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Ludwig Feuerbach e la natura non umana. Ricostruzione

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98 CAPITOLÒ QUARTO<br />

L'idea del<strong>la</strong> genealogia e del<strong>la</strong> generazione accomuna dunque <strong>la</strong> re­<br />

ligione primitiva a quel<strong>la</strong> greca, ma anche a quel<strong>la</strong> cristiana, che nel<br />

dogma trinitario, come <strong>Feuerbach</strong> aveva osservato nello studio del Pe-<br />

tau, difende <strong>la</strong> proprietà e verità del<strong>la</strong> generazione divina.<br />

Se Cudworth, fondandosi sul<strong>la</strong> nozione di Dio come il sommo<br />

bene, aveva da lui escluso ogni sentimento di odio, di invidia, i pri­<br />

mitivi ripropongono <strong>la</strong> visione degli dei favorevoli e sfavo­<br />

revoli, che troviamo in Omero e in tutto il paganesimo. Dal<strong>la</strong> de­<br />

scrizione delle pratiche di guerra di Tahiti <strong>Feuerbach</strong> trascrive:<br />

Essi credevano che predominasse fra gli dei, che ai due <strong>la</strong>ti dirigevano <strong>la</strong><br />

guerra, una rivalità pari al<strong>la</strong> loro e questa persuasione, di cui i loro discorsi erano<br />

impregnati, conferiva spesso a questi il carattere dell'antica grandezza, quale si<br />

ritrova nei discorsi degli eroi di Omero [...] I sacerdoti, che dovevano fare <strong>la</strong><br />

dichiarazione di guerra, avevano ancora un secondo importante ruolo da svolgere<br />

prima che iniziassero le ostilità. Varie cerimonie dovevano prima aver luogo; il<br />

taamu-raa-ra aveva come scopo quello di dissociare gli dei dal<strong>la</strong> causa dei nemici;<br />

al termine si credeva che gli dei abbandonassero il campo nemico, si comunicas­<br />

sero alle c<strong>la</strong>ve, alle <strong>la</strong>nce e alle altre armi di coloro, che li avevano invocati, assi­<br />

curando loro <strong>la</strong> vittoria 35 .<br />

Una delle preoccupazioni fondamentali delle religioni primitive è<br />

quel<strong>la</strong> di rendersi propizi gli dei, di mutarli dall'avversione al<strong>la</strong> be­<br />

nevolenza, per questo l'oggetto primo del culto sono gli dei cattivi. Ri­<br />

guardo a una popo<strong>la</strong>zione indigena dell'America meridionale viene tra­<br />

scritta questa annotazione:<br />

I Serinjo<strong>la</strong>s credevano in una potenza buona e in una cattiva. Quel<strong>la</strong>, da<br />

cui <strong>non</strong> hanno nul<strong>la</strong> di male da temere, è da loro del tutto trascurata, mentre<br />

questa è da loro invocata perché <strong>non</strong> arrechi loro alcun dolore 36.<br />

Nelle menti dei primitivi il principio del male risulta essere molto<br />

più presente e reale del principio del bene. Così rispetto agli « indigeni<br />

negri dell'Australia » <strong>Feuerbach</strong> trascrive:<br />

Pur <strong>non</strong> essendoci nel<strong>la</strong> loro lingua un'espressione per designare un essere<br />

supremo, temono lo spirito maligno, che cerca in ogni modo e soprattutto durante<br />

<strong>la</strong> notte di danneggiarli 37 ,<br />

35 Ivi, 10r-v, cfr. « Das Aus<strong>la</strong>nd », 1843 (30 agosto), p. 967.<br />

36 Ivi, 12r-v, cfr. « Das Aus<strong>la</strong>nd », 1843 (25 settembre), p. 1068; cfr. anche<br />

per <strong>la</strong> stessa distinzione fra dei buoni e dei cattivi riguardo ai Tungusi, 13 1 lr"v,<br />

«Das Aus<strong>la</strong>nd», 1844 (23 marzo), p. 329.<br />

37 I3k9r-v } cfr. «Das Aus<strong>la</strong>nd», 1845 (6 maggio), pp. 501-03.

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