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impossibilia-8-octubre-2014

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In tempi asai più recenti, negl’anni sesanta e setanta, i movimenti di sperimentazione del teatrod’avanguardia hanno di nuovo portato al’aperto le loro performances rivolgendo un’atenzione particolareanche al pubblico infantile e contribuendo al’evoluzione del teatro ragazi per come lo conosciamo oggi. Vaprecisato, però, che, ad esempio in Inghiltera, J.M. Barie (2010), meteva in scena Peter Pan già neiprimisimi anni del ‘900 e che in quegli anni che si rivelarono esere l’età d’oro dela leteratura perl’infanzia (Bernardi, 2011; Grili e Beseghi, 2011), altri importanti poeti e drammaturghi produsero opereteatrali di genere fantastico amate da adulti e bambini. Erano gli anni dela fuga nel sogno di un Edenilusorio in cui l’infanzia e le sue immagini idealizate rappresentavano una vera fantasia escapista peropporsi ala macchina infernale del nuovo secolo.Fin dai suoi esordi il teatro ragazi ha condiviso con la leteratura per l’infanzia destini insidiati damarginalità e dicoltà: la familiarità con la separateza antica dela narazione orale; l’ambivalenza insitanela tentazione adulta di impore al’infanzia “insegnamenti”, più che donarle gratuitamente opere d’arte;la complicata conquista di una propria autonomia per la deinizione di un ambito artistico specico in cui“fare teatro” per l’infanzia, e/o scrivere per esa, dedicando una sostanziale e profonda considerazione aspetatori e letori tanto speciali quanto esigenti.Come la leteratura per l’infanzia anche il teatro ragazi abita una zona a margine dela produzioneculturale innanzituto perché è un teatro dedicato ai bambini i quali, come la storia del’infanzia dimostra,abitano una provincia a lato e, come Policino, sono i più picoli e gli ultimi dela ila; per meglio dire, inogni ila che si vada componendo nele diferenti colocazioni di ceto, censo, nascita e cultura, i più picolisono gli ultimi. Ma non per il teatro ragazi e per la leteratura per l’infanzia. In secondo luogo il teatropatisce una ulteriore forma di separateza perché, in parte come la iaba nela propria versione integra ecompiuta, in parte come la poesia, in gran parte come la narazione orale, è un luogo visuto come elitario,appartato e, sopratuto, disonante rispeto alo schiaciante potere dei media.Abitare una sfera “a parte” consente, però, di percorere sentieri clandestini, non appariscenti, noncompletamente asoggetati ale fere e spietate regole del suceso e di imbocare vie inconsuete edivergenti di sperimentazione, elaborando poetiche che dischiudano la visione di altri orizonti perl’esplorazione di forme e linguaggi che la narazione teatrale porge al’infanzia. In primo piano e comeelemento caraterizante si pone, evidentemente, la relazione direta e compartecipata con i bambini.L’incontro con la storia e i teatranti avviene, rispetivamente, in presentia del’altro. Il rapporto con ilpubblico infantile si realiza nel contesto narativo più antico: il teatro ricongiunge i bambini che nefruiscono con il continuum di una interminabile esperienza umana.Anche per questo mi piace pensare a igure di naratori consapevoli e sapienti che non dimentichinomai che relazionarsi ai bambini è prima di tuto una scelta e, in quanto tale, comporta un’asunzione pienaBernardi, Milena. “Leteratura per l’infanzia tra Utopia e Controlo. Poetica, autenticità, temi dicili vs sistemi di addomesticamento”.Imposibilia Nº8, Págs. 122-137 (Octubre <strong>2014</strong>) Artículo recibido el 30/07/<strong>2014</strong> – Aceptado el 03/09/<strong>2014</strong> – Publicado el 30/10/<strong>2014</strong>.133

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