Il contributo dell'Italia alla costruzione dell'Algeria indipendente La ...

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11.07.2015 Views

ta dell’Algeria per l’indipendenza; la “Battaglia diAlgeri”, il film di Gillo Pontecorvo ebbe un grandesuccesso in Italia e informò molti giovani sui durisacrifici e il tributo di sangue del popolo algerinoper il riscatto della piena sovranità. I due Paesi riconobberol’importanza dell’eredità di Agostino diTagaste che si adoperò moltissimo per africanizzareil diritto romano e creare le basi per il rispettodella diversità identitaria, favorendo le reciprocheinfluenze per uno sviluppo condiviso nella regione.La specialità del rapporto italo-algerino è statavisibile, perché quasi innata, per un tempo assailungo, alimentata da una vicinanza nella percezionedi fattori importanti per la tutela di uno spiritodi forte indipendenza aperto tuttavia allo scambioin tutti i campi della cooperazione, senza ingerenzeindebite negli affari interni e senza letture falsatedalla erronea conoscenza o dal pregiudizio.È tutto ciò che ha permesso una forte affinitàche i due Paesi hanno messo a frutto per creareun’area euro-maghrebina di reale partenariato eduna intesa euro-mediterranea che si facesse caricodi trovare delle soluzioni negoziate o comunqueprecedute da un dialogo costruttivo su problemie preoccupazioni avvertiti dall’una o l’altra parte.Purtroppo tale animus non ha resistito alle cruentiturbolenze che la Storia più recente ci ha riservato.La tragedia del terrorismo che ha colpito l’Algeria;l’impatto sconvolgente dell’11 settembre, che secondoalcuni sembrava rendere drammaticamentevero il conflitto di civiltà preconizzato da SamuelHunghtinton, il crescente populismo anti-immigrazione;l’appannamento della visione politicadelle classi dirigenti sono altrettante concause dellosviamento del percorso verso una progressivaintegrazione tra le due sponde del Mediterraneoe una più convincente azione del dialogo fra le civiltà.Nondimeno resta confermata l’esigenza dipour l’indépendance; la “Bataille d’Alger”, le film deGillo Pontecorvo eut un grand succès en Italie et informade nombreux jeunes sur les sacrifices et le bainde sang que le peuple algérien subit pour recouvrir lapleine souveraineté. Les deux pays ont reconnu l’importancede l’hérédité d’Agostino de Tagaste qui s’estbeaucoup dédié pour « africaniser » le droit romainet créer les bases pour le respect de la diversité culturelle,en favorisant les infl uences réciproques pour undéveloppement partagé dans la Région.La spécificité du rapport italo-algérien a été visible,car presque innée, pour une période assez longue,alimentée par une proximité dans la perception defacteurs importants pour la protection d’un esprit deforte indépendance, ouvert toutefois à l’échange danstous les domaines de la coopération, sans interférencesindésirables dans les affaires internes et sans fausseslectures basées sur la connaissance erronée ou sur lespréjudices.C’est bien tout cela qui a permis une forte affi nitéque les deux pays ont su utiliser à bon escient pourcréer une zone euro-maghrébine de partenariat réelet une entente euro-méditerranéenne qui prennent encharge de trouver des solutions négociées ou précédéespar un dialogue constructif sur les problèmes et préoccupationsressentis par une ou l’autre partie. Malheureusement,cet animus n’a pas résisté aux turbulencessanglantes que l’histoire plus récente nous a réservées.La tragédie du terrorisme qui a frappé l’Algérie ; lebouleversement du 11 septembre, qui d’après certainssemblait rendre dramatiquement vrai le confl it descivilisations préconisé par Samuel Hunghtinton, lecroissant populisme anti-immigration; la prérogativede la vision politique des classes dirigeantes sontdes causes contributives à la déviation du parcoursvers une intégration progressive entre les deux rivesde la Méditerranée et une action plus convaincantedu dialogue entre les civilisations. Néanmoins, reste24

iprendere il cammino corretto con l’imperativodelle classi politiche intellettuali di assumerne laguida.Parlo per esperienza diretta acquisita nella mialunga vita diplomatica che mi ha visto attento partecipedegli sforzi per dare stabilità al Mediterraneoed in particolare delle iniziative per fare del rapportoitalo-algerino un asse importante della piattaformaregionale. Anch’io ebbi infatti la chancedi servire gli interessi dell’Italia in Terra di Algeria;giunsi ad Algeri con una direttiva di azione inequivocabile,impartitami dall’allora Governo italiano.Eravamo alla fine degli anni ottanta, esattamentemetà gennaio del 1989, quando presentai le credenzialidi Ambasciatore d’Italia al Governo algerinoe fui ricevuto dal Presidente Chadli Benjedid.L’incontro durò molto più di quanto prevedesseil Protocollo. Fui io stesso sorpreso dalla inusualefermezza con cui espressi al Capo dello Stato algerinol’impegno ad adoperarmi con tutte le mieforze per elevare non solo i già eccellenti rapportibilaterali ma anche il ruolo che l’Italia e l’Algeriapotevano svolgere per la stabilità del mediterraneooccidentale dando forma e contenuti ad una intesaeuro-maghrebina su cui si stava riflettendo inItalia e in Spagna. La fiducia e l’amicizia che contraddistinguevanoi rapporti fra i due nostri Paesimi incoraggiavano a coniugare il sogno con larealtà, spronandomi a preconizzare un’espansionedella nostra azione congiunta oltre gli orizzonti dicrescita a quel momento discernibili.In quei tempi l’Algeria preparava la sua « primaveradi libertà e democrazia » con l’introduzionenella carta costituzionale del pluralismo politicoe il primato della legge, con al centro i diritti dicittadinanza, senza remore né discriminazioni. Sirespirava nelle Cancellerie di Algeri e di Romaun’aria di ottimismo sulle prospettive che un piùconfirmée l’exigence de reprendre le chemin correctavec l’impératif des classes politiques et intellectuellesd’en assumer la conduite.Je parle par expérience directe acquise dans malongue vie diplomatique qui m’a vu être participantattentif des efforts visant à donner stabilité à la Méditerranéeet, en particulier, des initiatives pour fairedu rapport italo-algérien un axe important de la plateformerégionale. Moi aussi j’ai eu effectivement lachance de servir les intérêts de l’Italie en Algérie; jesuis arrivé à Alger avec une directive d’action sanséquivoque du Gouvernement Italien. Nous étions àla fin des années 80, exactement mi-janvier 1989,lorsque j’eus à présenter les lettres de créance en tantqu’Ambassadeur d’Italie au Gouvernement algérien,et je fus reçu par le Président Chadli Benjedid. Larencontre dura beaucoup plus que prévu par le Protocole.Moi-même je fus surpris de l’inusuelle fermetéavec laquelle j’exprimais au Chef d’Etat algérien monengagement à m’appliquer avec toutes mes forces pourélever non seulement les déjà excellents rapports bilatéraux,mais également le rôle que l’Italie et l’Algériepouvaient jouer pour la stabilité de la méditerranéeoccidentale en donnant forme et contenu à une ententeeuro-maghrébine sur laquelle des réfl exionsétaient faites en Italie et en Espagne.La confiance et l’amitié qui distinguent les rapportsentre nos deux pays m’encourageaient à conjuguer lerêve avec la réalité, me poussant à préconiser une expansionde notre action conjointe qui aille au-delàdes horizons de croissance alors perceptibles.En ces temps, l’Algérie préparait son “printemps deliberté et de démocratie” avec l’introduction dans lacarte constitutionnelle du pluralisme politique et dela primauté de la loi, avec au centre les droits de citoyenneté,sans arrières pensées ni discriminations.Dans les chancelleries d’Alger et de Rome, on respiraitun air d’optimisme sur les prospectives qu’un rapport25

iprendere il cammino corretto con l’imperativodelle classi politiche intellettuali di assumerne laguida.Parlo per esperienza diretta acquisita nella mialunga vita diplomatica che mi ha visto attento partecipedegli sforzi per dare stabilità al Mediterraneoed in particolare delle iniziative per fare del rapportoitalo-algerino un asse importante della piattaformaregionale. Anch’io ebbi infatti la chancedi servire gli interessi dell’Italia in Terra di Algeria;giunsi ad Algeri con una direttiva di azione inequivocabile,impartitami dall’allora Governo italiano.Eravamo <strong>alla</strong> fine degli anni ottanta, esattamentemetà gennaio del 1989, quando presentai le credenzialidi Ambasciatore d’Italia al Governo algerinoe fui ricevuto dal Presidente Chadli Benjedid.L’incontro durò molto più di quanto prevedesseil Protocollo. Fui io stesso sorpreso d<strong>alla</strong> inusualefermezza con cui espressi al Capo dello Stato algerinol’impegno ad adoperarmi con tutte le mieforze per elevare non solo i già eccellenti rapportibilaterali ma anche il ruolo che l’Italia e l’Algeriapotevano svolgere per la stabilità del mediterraneooccidentale dando forma e contenuti ad una intesaeuro-maghrebina su cui si stava riflettendo inItalia e in Spagna. <strong>La</strong> fiducia e l’amicizia che contraddistinguevanoi rapporti fra i due nostri Paesimi incoraggiavano a coniugare il sogno con larealtà, spronandomi a preconizzare un’espansionedella nostra azione congiunta oltre gli orizzonti dicrescita a quel momento discernibili.In quei tempi l’Algeria preparava la sua « primaveradi libertà e democrazia » con l’introduzionenella carta costituzionale del pluralismo politicoe il primato della legge, con al centro i diritti dicittadinanza, senza remore né discriminazioni. Sirespirava nelle Cancellerie di Algeri e di Romaun’aria di ottimismo sulle prospettive che un piùconfirmée l’exigence de reprendre le chemin correctavec l’impératif des classes politiques et intellectuellesd’en assumer la conduite.Je parle par expérience directe acquise dans malongue vie diplomatique qui m’a vu être participantattentif des efforts visant à donner stabilité à la Méditerranéeet, en particulier, des initiatives pour fairedu rapport italo-algérien un axe important de la plateformerégionale. Moi aussi j’ai eu effectivement lachance de servir les intérêts de l’Italie en Algérie; jesuis arrivé à Alger avec une directive d’action sanséquivoque du Gouvernement Italien. Nous étions àla fin des années 80, exactement mi-janvier 1989,lorsque j’eus à présenter les lettres de créance en tantqu’Ambassadeur d’Italie au Gouvernement algérien,et je fus reçu par le Président Chadli Benjedid. <strong>La</strong>rencontre dura beaucoup plus que prévu par le Protocole.Moi-même je fus surpris de l’inusuelle fermetéavec laquelle j’exprimais au Chef d’Etat algérien monengagement à m’appliquer avec toutes mes forces pourélever non seulement les déjà excellents rapports bilatéraux,mais également le rôle que l’Italie et l’Algériepouvaient jouer pour la stabilité de la méditerranéeoccidentale en donnant forme et contenu à une ententeeuro-maghrébine sur laquelle des réfl exionsétaient faites en Italie et en Espagne.<strong>La</strong> confiance et l’amitié qui distinguent les rapportsentre nos deux pays m’encourageaient à conjuguer lerêve avec la réalité, me poussant à préconiser une expansionde notre action conjointe qui aille au-delàdes horizons de croissance alors perceptibles.En ces temps, l’Algérie préparait son “printemps deliberté et de démocratie” avec l’introduction dans lacarte constitutionnelle du pluralisme politique et dela primauté de la loi, avec au centre les droits de citoyenneté,sans arrières pensées ni discriminations.Dans les chancelleries d’Alger et de Rome, on respiraitun air d’optimisme sur les prospectives qu’un rapport25

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