Ludwig Feuerbach e la natura non umana. Ricostruzione
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108 CAPITOLO QUARTO<br />
le stesse ammissioni dei missionari, trascritte da <strong>Feuerbach</strong>, sul perma<br />
nere di antiche superstizioni 77 .<br />
Rispetto al<strong>la</strong> negazione astratta, sopran<strong>natura</strong>listica i sacrifici delle<br />
antiche religioni rive<strong>la</strong>no un significato opposto: essi risultano essere il<br />
tentativo, il mezzo per ricostituire l'unità. Questa è <strong>la</strong> conclusione, cui<br />
<strong>Feuerbach</strong>, sul<strong>la</strong> base dei dati qui raccolti, perviene nell'Essenza detta<br />
religione:<br />
II bisogno è il sentimento e l'espressione del mio <strong>non</strong>-essere senza <strong>la</strong> <strong>natura</strong>;<br />
ma dal bisogno è inseparabile il godimento, il sentimento opposto, il sentimento<br />
del<strong>la</strong> mia esistenza individuale, del<strong>la</strong> mia autonomia, che si manifesta nel<strong>la</strong> diffe<br />
renza dal<strong>la</strong> <strong>natura</strong> [...] L'appropriazione o lo sfruttamento del<strong>la</strong> <strong>natura</strong> si pre<br />
senta quindi all'uomo quasi come una infrazione, come un appropriarsi del<strong>la</strong> pro<br />
prietà altrui, come un sacrilegio. Per p<strong>la</strong>care <strong>la</strong> sua coscienza, <strong>non</strong>ché l'oggetto<br />
che, nel<strong>la</strong> sua rappresentazione, egli ha offeso, per mostrargli che se ne è impa<br />
dronito per necessità e <strong>non</strong> per arroganza, l'uomo si diminuisce il godimento, resti<br />
tuisce all'oggetto qualche cosa del<strong>la</strong> proprietà che era sua, e che gli fu sottratta 78 .<br />
Si tratta di una interpretazione che acutamente anticipa le analisi<br />
di J. G. Frazer riguardo ai sacrifici per il raccolto o per <strong>la</strong> caccia, fon<br />
dati sul senso di colpa per aver « derubato » lo spirito del<strong>la</strong> vegeta<br />
zione TO o aver offeso <strong>la</strong> spirito animale 80 .<br />
Poiché il selvaggio considera tutti gli esseri viventi pressoché uguali all'uomo,<br />
l'atto di uccidere e mangiare un animale riveste per il selvaggio un aspetto molto<br />
diverso da quello che avrebbe per noi, che attribuiamo agli animali un'intelligenza<br />
di molto inferiore al<strong>la</strong> nostra e neghiamo loro un'anima immortale 81 .<br />
Che queste intuizioni, cui <strong>Feuerbach</strong> era già pervenuto nell'Essenza<br />
del<strong>la</strong> religione attraverso lo studio delle religioni antiche, mantengano<br />
tuttora <strong>la</strong> loro attualità, è per es. attestato dal<strong>la</strong> loro riproposizione ad<br />
opera di Mircea Eliade ^ e di C<strong>la</strong>ude Lévi-Strauss 83 . Esse in ogni caso<br />
77 IV 2T , cfr. «Das Aus<strong>la</strong>nd », 1844 (30 ottobre), p. 1216, e 13k 21, cfr.<br />
« Das Aus<strong>la</strong>nd», 1845 (14 novembre), p. 1270.<br />
78 G. W., X, pp. 32-33 [tr. it. cit., p. 70].<br />
79 J. G. Frazer, The Golden Bough. Spirits of thè corn and of thè wild,<br />
voi. I, London 1912, pp. 235-51; voi. II, London 1914, pp. 82-3 [tr. it. L. De<br />
Bosis dell'edizione ridotta del 1922, che qui omette passaggi importanti, 11 ramo<br />
d'oro, Torino 1981, voi. II, pp. 682-92, 762-63].<br />
*° Ivi, voi. II, pp. 204-73 [tr. it. cit., voi. II, pp. 802-24].<br />
« Ivi, voi. II, p. 208 [tr. it. cit., voi. II, p. 801].<br />
82 M. Eliade, Tratte d'histoire des Religions, Paris 1949, pp. 296-98 [tr. it.<br />
V. Vacca, Torino 1954, pp. 358-60].