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Zibaldone. Estudios Italianos, vol. V, issue 1 (enero 2017) - ISSN: 2255-3576 Paolo Maccari (poesías) pp. 232-251 250] Se sia, come mi dicono, un retaggio storto del giovane cattolico che ognuno, qui, è stato, io non lo so; e che sia, come aggiungono, un pensiero arretrato anche per i giovani cattolici di oggi, bei giovani che pregano ridendo, non posso escluderlo perché letteralmente mi manca il cuore di appurarlo. E certo, il consiglio dispensato è salutare: che non si soffra ciò che non si può cambiare. Giusto è pentirsi degli atti e dei pensieri modificabili. Agli altri, superficie o fossa di noi stessi, si deve accettazione; al limite smussare gli eccessi e proseguire. Chi non sta bene non può portare bene. Chi ama vuole il bene e il bene si promana soltanto da chi sta bene. Va bene: se parliamo di funzionamento e amiamo ogni participio presente mi denuncio malfunzionante. La preghiera malata di un miscredente: perché no? Lascio che mi inquini la mente, fiacchi la volontà, inceppi il dispositivo del sonno. È una mia cruda necessità. È vero: la morbosa agitazione per un male che pure è parte della vita e si sa. Perché la vita è tutto e tutta va presa e i saggi ne colgono l’intima unità. Perfetto: ne colgo intimamente l’unità, richiamo alla mente ciò che è empio dimenticare. Dopo tutto, rimane che tu soffri, e appena esisti, e io ti immagino, e furiosamente sono con te e fuori è notte. ~
Zibaldone. Estudios Italianos, vol. V, issue 1 (enero 2017) - ISSN: 2255-3576 Paolo Maccari (poesías) pp. 232-251 251] Come quando qualcuno di te più grande, che ammiri tanto da nemmeno sperare di diventargli un giorno simile, ti chiede consiglio, addirittura ti domanda cosa fare, e tu sei preso da stupore, da disorientamento un po’ fiero un po’, ma oscuramente, abbattuto… così capita di arrossire se affiora inavvertita la coscienza che mentre disperavi di riuscire a vivere non meno di chiunque hai vissuto.
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Zibaldone. Estudios Italianos, vol. V, issue 1 (enero 2017) - ISSN: 2255-3576<br />
Paolo Maccari (poesías) pp. 232-251<br />
250]<br />
Se sia, come mi dicono, un retaggio<br />
storto del giovane cattolico<br />
che ognuno, qui, è stato,<br />
io non lo so;<br />
e che sia, come aggiungono, un pensiero<br />
arretrato anche per i giovani cattolici<br />
di oggi,<br />
bei giovani che pregano ridendo,<br />
non posso escluderlo perché<br />
letteralmente mi manca il cuore di appurarlo.<br />
E certo, il consiglio dispensato è salutare:<br />
che non si soffra ciò che non si può cambiare.<br />
Giusto è pentirsi degli atti e dei pensieri<br />
modificabili.<br />
Agli altri, superficie<br />
o fossa di noi stessi,<br />
si deve accettazione; al limite<br />
smussare gli eccessi<br />
e proseguire.<br />
Chi non sta bene non può portare bene.<br />
Chi ama vuole il bene e il bene<br />
si promana soltanto da chi sta bene.<br />
Va bene: se parliamo di funzionamento<br />
e amiamo ogni participio presente<br />
mi denuncio malfunzionante.<br />
La preghiera malata di un miscredente:<br />
perché no? Lascio che mi inquini<br />
la mente, fiacchi la volontà, inceppi<br />
il dispositivo del sonno.<br />
È una mia cruda necessità.<br />
È vero: la morbosa agitazione<br />
per un male che pure è parte della vita e si sa.<br />
Perché la vita è tutto e tutta va presa<br />
e i saggi ne colgono l’intima unità.<br />
Perfetto: ne colgo intimamente l’unità,<br />
richiamo alla mente ciò che è empio dimenticare.<br />
Dopo tutto,<br />
rimane che tu soffri, e appena esisti,<br />
e io ti immagino, e furiosamente<br />
sono con te e fuori è notte.<br />
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