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Ludwig Feuerbach e la natura non umana. Ricostruzione

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FRA PANTEISMO ED EMPIRISMO 87<br />

opere successive; da qui il suo interesse per l'ampia confutazione di<br />

Cudworth 116 .<br />

Essa riassume in tre tipi 117 le spiegazioni atee sulle fonti o « cause<br />

originarie » del<strong>la</strong> religione:<br />

1. <strong>la</strong> sollecitudine, l'ansietà, <strong>la</strong> paura circa gli eventi futuri;<br />

2. l'ignoranza delle cause <strong>natura</strong>li;<br />

3. l'invenzione di astuti politici e legis<strong>la</strong>tori.<br />

L'attenzione prevalente è rivolta al<strong>la</strong> prima, giacché dietro ad essa stan­<br />

no <strong>non</strong> solo gli illustri campioni antichi dell'ateismo, Lucrezio ed Epi-<br />

curo, ma anche Hobbes e Spinoza 118 La confutazione procede anche qui<br />

in modo « obiettivo », partendo cioè <strong>non</strong> dal soggetto-uomo, ma dal-<br />

l'oggetto-Dio. Se Dio fosse prodotto dal<strong>la</strong> paura, sarebbe « un fantasma,<br />

uno spettro pauroso, un essere intelligente e invisibile, che governa e<br />

dirige gli affari del mondo arbitrariamente e a suo piacere tiranneggia<br />

sull'umanità » 119 . Ora al contrario i più saggi fra i pagani hanno rico­<br />

nosciuto che Dio è essenzialmente buono. Nel<strong>la</strong> religione si par<strong>la</strong><br />

sì di « timor di Dio », ma questo proviene dal confronto fra <strong>la</strong> nostra<br />

miseria e <strong>la</strong> divina bontà. Egli « castiga il vizio », ma « premia <strong>la</strong> virtù »,<br />

« abbassa i superbi », ma da fiducia a quanti ricorrono a lui. Così i<br />

teisti sono quelli che meno hanno paura del futuro.<br />

La ragione di questo è che essi pongono il loro bene principale in<br />

nul<strong>la</strong> che sia àM,ÓTQiov, alieno ovvero in potere altrui, esposto ai colpi del<strong>la</strong> for­<br />

tuna; ma in ciò che più autenticamente è loro proprio, ossia nel retto uso<br />

del<strong>la</strong> loro propria volontà 120 .<br />

Così rispetto al fato ateistico, Dio è per l'uomo molto<br />

meglio, il massimo desiderabile, essendo il fondamento del<strong>la</strong> sua mora­<br />

lità intesa sia come sfera del dovere, sia come sfera del<strong>la</strong> libertà e del<strong>la</strong><br />

sicurezza d'animo.<br />

Dio è un essere tale che se <strong>non</strong> esistesse, dovrebbe essere desiderato più di<br />

ogni altra cosa, <strong>non</strong> essendo affatto per un uomo desiderabile (come concludeva<br />

quel nobile imperatore) vivere in un mondo, privo di un Dio e di una provvi­<br />

denza. Colui che crede in un Dio, crede nell'esistenza di tutto quel bene e<br />

Qr-v), cfr. anche 13r .<br />

117 T. /. S., pp. 654, 658 [5. I., pp. 790, 794].<br />

118 T.I.S., pp. 655-56 [5. I., pp. 791-92].<br />

119 Ivi, pp. 654 [S. I., p. 790].<br />

i» Ivi, p. 659 [S. I., p. 795].

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