11.06.2013 Views

Télécharger le livret - Outhere

Télécharger le livret - Outhere

Télécharger le livret - Outhere

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

Deutsch sotto il nome «Al<strong>le</strong>gro e Scherzo» D 570,<br />

sebbene il primo presenti chiaramente tutti gli<br />

aspetti di un fina<strong>le</strong>). C’è una ragione plausibi<strong>le</strong> a<br />

questa disposizione: Schubert avrà scambiato la<br />

pagina 4 di questi fogli di carta da musica per la<br />

prima (d’altronde è un’esperienza che il compositore<br />

occasiona<strong>le</strong> che sono ha fatto a più riprese).<br />

Pieno di al<strong>le</strong>gria, lo Scherzo, del qua<strong>le</strong> un tratto<br />

annuncia Johann Strauss, non richiede nessun<br />

commento, mi pare. Per il Fina<strong>le</strong>, è una vera delizia<br />

ritrovare i motivi del primo movimento – <strong>le</strong> sue<br />

scomposizioni di accordi di tre note nonché la nota<br />

di do# ripetuta tre volte – ormai non più e<strong>le</strong>giaci<br />

ma su un ritmo di danza, vigoroso e gioioso. Ciò<br />

non toglie che non si riesca a sormontare del tutto<br />

la malinconia del primo movimento, nonostante<br />

l’atmosfera di una natura consolatrice nel secondo<br />

movimento (vedi i Lieder più tardivi Erlaufsee<br />

D 586 e Der Wachtelschlag D 742) e nel gioioso<br />

Scherzo. Un epilogo, dai colori gravi dell’e<strong>le</strong>gia, introduce<br />

un nuovo ritmo di terzine che dominerà<br />

lo sviluppo, mentre la malinconia, amplificandosi,<br />

prenderà un aspetto patetico. Questo movimento,<br />

del qua<strong>le</strong> mancava la ripresa, venne comp<strong>le</strong>tato<br />

secondo gli stessi principi di quelli adottati per il<br />

primo. La sonata si conclude com’è cominciata, in<br />

una dolce malinconia. ∆<br />

Sonata n. 9, in si maggiore, Op. posth. 147, D 575,<br />

composta nell’agosto del 1817<br />

A vent’anni, Schubert poteva essere soddisfatto<br />

del risultato della sua “primavera pianistica” del<br />

1817: tre veri e propri capolavori erano nati, molto<br />

182<br />

diversi tra loro, ma tutti e tre segnati dall’impronta<br />

indubitabi<strong>le</strong> di una personalità maturata: la Sonata<br />

in la minore D 537, tragica, quella in lab maggiore, di<br />

una brevità ingenua, infine quella in mib maggiore,<br />

ampia e distesa, più profonda nel suo primo<br />

stato in re bemol<strong>le</strong> per via dell’immensa tristezza<br />

dell’Andante in do# minore. Una corta pausa – anche<br />

Schubert ha bisogno di riposarsi – ed ecco<br />

la Sonata in si maggiore, intitolata con ragione<br />

«Grande Sonata» nella prima edizione postuma di<br />

Diabelli & Co del 1846.<br />

Schubert ha voluto qui, manifestamente, conquistare<br />

nuovi aspetti e integrarli al comp<strong>le</strong>sso già<br />

ricco della sonata. E ci è riuscito magnificamente:<br />

fin dall’entrata, piena di forza, in ottave, siamo in<br />

terra sconosciuta. Se l’inizio della Sonata in mib<br />

maggiore mostrava sul piano melodico del<strong>le</strong> analogie<br />

con la Sonata in sib maggiore, K 570 di Mozart<br />

o con l’inizio della Terza Sinfonia di Beethoven, il<br />

tema in si maggiore aspira irresistibilmente, giovanilmente<br />

all’alto dalla fondamenta<strong>le</strong> si fino alla<br />

sua dodicesima fa#, per ricadere poi molto in<br />

basso. Si sente già spuntare Bruckner, con i suoi<br />

temi di un ambitus così spesso estremo. Con l’addolcimento<br />

di una risposta serena che rinforza<br />

la tonalità, la seconda entrata del motivo inizia<strong>le</strong><br />

erompe, energica e come impaziente, con una<br />

mezza misura di anticipo e si slancia con ottave<br />

fino alla nona minore do: <strong>le</strong> note si-re#-do che si<br />

seguono formano all’evidenza un accordo di dominante<br />

di mi minore o mi maggiore. Tutti i musicisti<br />

o melomani s’aspettano dunque di sentire uno di<br />

questi due accordi. Ma succede tutt’un’altra cosa.<br />

L’audacia del<strong>le</strong> concatenazioni armoniche

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!