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SALUTE SUL POSTO DI LAVORO
En tant que directeur de la Clinique psychiatrique
universitaire de Zurich, Daniel Hell a
déjà attiré l’attention, il y a dix ans, sur les
conséquences de la flexibilisation du monde
du travail. L’homme flexible, le livre du sociologue
américain Richard Sennett, lui a alors
ouvert les yeux. Hell, qui dirige actuellement
le centre de compétence «dépression et
peur» de la clinique privée Hohenegg, a attiré
l’attention sur le fait que l’actuel monde
du travail, qui, en matière de fidélité, de routine,
de stabilité et de confiance, ne représente
plus de grandes valeurs, peut être fatal,
particulièrement pour des personnes
psychiquement instables. «La peur pour sa
place de travail est un facteur aggravant des
maladies psychiques», explique Hell: «L’insécurité,
le sentiment de ne plus être apprécié,
d’être mis sous pression, sans obtenir de retour
positif, tout ceci concourt à un déficit de
réconfort.» Des dépressions et des troubles
liés à la peur peuvent en être les consé-
quences. Les deux genres de maladie sont à
peu près aussi souvent constatés à part égale.
Plutôt déprimé que maniaque
Quelles mesures préventives voit le psychiatre?
«Il serait idéal de supprimer le stress excédentaire,
mais ceci est malheureusement
rarement possible», répond Daniel Hell. Pour
des dépressions légères à moyennes, une
psychothérapie est au moins aussi efficace
qu’un traitement médicamenteux par antidépresseurs.
Le but d’une psychothérapie est
en tous cas une meilleure stratégie, une meilleure
prise en charge de la situation. Particulièrement,
selon Hell, pour la majorité des
patients dont le facteur essentiel est le stress
social la peur de ne plus participer, d’être exclu.
Car, même si la crise se répand dans
toute la population, elle est perçue personnellement
par chaque individu.
Daniel Hell offre un petit rayon de lumière
sur la grande peur générale envers le chô-
Perdita del posto di lavoro –
una paura che cambia la vita
Negli scorsi mesi in Svizzera la sicurezza del posto di lavoro è diminuita. Secondo un
sondaggio, una persona su quattro teme di venire licenziata. Di questa insicurezza soffrono
non solo la psiche e l’organismo, ma anche la collaborazione e la sicurezza sul
posto di lavoro.
Daniela Kuhn
è giornalista indipendente, Zurigo.
W «L’atmosfera
che regna in redazione è
strana», diceva a gennaio un redattore
del «Tages-Anzeiger»: «Facciamo come se
niente fosse, per quanto tutti sappiamo perfettamente
che prossimamente ci saranno
dei licenziamenti, e questa volta in grande
stile. I capi dicono che neanche loro sanno
che cosa ci succederà. E probabilmente è
vero.»
Licenziamenti in ogni servizio: nessuno sa a
chi toccherà, forse domani sarà il proprio ufficio
a dover essere svuotato. Nell’autunno
2003, quando la situazione era simile, vi furono
alcuni redattori che resero nota pubblicamente
la loro indignazione e incontrarono
regolarmente i sindacalisti. La grande mag-
gioranza dei redattori invece tacque. E continuò
a lavorare. In Svizzera la crisi finanziaria
ha colpito relativamente in fretta e duramente
il settore della stampa. Ma non è
l’unico, anche numerosi altri settori devono
affrontare la spada di Damocle della disoccupazione.
Nel gennaio 2009 un lavoratore
svizzero su quattro aveva paura di perdere il
proprio posto di lavoro.
È vero che la Svizzera, rispetto ad altri paesi
europei, si trova in una situazione relativamente
buona. In febbraio la percentuale di
disoccupazione si aggirava intorno al 3,4% e
la Segreteria di Stato dell’economia (SECO)
prevede una media annuale del 5,2% nel
2010. Nell’anno seguente il tasso di disoccupazione
dovrebbe scendere di nuovo. Ma sul
piano emotivo il fatto che la paura sia oggettivamente
fondata oppure no, non ha nessuna
importanza.
mage, car: un comportement actif, maniaque,
avec une imagination de faisabilité
excessive a des répercussions bien plus
graves qu’un léger état dépressif. «Celui qui
ne voit pas la réalité et se surestime, court un
plus grand danger de se trouver en état de
détresse, en entraînant ses proches, que celui
qui se retient momentanément afin de ne
pas commettre de faux pas en situation exceptionnelle.»
En comparaison interculturelle,
le Suisse est souvent perçu comme une
personne ayant une tendance plutôt dépressive,
pense Hell: «Nous sommes un peu plus
prudents, nous montrons plus de retenue
avec une tendance à l’autocritique. En temps
de crise, cela peut aussi être un signe de qualité.
Mais ce dont nous avons aussi besoin, ce
sont des messagers d’espoir politiques ainsi
qu’un soutien réciproque.» W
Non tutti reagiscono allo stesso modo
«Le reazioni quando il proprio posto di lavoro
è insicuro sono molto diverse da individuo
a individuo», afferma Cornelius König,
psicologo del lavoro dell’Università di Zurigo:
«Mentre alcuni si fanno forza impegnandosi
ancora di più nella speranza di rendersi
indispensabili e apportare il proprio
sostegno all’azienda, altri tendono piuttosto
a rinchiudersi in se stessi e si ammalano.»
Secondo C. König, da studi condotti in
aziende diverse, risulta che i tempi di presenza
e le prestazioni nei periodi critici non
cambiano. Secondo rapporti macroeconomici,
invece, più la situazione economica generale
è tesa, meno i dipendenti sono assenti.
Nell’ambito di una panoramica globale sulle
ricerche sinora effettuate, degli psicologi del
lavoro svedesi hanno analizzato quali fattori
determinino la paura di perdere il posto di
lavoro. I risultati sono stati in parte contraddittori,
come p.es. le risposte alla domanda
sull’eventuale ruolo di sesso ed età in questo
contesto. Più significativi sono stati gli studi
nei quali sono state esaminate le disposizioni
personali: chi ha l’impressione che il proprio
comportamento non abbia praticamente
nessun influsso sugli avvenimenti, teme di
più di perdere il proprio lavoro di chi ha più
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