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Zibaldone. Estudios Italianos, vol. V, issue 1 (enero 2017) - ISSN: 2255-3576 Andrea Inglese (poesías) pp. 83-100 96] 7. Cara Reinserzione Culturale del Disoccupato, lo stare male, per me, non è mai stato un problema. Quando c’è da stare male, sono in grado di farlo, di stare male a lungo, ininterrottamente, senza riserve. A Buenos Aires, una città fredda, sono stato male per più di un anno, con qualche breve interruzione al tramonto, e dopo cena, via, si riprendeva. (E al porto, o al ristorante seduto solo al tavolo, imparando a memoria la breve frase della mia ordinazione: «sogliola in salsa di cipolle rosse con riso bianco».) Il difficile è il fisico. Avere qualcosa di fisico. Tu lo sai, le tempeste morali possono essere prolungate, diversificate, accelerate a piacere. Ma una gamba, non ce la si rompe ogni giorno. È da anni che non mi rompo una gamba. Salgo, scendo, m’infilo nei posti più impensati, in certi vicoli, niente da fare. È tutto un lavoro. Tutto un altro lavoro. Ma volevo anche dirti: il film che mi hai mandato a vedere, o che ho creduto mi avessi mandato a vedere, non ha una scena finale. Questo può essere un messaggio. Può esserlo? Dico, per entrambi? E soprattutto: siamo degli “entrambi”?
Zibaldone. Estudios Italianos, vol. V, issue 1 (enero 2017) - ISSN: 2255-3576 Andrea Inglese (poesías) pp. 83-100 97] 8. Cara Reinserzione Culturale del Disoccupato, se tu mi abbandonassi ora, non saprei calcolarne il danno, e non succederebbe nulla. Se io invece mi abbandonassi, nessuno di noi si accorgerebbe di cosa è cambiato, di come crescano fertili i miei ragionamenti, del perché io ancora ti scriva, come a mendicare, prigioniero delle mie guarigioni. Sono guarito troppo, non faccio che continuare, sotto i tuoi occhi, a guarire: è per via di questa comprensione crescente data dal rimbalzo dei mie ragionamenti contro il tuo equanime riserbo. (Quest’inutile guarigione dalle donne, dalle bevute a progressione geometrica, dai soldi, dal non aver più soldi, dal non poter più riparare, comprare, rompere vestiti, vasca, pavimenti, e più guarisco, più gli anni passano, con quest’accumulo di guarigioni che mi lacera solo a guardare una data, a guardarmi allo specchio.) Se sollevo un cucchiaio o un bicchiere è per ricordarmi che esiste l’equilibrio. L’essere confusi, tramortiti, non significa ignorare l’equilibrio. (Il cucchiaio non è caduto, non si è neppure visto, io equilibrato, le mani in tasca, sdraiato per ore sul letto.)
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Zibaldone. Estudios Italianos, vol. V, issue 1 (enero 2017) - ISSN: 2255-3576<br />
Andrea Inglese (poesías) pp. 83-100<br />
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Cara Reinserzione Culturale del Disoccupato,<br />
lo stare male, per me, non è mai stato un problema.<br />
Quando c’è da stare male, sono in grado di farlo,<br />
di stare male a lungo, ininterrottamente, senza<br />
riserve. A Buenos Aires, una città fredda,<br />
sono stato male per più di un anno, con qualche<br />
breve interruzione al tramonto, e dopo cena, via,<br />
si riprendeva. (E al porto, o al ristorante<br />
seduto solo al tavolo, imparando a memoria<br />
la breve frase della mia ordinazione: «sogliola<br />
in salsa di cipolle rosse con riso bianco».)<br />
Il difficile è il fisico. Avere<br />
qualcosa di fisico. Tu lo sai,<br />
le tempeste morali possono essere prolungate,<br />
diversificate, accelerate a piacere.<br />
Ma una gamba, non ce la si rompe ogni giorno.<br />
È da anni che non mi rompo una gamba.<br />
Salgo, scendo, m’infilo nei posti più impensati,<br />
in certi vicoli, niente da fare.<br />
È tutto un lavoro. Tutto un altro lavoro.<br />
Ma volevo anche dirti:<br />
il film che mi hai mandato a vedere,<br />
o che ho creduto mi avessi mandato a vedere,<br />
non ha una scena finale.<br />
Questo può essere un messaggio.<br />
Può esserlo? Dico,<br />
per entrambi?<br />
E soprattutto: siamo degli “entrambi”?