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Le Tre Fasi - Fuoco Sacro

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w w w . e p i s t e m e . i t<br />

Se F. conduceva una sublimazione a 1200 gradi e oltre, C. non superava i<br />

500. vedi, per esempio pag. 239 di Aex qui poco più sotto riportata.<br />

Perché?<br />

Talvolta mi viene da pensare che C. volesse semplicemente emanciparsi<br />

dal Maestro, mostrare, soprattutto a se stesso, ai suoi contorti gruppi di io,<br />

che aveva qualcosa di personale da dire e da fare, oltre che essere<br />

semplicemente un’imitatore, un’ appendice di Fulcanelli. Personalmente<br />

sarei ampiamente appagato solo dal riuscire ad imitare servilmente il<br />

grande Maestro.<br />

L’ ISOLAMENTO DELLO ZOLFO ALCHEMICO SECONDO ATORENE<br />

Nel caput mortuum della prima congiunzione, e nelle scorie delle R<br />

seguenti dovrebbe essere contenuta una certa quantità, verosimilmente<br />

modesta, di zolfo alchemico, proveniente dal ferro impiegato per aprire<br />

la materia prima e probabilmente anche dalla materia prima stessa.<br />

Disgraziatamente questo esiguo, prezioso materiale, si trova inglobato<br />

in una gran quantità di inerti ed impurezze, provenienti prevalentemente<br />

dalla ganga del minerale, dalla parte del ferro non suscettibile di<br />

rivivificazione (cfr. file Il crudare) e da quant’altro entra nell’operazione.<br />

Questo caput contiene poi una notevolissima quantità di zolfo (lo zolfo<br />

chimico S) in quanto Gaia è un trisolfuro proprio. Questo S verosimilmente<br />

non è di alcuna utilità.<br />

Ma perchè mai gli alchimisti hanno chiamato lo zolfo S e il principio<br />

attivo dei me- talli con lo stesso nome? Se non è solo per antifurto è<br />

plausibile che ciò sia perchè lo zolfo alchemico possiede qualche<br />

caratteristica magari organolettica in comune con lo zolfo S, o che almeno<br />

in parte ne segua le vicissitudini nel corso del lavoro. Questa possibilità<br />

va tenuta sempre presente.<br />

Potrebbe anche essere che lo zolfo S sia la brutta copia dello zolfo X (il chi).<br />

Del resto nel phila dello Zolfo troviamo il selenio, di già non poco bizzarro,<br />

anche nella sua descrizione che ne danno i teosofi nella loro chimica occulta.<br />

E’ possibile progettare una metodica che consenta un’estrazione migliore<br />

dello zolfo alchemico di quella finora praticata per calcinazione?<br />

Dello zolfo alchemico sappiamo che: è incombustibile, è fisso, che conserva<br />

la sua natura anche nelle ceneri dei metalli calcinati, che è puro,<br />

inalterabile, molto fisso (Fulcanelli ribadisce questo concetto due volte<br />

in poche righe), ma estraibile per lisciviazione: “lixiviation.” Dove non<br />

può il fuoco può l’acqua, e viceversa: i due grandi elementi della Genesi, i<br />

purificatori del mondo per i chiliasti.<br />

La fonte di queste notizie è pag.105 del Mistero delle Cattedrali:<br />

“le SEL CENTRAL, incombustible et fixe, qui garde sa nature jusque<br />

dans le cendres des métaux calcinés, et que les Anciens ont nommé

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