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Le Tre Fasi - Fuoco Sacro

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L’immagazinamento dell’energia potenziale poi in reltà non è altro che avere<br />

disponibili i materiali perchè possa essere generato l’evento che produce<br />

energia. Sfido chiunque a tenere immagazzinati tot chilogrammetri, o tot erg<br />

o jaule o quel che si vuole.<br />

Si può tenere pronto un motore e il combustibile per farlo funzionare per il<br />

tempo equivalente al dispendio dell’energia voluto, ma nulla di più. L’energia<br />

potenziale di un motore fermo, con il suo combustibile, può essere trasformata,<br />

con elevata perdita, per altro, per esempio nell’energia potenziale di un grosso<br />

peso sollevato ad un’altezza elevata, da cui si libererebbe facendolo cadere.<br />

Ma si passa sempre e solamente da un’energia potenziale ad un’altra, se si<br />

vuole effettuare uno stoccaggio. L’energia in atto è qualcosa di assolutamente<br />

non immagazzinabile.<br />

Quale è la ricaduta alchemica di questo ragionamento? E’ presto detto. E’<br />

senz’altro vano cercare traccia, anche in materiali alchemici, di energia in<br />

atto. Lo stesso Lapis Trasmutatorio compiuto è verosimile ci apparirebbe a<br />

freddo come un corpo del tutto inerte, composto forse di varie parti, non<br />

diverso in nulla da qualsiasi altra mistura o composto da laboratorio.<br />

Per rivelarsi il Lapis deve essere fatto agire, e nell’atto dell’azione è del tutto<br />

inconoscibile e insondabile: ne vedremmo i risultati al termine dell’esperienza.<br />

Un corollario è che in Alchimia i corpi dall’aspetto il più inerte potrebbero,<br />

nelle condizioni opportune, rivelarsi estremamente attivi: potrebbe essere<br />

questo l’abisso di insondabile semplicità che mi terrorizza più d’ogni altro<br />

baratro.<br />

SE NON SI PUO’ LAVORARE ALTRO CHE DI NOTTE, ANCHE I LAVORI<br />

DELLA TERZA OPERA NON POSSONO CHE ESSERE NOTTURNI. PUO’<br />

BEN ESSERE CHE ANCHE IL LAPIS PROPRIO SIA SENSIBILE ALLA<br />

LUCE SOLARE. NON VIENE INFATTI IMPIEGATO RIVESTITO DI CERA<br />

O CARTA?<br />

Pag.392, I tomo delle Dimore:<br />

<strong>Le</strong>s artistes qui ont cru que le troisième oeuvre se parachevait par une<br />

coction continue, n’exigeant d’autre secours que celui d’un feu déterminé,<br />

de temperature égale et constante se sont lourdement trompés.<br />

La veritable coction ne se fait point de telle manière, et c’est l’ultime pierre<br />

d’achoppement contre laquelle trébuchent ceux qui, après de longs et<br />

pénibles efforts, sont enfin parvenu à la possession du mercure<br />

philosophique.<br />

Une indication utile pourra les redresser: les couleurs ne sont pas l’oeuvre<br />

du feu; elles ne paraissent que par la volonté de l’artiste ; on ne peut les<br />

w w w . e p i s t e m e . i t

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