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Zibaldone. Estudios Italianos, vol. V, issue 1 (enero 2017) - ISSN: 2255-3576 Massimo Gezzi (poesía) pp. 285-299 296] e nel freddo, a pochi metri da una banca. La rialzi. Ne senti il calore della mano che si afferra alla tua, il profumo dolciastro, ne vedi gli occhi mezzi fatti. È viva, sorride, barcolla mentre viene verso te e fa come per abbracciarti, sempre stretta alla tua mano. E tu fai un passo indietro, ne hai timore, pensi allo schifo, all’ignoto, hai paura e quasi non te ne vergogni. Hai da fare, certo, è tardi. E domani la sveglia, le lezioni, la corsa per la strada... Ripasserai di qui. Noterai con un certo sollievo la sua assenza: sull’erba solo foglie, cacche, la brina che si scioglie, la tua quieta sicurezza di automa imperturbabile che schiva gli ostacoli e le spinte. Lei non ti ricorda nemmeno, e adesso dorme. Da Tre per una figlia Traccia n. 4 Una delle tracce è sulla nostra capacità di «abitare poeticamente la terra» (Morin, e molti altri – troppi? – prima di lui). «Poeticamente, dice?» Sono gli occhi di una ragazza che quasi sbigottisce, quando legge quella frase. «Anche poeticamente», preciso: «Anche. Non ti pare?» «Mah», risponde subito «Magari qualche volta. Ma solo per un attimo. E per poche persone». Per poche, già. Non ci avrà mai pensato, Morin, a limitare quella frase? A inserire un inciso, a precisare che magari per qualcuno – per troppi? – la poesia è appena un lusso o un impaccio, quando dietro uno sguardo mezzo ironico e mezzo serio si intuisce che qualcosa è accaduto, o che qualcosa... «Per pochi, dici bene. E allora spiega perché è così. Contestalo, il filosofo, se non dice la verità». Risponde e abbassa gli occhi, inarcando un po’ il labbro: «No, prof, grazie: ho scelto un’altra traccia».
Zibaldone. Estudios Italianos, vol. V, issue 1 (enero 2017) - ISSN: 2255-3576 Massimo Gezzi (poesía) pp. 285-299 297] Prima che tocchi l’erba la boccia appesa in aria contro il cielo viola chiaro, prima che atterri - prima che l’onda si rovesci sulla sabbia e cancelli le orme di chi ci ha camminato per disperdere un pensiero - prima che l’odore dei pitosfori sia gelato dall’inverno devi dirlo il dolore di non essere più, se la memoria è anche questa incompiuta congrega di persone che hanno amato inutilmente, preoccupate o distratte, ma per sempre stagliate nell’azzurro navigato dai pipistrelli che gremivano il buio rischiarato dai fanali. Sono loro, ti hanno amato. Hanno potuto quel che hanno saputo. Hanno sbagliato. Da Uno di nessuno. Storia di Giovanni Antonelli, poeta (Edizioni Casagrande, Bellinzona 2016) I. Infanzia Qui si nasce e si abita felici, sembrano dire il panorama, le terre fertilissime, il mare lontano infiorato di barche e pescherecci. Eppure in questo luogo delizioso, in mezzo a tanta gioia di sole, di terre, di mare e d’ogni cosa, nacque un’erba avvelenata che crebbe disprezzata come ortica del fosso. * Più mastino che uomo, il compaesano vostro: testa e occhi piccoli,
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Zibaldone. Estudios Italianos, vol. V, issue 1 (enero 2017) - ISSN: 2255-3576<br />
Massimo Gezzi (poesía) pp. 285-299<br />
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e nel freddo, a pochi metri da una banca.<br />
La rialzi. Ne senti il calore<br />
della mano che si afferra alla tua,<br />
il profumo dolciastro, ne vedi gli occhi<br />
mezzi fatti. È viva, sorride, barcolla<br />
mentre viene verso te e fa come<br />
per abbracciarti, sempre stretta<br />
alla tua mano. E tu fai un passo indietro,<br />
ne hai timore, pensi allo schifo,<br />
all’ignoto, hai paura e quasi non te ne vergogni.<br />
Hai da fare, certo, è tardi. E domani<br />
la sveglia, le lezioni, la corsa per la strada...<br />
Ripasserai di qui. Noterai con un certo<br />
sollievo la sua assenza: sull’erba solo foglie,<br />
cacche, la brina che si scioglie, la tua quieta<br />
sicurezza di automa imperturbabile che schiva<br />
gli ostacoli e le spinte. Lei non ti ricorda nemmeno,<br />
e adesso dorme.<br />
Da Tre per una figlia<br />
Traccia n. 4<br />
Una delle tracce è sulla nostra capacità<br />
di «abitare poeticamente la terra»<br />
(Morin, e molti altri – troppi? – prima di lui).<br />
«Poeticamente, dice?» Sono gli occhi<br />
di una ragazza che quasi sbigottisce,<br />
quando legge quella frase.<br />
«Anche poeticamente», preciso: «Anche. Non ti pare?»<br />
«Mah», risponde subito «Magari qualche volta.<br />
Ma solo per un attimo. E per poche persone».<br />
Per poche, già. Non ci avrà mai pensato, Morin,<br />
a limitare quella frase? A inserire un inciso,<br />
a precisare che magari per qualcuno<br />
– per troppi? – la poesia è appena un lusso<br />
o un impaccio, quando dietro uno sguardo<br />
mezzo ironico e mezzo serio si intuisce<br />
che qualcosa è accaduto, o che qualcosa...<br />
«Per pochi, dici bene. E allora<br />
spiega perché è così. Contestalo,<br />
il filosofo, se non dice la verità».<br />
Risponde e abbassa gli occhi, inarcando<br />
un po’ il labbro:<br />
«No, prof, grazie: ho scelto un’altra traccia».