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Zibaldone. Estudios Italianos, vol. V, issue 1 (enero 2017) - ISSN: 2255-3576 Paolo Febbraro (poesía) pp. 67-82 82] Servizio Permanente Effettivo «Non smobiliteremo. Nessuna antica abitudine, o riconversione. Non vi è civile mansione che non sapremmo eseguire o forse fingere a puntino. E non che le rughe delle mogli, e il gatto, e i premi-benzina non ci manchino. Sono un sogno. Non ci crediamo. Né abbiamo intenzione di rinunciarvi: ma qualcuno (nella gengiva, il dente canino) dev’essere l’anticorpo, il siero. Noi siamo la guerra retrattile, mai cominciata davvero. Da noi stessi vi ripariamo, sobri come il vino più nero». ~ I classici Butterati dalle ustioni, fra i ponteggi dei restauratori i classici guardano a noi con l’occhio sazio del rapace che ci riduce a istanti. Non sopportano luci artificiali: notte sia notte, nubi a plotoni senza temporali. Stringono il cuore, ma come lo possono fare le mani tramutate in ali. Nel nostro andare noi li perdoniamo, spettri educati, mutili e ideali. Se li studiamo, ancora ci minacciano. Ma quale polvere. Quali scaffali.

ZBD # 9 Andrea Inglese (poesías) Textos recibidos el 24/10/2016, aceptados el 24/10/2016 y publicados el 30/01/2017 Reconocimiento-No comercial-Sin obras derivadas 3.0 License

Zibaldone. Estudios Italianos, vol. V, issue 1 (enero 2017) - ISSN: 2255-3576<br />

Paolo Febbraro (poesía) pp. 67-82<br />

82]<br />

Servizio Permanente Effettivo<br />

«Non smobiliteremo. Nessuna<br />

antica abitudine, o riconversione.<br />

Non vi è civile mansione<br />

che non sapremmo eseguire<br />

o forse fingere a puntino.<br />

E non che le rughe delle mogli,<br />

e il gatto, e i premi-benzina<br />

non ci manchino. Sono un sogno.<br />

Non ci crediamo. Né abbiamo intenzione<br />

di rinunciarvi: ma qualcuno<br />

(nella gengiva, il dente canino)<br />

dev’essere l’anticorpo, il siero.<br />

Noi siamo la guerra retrattile,<br />

mai cominciata davvero.<br />

Da noi stessi vi ripariamo,<br />

sobri come il vino più nero».<br />

~<br />

I classici<br />

Butterati dalle ustioni, fra i ponteggi<br />

dei restauratori i classici guardano<br />

a noi con l’occhio sazio del rapace<br />

che ci riduce a istanti. Non sopportano<br />

luci artificiali: notte sia notte,<br />

nubi a plotoni senza temporali.<br />

Stringono il cuore, ma come lo possono<br />

fare le mani tramutate in ali.<br />

Nel nostro andare noi li perdoniamo,<br />

spettri educati, mutili e ideali.<br />

Se li studiamo, ancora ci minacciano.<br />

Ma quale polvere. Quali scaffali.

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