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Zibaldone. Estudios Italianos, vol. V, issue 1 (enero 2017) - ISSN: 2255-3576 Paolo Febbraro (poesía) pp. 67-82 80] Non credere che il corpo ti appartenga: l’insetto estivo basta a farne milligrammi di spreco, quotidiano il pane lo adesca; e allo specchio stravedi il tempo all’opera sul corpo di tua madre, ignori meraviglie che in silenzio accorano il marito, dei passanti facendo nemici. Così non credere nel corpo, sperdilo nell’unione serale, nella nostra altissima confusione, e dopo vendilo al sonno nelle acque notturne. Da Fuori per l’inverno, Nottetempo 2014 Deposizione «Do testimonianza, metto a verbale che un tempo si cantava per lo specchio, tardava o ci ammalava primavera, le donne si compravano coi cuori. Notte, tramonto e sera stavano per la morte, di amori era sintomo il giorno, e cecità. Del mare affermo la materna crudeltà, dell’albero la piega taciturna. Visto e approvato ciò che qui fu legge, piango, lo scordo e depongo nell’urna».
Zibaldone. Estudios Italianos, vol. V, issue 1 (enero 2017) - ISSN: 2255-3576 Paolo Febbraro (poesía) pp. 67-82 81] Cassandra «È inutile predire il presente. M’inoltro fra ciechi onniscienti, ferisco i loro ferri da lavoro, precipitata nella mia astrattezza. Ho visto troppo: un viandante astuto si è detto cieco della mia veggenza battendo il ritmo su bronzi e scudi perché a un uomo almeno si creda. Eccomi spoglia e prosa di giornate, materia e donna di visite future. Ma vedo e non sono più folle, ma sono entrata nel mio destino, ho docili guardie ai contorni, mia santa diminuzione. E intanto che la storia mi convince di mura di abbracci e di seme la terra suggerisce “a terra, insieme”». ~ Mio caro amore, nel pomeriggio alle diciotto e trenta, da poco tornato dal lavoro e mentre starai in cucina per sciogliere a mano i tuoi intricati pensieri io ti prenderò con la forza. Afferrata per la cintola trascinerò senza enfasi il tuo stupore sul letto nuziale e sfruttando la sorpresa romperò la tua stanchezza a morsi strani. Per dirti che gli anni sbiadiscono e cominciare in tempo la perdita saprò vendicarmi del nostro consenso, della mitezza che ci assembla. Poiché le lunghe colpe sono fantasie che abbiamo il diritto di smettere, torneremo alla storia coi baci torvi che non conoscevi.
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Zibaldone. Estudios Italianos, vol. V, issue 1 (enero 2017) - ISSN: 2255-3576<br />
Paolo Febbraro (poesía) pp. 67-82<br />
81]<br />
Cassandra<br />
«È inutile predire il presente.<br />
M’inoltro fra ciechi onniscienti,<br />
ferisco i loro ferri da lavoro,<br />
precipitata nella mia astrattezza.<br />
Ho visto troppo: un viandante astuto<br />
si è detto cieco della mia veggenza<br />
battendo il ritmo su bronzi e scudi<br />
perché a un uomo almeno si creda.<br />
Eccomi spoglia e prosa di giornate,<br />
materia e donna di visite future.<br />
Ma vedo e non sono più folle,<br />
ma sono entrata nel mio destino,<br />
ho docili guardie ai contorni,<br />
mia santa diminuzione.<br />
E intanto che la storia mi convince<br />
di mura di abbracci e di seme<br />
la terra suggerisce<br />
“a terra, insieme”».<br />
~<br />
Mio caro amore, nel pomeriggio<br />
alle diciotto e trenta,<br />
da poco tornato dal lavoro e mentre<br />
starai in cucina per sciogliere<br />
a mano i tuoi intricati pensieri<br />
io ti prenderò con la forza.<br />
Afferrata per la cintola trascinerò<br />
senza enfasi il tuo stupore<br />
sul letto nuziale e sfruttando<br />
la sorpresa romperò la tua stanchezza<br />
a morsi strani.<br />
Per dirti che gli anni sbiadiscono<br />
e cominciare in tempo la perdita<br />
saprò vendicarmi del nostro consenso,<br />
della mitezza che ci assembla. Poiché<br />
le lunghe colpe sono fantasie<br />
che abbiamo il diritto di smettere,<br />
torneremo alla storia<br />
coi baci torvi che non conoscevi.