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Materias primas y métodos de producción de materiales cerámicos ...

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Falcone R / <strong>Materias</strong> Primas y Métodos <strong>de</strong> Producción <strong>de</strong> Materiales Cerámicos<br />

<strong>de</strong>composizione <strong>de</strong>lla calcite; al contrario il rivestimento, essendo ricco di fon<strong>de</strong>nti<br />

(in particolare il K) ten<strong>de</strong> a vetrificare e diviene compatto. Queste differenze non<br />

sono casuali, ma erano sfruttate, variando l’atmosfera <strong>de</strong>l forno da riducente ad<br />

ossidante (probabilmente dopo una fase iniziale ossidante), per ottenere il<br />

contrasto tra il nero <strong>de</strong>l rivestimento e il corpo ceramico chiaro. Durante la fase<br />

riducente tutto il Fe si riduce a Fe(II) e tutta la ceramica diventa nera per la<br />

formazione di spinelli con Fe ridotto, tipo magnetite e hercinite; nella fase<br />

ossidante, l’ossigeno può penetrare nel corpo ceramico che è molto poroso ed<br />

ossidare il Fe a Fe(III), così che il corpo ceramico assume una colorazione rossa o<br />

comunque chiara. Al contrario il rivestimento, compatto, risulta “impermeabile”<br />

all’ossigeno, che non può ossidare il Fe e il rivestimento conserva il colore nero.<br />

Questa tecnica raggiunse il massimo livello di raffinatezza e di specializzazione<br />

con la produzione <strong>de</strong>i i bellissimi vasi attici a figure rosse e nere; fu utilizzata<br />

inoltre per produzione <strong>de</strong>lla ceramica Campana, una ceramica a vernice nera<br />

prodotta dal IV al I secolo a.C in diversi centri <strong>de</strong>ll’Italia meridionale [6, 7, 8, 9, 10] .<br />

3. Analisi chimiche<br />

Le prime analisi chimiche su ceramiche antiche risalgono alla prima metà <strong>de</strong>l<br />

XIX secolo, quindi circa un secolo prima rispetto alle analisi minero-petrografiche.<br />

Inizialmente i reperti venivano analizzati con tecniche di analisi chimica classica<br />

che richie<strong>de</strong>vano tempi di esecuzione molto lunghi. L’introduzione e la diffusione,<br />

a partire dagli anni ’70, di tecniche di analisi chimica strumentali, quali ad esempio<br />

la fluorescenza <strong>de</strong>i raggi X (XRF) e l’attivazione neutronica (NAA), ha dato un<br />

notevole impulso alla produzione di analisi di ceramiche archeologiche [6] .<br />

Le analisi chimiche quantitative sono alla base di un gran numero di studi<br />

sulla provenienza di ceramiche antiche. Il principio, così come per le analisi<br />

petrografiche, si basa sul confronto tra la composizione <strong>de</strong>i campioni incogniti e<br />

quella di materiali di sicura produzione locale. E’ necessario, prima di tutto,<br />

proce<strong>de</strong>re alla <strong>de</strong>finizione di un “gruppo di riferimento”, costituito da un numero<br />

statisticamente significativo di campioni locali, che siano rappresentativi <strong>de</strong>l

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