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impossibilia-8-octubre-2014

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L’oralità: la forma di comunicazione più antica, imprendibile, dicile da controlare, da arginare, dadominare. Marc Soriano (1968) la deiniva una nebulosa lutuante ala quale diamo il nostro contributo,tuti, mentre si rinnova, si riplasma e si trasmete in ripetute mutazioni. L’oralità esalta l’instabilità e lamutevoleza performativa del mesaggio, al pari dela stabilità delo steso che è, invece, garantita dalascritura e sopratuto dala stampa (Ginzburg, 1979). Quela decisiva applicazione di una formatecnologica più evoluta aumentò le garanzie di durata, permanenza e atendibilità, –per citare solo alcunedele componenti fondamentali ed irinunciabili che hanno cambiato il destino dela conoscenzadal’introduzione dela stampa in poi– ma, a causa dela forma isa che i testi asumevano, a dispeto delalabilità del racconto orale, la stampa sanciva il rigore dei canoni e dei registri espresivi concedendomaggiori opportunità di ispezione e controlo; il testo scrito e stampato abitava al’interno di un sistemacodicato e si poneva sul fronte opposto a quelo dele voci. Col venire meno del primato del’oralità si sonoandati via via sotraendo, ale storie scaturite dala cultura dele voci, spazi di libertà e reinvenzione che,prima, volteggiavano nel luso inarestabile dela nebulosa del’oralità. Il pasaggio dal’oralità ala scritura,ad esempio nel cammino storico-leterario dela iaba, ha consentito che la grande tradizione popolaresopravvivese e si tramandase ma, man mano che si andava spegnendo la voce del’oralità, quei preziosi librihanno inito per concorere –loro malgrado!– al’isolamento dela iaba nela tore più alta del castelo, siaper la complesità che la contraddistingue, sia per l’ambiguità che la percore anche e persino se lasciatalasù, lontana dala sua origine orale. Il proceso di addomesticamento e rainazione dela lingua e dei temi,meso in ato in da quando i grandi adatatori presero a stendere i testi rapiti al’oralità, sembra non avermai pienamente soddisfato la richiesta incombente di controlo tesa a consolidare i progeti pedagogicidominanti. Residui di tematiche spinose, scandalose, iricevibili dal sistema dei “valori condivisi” resistononei testi trascriti, e in parte già a suo tempo ingentiliti (basti pensare ai sucesivi rifacimenti operati daifrateli Grimm) (Zipes, 2012) e, al pari di potenti numi, aiorano con la forza del reperto che risorge dastrati di epoche sovrapposte. Infati la iaba insiste a parlar di morte, di abbandoni, di trauma, dimetamorfosi, di mostruosità, di vulnerabili ma eroiche infanzie e fanciuleze, di pericolose ma necesarieiniziazioni, di sentimenti impronunciabili, di condizioni di vita disperata, e, sul fronte utopico, si ostina aspalancare le porte sul cielo aperto del’ilusione e persevera nel manifestare desideri di sconinamentoesplorando la ricerca di posibilità inaudite; la iaba alude e mete in intrecio amore, morte, sesualità,atrazione, vendeta; e poi risarcimento, trionfo degli innamorati sule imposizioni di ceto e di censo, e,come scriveva Italo Calvino (1965), la iaba è quel raconto degli ultimi in cui si compie un percorso che“libera liberando” frammenti di desideri, appagamenti di bisogni misconosciuti, inconfesabili fantasie.Nela iaba vincono ancora temi dicili e parole inconsuete, nonostante le limature e le scrematureche i testi stampati hanno prodoto, a volte, “a danno” dele innumerevoli versioni orali ma, senza potertradire davvero e per fortuna l’esenza profonda del genere. Infati, quest’opera di sotrazione non ha zititoBernardi, Milena. “Leteratura per l’infanzia tra Utopia e Controlo. Poetica, autenticità, temi dicili vs sistemi di addomesticamento”.Imposibilia Nº8, Págs. 122-137 (Octubre <strong>2014</strong>) Artículo recibido el 30/07/<strong>2014</strong> – Aceptado el 03/09/<strong>2014</strong> – Publicado el 30/10/<strong>2014</strong>.131

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