Sicherheit Sécurité Sicurezza - Swissi

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30.12.2012 Views

W L’incendio ha veramente avuto origine in questi fornelli di cucina? Polizia cantonale di Basilea Campagna W L’incendie est-il vraiment parti de cette cuisinière? W Ist der Brand wirklich von diesem Kochherd ausgegangen? luogo dell’incendio si è trasformato nel teatro di un crimine? In questo caso tutte le persone presenti o che si sono trovate sul posto possono essere prese in considerazione come autori del fatto. Non hanno addosso tracce rilevanti di incendio, contrariamente a quanto p.es. accade con gli autori di una effrazione che, grazie agli oggetti che gli si rinvengono addosso, possono essere smascherati e inchiodati alle loro responsabilità per questo reato. Nel nostro caso invece a provocare il delitto è sufficiente un accendino o una scatola di fiammiferi. Non esistono incendi dolosi che possano definirsi tipici; il catalogo con le varianti è molto ampio, e ci si imbatte sempre con sorpresa in modelli nuovi. Poste queste premesse, elenco qui di seguito una serie di profili delittuosi: W incendi dolosi provocati personalmente da chi è spinto da emergenze di natura finanziaria W incendi dolosi provocati su incarico di quelle che poi risultano essere le persone «danneggiate» W incendi per motivi di vendetta personale W incendi per eliminare le tracce dopo un delitto W per motivi politici W a sfondo razziale W come grido di aiuto di una persona con problemi psichici W sulla spinta di sentimenti emulativi, dopo che si è verificata una serie di incendi dolosi W incendi che producono danni alle cose derivanti da comportamenti incuranti W nel contesto di avvenimenti caotici W ecc. SICUREZZA 2009_2 40 INVESTIGAZIONE NEI CASI D’INCENDIO Questa molteplicità esige quindi, da parte degli investigatori che si occupano dell’incendio, il massimo degli sforzi nell’ambito del loro gruppo di lavoro. Le più importanti domande da rivolgere a chi ha assistito agli eventi dovrebbero essere formulate esclusivamente da loro, poiché soltanto loro sono in grado di rilevare inesattezze e contraddizioni in relazione al fatto criminoso. Penso per es. alla semplice descrizione dello svilupparsi del fumo. Persino funzionari esperti potranno trovare nei loro ricordi fatti come p.es. la constatazione che da una finestra sulla sinistra al piano terra improvvisamente era venuto fuori del fumo. Chi investiga sull’incendio vuole però sapere di che colore era il fumo nella prima fase, nella fase secondaria e in quella successiva. Egli può inoltre oggi ricercare foto digitali fatte con il telefono portatile e può infine interpretare parzialmente, grazie alle conoscenze acquisite, l’origine del fuoco che ha causato il danno. Esplosione in una fabbrica di armi Il 20 dicembre 1978 ebbe luogo in una grande fabbrica di armi una devastante esplosione. Nello stesso luogo era stato progettato l’alloggiamento di due membri della RAF, detenuti in Svizzera. Fu chiaro allora che alcuni media arrivassero alla conclusione che ad essere preso in considerazione per questo fatto fosse il gruppo RAF attivo in Germania. I nostri sforzi, sostenuti dagli specialisti del Servizio di ricerca scientifica della Polizia del cantone di Zurigo, non portarono ad alcun risultato. Fu possibile tuttavia escludere con certezza un’azione criminosa. Nel 1978 indagare all’interno di una fabbrica di armi era difficile. La guerra fredda aveva lasciato le sue tracce. La segretezza era tenuta ancora in grande considerazione. Due anni più tardi, nella stessa fabbrica, si verificò un altro incidente rilevante. Ancora una volta non ci vennero forniti tutti i dettagli e così ci decidemmo a farci dare delle informazioni in Francia da quella che all’epoca era la SNPE, SOCIÉTÉ NATIONALE POUDRE EXPLOSIVE. Non fu cosa del tutto facile ottenere informazioni in un paese confinante, ma durante il ritorno in aereo a Parigi le relazioni scritte dei due paesi sull’inchiesta vennero per errore scambiate e potemmo così all’improvviso conoscere le cause che avevano determinato quegli incidenti rilevanti: durante la complicata produzione di polvere da sparo, doveva essere effettuato l’immagazzinamento temporaneo di prodotti semilavorati. La loro massa calda ma chimicamente non stabilizzata venne riposta in container a strati, fino ad un’altezza superiore a 100 cm, e venne depositata in un capannone per diverse ore. Si produsse allora, attraverso un processo termico, una decomposizione, collegata con un notevole aumento, al centro, della temperatura. Queste esplosioni quindi costituivano la conclusione dell’uso difettoso di un prodotto altamente sensibile. Una serie di incendi dolosi in campagna In un territorio di dimensioni piuttosto grandi, nel nostro Cantone, si verificarono improvvisamente degli incendi di tipo molto semplice. Vennero dapprima incendiati dei depositi di fieno all’aperto, poi delle strutture che servivano da riparo, in seguito delle stalle, vuote e isolate. Noi seguivamo questa serie fin dal suo nascere con grande preoccupazione, ben sapendo che l’autore prima o poi si sarebbe potuto attivare in zone che possedevano un ben più elevato potenziale di danno. E in effetti accade che, così come avviene quando a muoversi è il lupo, allo stesso modo i luoghi dove scoppiava un incendio si «avvicinavano» sempre di più all’abitato. Con grande dispendio di risorse cercammo di delineare un profilo dell’autore. Nonostante notevoli sforzi non si riuscì ad ottenere alcun dato di riferimento né su una determinata persona né su una rosa di persone. Quando una notte una grande stalla venne distrutta da un incendio e in quell’occasione perirono nelle fiamme molti grossi animali, dissi ciò che avevo in mente e cioè che con certezza non poteva trattarsi di una persona dell’ambiente agricolo. Dopo 110 giorni di caccia l’autore poté finalmente essere arrestato. Durante una visita effettuata in carcere volli sapere da questo giovane incendiario, che lavorava nella grande azienda agricola dei genitori, se nel mo-

mento in cui aveva appiccato il fuoco nella grande stalla avesse messo in conto che nell’incendio sarebbe perito anche del bestiame vivo. Egli scoppiò disperatamente in lacrime e mi assicurò che prima di provocare l’incendio in quel deposito di paglia si era accertato che nella stalla non vi fosse stato rinchiuso alcun animale. Aggiunse che, se avesse avuto minimamente il sospetto che sarebbero potuti essere danneggiati animali innocui e a lui molto cari, sicuramente il fuoco non l’avrebbe mai appiccato. Chiarimenti in zona di guerra Nel 1999 mi capitò un’occasione unica: partecipai come esperto alle due missioni svizzere in Kosovo. Il primo intervento, immediatamente dopo la cessazione degli attacchi da parte della NATO, doveva servire al rilevamento di reati penali fra cui vi erano anche degli incendi dolosi. Lavorare in zona di guerra fu per noi qualcosa di assolutamente nuovo. Doveva essere analizzata una località completamente distrutta dal fuoco. Ma come saremmo potuti giungere a delle conclusioni definitive dato che gli abitanti erano stati uccisi oppure si trovavano ancora in fuga? Eravamo decisamente giunti ai limiti delle nostre possibilità e dovemmo darci per vinti. Nella relazione indirizzata al Tribunale internazionale di guerra potemmo soltanto constatare che p.es. il villaggio, con certezza, non era stato distrutto dalla NATO. Con un elevato grado di probabilità si era trattato di un incendio doloso, ma per quanto riguarda gli autori, il loro modo di procedere e le loro motivazioni non fu possibile fornire delle prove. Il «difetto tecnico» Il mio capo durante i primi anni della nostra comune attività mi aveva insegnato che nella polizia gli investigatori erano o anziani o troppo avventati, ma in ogni caso mai anziani e troppo avventati nello stesso tempo. Una saggia regola di condotta che ho avuto più volte modo di sperimentare sulla pelle dato che di tanto in tanto ero portato a pensare e a decidere in contrasto con il sistema imperante. Una sera all’imbrunire, molto al di fuori di un villaggio nell’Emmental, era scoppiato un incendio in una incantevole fattoria, un evento così dannoso che il corpo dei pompieri del villaggio non riuscì ad averne ragione. Mi trovavo per caso a pochi chilometri di distanza e confermai alla centrale di intervento che mi sarei recato sul luogo nonostante ciò non rientrasse nella norma. Soltanto dopo eventi con vittime, con dispersi o con feriti noi interveniamo senza alcuna esitazione. Giunto sul posto raccolsi alcune informazioni dagli abitanti che, al di fuori di poche suppellettili, avevano perduto tutto. Il giorno successivo alcuni collaboratori della mia sezione «Incendi & esplosioni» mi diedero una mano sul luogo dell’incendio e tutti assieme arrivammo alla conclusione che con un alto grado di probabilità ad appiccare l’incendio erano stati tre bambini con una età da tre a cinque anni. Cosa si poteva fare? Nelle zone di campagna esiste il pericolo che a bambini come questi vengano appioppati dei soprannomi – che essi poi sono costretti a trascinarsi per decenni – come p.es. in questo caso, Hans Appiccafuoco e Gretli Appiccafuoco. Mi decisi alla fine ad avere un colloquio con i genitori per comunicare che i loro figli senza ombra di dubbio avevano giocato nel fienile con il fuoco, senza alcuna precauzione, provocando con ciò un incendio di grandi dimensioni. Come causa, rassicurai che avrei reso noto che si era trattato di un incidente rilevante di natura tecnica e posi tuttavia nello stesso tempo come condizione a questi genitori che avrebbero dovuto, in un opportuno momento successivo, avere con i loro bambini piccoli un colloquio su questo argomento. Volevo evitare con tutti i mezzi che in seguito, crescendo, questi bambini subissero dei disturbi durante la loro fase di sviluppo a causa di sensi di colpa e di ricordi traumatici non assimilati. Questa audace impresa funzionò: dopo anni ho ancora avuto dei contatti personali con quella famiglia. I bambini nel frattempo hanno completato gli studi senza che nessuno abbia mai potuto colpevolizzarli per un incendio doloso, che poi in realtà non era affatto tale. Vi sono per l’appunto due tipi di investigatori ... Osservazioni conclusive L’investigatore per i casi d’incendio deve disporre di un elevato senso di socialità. Se è necessario deve cercare le tracce in maniera intransigente, deve assolutamente discutere in seno al suo gruppo di lavoro sulle sue supposizioni e sulle conclusioni a cui giunge e lasciare che vengano esaminate. Una erronea valutazione può in certi casi avere conseguenze gravissime per una persona che, pur essendo sospetta, deve essere per principio considerata innocente. L’investigatore svolge il suo lavoro come un lupo solitario, ma deve anche immedesimarsi nella sorte a cui vanno incontro i danneggiati e deve adoperarsi per aiutare e per mediare, se svolge il suo lavoro con passione. W Anzeige 41 SICUREZZA 2009_2

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L’incendio ha veramente<br />

avuto origine in questi<br />

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Polizia cantonale<br />

di Basilea Campagna<br />

W<br />

L’incendie est-il<br />

vraiment parti de cette<br />

cuisinière?<br />

W<br />

Ist der Brand wirklich<br />

von diesem Kochherd<br />

ausgegangen?<br />

luogo dell’incendio si è trasformato nel teatro<br />

di un crimine?<br />

In questo caso tutte le persone presenti o che<br />

si sono trovate sul posto possono essere prese<br />

in considerazione come autori del fatto. Non<br />

hanno addosso tracce rilevanti di incendio,<br />

contrariamente a quanto p.es. accade con gli<br />

autori di una effrazione che, grazie agli oggetti<br />

che gli si rinvengono addosso, possono essere<br />

smascherati e inchiodati alle loro responsabilità<br />

per questo reato. Nel nostro caso invece a<br />

provocare il delitto è sufficiente un accendino<br />

o una scatola di fiammiferi.<br />

Non esistono incendi dolosi che possano definirsi<br />

tipici; il catalogo con le varianti è molto<br />

ampio, e ci si imbatte sempre con sorpresa in<br />

modelli nuovi. Poste queste premesse, elenco<br />

qui di seguito una serie di profili delittuosi:<br />

W incendi dolosi provocati personalmente<br />

da chi è spinto da emergenze di natura<br />

finanziaria<br />

W incendi dolosi provocati su incarico di<br />

quelle che poi risultano essere le persone<br />

«danneggiate»<br />

W incendi per motivi di vendetta personale<br />

W incendi per eliminare le tracce dopo un<br />

delitto<br />

W per motivi politici<br />

W a sfondo razziale<br />

W come grido di aiuto di una persona con<br />

problemi psichici<br />

W sulla spinta di sentimenti emulativi, dopo<br />

che si è verificata una serie di incendi<br />

dolosi<br />

W incendi che producono danni alle cose<br />

derivanti da comportamenti incuranti<br />

W nel contesto di avvenimenti caotici<br />

W ecc.<br />

SICUREZZA 2009_2<br />

40<br />

INVESTIGAZIONE NEI CASI D’INCENDIO<br />

Questa molteplicità esige quindi, da parte degli<br />

investigatori che si occupano dell’incendio,<br />

il massimo degli sforzi nell’ambito del<br />

loro gruppo di lavoro. Le più importanti domande<br />

da rivolgere a chi ha assistito agli<br />

eventi dovrebbero essere formulate esclusivamente<br />

da loro, poiché soltanto loro sono in<br />

grado di rilevare inesattezze e contraddizioni<br />

in relazione al fatto criminoso. Penso<br />

per es. alla semplice descrizione dello svilupparsi<br />

del fumo. Persino funzionari esperti potranno<br />

trovare nei loro ricordi fatti come<br />

p.es. la constatazione che da una finestra<br />

sulla sinistra al piano terra improvvisamente<br />

era venuto fuori del fumo. Chi investiga sull’incendio<br />

vuole però sapere di che colore era<br />

il fumo nella prima fase, nella fase secondaria<br />

e in quella successiva. Egli può inoltre<br />

oggi ricercare foto digitali fatte con il telefono<br />

portatile e può infine interpretare parzialmente,<br />

grazie alle conoscenze acquisite,<br />

l’origine del fuoco che ha causato il danno.<br />

Esplosione in una fabbrica di armi<br />

Il 20 dicembre 1978 ebbe luogo in una<br />

grande fabbrica di armi una devastante<br />

esplosione. Nello stesso luogo era stato progettato<br />

l’alloggiamento di due membri della<br />

RAF, detenuti in Svizzera. Fu chiaro allora<br />

che alcuni media arrivassero alla conclusione<br />

che ad essere preso in considerazione<br />

per questo fatto fosse il gruppo RAF attivo in<br />

Germania. I nostri sforzi, sostenuti dagli specialisti<br />

del Servizio di ricerca scientifica della<br />

Polizia del cantone di Zurigo, non portarono<br />

ad alcun risultato. Fu possibile tuttavia escludere<br />

con certezza un’azione criminosa. Nel<br />

1978 indagare all’interno di una fabbrica di<br />

armi era difficile. La guerra fredda aveva lasciato<br />

le sue tracce. La segretezza era tenuta<br />

ancora in grande considerazione. Due anni<br />

più tardi, nella stessa fabbrica, si verificò un<br />

altro incidente rilevante. Ancora una volta<br />

non ci vennero forniti tutti i dettagli e così ci<br />

decidemmo a farci dare delle informazioni in<br />

Francia da quella che all’epoca era la SNPE,<br />

SOCIÉTÉ NATIONALE POUDRE EXPLOSIVE.<br />

Non fu cosa del tutto facile ottenere informazioni<br />

in un paese confinante, ma durante il<br />

ritorno in aereo a Parigi le relazioni scritte<br />

dei due paesi sull’inchiesta vennero per errore<br />

scambiate e potemmo così all’improvviso<br />

conoscere le cause che avevano determinato<br />

quegli incidenti rilevanti: durante la<br />

complicata produzione di polvere da sparo,<br />

doveva essere effettuato l’immagazzinamento<br />

temporaneo di prodotti semilavorati.<br />

La loro massa calda ma chimicamente non<br />

stabilizzata venne riposta in container a<br />

strati, fino ad un’altezza superiore a 100 cm,<br />

e venne depositata in un capannone per diverse<br />

ore. Si produsse allora, attraverso un<br />

processo termico, una decomposizione, collegata<br />

con un notevole aumento, al centro,<br />

della temperatura. Queste esplosioni quindi<br />

costituivano la conclusione dell’uso difettoso<br />

di un prodotto altamente sensibile.<br />

Una serie di incendi dolosi in campagna<br />

In un territorio di dimensioni piuttosto<br />

grandi, nel nostro Cantone, si verificarono<br />

improvvisamente degli incendi di tipo molto<br />

semplice. Vennero dapprima incendiati dei<br />

depositi di fieno all’aperto, poi delle strutture<br />

che servivano da riparo, in seguito delle<br />

stalle, vuote e isolate. Noi seguivamo questa<br />

serie fin dal suo nascere con grande preoccupazione,<br />

ben sapendo che l’autore prima o<br />

poi si sarebbe potuto attivare in zone che<br />

possedevano un ben più elevato potenziale di<br />

danno. E in effetti accade che, così come avviene<br />

quando a muoversi è il lupo, allo stesso<br />

modo i luoghi dove scoppiava un incendio si<br />

«avvicinavano» sempre di più all’abitato.<br />

Con grande dispendio di risorse cercammo<br />

di delineare un profilo dell’autore. Nonostante<br />

notevoli sforzi non si riuscì ad ottenere<br />

alcun dato di riferimento né su una determinata<br />

persona né su una rosa di<br />

persone. Quando una notte una grande stalla<br />

venne distrutta da un incendio e in quell’occasione<br />

perirono nelle fiamme molti grossi<br />

animali, dissi ciò che avevo in mente e cioè<br />

che con certezza non poteva trattarsi di una<br />

persona dell’ambiente agricolo. Dopo 110<br />

giorni di caccia l’autore poté finalmente essere<br />

arrestato. Durante una visita effettuata<br />

in carcere volli sapere da questo giovane<br />

incendiario, che lavorava nella grande<br />

azienda agricola dei genitori, se nel mo-

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