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champions league - Corriere del Mezzogiorno - Corriere della Sera

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Speciale<br />

Napoli Bayern Monaco<br />

CHAMPIONS<br />

LEAGUE<br />

Lunedì 17 ottobre 2011<br />

All’interno<br />

Gran pienone<br />

al San Paolo,<br />

è il tutto esaurito<br />

di FRANCESCO MODUGNO<br />

Il club bavarese:<br />

storia e blasone<br />

<strong>del</strong> calcio europeo<br />

Walter Mazzarri,<br />

leader e tecnico<br />

di un grande Napoli<br />

di DONATO MARTUCCI<br />

I tedeschi a Napoli<br />

tifano per Pocho,<br />

Hamsik e Cavani<br />

di MARCO PERILLO<br />

Alberghi pieni,<br />

in città si attende<br />

solo la partita<br />

di ANNA PAOLA MERONE<br />

A PAGINA 3<br />

A PAGINA 4<br />

A PAGINA 9<br />

A PAGINA 12<br />

A PAGINA 15


2<br />

NA<br />

L’ATTESA<br />

✒<br />

A testa bassa per staccare<br />

subito il biglietto per gli ottavi<br />

di PAOLO CUOZZO<br />

Atesta bassa, senza<br />

mezze misure, per<br />

battere il Bayern e<br />

staccare il biglietto<br />

sin da subito per gli ottavi di<br />

Champions. In modo da<br />

dedicarsi con maggiore<br />

serenità al campionato che,<br />

mai come stavolta da<br />

vent’anni a questa parte,<br />

appare a portata di mano.<br />

Pur se comunque occorre<br />

giocare poi tutte le gare di<br />

ritorno con Manchester City,<br />

Villarreal e Bayern. Bisogna<br />

però crederci. E il Napoli ci<br />

crede eccome. Del resto, se<br />

finalmente, per il<br />

campionato, anche Mazzarri<br />

esce allo scoperto<br />

sostenendo che «la Juventus<br />

è una <strong>del</strong>le concorrenti <strong>del</strong><br />

Napoli nella corsa<br />

scudetto», vuol dire davvero<br />

che dopo un paio d’anni<br />

segnati da scaramanzia e<br />

piedi per terra, anche<br />

nell’ambiente azzurro<br />

avanza la consapevolezza<br />

dei propri mezzi.<br />

Consapevolezza di una forza<br />

che nessuno si attendeva e<br />

che però c’e, è lì,<br />

incredibilmente a portata di<br />

mano. Perché il dato è<br />

proprio questo: il Napoli è<br />

una squadra fortissima, ben<br />

assemblata, che la città si<br />

ritrova senza neppure capire<br />

come. Anche se «come» lo sa<br />

bene, benissimo Aurelio De<br />

Laurentiis, l’artefice<br />

principale di questo progetto<br />

fatto di pazienza e<br />

investimenti ingenti, per<br />

una squadra che in sette<br />

anni è passata dalla C alla<br />

Champions come se nulla<br />

fosse. Ma senza rivoluzioni,<br />

passo dopo passo,<br />

innescando uno-due<br />

giocatori per volta senza<br />

così stravolgere assetti e<br />

umori <strong>del</strong>lo spogliatoio. Fino<br />

ad arrivare alla costruzione<br />

di un telaio fortissimo che, e<br />

ora è chiaro a tutti, può<br />

reggere l’urto di chiunque.<br />

Quindi anche <strong>del</strong> Bayern:<br />

squadra fortissima ma che<br />

gioca a viso aperto, proprio<br />

come piace al Napoli. Che se<br />

dovesse farcela avrebbe<br />

tutto il diritto di porsi tra le<br />

grandi che contano. Lo<br />

diciamo noi, lo dicono in<br />

Europa, dove il gioco <strong>del</strong><br />

Napoli è apprezzato e<br />

studiato a fondo. Fatto di<br />

corsa e tecnica. Lo ha detto<br />

Roberto Mancini, allenatore<br />

<strong>del</strong> Manchester City che<br />

contro il Napoli se l’è vista<br />

brutta davvero. «Il Napoli è<br />

l’unica squadra italiana che<br />

gioca un calcio inglese».<br />

Sarà. Anche perché quello<br />

inglese — di calcio — che ha<br />

fatto vedere il Manchester di<br />

Mancini non sembra affatto<br />

imbattibile. Di sicuro gioca<br />

un calcio che piace e che<br />

porta risultati. Corrono<br />

tutti, difendono tutti. E gli<br />

attaccanti segnano. Mica è<br />

cosa da poco? Ovviamente,<br />

quando in campo ci sono<br />

tutti i titolari inamovibili.<br />

Diversamente, a volte, il<br />

Napoli arranca. Ma questa<br />

cosa a Mazzarri non sembra<br />

interessare. E forse ha<br />

ragione lui. Forse. Almeno<br />

fino a quando i risultati<br />

saranno dalla sua parte.<br />

© RIPRODUZIONE RISERVATA<br />

Lunedì 17 Ottobre 2011 <strong>Corriere</strong> <strong>del</strong> <strong>Mezzogiorno</strong>


<strong>Corriere</strong> <strong>del</strong> <strong>Mezzogiorno</strong> Lunedì 17 Ottobre 2011<br />

SIGNORE E SIGNORI<br />

È<br />

San Paolo<br />

tutto esaurito<br />

per la sfida<br />

Signori, la Champions. È qui la festa, è qui lo<br />

show, è qui Napoli-Bayern: spettacolo per<br />

sessantamiladuecentoquaranta privilegiati<br />

e nessuno più. Perché non ce ne vanno altri.<br />

Perché è pienone assoluto.<br />

È record d’incasso di sempre, <strong>del</strong>la storia, più di<br />

ogni altra partita giocata a Fuorigrotta, pure più di<br />

quando c’era Diego. Il cassiere non ha smesso ancora<br />

di contare. Si fermò a quattro miliardi e mezzo<br />

più spicci con lo Stoccarda <strong>del</strong> paisà Gaudino nella<br />

finale di Uefa <strong>del</strong>l’89. Ora, al cambio, i soldi sono di<br />

più. Napoli-Bayern Monaco, la Champions dei sogni.<br />

Quella che tutti immaginavano. E volevano.<br />

Quella che è galà da sera. E allora scarpette e<br />

smoking che ci vuole l’abito buono da grande occasione.<br />

Si gioca. Il San Paolo l’ombelico <strong>del</strong>la passione.<br />

Il bello <strong>del</strong> calcio abita qua, e le sue emozioni, il<br />

fascino di partite che poi comunque racconti. E ricordi,<br />

passano alla storia, fanno la storia. Prima l'inno<br />

però. Quella che volgarmente è diventata la musichetta.<br />

«The Champiooooons» cantata con la «o»<br />

periodica, trascinando l’eco fino a che non si sente(?)<br />

il fischio <strong>del</strong>l’arbitro che dà il il via. E l’attesa<br />

diventa adrenalina pura.<br />

Napoli-Bayern Monaco per chi ha sempre creduto<br />

nel progetto. Per chi c’era alla prima col Citta<strong>del</strong>la,<br />

per chi per l’età non ha visto altro che la rinascita<br />

napoletana <strong>del</strong> pallone, per chi ha vissuto Maradona<br />

e pensava d’aver visto tutto. Quasi tutto. Ses-<br />

CHAMPIONS<br />

santamila e poco più gli spettatori ufficiali, chissà<br />

quanti gli intrufolati. E i milioni davanti alla tv. Tutto<br />

il mondo al San Paolo. Quello azzurro, quello di<br />

chi vuole vedere la squadra che sa stupire, quello<br />

che sa che le gerarchie nel calcio possono anche essere<br />

sovvertite. E allora ci crede. Ci sarà. Napoli-Bayern<br />

le prime <strong>del</strong> girone <strong>del</strong>la morte. Che poi è<br />

la vita <strong>del</strong> calcio. I tedeschi da una parte: i favoriti, i<br />

più forti, quelli davanti già a tutti gli altri con due<br />

vittorie di fila eppure nel mirino <strong>del</strong> Napoli che rincorre<br />

a quattro. La matricola, la quarta fascia dei<br />

sorteggi, la piccolina che s'è fatta grande. E che con<br />

Mazzarri non smette di crescere. Gioca, vince e soprattutto<br />

piace.<br />

Napoli e Bayern, e poi Villareal e Manchester che<br />

si sfidano e arrancano dietro in classifica. Quattro<br />

Il San Paolo pieno all’inverosimile<br />

È record d’incasso di sempre, <strong>del</strong>la storia,<br />

più di ogni altra partita giocata a Fuorigrotta,<br />

pure più di quando c’era Diego. Il cassiere<br />

non ha smesso ancora di contare<br />

grandi, quattro grandissime, e perciò due partitone<br />

ogni santo martedì o mercoledì devoto alla<br />

Champions. Napoli-Bayern adesso aspettando però<br />

già il ritorno all’Allianz Arena. La più grande di<br />

Germania e quella che può diventarlo in Italia. E<br />

che per qualcuno è già. Una vittoria per ipotecare il<br />

passaggio <strong>del</strong> girone. Fare il vuoto dietro, allungare<br />

su chi ha il fiatone, dimostrare a se stessi ancor<br />

più che agli altri la propria forza. Sessantamila azzurri<br />

contro undici in rosso più quei treemila arrivati<br />

dalla Bavaria: tifosi, amici, media e cortigiani<br />

<strong>del</strong> club che hanno invaso la città, riempito ogni<br />

albergo di Napoli, e gremiranno il settore ospiti. È<br />

la forza dei grande club in campo e fuori. E che cam-<br />

3<br />

bia se qualcuno manca. Se Robben è out e qualcun<br />

altro può non esserci. È il Bayern che arriva. E si<br />

muove. Novanta minuti al di là di chi c’è. È la<br />

Champions vera, è il girone ma è come fosse già<br />

gara da dentro o fuori. Stesso brivido, stessa voglia.<br />

Come venti anni e passa fa quando c’era Maradona.<br />

Semifinale di Uefa, atmosfera da Coppa dei<br />

Campioni. Due a zero al San Paolo: guizzo di Careca<br />

e gol di Carnevale arrampicatosi in cielo per colpire<br />

di testa. Poi il ritorno all’Olympiastadion di Monaco.<br />

E l’apoteosi. La finale in tasca.<br />

Un’altra notte, un’altra storia. E l’Europa sempre<br />

a guardare. Napoli il centro di gravità <strong>del</strong>le passioni<br />

forti. Esserci per capire. Da prima a dopo, fino<br />

alla fine: dall’inno che si leverà al cielo di Fuorigrotta<br />

al coro «Oj vita oj vita mia» che è, e sarà, comunque<br />

di festa.<br />

Comunque andrà. Perché la scaramanzia prevede<br />

ogni opzione, obbliga anche al pessimismo per<br />

sfatare le negatività. Sette anni per esserci.<br />

Dall’incertezza <strong>del</strong> fallimento ai lustrini <strong>del</strong>la<br />

Champions. E a quel telone da sventolare a metà<br />

campo, allo stadio griffato Uefa, all’appuntamento<br />

con tutte le tv <strong>del</strong> continente. Aurelio De Laurentiis<br />

il padrone di casa in doppio petto. Il presidente oroglioso<br />

e fiero, l’uomo galante e accogliente il giusto.<br />

Tappeto rosso per chi arriva.<br />

C’è il Bayern dei cinqunataquattro trofei in bacheca<br />

e le tre Coppe dei Campioni vinte di fila. Ci<br />

sono Franz Beckenbauer, il mito; e Kalle Rummenigge,<br />

la storia <strong>del</strong> club. E magari, in tribuna, anche<br />

le roi <strong>del</strong>l’Uefa Michel Platini. Cortesie per gli<br />

ospiti quindi. Ma solo fuori. In campo nessun amico.<br />

La Champions è l'obiettivo emotivo <strong>del</strong>la stagione.<br />

È il picco <strong>del</strong> batticuore. È la competizione<br />

per cui si può anche dimenticare un attimo il campionato.<br />

Certe notti devi viverle tutte. Certe notti<br />

sono a Napoli.<br />

Francesco Modugno<br />

NA<br />

© RIPRODUZIONE RISERVATA


4<br />

NA<br />

GLI AVVERSARI<br />

BAYERN, 111 ANNI<br />

DI GRANDE CALCIO<br />

Rifondato<br />

dopo<br />

la guerra<br />

e ai vertici<br />

<strong>del</strong>l’Europa<br />

Bayern Monaco, oppure<br />

Bayern e basta. Purché ci<br />

sia la «n» finale però.<br />

Che li distingue da quelli<br />

<strong>del</strong>le aspirine di Leverkusen.<br />

Bayern Monaco. Che è come dire<br />

il meglio che c’è in Germania.<br />

Quasi quasi anche in Europa. Il<br />

calcio tedesco che comanda, insomma.<br />

Il blasone <strong>del</strong>la tradizione,<br />

la gloria <strong>del</strong>le vittorie, la longevità<br />

<strong>del</strong>la continuità a certi livelli.<br />

Millenovecento l’anno di<br />

fondazione. Storia di trionfi e<br />

coppe alzate, ma pure di fallimenti<br />

e scissioni socio-politiche.<br />

Erano gli anni <strong>del</strong>la seconda<br />

guerra mondiale, di Hitler e<br />

<strong>del</strong> nazismo. E perciò <strong>del</strong>le perseguitazioni<br />

e degli stermini.<br />

Presidente e allenatore erano<br />

tentrambi ebrei: furono deportati,<br />

si smembrò la società, si dovette<br />

ricominciare daccapo. Centoundici<br />

anni di vita, cinquantaquattro<br />

i trofei. La bacheca è<br />

ogni anno da allargare. Spolverare<br />

diventa sempre più fatico-<br />

La concentrazione<br />

Un particolare momento<br />

di concentrazione <strong>del</strong>la squadra<br />

prima che inizi la partita: i giocatori<br />

si riuniscono a centrocampo<br />

e si danno la carica<br />

Un modo, questo, simile a quello<br />

che metteva in pratica anche<br />

il Napoli, dalla serie C alla serie B<br />

so: ci vuole un addetto fisso all’Allianz<br />

Arena, lo stadio gioiello<br />

che di notte s’illumina e diventa<br />

tutto rosso. L’esempio migliore<br />

di come dev’essere un<br />

impianto moderno. Per le famiglie.<br />

Per lo spettacolo. Germania,<br />

Europa, il mondo, ovunque<br />

ci sono tracce di Bayern:<br />

una <strong>del</strong>le tre società europee,<br />

con Juventus e Ajax, ad aver fatto<br />

il grande slam, ad aver vinto<br />

Coppa Uefa, Coppa <strong>del</strong>le Coppe<br />

e Champions. Quest'ultima,<br />

già quand'era Coppa dei Campioni.<br />

Si giocava solo il mercoledì<br />

allora, partecipavano solo<br />

le più forti di ogni paese. E il<br />

Bayern lo era.<br />

D’Europa. Vinse per tre volte<br />

di fila, segnò un’epoca. C’erano<br />

Franz Beckenbauer in difesa e<br />

Sepp Maier tra i pali: due miti. E<br />

poi Gerd Muller, il bomber.<br />

Paul Breitner era invece il jolly<br />

di difesa e centrocampo con i capelloni<br />

ricci e le idee comuniste.<br />

Segnò anche a Zoff nella finale<br />

mondiale <strong>del</strong>l’82. Erano i migliori<br />

anni <strong>del</strong>la loro vita. Quelli dopo<br />

la crisi finanziaria <strong>del</strong> 1950.<br />

Gli anni più difficili. Quelli <strong>del</strong>le<br />

casse vuote e degli stenti. Ma pure<br />

<strong>del</strong>la rinascita. E allora, conti<br />

a posto e di nuovo grandi. Altri<br />

successi, altri campioni, oggi<br />

tutti racchiusi in una sorta di<br />

hall of fame di casa. Hoeness,<br />

Rummenigge, Matthäus, ma anche<br />

Klaus Augenthaler, roccioso<br />

difensore avversario <strong>del</strong> Napoli<br />

nella semifinale Uefa <strong>del</strong> 1989.<br />

Due a zero al San Paolo, gol di<br />

Careca e Carnevale. Poi lo show<br />

di Monaco di Baviera nel vecchio<br />

Olympiastadion e quel 2-2<br />

che valse la finale. Immagini<br />

d'archivio: l’astuzia di Maradona,<br />

il contropiede di Careca, l’abbraccio<br />

in area di rigore, la festa<br />

azzurra e la <strong>del</strong>usione tedesca.<br />

Lì, dove sono abituati a vincere.<br />

Spesso. Perché qualche volta capita<br />

anche di perdere.<br />

Francesco Modugno<br />

© RIPRODUZIONE RISERVATA<br />

Il portiere Manuel Neuer<br />

Tra i pali<br />

bavaresi<br />

un gigante<br />

da 24 milioni<br />

Problema <strong>del</strong> Bayern numero<br />

uno: Manuel Neuer, il<br />

portiere. Essì, proprio lui, e<br />

ovviamente non perché sia<br />

scarso. Anzi. Con quel che<br />

l’hanno pagato: 23 milioni di<br />

euro, un record laggiù. Neuer è il<br />

portiere <strong>del</strong>la Nazionale. Ha due<br />

mani che arrivano dappertutto. E<br />

un corpo da gigante per opporsi<br />

agli avversari: un metro e<br />

novantatré per poco più di<br />

novanta chili: se ti viene incontro<br />

ti sbarra la porta. Insomma,<br />

l’erede perfetto di Oliver Kahn:<br />

una leggenda al Bayern. Eppure<br />

che storia questa di Neuer. I tifosi<br />

non lo vogliono. O almeno, non<br />

lo volevano. Poi si sa, il tempo<br />

aiuta. E le prestazioni da<br />

portierone ancor più. Il peccato<br />

era originale: Neuer giocava con i<br />

rivali <strong>del</strong>lo Shalke 04, e in<br />

qualche partita s’era un po’<br />

lasciato andare: non solo aveva<br />

parato anche l’aria; ma certe<br />

esultanze erano sembrate<br />

esagerate ai tifosi; in particolare<br />

una proporio sotto la curva Sud<br />

dopo una paratona. E lì il tifo è<br />

caldo. Tutti contro Neuer quindi.<br />

Anche se fortissimo. Anche se<br />

poi si è pentito di certi<br />

atteggiamenti. Anche se con<br />

quello lì tra i pali, stai sicuro. Le<br />

contestazioni ancor prima che<br />

l’affare fosse chiuso. «Neuer non<br />

lo vogliamo», urlavano i tifosi.<br />

Nel ritiro di Riva <strong>del</strong> Garda fischi<br />

solo per lui. Poi il compromesso.<br />

Una sorta di manuale di<br />

comportamento da seguire<br />

rigidamente, un protocollo di<br />

cinque comandamenti stilato<br />

Lunedì 17 Ottobre 2011 <strong>Corriere</strong> <strong>del</strong> <strong>Mezzogiorno</strong><br />

Numero uno Manuel Neuer<br />

direttamente dai gruppi ultras<br />

per lui: regole da rispettare per<br />

«sopravvivere» al Bayern. Così<br />

dicevano i tifosi. E allora, ecco la<br />

lista dei divieti e degli obblighi:<br />

Neuer non si può avvicinare alla<br />

Curva Sud <strong>del</strong>l’Allianz Arena, il<br />

covo <strong>del</strong> tifo bavarese, lì dove è<br />

nata la protesta. E il caso. Poi:<br />

vietato baciare la maglia e<br />

lanciarla ai tifosi. Pure quando<br />

c’è da far festa. Lui è sempre uno<br />

di loro, uno <strong>del</strong>lo Shalke 04. E<br />

perciò non può neanche, e<br />

assolutamente, intonare le parole<br />

di «Humba»: l’inno dei<br />

fe<strong>del</strong>issimi. Tantomeno<br />

commentarne con la stampa il<br />

comportamento. Patti chiari per<br />

essere un calciatore <strong>del</strong> Bayern,<br />

insomma. Tutto qui? Quasi.<br />

Ovviamente deve parare e bene.<br />

Questa è la regola numero uno.<br />

Quella principale. Perché se<br />

sgarra, lo fa fuori l’allenatore.<br />

Non c'è mica bisogno <strong>del</strong>la curva.<br />

F. M.<br />

© RIPRODUZIONE RISERVATA


<strong>Corriere</strong> <strong>del</strong> <strong>Mezzogiorno</strong> Lunedì 17 Ottobre 2011<br />

5<br />

NA


6<br />

NA<br />

Lunedì 17 Ottobre 2011 <strong>Corriere</strong> <strong>del</strong> <strong>Mezzogiorno</strong>


<strong>Corriere</strong> <strong>del</strong> <strong>Mezzogiorno</strong> Lunedì 17 Ottobre 2011<br />

IL PERSONAGGIO<br />

Si chiama Diego Armando<br />

Contento, è nato il primo<br />

maggio <strong>del</strong> 1990: il mese <strong>del</strong><br />

primo scudetto <strong>del</strong> Napoli;<br />

l’anno <strong>del</strong> secondo tricolore azzurro.<br />

Un segno <strong>del</strong> destino, anche questo.<br />

È nato in Germania, Diego Armando,<br />

fa il calciatore, difensore<br />

mancino, gioca nel Bayern di Monaco,<br />

squadra con la quale ha fatto tutta<br />

la trafila, fin dalle giovanili (come<br />

<strong>del</strong> resto i fratelli Vincenzo e Domenico),<br />

per poi approdare in prima<br />

squadra, dove se la gioca con<br />

quel volpone di Philippe Lahm, titolare<br />

<strong>del</strong>la corsia di sinistra. Insomma,<br />

c'è da aspettare il momento giusto,<br />

con pazienza ed umiltà. Doti<br />

che non mancano al paisà di Baviera.<br />

È nato in Germania, Diego, ma<br />

la sua famiglia è di Casalnuovo, in<br />

provincia di Napoli, zona est. Suo<br />

padre impazziva per Maradona, per<br />

anni non s’è perso una gara degli azzurri<br />

a Fuorigrotta. Un habitué <strong>del</strong><br />

San Paolo, insomma, ed allora ecco<br />

spiegato il nome di battesimo di<br />

quel ragazzo che alla fine, anche se<br />

al di là <strong>del</strong>le Alpi, è diventato proprio<br />

un calciatore. Contento parla<br />

solo due lingue, il tedesco ed il napoletano.<br />

Ma nel suo cuore c'è solo<br />

sangue azzurro. «In camera ho il poster<br />

di Maradona, mi informo attraverso<br />

internet tutti i giorni sugli azzurri,<br />

e il mio calciatore preferito è<br />

il Pocho Lavezzi», confessa il ragazzo<br />

cresciuto in Baviera. Che adesso<br />

si troverà a vivere il suo piccolo<br />

dramma: «Sin da bambino sogno di<br />

indossare la maglia <strong>del</strong> Napoli e di<br />

giocare al San Paolo. È da sempre la<br />

squadra <strong>del</strong> mio cuore, in famiglia<br />

siamo malati <strong>del</strong> Napoli». Ed invece<br />

eccoci qua: il sogno di salire quelle<br />

scalette ed affacciarsi sul prato <strong>del</strong><br />

San Paolo diventa realtà, ma la maglia<br />

indossata sarà quella <strong>del</strong>la squa-<br />

DIEGO ARMANDO<br />

GIOCA A MONACO<br />

Il difensore mancino Contento<br />

è di origini napoletane,<br />

ed è nato il giorno<br />

<strong>del</strong> primo scudetto azzurro<br />

dra avversaria. Saranno momenti<br />

terribili, poco da fare. «Mi piacerebbe<br />

incontrare il Pocho, ma è troppo<br />

veloce per me, sarebbe difficilissimo<br />

marcarlo», disse poco più di un<br />

anno fa Diego Armando nel corso<br />

<strong>del</strong> ritiro <strong>del</strong> Bayern a Riva <strong>del</strong> Garda.<br />

Era una battuta, era una cosa<br />

che sembrava molto lontana, difficile<br />

da realizzarsi, allora. Invece, ci<br />

siamo. Tutto vero. Tutto adesso. Eppure<br />

il suo amore sconfinato per la<br />

maglia azzurra lo portò a dire: «Io<br />

alla Juve? Non ci penso nemmeno.<br />

Potrei rinunciare al Bayern solo per<br />

il Napoli». Sarà stato un caso, ma la<br />

Vecchia Signora l’anno scorso si lanciò<br />

sulle tracce <strong>del</strong> difensore, ma se<br />

ne tornò dalla Germania con le pive<br />

nel sacco. Insomma, come non volergli<br />

bene? Ha anche il nome di Maradona<br />

tatuato sul braccio destro.<br />

Ed ha giurato di volersi sposare con<br />

una ragazza napoletana, al massimo<br />

tedesca. E nel frattempo, ovvia-<br />

mente, continua a coltivare il sogno<br />

di giocare prima o poi con la<br />

maglia azzurra. «Magari. Il possibile<br />

numero di maglia? Non sarei così<br />

sfacciato da pretendere il numero<br />

10 che fu di Maradona, ma il 26 sì.<br />

O al massimo il 30». Se son rose, fioriranno.<br />

E magari fioriranno presto,<br />

visto che il ragazzo ha il contratto<br />

in scadenza nel 2013. Nel caso,<br />

sarebbe festa grande. A Casalnuovo,<br />

e in quel pezzo di Baviera dove<br />

garrisce la bandiera azzurra, sempre<br />

e comunque. E che adesso si trova<br />

con il cuore diviso a metà. C'è il<br />

tifoso che sogna il successo <strong>del</strong>la<br />

sua squadra <strong>del</strong> cuore, e il professionista<br />

che deve provare a farle lo<br />

sgambetto, perché adesso quella<br />

squadra è un’avversaria da battere.<br />

La prima di un tifoso che gioca dall’altra<br />

parte. Chissà che turbinio<br />

d’emozione.<br />

Dino Manganiello<br />

© RIPRODUZIONE RISERVATA<br />

Il difensore <strong>del</strong> Bayern Diego Armando Contento<br />

Le statistiche<br />

Ecco tutte le sfide<br />

giocate sull’asse<br />

Napoli-Germania:<br />

Q<br />

uando il Napoli incontra<br />

una squadra tedesca è sempre<br />

un mescolarsi di sensazioni<br />

contrastanti. La prima, dolcissima,<br />

porta alla straordinaria doppietta<br />

<strong>del</strong>la stagione '88-'89 (ma in<br />

realtà vedremo che si tratta di una<br />

tripletta…), quella <strong>del</strong> successo in<br />

semifinale di Coppa Uefa proprio<br />

contro il Bayern di Monaco; quella<br />

<strong>del</strong>l'esaltante, indimenticabile finale<br />

contro lo Stoccarda che portò in<br />

riva al Golfo il prestigioso trofeo<br />

continentale. L’altra sensazione ha<br />

invece un retrogusto amaro. Perché<br />

con l’ultima formazione teutonica<br />

affrontata andò malissimo: doppia<br />

sconfitta di misura per gli azzurri<br />

contro l’Eintracht Francoforte ed eliminazione<br />

dall’Uefa già al terzo turno.<br />

Era la stagione 1994-’95. Più in<br />

generale, il Napoli ha incrociato nella<br />

sua storia per 8 volte avversarie<br />

tedesche. Tutte in Coppa Uefa, l’ultima<br />

appunto 16 anni fa. La prima risale<br />

al lontano 1967. Primo turno<br />

(allora l’Uefa si chiamava Coppa <strong>del</strong>le<br />

Fiere), avversario l’Hannover '96.<br />

Finì 4-0 a Napoli (rete di Girardo,<br />

doppietta di Altafini e autorete di<br />

Laszig), e 1-1 in Germania (a segno<br />

per gli azzurri Barison). Due anni dopo<br />

andò bene anche con lo Stoccarda,<br />

affrontato nei sedicesimi di finale:<br />

0-0 in campo avverso, 1-0 a Fuorigrotta<br />

con rete decisiva di Canzi.<br />

La prima eliminazione per mano di<br />

una tedesca risale invece al 1982. Ancora<br />

nei sedicesimi, l’avversario era<br />

il Kaiserslautern di un giovane Brie-<br />

7<br />

NA<br />

gel, ancora non approdato al Verona:<br />

azzurri ko già al San Paolo per<br />

2-1 (inutile il lampo <strong>del</strong>l'argentino<br />

Ramon Diaz), poi un secco 2-0 nella<br />

Ruhr. E siamo alla cavalcata vincente<br />

<strong>del</strong>la stagione ’88-’89. Che a voler<br />

leggere la geografia con gli occhi di<br />

oggi sarebbe segnata da ben tre confronti<br />

tra azzurri e squadre tedesche.<br />

Perché nei sedicesimi di finale<br />

Maradona e compagni si sbarazzarono<br />

<strong>del</strong>la Lokomotive Lipsia, allora<br />

inglobata nella Germania Est, oggi a<br />

tutti gli effetti città federale. Il doppio<br />

confronto fu segnato dal pari<br />

esterno per 1-1 (a segno Francini) e<br />

da un perentorio 2-0 casalingo (gol<br />

ancora di Francini ed autorete di<br />

Sholz) per gli azzurri. Poi, ecco i due<br />

episodi già ricordati. La semifinale<br />

con il Bayern di Monaco: Careca e<br />

Carnevale-gol per il 2-0 finale a Fuorigrotta;<br />

doppietta <strong>del</strong>l’attaccante<br />

brasiliano per il 2-2 finale all’Olympiastadion.<br />

E la finale con lo Stoccarda:<br />

2-1 al San Paolo (rigore di Maradona<br />

e ancora Careca); 3-3 in trasferta<br />

(Alemao, Ferrara e Careca) per il<br />

<strong>del</strong>irio azzurro. È stato quello l'ultimo<br />

acuto contro le tedesche. Nel<br />

1990, agli ottavi di finale, passa infatti<br />

il Werder Brema: ko per 3-2 al<br />

San Paolo (Alemao e Careca), Caporetto<br />

per 5-1 in trasferta (gol <strong>del</strong>la<br />

bandiera con autorete di Brehme).<br />

Infine, l’Eintracht Francoforte al terzo<br />

turno nella stagione ’94-’95, con<br />

due sconfitte di misura.<br />

D. M.<br />

© RIPRODUZIONE RISERVATA


8<br />

NA<br />

Lunedì 17 Ottobre 2011 <strong>Corriere</strong> <strong>del</strong> <strong>Mezzogiorno</strong>


<strong>Corriere</strong> <strong>del</strong> <strong>Mezzogiorno</strong> Lunedì 17 Ottobre 2011<br />

GLI ASSI AZZURRI<br />

Il tecnico, era ad un passo dall’addio,<br />

ora la nuova avventura sulla tolda<br />

di una corazzata chiamata Napoli<br />

WALTER MAZZARRI<br />

CONDOTTIERO AZZURRO<br />

Eccoli i protagonisti di questa stagione<br />

azzurra, i cavalieri che stanno<br />

portando il Napoli alla ribalta<br />

nazionale ed europea. Alla testa<br />

<strong>del</strong> gruppo, il condottiero, il toscano sanguigno<br />

che sta facendo amozionare il popolo<br />

azzurro. Walter Mazzarri da San Vincenzo,<br />

provincia di Livorno. A un passo<br />

dal mollare la tolda di comando è rimasto<br />

al suo posto e sta regalando ancora attimi<br />

di gioia agli amanti dei colori azzurri.<br />

«Quando siamo arrivati noi» è una <strong>del</strong>le<br />

frasi che maggiormente utilizza Walter<br />

Mazzarri nelle conferenze stampa. Ed ha<br />

ragione, quando è arrivato lui, con il suo<br />

staff, la musica a Napoli è cambiata.<br />

Radicalmente cambiata. In un panorama<br />

di allenatori che girano in continuazione,<br />

nonostante i due anni e spiccioli<br />

<strong>del</strong>la sua permanenza napoletana, Mazzarri<br />

ha accompagnato per mano tutto<br />

un ambiente in un cambio radicale di<br />

mentalità. Ha trovato una squadra depressa,<br />

una tifoseria depressa, un clima<br />

depresso dalla gestione Donadoni che<br />

non era riuscita a creare il giusto feeling<br />

con la città. «Vedrete, la mia squadra dà<br />

l’anima in campo» e così accade ogni domenica,<br />

ed ora anche di mercoledì o martedì.<br />

Non è importante chi gioca ma come<br />

gioca. E così sui prati di Castelvolturno<br />

i movimenti sono ripetuti in maniera<br />

certosina. De Laurentiis, che non ha mai<br />

fatto mistero di voler portare il mister livornese<br />

a Napoli ben prima <strong>del</strong> suo reale<br />

La scheda<br />

Il suo palmarès da<br />

allenatore è privo<br />

di qualsiasi trofeo<br />

anche se ha<br />

condotto alcune<br />

squadre in un<br />

campionato<br />

maggiore rispetto<br />

a quello in cui<br />

giocavano o le ha<br />

comunque portate<br />

alla finale di<br />

alcune<br />

competizioni<br />

nazionali. Ad<br />

esempio, nel<br />

campionato<br />

2003-2004, ha<br />

portato il Livorno<br />

dalla Serie B alla<br />

Serie A ed è stato<br />

sempre lui a<br />

condurre la<br />

Sampdoria alla<br />

finale di Coppa<br />

Italia nel 2009 e il<br />

Napoli al 3˚posto<br />

e così in<br />

Champions<br />

League dopo 21<br />

anni.<br />

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arrivo, gli ha dato la possibilità di programmare,<br />

di crescere con la squadra e<br />

gli effetti si vedono. Nell’ultimo incontro<br />

con i tifosi in occasione <strong>del</strong>la presentazione<br />

di un libro si è anche immedesimato<br />

nel ruolo di capopopolo nell’eterno dualismo<br />

nord-sud che il Napoli sta abbattendo<br />

a colpi di risultati. A Fuorigrotta Mazzarri<br />

si sta giocando una grande chanche.<br />

Voleva andar via nel giugno scorso ma la<br />

forza <strong>del</strong> programma e i giocatori che aveva<br />

richiesto lo hanno convinto. Giocare<br />

per lo scudetto e mettersi in luce in Champions.<br />

Non gli era mai successo.<br />

Napoli gliene sta dando l’occasione.<br />

Mezza Europa sta facendo i complimenti<br />

al suo Napoli. Con Pepe Guardiola, tecnico<br />

<strong>del</strong> Barcellona, si sono scambiati i numeri<br />

di cellulare dopo la scoppola presa<br />

al Nou Camp. A Manchester Mancini ha<br />

toccato con mano la pericolosità <strong>del</strong> Napoli,<br />

Ranieri, nonostante gli scivoloni <strong>del</strong>l’arbitro<br />

Rocchi, non ha mai messo in discussione<br />

la legittimità <strong>del</strong>la vittoria di<br />

San Siro. E Mazzarri è una bestia nera <strong>del</strong><br />

tecnico romano che non riesce mai a prevalere<br />

contro di lui. La forza di Mazzarri è<br />

nello staff. Il preparatore atletico Pondrelli<br />

in testa che stila una sorta di vademecum.<br />

È come se ci fosse un semaforo<br />

per ogni giocatore: verde: utilizzo tranquillo;<br />

giallo: massimo trenta minuti altrimenti<br />

è a rischio infortunio; rosso: turnover.<br />

Il segreto <strong>del</strong> Napoli è anche questo.<br />

E dopo il mister che ha avuto il merito di<br />

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9<br />

aver amalgamato i singoli, ci sono loro, i<br />

tre protagonisti <strong>del</strong>l’attacco azzurro. Lo<br />

criticano per lo scarso fiuto <strong>del</strong> gol. Lui<br />

risponde a suon di assist. Lo scorso anno<br />

il suo piede, che fosse un rigore procurato,<br />

un cross, un angolo o un passaggio filtrante<br />

ha dato il via al 75% <strong>del</strong>le segnature<br />

<strong>del</strong> Napoli e non sono pochi. Quest’anno<br />

ha segnato a Cesena, ha colpito una<br />

traversa a Manchester, è risultato determinante<br />

a Milano contro l’Inter.<br />

Sembra che De Laurentiis gli abbia<br />

detto: non fare capricci, dai il meglio di<br />

te stesso e a fine anno se vuoi andar via<br />

io non sarò ferreo sul rispetto <strong>del</strong>la clausola<br />

dei 31 milioni che ti lega al Napoli.<br />

Ma il Pocho risponde con grandi gesti di<br />

affetto per i napoletani. L’apertura di un<br />

profilo su Twitter ha regalato un Lavezzi<br />

diverso. Tante le foto postate con cene,<br />

uscite in mare, serate passate in tranquillità.<br />

Chi invece di gol ne fa a valanga è<br />

Edinson Cavani, l’uruguaiano che segna<br />

con la stessa frequenza in Italia e in Sudamerica<br />

senza risentire di fatica e fuso<br />

orario. E infine c’è Marek Hamsik che si<br />

è tolto anche lo sfizio di segnare a San<br />

Siro, l’unico stadio nel quale non era riuscito<br />

a mettere il suo sigillo. Era lo stadio<br />

nel quale le sirene <strong>del</strong> calciomercato<br />

volevano si trasferisse, sponda Milan,<br />

nel giugno scorso. Ma il suo futuro è all’ombra<br />

<strong>del</strong> Vesuvio.<br />

Donato Martucci<br />

NA<br />

© RIPRODUZIONE RISERVATA


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NA<br />

CONTI IN REGOLA<br />

Il fair play finanziario<br />

IL BAYERN MONACO<br />

UNA MACCHINA DA SOLDI<br />

Fatturato annuale da record per lo storico club tedesco:<br />

350 milioni di euro, di cui oltre la metà arriva dal merchandising<br />

All’interno <strong>del</strong> colletto <strong>del</strong>la nuova<br />

maglia ufficiale c’è stampato<br />

«mir san mir», ovvero «siamo<br />

quello che siamo». Il Bayern Monaco,<br />

111 anni è non sentirli, prossimo avversario<br />

<strong>del</strong> Napoli al San Paolo, oggi è la<br />

quarta potenza calcistica d’Europa, con<br />

un fatturato annuale che si aggira sui 350<br />

milioni di euro ed un palmarès che annovera<br />

22 scudetti, quattro Coppe dei Campioni<br />

e due titoli intercontinentali.<br />

Il club <strong>del</strong> presidente onorario Franz Beckenbauer<br />

e <strong>del</strong> direttore generale<br />

Karl-Heinz Rummenigge, due leggende<br />

viventi, entra a far parte stabilmente <strong>del</strong>l’Olimpo<br />

<strong>del</strong> cacio a partire dagli anni 70.<br />

Gli anni in cui grazie proprio a un giovanissimo<br />

Beckembauer e ad campioni <strong>del</strong><br />

calibro di Sepp Maier, Gerd Müller, Uli Hoeness<br />

e Paul Breitner, i bavaresi vincono<br />

per tre volte consecutive la Coppa dalle<br />

grandi orecchie, diventando una macchina<br />

da calcio perfetta. Da allora il club tedesco,<br />

che nel tempo ha sempre privilegiato<br />

l’acquisto e la valorizzazione di giocatori<br />

made in Germania, ha tenuto ben dritta la<br />

strada <strong>del</strong> successo, mantenendo nel suo<br />

Dna il fair play finanziario: gli ultimi tre<br />

esercizi <strong>del</strong> bilancio consolidato si sono<br />

chiusi con un utile in costante aumento. Il<br />

valore dei suoi campioni si avvicina ai<br />

350 milioni di euro. L’indebitamento <strong>del</strong><br />

gruppo, pari a 242,6 milioni di euro, è dovuto<br />

esclusivamente alla realizzazione <strong>del</strong><br />

nuovo stadio: l’Allianz Arena, un gioiello<br />

<strong>del</strong>l’architettura da 70 mila spettatori, realizzato<br />

nel 2005 e costato 365 milioni. I<br />

panzer tedeschi insomma macinano soldi<br />

da tutte le parti: il 23% dall’incasso al botteghino,<br />

il 17% dai diritti televisivi e ben il<br />

60% da attività commerciali. Basti pensare<br />

che il Bayern, che vanta oltre 800 articoli<br />

commerciali griffati tra cappellini, magliette,<br />

accendini, penne, asciugamani,<br />

giocattoli e molto altro ancora, ha incassato<br />

solo dal merchandising, lo scorso anno,<br />

quasi 180 milioni di euro. A questi numeri,<br />

tanto per aumentare il senso di solidità<br />

finanziaria <strong>del</strong> club, va aggiunto che<br />

tra i proprietari <strong>del</strong>la società, con quote<br />

<strong>del</strong> 9% ciascuno, ci sono colossi come<br />

l’Adidas e l’Audi. E tra gli sponsor la Deutsche<br />

Telekom che versa 25milioni l’anno<br />

nelle casse dei bavaresi. Nonostante ciò<br />

Rummenigge non nasconde la sua preoccupazione<br />

per l’arrivo nel calcio degli arabi<br />

e dei russi che con le loro vagonate di<br />

soldi rischiano di far saltare il banco «La<br />

Uefa ha fatto recentemente sapere che il<br />

60% dei club europei che gioca nei massimi<br />

campionati continentali ha i conti in<br />

rosso. Il Fair play finanziario non può essere<br />

attuato solo a parole, i russi e gli arabi<br />

giocano un ruolo fin troppo importante<br />

— si è lamentato Rummenigge — . Il<br />

loro benessere consente di spendere milioni<br />

in giro per l’Europa. Tutto così diventa<br />

più costoso, dagli ingaggi al costo dei<br />

cartellini». Motivo per il quale a partire<br />

dall’estate <strong>del</strong> 2007, per restare al top in<br />

Europa, il Bayern ha aumentato significativamente<br />

gli investimenti per rafforzare<br />

la squadra. In quattro anni sono stati spesi<br />

180 milioni di euro.<br />

Nell’ultimo calciomercato i tedeschi<br />

hanno comprato per 44 milioni, incassandone<br />

soltanto 5 dalle cessioni. Il colpo<br />

<strong>del</strong>l’estate si chiama Manuel Neuer,<br />

portiere acquistato dallo Schalke 04 per<br />

28 milioni.<br />

L’operazione ha subito dato i suoi frutti:<br />

Neuer è già entrato nella storia <strong>del</strong><br />

club, battendo il record di imbattibilità detenuto<br />

da un mito con i guantoni come<br />

Oliver Kahn. Dopo la rete subita alla prima<br />

di campionato dal Borussia Moenchengladbach,<br />

il nuovo numero uno ha<br />

letteralmente abbassato la saracinesca nei<br />

successivi 1.018 minuti.<br />

Cinque in più di Kahn. Anche in Champions<br />

Neuer ha mantenuto la sua porta inviolata.<br />

Oltre al fenomeno tra i pali, sono<br />

arrivati il terzino Rafinha dal Genoa per 6<br />

milioni, Jérôme Boateng, ex difensore <strong>del</strong><br />

Manchesrt City, per 13 milioni e Nils Petersen<br />

per 3 milioni da Cottbus. A Monaco<br />

è sbarcato anche il giapponese Takashi<br />

Usami, attaccante di talento <strong>del</strong>la nazionale<br />

nipponica. Con Usami i bavaresi mirano<br />

a conquistare anche il mercato orientale,<br />

soprattutto quello <strong>del</strong> merchandising.<br />

I nuovi arrivati hanno puntellato ulterior-<br />

Multinazionali proprietarie<br />

Tra i proprietari <strong>del</strong>la società calcistica,<br />

con quote <strong>del</strong> 9% ciascuno, ci sono<br />

aziende con sedi in tutto il mondo<br />

come l’Adidas e come l’ Audi<br />

Campionario<br />

Basti pensare che<br />

il Bayern Monaco<br />

vanta oltre<br />

ottocento articoli<br />

commerciali<br />

griffati tra<br />

cappellini,<br />

magliette,<br />

accendini, penne,<br />

asciugamani,<br />

giocattoli e molto<br />

altro ancora<br />

Articoli che vanno<br />

a ruba e sono<br />

molto richiesti dai<br />

tifosi<br />

di tutto il mondo<br />

Gli investimenti i calciatori<br />

Nell’ultimo calciomercato i tedeschi hanno<br />

comprato per 44 milioni, incassandone<br />

soltanto 5 dalle cessioni. Il colpo <strong>del</strong>l’estate<br />

è il portiere Manuel Neuer<br />

mente una rosa di valore assoluto dove<br />

spiccano pezzi da novanta come il bomber<br />

super Mario Gomez, acquistato per 30<br />

milioni dallo Stoccarda nel 2009, autore<br />

di 28 reti lo scorso anno. Per non parlare<br />

<strong>del</strong> talento fatto in casa di Thomas Muller:<br />

il 22enne <strong>del</strong> vivaio, che oggi vale già<br />

35 milioni. Poi c’è l’olandese Robben, 40<br />

milioni, il francese Ribery, 38 milioni, il<br />

difensore Philipp Lahm, 28 milioni. Altri<br />

pezzi pregiati cresciuti nel vivaio sono il<br />

21enne centrocampista Toni Kroos ed il<br />

terzino sinistro Holger Badstuber. Sempre<br />

dalle giovanili è arrivato in prima<br />

squadra da tempo Schweinsteiger, il biondo<br />

centrocampista che ad appena 27 anni<br />

è già uno dei senatori <strong>del</strong> club e <strong>del</strong>la Nazionale.<br />

«Il calcio è un gioco semplice: 22<br />

uomini rincorrono un pallone per 90 minuti<br />

e, alla fine, vincono i tedeschi», sosteneva<br />

Gary Lineker, miglior realizzatore inglese<br />

nelle fasi finali <strong>del</strong>la Coppa <strong>del</strong> Mondo,<br />

ripetutamente scottato dalle sfide con<br />

la Germania. Noi italiani, per fortuna, abbiamo<br />

altre tradizioni con i tedeschi, sia a<br />

livello di nazionale che di club. E quasi<br />

sempre lo scherzetto l’abbiamo fatto noi a<br />

loro. Scrivendo spesso anche le nostre pagine<br />

più belle di storia <strong>del</strong> calcio.<br />

Mimmo Florio<br />

Lunedì 17 Ottobre 2011 <strong>Corriere</strong> <strong>del</strong> <strong>Mezzogiorno</strong><br />

© RIPRODUZIONE RISERVATA<br />

La scheda<br />

Il Fußball-Club Bayern<br />

München (Club Calcistico<br />

Monaco Baviera), noto in<br />

Italia come Bayern<br />

Monaco o Bayern, è una<br />

società polisportiva<br />

tedesca avente sede a<br />

Monaco di Baviera,<br />

celebre per la sua sezione<br />

calcistica, che milita nella<br />

Bundesliga ed è la<br />

compagine più titolata di<br />

Germania, nonché una<br />

tra le più vittoriose<br />

d’Europa e <strong>del</strong> mondo.<br />

Insieme con la Juventus e<br />

l’Ajax è l’unica squadra<br />

che ha vinto le tre<br />

principali competizioni<br />

Uefa per club.<br />

Il palmarès <strong>del</strong> Bayern<br />

annovera 2 Coppe<br />

Intercontinentali, 4 Coppe<br />

dei Campioni/Champions<br />

League, 1 Coppa UEFA, 1<br />

Coppa <strong>del</strong>le Coppe, 22<br />

titoli nazionali e 15<br />

Coppe di Germania.<br />

Dal 1925 il Bayern<br />

gioca nel Grünwalder<br />

Stadion con il Monaco<br />

1860. Durante la II<br />

guerra mondiale lo stadio<br />

fu distrutto dai<br />

bombardamenti e<br />

ricostruito totalmente nel<br />

1948 e il primo incontro<br />

fu disputato nel 1961<br />

contro il 1. FC Nürnberg.<br />

Lo stadio aveva una<br />

capienza di soli 44.000<br />

posti e perciò fu<br />

ricostruito per i giochi<br />

olimpici <strong>del</strong> 1972. Il<br />

nuovo impianto, che<br />

vantava una capienza<br />

massima di 79.000<br />

spettatori, fu rinominato<br />

Olympiastadion e venne<br />

inaugurato all’inizio <strong>del</strong>la<br />

stagione 1971-72. Nel<br />

2002 il Bayern e il<br />

Monaco 1860 costruirono<br />

un ulteriore nuovo stadio:<br />

la modernissima Allianz<br />

Arena, edificata nella<br />

parte nord <strong>del</strong>la città.<br />

L’impianto è agibile dalla<br />

stagione 2005-06; vanta<br />

una capacità di 69.900<br />

persone. È una<br />

costruzione<br />

ultratecnologica, capace<br />

di illuminarsi all’esterno<br />

con i colori <strong>del</strong>la squadra<br />

di casa. La prima rete<br />

segnata nel nuovo stadio<br />

è stata di Owen<br />

Hargreaves.


<strong>Corriere</strong> <strong>del</strong> <strong>Mezzogiorno</strong> Lunedì 17 Ottobre 2011<br />

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LE CURIOSITÀ<br />

Ènato a Modena. Il papà è di Ancona, ma da<br />

quindici anni vive a Napoli ed è quindi da<br />

considerarsi a tutti gli effetti napoletano. Michael<br />

Santoni Monticelli, 26 anni compiuti<br />

giovedì scorso, è un grande tifoso <strong>del</strong> Napoli ma<br />

per lavoro è a Monaco di Baviera. Come professione<br />

fa il cuoco ed è anche bravo, spigliato e buca il<br />

video. Tant’è che il Gambero Rosso Tv, lo ha scelto<br />

per un programma che ha riscosso un grande successo:<br />

«Una cucina per due». Due cuochi a confronto,<br />

espressione <strong>del</strong>la cucina <strong>del</strong> Nord e <strong>del</strong> Sud. Il<br />

programma ha avuto grandi consensi ma Michael<br />

ha ricevuto un’offerta di lavoro ed è volato a Monaco<br />

di Baviera, dove lavora, studia, si diverte ma non<br />

vede l’ora di tornare a Napoli. «Perché qui fa troppo<br />

freddo e poi alle volte mi sono un bel piatto di<br />

spaghetti alle cozze, la mia passione».<br />

Tra pentole e fornelli, Michael lavora al «Giorgio<br />

Armani Café» come exsecutive chef. Presto, però<br />

tornerà a Napoli. «Io sono il primo esempio di migrazione<br />

al contrario dal Nord (Modena) al Sud (Napoli)<br />

e ormai sono napoletano a tutti gli effetti. Ho<br />

studiato al Suor Orsola Benincasa, sto bene qui a<br />

Monaco, mi pagano bene. Ma sto cercando altro.<br />

Non mi fermo mai». Quando era a Napoli spesso<br />

andava allo stadio. Ora vive la passione per la maglia<br />

azzurra molto da lontano e per questo sicuramente<br />

con più trasporto.<br />

«Quando la squadra ha giocato a Manchester alla<br />

vigilia tutti mi prendevano in giro. Io ho fatto di tutto<br />

per vedere la partita, ho sconvolto Monaco e che<br />

soddisfazione quando il Napoli ha ammutolito tutti<br />

con una grande prestazione». In Germania il Napoli<br />

è molto temuto, come conferma Michael: «Sì, ci temono.<br />

I biglietti per andare al San Paolo sono andati<br />

a ruba. Ma con il Villarreal è stato speciale.<br />

Ero nel bar dove si riuniscono tutti gli studenti,<br />

si sentiva solo la mia voce. Il giorno dopo mi guardavano<br />

e sorridevano.<br />

Mi dicevano: Napoli e ripetevano i cori che avevo<br />

fatto il giorno prima. Una sensazione spettacolare».<br />

Quando era a Napoli aveva anche un ristorante il<br />

«Peperoncino Club» a Bacoli. Il locale, un anno e<br />

mezzo fa è stato ceduto quando i suoi genitori sono<br />

dovuti andare ad Ancona. Michael non si è arreso<br />

ed ha trovato lavoro al Gambero rosso, poi da<br />

Armani e ora è in cerca di lavoro. Tornerà a Napoli.<br />

Nel frattempo ha seguito una serie di master enogastronomici<br />

e si aggiorna di frequente perché vuole<br />

sempre migliorare: «Per un anno e mezzo — prose-<br />

Il libro «L’incontro di ritorno» di Salvatore Bonavita<br />

Azzurri in finale di Champions,<br />

il «sogno» in un romanzo<br />

vogliamo sognare… vuje nun<br />

ce scetate». E' questo lo slogan<br />

«Noi<br />

che campeggia su uno striscione<br />

esposto in città, alla vigilia <strong>del</strong>la semifinale<br />

di Champions League conquistata dal Napoli.<br />

In attesa che accada realmente, ciò che<br />

succederebbe in caso di eventi <strong>del</strong> genere lo<br />

si può leggere nel gustoso romanzo di Salvatore<br />

Bonavita «L'incontro di ritorno», edito<br />

da Guida. L’esordiente scrittore napoletano,<br />

che lavora da anni nel mondo <strong>del</strong>l'editoria,<br />

ha immaginato che la compagine azzurra si<br />

trovi a un passo dalla finale <strong>del</strong>la massima<br />

competizione europea. Le cose, però, non<br />

iniziano bene: nella gara di andata, al San Paolo,<br />

gli uomini di Mazzarri (che però non è<br />

mai nominato) perdono 0-1 contro un team<br />

molto più forte e blasonato (pare il Real Madrid).<br />

Ma l'atmosfera d'entusiasmo non si<br />

placa ed ecco che i tifosi preparano un maxi-esodo<br />

per il match di ritorno.<br />

Il Napoli raccontato con abilità di sceneggiatore<br />

provetto da Bonavita è una squadra<br />

gagliarda. E' quello che dalla serie C è risalito<br />

in A fino a raggiungere traguardi impensabili<br />

nel 2004, anno <strong>del</strong> fallimento. E c'è<br />

Aurelio De Laurentiis, che diventa personaggio<br />

letterario col suo carattere imprevedibile<br />

e le dichiarazioni vulcaniche. Addirittura<br />

ricompare nello staff tecnico il mitico<br />

Carmando, quasi un «nume tutelare» sulle<br />

sorti degli azzurri. Ma il romanzo è anche<br />

tanto altro. E' una riflessione sulla città<br />

d'oggi e sulle sue contraddizioni, sul suo<br />

dialetto e sui suoi slanci di passione in grado<br />

di cancellare ogni male. Protagonista <strong>del</strong><br />

racconto è Raffaele, giovane centrocampi-<br />

Supplemento al<br />

Distribuito con il <strong>Corriere</strong> <strong>del</strong>la <strong>Sera</strong><br />

non vendibile separatamente<br />

Marco Demarco<br />

direttore responsabile<br />

Maddalena Tulanti<br />

vicedirettore<br />

Francesco Durante<br />

redattore capo redazione campana<br />

©<br />

Carmine Festa<br />

redattore capo centrale<br />

Editoriale <strong>del</strong> <strong>Mezzogiorno</strong> s.r.l<br />

Ernesto Cesàro<br />

presidente<br />

Nicola Putignano<br />

vicepresidente<br />

Giorgio Fiore<br />

amministratore <strong>del</strong>egato<br />

Salvatore<br />

Bonavita<br />

ha pubblicato l<br />

e raccolta<br />

di proverbi<br />

napoletani<br />

«Fessarie ’e<br />

cafè» e «Parla<br />

comme t’ha<br />

fatto<br />

màmmeta»<br />

Sede legale:<br />

Vico II S. Nicola alla Dogana, 9<br />

80133 Napoli - Tel: 081.7602001<br />

Fax: 081.58.02.779<br />

Reg. Trib. Napoli n. 4881<br />

<strong>del</strong> 17/6/1997<br />

© Copyright Editoriale <strong>del</strong> <strong>Mezzogiorno</strong><br />

s.r.l.<br />

Tutti i diritti sono riservati. Nessu-<br />

na parte di questo quotidiano può<br />

essere riprodotta con mezzi grafici,<br />

meccanici, elettronici o digitali.<br />

Ogni violazione sarà perseguita a<br />

norma di legge.<br />

Stampa:<br />

Sedit Servizi Editoriali srl<br />

Via <strong>del</strong>le Orchidee, 1 - 70026 Z. I.<br />

Modugno - Bari - Tel.<br />

080.585.74.39<br />

Chi si aspettava capannelli di tifosi tedeschi<br />

a Napoli, riuniti a seguire e tifare<br />

Bayern Monaco tra fiumi di birra e cori<br />

da Oktoberfest per la gara di Champions martedì<br />

prossimo, rimarrà <strong>del</strong>uso. Sperando - da<br />

un punto di vista<strong>del</strong> tutto azzurro - che i supporter<br />

in arrivo dalla Baviera non avranno<br />

granché da esultare per strada, fa riflettere il<br />

fatto che i «tedeschi napoletani», ovvero quelli<br />

che per lavoro o per studio si trovano a vivere<br />

in terra partenopea, non solo non sosterranno<br />

con tutte le loro forze la squadra biancorossa,<br />

ma simpatizzeranno addirittura per<br />

il Napoli. L'indiscrezione trapela dai due enti<br />

tedeschi principali presenti nella città partenopea:<br />

il Goethe Institut e il consolato di Germania.<br />

Nel luogo d'insegnamento per eccellenza<br />

<strong>del</strong>la lingua e <strong>del</strong>la cultura tedesca, diretto<br />

da Maria Carmen Morese, non è prevista<br />

alcuna proiezione <strong>del</strong>la partita e nessun<br />

evento in particolare per il match che affollerà<br />

in ogni ordine di posto lo stadio San Paolo<br />

(più <strong>del</strong>la finale di Coppa Uefa <strong>del</strong>l'89 contro<br />

lo Stoccarda). Forse c'è più calore e attenzione<br />

quando gioca la Nazionale, in imperdibili<br />

occasioni come la semifinale <strong>del</strong>la Coppa <strong>del</strong><br />

Mondo <strong>del</strong> 2006. Ma quando gioca una squadra<br />

di club, seppur illustre come il Bayern Monaco,<br />

le reazioni sono piuttosto freddine.<br />

«Anche perché ormai i tanti insegnanti tedeschi<br />

che lavorano qui da tanti anni sono praticamente<br />

diventati napoletani e tifosi <strong>del</strong>la<br />

squadra azzurra - fanno sapere dal Goethe -.<br />

Soprattutto in questi tempi, visti i successi e<br />

la simpatia che il club di De Laurentiis è capace<br />

di generare a tutti i livelli». Stesso discorso<br />

al consolato tedesco di via Crispi: lì la «febbre<br />

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Lunedì 17 Ottobre 2011 <strong>Corriere</strong> <strong>del</strong> <strong>Mezzogiorno</strong><br />

IO (QUASI) NAPOLETANO<br />

IN TERRA BAVARESE<br />

Ai fornelli Michael Santoni Monticelli tra i fornelli<br />

sta <strong>del</strong> vivaio partenopeo promosso in prima<br />

squadra. Egli incarna la speranza che il<br />

Napoli possa far esordire quanti più under<br />

21 possibile. C'è però una macchia scura<br />

nella sua adolescenza di Raffaele: guidava<br />

un motorino durante uno scippo ai danni<br />

di un'anziana signora compiuto da Giusep-<br />

pe, il suo migliore amico. Per una tragica<br />

fatalità, la donna muore dopo aver sbattuto<br />

la testa sul marciapiede. Raffaele si costituisce<br />

subito e risorge con il calcio. Giovanni è<br />

latitante da anni, in un paese straniero. Ma<br />

il destino ha in serbo un disegno davvero<br />

particolare: basterà un gol di Raffaele ai supplementari<br />

e l'accesso <strong>del</strong> Napoli alla finale<br />

per rendere possibile anche ciò che sembrava<br />

impossibile.<br />

Marco Perillo<br />

© RIPRODUZIONE RISERVATA<br />

Il cuoco Monticelli da Monaco:<br />

«Bello vedere vincere il Napoli<br />

dalla città dei nostri avversari»<br />

gue — non ho potuto seguire il Napoli allo stadio.<br />

Ero impegnato ai fornelli a Bacoli. Il locale andava<br />

forte, la gente ballava sui tavoli. C’era grande allegria<br />

e la cucina, secondo quello che mi dicevano i<br />

clienti, era buona. Vado forte con la pasta e i risotti».<br />

Il suo accento non è proprio napoletano, ma<br />

Napoli c’è l’ha davvero nel cuore: «In Germania mi<br />

hanno sempre descritto una Napoli bella sì, ma piena<br />

di immondizia. Io ero mortificato perché la città<br />

la conosco bene. Per nostalgia ogni tanto ascolto<br />

Sergio Bruni che raccontava di una città diversa.<br />

Ecco, io sono più napoletano di tanti altri. È una<br />

città che mi ha stregato. Lo dico con sincerità: spes-<br />

so mi ritrovo su internet e guardo Sorrento, Baia, il<br />

Golfo e tanti altri luoghi che io ho vissuto per 15<br />

anni. La gente non ci può credere, ma Napoli è casa<br />

mia. Io dico a tutti che sono di Napoli. Anche se<br />

non sono nato qui ci sto da 15 anni, quindi sono<br />

napoletano a tutti gli effetti». E ora c’è il Bayern,<br />

come lo cuciniamo? «Beh, con un Cavani abbondante,<br />

con una spruzzatina di Hamsik, ricoperto di<br />

Lavezzi». E questo piatto come lo chiamiamo?<br />

Bayern cotto in salsa napoletana: ottimo, abbondante<br />

e dal sapore forte».<br />

Donato Martucci<br />

La curiosità Dal Goethe al consolato di Germania simpatia per il Napoli<br />

azzurra» è addirittura maggiore. Non è un<br />

grandissimo appassionato di calcio il console<br />

generale Christian Much. Nato, tra l'altro, in<br />

Lussemburgo, non si può dire un fervido sostenitore<br />

<strong>del</strong>la squadra bavarese. «Siamo a<br />

Napoli e tifiamo Napoli, pur avendo un occhio<br />

di riguardo per le sorti di Bayern e Borus-<br />

sia Dortmund in Champions - comunicano<br />

dal consolato -. Un pronostico per la doppia<br />

sfida tra gli uomini di Mazzarri e quelli di<br />

Heynckes? Magari una vittoria per parte, al<br />

San Paolo per il Bayern e all'Allianz Arena per<br />

il Bayern. Speriamo passino entrambe il turno».<br />

Inutile dire per chi faranno il tifo le birrerie<br />

tedesche napoletane: il Krugel di via Piave<br />

e Herr Daniel di via Kaufmann. Lì di bavarese<br />

ci sarà soltanto la birra.<br />

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RCS Quotidiani S.p.A.<br />

Distribuito con il<br />

Direttore responsabile:<br />

Ferruccio de Bortoli<br />

© RIPRODUZIONE RISERVATA<br />

E i «tedeschi napoletani» tifano<br />

per Cavani, Hamsik e compagni<br />

Il console<br />

Christian<br />

Munch è stato<br />

inviato per<br />

l'Onu in<br />

America<br />

Centrale e in<br />

Medio Oriente.<br />

E’ stato console<br />

anche a<br />

Budapest<br />

© RIPRODUZIONE RISERVATA<br />

©


<strong>Corriere</strong> <strong>del</strong> <strong>Mezzogiorno</strong> Lunedì 17 Ottobre 2011<br />

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Lunedì 17 Ottobre 2011 <strong>Corriere</strong> <strong>del</strong> <strong>Mezzogiorno</strong>


<strong>Corriere</strong> <strong>del</strong> <strong>Mezzogiorno</strong> Lunedì 17 Ottobre 2011<br />

CITTÀ IN FIBRILLAZIONE<br />

Alberghi pieni da giorni,<br />

i tifosi pianificano già<br />

la trasferta a Monaco<br />

C’È IL SOLD OUT IN CITTÀ<br />

Tutto esaurito. Per domani sera,<br />

in città, non c’è un buco libero.<br />

Pieno l’hotel Vesuvio,<br />

pieno l’Excelsior, pieno l’hotel<br />

Romeo, il Majestic, l’Alabardieri...<br />

Tutti prenotati da tempo da tifosi in<br />

arrivo da tutto il mondo per la partita<br />

Napoli - Bayern Monaco.<br />

Gli alberghi che, per primi, hanno<br />

ultimato la disponibilità di stanze e<br />

suite sono quelli a quattro e cinque<br />

stelle. Fin dal primo momento è stato<br />

opzionato dalla squadra il grand hotel<br />

Vesuvio, sul lungomare. Il che, in termini<br />

tecnici, significa oltre trecento<br />

ospiti che saranno alloggiati fra stanze<br />

e suite con vista mare. Si tratta di<br />

giocatori, staff tecnico e degli sponsor.<br />

«Già da tempo — rivela Alberto<br />

Luciano, responsabile degli eventi —<br />

squadra e sponsor hanno prenotato.<br />

Questo tipo di calcio si muove così,<br />

con grande anticipo e richieste molto<br />

precise e circostanziate. E noi siamo<br />

attrezzati per far fronte ad ogni tipo di<br />

esigenza».<br />

Pochi metri più avanti, stesso panorama<br />

mozzafiato sul Golfo, c’è l’hotel<br />

Excelsior. Il direttore, Gianni Ricci, rimanda<br />

da giorni al mittente tutte le<br />

prenotazioni in arrivo. Anche qui c’è<br />

il tutto esaurito da tempo. All’hotel<br />

Majestic e all’Alabardieri, ad un passo<br />

da piazza dei Martiri, è tutto pieno da<br />

tempo. Nessuna disponibilità neanche<br />

all’hotel Romeo, albergo extralusso<br />

di via Cristofo Colombo, dove le<br />

prenotazioni sono arrivate online da<br />

tutto il mondo. Tifosi di lusso che cercano<br />

sistemazioni alberghiere di profilo<br />

alto e che — ad una bella serata di<br />

calcio — abbinano due giorni in una<br />

Napoli che comunque riserva sempre<br />

emozioni e bellezze universali. Si calcola<br />

che i supporter bavaresi in città,<br />

domani sera, saranno oltre tremila.<br />

E, su questa lunghezza d’onda, sono<br />

tantissimi i tour operator che stanno<br />

vendendo la partita Bayern - Napoli<br />

con volo e soggiorno alberghiero<br />

per il prossimo 2 novembre. I prezzi<br />

sono mediamente abbordabili, il fascino<br />

<strong>del</strong>l’evento altissimo. Del resto a<br />

Monaco di Baviera, poco più di 20 an-<br />

I tedeschi alloggeranno al Vesuvio<br />

Il respondabile degli eventi <strong>del</strong>l’hotel<br />

Alberto Luciani: «Già da tempo la squadra<br />

e lo sponsor hanno prenotato<br />

nella nostra struttura»<br />

ni fa, il Napoli di Maradona si aggiudicò<br />

la finale di coppa Uefa pareggiando<br />

con il Bayern nella gara di ritorno <strong>del</strong>le<br />

semifinali. È facile prevedere che<br />

l’Allianz Arena si colorerà di nuovo di<br />

azzurro. Ma per ora è il momento di<br />

andare in scena al San Paolo, davanti<br />

ad un pubblico internazionale per<br />

una gara da record. Record di pubblico<br />

e record d’incasso di tutto il girone<br />

eliminatorio Champions con 2,4 milioni<br />

di euro. Ma soprattutto record<br />

<strong>del</strong>la storia <strong>del</strong> Calcio Napoli: neanche<br />

per Napoli-Stoccarda, finale Uefa, si<br />

era incassato tanto. Centinaia di giornalisti<br />

e decine di tv sono in arrivo da<br />

tutto il mondo e la Uefa si è riservata<br />

un numero superiore di posti in tribuna<br />

stampa rispetto al solito.<br />

Anna Paola Merone<br />

Entusiasmo<br />

Nella foto al centro, la coda dei giorni scorsi per l’acquisto dei tagliandi<br />

<strong>del</strong>la gara di domani contro i campioni tedeschi <strong>del</strong> Bayern<br />

© RIPRODUZIONE RISERVATA<br />

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Lunedì 17 Ottobre 2011 <strong>Corriere</strong> <strong>del</strong> <strong>Mezzogiorno</strong>

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