principio che il selvaggio sotto l'aspetto
spirituale è senza distinzione di età un fanciullo. L'azione sul suo animo deve
perciò partire dai principi più semplici [...] Vogliamo sperare che il lavoro intra­
preso dai nostri connazionali porti rigogliosi frutti [...] Per gli indigeni della
Tasmania giungono purtroppo queste aspettative troppo tardi, la loro fine rientra
nella serie di quei fenomeni del mondo, nei quali con umiltà e fiducia riconot-
sciamo il volere dell'onnipotente senza peraltro poterne comprendere gli scopi 93 .
La funzione mistificatrice di un programma, che tratta tutti i sel­
vaggi come bambini da educare e che di fronte alla loro eliminazione
fisica china il capo « con umiltà » ai voleri dell'onnipotente senza lasciar
neppure sospettare precise cause e responsabilità, non è certo meno gra­
ve dell'iniziale proclama di cristianizzazione, bandito dalla prima con­
quista. Gli ideali umanitari,
l'idea dell'Inghilterra come nazione investita della speciale missione di ' civi­
lizzare ' il mondo col sangue e col fuoco
potevano facilmente, secondo la denuncia di John Atkinson Hobson w,
diventare copertura di rapporti crudeli, far rinascere l'idea di
un ' Dio dell'Inghilterra ' come tribale divinità delle battaglie, che combatte
coi grandi eserciti inglesi e aiuta a schiacciare i nemici.
Così l'idea di una integrazione fra popoli diversi, fatta balenare come
fine della costituzione dell'impero britannico e per es. proclamata con
entusiasmo in un articolo di « Das Ausland » 95 riguardante la compa­
gnia indo-britannica, non poteva non diventare una mistificazione, lad­
dove ai colonizzati, in questo caso agli indiani, si attribuiva, in contrap-
93 I3k9r_iov, cfr. «Das Ausland», 1845 (14 maggio), pp. 534-35.
94 J. Atkinson Hobson, The Psichology of Jingoism, London 1901, tr. it. R.
Monteleone, Milano 1980, p. 107, cfr. inoltre per l'uso strumentale dei valori
umani e morali pp. 130-34, 150-55; per l'appoggio della cristianità, dei missionari
e dei vescovi inglesi al colonialismo, pp. 103-15, 152-55.
95 13h 2r , cfr. «Das Ausland», 1843 (1° giugno), pp. 604-05. Anche G. M.
Trevelyan, A Sbortened History of England, tr. it. cit., p. 513, parla di « domi­
nio anglo-indiano ».