La veridicità narativa, nel romanzo e, comunque, nele storie, non coincide con il vero dela realtà.Infati, proprio per questo, concede aperture, ocasioni, posibilità, opportunità di invenzione ereinvenzione di ogni istante visuto nela narazione metendo a disposizione del’autore e del letore unilimitato potenziale creativo, di pensiero, di conoscenza, di emozioni. Nel’estesa imprevedibilità deipercorsi che si diramano nela personalisima mappa immaginativa che si disegna nel’incontro tra l’autore,la storia e il letore, prende forma un’esperienza unica, sovente dicile da comunicare e da condividere, checonserva e protegge proprio il dispositivo metaforico del “raddoppiamento di senso” (Comoli, 2010): conle storie scavalchiamo il conine del reale ed entriamo nel’universo raddoppiato che la leteratura cipropone. In paesaggi umani e geograici inesistenti posiamo però riconoscere e cogliere, con un nuovosguardo ed un altro sentire, quanto ci sfugge nel nostro percorso d’esperienza reale. In questo concetoespreso da Giampiero Comoli, si sintetiza lo spostamento dal qui al’altrove e la visione sorprendente erivelante che l’altrove ci ofre, quando la realtà, il qui, è così speso opaca e oscura. Nela metafora narativasi proieta e si traspone il senso “raddoppiato” che inalmente posiamo cogliere grazie a quelo spostamentodi dimensione.Quando vi si rinuncia, e si pretende di riprodure frammenti di realtà in narazioni cronachistiche oimitative di situazioni reali smembrate in facili simulazioni, alora diviene imposibile ritrovare elementi diautenticità e di adesività al’esere, al sentire e al pensare del’infanzia. Ma, vista la potenza –sopratutomediatica– dei sistemi di manipolazione ed emulazione che deiniscono modeli, standard e norme dicomportamento, anche tanti libri uniformati ai detami dei sistemi di condizionamento del’immaginazioneiniscono per risultare vincenti e rinforzanti di quegli stesi obietivi uniformanti.Se i bambini di Kuijer vivono le loro avventure immersi nela complesità del’esistenza e siesprimono tramite i linguaggi altretanto complesi dela leteratura, entrando in direto contato con igrandi e severi problemi che la vita e la morte pongono sula strada di tuti, anche dei più picoli, gli altri, ipersonaggi addomesticati, recitano ruoli speso ovvi, vacui e vuoti. Non certo di loro volontà, ma per sceltadi chi produce storie, o meglio pseudo-storie, costruite sula falsa riga del facile, del semplice,del’immediato, del’a-problematico.FIABALa contraddizione che vede duelare autenticità e slancio utopico con i sistemi del controlo esplodein modo evidente anche a proposito dela iaba, dela poesia, del teatro ragazi. A monte di quest’ultimo edela iaba abita la tradizione orale che ha cantato pure canti di cula, iniziali poesie e nenie.Bernardi, Milena. “Leteratura per l’infanzia tra Utopia e Controlo. Poetica, autenticità, temi dicili vs sistemi di addomesticamento”.Imposibilia Nº8, Págs. 122-137 (Octubre <strong>2014</strong>) Artículo recibido el 30/07/<strong>2014</strong> – Aceptado el 03/09/<strong>2014</strong> – Publicado el 30/10/<strong>2014</strong>.130
L’oralità: la forma di comunicazione più antica, imprendibile, dicile da controlare, da arginare, dadominare. Marc Soriano (1968) la deiniva una nebulosa lutuante ala quale diamo il nostro contributo,tuti, mentre si rinnova, si riplasma e si trasmete in ripetute mutazioni. L’oralità esalta l’instabilità e lamutevoleza performativa del mesaggio, al pari dela stabilità delo steso che è, invece, garantita dalascritura e sopratuto dala stampa (Ginzburg, 1979). Quela decisiva applicazione di una formatecnologica più evoluta aumentò le garanzie di durata, permanenza e atendibilità, –per citare solo alcunedele componenti fondamentali ed irinunciabili che hanno cambiato il destino dela conoscenzadal’introduzione dela stampa in poi– ma, a causa dela forma isa che i testi asumevano, a dispeto delalabilità del racconto orale, la stampa sanciva il rigore dei canoni e dei registri espresivi concedendomaggiori opportunità di ispezione e controlo; il testo scrito e stampato abitava al’interno di un sistemacodicato e si poneva sul fronte opposto a quelo dele voci. Col venire meno del primato del’oralità si sonoandati via via sotraendo, ale storie scaturite dala cultura dele voci, spazi di libertà e reinvenzione che,prima, volteggiavano nel luso inarestabile dela nebulosa del’oralità. Il pasaggio dal’oralità ala scritura,ad esempio nel cammino storico-leterario dela iaba, ha consentito che la grande tradizione popolaresopravvivese e si tramandase ma, man mano che si andava spegnendo la voce del’oralità, quei preziosi librihanno inito per concorere –loro malgrado!– al’isolamento dela iaba nela tore più alta del castelo, siaper la complesità che la contraddistingue, sia per l’ambiguità che la percore anche e persino se lasciatalasù, lontana dala sua origine orale. Il proceso di addomesticamento e rainazione dela lingua e dei temi,meso in ato in da quando i grandi adatatori presero a stendere i testi rapiti al’oralità, sembra non avermai pienamente soddisfato la richiesta incombente di controlo tesa a consolidare i progeti pedagogicidominanti. Residui di tematiche spinose, scandalose, iricevibili dal sistema dei “valori condivisi” resistononei testi trascriti, e in parte già a suo tempo ingentiliti (basti pensare ai sucesivi rifacimenti operati daifrateli Grimm) (Zipes, 2012) e, al pari di potenti numi, aiorano con la forza del reperto che risorge dastrati di epoche sovrapposte. Infati la iaba insiste a parlar di morte, di abbandoni, di trauma, dimetamorfosi, di mostruosità, di vulnerabili ma eroiche infanzie e fanciuleze, di pericolose ma necesarieiniziazioni, di sentimenti impronunciabili, di condizioni di vita disperata, e, sul fronte utopico, si ostina aspalancare le porte sul cielo aperto del’ilusione e persevera nel manifestare desideri di sconinamentoesplorando la ricerca di posibilità inaudite; la iaba alude e mete in intrecio amore, morte, sesualità,atrazione, vendeta; e poi risarcimento, trionfo degli innamorati sule imposizioni di ceto e di censo, e,come scriveva Italo Calvino (1965), la iaba è quel raconto degli ultimi in cui si compie un percorso che“libera liberando” frammenti di desideri, appagamenti di bisogni misconosciuti, inconfesabili fantasie.Nela iaba vincono ancora temi dicili e parole inconsuete, nonostante le limature e le scrematureche i testi stampati hanno prodoto, a volte, “a danno” dele innumerevoli versioni orali ma, senza potertradire davvero e per fortuna l’esenza profonda del genere. Infati, quest’opera di sotrazione non ha zititoBernardi, Milena. “Leteratura per l’infanzia tra Utopia e Controlo. Poetica, autenticità, temi dicili vs sistemi di addomesticamento”.Imposibilia Nº8, Págs. 122-137 (Octubre <strong>2014</strong>) Artículo recibido el 30/07/<strong>2014</strong> – Aceptado el 03/09/<strong>2014</strong> – Publicado el 30/10/<strong>2014</strong>.131
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