tomate ...light - Parma Impianti

tomate ...light - Parma Impianti tomate ...light - Parma Impianti

sigep.parmaimpianti.com
from sigep.parmaimpianti.com More from this publisher
02.06.2013 Views

SOMMARIO<br />

9-14 Pomodoro . . . Light di Mario Diemmi<br />

49-51 Una sfida: Il nuovo stabilimento ALTHEA di <strong>Parma</strong><br />

69-71 La sterilizzazione termica di Franco Setti<br />

85-86 Elenco degli inserzionisti<br />

87-88 Nota dei dati personali<br />

CONTENTS<br />

19-24 Tomato . . . Light by Mario Diemmi<br />

53-54 A challenge: the new ALTHEA plant in <strong>Parma</strong><br />

73-75 Heat sterilization by Franco Setti<br />

85-86 List of Advertisers<br />

87-88 Note of personal data<br />

SOMMAIRE<br />

27-32 Tomate . . . Light par Mario Diemmi<br />

57-59 Un defi: le nouveau site ALTHEA de Parme<br />

77-79 La sterilisation thermique par Franco Setti<br />

85-86 Liste des Annonceurs<br />

87-88 Note des données personnelles<br />

SUMARIO<br />

35-41 Tomate . . . Light de Mario Diemmi<br />

61-63 Un desafio: la nueva planta ALTHEA de <strong>Parma</strong><br />

81-83 La esterilización térmica de Franco Setti<br />

85-86 Lista de Insercionistas<br />

87-88 Ficha de datos personales àà91007www.parmaimpianti-sigep.com<br />

Questa rivista viene distribuita in tutto il mondo<br />

This issue is distributed throughout the world.<br />

Cette revue est distribuée dans le monde entier.<br />

Esta revista es distribuida en todo el mundo.<br />

Diese Zeitschrift wird in der ganzen Welt verteilt.<br />

F.B.L. Food Machinery Srl<br />

43038 SALA BAGANZA<br />

(<strong>Parma</strong>-Italy)<br />

Via Augusto Rosa, 4<br />

Tel. +39 0521-833939 (r.a.)<br />

Fax +39 (0521) 834345<br />

www.fbl-it.it<br />

E-mail : fbl@fbl-it.it<br />

direzione e amministrazione:<br />

S.I.G.E.P. snc<br />

Società Iniziative Grafiche<br />

Editoriali - Pubblicitarie<br />

Via Nazionale, 14 Lemignano<br />

43044 Collecchio - PR - Italy<br />

C.P. 353 43100 <strong>Parma</strong> Centro (Italy))<br />

Tel. 0521-804104 - Fax 0521-804655<br />

info@parmaimpianti-sigep.com<br />

Iscritta al Registro Naz. della Stampa al n.6091<br />

Registrazione Tribunale di <strong>Parma</strong><br />

n. 575 del 28/1/1981<br />

Stampa: La Tipografica Parmense Srl<br />

Prezzo per copia Euro 0,001<br />

Pubblicità inferiore al 45%<br />

direttore responsabile:<br />

Diemmi Maria Grazia<br />

direttore di redazione:<br />

Mario Diemmi<br />

Il trattamento dei dati personali che La riguardano viene svolto nell’ambito della banca dati elettronica del nostro servizio promozionale, nel rispetto<br />

di quanto stabilito dalla Legge D.Lgs 196/03 sulla tutela dei dati personali. Il trattamento dei dati, di cui Le garantiamo la massima riservatezza, è effettuato<br />

al fine di aggiornarLa su nuove iniziative e la comunicazione dei Suoi dati sarà esclusivamente riservata alle aziende inserzioniste.<br />

The handling of personal data concerning you is performed within the electronic data bank of our promotional service, in the observance of the<br />

provisions of the Law 196/03 regarding the protection of personal data. The handling of data, about which we guarantee top privacy, is carried<br />

out with the purpose of bringing you up to date on new projects, and the communication of your data will be exclusively saved for the advertising<br />

businesses.<br />

Le traitement des données personnelles qui vous concernent se déroule dans le cadre de la banque électronique des données de notre service<br />

promotionnel, dans le respect des dispositions de la Loi D.Lgs 196/03 portant sur la tutelle des données personnelles. Le traitement des<br />

données, dont nous vous garantissons une discrétion absolue, est effectué dans le but de vous tenir au courant au sujet de nouvelles intiatives<br />

et la communication de vos données sera exclusivement réservée aux entreprises annonceuses.<br />

Innerhalb der elektronischen Datenbank unseres Werbedienstes erfolgt die Verwendung Sie persönlich betreffender Daten im Rahmen des Gesetzes<br />

D.Lgs 196/03 über den Schutz persönlicher Daten. Die von uns garantierte, höchst vertrauliche Datenverwendung hat den Zweck, Sie<br />

über unsere neuen Initiativen zu informieren, und Ihre Daten werden ausschliießlich inserierenden Firmen mitgeteilt.<br />

El tratamiento de los datos personales que le atañen tiene lugar en ámbito del banco electrónico de datos de nuestro servicio promocional,<br />

respetando cuanto establecido por la Ley D.Lgs 196/03 sobre la tutela de los datos personales. El tratamiento de los datos, para los cuales garantizamos<br />

la máxima discreción, tiene lugar con la finalidad de mantenerla al día con las nuevas iniciativas y la comunicación de sus datos<br />

será exclusivamente reservada para las empresas insercionistas.


POMODORO …LIGHT<br />

Chi si aggira per le isole dei supermercati,<br />

avrà sicuramente notato,<br />

sulle scaffalature, in bell’ ordine, un<br />

numero crescente di prodotti che<br />

portano vistosamente in etichetta la<br />

parola, ormai magica “ <strong>light</strong> “, sempre<br />

con il vocabolo inglese e sempre<br />

con il significato taumaturgico,<br />

di prodotto leggero, salutistico, tale<br />

da evocare linea snella, dieta automatica<br />

e tanti altri bei significati.<br />

Si può anche sorridere alla considerazione<br />

che per il pomodoro questo<br />

vocabolo è in uso, pur con altro idioma,<br />

da decenni e che la gamma in<br />

tal senso, si è visibilmente espansa<br />

nel tempo e attualmente risulta<br />

estremamente padrona del mercato<br />

della rossa bacca.<br />

Con queste note, vorremmo fare un<br />

quadro , il più aggiornato possibile,<br />

della gamma con la quale i derivati<br />

del pomodoro si presentano sugli<br />

scaffali o, in primis , sono presenti<br />

in grandi contenitori, nei magazzini<br />

dei produttori di sughi, pizze, passate,<br />

polpe e cubettati, in particolare<br />

soffermandoci proprio su quei prodotti<br />

dove non è intervenuta la concentrazione<br />

del succo, ma dove i<br />

tessuti del vegetale d’origine appaiono<br />

trasformati ma, strutturalmente<br />

similari alla materia prima<br />

della quale sono ancora portanti<br />

corredo organolettico, nutrizionale e<br />

freschezza.<br />

Già nel lontano 1980, la rivista dedicava<br />

a questi derivati del pomodoro,<br />

una serie di note con il titolo “ Obiettivo<br />

: freschezza “.<br />

Pensiamo quindi utile considerare le<br />

modalità dell’evoluzione di questa<br />

interessantissima tecnologia.<br />

Indubbio che questa evoluzione è<br />

stata naturale conseguenza delle<br />

esigenze emerse dalle tendenze del<br />

mercato, e questo secondo una regola<br />

valida non solo per il pomodoro,<br />

ma anche per diversi altri prodotti<br />

e settori industriali.<br />

La prima necessità evidenziata dal<br />

consumo era, al momento iniziale<br />

dell’espandersi dei consumi, la ricerca<br />

di una valida metodologia di<br />

conservazione del pomodoro che,<br />

fisiologicamente, da fresco, era reperibile<br />

solamente per limitati periodi<br />

dell’anno solare.<br />

Da questa esigenza nacque una<br />

tecnologia di trasformazione della<br />

materia prima mirata all’ottenimento<br />

di un prodotto concentrato, di facile<br />

conservazione a temperatura ambiente<br />

a seconda del tipo di contenitore<br />

utilizzato in alternativa al condizionamento<br />

refrigerato.<br />

La tecnologia che ha portato alla<br />

concentrazione, basata essenzialmente<br />

sulle modalità di cessione del<br />

calore al succo per estrarne acqua,<br />

è passata attraverso tanti momenti :<br />

basti considerare le bacinelle originali,<br />

per passare all’utilizzo del vuoto<br />

nelle bolle per approdare infine<br />

agli impianti continui con capacità di<br />

concentrazione ormai enormi.<br />

Parallelamente gli studi e le applicazioni<br />

sono state orientate alla messa<br />

punto dei contenitori di conservazione<br />

e così dalle botti per concentrati<br />

salati e di indefinibile colore, si<br />

è via via passati ai sacchi asettici<br />

presterilizzati ove sembra essere<br />

stato raggiunto il top delle condizioni<br />

ottimali.<br />

Sicuramente forti dei risultati raggiunti<br />

con questa puntigliosa ricerca<br />

e delle risposte a questa prima esigenza,<br />

il mercato, alla ricerca di<br />

prodotti che mantenessero al massimo<br />

grado le caratteristiche del fresco,<br />

pur nell’ambito di una conservazione<br />

almeno a ciclo annuale, richiese<br />

per il pomodoro, ma anche<br />

per altre gamme vegetali quali la<br />

frutta, prodotti alternativi al concentrato<br />

che presentassero però gli<br />

stessi requisiti di conservabilità<br />

giungendo cosi alla messa a punto,<br />

in un primo tempo, della produzione<br />

di pomodori pelati, per poi sfociare<br />

in una gamma molto più estesa<br />

comprendente passati poi polpe a<br />

pezzi di diversa dimensioni, cubet-<br />

di Mario Diemmi<br />

tati, basi per sughi etc,<br />

E’ doveroso a questo punto ricordare,<br />

come lo sviluppo di questa gamma<br />

di prodotti nuovi, sia stata possibile<br />

in funzione di una parallela ricerca<br />

varietale del pomodoro.<br />

Il pomodoro inizialmente si identificava<br />

con varietà tonde, costolute,<br />

con gradi zuccherini elevatissimi,<br />

coltivato non a terra ma secondo impianti<br />

a siepe, dove la pianta era sostenuta<br />

nel suo sviluppo da supporti<br />

che portavano a configurazioni a<br />

pianticella.<br />

La buccia del pomodoro era molto<br />

sottile, copioso il liquido placentare<br />

zuccherino, facile a rotture nel caso<br />

di stress meccanici limitati al punto<br />

che lo stesso trasporto dal campo<br />

allo stabilimento era legato all’utilizzo<br />

di cassette, allora lignee e poi di<br />

plastica, con contenuti massimi di<br />

20 – 25 kg.<br />

Le necessità legate a produzione di<br />

massa, all’installazione di impianti a<br />

9


sempre maggiore potenzialità, ai<br />

trasporti su automezzo ora anche<br />

da regione a regione ed infine alla<br />

meccanizzazione della raccolta in<br />

campo, hanno portato, nel volgere<br />

di alcuni decenni alla configurazione<br />

di un pomodoro, per certi versi antitetico<br />

al modello iniziale : bacca ad<br />

alta resistenza meccanica idonea al<br />

caricamento trasporto e scaricamento<br />

da cassone, possibilità di lavaggio<br />

e trattamento in condizioni<br />

drastiche e questo, purtroppo, a<br />

scapito delle caratteristiche organolettiche,<br />

del colore e dei contenuti<br />

zuccherini.<br />

Si aggiunga infine che queste nuove<br />

condizioni finalizzate al raggiungimento<br />

di un’economia gestionale ottimale,<br />

hanno creato parallelamente<br />

le esigenze di ricerca varietale mirata<br />

ad ottenere campagne pomodoro<br />

sempre più brevi, a ricerca di maturazioni<br />

contemporanee questo anche<br />

per le aree quali le mediterranee,<br />

dove la manodopera risulta costosa<br />

e spesso di difficile reperimento.<br />

Passiamo ora a ricordare i prodotti<br />

che vedono il pomodoro non concentrato,<br />

normalmente a residuo naturale<br />

o , se aumentato, a bassi livelli<br />

ed in ogni modo tali da non toglierne<br />

la prerogativa di freschezza.<br />

pomodori pelati<br />

II pelato è sicuramente una delle<br />

forme più “ antiche “ e conosciute di<br />

conservazione del pomodoro, è un<br />

prodotto che pensiamo sia stato e<br />

sia, nel mondo, fra i più noto ambasciatori<br />

della agricoltura ed industria<br />

conserviera italiana.<br />

A parte la forma che, per una caratterizzazione<br />

del prodotto è quella<br />

oblunga, il pomodoro in oggetto deve<br />

essere a polpa di colore rosso vivo<br />

anche negli strati interni, il fittone<br />

centrale deve essere di proporzioni<br />

limitate e non legnoso, nelle logge<br />

debbono esservi pochi semi, la buccia<br />

deve facilmente distaccarsi ed il<br />

picciuolo deve avere un facile distacco<br />

e richiedendosi maturazione<br />

omogenea, non deve presentare<br />

“colletti” verdi e men che meno,<br />

parti necrotiche o di colore giallastro.<br />

La varietà più pregiata e nota è, sicuramente<br />

da sempre, il San Marzano,<br />

tuttavia ragioni pratiche, aree limitate<br />

di coltivazione, costi paralle-<br />

10<br />

lamente a miglioramenti genetici sostanziali,<br />

hanno esteso la possibilità<br />

di utilizzo a diverse varietà quali le<br />

provenienti da diversi cultivar attualmente<br />

idonei anche a raccolta meccanica.<br />

Molte di queste varietà, messe originariamente<br />

a punto in istituti californiani,<br />

sono ormai diffuse in ogni<br />

area e ogni coltivatore ha la possibilità<br />

di scegliere, in base a terreni e<br />

clima, la varietà maggiormente rispondente<br />

alle sue esigenze.<br />

La scelta del pomodoro di partenza,<br />

abbinata ad un grado di maturazione<br />

altrettanto preciso, sono le<br />

condizioni di base per l'ottenimento<br />

di un “ pelato “ di qualità ottimale,<br />

destinato normalmente alla scatola,<br />

del quale ora, sinteticamente, andremo<br />

a schematizzarne la tecnologia.<br />

La scatola , di varie dimensioni, dal<br />

mezzo chilo ai 5 kg. nominali, è ancora<br />

il contenitore preferito dai produttori<br />

di pelati, in quanto la sua rigidezza<br />

preserva il pelato, di natura<br />

molto fragile, da stress meccanici,<br />

facilita l’utilizzo di linee di grandissima<br />

capacità ed ottimizza le possibilità<br />

di stoccaggio, particolarmente<br />

importante per prodotti a ciclo annuale.<br />

Si aggiunga il pregio che la<br />

parete metallica offre al passaggio<br />

del calore e quindi alla riduzione di<br />

tempi di riscaldamento e sterilizzazione<br />

con conseguenti contributi alla<br />

preservazione delle caratteristiche<br />

organolettiche.<br />

Lasciamo , come ormai troppo note,<br />

le considerazioni sulla natura del rivestimento<br />

interno della scatola, ove<br />

dalla presenza dello stagno di antica<br />

memoria, si è passati ormai, almeno<br />

per i piccoli formati, alla smaltatura<br />

con vernici a pigmento speciale.<br />

La tecnologia di produzione relativa<br />

prevede una serie di operazioni, più<br />

o meno arricchite di tecnologie sofisticate<br />

e specifiche, ma sempre<br />

comprendenti :<br />

- lavaggio e cernita<br />

- distacco della buccia dalla polpa<br />

( pelatura )<br />

- separazione delle bucce<br />

- riempimento del contenitore<br />

- sigillatura del contenitore<br />

- sterilizzazione e raffreddamento<br />

Mentre per il primo e per gli ultimi<br />

due punti, sostanzialmente non sono<br />

state riscontrate, negli ultimi anni,<br />

variazioni concettuali, nel secondo<br />

e nel terzo sono insiti i punti di<br />

forza caratterizzanti i tempi relativamente<br />

recenti.<br />

E’ della massima importanza premettere<br />

che la fase di pelatura può<br />

essere considerata la base di tante


altre linee di ottenimento derivati<br />

che con queste note andremo a<br />

considerare.<br />

Analizzando le varie fasi della linea<br />

possiamo subito dire che per il lavaggio<br />

e la cernita del prodotto vengono<br />

utilizzate linee simili a quelle<br />

per il concentrato. Sono normalmente<br />

dimensionate in modo che il<br />

lavaggio sia particolarmente efficace<br />

-e le più limitate capacità orarie<br />

lo favoriscono -ed in modo che sui<br />

na-stri di cernita il pomodoro possa<br />

essere controllato con facilità ed<br />

avanzi non a strati sovrapposti, ed a<br />

velocità tale da permettere l'intervento<br />

di verifica e cernita da parte<br />

delle operatrici. Operatrici che, a differenza<br />

delle linee destinate alla<br />

concentrazione, debbono essere effettivamente<br />

presenti ed essere ben<br />

addestrate allo scopo ; la linea, nel<br />

caso di moderne installazioni, viene<br />

quasi sempre dotata anche di selezionatrici<br />

ottiche che rilevano ed allontanano<br />

bacche difettose per il solo<br />

colore, da destinare alla semplice<br />

concentrazione o per parti necrotiche<br />

e sfatte.<br />

Anche l’utilizzo di depicciolatori o<br />

pulitori a tamburo ha un certo rilievo<br />

in queste linee, particolarmente apprezzato<br />

per prodotto proveniente<br />

da particolari terreni argillosi o per<br />

varietà dal forte aggancio del peduncolo<br />

al frutto specie se di maturazione<br />

imperfetta, con situazioni<br />

accentuate spesso dalla raccolta<br />

meccanica ormai del tutto diffuse<br />

nei paesi maggiormente industrializzati.<br />

La fase di “ pelatura “ vera e propria<br />

intesa come distacco della buccia<br />

dalla polpa ha subito una evoluzione<br />

tecnologica nel tempo, di enorme<br />

rilevanza anche se , tutto sommato,<br />

la tecnologia ha affinato le<br />

operazioni che una volta avvenivano<br />

praticamente in modo manuale.<br />

Si basa sull’ operazione di scottatura<br />

della bacca in acqua ad oltre<br />

90°C per circa 30 secondi . Alternative<br />

ormai da archiviare la pelatura<br />

chimica o per trattamento con vapore<br />

del pomodoro preventivamente<br />

congelato.<br />

La scottatura avviene con impianti<br />

costituiti da cilindri forati ad asse<br />

orizzontale a coclea interna di avanzamento<br />

pomodoro, parzialmente<br />

immersi in acqua bollente in alternativa<br />

a quelli costituiti da camere cilindriche<br />

inclinate, a largo diametro<br />

nelle quali ruotano una serie di pale<br />

costituenti camere a parziale immersione.<br />

in acqua bollente ove il<br />

pomodoro viene scottato e successivamente<br />

sgrondato con tempi regolabili<br />

con la massima precisione.<br />

A valle delle “scottatrici” sono posizionate<br />

le pelatrici.<br />

Di quelle meccaniche, di capacità rilevanti,<br />

oltre le 30 tons/ora, se ne<br />

conoscono diverse tipologie. Fra le<br />

più note ed ancora molto diffuse,<br />

specialmente dove le quantità in<br />

gioco non sono di assoluto rilievo, ci<br />

sono macchine che dispongono i<br />

pomodori, rigorosamente di tipo<br />

oblungo e calbrati, su dei canali che<br />

li trasferiscono ad una stazione munita<br />

di coltelli che incidono la buccia<br />

in senso longitudinale a valle della<br />

quale, il pomodoro, sempre canalizzato,<br />

viene affidato a una serie di<br />

ganasce poste a “ V “ che lo stringono<br />

in modo continuo e allontanano<br />

così la buccia che viene poi espulsa<br />

e fatta cadere nella parte inferiore.<br />

A questa categoria appartenevano<br />

anche macchine dove la bacca,<br />

“spuntata “ con particolari lame, attraversava<br />

speciali alveoli di gomma<br />

a risalti, oppure veniva compressa<br />

gradualmente ad una estremità in<br />

modo che il frutto schizzasse fuori<br />

dalla buccia trattenuta, oppure, mediante<br />

forza centrifuga la si proiettava<br />

e costringeva a passare attraverso<br />

alveoli di gomma posti alla periferia<br />

di tamburi rotanti.<br />

È chiaro che impianti di questo tipo<br />

esigevano che il pomodoro fosse di<br />

tipo oblungo e ben calibrato.<br />

Le pelatrici più recenti , le termofisiche,<br />

idonee alla produzione fino a<br />

diverse decine di tons/ora, sono presenti<br />

sul mercato con diverse configurazioni,<br />

tutte però basate sul riscaldamento<br />

rapido a temperature<br />

non inferiori ai 120 – 130°C mediante<br />

vapore a pressione ed il passaggio<br />

in stazione successiva per<br />

essere sottoposto ad una repentina<br />

diminuzione di pressione o per essere<br />

repentinamente raffreddato con<br />

acqua per condensare il vapore presente.<br />

Questa variazione provoca uno<br />

scoppio letterale della buccia in<br />

quanto l’acqua, liquida alla pressione<br />

della prima fase, vaporizza al calo<br />

della pressione e provoca la<br />

frammentazione della buccia.<br />

Questo ovviamente il principio base<br />

che le varie aziende hanno poi elaborato<br />

ed applicato con diversi modelli<br />

che attualmente costituiscono<br />

la tendenza dominante.<br />

Da ricordare i vantaggi che questo<br />

tipo di impiantistica comporta, basti<br />

pensare il risolvere con una sola<br />

macchina, le funzioni di scottatura e<br />

di pelatura senza richiedere le operazioni<br />

di spuntatura, calibratura ed<br />

il poter operare con pomodoro, sia<br />

esso oblungo che tondo.<br />

Ovviamente particolarmente importante<br />

la determinazione dei parametri<br />

operativi in funzione della varietà<br />

e del grado di maturazione del frutto<br />

onde preservare al massimo la parte<br />

di polpa più vicina alla buccia<br />

che, ricca di carotenoidi ( principalmente<br />

licopene ) è quella con colo-<br />

11


azione più intensa.<br />

In realtà la pelatrice di questo tipo<br />

viene massivamente utilizzata anche<br />

nella produzione di cubettati e<br />

delle stesse polpe potendo garantire<br />

una qualità rilevante a costi ridotti<br />

sia per la natura della materia prima<br />

che della tecnologia.<br />

Queste pelatrici generano parallelamente<br />

rilevanti quantitativi di scarti<br />

di lavorazione e di frutto che, non<br />

idoneo per la pelatura, risulta utilizzabile<br />

per la produzione di concentrato<br />

: da qui la necessaria installazione<br />

di piccoli impianti di concentrazione<br />

per il totale recupero di<br />

quanto non utilizzato nella pelatura.<br />

Dopo le pelatrici troviamo i nastri separapelli.<br />

Questi , di principio costituiti da uno<br />

o due tappeti a rulli, costringono il<br />

pomodoro ad avanzare consentendo<br />

ai rulli gommati del tappeto di<br />

base di catturare bucce, di allontanarle<br />

mediante canalizzazioni sottostanti.<br />

Diverse sono le valide “ interpretazioni<br />

“ che i costruttori hanno<br />

dato a questa fase.<br />

Il pomodoro a questo punto risulta<br />

pelato e deve essere trasferito alla<br />

stazione di riempimento del contenitore<br />

finale.<br />

Ma questo passaggio deve essere<br />

completo di una ispezione affidata a<br />

controlli manuali sovente con l’ausilio<br />

di selezionatrici ottiche<br />

Il pelato è a questo punto pronto da<br />

“ inscatolare “, dato che il contenitore<br />

tipico per esso è la scatola metallica<br />

in quanto idonea a garantire integrità<br />

fisica ad un prodotto molto<br />

sensibile agli stress meccanici.<br />

Normalmente per questa operazione<br />

si ricorre a macchine di tipo ro-<br />

12<br />

tante con fase manuale di immissione.<br />

All'entrata delle scatole una valvola<br />

provvede alla dosatura del succo,<br />

necessario per il riempimento delle<br />

scatole, questo prima che siano immessi<br />

i pomodori, allo scopo sia<br />

eliminata la presenza di aria dopo il<br />

riempimento. II succo deve essere<br />

portato alla temperatura di 95°C prima<br />

di essere dosato per garantire<br />

una temperatura di 40-45°C delle<br />

scatole dopo l'aggraffatura. Una<br />

temperatura inferiore obbligherà un<br />

tempo di sterilizzazione maggiore.<br />

Dopo il riempimento delle scatole<br />

con il pelato, viene controllato il grado<br />

di riempimento, prima dell'aggraffatura,<br />

sul trasportatore di “ pareggimento”,<br />

quindi si procederà alla<br />

aggraffatura delle scatole, dopo la<br />

quale si procederà alla fase di sterilizzazione.<br />

Il controllo del riempimento è particolarmente<br />

importante e da affidare<br />

a personale particolarmente valido<br />

e cosciente ed allo scopo necessita<br />

ricordare che la percentuale di<br />

sgocciolato sul totale viene fissato<br />

da normative nazionali precise che<br />

se non ottemperate, oltre alla rimostranza<br />

del consumatore, possono<br />

portare a sanzioni da parte delle autorità<br />

competenti.<br />

Superfluo ricordare a questo punto<br />

le modalità di aggraffatura, tanto sono<br />

note e da tanto tempo applicate.<br />

Succintamente ricordiamo ora le fasi<br />

di sterilizzazione che viene attuata<br />

in diversi modi normalmente in funzione<br />

della capacità dell’ impianto a<br />

monte.<br />

Si è passati cosi dall’utilizzo di vasche<br />

per l’immersione della scatola<br />

in acqua bollente alle autoclavi a<br />

pressione per arrivare agli sterilizzatori<br />

continui a pressione atmosferica<br />

o sotto pressione.<br />

Considerato come sorpassato il trattamento<br />

a “ scatola ferma “ approssimato<br />

ed antieconomico, ricordiamo<br />

come il principio utilizzato sia<br />

quello basato sull’ aumento dello<br />

scambio di calore dovuto al movimento<br />

relativo del prodotto all'interno<br />

della scatola rispetto alla parete<br />

della stessa con creazione di correnti<br />

convettive che più rapidamente<br />

portano calore al centro della scatola;<br />

il continuo ricambio del prodotto<br />

lungo la parete associato alla temperatura<br />

del mezzo riscaldante oltre<br />

ii100 gradi provoca uno scambio termico<br />

tale da accelerare il processo<br />

di sterilizzazione. Non è questa la<br />

sede di trattazione, tuttavia accenniamo<br />

all'esistenza di una tecnologia<br />

precisa sfruttante il rotolamento<br />

della scatola sul proprio asse in alternativa<br />

ad un movimento di rotazione<br />

su di un asse perpendicolare<br />

a questo e che esistono sterilizzatori,<br />

utilizzati anche per tantissimi altri<br />

prodotti, ove si può impostare velocità<br />

di rotazione determinate dallo<br />

studio del comportamento del prodotto<br />

sottoposto alla combinazione<br />

delle due forze, di gravità e centrifuga.<br />

In pratica i modelli più usati sono<br />

quelli ove la scatola viene costretta<br />

a scendere lungo più piani sovrapposti<br />

e raccordati con un movimento<br />

di rotolamento atto ad aumentare il<br />

ricambio e la turbolenza del prodotto<br />

prossimo alla parete della scatola e<br />

quindi favorire la penetrazione del<br />

calore.<br />

La velocità di trascinamento avanzamento<br />

della scatola che rotola<br />

non supera 0,5 mt/minuto, il riscaldamento<br />

è a camera di vapore non<br />

a pressione; le temperature al centro<br />

scatola oltre ai 95°C con riduzione<br />

di processo rispetto al bagno statico<br />

del 25% circa.<br />

Queste apparecchiature sono interessanti<br />

anche per la possibilità offerta<br />

dai piani inferiori di operare raffreddamenti<br />

ed asciugature indispensabili<br />

per avviare il prodotto alla<br />

fase di confezionamento finale.<br />

Per grandissime produzioni, a temperature<br />

superiori a 100°C, si può ricorrere<br />

al sistema detto comunemente<br />

«cooker-cooler». Si tratta di<br />

un doppio cilindro in acciaio nel pri-


mo del quale, il maggiore, la scatola<br />

entra da speciali valvole che permettono<br />

l'alimentazione senza perdita<br />

di pressione, e percorre un canale<br />

a spirale corrente lungo la parete<br />

interna in esso sospinta dai risalti<br />

di un tamburo ruotante coassialmente.<br />

II moto della scatola è la<br />

risultante di una traslazione lungo<br />

l'asse del cilindro e di una rotazione<br />

per rotolamento sul proprio asse.<br />

Nel primo corpo si attua il preriscaldamento<br />

e la sterilizzazione, nel secondo<br />

corpo collegato al primo ancora<br />

da valvole a tenuta di pressione,<br />

il prodotto viene raffreddato.<br />

Sempre per produzioni rilevanti ed<br />

associate ad altre produzioni che ne<br />

permettano uno sfruttamento nell'arco<br />

dell'anno, sono da valutare anche<br />

gli sterilizzatori idrostatici,costituiti<br />

da camera ad acqua, ove si<br />

completa il processo di riscaldamento.<br />

II raffreddamento delle scatole, ultima<br />

fase prima del confezionamento,<br />

come abbiamo visto nelle apparecchiature<br />

moderne è parte integrante<br />

dello sterilizzatore; con esso<br />

si tende a far scendere la temperatura<br />

al centro scatola a livelli più<br />

bassi possibili, non superiori ai 50-<br />

55°C.<br />

polpa<br />

Per questi prodotti di “ seconda generazione<br />

“, relativamente recenti rispetto<br />

ai pelati, la linea produttiva<br />

ha molti punti comuni e spesso risulta<br />

un completamento da tanti utilizzato<br />

per le esigenze di un mercato<br />

più ampio e condizionato ormai<br />

alla possibilità di utilizzo di pomodoro<br />

non necessariamente “ oblungo “.<br />

La fase iniziale della linea è stessa .<br />

Per le polpe, nate come “ triturati”,<br />

prima storica alternativa al pelato,<br />

iintese come prodotto presentante<br />

polpa a pezzi irregolari ma ben distinti<br />

rispetto alla configurazione<br />

della passata, la pelatrice viene sostituita<br />

dal trituratore per il quale riporteremo<br />

le forme maggiormente<br />

adottate.<br />

Ill prodotto scottato per immersione<br />

in acqua bollente viene portato con<br />

un elevatore alla sommità di una impalcatura<br />

da dove per caduta scende<br />

passando attraverso uno schiacciatore<br />

a cilindri scanalati e perviene<br />

in una prima fase ad un separasemi<br />

che elimina anche il liquido<br />

placentare.<br />

Da qui il pomodoro, praticamente a<br />

grossi pezzi viene inviato all'interno<br />

di un cilindro con fori prefissati, normalmente<br />

8-10 mm ove i pezzi vengono<br />

delicatamente premuti contro i<br />

fori determinando il passaggio della<br />

sola polpa che viene poi inviata al<br />

cilindro sgocciolatore; questo passaggio<br />

è per gravità onde non danneggiare<br />

il prodotto. Regolando opportunamente<br />

velocità ed inclinazione<br />

dello sgocciolatore si può ottenere<br />

un triturato più o meno “asciutto”.<br />

Le capacità di impianti di questo tipo<br />

sono dell'ordine di alcune<br />

tons/ora di prodotto ottenuto dal<br />

doppio in peso di pomodoro.<br />

Alternativa era l’impiantistica basata<br />

sull’ utilizzo di uno spremitore variabile<br />

e di due cilindri estrattori di polpa<br />

ove il prodotto viene dall'interno<br />

premuto con un rullo contro i fori<br />

della parete tenuta pulita dall'azione<br />

di speciali spazzole, il tutto in ambiente<br />

di vapore. La presenza di<br />

questo vapore permette di raggiungere<br />

due scopi: primo, temperature<br />

rilevanti del prodotto in uscita, circa<br />

35-40° gradi che rendono inutile,<br />

per i piccoli formati, l'utilizzo dell'exauster;<br />

secondo, l'assenza di<br />

aria che in questa fase normalmente<br />

viene inglobata, permettendo così<br />

una diminuzione dell'azione ossidante<br />

e di corrosione nel prodotto finale.<br />

Non va taciuta l'indubbia azione<br />

del vapore ai fini dei processi enzimatici<br />

generati nell'operazione di<br />

triturazione favorenti la compattezza<br />

del pezzo ed una verificata predisposizione<br />

all'aumento della percentuale<br />

di sgocciolato.<br />

Ma il triturato, dal quale sono derivate,<br />

in funzione della pezzatura, passate<br />

“ rustiche “ particolarmente valide<br />

per l’uso come basi in cucina, ha<br />

preceduto commercialmente l’avvento<br />

dei cubettati.<br />

cubettato<br />

Interessante diversificazione alla<br />

polpa triturata è il pomodoro cubettato,<br />

che trae pregio dal non aver<br />

subito operativamente, alcun tipo di<br />

schiacciamento e quindi di dannegiamento<br />

nella sua impalcatura cellulosica,<br />

La cubettatura è eseguita, sul pomodoro<br />

pelato, ad opera di taglierine<br />

cubettatrici, che precedono una<br />

sgrondatura mediante un piano vibrante<br />

forato.<br />

Dopo un'ultima cernita, per evitare<br />

la presenza di costoloni interni troppo<br />

legnosi o a colore carente, il prodotto<br />

viene preriscaldato, immesso<br />

nel contenitore con succo caldo e<br />

trasferito alle stazioni finali .<br />

Condizione base per ottenere un<br />

prodotto di buone qualità è la scelta<br />

accurata di varietà idonee allo scopo.<br />

Da sottolineare come grandi quantità<br />

di cubettato vengono attualmente<br />

destinate al confezionamento in<br />

sacchi asettici ed utilizzate industrialmente<br />

per ottenere prodotti finiti<br />

composti e commercializzati in tutte<br />

le tipologie di contenitore da distribuzione<br />

diretta.<br />

In questo caso il cubetto viene preventivamente<br />

miscelato al succo<br />

nelle proporzioni previste ed in seguito,<br />

mediante speciali pompe,<br />

13


convogliato negli scambiatori di calore<br />

per la sterilizzazione, il raffreddamento<br />

e il successivo confezionamento<br />

in sacchi presterilizzati o<br />

Brick.<br />

Da non dimenticare come su questi<br />

prodotti sempre di più si ricorre allo<br />

stoccaggio in grandi cisterne asettiche,<br />

ma l’importanza ci fa preferire il<br />

rimandare a prossime note.<br />

passate<br />

A questa elencazione relativa al pomodoro<br />

“ <strong>light</strong> “, aggiungiamo anche<br />

alcuni cenni a prodotti che come la<br />

passata risultano in pratica derivati<br />

da una prima fase di processi di<br />

concentrazione. Li aggiungiamo in<br />

quanto di categoria di prodotto a<br />

bassa concentrazione e con tipica<br />

“ corposità “ strutturale.<br />

La passata deve avere il caratteristico<br />

sapore del pomodoro fresco, colore<br />

rosso brillante, buona consistenza<br />

: si trovano in merito sul mercato<br />

prodotti variamente confezionati<br />

con residuo secco da 6 a 10° Brix.<br />

La linea processuale prevede normalmente<br />

un processo standard di<br />

pretrattamento del pomodoro, seguito<br />

da un preriscaldamento HOT<br />

BREAK che precede una raffinazione<br />

con setacci di 6 o 8/10 di mm.<br />

Importante il controllo del pH del<br />

succo ed una eventuale correzione<br />

a valori non superiori a 4,3. Il succo<br />

viene poi avviato ad una concentrazione<br />

rapida in evaporatore continuo<br />

a doppio effetto seguita da una disaerazione<br />

sottovuoto e spesso da<br />

una omogeneizzazione prima di essere<br />

avviato alla pastorizzazione ed<br />

al confezionamento a caldo in bottiglia<br />

di vetro oppure asetticamente in<br />

Brick<br />

Con la “passata” possiamo considerare<br />

di avere toccato tutta la gamma<br />

del pomodoro “ <strong>light</strong> “, tuttavia un<br />

breve cenno desideriamo farlo anche<br />

per quei prodotti che , anche se<br />

indirettamente, hanno creato un’ immagine<br />

di freschezza e di leggerezza<br />

per i derivati della nostra bacca.<br />

Ci riferiamo così alla “ pizza sauce”,<br />

ai “ ristretti di pomodoro “, alle “ basi<br />

per sughi “ ed al “ ketchup “.<br />

Succintamente annotiamo come la<br />

“pizza sauce “ adotti un processo<br />

molto simile a quello della passata<br />

differendo da essa per il procedimento<br />

di raffinazione che adotta setacci<br />

con fori da 3 – 3,5 mm. Proce-<br />

14<br />

dimento completato spesso da una<br />

leggera concentrazione finalizzato<br />

allo standardizzare il residuo secco<br />

del prodotto. Ovviamente questo è<br />

un prodotto essenzialmente destinato<br />

al catering in quanto la richiesta è<br />

mirata alle confezioni in sacchi<br />

asettici da 20 a 200 kg..<br />

Per i “ ristretti “ e per le “ basi per<br />

sughi “ citate si tratta di prodotti ad<br />

alto contenuto di servizio e destinati<br />

alla massaia che ottiene notevoli risparmi<br />

di tempo nella preparazione<br />

in cucina.<br />

Del resto l’utilizzo di passate, polpe,<br />

cubettati sono già per la loro natura<br />

derivati dai profondi mutamenti negli<br />

stili di vita e nella nuova cultura alimentare,<br />

come dal grande impegno<br />

ubblicitario e di marketing delle<br />

grandi aziende conserviere oltre che<br />

dal perfezionamento tecnologico<br />

raggiunto dai nostri costruttori di impianti,<br />

unici al mondo per inventiva e<br />

per capacità.<br />

A questo gruppo associamo quei semipreparati<br />

in vaso o scatola che<br />

l’industria appronta per la massaia e<br />

che già possono contenere, per i<br />

“ ristretti “ oltre alla polpa di pomodoro,<br />

ingredienti quali concentrato<br />

di pomodoro, cipolla, sale e spesso<br />

zucchero, per le “basi” verdure a<br />

pezzi o erbe aromatiche caratterizzanti,<br />

uniformemente distribuite e tipicizzati<br />

dall’assenza di grassi e dal-<br />

la presenza dei vegetali ben amalgamati<br />

al resto del pomodoro.<br />

Per ultimo è necessario ricordare il<br />

“ ketchup “,un prodotto che registra<br />

una ben marcata presenza nei consumi,<br />

specialmente giovanili, nei frequentatori<br />

di fast food e di paninoteche.<br />

Questo prodotto, a base di pomodoro,<br />

<strong>light</strong> forse in modo improprio, ma<br />

pur tuttavia costituito da oltre il 50%<br />

di questo, ha la sua caratterizzazione<br />

nell’ aromatizzazione che deve<br />

essere equilibrata, non marcata, con<br />

spezie non predominanti.<br />

La fase produttiva risulta essenzialmente<br />

costituita nella miscelazione<br />

del succo semiconcentrato, normalmente<br />

hot break, con sale, zucchero,<br />

nel riscaldamento del tutto e nell’aggiunta<br />

di addensanti ed infine<br />

dell’ aceto e degli aromi prima della<br />

disareazione e del confezionamento<br />

finale, di solito in bottiglia.<br />

La carrellata che qui termina, speriamo<br />

sia stata esauriente per chi<br />

desiderava avere un quadro riassuntivo,<br />

a grandi linee ovviamente,<br />

in materia : non basterebbero centinaia<br />

di pagine per approfondire il<br />

tutto tante sono le problematiche<br />

toccate che hanno,del resto, rappresentato<br />

una delle più ricche fasi dello<br />

sviluppo dell’industria conserviera.


Those who wander about the separate<br />

areas of supermarkets must<br />

have noticed on the shelves, in perfect<br />

order, an ever-increasing number<br />

of products conspicuously carrying<br />

on the label the by this time<br />

magic word “ <strong>light</strong>”. Word all the<br />

time written in English and always<br />

with the thaumaturgical meaning of<br />

<strong>light</strong> and healthful food, capable of<br />

evoking slim figure, natural diet and<br />

having many other fine implications.<br />

One can even smile at the idea that<br />

this term, even if put in another language,<br />

has been in use for tomato<br />

for decades and that now its range<br />

of products, that clearly expanded<br />

over time, has at present full control<br />

of the red berry market.<br />

Through these notes, we would like<br />

to give a picture as updated as possible,<br />

of the range of tomato products<br />

displayed on the shelves or,<br />

even before, filled in large containers<br />

stored in the warehouses of the<br />

processors of sauces, pizzas, passata<br />

and diced tomatoes. In particular,<br />

our attention will be focused on<br />

those products that underwent no<br />

juice concentration but the tissues<br />

of the original vegetable have<br />

changed, still remaining however,<br />

in their structure, similar to the raw<br />

tomato of which they retain the<br />

organoleptic, nutritional wealth as<br />

well as freshness.<br />

Already back in 1980, the magazine<br />

published a series of notes under<br />

the title “Target: freshness” about<br />

these tomato products. We wish<br />

now to point out the latest innovations<br />

concerning this very interesting<br />

technology.<br />

No doubt these changes were the<br />

natural consequences of the requirements<br />

coming out from the<br />

market trends. This is a rule applying<br />

not only to tomatoes but also to<br />

various other products and industrial<br />

sectors.<br />

The first need high<strong>light</strong>ed by con-<br />

TOMATO … LIGHT<br />

sumption was, at the early stage of<br />

the boom in consumptions, the<br />

search for an effective method of<br />

tomato preserving, tomato that,<br />

physiologically, as fresh fruit, could<br />

be found only during short periods<br />

of the calendar year.<br />

From this requirement a processing<br />

technology for raw material originated,<br />

designed to the manufacture of<br />

a concentrated product easy to preserve<br />

at room temperature, depending<br />

on the type of container used as<br />

an alternative to refrigerated packaging.<br />

Technology which led to concentration,<br />

essentially working on the principle<br />

of a heat transfer to juice, in<br />

order to extract water from it, went<br />

through different times. Just think of<br />

the original basins, then of the vacuum<br />

pans, finally replaced by modern<br />

continuous systems with huge concentration<br />

capacities.<br />

In the same way, studies and applications<br />

were focused on the devel-<br />

by Mario Diemmi<br />

opment of containers for preserving<br />

these items. They range from the<br />

barrels containing salted concentrates<br />

with nondescript colour of the<br />

early times, to the presterilized<br />

aseptic bags of today where the<br />

peak of optimum conditions seems<br />

to have been reached.<br />

Undoubtedly, thanks to the results<br />

obtained with this obstinate search<br />

and the anwer given to this first<br />

need, the market, looking for products<br />

keeping at the highest degree<br />

the attributes of the fresh fruit, although<br />

at least with a year-long life,<br />

required for tomato but also for other<br />

vegetable species such as fruit,<br />

products alternative to tomato, sharing<br />

the same requisite of long life.<br />

So the processors succeeded in developing<br />

at first a peeled tomato<br />

production, which was extended later<br />

to a wider variety, including passata,<br />

various size particulate pulped<br />

tomatoes, diced tomatoes, sauce<br />

bases, etc.<br />

19


It is fair to recognize how this new<br />

product range could be developed<br />

thanks to a tomato varietal research<br />

carried out in parallel.<br />

At the beginning tomato was always<br />

associated with round, ribbed varieties<br />

with extremely high sugar contents.<br />

It was not grown on the<br />

ground but through hedge implantations<br />

where tomato was held up in<br />

its growth by supports giving it a<br />

small plant like shape.<br />

The tomato peel was very thin,<br />

abundant the sugar placentary liquid,<br />

a peel easy to break in the<br />

event of mechanical stresses which<br />

were to be avoided to the point that<br />

for the transport of tomato from the<br />

field to the processing plant, once<br />

wooden and later plastic boxes with<br />

a maximum capacity of 20-25 kg<br />

were used.<br />

The needs created by the mass production,<br />

the set up of systems with<br />

an ever-increasing output, the transports<br />

on motor vehicle travelling<br />

from one region to another, led, in<br />

the space of a few decades, to a<br />

tomato with a shape and some distinctive<br />

features from some points of<br />

view antithetic to its original counterpart.<br />

High mechanically strong<br />

berry, suitable for bin loading, carriage<br />

and unloading, which makes it<br />

possible to wash and treat tomato<br />

under the harshest conditions. This<br />

is unfortunately to the detriment of<br />

its organoleptic quality, colour and<br />

sugar contents.<br />

In addition to this, these new conditions<br />

targeted at attaining an optimum<br />

operational economy needed,<br />

at the same time, a varietal research<br />

enabling more and more reduced<br />

tomato seasons, and a simultaneous<br />

ripening also in such areas<br />

as the Mediterranean ones<br />

where labour is expensive and often<br />

tough to find.<br />

Let’s now remember the products<br />

derived from non concentrated<br />

tomatoes, usually with a natural<br />

residue or, if increased, with a low<br />

level residue, anyhow such to avoid<br />

spoiling their main features of freshness.<br />

peeled tomatoes<br />

No doubt peeled tomato accounts<br />

for one of the “oldest” and most<br />

well-known methods of tomato preserving.<br />

Indeed we believe it<br />

20<br />

stands, throughout the world, for the<br />

most powerful representative of Italian<br />

agriculture and food packaging<br />

industry.<br />

Apart from the shape, which is elongated,<br />

due to a product typical distintive<br />

feature, tomato should display<br />

a bright red coloured pulp also<br />

in the inner layers and a fairly sized<br />

and untough main-root. Loggias<br />

should hold few seeds and peel as<br />

well as stem should be easy to remove.<br />

Finally a homogeneous ripening<br />

free from green “shoulders” and,<br />

even less, necrotic or yellow<br />

coloured parts is a major requisite.<br />

The most prize-winning variety is<br />

definitely, since ever, S. Marzano.<br />

Anyhow practical reasons, restricted<br />

cultivation areas and costs, combined<br />

with essential genetic improvements,<br />

made it possible to resort<br />

also to other crops such as<br />

those issued from various cultivars,<br />

nowadays also suitable for mechanical<br />

harvesting.<br />

Many of these varieties, initially developed<br />

by Californian institutes, are<br />

today grown everywhere. Each<br />

grower can therefore choose, according<br />

to the soils and climate, the<br />

variety most suitable for his requirements.<br />

A careful choice of the starting<br />

tomato, combined with ripening<br />

standards as accurate, are the key<br />

to the production of peeled tomatoes<br />

of the highest quality, usually<br />

intended for canning, a technology<br />

that will be briefly described.<br />

The can, of various sizes, ranging<br />

from half kilo to 5 nominal kilos, still<br />

remains the favourite container of<br />

peeled tomato producers. Its rigidity,<br />

in fact, protects the peeled tomato,<br />

naturally delicate, from mechanical<br />

stresses, enables the use of ultra<br />

high capacity lines and streamlines<br />

storage, an extremely important operation<br />

for one-year cycle products.<br />

In addition to this, the metal can has<br />

the requisite of lending itself very<br />

well to heat transfer and, as a result,<br />

heating and sterilizing times are reduced<br />

for the benefit of preserving<br />

the organoleptic qualities.<br />

We avoid discussing, as already<br />

well-known, the inner lining of the<br />

can where tin of bygone days has<br />

been at present replaced, at least as<br />

far as small sizes are concerned, by<br />

enameling with special pigmented<br />

paints.<br />

Peeled tomato technology includes<br />

a series of operations, incorporating<br />

more or less sophisticated and specific<br />

technologies, but always the<br />

following steps:<br />

- washing and sorting<br />

- peel removal from the pulp (peeling)<br />

- peel separation<br />

- filling of the container<br />

- sealing of the container<br />

- sterilization and cooling<br />

Whereas in the first and the last two<br />

steps no basic conceptual changes<br />

were observed in the last few years,<br />

the second and the third contain the<br />

greatest strengths peculiar to the<br />

relatively recent age.<br />

It is of paramount importance to<br />

state in advance that the peeling<br />

line can be considered as the starting<br />

point of many other lines for the<br />

production of tomato products that<br />

will be described afterwards.<br />

Analysing the different steps of the<br />

line, we can immediately say that<br />

tomato washing and sorting lines<br />

are rather similar to those adopted<br />

for tomato paste production. They<br />

are ordinarily designed for efficient<br />

washing – facilitated by the reduced<br />

hourly capacities – and for an easy<br />

inspection of the tomato running<br />

along the sorting belts, avoiding any<br />

piling up and at a speed enabling<br />

checking and sorting on the part of<br />

the sorters. These sorters, unlike<br />

what happens on the concentration<br />

lines, must be really present and<br />

well trained for this job. In modern<br />

plants, the line is almost always


equipped with optical sorters detecting<br />

and removing faulty berries as<br />

to colour only, to be used for simple<br />

concentration, or due to necrotic<br />

and rotten parts.<br />

Also destemmers or drum cleaners<br />

play a rather important part on<br />

these lines. In particular, their use is<br />

much appreciated when working<br />

with a product coming from very<br />

clayey grounds or with varieties featuring<br />

a stem strongly adhering to<br />

the fruit, often insufficiently ripe.<br />

These situations are often made<br />

worse by mechanical harvesting by<br />

this time quite widespread in the<br />

most industrialized countries.<br />

The real “peeling” step, that is the<br />

removal of the peel from the pulp,<br />

underwent over time technological<br />

innovations of great importance,<br />

even if, all in all, technology just improved<br />

operations once virtually<br />

carried out manually.<br />

Peeling consists of scalding tomato<br />

in water to over 90°C during approx<br />

30 seconds. Other solutions to let<br />

drop are chemical peeling, or steam<br />

treatment on a previously frozen tonato.<br />

Scalding usually occurs in plants<br />

featuring horixontal axle holed cylinders<br />

fitted with an inner screw for<br />

tomato feed and partially dipped in<br />

boiling water. This as an alternative<br />

to the systems including wide-diameter<br />

sloping chambers where a<br />

number of paddles rotate, forming<br />

chambers partially dipped in boling<br />

water. There tomato is scalded and<br />

then dripped within carefully scheduled<br />

times.<br />

Peelers are situated upstream<br />

scalders.<br />

Mechanical peelers, with high capacity,<br />

over 30 t/h, come out in various<br />

models. Among the most wellknown<br />

and still largely used, when<br />

quantities to be treated are not so<br />

large, there is a machine arranging<br />

strictly elongated and graded tomato<br />

and channelling it to a unit<br />

equipped with knives which make a<br />

longitudinal cut on the peel. Upstream<br />

it, tomato still running<br />

through a channel, is caught by a<br />

series of V placed jaws, non-stop<br />

clasping it and removing the peel<br />

which is then discharged and let fall<br />

to the bottom.<br />

This category also included machines<br />

where tomato, trimmed by<br />

means of special knives, was driven<br />

through projection-shaped rubber<br />

cells. Or it was gradually squashed<br />

at one end compelling the fruit to<br />

splash out from the retained pulp, or<br />

it was routed through rubber cells,<br />

peripheric to rotating drums, by centrifugal<br />

force.<br />

Evidently this kind of plants required<br />

elongated and perfectly graded<br />

fruits.<br />

The thermophysical peelers, of<br />

more recent design, suitable for productions<br />

up to some dozens of<br />

tons/h are present on the market<br />

with various distinctive features, but<br />

all of them working on the same<br />

principle. To quickly heat tomato,<br />

bring it to temperatures not lower<br />

than 120-130°C, using steam pressure.<br />

In the next unit either pressure<br />

is sharply dropped or tomato is suddenly<br />

cooled with steam condensating<br />

water.<br />

With this change in temperature<br />

tomato literally bursts, as water liquid<br />

under the pressure of the first<br />

phase, evaporates when pressure<br />

drops, causing a real explosion of<br />

the peel.<br />

Of course this basic principle was<br />

worked out and adapted by the producing<br />

companies on various models<br />

which determine the most prevailing<br />

trends of today.<br />

Worth pointing out are the enormous<br />

advantages offered by this kind of<br />

plants. Just think that the thermophysical<br />

peeler can perform in only<br />

one machine both scalding and<br />

peeling thus eliminating the trim-<br />

21


ming and grading steps. It can also<br />

accept any kind of tomatoes, either<br />

elongated or round.<br />

Of course, operating parameters<br />

need to be set accurately according<br />

to the variety and fruit ripening level.<br />

Most of the pulp nearest to the peel<br />

must be retained, being rich in<br />

carotenoids (mainly lycopene) endowing<br />

fruit with its deepest red<br />

colouring.<br />

As a matter of fact, this kind of peeler<br />

is used in a massive way also for<br />

the production of diced and even<br />

pulped tomatoes. It can work considerable<br />

quantities of tomatoes,<br />

with reduced costs, both due to the<br />

nature of raw material and technology.<br />

Enormous wastes are produced<br />

during the work of these peelers:<br />

production and tomato rejects not<br />

suitable for peeling which however<br />

proves to be so for paste production.<br />

So, small concentration units<br />

are installed for a total recovery of<br />

peeling rejects.<br />

Peel separators-conveyors are usually<br />

located after the peeling machines<br />

and consist, on principle, of<br />

one or two roller belts. Along these<br />

conveyors, tomato is forced to<br />

progress, enabling the rubber rollers<br />

of the basic belt to catch peels and<br />

discharge them through chutes<br />

placed under the belt. But this general<br />

principle did not prevent the<br />

makers to design their machines in<br />

various ways.<br />

Tomato is now peeled and ready to<br />

be sent to the filling station of the final<br />

container.<br />

However, prior to this last phase of<br />

the process, the common practice is<br />

an inspection of the product, often<br />

manually done with the help of optical<br />

sorters.<br />

Well, peeled tomato is now ready<br />

for canning, since the typical container<br />

for tomato is the metal can,<br />

which proves to be suitable for protecting<br />

the physical soundness of<br />

tomato in itself high sensitive to mechanical<br />

stresses.<br />

For this operation generally manual<br />

filling rotary types machines are<br />

used.<br />

At the entrance of the cans, a valve<br />

meters the contents of juice, necessary<br />

for can filling, prior to the tomato<br />

introduction. This is in order to<br />

expell the air after filling. The juice<br />

needs to be raised to a temperature<br />

22<br />

of 95°C prior to being filled, to secure<br />

a 40-45°C temperature of the<br />

cans after seaming. A lower temperature<br />

will require extended sterilization<br />

times.<br />

After the peeled tomatoes are filled<br />

into the cans, the level of filling must<br />

be checked on the “equalizator”<br />

conveyor, then the cans are seamed<br />

and next sterilized.<br />

Filling check is a very important operatio<br />

and as such it must be trusted<br />

a highly efficient and conscientious<br />

personnel. In fact, it is necessary to<br />

remember that the percent of<br />

dripped product out of the total<br />

weight is set by precise home regulations<br />

that, if not complied with, besides<br />

the consumer’s complaint, can<br />

provoke sanctions on the part of<br />

competent authorities.<br />

No need to recall the seaming methods,<br />

as very-well known and since<br />

long applied.<br />

Let’s remember in short the sterilization<br />

process carried out in various<br />

ways, depending on the output<br />

of the upstream plant.<br />

The sterilizing machines range from<br />

tanks with the can dipped in boiling<br />

water, to pressure retorts, and to the<br />

continuous atmospheric pressure or<br />

under pressure sterilizers of the present<br />

day.<br />

Considering that stationary can sterilization,<br />

inaccurate and expensive<br />

process, is now quite old-fashioned,<br />

it is of use to remember that the fundamental<br />

principle all kinds of sterilizers<br />

work on, is an increased heat<br />

exchange due to the relevant product<br />

motion inside the can compared<br />

to the wall, so creating convective<br />

currents more quickly conveying<br />

heat to the centre of the can. Steady<br />

replacement of the product along<br />

the wall, combined with a heating<br />

medium temperature over 100 degrees<br />

brings about a thermal exchange<br />

helping speed up the sterilizing<br />

process.<br />

No doubt this is not the right place<br />

for a discussion, however focus<br />

needs to be put on this quite exact<br />

technology stemming from a can<br />

rolling movement over its axis, alternatively<br />

to a rotation movement perpendicularly<br />

to it.<br />

Also sterilizers are available, largely<br />

used for many other products,<br />

where speed rotation can be set after<br />

analysing product performance,<br />

subjected to dual force: gravity and<br />

centrifugal combined together.<br />

Practically, in the most widespread<br />

models, the can is forced to roll<br />

down through more superimposed<br />

and connected tunnels. The rolling<br />

motion is aimed at increasing product<br />

exchange and turbulence next to<br />

the can wall, thus facilitating heat<br />

penetration.<br />

Trailing and progression speed of<br />

the rolling can doesn’t exceed 0.5


mt/minute. Heating is by steam<br />

chamber, not by pressure, the temperature<br />

at can centre is over 95°C<br />

and the process is shortened compared<br />

to static bath by approx 25%.<br />

This equipment looks quite attractive,<br />

the possibility being offered,<br />

through the lower tunnels, to cool<br />

and dry product, a necessary<br />

process before routing it to final<br />

packing unit.<br />

For huge productions, at temperature<br />

over 100°C, a system commonly<br />

termed “cooker-cooler”, can be<br />

used.<br />

It consists of a dual steel cylinder.<br />

Into the first, the main one, the can<br />

enters through purposely made<br />

valves enabling feeding without<br />

loosing pressure and it runs through<br />

a coil-shaped channel developing<br />

along the inside wall, pushed by the<br />

projections of a coaxially rotating<br />

drum. Can motion is induced both<br />

by a translation along the cylinder<br />

axis and by a rotation resulting from<br />

a rolling over its own axis. This body<br />

provides for pre-heating and sterilizastion,<br />

whereas in the second<br />

body, connected to the first again by<br />

pressure tight valves, the product is<br />

cooled.<br />

Again for significant productions, also<br />

of products different from tomato,<br />

thereby allowing for a full running of<br />

the system throughout the year, the<br />

hydrostatic sterilizers account for an<br />

interesting solution. They are fitted<br />

with a water filled chamber where<br />

the heating process ends.<br />

Can cooling, last step before packaging<br />

is, in modern plants, incorporated<br />

into sterilizer. This machine<br />

manages to drop temperature at<br />

can centre down to the lowest lev-<br />

els, not above 50-55°C.<br />

pulped tomato<br />

For these second generation products,<br />

rather recent compared to<br />

peeled tomatoes, the production<br />

line shows many common parts. It<br />

is often complementary to that of<br />

peeled tomatoes and used by a<br />

large number of processors for the<br />

requirements of a more extended<br />

market and the possibility of working<br />

with tomato not of necessity<br />

elongated.<br />

The initial step of the line is the<br />

same. Pulped tomato, the modern<br />

version of chopped tomatoes, first<br />

historical alternative to peeled tomatoes,<br />

is a product made of pulp in<br />

uneven but well visible pieces compared<br />

to the texture of passata.<br />

Here peeler is replaced by the<br />

chopping machine with the following<br />

more largely adopted models.<br />

The product previously scalded into<br />

boiling water is lifted through elevator<br />

to the the top of a scaffolding<br />

where it drops passing through a<br />

splined cylinder crusher. It reaches<br />

during a first stage a seed separator<br />

removing the placenta liquid as well.<br />

The tomato, now in the form of big<br />

pieces, is routed inside a cylinder<br />

with preset holes, usually from 8 to<br />

10 mm, where pieces are gently<br />

pressed against the holes so inducing<br />

the passing-through of pulp<br />

alone which is conveyed to the dripping<br />

cylinder. This passage too occurs<br />

by gravity in order to avoid any<br />

spoilage of fruit. Speed and gradient<br />

of the dripping machine can be<br />

properly set, thereby allowing for a<br />

more or less “dry” chopped tomato.<br />

This sort of systems has capacities<br />

of the order of some tons/h of product<br />

obtained from a tomato double<br />

weight.<br />

As an alternative there was the machine<br />

featuring an adjustable<br />

squeezer and two pulp extracting<br />

cylinders. Here the product from inside<br />

is roller pressed against constantly<br />

brushed wall holes. The<br />

whole process is perfomed in a<br />

steam environment. Steam availability<br />

affords a dual aim: impressive<br />

temperatures of the outgoing product,<br />

approx 35-40 degrees, so for<br />

small sizes, the use of the exhauster<br />

can be avoided. Secondly, lack of air<br />

normally trapped into the product<br />

under this step, thus decreasing oxidation<br />

and corrosion phenomena,<br />

which are like to affect the final<br />

product. Neither can we fail to note<br />

the main action of steam for the purpose<br />

of enzymatic processes developed<br />

by chopping, which help building<br />

piece soundness and a proven<br />

trend towards an increased percentage<br />

of dripped product.<br />

But chopped tomato, from which,<br />

depending on its size, “rustic” passata,<br />

very useful as base for cooking,<br />

can be prepared, preceded,<br />

from a commercial point of view, the<br />

coming of diced tomato.<br />

diced tomatoes<br />

Diced tomatoes account for an attractive<br />

diversification to chopped<br />

tomatoes. Under this treatment the<br />

product features the main requisite<br />

of avoiding any crushing and<br />

spoilage in its cellulosic texture.<br />

Dicing is carried out on peeled<br />

tomatoes by means of cutters-dicers<br />

23


prior to a dripping on a perforated<br />

shaking surface.<br />

After a last inspection aimed at<br />

eliminating too tough or poorly<br />

coloured inside ribs, the product is<br />

preheated, put in the container with<br />

hot juice and moved to the final stations.<br />

An accurate choice of varieties fit<br />

for this manufacturing is a prerequisite<br />

to obtain a good quality product.<br />

It must be pointed out that large<br />

amounts of diced tomatoes are today<br />

intended for aseptic bag packaging.<br />

They are, on industrial scale,<br />

used to manufacture compound finished<br />

produts which are marketed in<br />

all types of container appropriate for<br />

direct retailing.<br />

In this case the dice is first mixed<br />

with juice in the scheduled rate and<br />

then, through special pumps, send<br />

to the heat exchangers performing<br />

sterilization and cooling, and next,<br />

loaded in presterilized bags or<br />

bricks.<br />

On a final note, these products are<br />

more and more frequently stored in<br />

large aseptic tanks, but the importance<br />

of the matter advices us to<br />

postpone the discussion to future<br />

notes.<br />

passata<br />

In addition to this list concerning<br />

“<strong>light</strong>” tomato, a few mentions<br />

should be made also on such products<br />

as “passata”, virtually obtained<br />

from a first concentration process.<br />

They account for a variety of low<br />

concentration products featuring a<br />

typical full-bodied structure.<br />

Passata must possess the distinctive<br />

flavour of fresh tomato, a bright<br />

red colour, good consistency. Products<br />

with solids from 6 to 10° Brix,<br />

packaged in various ways, are<br />

available on the market.<br />

The process line includes, as a rule,<br />

a tomato standard treatment, followed<br />

by a Hot Break pre-heating<br />

prior to refining with 6 or 8/10 mm<br />

sieves. It is necessary to control the<br />

pH of juice and, if required, to correct<br />

it to values not above 4.3. The<br />

juice is then passed through a quick<br />

concentration in a continuous double<br />

effect evaporator and, next, a<br />

vacuum deaeration and often a homogenization<br />

prior to being transferred<br />

to pasteurization and hotpackaging<br />

in glass bottles or, asep-<br />

24<br />

tically, in bricks.<br />

With passata we think the whole<br />

range of “<strong>light</strong>” tomato products has<br />

been discussed. However we wish<br />

to mention briefly also those products<br />

that, although indirectly, contributed<br />

to create an image of freshness<br />

and <strong>light</strong>ness.<br />

We mean “pizza sauce”, “ristretti”<br />

(s<strong>light</strong>ly concentrated tomato condiments),<br />

“sauce bases” and<br />

“ketchup”.<br />

It must be noted concisely that pizza<br />

sauce requires a process very<br />

similar to that of passata. One difference:<br />

refining is made with 3-3.5<br />

mm hole sieves. This process is often<br />

completed with a mild concentration<br />

aimed at solids standardization.<br />

Evidently this is a product<br />

chiefly intended for catering, as the<br />

demand is focused on 20 to 200 kg<br />

aseptic bag packagings.<br />

Ristretti and sauce bases are convenience<br />

foods with a high service<br />

content, designed for the housewife<br />

who can save a lot of time in cooking<br />

with them.<br />

On the other hand, the widespread<br />

use of passata, pulped and diced<br />

tomatoes is, due to their nature, the<br />

result of the deep changes occurred<br />

in life-styles and the new food culture.<br />

Their popularity comes as well<br />

from the tremendous advertising<br />

and marketing effort of the big food<br />

packaging industries, besides the<br />

state-of-art technology of our equipment<br />

producers, world unequalled<br />

for their creative talent and capability.<br />

This group may also include those<br />

semi-prepared products put in glass<br />

or can, industrially designed for the<br />

housewife. As to ristretti they can<br />

contain, besides pulped tomato, also<br />

such ingredients as tomato<br />

paste, onion, salt, and often sugar.<br />

As to sauce bases, they are made<br />

of vegetables in pieces or flavouring<br />

herbs, evenly distributed, no fat<br />

added and the vegetables perfectly<br />

blended with the rest of tomato.<br />

Conclusively, it is necessary to remember<br />

“ketchup”, a condiment<br />

holding a strong position in the consumptions,<br />

mainly of young people<br />

and regular customers of fast foods<br />

and sandwich bars.<br />

This product, made of tomato, may<br />

be improperly termed <strong>light</strong>, but anyway<br />

containing more than 50% of it,<br />

owes its peculiarity to its special<br />

flavouring, which needs to be well<br />

balanced, not too strong, with no<br />

predominant spices.<br />

The manufacturing process mainly<br />

includes the following steps: mixing<br />

of the preconcentrated juice, usually<br />

Hot Break, with salt and sugar,<br />

heating of the mixture so obtained,<br />

addition of thickeners and finally<br />

vinegar and flavours, prior to<br />

deareation and final packaging usually<br />

in bottle.<br />

This overview is now ending. We<br />

hope it proves satisfactory for those<br />

interested in a general recapitulary<br />

picture of the matter. Hundreds of<br />

pages would not be sufficient for an<br />

in-depth study, on account of the so<br />

many problems involved, but their<br />

solution was a major breakthrough<br />

in the development of the food<br />

packaging industry.


Celui qui se promène entre les îlots<br />

des supermarchés aura certainement<br />

remarqué dans les étagères,<br />

bien rangé, un nombre croissant de<br />

produits qui affichent sur l’étiquette,<br />

de manière voyante, la parole, désormais<br />

magique, “<strong>light</strong>”, toujours<br />

en anglais et toujours au sens thaumaturgique<br />

de produit allégé, salutaire,<br />

tel à évoquer ligne mince, automatiquement<br />

régime et beaucoup<br />

d’autres jolies choses.<br />

On peut même sourire à l’idée que<br />

cet mot est utilisé pour la <strong>tomate</strong>,<br />

même si dans une autre langue, depuis<br />

des décennies, et que la gamme,<br />

en ce sens, s’est manifestement<br />

étendue avec le temps et<br />

semble aujourd’hui posséder entièrement<br />

le marché de la rouge baie.<br />

Par ces notes, on désire brosser un<br />

tableau, le plus actualisé possible,<br />

de la gamme des dérivés de la <strong>tomate</strong><br />

étalés dans les rayons ou,<br />

avant encore, remplis dans les<br />

grands conteneurs des magasins<br />

des producteurs de sauces, pizzas,<br />

passata, et <strong>tomate</strong>s cubetées. On<br />

s’arrêtera tout spécialement sur ces<br />

produits qui n’ont subi aucune<br />

concentration du jus, mais les tissus<br />

du végétal d’origine sortent pourtant<br />

transformés des procédés subis,<br />

bien que pareils dans leur texture, à<br />

la matière première dont ils gardent<br />

encore la richesse organoleptique,<br />

nutritionnelle et la fraîcheur.<br />

Déjà en l’an 1980 lointain, la revue<br />

a consacré à ces dérivés de la <strong>tomate</strong><br />

toute une série de notes au<br />

titre “Objectif fraîcheur”.<br />

On juge donc utile d’examiner les<br />

modes d’évolution de cette technologie<br />

fort intéressante.<br />

Sans nul doute cette évolution a été<br />

la conséquence naturelle des exigences<br />

exprimées par les tendances<br />

du marché. Et cela vaut non<br />

seulement pour la <strong>tomate</strong>, mais<br />

également pour un nombre d’autres<br />

produits et branches industrielles.<br />

Le premier impératif mis en éviden-<br />

TOMATE ...LIGHT par Mario Diemmi<br />

ce par la consommation était, à<br />

l’époque initiale de l’expansion des<br />

consommations, la recherche de<br />

méthodes efficaces pour la conservation<br />

de la <strong>tomate</strong>, qui, physiologiquement,<br />

en tant que produit frais,<br />

n’était repérible que pendant de<br />

courtes périodes de l’année solaire.<br />

Cette exigence fut à l’origine d’une<br />

technologie de transformation de la<br />

matière première visée à la réalisation<br />

d’un produit concentré facile à<br />

conserver à température ambiante<br />

selon le type de conteneur utilisé et<br />

cela en alternative au conditionnement<br />

réfrigéré.<br />

La technologie qui a conduit à la<br />

concentration et qui repose principalement<br />

sur les méthodes de<br />

transfert de chaleur au jus afin d’en<br />

extraire l’eau a connu des périodes<br />

différentes. Il suffit de penser aux<br />

boules du début et, en passant par<br />

l’emploi du vide dans les boules, on<br />

est parvenu aux systèmes en continu<br />

dotés de capacités de concentration<br />

désormais énormes.<br />

Pareillement, les études et les applications<br />

ont été axées sur la mise au<br />

point de conteneurs pour la conservation.<br />

Ainsi, depuis les tonneaux<br />

pour les concentrés salés et à la<br />

couleur indéfinissable, on est graduellement<br />

passé aux sacs aseptiques<br />

préstérilisés, type de conditionnement<br />

qui paraît avoir atteint le<br />

maximum des conditions optimales.<br />

Bien sûr, fort des résultats obtenus<br />

grâce à cette recherche méticuleuse<br />

et des réponses à cette première<br />

exigence, le marché, en quête de<br />

produits capables de garder au plus<br />

haut degré les caractéristiques du<br />

frais dans un cadre de conservation<br />

au moins au cycle annuel, demanda<br />

pour la <strong>tomate</strong>, mais également<br />

pour d’autres espèces végétales<br />

telles que les fruits, des produits alternatifs<br />

à la <strong>tomate</strong>, devant toutefois<br />

posséder les mêmes qualités de<br />

longue durée. On est ainsi parvenu<br />

à la mise au point, d’abord, de la<br />

production de <strong>tomate</strong>s pelées, pour<br />

aboutir ensuite à une gamme beaucoup<br />

plus étendue, comprenant la<br />

passata, les pulpes en morceaux de<br />

taille différente, les produits cubetés,<br />

les bases pour sauces, etc.<br />

Il faut à ce moment rappeler comment<br />

le développement de cette<br />

gamme de produits nouveaux a pu<br />

être réalisé grâce à une recherche<br />

variétale de la <strong>tomate</strong> menée en parallèle.<br />

Au début, la <strong>tomate</strong> était associée<br />

aux variétés rondes, aux grosses<br />

côtes, ayant des degrés de sucre<br />

très élevés. La <strong>tomate</strong> n’était pas<br />

cultivée par terre, mais au moyen<br />

d’implantations à haies, où, soutenue<br />

dans sa croissance par des<br />

supports, prenait la forme et l’aspect<br />

d’une petite plante.<br />

La peau de la <strong>tomate</strong> était très mince,<br />

son liquide placentaire sucré<br />

abondant, peau susceptible de se<br />

rompre facilement en cas de stress<br />

mécaniques qu’il fallait limiter, au<br />

point que pour le transport même<br />

du champ à l’usine, des caisses<br />

avant en bois, ensuite en plastique,<br />

27


d’une capacité maximum de 20-25,<br />

kg étaient utilisées.<br />

Les nécessités découlant des productions<br />

de masse, de la mise en<br />

place de systèmes d’une capacité<br />

de plus en plus poussée, des transports<br />

au moyen de véhicules voyageant<br />

à l’heure actuelle même<br />

d’une région à l’autre, et finalement<br />

de la méchanisation de la récolte<br />

dans le champ, ont amené, en<br />

quelques décennies, à une <strong>tomate</strong><br />

dont la forme et l’aspect sont, sous<br />

certains rapports, antithétiques au<br />

modèle initial. La baie possède une<br />

résistance mécanique élevée, apte<br />

à supporter le chargement, le transport<br />

et le déchargement de la benne,<br />

et peut être lavée et traitée sous<br />

des conditions sévères. Cela malheureusement<br />

au détriment de ses<br />

qualités organoleptiques, de la couleur<br />

et de la teneur en sucre.<br />

A cela s’ajoute enfin que ces conditions<br />

nouvelles, ayant pour but la<br />

réalisation d’une économie gestionnaire<br />

optimisée, ont comporté en<br />

même temps l’exigence d’une recherche<br />

variétale, permettant d’obtenir<br />

des campagnes de la <strong>tomate</strong><br />

de plus en plus raccourcies, des<br />

mûrissages simultanés même dans<br />

les régions, telles que les méditerranéennes,<br />

où la main d’oeuvre revient<br />

chère et souvent on a du mal<br />

à la repérer.<br />

On va maintenant rappeler les produits<br />

obtenus à partir de la <strong>tomate</strong><br />

non concentrée, d’habitude à résidu<br />

naturel ou augmenté à de petits niveaux,<br />

mais tels en tout cas à ne<br />

pas compromettre ses attributs de<br />

fraîcheur.<br />

<strong>tomate</strong>s pelées<br />

La <strong>tomate</strong> pelée constitue sans nul<br />

doute une des formes les plus “anciennes”<br />

et connues de conservation<br />

de la <strong>tomate</strong>. Il s’agit là d’un<br />

produit qu’on peut bien penser qu’il<br />

a été et reste encore dans le monde<br />

comme un des messagers les plus<br />

réputés de l’agriculture et de l’industrie<br />

de la conserve italienne.<br />

La forme à part, étant oblongue<br />

pour une caractéristique propre du<br />

produit, la <strong>tomate</strong> en question doit<br />

présenter une pulpe au coloris rouge<br />

vif également dans les couches<br />

internes, le pivot central avoir une<br />

taille limitée et n’être pas ligneux,<br />

les loges doivent renfermer peu de<br />

28<br />

graines, la peau aussi bien que le<br />

pétiole faciles à enlever. Enfin une<br />

maturation homogène est indispensable,<br />

n’affichant pas des “collets”<br />

verts et encore moins des parties<br />

nécrotiques ou de couleur jaunâtre.<br />

La variété la plus réputée est sans<br />

nul doute depuis toujours S. Marzano;<br />

toutefois des causes pratiques,<br />

les zones de culture limitées, les<br />

coûts, en même temps que les améliorations<br />

génétiques essentielles,<br />

en ont étendu l’emploi à des variétés<br />

différentes dérivées de cultivars<br />

qui, à l’heure actulle se prêtent aussi<br />

à la récolte mécanique.<br />

Beaucoup de ces variétés, mises au<br />

point, à l’origine, auprès des instituts<br />

californiens, se sont désormais répandues<br />

partout et chaque cultivateur<br />

peut donc choisir selon les terrains<br />

et le climat, la variété la plus<br />

adaptée à ses exigences.<br />

Le choix de la <strong>tomate</strong> de départ,<br />

combiné à un degré de maturité autant<br />

précis, est l’impératif pour obtenir<br />

une <strong>tomate</strong> “pelée” de quanlité<br />

excellente, qui sera en principe<br />

mises en boîte selon une technologie<br />

bièvement décrite ci-après.<br />

La boîte, de taille différente, allant<br />

du demi kilo aux 5 kg nominaux,<br />

reste toujours le conteneur préféré<br />

par les producteurs de <strong>tomate</strong>s pelées.<br />

En effet sa rigidité évite à la <strong>tomate</strong><br />

pelée, très fragile du fait de sa<br />

nature, tout stress mécanique, facilite<br />

la mise en place de lignes d’une<br />

capacité très poussée et assure un<br />

stockage optimisé. Ce qui se révèle<br />

un facteur tout à fait important pour<br />

des produits au cycle annuel. A cela<br />

il faut ajouter que la paroi en métal<br />

se prête très bien au transfert de la<br />

chaleur apportant une réduction des<br />

temps de chauffage et stérilisation,<br />

et donc un meilleur maintien des<br />

qualités organoleptiques.<br />

On laisse de côté, étant désormais<br />

trop connue, toute réflexion au sujet<br />

du revêtement intérieur de la boîte<br />

où l’étain d’ancienne memoire a été<br />

à l’heure actuelle remplacé, au<br />

moins au niveau des petits formats,<br />

par l’émaillage avec des peintures à<br />

pigment spécial.<br />

La technologie concernant le pelage<br />

prévoit un nombre d’opérations plus<br />

ou moins complexes, dérivées de<br />

technologies sophistiquées et spécifiques,<br />

mais qui comprennent toujours:<br />

- lavage et triage<br />

- décollage de la peau de la pulpe<br />

(pelage)<br />

- séparation des peaux<br />

- remplissage du conteneur<br />

- scellage du conteneur<br />

- stérilisation et refroidissement<br />

Tandis que pour le premier et les<br />

deux derniers traitements, des variations<br />

conceptuelles essentielles<br />

n’ont pas été observées, ces dernières<br />

années, c’est exactement<br />

dans le deuxième et le troisième qui<br />

se situent les points forts les plus<br />

frappants typiques de l’époque relativement<br />

récente.<br />

Il est capital de dire tout d’abord que<br />

la ligne de pelage peut être considérée<br />

comme la base de nombreuses


autres lignes conçues pour la réalisation<br />

de dérivés qui seront décrits<br />

par la suite dans ces notes.<br />

De la revue des différents stades,<br />

on peut déclarer tout d’abord que<br />

pour le lavage et le triage de la <strong>tomate</strong><br />

on emploie en principe des<br />

lignes assez pareilles à celles utilisées<br />

pour le concentré. Elles sont<br />

normalement conçues afin que le<br />

lavage soit tout à fait performant – il<br />

peut être favorisé par les capacités<br />

horaires réduites – et la <strong>tomate</strong><br />

puisse être aisément contrôlée et<br />

que sa marche le long de la table<br />

de triage s’accomplisse en évitant<br />

des couches superposées et que la<br />

vitesse soit telle à permettre une<br />

inspection soigneuse de la part des<br />

trieuses.<br />

Ces trieuses, contrairement à ce qui<br />

arrive dans les lignes destinées à la<br />

concentration, doivent être réellement<br />

présentes et parfaitement formées<br />

à cette tâche. Dans les installations<br />

modernes, la ligne est<br />

presque toujours dotée de trieuses<br />

optiques qui décèlent et éliminent<br />

les baies défectueuses soit à cause<br />

de la seule couleur, à destiner à la<br />

simple concentration, ou bien à cause<br />

de leurs parties nécrotiques et<br />

pourries.<br />

Egalement l’emploi d’équeuteuses<br />

ou nettoyeuses à tambour revêt son<br />

importance dans ces lignes. Ces<br />

machines sont fort appréciées surtout<br />

si le produit vient des terrains<br />

particulièrement argileux ou si les<br />

variétés présentent un pétiole très<br />

collé au fruit, ce qui implique une<br />

maturation insuffisante. Cette situation<br />

peut être rendue encore plus<br />

malaisée par la récolte mécanique,<br />

désormais entièrement répandue<br />

dans les pays les plus industrialisés.<br />

La phase de “pelage” réel, c’est-àdire<br />

le décollage de la peau de la<br />

pulpe, a connu une évolution technologique<br />

dans le temps d’une<br />

énorme importance, même si, tout<br />

compte fait, la technologie n’a perfectionné<br />

que des opérations autrefois<br />

manuelles.<br />

Le pelage consiste dans l’échaudage<br />

de la baie à l’eau à une température<br />

supérieure à 90°C pendant un<br />

temps de 30 secondes. Alternatives<br />

désormais dépassées sont le pelage<br />

chimique ou celles prévoyant un<br />

traitement à la vapeur de la <strong>tomate</strong><br />

préalablement congelée.<br />

L’opération d’échaudage se fait<br />

d’habitude dans des installations<br />

composées de cylindres percés à<br />

axe horizontal, munis d’une vis sans<br />

fin intérieure pour l’acheminement<br />

de la <strong>tomate</strong>, partiellement immergés<br />

dans de l’eau bouillante. Cela<br />

en alternative aux machines présentant<br />

des chambres cylindriques<br />

inclinées à large diamètre où tourne<br />

une série d’aubes composant des<br />

chambres partiellement immergées<br />

dans de l’eau bouillate. Dans cellesci<br />

la <strong>tomate</strong> est échaudée et ensuite<br />

égouttée en fonction de temps très<br />

exactement fixés.<br />

Les peleuses sont installées en aval<br />

des échaudeuses.<br />

Les peleuses mécaniques, d’un débit<br />

considérable, au-dessus de 30<br />

t/h sont disponibles dans de plusieurs<br />

modèles. Parmi les plus<br />

connus et encore largement utilisés,<br />

si les quantités à traiter ne sont pas<br />

énormes, il y a une machine qui<br />

range les <strong>tomate</strong>s, de forme strictement<br />

oblongue et bien calibrés, sur<br />

des creneaux qui les envoient à un<br />

groupe de couteaux pratiquant une<br />

incision de la peau longitudinalement.<br />

En aval de cette unité, la <strong>tomate</strong>,<br />

toujours canalisée, passe à<br />

travers une série de mâchoires placées<br />

à V qui la serrent en continu et<br />

assurent l’enlèvement de la peau<br />

qui est ensuite évacuée et faite tomber<br />

au-dessous.<br />

Dans cette catégorie figuraient aussi<br />

des machines où la <strong>tomate</strong>, éboutée<br />

au moyen de lames spéciales était<br />

contrainte de passer à travers des<br />

alvéoles caoutchoutés façonnés exprès<br />

à ressauts ou on la pressait<br />

graduellement à une des extrémités<br />

pour provoquer l’expulsion du fruit<br />

au dehors de la peau retenue, ou<br />

encore par effet de la force centrifuge<br />

on la projetait et on l’obligeait à<br />

parcourir des alvéoles caoutchoutés<br />

situés à la périphérie de tambours<br />

tournants.<br />

De toute évidence des installations<br />

de cette sorte demandaient des<br />

fruits aux dimensions oblongues et<br />

bien calibrés.<br />

Les peleuses thermophysiques, de<br />

conception plus récente, avec des<br />

débits de dizaines de t/heure présentes<br />

sur le marché, se démarquent<br />

par leurs particularités, mais<br />

leur fonctionnement sous-entend<br />

toujours le même principe: réchauffer<br />

vite la <strong>tomate</strong> à des températures<br />

pas au-dessous de 120-<br />

130°C, en utilisant de la vapeur à<br />

haute pression et la transférer à<br />

l’unité suivante où elle subit une<br />

brusque réduction de pression ou<br />

bien est rapidement refroidie à l’eau<br />

pour condenser la vapeur présente.<br />

Par effet de cette variation de température<br />

la peau littéralement crève,<br />

car l’eau, liquide à la pression du<br />

premier stade, vaporise à la chute<br />

29


de la pression et porte la peau à<br />

crever.<br />

Bien évidemment celui-ci n’est que<br />

le principe général que les entreprises<br />

ont élaboré et adapté sur des<br />

modèles différents qui constituent<br />

aujourd’hui la ligne de tendance<br />

prédominante.<br />

Il faut souligner les immenses avantages<br />

que ce type d’installations<br />

présentent. Il suffit de penser que la<br />

peleuse thermophysique, remplit<br />

dans une seule machine les fonctions<br />

d’échaudage et de pelage<br />

sans avoir recours aux opérations<br />

d’éboutage, de calibrage et peut travailler<br />

avec n’importe quelle variété<br />

de <strong>tomate</strong>s, soit-elle oblongue ou<br />

ronde.<br />

Il va sans dire que les paramètres<br />

opérationnels doivent être reglés à<br />

la perfection en fonction de la variété<br />

et du degré de maturité du fruit<br />

afin de préserver au plus haut degré<br />

la partie de pulpe plus proche de la<br />

peau qui, riche en caroténoïdes (lycopène<br />

surtout) possède une coloration<br />

plus intense.<br />

En pratique ce genre de peleuse est<br />

largement utilisée pour la fabrication<br />

de <strong>tomate</strong>s cubetées et aussi de<br />

pulpes de <strong>tomate</strong>s: elle peut traiter<br />

des quantités remarquables de produit<br />

à des coûts réduits, soit en raison<br />

de la nature de la matière première<br />

soit de sa technologie.<br />

Ces peleuses produisent de nombreux<br />

déchets de fabrication et de<br />

fruit qui, impropre au pelage, peuvent<br />

être ensuite utilisés pour la<br />

production de concentré. D’où la<br />

nécessité d’installer de petites unités<br />

de concentration pour la récupération<br />

totale du produit non utilisé<br />

au cours de l’opération de pelage.<br />

Après les peleuses on place d’habitude<br />

des bandes séparateurs de<br />

peaux.<br />

Ces bandes qui consistent en principe<br />

en un ou deux tapis à rouleaux<br />

obligent la <strong>tomate</strong> à progresser, en<br />

permettant en même temps aux<br />

rouleaux caoutchoutés du tapis audessous<br />

de s’emparer des peaux<br />

de les évacuer à l’aide d’un système<br />

de canaux situé au-dessous du<br />

tapis. Puis les constructeurs ont interprété<br />

et réalisé ce procédé selon<br />

leur conception la plus efficace.<br />

A ce stade la <strong>tomate</strong> est pelée et<br />

doit être envoyée à l’appareil de<br />

remplissage du conteneur final.<br />

Mais avant cette opération il faut ef-<br />

30<br />

fectuer une inspection du produit<br />

soit manuelle soit à l’aide de<br />

trieuses optiques.<br />

Voilà donc la <strong>tomate</strong> pelée prête<br />

pour la mise en boîtes, compte tenu<br />

que le conteneur propre à la <strong>tomate</strong><br />

pelée est la boîte en métal, capable<br />

d’assurer l’intégrité physique d’un<br />

produit qui est en soi extrêmement<br />

sensible aux stress mécaniques.<br />

D’habitude cette opération est assurée<br />

par des machines de type tournant<br />

avec remplissage manuel.<br />

A l’entrée des boîtes une vanne assure<br />

le dosage du jus, indispensable<br />

au remplissage de la boîte, et cela<br />

avant l’introduction des <strong>tomate</strong>s en<br />

vue d’exclure la présence de l’air<br />

après le remplissage. Le jus doit<br />

être élevé à une température de<br />

95°C avant son dosage pour garantir<br />

une température des boîtes de<br />

40-45°C après le sertissage. Une<br />

température moins élevée exigera<br />

un temps de stérilisation plus long.<br />

Après le sertissage des boîtes avec<br />

les <strong>tomate</strong>s pelées on va contrôler<br />

le niveau du remplissage, avant le<br />

sertissage, sur le tapis roulant<br />

d’”égalisation”, puis le sertissage<br />

des boîtes a lieu, suivi de la stérilisation<br />

du produit.<br />

Le contrôle du remplissage constitue<br />

une étape importante qui doit<br />

être chargée à un personnel très<br />

expert et consciencieux. Il faut en<br />

effet rappeler que le pourcentage de<br />

produit égoutté sur le total est établi<br />

par des réglementations nationales<br />

exactes qui, si non respectées, en<br />

plus de la réclamation du consommateur,<br />

peuvent obliger les autorités<br />

compétentes à prendre des sactions.<br />

Superflu de décrire à ce moment les<br />

méthodes de sertissage, elles sont<br />

très bien connues et pratiquées depuis<br />

longtemps.<br />

On rappellera brièvement ici l’opération<br />

de stérilisation effectuée de manière<br />

différente selon le débit de<br />

l’installation en amont.<br />

Depuis les cuves d’immersion de la<br />

boîte dans de l’eau bouillante, passant<br />

à travers l’emploi des autoclaves<br />

à pression, on est parvenu<br />

aux stérilisateurs continus travaillant<br />

à pression atmosphérique ou sous<br />

pression.<br />

La stérilisation à boîte fixe, procédé<br />

approximatif et onéreux, résultant<br />

désormais dépassée, il faut rappeler<br />

que le principe de base consiste<br />

dans l’accroissement de l’échange<br />

de chaleur à la suite du mouvement<br />

relatif du produit à l’intérieur de la<br />

boîte par rapport aux parois. Cela<br />

va créer des courants de convection<br />

qui amènent plus rapidement la chaleur<br />

au centre de la boîte. Le déplacement<br />

continu du produit le long<br />

des parois combiné à la température<br />

du moyen réchauffant au-dessus<br />

de 100°C produit un échange thermique<br />

tel à accélérer le procédé de<br />

stérilisation. Ce n’est pas le lieu ici<br />

pour traiter à fond ce sujet: nous<br />

nous bornerons à faire une simple<br />

allusion à l’existence d’une technologie<br />

bien précise qui réside sur le<br />

principe de roulement de la boîte<br />

autour de son axe, en alternative à<br />

un mouvement de rotation autour<br />

d’un axe perpendiculaire à celui-ci.<br />

L’on peut encore ajouter qu’il y a<br />

aussi des stérilisateurs, utilisés pour<br />

le traitement d’une vaste gamme de<br />

produits où la vitesse de rotation est<br />

établie d’après l’étude préalable de<br />

la performance du produit soumis à<br />

la réunion de deux forces, force de<br />

gravité et centrifuge.<br />

En pratique les solutions les plus<br />

modernes employées sont celles où<br />

la boîte est forcée de parcourir plusieurs<br />

étages superposés et raccordés<br />

et le mouvement de roulement<br />

qu’on lui impose augmente le déplacement<br />

et la turbulence du produit<br />

près des parois de la boîte et favorise<br />

donc la pénétration de la chaleur.<br />

La vitesse de traînement et de progression<br />

de la boîte qui roule ne dépasse<br />

pas 0,5 mt/minute, le chauffage<br />

est à chambre de vapeur, non<br />

pas à pression. La température au<br />

centre boîte au-dessus de 95°C et<br />

le procédé, par rapport au bain sta-


tique est abrégé de 25%.<br />

Ces appareillages sont d’ailleurs intéressants<br />

pour la possibilité qu’ils<br />

offrent, grâce aux tunnels inférieurs,<br />

d’opérer des refroidissements et<br />

des essuyages indispensables pour<br />

acheminer le produit au stade de<br />

conditionnement final.<br />

Pour des productions très élevées,<br />

à des températures dépassant<br />

100°C, on peut appliquer le système<br />

couramment dit “cooker-cooler”.<br />

Il s’agit là d’un double cylindre en<br />

acier où dans le premier, le plus<br />

grand, la boîte entre à l’aide de<br />

vannes spéciales qui assurent l’alimentation<br />

sans aucune perte de<br />

pression. La boîte ensuite poussée<br />

par les ressauts d’un tambour tournant<br />

coaxialement, parcourt un tunnel<br />

à spiral qui se développe le long<br />

de la paroi intérieure. Le mouvement<br />

de la boîte est provoqué par la<br />

translation le long de l’axe du cylindre<br />

et par une rotation en tournant<br />

sur son axe. Dans le premier<br />

corps le préchauffage et la stérilisation<br />

s’effectuent, dans le deuxième<br />

corps, relié au premier dans ce cas<br />

aussi par des vannes étanches à la<br />

pression, le produit est refroidi.<br />

Toujours pour des productions importantes<br />

et combinées à d’autres<br />

en vue de réaliser une exploitation<br />

totale de la machine au cours de<br />

toute l’année, aussi les stérilisateurs<br />

hydrostatiques entrent en ligne de<br />

compte avec leur chambre à l’eau<br />

où s’achève le procédé de chauffage.<br />

Le refroidissement des boîtes, dernier<br />

stade avant le conditionnement,<br />

comme nous l’avons vu dans les<br />

appareils modernes, est partie intégrante<br />

du stérilisateur. Son but étant<br />

celui de décroitre la température au<br />

centre boîte à des niveaux les plus<br />

faibles possibles qui ne dépassent<br />

pas 50-55°C.<br />

pulpe<br />

Pour ces produits “dernière génération”,<br />

relativement récents par rapport<br />

aux <strong>tomate</strong>s pelées, la ligne de<br />

fabrication possède beaucoup de similitudes<br />

avec celle-ci et souvent<br />

représente son complément utilisé<br />

par les fabricants à la suite des exigences<br />

d’un marché plus élargi et<br />

conditionné désormais par la possibilité<br />

d’utiliser une <strong>tomate</strong> qui ne<br />

doit pas être forcément oblongue.<br />

La phase initiale de la ligne est la<br />

même. Pour les pulpes, version moderne<br />

de la <strong>tomate</strong> concassée, première<br />

alternative historique à la <strong>tomate</strong><br />

pelée, entendues comme produit<br />

fait de pulpe en morceaux irréguliers<br />

mais parfaitement détachés<br />

par rapport à la forme de la passata,<br />

la peleuse est remplacée par le<br />

broyeur dont nous allons tracer les<br />

modèles les plus communs.<br />

Le produit, échaudé par immersion<br />

dans de l’eau bouillante, est amené,<br />

à l’aide d’un élévateur au sommet<br />

d’un échafaudage d’où il tombe par<br />

chute en passant à travers un écraseur<br />

à cylindres rainés et il parvient<br />

d’abord à un séparateur des graines<br />

qui supprime aussi le liquide placentaire.<br />

D’ici la <strong>tomate</strong>, en gros morceaux,<br />

est envoyée à l’intérieur d’un cylindre<br />

aux trous préfixés, normalement<br />

8-10 mm. où les morceaux<br />

sont doucement pressés contre les<br />

trous en provoquant ainsi le passage<br />

de la seule pulpe qui est ensuite<br />

transférée au cylindre égoutteur. Ce<br />

passage aussi se produit par gravité<br />

afin de nullement endommager le<br />

produit. Après un réglage opportun<br />

de la vitesse et de l’inclination de<br />

l’égouttoir, on peut obtenir une <strong>tomate</strong><br />

concassée plus ou moins<br />

“sèche”. Le débit d’une installation<br />

de cette sorte est en raison de<br />

quelques tonnes/h de produit obtenu<br />

d’un double poids de <strong>tomate</strong> initiale.<br />

On peut citer un autre modèle en alternative<br />

à celui-ci qui prévoit l’emploi<br />

d’un pressoir variable et de<br />

deux cylindres extracteurs de la pulpe<br />

où le produit est pressé de l’intérieur<br />

à l’aide d’un rouleau contre les<br />

trous de la paroi dont le nettoyage<br />

est assuré par des brosses spéciales.<br />

Le tout se déroulant dans un<br />

milieu de vapeur. La présence de la<br />

vapeur permet d’atteindre deux<br />

buts: le premier, des températures<br />

élevées pour le produit en sortie,<br />

env. 35-40 degreés et par conséquent<br />

l’emploi de l’exhausteur devient<br />

inutile pour les petits formats.<br />

Deuxième, l’absence d’air qui, étant<br />

à ce stade normalement absorbé,<br />

permet un décroissement de l’action<br />

oxydante et corrosive dans le produit<br />

final. On ne peut rien dire à<br />

propos de l’action qui remplit la vapeur<br />

vis-à-vis des procédés enzymatiques<br />

qui se développent au<br />

cours de l’opération de broyage et<br />

qui favorisent la solidité du morceau<br />

et une prédisposition éprouvée à<br />

l’augmentation dans le pourcentage<br />

de produit égoutté.<br />

La <strong>tomate</strong> concassée à partir de laquelle<br />

des passate “rustiques” tout à<br />

fait efficaces si utilisées comme<br />

bases à la cuisine, ont été produites,<br />

précède d’un point de vue<br />

commercial l’arrivée des <strong>tomate</strong>s<br />

cubetées.<br />

<strong>tomate</strong>s cubetées<br />

Les <strong>tomate</strong>s cubetées représentent<br />

une diversification intéressante de la<br />

<strong>tomate</strong> concassée. Ce produit a le<br />

mérite de n’avoir subi aucune sorte<br />

d’écrasement au niveau opératoire<br />

ni de dommage à sa texture cellulosique.<br />

Le cubetage se fait sur la <strong>tomate</strong><br />

pelée moyennant des coupeusescubeteuses<br />

dont l’action est précédée<br />

par un égouttage sur une surface<br />

vibrante perforée.<br />

Après une dernière inspection pour<br />

supprimer toute nervure intérieure<br />

trop ligneuse ou de couleur insuffisante,<br />

le produit est réchauffé, mis<br />

en boîte avec du jus chaud et dirigé<br />

aux postes finals.<br />

La condition essentielle pour obtenir<br />

un produit de bonne qualité est un<br />

choix soigné des variétés les plus<br />

indiquées pour ce traitement.<br />

Il faut dire qu’à l’heure actuelle de<br />

gros volumes de <strong>tomate</strong>s cubetées<br />

sont destinés au conditionnement<br />

en sacs aseptiques et utilisés au ni-<br />

31


veau industriel pour préparer des<br />

produits finis composés, commercialisés<br />

sous toute sorte de conteneur<br />

qui convient à la distribution directe.<br />

Dans ce cas les <strong>tomate</strong>s cubetées<br />

sont préalablement mélangées au<br />

jus dans les proportions fixées.<br />

Puis, moyennant des pompes spéciales<br />

elles sont envoyées aux<br />

échangeurs de chaleur pour les<br />

opérations de stérilisation et refroidissement<br />

et au conditionnement<br />

suivant dans les sacs préstérilisés<br />

ou les briques.<br />

Il ne faut pas oublier que le stockage<br />

de ces produits est effectué, de<br />

plus en plus fréquemment, dans de<br />

grosses citernes aseptiques, mais<br />

l’importance du sujet nous conseille<br />

de le renvoyer à des notes futures.<br />

passate<br />

A cette liste de dérivés de la <strong>tomate</strong><br />

“<strong>light</strong>” il faut ajouter également un<br />

groupe de produits qui, de même<br />

que la passata sont obtenus en pratique<br />

d’une première phase de<br />

concentration. Il faut en faire mention<br />

car il s’agit d’une catégorie de<br />

produit à faible concentration et dotée<br />

d’une “solidité” structurale typique.<br />

La passata doit posséder le goût<br />

caractéristique de la <strong>tomate</strong> fraîche,<br />

une couleur rouge vive, une bonne<br />

consistance. Les produits qu’on<br />

trouve sur le marché dans des emballages<br />

divers ont un résidu sec 6<br />

à 10° Brix.<br />

La ligne de transformation prévoit<br />

en principe un procédé standard de<br />

prétraitement de la <strong>tomate</strong>, suivi<br />

d’un préchauffage Hot Break effectué<br />

avant un raffinage à travers des<br />

tamis de 6 ou 8/10 mm. Pratiques<br />

importantes: le contrôle du pH du<br />

jus et sa correction éventuelle si les<br />

valeurs dépassent 4,3. Puis le jus<br />

subit une concentration rapide dans<br />

l’évaporateur continu à double effet,<br />

suivie d’une désaération sous vide<br />

et souvent d’une homogénéisation.<br />

Ensuite le produit est envoyé à la<br />

pasteurisation et au remplissage à<br />

chaud dans la bouteille en verre ou<br />

dans la brique en aseptique.<br />

On peut dire, avec la passata,<br />

d’avoir touché à la gamme toute entière<br />

de la <strong>tomate</strong> “<strong>light</strong>”. On veut<br />

pourtant donner un bref aperçu également<br />

de ces produits qui, même si<br />

32<br />

de façon indirecte, ont créé une<br />

image de fraîcheur et de légèreté<br />

pour les dérivés de cette baie.<br />

Il s’agit de la “pizza sauce”, des “ristretti”<br />

(condiments peu concentrés à<br />

base de <strong>tomate</strong>), des “bases pour<br />

sauces” et du “ketchup”.<br />

La fabrication de la pizza sauce<br />

comporte un procédé assez pareil à<br />

celui de la passata, sauf le raffinage<br />

qui utilise des tamis de 3-3,5<br />

mm. Le procédé s’achève par une<br />

faible concentration en vue de standardiser<br />

le résidu sec du produit.<br />

Bien évidemment ce produit est en<br />

priorité destiné à la restauration collective,<br />

car la demande est surtout<br />

axée sur un conditionnement dans<br />

des sacs aseptiques 20 à 200 kg.<br />

Les “ristretti” et les “bases pour<br />

sauces”, ci-dessus mentionnés sont<br />

des biens à contenu élevé de service<br />

conçus pour la ménagère qui<br />

réalise ainsi un gain de temps<br />

considérable dans la préparation du<br />

repas.<br />

L’utilisation de passate, pulpes, dès<br />

de <strong>tomate</strong>s est, d’ailleurs, de leur<br />

nature, liée aux changements profonds<br />

qui sont intervenus dans les<br />

styles de vie et dans la nouvelle culture<br />

alimentaire, aussi bien que aux<br />

immenses efforts publicitaires et de<br />

marketing des grosses conserveries.<br />

A cela il faut ajouter le niveau<br />

de très haute technologie atteint par<br />

nos constructeurs d’équipements,<br />

uniques au monde grâce à leur esprit<br />

inventif et à leur capacité.<br />

Dans ce groupe figurent aussi ces<br />

produits demi-préparés en bocal ou<br />

en boîte que l’industrie fabrique à<br />

l’intention de la ménagère. En plus<br />

de la pulpe de <strong>tomate</strong>, ils peuvent<br />

contenir d’autres ingrédients, tels<br />

que, pour les “ristretti”, concentré de<br />

<strong>tomate</strong>, oignon, sel et souvent du<br />

sucre. Les “bases”: légumes en<br />

morceaux ou fines herbes typiques,<br />

uniformément répartis et caractérisées<br />

par l’absence de matières<br />

grasses et la présence de légumes<br />

très bien mélangés au reste de la<br />

<strong>tomate</strong>.<br />

En dernier, il faut rappeler le “ketchup”,<br />

condiment qui connaît une<br />

forte popularité chez les jeunes, les<br />

clients des fast foods et les<br />

consommateurs de sandwich dans<br />

les bars.<br />

Ce produit, à base de <strong>tomate</strong>, peutêtre<br />

“<strong>light</strong>” au sens impropre, mais<br />

qui contient plus de 50% de ce légume,<br />

se caractérise par son aromatisation<br />

qui doit être équilibrée,<br />

non forte, le goût des épices non<br />

prédominant.<br />

Sa fabrication se fait en mélangeant<br />

le jus semi-concentré, en principe<br />

Hot Break, avec du sel, du sucre,<br />

en chauffant le mélange obtenu et<br />

en ajoutant les épaississants et finalement<br />

le vinaigre et les aromes.<br />

Cela avant la désaération et le<br />

conditionnement final qui se fait<br />

couramment en bouteille.<br />

Le tour d’horizon touche ici à sa fin.<br />

Nous espérons avoir brosser un tableau<br />

récapitulatif assez complet,<br />

forcément à grands traits, de ce sujet.<br />

De centaines de pages ne seraient<br />

pas suffisantes à l’approfondir,<br />

compte tenu de tous les problèmes<br />

qu’il a impliqué, mais qui,<br />

résolus, ont permis de franchir une<br />

des étapes les plus prestigieuses<br />

du développement de l’industrie de<br />

la conserve.


Con particolare attenzione al<br />

recupero di energia termica.<br />

With particular attention to<br />

thermal energy recovery.<br />

HORIZONTAL AUTOCLAVE WITH MULTICYCLES:<br />

HORIZONTAL AUTOCLAVE WITH MULTICYCLES:<br />

Sterilization, ventilated steam, cooling, rain spout system and dipping.<br />

Continuous Sterilization, control ventilated of the steam, black pressure cooling, in rain all the spout phases. system and dipping.<br />

Working controlled by PLC and completely automatic administration of the working cycles<br />

Continuous control of the black pressure in all the phases.<br />

Working controlled by PLC and completely automatic administration of the working cycles<br />

AUTOCLAVE ORIZZONTALE<br />

CON AUTOCLAVE FUNZIONAMENTO ORIZZONTALE<br />

A CON CICLI FUNZIONAMENTO<br />

MULTIPLI:<br />

A CICLI MULTIPLI:<br />

Sterilizzazione,vapore<br />

Sterilizzazione,vapore<br />

saturo,vapore ventilato,<br />

saturo,vapore ventilato,<br />

raffreddamento pioggia<br />

raffreddamento pioggia<br />

e annegamento..<br />

e annegamento..<br />

Controllo continuo della<br />

Controllo continuo della<br />

contro-pressione in<br />

contro-pressione in<br />

tutte le fasi di lavoro.<br />

tutte le fasi di lavoro.<br />

Funzionamento<br />

Funzionamento<br />

controllo da PLC e<br />

controllo da PLC e<br />

gestione dei cicli di<br />

gestione dei cicli di<br />

lavoro completamente<br />

lavoro completamente<br />

automatizzata.<br />

automatizzata.


Quien pasea por las islas de los supermercados,<br />

habrá seguramente<br />

notado, sobre los estantes, bién ordenados,<br />

un número siempre creciente<br />

de productos que tenían vistosamente<br />

sobre la etiqueta la palabra,<br />

ya mágica “<strong>light</strong>”, siempre con<br />

el vocábulo inglés y siempre con el<br />

significado taumatúrgico, de producto<br />

ligero, saludable, tal como para<br />

evocar una línea delgada, dieta automática<br />

y otros muchos significados<br />

apetecibles.<br />

Es posible hasta sonreir cosiderando<br />

que este vocablo ya está siendo<br />

empleado, si bién con otro idioma,<br />

desde hace decénios y que la gama<br />

en tal sentido, se ha expandido visiblemente<br />

durante el tiempo y actualmente<br />

resulta extremamente dueña<br />

del mercado de la baya roja.<br />

Con estas notas, deseamos hacer<br />

un cuadro, lo más al día, de la gama<br />

con la cual los derivados del <strong>tomate</strong><br />

se presentan sobre los estantes o,<br />

in primis, están presentes dentro de<br />

grandes contenedores, en los almacenes<br />

de los productores de jugos,<br />

pizzas, pasadas, pulpas y cubeteados,<br />

deteniéndonos justo sobre<br />

aquellos productos en los cuales no<br />

ha tenido lugar la concentración del<br />

jugo, pero en los cuales los tejidos<br />

vegetales originales aparecen transformados<br />

pero, extructuralmente hablando<br />

similares a la materia prima<br />

de la cual aún son portadores de su<br />

ajuar organoléptico, nutricional y de<br />

frescura.<br />

Ya en el lejano 1980, la revista dedicaba<br />

a estos derivados del <strong>tomate</strong>,<br />

una serie de notas con el título<br />

“Objetivo: frescura”.<br />

Pensamos por tanto que sea útil<br />

considerar las varias formas de la<br />

evolución de esta tecnología tan interesante.<br />

Indudablemente esta evolución ha<br />

sido una consecuencia natural de<br />

las exigensias que han emergido de<br />

las tendencias de mercado, y esto<br />

según una regla que no vale solo<br />

TOMATE ...LIGHT de Mario Diemmi<br />

para el <strong>tomate</strong> sino también para<br />

otros diversos productos y sectores<br />

industriales.<br />

La primera necesidad evidenciada<br />

por el consumo era, en el momento<br />

inicial de la expansión de los consumos,<br />

la búsqueda de un método para<br />

la conservación del <strong>tomate</strong> el<br />

cual, fisiológicamente, cuando fresco,<br />

era posible encontrarlo únicamente<br />

durante periodos limitados<br />

del año solar.<br />

Partiendo de esta exigencia nació<br />

una tecnología de transformación<br />

de la materia prima dirigida a la obtención<br />

de un producto concentrado,<br />

con fácil conservación a temperatura<br />

ambiente, según el tipo de<br />

contenedor usado como alternativa<br />

al acondicionamiento refrigerado.<br />

La tecnología que ha conducido a la<br />

concentración, basada esencialmente<br />

sobre las formas de cesión<br />

del calor al jugo para extraer agua,<br />

ha pasado a través de tantos momentos:<br />

baste con considerar las<br />

bacinillas originales, para pasar al<br />

uso del vacío dentro de las ampollas<br />

y llegar al fin a los equipos contínuos<br />

con capacidades de concentración<br />

enormes.<br />

Paralelamente los estudios y las<br />

aplicaciones han sido orientados<br />

hacia la puesta a punto de los contenedores<br />

de conservación y asì<br />

desde los toneles para concentrados<br />

salados y con color indefinible,<br />

hemos mano a mano pasado a los<br />

jugos asépticos pre-esterilizados<br />

con los cuales parece que hemos<br />

alcanzado el tope de las condiciones<br />

óptimas.<br />

Seguramente con la fuerza de los<br />

resultados obtenidos con esta meticulosa<br />

investigación y con las respuestas<br />

para esta primera exigencia,<br />

el mercado, a la búsqueda de<br />

productos que lograsen mantener<br />

las características del fresco en el<br />

nivel máximo, si bién en el ámbito<br />

de una conservación con almenos<br />

un ciclo anual, requeridas para el <strong>tomate</strong>,<br />

pero también para otras gamas<br />

vegetales tales como la fruta,<br />

productos alternativos a los concentrados<br />

pero que presentasen los<br />

mismos requisitos de conservabilidad<br />

llegando así hasta la puesta a<br />

punto, en un primer momento, de la<br />

producción de <strong>tomate</strong>s pelados, para<br />

desembocar en una gama mucho<br />

más amplia que incluye, pasadas y<br />

luego pulpas con varias dimensiones,<br />

cubeteados, bases para jugos<br />

etc.<br />

Aquí es necesario recordar, como el<br />

35


desarrollo de esta gama de productos<br />

nuevos, haya sido posible en<br />

función de una investigación paralela<br />

de variedades de <strong>tomate</strong>s.<br />

El <strong>tomate</strong> inicialmente se identificaba<br />

con variedades redondas, costilludas,<br />

con contenidos de azúcar<br />

muy elevados, cultivado no en el terreno<br />

sino en equipos por setos, en<br />

los cuales la planta durante su<br />

desarrollo era sostenida por suportes<br />

que conducían la plantita hacia<br />

configuraciones predeterminadas.<br />

La piel del <strong>tomate</strong> era muy delgada,<br />

el líquido contenido por la placenta<br />

azúcarado, facilmente sujeto a roturas<br />

en caso de esfuerzos mecánicos,<br />

limitados al punto tal que el<br />

transporte mismo desde el campo<br />

hasta la instalación quedaba condicionado<br />

por el uso de cajitas, antes<br />

de madera y sucesivamente de<br />

plástico, con contenidos máximos<br />

de 20 – 25 Kg.<br />

Las necesidades conéxas con la<br />

producción masiva, con la instalación<br />

de equipos con potencialidades<br />

siempre mayores, con los<br />

transportes sobre camiones, que<br />

ahora tiene lugar también desde<br />

una región a la otra y en fin con la<br />

mecanización de la cosecha en el<br />

campo, han conducido, en el arco<br />

de algunos decénios a la configuración<br />

de un <strong>tomate</strong>, bajo ciertos aspectos,<br />

antitético respecto al modelo<br />

inicial: baya con elevada resistencia<br />

mecánica, idónea para la carga<br />

y el transporte y descarga desde<br />

cajones, posibilidad de lavado y tratamiento<br />

bajo condiciones drásticas<br />

y esto, sinembargo a despecho de<br />

las características organo-lépticas,<br />

del color y de los contenidos de<br />

azúcar.<br />

Si añadimos en fin que estas nuevas<br />

condiciones finalizadas a la obtención<br />

de una economía de gestión<br />

óptima, han creado paralelamente<br />

unas exigencias de búsqueda<br />

de variedades con miras a obtener<br />

campañas de <strong>tomate</strong> siempre<br />

más cortas, con búsqueda de maduraciones<br />

en contemporánea y esto<br />

también para áreas tales como<br />

las mediterráneas, en las cuales la<br />

mano de obra resulte costosa y a<br />

menudo difícil de hallar.<br />

Pasemos ahora al recuerdo de los<br />

productos que ven al <strong>tomate</strong> no<br />

concentrado, normalmente con resíduo<br />

natural o, si este es aumentado,<br />

con bajos niveles y de forma tal<br />

36<br />

como para no quitarle la prerrogativa<br />

de la frescura.<br />

<strong>tomate</strong>s pelados<br />

El pelado es seguramente una de<br />

las formas más “antíguas” y conocidas<br />

para la conservación del <strong>tomate</strong>,<br />

es un producto que pensamos<br />

que haya sido, y aún sea, uno de<br />

los más conocidos embajadores de<br />

la agricultura e industria conservera<br />

italiana.<br />

A parte la forma la cual, para una<br />

caracterización del producto es la<br />

oblonga, el <strong>tomate</strong> en consideración,<br />

debe tener la pulpa de color<br />

rojo vivo también en las capas internas,<br />

la raíz primaria central debe tener<br />

proporciones limitadas y no leñosa,<br />

en las fosas deben haber pocas<br />

semillas, el pellejo y el pecíolo<br />

deben desprenderse facilmente y<br />

siendo requerida una maduración<br />

homogénea, no debe presentar “collares”<br />

verdes y menos que menos,<br />

partes necróticas o de color amarillento.<br />

La variedad más apreciada y conocida<br />

es, seguramente desde siempre,<br />

el San Marzano, sinembargo<br />

razones de órden práctico, áreas de<br />

cultivo limitado, costos, paralelamente<br />

con mejorías genéticas substanciales,<br />

han extendido la posibilidad<br />

de empleo a diversas variedades<br />

tales como las que provienen<br />

desde varios cultivares que actualmente<br />

resultan idóneos también para<br />

la cosecha mecánica.<br />

Muchas de estas variedades,<br />

inicialmente obtenidas en institutos<br />

californianos, resultan ya muy difundidos<br />

en cada área y cada cultivador<br />

tiene la posibilidad de escoger,<br />

basándose sobre los terrenos y el<br />

clima, la variedad que responde<br />

mayormente a sus exigencias.<br />

La selección del <strong>tomate</strong> de partida,<br />

conjugada con un grado de maduración<br />

igualmente preciso, son las<br />

condiciones basilares para la obtención<br />

de un “pelado” con calidad óptima,<br />

normalmente destinado a la<br />

lata, y para el cual ahora, sintéticamente,<br />

iremos a esquematizar la<br />

tecnología.<br />

La lata, con varias dimensiones,<br />

desde el medio kilo hasta los 5 Kg.<br />

nominales, es el contenedor ahora<br />

preferido por los productores de pelados,<br />

ya que su rigidez preserva el<br />

pelado, con naturaleza muy frágil,<br />

desde los esfuerzos mecánicos, facilita<br />

el empleo de líneas de elevadas<br />

capacidades y optimiza las posibilidades<br />

de almacenaje, particularmente<br />

importante para productos<br />

con ciclo anual. Es necesario añadir<br />

el pregio que la pared metálica ofrece<br />

al pasaje del calor y por tanto a<br />

la reducción de los tiempos de calentamiento<br />

y esterilización, con los<br />

consecuentes contributos para la<br />

conservación de las características<br />

organo-lépticas.<br />

Dejemos, ya que son ya hasta demasiado<br />

conocidas, las consideraciones<br />

acerca del revestimiento interior<br />

de la lata, en el cual desde la<br />

presencia del estaño de anticuada<br />

memoria, hemos ya pasado, almenos<br />

por lo que se refiere a los formatos<br />

pequeños, al esmalte con<br />

barnizes con pigmentos especiales.<br />

La tecnología productiva relativa<br />

prevee una serie de operaciones,<br />

mas o menos enriquecidas con tecnologías<br />

sofisticadas y específicas,<br />

pero que siempre incluyen:


- lavado y cernido<br />

- desprendimiento del pellejo desde<br />

la pulpa (pelado)<br />

- separación de los pellejos<br />

- llenado del contenedor<br />

- sellado del contenedor<br />

- esterilización y enfriamiento<br />

Mientras para el primero y los dos<br />

últimos puntos, substancialmente<br />

no han sido encontradas, durante<br />

los últimos años, variaciones conceptuales,<br />

para el segundo y el tercero<br />

están implícitos los puntos de<br />

fuerza que caracterizan a los tiempos<br />

relativamente recientes.<br />

Es de suma importancia anteponer<br />

que la fase de pelado puede ser<br />

considerada como la base de muchas<br />

otras líneas para la obtención<br />

de derivados que iremos a tomar en<br />

consideración con estas notas.<br />

Analizando las diversas fases de la<br />

línea podemos decir immediatamente<br />

que para el lavado y el cernido<br />

del producto son utilizadas líneas<br />

similares a las empleadas para<br />

el concentrado. Normalmente son<br />

adecuadas para que el lavado sea<br />

particularmente eficaz – y las limitadas<br />

capacidades por hora lo favorecen<br />

– y de manera tal que sobre las<br />

cintas de cernido el <strong>tomate</strong> pueda<br />

ser controlado con facilidad y que<br />

avance sin sobreponerse y con una<br />

velocidad tal como para permitir las<br />

operaciones de cernido y verificación<br />

por parte de las obreras.<br />

Obreras las cuales, a diferencia de<br />

las líneas destinadas para la con-<br />

centración, deben estar efectivamente<br />

presentes y estar bién entrenadas<br />

para tal fin; la línea, en el caso<br />

de instalaciones modernas, casi<br />

siempre está dotada con seleccionadoras<br />

ópticas que detectan y alejan<br />

a las bayas defectuosas únicamente<br />

por su color, que irán a ser<br />

destinadas a la simple concentración<br />

o bién por sus partes necróticas<br />

y deshechas.<br />

Así mismo, el empleo de descuescadoras<br />

o lavadoras con tambor, tiene<br />

un cierto relieve en estas líneas,<br />

particularmente apreciado para productos<br />

provenientes desde terrenos<br />

arcillosos o para variedades con un<br />

fuerte enlace del pedúnculo al fruto<br />

especialmente si la maduración es<br />

imperfecta, con situaciones acentuadas<br />

a menudo debido a la cosecha<br />

mecánica, y ya difundidas en<br />

los paises mayormente industrializados.<br />

La fase de “pelado” propiamente<br />

identificada como desprendimiento<br />

del pellejo desde la pulpa ha sufrido<br />

una evolución tecnológica de enorme<br />

importancia a lo largo del tiempo,<br />

aunque a veces la tecnología ha<br />

refinado aquellas operaciones que<br />

antes tenían lugar manualmente.<br />

Dicha fase se basa sobre la operación<br />

de escaldado de la baya en<br />

agua con temperatura superior a<br />

90°C por apróximadamente 30 segundos.<br />

El pelado químico y el tratamiento<br />

con vapor para los <strong>tomate</strong>s<br />

congelados son alternativas anti-<br />

cuadas y que podemos relegar al<br />

archivo.<br />

El escaldado tiene lugar con equipos<br />

constituidos por cilindros horadados<br />

con eje horizontal y con cocléa<br />

interna para el avanzamiento<br />

del <strong>tomate</strong>, parcialmente sumergidos<br />

en agua hirviente cual alternativa<br />

a aquellos constituidos por cámaras<br />

cilíndricas inclinadas, con<br />

diámetros anchos dentro de las<br />

cuales ruedan una serie de paletas<br />

que constituyen cámaras de sumersión<br />

parcial, en agua hirviente en<br />

las que el <strong>tomate</strong> es escaldado y<br />

sucesivamente escurrido con tiempos<br />

regulables con la máxima precisión.<br />

Sucesivamente a las “escaldadoras”<br />

se colocan las peladoras.<br />

Entre aquellas mecánicas, con capacidades<br />

importantes, mayores de<br />

30 tons/hora, encontramos varios tipos.<br />

Entre las más conocidas y aún<br />

muy difundidas, especialmente donde<br />

las cantidades en juego no son<br />

de importancia absoluta, existen<br />

máquinas que disponen a los <strong>tomate</strong>s,<br />

rigurosamente de tipo oblongo<br />

y calibrados, sobre canaletas que<br />

los transladan hacia una estación<br />

dotada de cuchillas que inciden la<br />

piel en sentido longitudinal después<br />

de la cual, el <strong>tomate</strong>, siempre canlizado,<br />

es entregado a una serie de<br />

mordazas colocadas en forma de<br />

“V” que lo aprietan en forma contínua<br />

alejando de esta forma la piel<br />

que es expulsada y dejada caer a la<br />

parte inferior.<br />

A esta categoría pertenecían también<br />

aquellas máquinas en las cuales<br />

la baya, “despuntada” por medio<br />

de cuchillas particulares, atravesaba<br />

alvéolos de goma con voladizos,<br />

o bién era comprimida gradualmente<br />

desde una de las extremidades<br />

de forma tal que el fruto saliese del<br />

pellejo que quedaba atrapado, o<br />

bién, mediante la fuerza centrífuga<br />

era expulsada y forzada a pasar a<br />

través de alvéolos de goma colocados<br />

en la periferia de tambores giratorios.<br />

Claro está que este tipo de equipos<br />

exigían que el <strong>tomate</strong> fuese oblongo<br />

y bién calibrado.<br />

Las peladoras más recientes, las<br />

termo-físicas, aptas para la producción<br />

de hasta varias decenas de<br />

tons/hora, están presentes en el<br />

mercado con varias configuraciones,<br />

todas basadas sobre el calen-<br />

37


tamiento rápido con temperaturas<br />

nunca inferiores a 120 – 130°C por<br />

medio de vapor bajo presión y el<br />

pasaje a la etapa sucesiva para ser<br />

sometido a una diminiución repentina<br />

de presión o para ser enfriado<br />

repentinamente con agua para condensar<br />

el vapor presente.<br />

Esta variación provoca una explosión<br />

de la piel dado que el agua, líquida<br />

con la presión de la primera<br />

etapa, con la disminución de la presión<br />

se vuelve vapor y fragmenta a<br />

la piel.<br />

Este es evidentemente el principio<br />

de base que varias empresas han<br />

elaborado y aplicado con los diversos<br />

modelos que actualmente constituyen<br />

la tendencia dominante.<br />

Es necesario recordar las ventajas<br />

que trae este tipo de instalación,<br />

baste pensar que se resuelver con<br />

una sola máquina, las funciones de<br />

escaldado y pelado sin necesitar<br />

operaciones de despuntado, calibrado<br />

y, poder operar con <strong>tomate</strong>,<br />

tanto oblongo como redondo.<br />

Evidentemente, resulta tener particular<br />

importancia la determinación<br />

de los parámetros operativos en<br />

función de la variedad y del grado<br />

de maduración del fruto para preservar<br />

a lo máximo la parte de pulpa<br />

más cercana a la piel, la cual, rica<br />

de carotenoides (principalmente<br />

licopeno) es la que presenta un color<br />

más intenso.<br />

En realidad la peladora de este tipo<br />

es utilizada macizamente también<br />

para la producción de cubeteados y<br />

de las pulpas mismas, logrando garantizar<br />

una calidad importante con<br />

costes reducidos tanto debido a la<br />

naturaleza de la materia prima<br />

cuanto por la tecnología.<br />

Estas peladoras, paralelamente, generan<br />

notables cantidades de desechos<br />

de tratamiento y de fruto, el<br />

cual no resultando idóneo para el<br />

pelado, resulta reutilizable para la<br />

producción de concentrado: este es<br />

el motivo principal para la instalación<br />

de equipos pequeños para<br />

concentración para que el recobro<br />

de todo lo inutilizable para el pelado<br />

sea total.<br />

Después de las peladoras encontramos<br />

las cintas separa-pieles.<br />

Estas, principalmente constituidas<br />

por una o dos cintas con rodillos,<br />

obligan al <strong>tomate</strong> a avenzar permitiendo<br />

a los rodillos con goma de la<br />

cinta de base, la captura y el aleja-<br />

38<br />

miento de los pellejos, mediante las<br />

canaletas inferiores. Varias son las<br />

“interpretaciones” que los diversos<br />

constructores han dado a esta etapa.<br />

El <strong>tomate</strong> en este punto resulta ya<br />

pelado y debe ser transladado a la<br />

etapa de llenado del contenedor final.<br />

Pero este pasaje debe ser completado<br />

con una inspección delegada a<br />

controles manuales y a menudo con<br />

el auxilio de seleccionadoras ópticas.<br />

Ahora el pelado está listo para ser<br />

“enlatado”, ya que el contenedor típico<br />

para él es la lata metálica dado<br />

que resulta apto para garantizar la<br />

integridad física para un producto<br />

muy sensible a los esfuerzos mecánicos.<br />

Normalmente para esta operación<br />

se emplean máquinas de tipo giratorio<br />

con etapa manual de introducción.<br />

A la entrada de las latas una válvula<br />

se encarga de la dosificación del jugo,<br />

necesario para el llenado de las<br />

latas, esto antes de que sean introducidos<br />

los <strong>tomate</strong>s, con la finalidad<br />

de que sea eliminada la presencia<br />

de aire después del llenado. La<br />

temperatura del jugo debe alcanzar<br />

los 95°C antes de ser dosificado,<br />

para poder garantizar una temperatura<br />

de 40 – 45°C para las latas sucesivamente<br />

al garfeado. Una temperatura<br />

menor obligará a un tiempo<br />

de esterilización mayor.<br />

Después del llenado de las latas<br />

con el pelado, es controlado el nivel<br />

de llenado, antes del garfeado, sobre<br />

la “cinta de aparejamiento”, y<br />

luego se procederá con el garfeado<br />

de las latas y sucesivamente a la<br />

etapa de esterilización.<br />

El control del llenado es particularmente<br />

importante y debe ser asignado<br />

a personal valedero y conciente,<br />

y a tal fin es necesario recordar<br />

que el porcentaje de escurrido<br />

sobre el total es fijado por normas<br />

nacionales precisas que, en caso<br />

de no respeto de las mismas, además<br />

de las protestas del consumidor,<br />

pueden conducir a sanciones<br />

por parte de las autoridades de<br />

competencia.<br />

Es superfluo recordar las varias formas<br />

de garfeado, tanto son conocidas<br />

y desde hace tanto tiempo aplicadas.<br />

Sucintamente recordaremos ahora<br />

las etapas de esterilización que son<br />

aplicadas en formas diferentes según<br />

la capacidad del equipo anterior.<br />

Se ha pasado desde las tinas de<br />

esterilización de la lata en agua hirviente<br />

hasta las autoclaves bajo<br />

presión, para llegar hasta las esterilizadoras<br />

en contínuo bajo presión o<br />

con presión atmosférica.<br />

Considerando obsoleto el tratamiento<br />

con “lata detenida” apróximado<br />

y antieconómico, recordamos<br />

como, el principio utilizado sea<br />

aquel basado sobre el aumento de<br />

calor debido al movimiento relativo<br />

del producto al interior de la lata


con respecto a la pared de la misma,<br />

con generación de corrientes<br />

de convección las cuales conducen<br />

con mayor rapidez el calor hacia el<br />

centro e la lata; el recambio contínuo<br />

del producto a lo largo de la pared<br />

asociado con la temperatura del<br />

medio de calentamiento, mayor de<br />

100°C, provoca un intercambio térmico<br />

tal como para acelerar el proceso<br />

de esterilización. Esta no es la<br />

sede adecuada para un tratado, sinembargo<br />

nos referimos a la existencia<br />

de una tecnología precisa<br />

que se aprovecha del movimiento<br />

giratorio de la lata sobre su propio<br />

eje cual alternativa a un movimiento<br />

de rotación sobre un eje perpendicular<br />

a este, y que existen esterilizadoras,<br />

utilizadas también para<br />

muchísimos productos, en las cuales<br />

es posible fijar las velocidades<br />

de rotación determinadas por un estudio<br />

del comportamiento del producto<br />

sometido a la combinación de<br />

las dos fuerzas, la de gravedad y la<br />

centrífuga.<br />

En la práctica, los modelos más<br />

usados son aquellos en los que la<br />

lata es obligada a descender a lo<br />

largo de varios planos sobrepuestos<br />

y conectados entre ellos con un movimiento<br />

giratorio apto para aumentar<br />

el recambio y la turbolencia del<br />

producto cercano a la pared de la<br />

lata favoreciendo así la penetración<br />

del calor.<br />

La velocidad de empuje-avance de<br />

la lata que rueda no sobrepasa los<br />

0,5 m/minuto, el calentamiento es<br />

por cámara de vapor sin presión;<br />

las temperaturas en el centro de la<br />

lata llegan hasta 95°C con reducción<br />

de proceso con respecto al baño<br />

estático de apróximadamente el<br />

25%.<br />

Estos equipos son interesantes<br />

también debido a la posibilidad que<br />

ofrecen los planos inferiores de actuar<br />

enfriamientos y secados indispensables<br />

para mandar el producto<br />

a la etapa de confección final.<br />

Para producciones muy elevadas,<br />

con temperaturas mayores de<br />

100°C, es posible emplear el sistema<br />

comunmente conocido como<br />

. Se trata de un<br />

cilindro doble en acero dentro del<br />

primero de los dos, el mayor, la lata<br />

entra a través de válvuals especiales<br />

que permiten la alimentación sin<br />

pérdidas de presión, y recorre un<br />

canal con forma de espiral que co-<br />

rre a lo largo de la pared interna,<br />

empujada coaxialmente por las aletas<br />

de un tambor giratorio. El movimiento<br />

de la lata es el resultado de<br />

una traslación a lo largo del eje del<br />

cilindro y de una rotación por enroscamiento<br />

sobre su mismo eje. En el<br />

primer cuerpo tiene lugar el pre-calentamiento<br />

y la esterilización, en el<br />

segundo cuerpo unido al primero<br />

aún por medio de válvulas de presión,<br />

el producto es enfriado.<br />

Siempre para producciones relevantes<br />

asociadas a otras que permitan<br />

el uso a lo largo de todo el año, es<br />

necesario tomar en consideración<br />

también las esterilizadoras hidroestáticas<br />

constituidas por cámaras<br />

con agua, en las cuales es terminado<br />

el proceso de calentamiento.<br />

El enfriamiento de las latas, última<br />

fase antes de al confección, tal como<br />

hemos visto en los equipos modernos,<br />

es parte integrante de la esterilizadora;<br />

por medio de este se<br />

trata de disminuir la temperatura al<br />

centro de la lata hasta los niveles<br />

menores posibles, no mayores de<br />

50-55°C.<br />

pulpa<br />

Para estos productos de “segunda<br />

generación”, relativamente recientes<br />

con respecto a los pelados, la línea<br />

de producción tiene muchos puntos<br />

en común y a menudo resulta ser<br />

una integración utilizada por muchos<br />

para las exigencias de un mercado<br />

más amplio y acondicionado<br />

por la posibilidad de empleo de un<br />

<strong>tomate</strong> que ya no es necesariamente<br />

“oblongo”.<br />

La etapa inicial de la línea es la<br />

misma. Para pulpas que nacen como<br />

“triturados”, históricamente hablando<br />

primera alternativa al pelado,<br />

entendiendo por esto un producto<br />

que presenta pulpa con pedazos<br />

no regulares pero bién distintos<br />

con respecto a la configuración de<br />

la pasada, la peladora es substituida<br />

con una trituradora para la cual<br />

reportaremos las formas más adoptadas.<br />

El producto escaldado por sumersión<br />

en agua hirviente es conducido<br />

hasta la cima de una empalcadura<br />

mediante un elevador, desde donde,<br />

por caida, desciende pasando a<br />

través de una aplastadora con cilindros<br />

acanalados y llega durante la<br />

primera fase a una separadora de<br />

semillas que elimina también el líquido<br />

de la placenta.<br />

Desde aquí el <strong>tomate</strong>, el cual se encuentra<br />

ya bajo forma de grandes<br />

pedazos, es enviado al interior de<br />

un cilindro con orificios prefijados,<br />

normalmente 8-10 mm dentro del<br />

cual los pedazos son comprimidos<br />

delicatamente contro los orificios,<br />

39


determinando así el pasaje solamente<br />

de la pulpa la cual sucesivamente<br />

es enviada al cilindro escurridor;<br />

este pasaje tiene lugar por gravedad<br />

para evitar daños al producto.<br />

Regulando oportunamente la<br />

velocidad y la inclinación del escurridor,<br />

es posible obtener un triturado<br />

mas o menos “seco”. La capacidad<br />

de los equipos de este tipo es<br />

del órden de algunas tons/hora de<br />

producto obtenido partiendo desde<br />

el equivalente al doble del peso de<br />

<strong>tomate</strong>.<br />

Una alternativa eran los equipos basados<br />

sobre el uso de una exprimidora<br />

variable y de dos cilindros extractores<br />

de pulpa, en los cuales el<br />

producto es comprimido desde el interior<br />

con un rodillo, sobre los orificios<br />

de la pared, que se mantiene<br />

limpia mediante la acción de cepillos<br />

especiales, todo esto bajo ambiente<br />

de vapor. La presencia de<br />

este vapor permite obtener dos finalidades:<br />

la primera es obtener temperaturas<br />

elevadas en el producto<br />

que sale, apróximadamente 35-40<br />

grados, cosa que hace sí que sea<br />

inútil el uso del exauster para el caso<br />

de formatos pequeños; la segunda<br />

es la ausencia de aire que normalmente<br />

resulta englobado durante<br />

esta fase, permitiendo así una<br />

disminución de la acción oxidante y<br />

de corrosión en el producto final.<br />

No hay que ometer la indudable acción<br />

del vapor a fines de los procesos<br />

enzimáticos generados durante<br />

la operación de trituración los cuales<br />

favorecen que las piezas sean<br />

compactas y además una predispo-<br />

40<br />

sición acertada al aumento del porcentaje<br />

de escurrido.<br />

Pero el triturado, desde el cual se<br />

derivan, en función del tamaño de<br />

las piezas, pasadas “gruesas” que<br />

resultan ser particularmente valederas<br />

para el uso cual bases en la cocina,<br />

es el precursor de la llegada<br />

de los cubitos.<br />

cubeteado<br />

Diversificación interesante de pulpa<br />

triturada es el <strong>tomate</strong> cubeteado, el<br />

cual tiene el mérito de no haber sufrido<br />

operativamente, algún tipo de<br />

prensado y por tanto ningún tipo de<br />

daño a su estructura celulósica.<br />

El cubeteado se efectúa, sobre el<br />

<strong>tomate</strong> pelado, por medio de cuchillas<br />

cubeteadoras, las cuales preceden<br />

a un escurrimiento por medio<br />

de un plano horadado vibratorio.<br />

Sucesivamente al último cernido,<br />

para evitar la presencia de costillas<br />

internas demasiado leñosas o con<br />

color exíguo, el producto es pre-calentado,<br />

introducido en el contenedor<br />

con jugo caliente y trasladado a<br />

las etapas finales.<br />

Condición basilar para obtener un<br />

producto de buena calidad es el escoger<br />

con esmero las variedades<br />

más idóneas para tal fin.<br />

Es necesario evidenciar como grandes<br />

cantidades de cubeteado actualmente<br />

sean destinadas a la confección<br />

en sacos asépticos y empleadas<br />

a nivel industrial para obtener<br />

productos acabados compuestos y<br />

comercializados con todos los tipos<br />

de contenedores para la distribución<br />

directa.<br />

En este caso el cubito es mezclado<br />

previamente con el jugo según las<br />

proporciones previstas y sucesivamente,<br />

mediante bombas especiales,<br />

es conducido al interior de los<br />

intercambiadores de calor para su


esterilización, enfriamiento y sucesiva<br />

confección dentro de sacos preesterilizados<br />

o Brick.<br />

No hay que olvidar como para estos<br />

productos se emplea siempre más<br />

el almacenaje dentro de grandes<br />

cisternas asépticas, sinembargo dada<br />

su importancia nos obliga a preferir<br />

el renvio a las próximas notas.<br />

pasadas<br />

A este listado relativo al <strong>tomate</strong><br />

“<strong>light</strong>”, añadimos también algunas<br />

referencias a productos que, tal como<br />

para la pasada, resultan como<br />

derivados de una primera fase de<br />

procesos de concentración. Los<br />

añadimos, debido a que son una<br />

categoría de producto con baja concentración<br />

y con “corposidad” estructural<br />

típica.<br />

La pasada debe tener el sabor característico<br />

del <strong>tomate</strong> fresco, color<br />

rojo brillante, buena consistencia:<br />

en el mercado es posible encontrar<br />

productos con varias confecciones<br />

y con resíduo seco de 6 a 10°Brix.<br />

La línea de proceso normalmente<br />

prevee un proceso estandar de pretratamiento<br />

del <strong>tomate</strong>, seguido por<br />

un pre-calentamiento HOT BREAK<br />

que precede a une refinación con<br />

cedazos de 6 o 8/10 de mm. Es importante<br />

el control del pH del jugo y<br />

una corrección eventual a valores<br />

no mayores de 4,3. Sucesivamente<br />

el jugo es enviado a una concentración<br />

rápida en evaporador contínuo<br />

con doble efecto seguida por una<br />

desaireación bajo vacío y a menudo<br />

por una homogeneización antes de<br />

ser enviado a la pasteurización y a<br />

la confección en caliente en botella<br />

de vidrio o asépticamente en Brick.<br />

Con la “pasada” podemos considerar<br />

que hemos tocado toda la gama<br />

del <strong>tomate</strong> “<strong>light</strong>”, sinembargo deseamos<br />

hacer una breve alusión también<br />

para aquellos productos los<br />

cuales, aunque indirectamente, han<br />

creado una imágen de frescura y ligereza<br />

para los derivados de nuestra<br />

baya.<br />

Nos referimos en particular a la<br />

“pizza sauce”, a los “restringidos de<br />

<strong>tomate</strong>”, a las “bases para jugos” y<br />

al “ketchup”.<br />

Anotamos, en forma sucinta, como<br />

la “pizza sauce” adopte un proceso<br />

muy similar al de la pasada diferenciándose<br />

de esta por el procedimiento<br />

de refinado que adopta<br />

cedazos con orificios de 3–3,5 mm.<br />

Este procedimiento a menudo se<br />

completa con una concentración ligera<br />

finalizada para estandardizar<br />

el resíduo seco del producto. Obvio<br />

que este es un producto esencialmente<br />

destinado para el catering<br />

dado que la demanda apunta a las<br />

confecciones en sacos asépticos<br />

desde 20 hasta 200 Kg.<br />

Para los “restringidos” y para las<br />

“bases para jugos” antes citadas, se<br />

trata de productos con elevado contenido<br />

de servicio y destinados a las<br />

amas de casa la cual obtiene consi-<br />

derables ahorros de tiempo en los<br />

preparados de la cocina.<br />

Por otra parte el empleo de pasadas,<br />

pulpas cubeteados ya son, debido<br />

a su naturaleza misma, derivados<br />

de los cambios profundos en<br />

los estilos de vida y en la nueva cultura<br />

alimenticia, tanto cuanto debido<br />

al gran empeño publicitario y de<br />

marketing de parte de las grandes<br />

empresas conserveras, además<br />

que de la perfección tecnológica<br />

alacanzada por nuestros constructores<br />

de equipos, que son únicos en<br />

el mundo por inventiva y capacidad.<br />

Asociamos a este grupo aquellos<br />

semi-elaborados preparados en vaso<br />

o lata que la industria prepara<br />

para la ama de casa y que ya pueden<br />

contener, para los “restringidos”<br />

además de la pulpa de <strong>tomate</strong>, ingredientes<br />

como el concentrado de<br />

<strong>tomate</strong>, cebolla, sal y a menudo<br />

azúcar, para las “bases” vegetales<br />

en pedazos o hierbas aromáticas<br />

que dan carácter, distribuidas uniformemente<br />

y típicas por ausencia<br />

de grasas y presencia de vegetales<br />

bién amalgamados con el <strong>tomate</strong>.<br />

Por último es necesario recordar el<br />

“ketchup”, un producto que registra<br />

una presencia bién marcada en los<br />

consumos, especialmente juveniles,<br />

en los frecuentadores de fast food y<br />

bares.<br />

Este producto, a base de <strong>tomate</strong>,<br />

<strong>light</strong> en modo impropio, pero sinembargo<br />

constituido por más del 50%<br />

de <strong>tomate</strong>, presenta su tipicidad por<br />

la aromatización que debe ser equilibrada,<br />

no acentuada y con sazones<br />

no predominantes.<br />

La fase productiva resulta constituida<br />

esencialmente por el mezclado<br />

del jugo semiconsentrado, normalmente<br />

hot break, con sal, azúcar,<br />

en calentar todo y añadir espesantes<br />

y en fin el vinagre y los aromas<br />

antes de la desaireación y de la<br />

confección final, de costumbre en<br />

botella.<br />

Esperamos que la panorámica que<br />

termina aquí haya sido exhaustiva<br />

para quien deseaba tener un cuadro<br />

resumido, obviamente por grandes<br />

líneas: no serían suficientes<br />

centenares de páginas para profundizar<br />

todo vistas cuantas son los<br />

problemas planteados que, del resto,<br />

han representado una de las fases<br />

más ricas del desarrollo de la<br />

industria conservera.<br />

41


Maselli: 4 divisions<br />

to solve all analysis problems<br />

On-Line analyzers<br />

Multi-functions systems<br />

Quality control stations Laboratory analyzers<br />

Maselli Misure’s activity.<br />

Maselli Misure’s activity, the production of on-line analyzers,<br />

has expanded to now include complementary products<br />

and services.<br />

The current production program is divided into four main<br />

groups, each followed by individual product specialists.<br />

• On-line Analyzers<br />

Concentration: UR-20 and UR-19 refractometers;<br />

Turbidity: UT-1 and UT-2 turbidimeters; Dissolved gas:<br />

UC-05 carbometric unit; pH: RM-01 pHmeter;<br />

Conductivity: RM-02 conductivity analyzer; Titration:<br />

AT-02 and AT-03 titrators.<br />

• Multi-functions systems and applications<br />

Measurement, data collection and control for: Soft drinks;<br />

Brix and CO2; Beer: Alcohol, Plato, Extracts, CO2;<br />

Juices: Brix, ph and Total Acidity; Imitation-leather: DMF<br />

measurement; Waters: pH, turbidity and conductivity.<br />

• Quality control stations<br />

Tomatoes: Tomato quality evaluation (waste, Bx, pH and<br />

colour) in the receiving area; Grapes: grapes quality<br />

evaluation (sugar, pH, Total Acidity and colour) in the<br />

receiving area.<br />

• Laboratory analyzers<br />

LR-01 and LR-02 refractometers: wide scale range,<br />

high accuracy, completely configurable, RS232 output.<br />

MASELLI MISURE s.p.a.<br />

Ufficio Vendite<br />

20124 Milano - Italy - Via Cornalia 19<br />

Tel. (02) 6702432 - 6702493 - Fax (02) 66981993<br />

enoit@masellimisure.com<br />

Stabilimento e Amministrazione<br />

43100 <strong>Parma</strong> - Italy - Via Baganza 4/3<br />

Tel. (0521) 257411 - Fax (0521) 250484<br />

info@masellimisure.com www.masellimisure.com


!" # "$# %&' (& )) *+ , $ "-<br />

." ))&/ )0 %1 ( '& 2 ))&/ )0 % ( /<br />

+ " 34#5+# 6*"7 $ 6 $#8 9997+# 6*"7 $


!" #$ % & '


UNA SFIDA :<br />

IL NUOVO STABILIMENTO ALTHEA<br />

DI PARMA<br />

Questo millennio, constatarlo è piuttosto<br />

facile, è iniziato con un certo<br />

affanno per l’industria alimentare,<br />

sia per quella mirata alla<br />

costruzione di impianti che per quella<br />

destinata alla produzione di<br />

prodotto finito, da distribuire al consumo.<br />

Stabilimenti colossali, nell’ambito<br />

dei quali veniva approntata una<br />

molteplicità, spesso illogica, di<br />

tipologie alimentari diverse, appartengono<br />

ormai al passato. Era<br />

consuetudine partire dalla trasformazione<br />

della materia prima, esempio<br />

facile il pomodoro, dalla quale si<br />

ottenevano semilavorati che stoccati<br />

nei periodi di “ campagna “, venivano<br />

poi utilizzati, nell’ambito dello<br />

stesso stabilimento, per ottenere diversi<br />

tipi di prodotto finito .<br />

Le stesse linee, con accorgimenti alcune<br />

volte al limite, venivano adattate<br />

per approntare prodotti tecnologicamente<br />

spesso abbastanza diversi<br />

fra i quali i derivati della frutta<br />

occupavano una posizione di assoluta<br />

preminenza.<br />

Il nuovo secolo ha accentuato il concetto<br />

di specializzazione, supportato<br />

anche dalla necessità di ottemperare,<br />

da parte dei produttori, ad una<br />

precisa ed onerosa serie di normative<br />

inerenti alle condizioni igieniche,<br />

di sicurezza e di controllo di tutta la<br />

filiera.<br />

Considerati i mercati europei che ,<br />

almeno al primo approccio sembrano<br />

abbastanza “ pesanti “, la concorrenza<br />

di produttori esterni, spesso<br />

non dell’area continentale, che si<br />

avvalgono del basso costo della<br />

manodopera e delle materie prime e<br />

spesso sono concorrenziali sacrificando<br />

qualità e sicurezza e con-<br />

siderando gli alti costi legati a nuove<br />

iniziative, lo stabilimento che il gruppo<br />

DELFINO s.p.a. ha realizzato<br />

recentemente a <strong>Parma</strong>, nuova sede<br />

dell’ ALTHEA s.p.a. deve essere<br />

considerato una autentica sfida al<br />

tempo attuale ed una dimostrazione<br />

di come possa ancora prosperare<br />

una sana impresa pur in un contesto<br />

di effettive difficoltà.<br />

Il nuovo stabilimento che l’ ALTHEA<br />

s.p.a. di <strong>Parma</strong>, ha da poco messo<br />

in produzione, è l’erede di quello,<br />

con lo stesso nome , storicamente<br />

noto ed apprezzato da oltre mezzo<br />

secolo ed è stato destinato alla produzione<br />

di sughi, salse zuppe e<br />

minestre di ogni tipo ed in quantità<br />

rilevantissime, diverse migliaia di<br />

tons, destinate a tutti i mercati, spe-<br />

cialmente gli europei.<br />

In esso si opera con standard qualitativi<br />

di assoluta eccellenza, con<br />

una ricchezza e sofisticatezza<br />

riscontrabile normalmente solo in<br />

piccole entità, spesso di derivazione<br />

artigianale, il tutto con i crismi di rigoroso<br />

controllo per tutta la filiera<br />

produttiva, dalla materia prima, alla<br />

confezione, alle modalità di stoccaggio<br />

e di spedizione.<br />

Tutto questo supportato da una<br />

ricerca costante di miglioramento<br />

del prodotto in ogni sua componente<br />

e di adattamento dello stesso al luogo<br />

dove lo stesso verrà distribuito.<br />

Con vero piacere quindi abbiamo, in<br />

questo numero della rivista, chiesto<br />

all’ing.Maurizio Carotenuto che gentilmente<br />

ha aderito al nostro invito,<br />

una scheda dello stabilimento del<br />

quale è titolare e responsabile, che<br />

riportiamo corredato da immagini<br />

significative, provando anche un legittimo<br />

orgoglio per la marcata<br />

parmigianità dell’iniziativa.<br />

49


Althea: Storia di un'idea e di<br />

un'industria<br />

La Storia<br />

Althea, fondata dai fratelli Amilcare<br />

e Carlo Bertozzi, opera a <strong>Parma</strong> nel<br />

mercato dei sughi pronti e dei<br />

condimenti fin dal 1932.<br />

Negli anni 50 e 60 è già una delle<br />

realtà più dinamiche delle industrie<br />

alimentari italiane, lanciando prodotti<br />

innovativi e di gran successo<br />

come il Sugòro, il primo sugo pronto<br />

per pasta realizzato in Italia, prodotto<br />

all'inizio in lattina e poi nel vaso di<br />

vetro, il concentrato Fiordagosto,<br />

commercializzato prima in cubetti<br />

avvolti in incarti trasparenti e successivamente<br />

in tubetti ed infine il<br />

Cremifrutto, mattonellina di marmellata,<br />

ideata per la merenda dei bambini,<br />

diventato molto famoso per la<br />

raccolta dei francobolli, pubblicizzata<br />

su tutte le pagine dei principali<br />

giornali a fumetti, e in seguito per la<br />

raccolta delle figurine dei calciatori.<br />

La Società viene acquisita a metà<br />

degli anni '60, a seguito del decesso<br />

di uno dei due fratelli Bertozzi, dalla<br />

grande multinazionale Unilever che,<br />

per oltre 25 anni procedette al<br />

potenziamento delle linee di produzione<br />

e delle organizzazioni destinate<br />

al controllo qualità e sviluppo<br />

nuovi prodotti, proseguendo l'attività<br />

di promozione dei marchi ed ampliando<br />

ulteriormente la gamma dei<br />

vari prodotti.<br />

Nel 1990 una cordata di imprenditori<br />

parmigiani riporta la proprietà in<br />

Italia, cercando di rilanciare i propri<br />

marchi con le proprie specialità di<br />

alta qualità legate al nome ed alla<br />

tradizione di <strong>Parma</strong> : sughi e derivati<br />

del pomodoro ed anche conserve<br />

ittiche.<br />

La Delfino Spa e la nuova<br />

Althea<br />

Tuttavia la crescita dell'azienda<br />

richiedeva di essere supportata da<br />

nuove e cospicue risorse finanziarie<br />

ed imprenditoriali, così nel 1997<br />

l'Althea viene acquistata dalla Delfino<br />

Spa di Napoli, che tuttora ne<br />

possiede la totalità delle quote<br />

azionarie. Attualmente, al termine di<br />

un veloce processo d'integrazione e<br />

razionalizzazione, Althea S.p.A. coordina<br />

dalla sede di <strong>Parma</strong> tutte le<br />

attività commerciali, logistiche e di<br />

50<br />

R&D del gruppo Delfino-Althea, il<br />

cui fatturato consolidato ha raggiunto<br />

nel 2005 la cifra di 52 milioni di<br />

Euro.<br />

Questo risultato insieme alla rinnovata<br />

capacità industriale e manageriale<br />

ha portato l'azienda a posizionarsi<br />

tra le più importanti realtà<br />

europee nel business dei sughi<br />

pronti per pasta naturalmente anche<br />

grazie al favore del mercato che riconosce<br />

Althea come lo specialista<br />

italiano dei sughi per pasta.<br />

La Filosofia e i Prodotti di<br />

Althea<br />

Al centro di tutte le attività commerciali<br />

c'è il servizio al cliente, realizzato<br />

attraverso:<br />

L'ossessione di Althea per la qualità<br />

dei prodotti finiti, delle materie prime<br />

utilizzate, delle procedure, dei processi<br />

produttivi e soprattutto del<br />

personale; L'Innovazione, ovvero la<br />

capacità di ottimizzare, nel migliore<br />

rapporto qualità-prezzo possibile, le<br />

potenzialità concorrenziali dei<br />

prodotti dei clienti.<br />

Per Althea non esistono "prodotti<br />

standard", ma soltanto soluzioni ad<br />

hoc che permettano il completo raggiungimento<br />

degli obiettivi commerciali<br />

dei clienti nei loro mercati di<br />

riferimento. Inoltre, per soddisfare<br />

tutte le esigenze di marketing dei<br />

propri clienti, Althea si è specializzata,<br />

mediante l'inserimento di appositi<br />

macchinari, nell'applicazione delle<br />

etichette in film plastico trasparente,<br />

avvolgenti l'intero vaso, dette sleever,<br />

offrendo ai prodotti così realizzati<br />

un'immagine del tutto nuova e veramente<br />

gradevole.<br />

Oltre ai sughi per la pasta Althea ha<br />

sviluppato le tecnologie per la produzione<br />

d'altri tipi di condimenti<br />

preparati: zuppe, minestre, pesti e<br />

molte altre salse di vario genere.<br />

L'elasticità industriale d'Althea consente<br />

di confezionare i propri<br />

prodotti in svariati formati: dai vasi<br />

di vetro dalle numerose forme e dimensioni,<br />

alle bottiglie, alle confezioni<br />

in carta tipo combiblock, alle<br />

lattine di banda stagnata, ai tubetti<br />

ed infine in bag in box per le esigenze<br />

del mercato catering.<br />

Althea, inoltre, ha sviluppato con<br />

successo nuovi segmenti di mercato<br />

con marchi propri, ognuno dei<br />

quali occupa una precisa posizione<br />

nel mercato di riferimento e si<br />

distingue per le sue caratteristiche<br />

dalla concorrenza, ad esempio:<br />

Il marchio Bella <strong>Parma</strong> offre la<br />

miglior qualità al minor prezzo con<br />

la linea composta da 10 specialità di<br />

sughi pronti che vanno dal classico<br />

pomodoro e basilico, ai ricchi ragù,<br />

ai pesti, ai sughi a base di pesce,<br />

infine completano la gamma le<br />

salse: Maionese, Ketchup, salse<br />

Cocktail e Tonnata.<br />

La linea Althea Regina di <strong>Parma</strong>, la<br />

prima linea di sughi in Italia con un<br />

formato monodose da 90gr che evita<br />

gli sprechi e garantisce un<br />

prodotto sempre fresco. Con il marchio<br />

East&West Althea intende of-


frire al consumatore italiano i condimenti<br />

e le salse della tradizione internazionale<br />

ed è presente sul mercato<br />

con una linea di salad dressing,<br />

condimenti per insalate e verdure,<br />

e una linea di American Burger<br />

Sauces in tubetto.<br />

L'attenzione al mercato e alla domanda<br />

dei consumatori ha portato<br />

Althea alla realizzazione di un nuovo<br />

marchio di sughi pronti (che a<br />

breve sarà presentato al mercato)<br />

espressivo di una innovativa linea<br />

dalle ricette esclusive ed originali e<br />

dalla qualità premium, il tutto presentato<br />

in un packaging rivoluzionario.<br />

Il Mercato<br />

il mercato dei sughi pronti è in<br />

crescita costante in tutto il mondo,<br />

merito del successo, dello stile e<br />

della qualità italiana della pasta e<br />

soprattutto della richiesta di prodotti<br />

d'alta qualità già pronti all'uso, esigenza<br />

quest'ultima perfettamente in<br />

linea con lo scenario dei consumi e<br />

con l'evoluzione degli stili di vita attuali.<br />

Althea S.p.A. opera in Italia, in Europa<br />

ed in molti paesi extra-europei<br />

(principalmente USA, Canada,<br />

Giappone, Australia e Sud Africa),<br />

esclusivamente con i più qualificati<br />

operatori della Grande Distribuzione,<br />

con i principali discounter<br />

e con le più importanti<br />

aziende alimentari.<br />

La gamma dei prodotti Althea è<br />

completa per ricette e tipi di packaging,<br />

dai semplici sughi con pomodoro<br />

e basilico, con olio ed erbe<br />

aromatiche, al tradizionale ragù alla<br />

bolognese, ma anche ricette più<br />

sfiziose con funghi, vongole, olive,<br />

tonno oltre ai pesti dalle numerose<br />

varianti; per finire con i sughi<br />

bianchi a base di panna e formaggi.<br />

Lo Stabilimento -<br />

Le Tecnologie - Gli <strong>Impianti</strong><br />

Nel giugno 2004 l'Althea, a seguito<br />

delle nuove esigenze produttive<br />

e dell'obsolescenza oramai<br />

pressocchè totale, lascia lo storico<br />

stabilimento di via XXIV Maggio,<br />

ove nel lontano 1932 fu fondata,<br />

per trasferirsi nel nuovo e<br />

modernissimo stabilimento in<br />

largo Spallanzani, adiacente l'ingresso<br />

di <strong>Parma</strong> sull'autostrada<br />

A1.<br />

Le prospettive di sviluppo della<br />

società spingono la proprietà ad<br />

impegnarsi per la realizzazione di<br />

un sito produttivo all'avanguardia ad<br />

altissima efficienza produttiva.<br />

Lo stabilimento occupa un'area<br />

complessiva di 81.000 mq con<br />

23.000 mq coperti di cui: 8.000 mq<br />

per la produzione, 2.000 mq per gli<br />

uffici, 3.000 per servizi e 10.000 per<br />

magazzini , con 25.000mq di piazzali<br />

e strade interne e con 33.000<br />

mq a verde, che circondano l'intera<br />

area. I corpi principali sono: la<br />

palazzina degli uffici, le cui forme ricordano<br />

volutamente gli edifici agricoli<br />

della campagna parmense, la<br />

palazzina servizi dedicata alle<br />

attività industriali e l'edificio<br />

industriale vero e proprio in cui sono<br />

situate le attività produttive con annessi<br />

i relativi magazzini. All'interno<br />

del complesso industriale sono presenti<br />

3 diverse sezioni:<br />

La prima è dedicata ai servizi, i<br />

laboratori, in grado di garantire la<br />

costante applicazione dei massimi<br />

standards qualitativi (Iso 9000;<br />

BRC; IFS), la cucina sperimentale,<br />

dove lo staff Sviluppo Nuovi Prodotti<br />

è impegnato nello sviluppo di<br />

nuove ricette e nuove tecnologie, le<br />

celle frigorifere e i locali per la<br />

preparazione.<br />

La seconda sezione è dedicata alle<br />

3 linee di produzione e di<br />

confezionamento:<br />

1) linea per sughi e salad dressing<br />

2) linea per salse e condimenti<br />

3) linea per i tubetti<br />

La terza sezione è quella dei<br />

magazzini, un'area che si estende<br />

per 10.000 mq, in cui recentemente<br />

è entrato in funzione un magazzino<br />

completamente automatizzato per<br />

lo stoccaggio di tutti i prodotti finiti,<br />

con una capienza di 22.000 pallet, e<br />

organizzato con quattro corridoi in<br />

cui operano altrettanti trasloelevatori,<br />

garantendo in tal modo il deposito<br />

ed il prelievo 24 ore su 24.<br />

A corredo di tale sistema è stato<br />

realizzato un sofisticato trasporto<br />

automatico dei pallet gestito completamente<br />

da carrelli AGV a guida<br />

laser.<br />

Questo ulteriore investimento rafforza<br />

ancora di più la volontà del<br />

gruppo Delfino-Althea di essere all'avanguardia<br />

con le innovazioni tecnologiche<br />

e di velocizzare al massimo<br />

le capacità produttive, in modo<br />

da poter competere, a pieno titolo,<br />

su tutti i mercati internazionali.<br />

51


C'è homo e homo.<br />

Tu, che homo sei?<br />

homo erectus homo abilis homo sapiens “homo” tecnologicus<br />

Gli omogeneizzatori Bertoli sono da sempre espressione delle più<br />

innovative tecnologie di omogeneizzazione. Progettati, costruiti e<br />

collaudati senza compromessi, vi garantiranno sempre il massimo<br />

delle prestazioni, anno dopo anno, 24 ore al giorno. Il che, tradotto in<br />

numeri, vuol dire aumentare la produttività, tagliar di netto i costi di<br />

fermo impianto e ottenere prodotti di qualità superiore.<br />

Chiamateci: saremo lieti di mostrarvi, numeri alla mano, che la<br />

qualità di un omogeneizzatore Bertoli si traduce sempre in un<br />

eccellente ritorno del vostro investimento.<br />

L'evoluzione dell'omogeneizzatore.<br />

e-mail: info@bertoli-homogenizers.com - www.bertoli-homogenizers.com<br />

HIGH PRESSURE HOMOGENIZERS AND PISTON PUMPS<br />

cgp.it


A CHALLENGE:<br />

THE NEW ALTHEA PLANT<br />

IN PARMA<br />

This millennium, it is not difficult to<br />

realize it, started with some worry<br />

for the food industry, both the industry<br />

making equipment and that dedicated<br />

to the manufacture of finished<br />

products for consumer retail.<br />

The giant plants where a variety, often<br />

illogical, of food products was<br />

prepared, are by this time old-fashioned.<br />

Once the custom was to start<br />

from raw material processing, tomato<br />

being the easiest example, to obtain<br />

semimanufactured products<br />

that, stored during the season times,<br />

were then used inside the same<br />

plant, to make various kinds of finished<br />

products.<br />

The same lines, through sometimes<br />

extreme keen systems, were adjusted<br />

to prepare often rather different<br />

products, from a technological point<br />

of view. Among them fruit products<br />

had definitely a leading position.<br />

The new century has emphasized<br />

the concept of specialization, also<br />

supported by the need on the part of<br />

processors, to comply with an exact<br />

and onerous set of rules, covering<br />

the hygiene, safety and control conditions<br />

of the whole industrial chain.<br />

We must recognize that the European<br />

markets look, at least at first<br />

signt, rather “heavy”, the competition<br />

from the external producers, often<br />

outside the continental area,<br />

benefitting from the low cost of<br />

labour and raw materials, and competitive<br />

only to the detriment of quality<br />

and safety, is tough, and the<br />

costs for new projects are high. For<br />

these facts, the plant the DELFINO<br />

S.p.A. group carried out lately in<br />

<strong>Parma</strong>, new seat of ALTHEA S.p.A.,<br />

must be regarded as a true challenge<br />

to the present time and an evidence<br />

of how a sound business can<br />

still thrive even though on a background<br />

of real difficulties.<br />

The new plant of ALTHEA S.p.A. in<br />

<strong>Parma</strong> which recently became operative,<br />

is the heir, with the same<br />

name, to that, historically well-<br />

known and appreciated for over half<br />

a century. It is designed for the production<br />

of sauces and soups of<br />

every kind, in huge amounts, some<br />

thousands tons, intended for sale on<br />

all the markets, especially the European<br />

ones.<br />

High qualitative standards are set in<br />

it, so rich and sophisticated to be<br />

usually found only in small-sized<br />

units, often of artisan origin. Stringent<br />

controls are performed<br />

throughout the production chain,<br />

from raw material to packaging, to<br />

storing and shipping methods.<br />

All the above backed by unceasing<br />

research for product improvement in<br />

each part and its adaptation to the<br />

place of retail.<br />

It was with great pleasure, therefore,<br />

that, for this issue of the magazine,<br />

we asked Ing. Maurizio Carotenuto,<br />

who kindly accepted our invitation,<br />

for a profile of the plant of which he<br />

is the owner and the person in<br />

charge. This profile is given hereinafter,<br />

accompanied by significant<br />

illustrations, feeling at the same time<br />

a legitimate pride for the accentuated<br />

Parmesan character of the initiative.<br />

Althea: story of an idea and<br />

an industry<br />

The story<br />

Althea, established by the brothers<br />

Amilcare and Carlo Bertozzi, has<br />

been working in <strong>Parma</strong> on the market<br />

of ready-to-eat sauces and seasonings<br />

since 1932.<br />

In the fifties and sixties, it already<br />

accounted for one of the most dynamic<br />

Italian food industries, thanks<br />

to its innovative and successful<br />

products, such as Sugòro, the first<br />

ready pasta sauce made in Italy,<br />

canned at first and then put in glass<br />

jar, the tomato paste Fiordagosto,<br />

sold at the beginning in transparent<br />

paper wrapped cubes and later in<br />

tubes. Finally Cremifrutto, jam block<br />

thought for children snack that became<br />

popular for its stamp collection,<br />

advertised on the pages of the<br />

main strip cartoons, and afterwards<br />

for its collection of footballer picturecards.<br />

By the mid-sixties, the company was<br />

acquired, in consequence of the<br />

passing away of one of the two<br />

Bertozzi brothers, by the big multinational<br />

Unilever, which, for over 25<br />

years, worked on the expansion of<br />

the production lines and the departments<br />

in charge of quality control<br />

and new product development, carrying<br />

on the promotional activity for<br />

its brand names and further extending<br />

its range of products.<br />

In 1990 a cartel of Parmesan entrepreneurs<br />

brings the ownership back<br />

to Italy and tries to relaunch its<br />

trademarks with top quality specialities<br />

linked to the <strong>Parma</strong> name and<br />

tradition: sauces, tomato products<br />

and also canned fish.<br />

Delfino S.p.A. and the new<br />

Althea<br />

However, as the growth of the company<br />

required new and large financial<br />

and entrepreneurial resources,<br />

Althea was bought in 1997 by Delfino<br />

S.p.A. from Naples which is still<br />

holding the totality of shares in the<br />

company. Today, at the end of a fast<br />

integration and rationalization<br />

process, Althea S.p.A. controls from<br />

its <strong>Parma</strong> headquarters, all the commercial,<br />

logistic and R&D activities<br />

of the Delfino-Althea group, of which<br />

the consolidated sales volume<br />

raised to 52 million euro in 2005.<br />

This result, combined with the renewed<br />

industrial and managerial capability,<br />

brought the company to<br />

rank among the major European industries<br />

on the business of ready-toeat<br />

pasta sauces. This also thanks<br />

to the good acceptance of a market<br />

that recognises Althea as the Italian<br />

specialist for pasta sauces.<br />

53


Althea’s philosophy and<br />

products<br />

The core of all commercial activities<br />

is the customer service based on<br />

these key points. Althea’s Obsession<br />

for quality of finished products,<br />

raw material used, production methods<br />

and manufacturing processes,<br />

and, mainly, personnel. Innovation,<br />

that is the capability of streamlining<br />

with the best quality-price ratio, the<br />

competitive potential of its customers’<br />

products.<br />

For Althea there is no “standard<br />

product”, but only specific solutions<br />

enabling the full achievement of its<br />

customers’ commercial targets on<br />

their reference markets. Moreover,<br />

in order to meet all the marketing<br />

requirements of its customers,<br />

Althea specialized, by means of<br />

special equipment, in attaching labels,<br />

made of transparent plastic<br />

film, wrapping the whole jar, the so<br />

called sleevers, giving the product<br />

so packaged a completely new and<br />

really nice presentation.<br />

Besides pasta sauces, Althea developed<br />

the right technologies for the<br />

manufacture of other types of<br />

ready-to-eat-soups, “pesto”sauce<br />

and various other sauces.<br />

Althea’s industrial flexibility makes it<br />

possible to package products in a<br />

large number of containers ranging<br />

from the glass jars, with many<br />

shapes and sizes, to bottles, to<br />

combiblock type carton packs, to<br />

tinplate cans, to tubes and finally to<br />

bag-in-box for catering requirements.<br />

In addition to this, Althea successfully<br />

won new segments of the market<br />

with its own trademarks, each<br />

one coming on the reference market<br />

with a specific role which sets it<br />

apart from competitors due to its<br />

distinctive features.<br />

For instance, Bella <strong>Parma</strong> trademark<br />

offers the best quality at a lower<br />

price with a line consisting of 10<br />

specialities of ready sauces, ranging<br />

from the traditional tomato and<br />

basil sauce, to the lavish meat<br />

sauces, to “pesto”, to sauces made<br />

of fish. The mayonnaise, ketchup,<br />

cocktail sauce and tuna sauce (tonnata)<br />

are completing the range.<br />

Althea Regina di <strong>Parma</strong> line is the<br />

first line of sauces in Italy featuring<br />

a 90 g single-serve size, thus avoiding<br />

waste and securing a fresh<br />

54<br />

product all the time. Althea’s purpose<br />

with the East&West brand<br />

name is to offer the Italian consumer<br />

the seasonings and sauces<br />

of the international tradition. It is the<br />

brand name for a line of salad<br />

dressing, vegetable seasonings and<br />

a line of American Burger Sauces in<br />

tubes.<br />

Focus on the market and consumers’<br />

request led Althea to create<br />

a new brand name of ready sauces<br />

(it will be shortly unveiled to the<br />

market), covering an innovatory<br />

line, inspired by exclusive and<br />

orginal recipes, with premium quality<br />

and a revolutionary packaging.<br />

The market<br />

The ready-to-eat sauce market is<br />

steadily growing all over the world.<br />

This is due to the success, style and<br />

Italian quality of pasta, and chiefly<br />

to the demand for top quality products<br />

ready-to-eat. The last requirement<br />

being perfectly in line with the<br />

present-day scenario of consumptions<br />

and innovation in life-styles.<br />

Althea S.p.A. works in Italy, Europe<br />

and in many extra-european countries<br />

(mainly USA, Canada, Japon,<br />

Australia and South Africa) solely<br />

with the most qualified operators of<br />

the large-scale retail trade, with the<br />

main discounters and the major<br />

food industries.<br />

Althea product range is exhaustive<br />

as to recipes and packaging types,<br />

including not only the plain sauces<br />

made of tomato and basil, of oil and<br />

herbs, or the traditional Bolognese<br />

meat sauce, but also more fanciful<br />

recipes made of mushrooms, clams,<br />

olives, tuna, besides “pesto” in its<br />

several versions, and finally the<br />

white sauces made of cream and<br />

cheeses.<br />

The plant – The technology<br />

– The equipment<br />

In June 2004, Althea, owing to<br />

the new production needs and by<br />

that time, almost total obsolescence,<br />

leaves the historical plant<br />

in XXIV Maggio street where,<br />

back in 1932, it was established,<br />

to move to the new and ultra<br />

modern complex located in Largo<br />

Spallanzani, next to the entrance<br />

of the motorway A1 in <strong>Parma</strong>.<br />

The company growth prospects drive<br />

the owners to engage in the construction<br />

of a state-of-art facility with<br />

ultra high production efficiency.<br />

The new complex stands on an<br />

area of 81,000 square meters, of<br />

which 23,000 sq.m. are covered.<br />

8,000 sq.m are dedicated to the<br />

manufacturing plant, 2,000 sq.m. for<br />

the offices, 3,000 for the services<br />

and 10,000 for the warehouses.<br />

25,000 sq.m consist of receiving areas<br />

and inner roads, 33,000 of open<br />

space, a green belt surrounding the<br />

whole area. The main bodies are:<br />

the office premises, deliberately reminding<br />

of the farmhouse style of<br />

the Parmesan countryside, the service<br />

premises housing the industrial<br />

activities and the real industrial<br />

building for the production operations<br />

with the relevant warehouses.<br />

The industrial plant includes 3 separate<br />

areas.<br />

The first one is dedicated to the services,<br />

the laboratories, capable of<br />

securing a non-stop application of<br />

the highest qualitative standards<br />

(Iso 900; BRC; IFS), the experimental<br />

kitchen where the staff in charge<br />

of New Product Development works<br />

on the development of new recipes<br />

and technologies, the cold stores<br />

and the premises for the preparation.<br />

The second area is taken up by 3<br />

production and packaging lines:<br />

1)line for salad dressing and sauces<br />

2) line for sauces and seasonings<br />

3) line for products in tube<br />

The third area, extending over<br />

10,000 sq.m admits warehouses.<br />

Lately, a fully au<strong>tomate</strong>d warehouse<br />

to store all finished products became<br />

operative. It can contain<br />

22,000 pallets and includes four<br />

corridors where as much transloelevators<br />

carry out storage and collection<br />

24 hours a day. The warehouse<br />

has been fitted with a sophisticated<br />

system for pallet automatic transport<br />

totally controlled by AGV laserguided<br />

trucks.<br />

This last investment is a further<br />

proof of the will of the Delfino-Althea<br />

group of being at the cutting-edge<br />

with its technological innovations<br />

and to speed up the production capacity<br />

as much as possible, in order<br />

to be able to compete, by full<br />

right, on all markets world-wide.


UN DEFI :<br />

LE NOUVEAU SITE ALTHEA<br />

DE PARME<br />

Ce millénaire, on n’a pas du mal à le<br />

constater, a débuté par un certain<br />

souci pour l’industrie alimentaire,<br />

aussi bien celle axée sur la<br />

construction d’installations que destinée<br />

à la fabrication de produit fini,<br />

à mettre en distribution pour la<br />

consommation.<br />

Les usines colossales à l’intérieur<br />

desquelles on préparait un très<br />

grand nombre, souvent illogique, de<br />

produits alimentaires divers, appartiennent<br />

désormais au passé. C’était<br />

alors coutume, en partant de la<br />

transformation de la matière première,<br />

la <strong>tomate</strong> étant l’exemple le plus<br />

facile, d’arriver à des demi-produits<br />

qui, stockés dans les périodes de la<br />

campagne, étaient ensuite travaillés<br />

au sein de la même usine dans de<br />

nombreuses variétés de produits finis.<br />

Les mêmes lignes, au moyen de<br />

systèmes astucieux parfois extrêmes,<br />

étaient adaptées en vue de<br />

préparer des produits assez différents<br />

du point de vue technologique,<br />

comme les dérivés des fruits qui occupaient<br />

dans ce domaine une place<br />

de tout premier plan.<br />

Le nouveau siècle a mis en évidence<br />

la notion de spécialisation, accrue<br />

également par l’exigence de<br />

respecter, de la part des producteurs,<br />

une série exacte et onéreuse<br />

de réglementations concernant les<br />

conditions d’hygiène, de sécurité et<br />

de contrôle de l’entière filière.<br />

Compte tenu des marchés européens<br />

qui, au moins à la première<br />

approche, semblent assez “lourds”<br />

à cause de la concurrence des producteurs<br />

à l’extérieur, souvent en<br />

dehors de la zone continentale, qui<br />

bénéficient du faible coût de la main<br />

d’oeuvre et des matières premières<br />

et souvent ne sont concurrentiels<br />

qu’au détriment de la qualité et de<br />

la sécurité, et étant donné les coûts<br />

élevés découlant de nouvelles initiatives,<br />

l’usine que le groupe<br />

DELFINO S.p.A. a réalisée tout récemment<br />

à Parme, nouveau siège<br />

de ALTHEA S.p.A., doit être considérée<br />

comme un véritable défi au<br />

temps présent et la preuve de comment<br />

une entreprise saine puisse<br />

encore prospérer, bien que dans un<br />

cadre de réelles difficultés.<br />

Le nouveau site de production que<br />

ALTHEA S.p.A. de Parme vient de<br />

mettre en route est l’héritier de celui,<br />

au même nom, historiquement<br />

connu et apprécié depuis plus d’un<br />

siècle. Cette usine a été destinée à<br />

la fabrication de jus, sauces,<br />

soupes et potages de toute sorte<br />

dans des quantités considérables,<br />

plusieurs milliers de tonnes, destinées<br />

à tous les marchés, les européens<br />

surtout.<br />

Les standards de qualité mis en<br />

oeuvre sont absolument excellents,<br />

avec une richesse et une sophistication<br />

qu’on trouve d’habitude seul<br />

dans les petites unités, souvent de<br />

tradition artisanale. Des contrôles<br />

très stricts sont appliqués tout au<br />

long de la filière de production, à<br />

partir de la matière première jusqu’au<br />

conditionnement, aux techniques<br />

de stockage et d’expédition.<br />

Tout cela soutenu par une recherche<br />

constante d’amélioration du<br />

produit dans chacune de ses composantes<br />

et d’adaptation de celui-ci<br />

à l’endroit où il sera mis en distribution.<br />

C’est donc avec grand plaisir que<br />

nous avons demandé, pour ce numéro<br />

de la revue, à Ing. Maurizio<br />

Carotenuto, qui a aimablement repondu<br />

à notre invitation, un profil de<br />

l’usine dont il est le propriétaire et le<br />

responsable. Profil décrit ci-après,<br />

accompagné d’images significatives,<br />

sans cacher notre légitime orgueil<br />

pour le caractère essentiellement<br />

parmesan de l’initiative.<br />

57


Althea: histoire d’une idée et<br />

d’une industrie<br />

L’histoire<br />

Althea, créée par les frères Amilcare<br />

et Carlo Bertozzi, exerce son activité<br />

à Parme sur le marché des<br />

sauces prêtes à l'emploi et des<br />

condiments depuis 1932.<br />

Au cours des années 50 et 60, elle<br />

figure déjà comme une des plus dynamiques<br />

industries alimentaires<br />

italiennes, grâce à ses produits innovants<br />

et très réussis, tels que<br />

Sugòro, la première sauce prête à<br />

l’emploi pour pâtes réalisée en Italie,<br />

fabriquée au début en boîte et<br />

puis en bocal en verre, le concentré<br />

Fiordagosto, commercialisé d’abord<br />

en petits cubes enveloppés dans<br />

des emballages transparents et ensuite<br />

en tubes, et finalement Cremifrutto,<br />

carreau de confiture, conçu<br />

pour le goûter des enfants qui a dû<br />

sa renomée aussi à sa collection de<br />

timbres, publicisée dans toutes les<br />

pages des principales bandes dessinées,<br />

et, plus tard, à sa collection<br />

d’images des footballeurs.<br />

La société fut acquise au milieu des<br />

années 60, à la suite du décès d’un<br />

des deux frères Bertozzi par la grande<br />

multinational Unilever, qui travailla<br />

à l’acroissement des chaînes<br />

de production et des départements<br />

affectés au contrôle de la qualité et<br />

au développement des nouveaux<br />

produits, poursuivant la promotion<br />

des marques et élargissant ultérieurement<br />

la gamme des fabrications.<br />

En 1990 un groupe d’entrepreneurs<br />

parmesans ramène la propriété en<br />

Italie et cherche à en relancer les<br />

marques à travers les spécialités de<br />

haute qualité liées au nom et à la<br />

tradition de Parme: sauces et dérivés<br />

de la <strong>tomate</strong> et aussi poisson en<br />

conserve.<br />

Delfino S.p.A. et la nouvelle<br />

Althea<br />

La croissance de l’entreprise exigeait<br />

pourtant l’apport de nouvelles<br />

et importantes ressources financières<br />

et d’entrepreneur. Ainsi,<br />

1997, Althea fut achetée par Delfino<br />

S.p.A. de Naples qui détient encore<br />

aujourd’hui la totalité des parts de la<br />

société. A l’heure actuelle, à la fin<br />

d’un processus rapide d’intégration<br />

et de rationalisation, Althea S.p.A.<br />

dirige de son siège de Parme toutes<br />

58<br />

les activités commerciales, logistiques<br />

et de R&D du groupe Delfino-<br />

Althea, dont le chiffre d’affaires<br />

consolidé a atteint 52 milllions de<br />

Euros en 2005.<br />

Ce résultat, allié à sa capacité industrielle<br />

et gestionnaire renovée, a<br />

permis à l’entreprise de se classer<br />

parmi les principales industries européennes<br />

dans le domaine des<br />

sauces pour pâtes prêtes à la<br />

consommation. Cela, bien sûr, grâce<br />

aussi à la faveur du marché qui<br />

reconnaît Althea comme le spécialiste<br />

italien des sauces pour pâtes.<br />

La philosophie et les produits<br />

Althea<br />

Le service au client reste au coeur<br />

de toutes les activités commerciales<br />

de l’entreprise, réalisé à travers:<br />

L’obsession de Althea pour la qualité<br />

des produits finis, des matières<br />

premières utilisées, des méthodes,<br />

des procédés de production et, principalement,<br />

du personnel. L’innovation,<br />

c’est-à-dire la capacité d’optimiser,<br />

en termes de rapport idéal<br />

qualité-prix, le pouvoir concurrentiel<br />

des produits de ses clients.<br />

Althea n’offre aucun “ produit standard”,<br />

mais des solutions convenables<br />

qui permettent la réalisation<br />

totale des objectifs commerciaux<br />

des clients sur leurs marchés de référence.<br />

De plus, pour répondre à<br />

toutes les exigences de marketing<br />

de sa clientèle, Althea s’est spécialisée,<br />

grâce à la mise en place de<br />

machines spéciales, dans la pose<br />

d’étiquettes en pellicule plastique<br />

transparente qui, enveloppant entièrement<br />

le bocal, les ainsi dites<br />

“sleever”, permettent de donner une<br />

présentation du produit tout à fait<br />

nouvelle et réellement agréable.<br />

Outre aux sauces pour pâtes, Althea<br />

a mis au point les technologies<br />

pour la fabrication d’autres types de<br />

produits prêts à l’emploi: soupes,<br />

potages, sauces “pesto” et d’autres<br />

nombreuses espèces d’aliments.<br />

La souplesse industrielle d’Althea<br />

lui permet d’offrir ses produits dans<br />

les emballages les plus différents: à<br />

partir des bocaux en verre de toute<br />

forme et dimension, jusqu’aux bouteilles,<br />

aux conditionnements en<br />

carton type combiblock, aux boîtes<br />

en tôle étamée, aux tubes et, finalement,<br />

à l’emballage bag-in-box à<br />

destination du marché de la restauration<br />

collective.<br />

De plus, Althea a réussi à imposer<br />

ses marques sur de nouveaux segments<br />

de marché. Chaque marque<br />

a son positionnement précis sur le<br />

marché de référence et se démarque<br />

de la concurrence par ses<br />

caractéristiques.<br />

La marque Bella <strong>Parma</strong> offre la<br />

meilleure qualité à moindre prix<br />

avec une ligne composée de 10<br />

spécialités de sauces prêtes à l’emploi,<br />

qui vont de la traditionnelle <strong>tomate</strong><br />

et basilic, aux riches sauces<br />

bolonaises (ragù), aux sauces “pesto”,<br />

ou à base de poisson, accompagnées<br />

de la gamme de sauces


mayonnaise, ketchup, sauce cocktail<br />

et sauce au thon (tonnata).<br />

La ligne Althea Regina di <strong>Parma</strong>, la<br />

première ligne de sauces en Italie<br />

format monoportion de 90 g qui évite<br />

tout gaspillage et assure un produit<br />

toujours frais. Avec la marque<br />

East&West, Althea veut offrir aut<br />

consommateur italien les condiments<br />

et les sauces de la tradition<br />

internationale et présente sur le<br />

marché une variété de salad dressing,<br />

de condiments pour salades et<br />

légumes, et une ligne de American<br />

Burger Sauces en tube.<br />

L’attention au marché et à la demande<br />

des consommateurs a<br />

conduit Althea à la réalisation d’une<br />

nouvelle marque de sauces prêtes à<br />

l’emploi (qui sera d’ici peu mise sur<br />

le marché), couvrant une ligne innovante<br />

inspirée de recettes exclusives<br />

et originales et d’une qualité<br />

supérieure, présentée dans un emballage<br />

tout à fait révolutionnaire.<br />

Le marché<br />

Le marché des sauces toutes prêtes<br />

est en hausse constante partout<br />

dans le monde, grâce au succès, au<br />

style et à la qualité italienne des<br />

pâtes alimentaires et surtout à la demande<br />

de produits de qualité élevée<br />

déjà prêts à la consommation. Exigence<br />

celle-ci parfaitement conforme<br />

au scénario des consommations<br />

et à l’évolution des styles de vie actuels.<br />

Athea S.p.A. travaille en Italie, en<br />

Europe et dans de nombreux pays<br />

extra-européens (principalement<br />

USA, Canada, Japon, Australie et<br />

Afrique du Sud), exclusivement<br />

avec les opérateurs les plus qualifiés<br />

de la grande distribution, les<br />

principaux discounters et les majeures<br />

entreprises alimentaires.<br />

La gamme des produits Althea est<br />

entièrement exhaustive quant aux<br />

recettes et types d’emballage. Elle<br />

va des sauces les plus simple à la<br />

<strong>tomate</strong> et au basilic, à l’huile et aux<br />

fines herbes, à la sauce bolonaise<br />

traditionnelle, mais elle produit également<br />

des sauces dérivées de recettes<br />

plus soignées, à base de<br />

champignons, coques, olives, thon,<br />

en plus de sauces “pesto” en plusieurs<br />

versions, pour terminer par<br />

les sauces blanches à base de crème<br />

et fromages<br />

L’usine – Les technologies –<br />

Les installations<br />

En juin 2004, Althea à la suite des<br />

nouvelles exigences de production<br />

et à l’obsolescence désormais<br />

presque totale, quitte l’usine<br />

historique de rue XXIV Maggio,<br />

où en l’an 1932 lointain elle<br />

fut bâtie, pour se déplacer dans<br />

le nouveau site ultra moderne de<br />

Place Spallanzani, à proximité de<br />

l’entrée de l’autoroute A1 à Parme.<br />

Les perspectives de croissance de<br />

la société poussent les propriétaires<br />

à s’engager dans la réalisation d’un<br />

site de production à l’avant-garde et<br />

d’une capacité très élevée.<br />

L’usine occupe une surface totale<br />

de 81 000 mètres carrés, dont 23<br />

000 m2 couverts. 8 000 m2 sont<br />

destinés à la production, 2 000 m2<br />

aux bureaux, 3 000 aux services et<br />

10 000 aux entrepôts. 25 000 m2<br />

sont aménagés en esplanades et<br />

routes intérieures et 33 000 m2 en<br />

espace vert qui entoure l’entière<br />

surface du site. Les corps principaux<br />

sont: le petit immeuble des bureaux,<br />

dont le style rappelle avec intention<br />

les édifices agricoles de la<br />

campagne parmesane, le petit immeuble<br />

des services où se déroulent<br />

les activités industrielles et le<br />

réel bâtiment industriel qui accueille<br />

les activités de production avec les<br />

entrepôts annexes. L’unité industrielle<br />

comprend trois sections différentes:<br />

la première est affectée aux ser-<br />

vices, aux laboratoires capables<br />

d’assurer l’application permanente<br />

des standards qualitatifs (Iso 900,<br />

BRC, IFS), la cuisine expérimentale<br />

où le personnel pour le Développement<br />

Produits Nouveaux est engagé<br />

dans la mise au point des recettes<br />

et technologies nouvelles, les<br />

chambres frigorifiques et les locaux<br />

de préparation.<br />

Dans la deuxième figurent les trois<br />

lignes de production et conditionnement:<br />

1) ligne sauces et salad dressings<br />

2) ligne sauces et condiments<br />

3) ligne produits en tube<br />

La troisème section reçoit les entrepôts<br />

qui s’étendent sur une surface<br />

de 10 000 mètres carrés. Tout récemment<br />

un entrepôt entièrement<br />

automatisé pour le stockage de tous<br />

les produits finis a été mis en<br />

marche. Il possède une contenance<br />

de 22 000 palettes et il est doté de<br />

quatre couloirs où autant de transloélévateurs<br />

assurent le dépôt et le<br />

prélèvement 24 heures sur 24. L’entrepôt<br />

est équipé d’un système sophistiqué<br />

pour le transport automatique<br />

des palettes, entièrement piloté<br />

par des chariots AGV guidés au<br />

laser.<br />

Cet investissement est la preuve ultérieure<br />

de la volonté du groupe<br />

Delfino-Althea d’être à la pointe du<br />

progrès avec ses innovations technologiques<br />

et d’accélérer au plus<br />

haut degré le rythme des activités<br />

de production, pour être en mesure<br />

de rivaliser, de plein droit, sur tous<br />

les marchés du monde.<br />

59


The know-how of the future is born.<br />

ROSSI & CATELLI, MANZINI AND COMACO<br />

TOGETHER AS CFT<br />

To triumph over the challenges of the global market, we have united our resources<br />

towards a common project of development, designed to exploit our mutual specializations.<br />

We have fused together the experience of three trademarks synonymous of innovation,<br />

high performances and reliability, so as to reinforce our international vocation.<br />

We have placed in synergy three types of avant-garde know-how in order to meet, at a<br />

level of excellence, the requests of a market that demands quality at competitive prices.<br />

Rossi & Catelli S.p.A.<br />

Via Traversetolo, 2/A - 43100 <strong>Parma</strong>, Italy<br />

Tel: + 39 0521 246611<br />

Fax: + 39 0521 463284<br />

e-mail: info@rossicatelli.com<br />

www.rossicatelli.com<br />

Manzini S.p.A.<br />

Via Paradigna, 94/A - 43100 <strong>Parma</strong>, Italy<br />

Tel: + 39 0521 277111<br />

Fax: + 39 0521 273795<br />

e-mail: manzini@cftmanzini.com<br />

www.cftmanzini.com<br />

cgp.it<br />

Comaco S.p.A.<br />

Via Paradigna, 94/A - 43100 <strong>Parma</strong>, Italy<br />

Tel: + 39 0521 277111<br />

Fax: + 39 0521 277317<br />

e-mail: comaco@cftcomaco.com<br />

www.cftcomaco.com


UN DESAFIO:<br />

LA NUEVA PLANTA ALTHEA<br />

DE PARMA<br />

Este milénio, constatarlo resulta<br />

bastante simple, ha comenzado con<br />

una cierta agitación para la industria<br />

alimenticia, tanto para aquella dedicada<br />

a la construcción de equipos<br />

como para aquella destinada a la<br />

producción de productos acabados<br />

para ser distribuidos al consumo.<br />

Aquellas instalaciones colosales, en<br />

el á mbito de las cuales era puesta<br />

a punto una variedad, a menudo no<br />

lógica, de tipologías alimenticias diversas,<br />

pertenecen ya al pasado.<br />

Era costumbre partir desde la transformación<br />

de la materia prima, un<br />

fácil ejemplo es el <strong>tomate</strong>, desde la<br />

cual eran obtenidos semiacabados,<br />

los cuales eran almacenados durante<br />

los períodos de “campaña”,<br />

che eran utilizados luego, al interior<br />

de la misma planta de proceso, para<br />

obtener varios tipos de productos<br />

acabados.<br />

Las misma líneas, con adaptaciones<br />

algunas veces al límite, eran<br />

adaptadas para producir productos<br />

que a menudo resultaban ser tecnicamente<br />

muy diferentes y entre los<br />

cuales los derivados de las frutas<br />

ocupaban una posición de absoluto<br />

relieve.<br />

El nuevo siglo ha acentuado el concepto<br />

de especialización, soportado<br />

también por la necesidad de hacer<br />

frente, por parte de los productores,<br />

a una precisa y onerosa serie de reglas<br />

inherentes a las condiciones<br />

higiénicas, de seguridad y de control<br />

de toda la hilera.<br />

Si consideramos los mercados européos<br />

que, almenos a primera vista<br />

parecen bastante “pesados”, la<br />

competición por perte de productores<br />

externos, a menudo no pertenecientes<br />

al área continental, que se<br />

avaloran del bajo coste de la mano<br />

de obra y de las materias primas y<br />

a menudo compiten sacrificando calidad<br />

y seguridad y considerando<br />

los costes elevados conéxos con<br />

otras nuevas iniciativas, la planta<br />

que el grupo DELFINO s.p.a. ha realizado<br />

recientemente en <strong>Parma</strong>,<br />

nueva sede de ALTHEA s.p.a., debe<br />

ser considerado como un auténtico<br />

desafío a los tiempos actuales y como<br />

una demostración de como sea<br />

aún posible prosperar para una empresa<br />

sana si bién inserida en un<br />

contexto de dificultades efectivas.<br />

La nueva instalación que la ALT-<br />

HEA s.p.a. de <strong>Parma</strong>, ha puesto en<br />

producción desde hace poco tiempo,<br />

es la heredera de aquella, con<br />

el mismo nombre, históricamente<br />

conocida y apreciada desde más de<br />

medio siglo y que ha sido destinada<br />

para la producción de jugos, salsas,<br />

sopas y caldos de cada tipo y en<br />

grandes cantidades, varios millares<br />

de tons, destinados a todos los<br />

mercados, especialmente los europeos.<br />

En esta planta se opera con estándares<br />

cualitativos de absoluta excelencia,<br />

con una riqueza y sofisticación<br />

normalemtne encontrable úni-<br />

camente en pequeñas entidades, a<br />

menudo de derivación artesanal, y<br />

todo con los crismas de control riguroso<br />

para toda la hilera productiva,<br />

desde la materia prima, pasando<br />

por la confección, las modalidades<br />

de almacenamiento y de expedición.<br />

Todo esto suportado por una investigación<br />

constante para la mejoría del<br />

producto en cada uno de sus componentes<br />

y de adaptación del mísmo<br />

al lugar en el cual éste será distribuido.<br />

Por tanto es con verdadero placer<br />

que hemos, en este número de la<br />

revista, pedido al ing.° Maurizio Carotenuto,<br />

el cual ha gentilmente<br />

aconsentido a nuestra invitación,<br />

una ficha relativa a la instalación de<br />

la cual es propietario y responsable,<br />

la cual reportamos completa con<br />

imágenes significativas, sientiendo<br />

un orgullo legítimo debido a la acentuada<br />

“parmesanidad” de la iniciativa.<br />

61


Althea: História de una idea<br />

y de una industria<br />

La história<br />

Althea, fundada oir kis hermanos<br />

Amilcare y Carlo Bertozzi, funciona<br />

en <strong>Parma</strong> en el sector de los jugos<br />

listos y de los condimentos desde el<br />

año 1932.<br />

Durante los años 50 y 60 es ya una<br />

de las realidades más dinámicas<br />

entre las industrias alimenticias italianas,<br />

lanzando en el mercado productos<br />

innovativos y con gran suceso,<br />

tales como el Sugoro, el primer<br />

jugo listo para pasta realizado en<br />

Italis, producido inicialmente en una<br />

latica y sucesivamente en vaso de<br />

vidrio, el concentrado Fiordagosto,<br />

comercializado inicialmente en forma<br />

de cubitos envueltos en papel<br />

para embalaje transparente y sucesivamente<br />

en tubitos y en fin el Cremifrutto,<br />

ladrillito de mermelada,<br />

ideado para la merienda de los niños,<br />

volviéndose muy famoso debido<br />

a la colección de estampillas,<br />

publicizada sobre todas las páginas<br />

de las principales revistas de historietas,<br />

y sucesivamente por la colección<br />

de figuritas de los jugadores<br />

de footbal.<br />

Sucecivamente al deceso de uno<br />

de los hermanos Bertozzi, la Sociedad<br />

es comprada a mediados de<br />

los años 60, por la gran multinacional<br />

Unilever la cual, por más de 25<br />

años procede potenciando las líneas<br />

de producción y de las organizaciones<br />

destinadas al control de calidad<br />

y al desarrollo de productos<br />

nuevos, siguiendo con la actividad<br />

de promoción de las marcas y ampliando<br />

ulteriormente la gama de<br />

los variados productos.<br />

En el año 1990 una acción concertada<br />

por parte de emprendedores<br />

parmesanos devuelve la propiedad<br />

a Italia, tratando de relanzar sus<br />

marcas con sus propias especiali-<br />

62<br />

dades de alta calidad conéxas al<br />

nombre y a la tradición de <strong>Parma</strong>:<br />

jugos y derivados del <strong>tomate</strong> y también<br />

conservas piscícolas.<br />

La Delfino s.p.a. y la nueva<br />

Althea<br />

Sinembargo, el crecimiento de la<br />

empresa necesitaba el suporte de<br />

recursos financiarios y empresariales<br />

nuevos y conspicuos, asì en el<br />

año 1997 la Althea es comprada por<br />

Delfino Spa de Nápoles, la cual aún<br />

hoy en dia posee todas las acciones.<br />

Actualmente, al final de un veloz<br />

proceso de integración y racionalización,<br />

Althea S.p.A. dirige desde<br />

la sede de <strong>Parma</strong>, todas la actividades<br />

comerciales, de logística y de<br />

R&D del grupo Delfino-Althea, cuyo<br />

volúmen de negocios consolidado<br />

para el año 2005 ha alcanzado al cifra<br />

de 52 millones de Euros.<br />

Este resultado, junto con la renovada<br />

capacidad industrial y gestional<br />

ha conducido a la empresa a colocarse<br />

entre las más importantes realidades<br />

europeas en el business<br />

de los jugos listos para pasta, naturalmente,<br />

también gracias al favor<br />

del mercado que reconoce en Althea<br />

el especialista italiano de los jugos<br />

para pasta.<br />

La Filosofía y los Productos<br />

Althea<br />

En el centro de todas las actividades<br />

comerciales encontramos el<br />

servicio al cliente, realizado a ravés<br />

de:<br />

La obsesión de Althea por la calidad<br />

de los productos acabados, de las<br />

materias primas utilizadas, de los<br />

procedimientos, de los procesos<br />

productivos y sobretodo del personal;<br />

La innovación, es decir la capacidad<br />

de optimizar, con la mejor relación<br />

calidad/precio posible, las potencialidades<br />

competitivas de los<br />

productos de los clientes.<br />

Para Althea no existen “productos<br />

estándar”, mas bién únicamente soluciones<br />

“ad hoc” que permitan alcanzar<br />

completamente los objetivos<br />

comerciales de los clientes en sus<br />

mercados de referencia. Además,<br />

para satisfacer todas las exigencias<br />

de marketing de sus clientes, Althea<br />

se ha especializado, mediante la introdución<br />

de equipos apropiados, en<br />

la aplicación de etiquetas en film<br />

plástico transparente, conocidas como<br />

“sleever”, que envuelven al vaso<br />

en su totalidad, ofreciendo a los productos<br />

realizados de esta manera,<br />

una imágen totalmente nueva y verdaderamente<br />

agradable.<br />

Además de los jugos para pasta,<br />

Althea ha desarrollado las tecnologías<br />

para la producción de otros tipos<br />

de condimentos preparados:<br />

sopas, caldos, triturados y muchas<br />

otras salsas de variados tipos.<br />

La elasticidad industrial de Althea<br />

permite la confección de sus productos<br />

con diversos formatos: partiendo<br />

desde los vasos de vidrio con<br />

numerosas formas y dimensiones,<br />

las botellas, las confecciones en papel<br />

tipo combiblock, las latas con<br />

banda estañada, los tubitos y en fin<br />

en bag in box para las exigencias<br />

del mercado catering.<br />

Althea, adems, ha desarrollado con<br />

suceso nuevos segmentos de mercado<br />

con marcas propias, cada una<br />

de la cuales ocupa una posición<br />

precisa en el mercado de referencia<br />

y se distingue de sus competidores<br />

por sus características, por ejemplo:<br />

La marca Bella <strong>Parma</strong> ofrece la mejor<br />

calidad al menor precio con la línea<br />

compuesta por más de 10 especialidades<br />

de jugos listos que van<br />

desde el clásico <strong>tomate</strong> con albaha-


ca, a los jugos con carne, los triturados<br />

de verduras, los jugos a base<br />

de pezcados y en fin completan la<br />

gama las salsas: Mayonesa, Ketchup,<br />

salsas Cocktail y con Atún.<br />

La Althea Regina di <strong>Parma</strong>, la primera<br />

línea de jugos en Italia con<br />

formato dosis única de 90 gr. que<br />

evita los derroches y garantiza un<br />

producto siempre fresco. Con la<br />

marca East&West Althea se propone<br />

ofrecer al consumidor italiano los<br />

condimentos y las salsas de la tradición<br />

internacional y está presente<br />

en el mercado con una línea de salad<br />

dressing, condimentos para ensaladas<br />

y verduras, y una línea de<br />

American Burger Sauces en tubito.<br />

La atención al mercado y a la demanda<br />

por parte de los consumidores<br />

ha conducido a Althea a la realización<br />

de una nueva marca de jugos<br />

listos (que en breve estará en<br />

el mercado) que exprime una innovativa<br />

línea de recetas exclusivas y<br />

originales y de calidad premium, todo<br />

esto presentado en un packaging<br />

revolucionario.<br />

El Mercado<br />

El mercado de los jugos listos está<br />

creciendo constantemente en todo<br />

el mundo, mérito del suceso, del estilo<br />

y de la calidad italiana de la pasta<br />

y sobretodo por la demanda de<br />

productos de elevada calidad listos<br />

para el consumo, exigencia esta<br />

perfectamente en línea con la escena<br />

de los consumos y con la evolución<br />

de los estilos de vida actuales.<br />

Althea S.p.A. opera en Italia, en Europa<br />

y en muchos paises extra-europeos<br />

(principalmente USA, Canadá,<br />

Japón, Australia y Africa del<br />

Sur), exclusivamente con los operadores<br />

de la Grande Distribución<br />

mayormente calificados, con los<br />

principales discounter y con las empresas<br />

alimenticias mas importantes.<br />

La gama de los productos Althea es<br />

completa por recetas y tipos de<br />

packaging, partiendo desde los jugos<br />

mas simples con <strong>tomate</strong> y albahaca,<br />

con aceite y hierbas aromáticas,<br />

al tradicional ragú a la boloñesa,<br />

además de recetas mas refinadas<br />

con hongos, aceitunas, atún<br />

además de las numerosas variedades<br />

de triturados de verduras; para<br />

llegar hasta los jugos blancos a base<br />

de nata y quesos.<br />

La instalación – Las Tecnologías<br />

– Los Equipos<br />

En Junio del 2004, Althea, siguiendo<br />

nuevas exigencias productivas y<br />

debido a la obsolescencia, ya casi<br />

total, deja su edificio histórico de via<br />

XXIV Maggio, en el cual fuè fundada<br />

en el lejano 1932, para transladarse<br />

a la nueva y modernísima<br />

planta situada en largo Spallanzani,<br />

cercana a la entrada del peaje de la<br />

autopista A1.<br />

Las perspectivas para el desarrollo<br />

de la sociedad empujan a los propietarios<br />

a un empeño hacia la realización<br />

de una planta productiva a<br />

la vanguardia y con elevadísima eficiencia<br />

productiva.<br />

La instalación ocupa un área total<br />

de 81.000 mq con 23.000 mq cubiertos<br />

de los cuales: 8.000 mq para<br />

la producción, 2.000 mq para oficinas,<br />

3.000 mq para los servicios y<br />

10.000 para almacenes, con 25.000<br />

mq de explanadas y calles internas<br />

y con 33.000 mq de verde, que rodean<br />

toda el área. Los cuerpos de<br />

los immuebles principales son: el<br />

edificio de oficinas, cuyas formas<br />

recuerdan los edificios agrícolas de<br />

los campos de <strong>Parma</strong>, el inmueble<br />

para los servicios dedicados a las<br />

actividades industriales y el edificio<br />

propiamente industrial en el cual están<br />

situadas las actividades de producción<br />

con los relativos almacenes<br />

anéxos. Al interior del cojunto industrial<br />

están presentes 3 secciones<br />

diferentes:<br />

La primera dedicada a los servicios,<br />

los laboratorios, en condiciones de<br />

poder aplicar y garantizar los estándares<br />

de calidad mas elevados (ISO<br />

9000; BRC; IFS), la cocina experimental,<br />

en la cual el staff de Desarrollo<br />

de Productos Nuevos queda<br />

empeñado en el desarrollo de nuevas<br />

recetas y nuevas tecnologías,<br />

las celdas de refrigeración y los<br />

cuartos para la preparación.<br />

La segunda sección está dedicada<br />

a las 3 líneas de producción y confección:<br />

1) línea para jugos y salad dressing<br />

2) línea para salsas y condimentos<br />

3) línea para tubitos<br />

La tercera sección es la de los almacenes,<br />

un área que cubre 10.000<br />

m_, en la cual recientemente ha comenzado<br />

a funcionar un almacén<br />

totalmente automatizado para el almacenamiento<br />

de todos los productos<br />

acabados, con una capacidad<br />

de 22.000 pallet, y organizado con<br />

cuatro corredores en los cuales<br />

operan el mismo número de transelevadores,<br />

garantizando de esta<br />

forma el depósito y el retiro 24 horas<br />

sobre 24. Adjunto a tal sistema<br />

ha sido realizado un transporte automático<br />

para pallet muy sofísticado,<br />

dirigido completamente por elevadores<br />

AGV con guía laser.<br />

Esta ulterior inversión refuerza aún<br />

mas la voluntad del grupo Delfino-<br />

Althea, de estar a la vanguardia con<br />

las innovaciones tecnológicas y de<br />

apurar al máximo las capacidades<br />

productivas, en forma tal como para<br />

poder competir, con pleno título, en<br />

todos los mercados internacionales.<br />

63


Via Calzetti, 6 43030 Basilicanova (<strong>Parma</strong>) Italy<br />

Tel. 0521-682039 Fax 0521-682044 e-mail: info@bermasrl.it<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<strong>Impianti</strong> di pastorizzazione / sterilizzazione e raffreddamento<br />

sughi, passate, concentrati di pomodoro e frutta<br />

PC industriale per gestione:<br />

•Cicli di funzionamento<br />

•Ricette<br />

•Storico impianto<br />

•Diagrammi<br />

•Interventi di manutenzione<br />

Pastorizzatori raffreddatori a rete <strong>Impianti</strong> di dosaggio e miscelazione<br />

ingredienti per salse semidense<br />

<strong>Impianti</strong> per la prepararazione, cottura<br />

e raffreddamento creme viscose<br />

<strong>Impianti</strong> pilota per preparazione,<br />

cottura, sterilizzazione e<br />

raffreddamento sughi


<strong>Impianti</strong> di cottura con sistema automatico,<br />

per sughi a base pomodoro, con carne, verdure e<br />

particolati in genere<br />

Brovatrici<br />

<strong>Impianti</strong> di rosolatura carne e verdure<br />

<br />

Gruppo di svuotamento fusti<br />

e dosaggio concentrato<br />

<br />

<strong>Impianti</strong> per l’industria alimentare<br />

<strong>Impianti</strong> lavorazione pomodoro<br />

Lavatrici / asciugatrici vasi<br />

Via Ercole Calzetti, 6 - 43030 BASILICANOVA - PARMA - ITALY<br />

Tel.: 0521-682039 Fax: 0521-682044 e-mail: info@bermasrl.it


<strong>Impianti</strong> di cottura con sistema automatico,<br />

per sughi a base pomodoro, con carne, verdure e<br />

particolati in genere<br />

Brovatrici<br />

<strong>Impianti</strong> di rosolatura carne e verdure<br />

<br />

Gruppo di svuotamento fusti<br />

e dosaggio concentrato<br />

<br />

<strong>Impianti</strong> per l’industria alimentare<br />

<strong>Impianti</strong> lavorazione pomodoro<br />

Lavatrici / asciugatrici vasi<br />

Via Ercole Calzetti, 6 - 43030 BASILICANOVA - PARMA - ITALY<br />

Tel.: 0521-682039 Fax: 0521-682044 e-mail: info@bermasrl.it


LA STERILIZZAZIONE<br />

E’ sempre utile e interessante ripercorrere<br />

il cammino lungo il quale i<br />

ricercatori sono giunti ai metodi che<br />

garantiscono la sicurezza degli alimenti<br />

e ne permettono il consumo<br />

differito. L’importanza di questa<br />

ricerca è stata evidente fin dall’antichità:<br />

si pensi per esempio alla necessità<br />

di alimentare un esercito durante<br />

il trasferimento oppure l’equipaggio<br />

di una nave in alto mare<br />

per settimane o per mesi.<br />

La sterilizzazione termica è stata<br />

presto individuata come metodo idoneo<br />

per distruggere i microrganismi<br />

ed inattivare gli enzimi capaci di alterare<br />

gli alimenti nelle diverse confezioni<br />

industriali. Altrettanto rapida<br />

è stata, però, anche la constatazione<br />

che un trattamento termico<br />

troppo drastico comportava una<br />

degradazione delle caratteristiche<br />

nutritive ed organolettiche dei<br />

prodotti.<br />

E’ facilmente immaginabile quante<br />

osservazioni e prove empiriche<br />

siano state fatte e siano ancora in<br />

corso da parte dei ricercatori.<br />

I risultati di cui oggi siamo in possesso<br />

sono il frutto di un grandissimo<br />

numero d’esperienze elaborate<br />

nel corso di tanti anni e poste in correlazione<br />

logica tra loro con metodo<br />

scientifico.<br />

Ai giorni nostri ci si muove verso<br />

soluzioni sempre più raffinate: non<br />

solo si cerca la sicurezza degli alimenti,<br />

ma, sotto lo stimolo della<br />

competizione commerciale, si<br />

vogliono anche mantenere pressoché<br />

inalterate le caratteristiche<br />

qualitative originali dei cibi.<br />

Il lavoro è lungi dall’essere terminato<br />

e lo spazio per una ricerca appassionata<br />

è ancora vastissimo. Esso<br />

spazia dal tipo e dalle caratteristiche<br />

dei contenitori sempre in evoluzione<br />

per l’introduzione di nuovi materiali,<br />

dai macchinari sempre più per-<br />

TERMICA<br />

di Franco Setti<br />

fezionati, dalle applicazioni dei principi<br />

della fisica tecnica e della termodinamica,<br />

fatte con sempre crescente<br />

rigore, fino agli innumerevoli<br />

processi di preparazione dei cibi.<br />

Desideriamo, tuttavia, soffermarci su<br />

quanto oggi è noto sul processo di<br />

sterilizzazione e, senza la pretesa di<br />

un trattato scientifico, ci proponiamo<br />

di spiegare i fenomeni in termini discorsivi,<br />

ricorrendo a numeri e formule<br />

solo quando è indispensabile.<br />

Dopo la comparsa di contenitori ermetici<br />

si è costatato che tali contenitori,<br />

riempiti con un alimento e sottoposti<br />

ad una certa temperatura e per<br />

un certo tempo, potevano essere<br />

conservati più a lungo.<br />

Temperatura e durata del trattamento<br />

dimostravano d’essere parametri<br />

decisivi per la possibilità di conservare<br />

il prodotto.<br />

Altri dati erano importanti, quali, per<br />

esempio, il tipo di microrganismi<br />

presenti, la loro concentrazione, le<br />

proprietà chimiche e fisiche del liqui-<br />

do di governo, il tipo di contenitore,<br />

ecc.<br />

Tuttavia, mantenendo costanti tutti<br />

questi dati e prendendo in considerazione<br />

solo la temperatura e la durata<br />

del trattamento, si è costatata<br />

una cosa importante:<br />

in un contenitore mantenuto a temperatura<br />

costante per un certo tempo<br />

è distrutta una certa percentuale<br />

dei microrganismi vivi presenti<br />

(per esempio il 90%), mantenendo<br />

la stessa temperatura per un<br />

altro intervallo di tempo uguale al<br />

primo è distrutta ancora la stessa<br />

percentuale dei microrganismi vivi<br />

superstiti dopo il primo trattamento<br />

(ancora il 90%).<br />

In altri termini: la percentuale<br />

residua di microrganismi vivi, dopo<br />

ogni intervallo di tempo e a pari temperatura,<br />

si riduce in misura uguale.<br />

Tale percentuale si riduce, ma non<br />

si annulla mai.<br />

69


Per questo non si può parlare di<br />

sterilità assoluta.<br />

L’esperienza dimostra, tuttavia, che<br />

la carica microbica può essere ridotta<br />

a termini estremamente bassi,<br />

così da poterla considerare nulla ai<br />

fini pratici. Si parla, perciò, correttamente<br />

di sterilità commerciale.<br />

Qui sopra abbiamo parlato di “un<br />

certo tempo” e di “una certa percentuale”.<br />

Per assegnare una<br />

misura ai fenomeni è necessario<br />

uscire dal vago e assegnare un valore<br />

preciso a tempo e percentuale.<br />

Questi due parametri sono collegati<br />

tra loro nella definizione di tempo di<br />

riduzione decimale, cioè il tempo<br />

necessario affinché, mantenendo<br />

costante la temperatura, la carica<br />

microbica residua si riduca alla percentuale<br />

del 10% di quella iniziale.<br />

In altre parole: il tempo di riduzione<br />

decimale è il tempo di mantenimento<br />

della temperatura necessario per<br />

distruggere il 90% dei microrganismi<br />

inizialmente presenti.<br />

Il tempo di riduzione decimale presenta<br />

la proprietà di diminuire in modo<br />

esponenziale con l’aumentare<br />

della temperatura.<br />

Per quanto riguarda la temperatura,<br />

è in uso una serie di temperature di<br />

riferimento da impiegare in base alla<br />

termoresistenza dei microrganismi<br />

presenti nel prodotto che si<br />

vuole sterilizzare: 65,6°C – 71,1°C –<br />

100°C – 121,1°C.<br />

Nel caso in cui si possano sviluppare<br />

i microrganismi più nocivi la<br />

temperatura di riferimento è 121,1°C<br />

(250°F) e si considera adeguato un<br />

trattamento tanto lungo da ripetere<br />

per almeno 12 volte il tempo di<br />

riduzione decimale. In altri termini:<br />

la popolazione microbica iniziale<br />

deve subire almeno 12 riduzioni<br />

decimali affinché sia raggiunta la<br />

morte termica nel senso previsto<br />

dalla sterilità commerciale. Il tempo<br />

necessario perché ciò avvenga a<br />

121,1°C è indicato con F 0 , Nel caso<br />

della figura qui a lato il valore di F 0 ,<br />

letto sulle ordinate in corrispondenza<br />

alla temperatura di 250°F, è di<br />

2,8 minuti.<br />

Per i microrganismi più nocivi, i dati<br />

possono essere riepilogati nel modo<br />

seguente:<br />

70<br />

- temperatura di riferimento<br />

= 121,1°C;<br />

- numero di riduzioni decimali<br />

= 12 (minimo)<br />

- tempo totale di trattamento F 0<br />

= 2,8 minuti;<br />

I dati riepilogati qui sopra sono validi<br />

nel caso in cui si possa riscaldare<br />

istantaneamente tutto l’alimento racchiuso<br />

nel contenitore alla temperatura<br />

di 121,1°C, trattenerlo a tale<br />

temperatura per il tempo corrispondente<br />

alle 12 riduzioni decimali e, infine,<br />

raffreddarlo istantaneamente<br />

alla temperatura ambiente.<br />

Ciò è evidentemente impossibile.<br />

Nella realtà è necessario tener conto<br />

del contributo di tutti i tempi durante<br />

i quali il prodotto subisce<br />

l’azione delle temperature crescenti,<br />

durante il riscaldamento, e<br />

decrescenti, durante il raffreddamento.<br />

Per questo scopo, visto che il tempo<br />

di riduzione decimale diminuisce all’aumentare<br />

della temperatura, si<br />

rivela utile considerare l’intervallo di<br />

temperatura necessario perché il<br />

tempo di riduzione decimale diventi<br />

10 volte minore (o maggiore). Tale<br />

intervallo di temperatura è indicato


con Z. Il valore di Z è rilevabile sperimentalmente.<br />

L’utilità dell’intervallo di temperatura<br />

Z deriva dal fatto che tale termine,<br />

posto in correlazione con il tempo di<br />

trattamento, permette di elaborare il<br />

grafico disegnato qui sopra. Tale<br />

grafico riporta in ordinata, in scala<br />

logaritmica, i tempi di morte termica<br />

alle diverse temperature; queste ultime<br />

sono riportate in scala naturale<br />

sulle ascisse. Il tempo di riduzione<br />

decimale permette, tramite alcuni<br />

passaggi di calcolo,di trasferire i<br />

tempi di trattamento F ad una temperatura<br />

qualsiasi a minuti di trattamento<br />

F 0 alla temperatura di riferimento<br />

(121,1°C).<br />

Diventa, perciò, possibile calcolare il<br />

tempo totale di trattamento a<br />

121,1°C (F 0 ) quale somma dei tempi<br />

infinitesimi alle temperature di<br />

riscaldamento e di raffreddamento.<br />

La relazione,derivata dai calcoli citati,<br />

tra F n , tempi di trattamento alle<br />

diverse temperature (t 1 , t 2 , ecc.), le<br />

diverse temperature (T 1 , T 2 , ecc.), e<br />

l’intervallo di temperatura Z per un<br />

generico tempo di trattamento (t n) ,<br />

vale:<br />

F n = t n x 10-( 121,1-1-T n )/z<br />

Applicando questa formula ai diversi<br />

intervalli di trattamento in cui può<br />

essere suddiviso l’intero ciclo di<br />

un’autoclave e sommando i vari<br />

risultati ottenuti (F 1 + F 2 + …= F 0 ),<br />

si arriva a determinare il valore<br />

equivalente di F 0 . Un esempio di<br />

applicazione della formula può essere<br />

utile:<br />

La somma dei tempi di trattamento<br />

alle diverse temperature, riportati<br />

come contributo equivalente alla<br />

temperatura di 121,1°C, fornisce il<br />

tempo di morte termica F 0 = 2,8<br />

minuti richiesto per la sterilità commerciale,<br />

come rilevabile dalla figura<br />

riportata sopra. Perciò il trattamento<br />

ipotizzato risulta adeguato,<br />

anche se si noti, non è stata raggiunta<br />

la temperatura di 121,1°C.<br />

Nei moderni impianti di sterilizzazione<br />

è possibile installare dei<br />

programmi che, adeguatamente<br />

elaborati sulla base dei rilievi sperimentali,<br />

controllano il ciclo di funzionamento<br />

in modo che sia raggiunto<br />

e registrato il valore F 0 ..<br />

71


HEAT STERILIZATION<br />

It is always useful and interesting to<br />

go back to the path run by researchers<br />

in order to discover methods<br />

ensuring food safety and enabling<br />

its extended consumption.<br />

The importance of this research was<br />

clear since ancient times: just think<br />

of the need to supply an army on<br />

the move or the crew of a ship on<br />

the open sea for weeks or months.<br />

Heat sterilization was soon identified<br />

as the appropriate method to destroy<br />

microorganisms and inactivate<br />

enzymes capable of deteriorating<br />

food products placed in their various<br />

industrial packagings. But as prompt<br />

was the remark that a too strong<br />

heat treatment caused degradation<br />

in the nutritive and organoleptic<br />

qualities of a product.<br />

It is easy to imagine how many ob-<br />

by Franco Setti<br />

servations and empirical trials were<br />

carried out and are still in progress<br />

by researchers.<br />

The findings we are in possession of<br />

today, are the result of a great deal<br />

of experiments worked out during<br />

many years and brought into logical<br />

correlation using a scientific method.<br />

Nowadays people is moving towards<br />

more and more clever solutions:<br />

not only food safety is sought<br />

for but, under the drive of commercial<br />

competition, also the qualitative<br />

attributes of foods need to be maintained<br />

almost unchanged.<br />

The work is far from being finished<br />

and a lot of space still exists for passionate<br />

research. It ranges from the<br />

type and features of containers,<br />

more and more advanced due to the<br />

introduction of new materials, from<br />

more and more improved machines,<br />

from the applications of technical<br />

physics and thermodynamics principles,<br />

made with ever-increasing exactitude,<br />

up to the numberless<br />

processes for food preparation.<br />

However, we wish to dwell upon<br />

what is today known about the sterilizing<br />

process and with no claim of<br />

writing a scientific treatise, to explain<br />

its phenomena in conversational<br />

language avoiding using figures<br />

and formulas if not absolutely<br />

necessary.<br />

After the coming up of airtight containers,<br />

it was noticed that such containers,<br />

filled with a food product<br />

and subjected to a certain temperature<br />

for a certain time could be kept<br />

longer.<br />

Temperature and treatment length<br />

demontrated to be decisive parameters<br />

for the purpose of preserving a<br />

product.<br />

Other key elements were, for instance,<br />

the type of microorganisms<br />

present, their concentration, chemical<br />

and physical properties of the<br />

covering liquid, the type of container,<br />

etc.<br />

However, keeping all these data<br />

constant and taking into account<br />

temperature and treatment duration<br />

only, an important thing was noticed:<br />

in a container kept at uniform temperature<br />

for a certain time, a certain<br />

percentage of living microorganisms<br />

is destroyed (for instance<br />

90%). Keeping the same temperature<br />

for another time interval equal<br />

to the first, once more the same percentage<br />

of living microorganisms<br />

surviving to the first treatment is destroyed<br />

(still 90%).<br />

In other words: the residuary percentage<br />

of living microorganisms<br />

after each time interval and at equal<br />

temperature is reduced by identical<br />

73


extent.<br />

This percentage decreases but is<br />

never totally eliminated.<br />

One cannot, in fact, speak of absolute<br />

sterility.<br />

However, the experience demonstrates<br />

that the microbial charge can<br />

be reduced to extremely low terms,<br />

so that it can be considered as nul<br />

for practical purposes. Then one can<br />

correctly speak of commercial<br />

sterility.<br />

We talked above about “a certain<br />

time” and “a certain percentage”. To<br />

establish the extention of these phenomena,<br />

it is necesaary not to be<br />

vague but to assign an exact value<br />

to time and percentage.<br />

These two parameters are linked up<br />

one another in the definition of decimal<br />

reduction time, that is the time<br />

needed so that, keeping temperature<br />

uniform, the microbial charge<br />

can decrease by a percentage of<br />

10% of the initial one. In other<br />

words: the decimal reduction time is<br />

the temperature maintenance time<br />

required to destroy 90% of the microorganisms<br />

occurring at the beginning.<br />

The decimal reduction time has the<br />

property of decreasing exponentially<br />

with the increase in temperature.<br />

As to temperature, a series of<br />

reference temperatures is in use to<br />

apply depending on the thermal resistance<br />

of the microorganisms present<br />

in the product to be sterilized:<br />

65,6°C – 71.1°C – 100°C – 121.1°C.<br />

Should the most harmful microorganisms<br />

develop, the reference<br />

temperature is 121.1°C (250°F).<br />

A treatment as long as to repeat at<br />

least 12 times the decimal reduction<br />

time is considered appropriate. In<br />

other words: the initial microbial<br />

population needs to undergo at least<br />

12 decimal reductions to achieve<br />

thermal death in the way required by<br />

commercial sterility. The time needed<br />

to obtain it at 121,1°C is shown<br />

with F 0 . In the case of the figure<br />

shown here at side, the F 0 value,<br />

read on the ordinates corresponding<br />

to a 250°F temperature, is 2.8<br />

minutes.<br />

For the most harmful microorganisms,<br />

data can be summarized as<br />

follows:<br />

74<br />

- reference temperature<br />

= 121.1°C<br />

- number of decimal reductions<br />

= 12 (minimum)<br />

- F 0 treatment total time<br />

= 2.8 minutes<br />

The above summarized data are<br />

valid for an instant heating of the<br />

whole food product put in its container<br />

to a temperature of 121.1°C,<br />

for a holding time at such temperature<br />

corresponding to 12 decimal reductions,<br />

and finally for an instant<br />

cooling to room temperature. Which<br />

is evidently an impossible practice.<br />

Actually, one needs to take into ac-<br />

count the contribution brought by all<br />

the times during which a product is<br />

subjected to increasing temperatures,<br />

when heating it, and to the<br />

decreasing ones, when cooling it.<br />

For this purpose, in consideration of<br />

the fact that the decimal reduction<br />

time decreases with the increase of<br />

temperature, it proves useful to estimate<br />

the temperature interval necessary<br />

to obtain a 10 times shorter<br />

(or longer) decimal reduction time.<br />

This temperature interval is shown<br />

with Z. The Z value can be experimentally<br />

found.<br />

The usefulness of the Z temperature


interval is due to the fact that such<br />

term, correlated with the treatment<br />

time, enables the working out of the<br />

above drawn diagram. This logarithmic<br />

scale diagram shows in ordinate<br />

the thermal death times at the<br />

various temperatures.The last ones<br />

are shown in natural scale on the<br />

abscisses.The decimal reduction<br />

time makes it possible through<br />

some calculations to transfer the F<br />

treatment times at any temperature<br />

to F0 treatment minutes at the<br />

reference temperature (121.1°C).<br />

It is therefore possible to calculate<br />

the treatment total time at 121.1°C<br />

(F0 ) by the addition of the infinitesimal<br />

times at heating and cooling<br />

temperatures.<br />

The relationship resulting from the<br />

above calculations, between Fn ,<br />

treatment times at the various temperatures<br />

(t1 , t2 , etc.), the various<br />

temperatures (T1 , T2 , etc.) and the<br />

Z temperature interval, for an unspecific<br />

treatment time (tn ), is equal<br />

to:<br />

F n = tn x 10 -(121,1-T n )/z<br />

If one applies this formula to the various<br />

treatment intervals into which<br />

the whole cycle of a retort can be divided<br />

and adds up the various results<br />

obtained (F 1 + F 2 + ….= F 0 )<br />

it is possible to determine the F 0<br />

equivalent value. An exemple of this<br />

formula application can be of use:<br />

The addition of the treatment times<br />

at the different temperatures which<br />

contributed to the equivalent temperature<br />

of 121.1°C, delivers F 0<br />

thermal death time = 2.8 minutes required<br />

by commercial sterility as<br />

demonstrated in the above shown<br />

figure. Therefore, the assumed<br />

treatment turns out to be appropriate,<br />

even if, it must be noted, the<br />

121.1°C temperature was not acchieved.<br />

In modern sterilizing systems, it is<br />

possible to install programs which,<br />

properly developed on the basis of<br />

the experimental findings, control<br />

the operational cycle in order to<br />

achieve and record the F 0 value.<br />

75


Il est toujours utile et intéressant de<br />

refaire le chemin qui conduisit nos<br />

chercheurs à la mise au point des<br />

méthodes garantissant la sécurité<br />

des aliments et permettant leur<br />

conservation dans le temps.<br />

De toute évidence l’importance de<br />

cette recherche dès la plus haute<br />

antiquité: il suffit, par exemple, de<br />

penser à la nécessité de ravitailler<br />

une armée lors de son déplacement,<br />

ou bien l’équipage d’un bateau<br />

en pleine mer pendant des semaines<br />

ou des mois.<br />

La stérilisation thermique a été vite<br />

reconnue comme la méthode la plus<br />

appropriée pour détruire les microorganismes<br />

et inactiver les enzymes<br />

capables d’altérer les aliments placés<br />

dans leurs conditionnements industriels<br />

différents. Aussi immédiate<br />

a été pourtant la constatation qu’un<br />

traitement thermique trop poussé<br />

pouvait entraîner une dégradation<br />

des qualités nutritionnelles et organoleptiques<br />

des produits.<br />

On n’a pas du mal à imaginer combien<br />

d’observations et d’essais empiriques<br />

ont été faits et sont encore<br />

en cours de la part des chercheurs.<br />

Les résultats à notre disposition aujourd’hui<br />

sont le fruit d’un très grand<br />

nombre d’expériences élaborées au<br />

cours de nombreuses années et<br />

mises en corrélation logique entre<br />

elles à travers la méthode scientifique.<br />

De nos jours l’on se tourne vers des<br />

solutions de plus en plus subtiles:<br />

on ne cherche pas uniquement la<br />

sécurité de la nourriture, mais, sous<br />

l’impulsion de la compétition commerciale,<br />

on veut également garder<br />

presque inchangées les propriétés<br />

qualitatives orginales des aliments.<br />

Le travail est bien loin de toucher à<br />

sa fin et il y a encore grand espace<br />

pour une recherche passionnée. Il<br />

va du type et des caractéristiques<br />

LA STERILISATION<br />

THERMIQUE<br />

par Franco Setti<br />

des conteneurs, en évolution<br />

constante du fait de l’arrivée de matériaux<br />

nouveaux, des équipements<br />

de plus en plus sophistiqués, de la<br />

mise en application des principes de<br />

la physique technique et de la thermodynamique,<br />

effectuée d’une rigueur<br />

de plus en plus accrue, jusqu’aux<br />

innombrables procédés de<br />

préparation des aliments.<br />

On veut, pourtant, s’arrêter sur ce<br />

qu’on sait sur le procédé de stérilisation<br />

et, sans avoir la prétention de<br />

rédiger un traité scientifique, d’en<br />

expliquer les phénomènes dans un<br />

language discursif, limitant les<br />

chiffres et les formules au strict minimum.<br />

Après l’apparition des conteneurs<br />

étanches, on a constaté que ces<br />

conteneurs, remplis d’un aliment et<br />

soumis à une certaine température<br />

pour un certain temps pouvaient<br />

être conservés davantage.<br />

La température et la durée du traitement<br />

se révélaient donc les paramètres<br />

décisifs aux fins de la<br />

conservation du produit.<br />

Il existait d’autres éléments importants,<br />

tels que, par exemple, le type<br />

de micro-organismes présents, leur<br />

concentration, les propriétés chimiques<br />

et physiques du liquide de<br />

couverture, le type de conteneur,<br />

etc.<br />

Toutefois, si l’on garde toutes ces<br />

données constantes et on ne prend<br />

en considération que la température<br />

et la durée du traitement, une chose<br />

importante ressort:<br />

dans un conteneur gardé à température<br />

constante pendant un certain<br />

temps, un certain pourcentage de<br />

micro-organismes vivants présents<br />

(par exemple 90%) est détruit. Gardant<br />

la même température pendant<br />

un autre intervalle de temps pareil<br />

77


au premier, encore le même pourcentage<br />

de micro-organismes survivant<br />

au premier traitement est détruit<br />

(encore 90% ).<br />

En d’autres termes: le pourcentage<br />

résiduel de micro-organismes vivants,<br />

après chaque intervalle de<br />

temps et à température égale, se réduit<br />

en proportion égale.<br />

Ce pourcentage se réduit, mais ne<br />

s’annulle jamais.<br />

On ne peut en effet parler de stérilité<br />

absolue.<br />

L’expérience montre pourtant que la<br />

charge microbienne peut être réduite<br />

à des quantités extrêmement<br />

basses telles à pouvoir la considérer<br />

comme nulle dans la pratique. On<br />

parle donc, proprement, de stérilité<br />

commerciale.<br />

On a parlé ci-dessus d’un “certain<br />

temps” et d’un certain pourcentage”.<br />

Pour concrétiser la portée des phénomènes,<br />

il ne faut pas rester dans<br />

le vague mais attribuer une valeur<br />

exacte au temps et au pourcentage.<br />

Ces deux paramètres sont reliés<br />

entre eux dans la définition de<br />

temps de réduction décimale,<br />

c’est-à-dire le temps nécessaire<br />

pour que, en gardant la température<br />

constante, la charge microbienne<br />

résiduelle se réduise au pourcentage<br />

de 10% de celle initiale. Autrement<br />

dit: le temps de réduction décimale<br />

est le temps de maintien de la<br />

température nécessaire pour détruire<br />

90% des micro-organismes présents<br />

à l’origine.<br />

Le temps de réduction décimale<br />

possède la propriété de diminuer de<br />

façon exponentielle à l’augmentation<br />

de la température.<br />

78<br />

Pour ce qui est de la température, il<br />

existe une série de températures<br />

de référence à utiliser sur la base<br />

de la thermorésistance des microorganismes<br />

présents dans le produit<br />

qu’on désire stériliser: 65,6°C<br />

–71,1°C – 100°C – 121,1°C.<br />

Au cas où un développement des<br />

micro-organismes les plus nuisibles<br />

serait possible, la température de<br />

référence est 121,1°C (250°F). On<br />

estime approprié un traitement assez<br />

long pour répéter au moins 12<br />

fois l’application du temps de réduction<br />

décimale. En d’autres<br />

termes: la population microbienne<br />

initiale doit subir au moins 12 réductions<br />

décimales avant d’arriver<br />

à la mort thermique au sens prévu<br />

par la stérilité commerciale. Le<br />

temps nécessaire pour que cela se<br />

produise à 121,1°C est indiqué par<br />

F 0 . Pour ce qui est de la figure ici à<br />

côté, la valeur de F 0 , lue sur les ordonnées<br />

en correpondance de la<br />

température de 250°F est de 2,8 minutes.<br />

Pour les micro-organismes les plus<br />

nuisibles, les données peuvent être<br />

résumées comme il suit:


-température de référence<br />

= 121,1°C<br />

-nombre de réductions décimales<br />

= 12 (minimum)<br />

-temps total de traitement F 0<br />

= 2,8 minutes<br />

Les donnèes ci-dessus exposées<br />

ne sont valables qu’au cas où l’aliment<br />

tout entier contenu dans son<br />

emballage pourrait être instantanément<br />

réchauffé à la température de<br />

121,1°C, puis gardé à cette température<br />

pour le temps correspondant<br />

aux 12 réductions décimales et finalement<br />

refroidi immédiatement à la<br />

température ambiante. Ce qui est<br />

bien évidemment impossible.<br />

Dans la pratique il faut tenir compte<br />

de l’apport des temps totaux pendant<br />

lesquels le produit est soumis<br />

à l'action des températures croissantes,<br />

pendant le réchauffage, et<br />

décroissantes pendant le refroidissement.<br />

Dans ce but, étant donné que le<br />

temps de réduction décimale décroit<br />

à l’augmentation de la températue,<br />

c’est tout à fait utile de<br />

prendre en compte l’intervalle de<br />

température nécessaire afin que le<br />

temps de réduction décimale devienne<br />

10 fois plus court (ou plus<br />

long). Cet intervalle de température<br />

est indiqué par Z. La valeur de Z<br />

peut être relevée de façon expérimentale.<br />

L’utilité de l’intervalle de température<br />

Z vient du fait que cette valeur,<br />

mise en corrélation avec le temps<br />

de traitement, permet de rédiger le<br />

graphique ci-dessus tracé. Ce graphique<br />

indique en ordonnée à<br />

l’échelle logarithmique, les temps de<br />

mort thermique aux différentes températures.<br />

Ces dernières sont indiquées<br />

à l’échelle naturelle sur les<br />

abscisses. Le temps de réduction<br />

décimale permet, à travers certains<br />

calculs, de transférer les temps de<br />

traitement F à n’importe quelle température<br />

à minutes de traitement F 0<br />

à la température de référence<br />

(121,1°C).<br />

Il est alors possible de calculer le<br />

temps total de traitement à 121,1°C<br />

(F 0 ) comme la somme des temps<br />

infinésimaux aux températures de<br />

réchauffage et de refroidissement.<br />

La relation découlant des calculs<br />

susdits, entre F n , temps de traitement<br />

aux différentes températures<br />

(t 1 t 2 etc.), les différentes températures<br />

(T 1 , T 2 etc.), et l’intervalle de<br />

température Z pour un temps générique<br />

de traitement (t n ), vaut:<br />

F n = tn x 10 -(121,1-T n )/ z<br />

Par l’application de cette formule<br />

aux différents intervalles de traitement<br />

dans lesquels le cyle entier<br />

d’un autoclave peut être réparti et<br />

l’addition des divers résultats obtenus<br />

(F 1 + F 2 + … = F 0 ), on peut<br />

arriver à déterminer la valeur équivalente<br />

de F 0 . Un exemple d’application<br />

de la formule peut s’avérer<br />

utile:<br />

La somme des temps de traitement<br />

aux différentes températures, indiqués<br />

comme apport équivalent à la<br />

température de 121,1°C, donne le<br />

temps de mort thermique F 0 = 2,8<br />

minutes requis par la stérilité commerciale,<br />

ainsi qu’on peut le voir de<br />

la figure ci-dessus. Le traitement<br />

supposé s’avère donc approprié<br />

même si, il faut le remarquer, la<br />

température de 121,1°C n’a pas été<br />

atteinte.<br />

Dans les installations modernes de<br />

stérilisation, il est possible la mise<br />

en place de programmes qui, proprement<br />

conçus sur la base de données<br />

relevées expérimentalement<br />

commandent le cycle de fonctionnement<br />

de façon à atteindre et enregister<br />

la valeur F 0 .<br />

79


-température de référence<br />

= 121,1°C<br />

-nombre de réductions décimales<br />

= 12 (minimum)<br />

-temps total de traitement F 0<br />

= 2,8 minutes<br />

Les donnèes ci-dessus exposées<br />

ne sont valables qu’au cas où l’aliment<br />

tout entier contenu dans son<br />

emballage pourrait être instantanément<br />

réchauffé à la température de<br />

121,1°C, puis gardé à cette température<br />

pour le temps correspondant<br />

aux 12 réductions décimales et finalement<br />

refroidi immédiatement à la<br />

température ambiante. Ce qui est<br />

bien évidemment impossible.<br />

Dans la pratique il faut tenir compte<br />

de l’apport des temps totaux pendant<br />

lesquels le produit est soumis<br />

à l'action des températures croissantes,<br />

pendant le réchauffage, et<br />

décroissantes pendant le refroidissement.<br />

Dans ce but, étant donné que le<br />

temps de réduction décimale décroit<br />

à l’augmentation de la températue,<br />

c’est tout à fait utile de<br />

prendre en compte l’intervalle de<br />

température nécessaire afin que le<br />

temps de réduction décimale devienne<br />

10 fois plus court (ou plus<br />

long). Cet intervalle de température<br />

est indiqué par Z. La valeur de Z<br />

peut être relevée de façon expérimentale.<br />

L’utilité de l’intervalle de température<br />

Z vient du fait que cette valeur,<br />

mise en corrélation avec le temps<br />

de traitement, permet de rédiger le<br />

graphique ci-dessus tracé. Ce graphique<br />

indique en ordonnée à<br />

l’échelle logarithmique, les temps de<br />

mort thermique aux différentes températures.<br />

Ces dernières sont indiquées<br />

à l’échelle naturelle sur les<br />

abscisses. Le temps de réduction<br />

décimale permet, à travers certains<br />

calculs, de transférer les temps de<br />

traitement F à n’importe quelle température<br />

à minutes de traitement F 0<br />

à la température de référence<br />

(121,1°C).<br />

Il est alors possible de calculer le<br />

temps total de traitement à 121,1°C<br />

(F 0 ) comme la somme des temps<br />

infinésimaux aux températures de<br />

réchauffage et de refroidissement.<br />

La relation découlant des calculs<br />

susdits, entre F n , temps de traitement<br />

aux différentes températures<br />

(t 1 t 2 etc.), les différentes températures<br />

(T 1 , T 2 etc.), et l’intervalle de<br />

température Z pour un temps générique<br />

de traitement (t n ), vaut:<br />

F n = tn x 10 -(121,1-T n )/ z<br />

Par l’application de cette formule<br />

aux différents intervalles de traitement<br />

dans lesquels le cyle entier<br />

d’un autoclave peut être réparti et<br />

l’addition des divers résultats obtenus<br />

(F 1 + F 2 + … = F 0 ), on peut<br />

arriver à déterminer la valeur équivalente<br />

de F 0 . Un exemple d’application<br />

de la formule peut s’avérer<br />

utile:<br />

La somme des temps de traitement<br />

aux différentes températures, indiqués<br />

comme apport équivalent à la<br />

température de 121,1°C, donne le<br />

temps de mort thermique F 0 = 2,8<br />

minutes requis par la stérilité commerciale,<br />

ainsi qu’on peut le voir de<br />

la figure ci-dessus. Le traitement<br />

supposé s’avère donc approprié<br />

même si, il faut le remarquer, la<br />

température de 121,1°C n’a pas été<br />

atteinte.<br />

Dans les installations modernes de<br />

stérilisation, il est possible la mise<br />

en place de programmes qui, proprement<br />

conçus sur la base de données<br />

relevées expérimentalement<br />

commandent le cycle de fonctionnement<br />

de façon à atteindre et enregister<br />

la valeur F 0 .<br />

79


Resulta siempre útil recorrer el camino<br />

a lo largo del cual los investigadores<br />

han llegado a obtener los<br />

métodos que garantizan la seguridad<br />

de los alimentos y permiten su<br />

consumo a distancia de tiempo. La<br />

importancia de esta investigación ha<br />

sido evidente ya desde la antiguedad:<br />

baste pensar, por ejemplo a las<br />

necesidades alimenticias de un ejército<br />

durante su movimiento o bién al<br />

equipaje de un navío en alta mar<br />

por semanas o meses.<br />

La esterilización térmica ha sido individuada<br />

muy pronto cual método<br />

idóneo para destruir los micro-organismos<br />

y desactivar a las enzimas<br />

capaces de alterar a los alimentos<br />

dentro de las diversas confecciones<br />

industriales. Con la misma rapidez<br />

se ha podido tambien constatar que<br />

un tratamiento térmico demasiado<br />

drástico implicaba un degrado de<br />

las características nutricionales y organolépticas<br />

de los productos. Es<br />

facilmente imaginable cuantas observaciones<br />

y pruebas empíricas<br />

hayan sido efectuadas y estén aún<br />

en curso por parte de los investigadores.<br />

Los resultados que poseemos hoy<br />

en dia son el fruto de un grandísimo<br />

número de experiencias elaboradas<br />

en el curso de muchos años y colocadas<br />

en relación entre ellas con<br />

método científico.<br />

En el presente nos movemos hacia<br />

soluciones siempre más refinadas:<br />

ya no se busca únicamente la seguridad<br />

de los alimentos, mas, bajo el<br />

estímulo de la competición comercial,<br />

se desea mantener casi inalteradas<br />

las características cualitativas<br />

originales de los alimentos.<br />

El trabajo está bien lejos de ser terminado<br />

y el espacio para una búsqueda<br />

apasionada aún es muy extenso.<br />

LA ESTERILIZACIÓN<br />

TÉRMICA<br />

de Franco Setti<br />

Esta se mueve desde el tipo y las<br />

características de los contenedores,<br />

siempre en evolución para la introducción<br />

de nuevos materiales, desde<br />

los equipos siempre más perfeccionados,<br />

desde las aplicaciones de<br />

los principios de la física técnica y<br />

de la termodinámica, efectuadas<br />

siempre con rigor creciente, hasta<br />

los innumerables procesos de preparación<br />

de los alimentos.<br />

Sinembargo, deseamos detenernos<br />

sobre cuanto hoy se conoce acerca<br />

del proceso de esterilización y, sin<br />

pretender un tratado científico, nos<br />

proponemos el explicar los fenómenos<br />

bajo forma de conversación, recurriendo<br />

a números y fórmulas,<br />

únicamente cuando sea indispensa-<br />

ble. Después de la aparición de los<br />

contenedores herméticos ha sido<br />

posible constatar que los mismos,<br />

llenados con un alimento y sometidos<br />

a una dada temperatura y por<br />

un cierto lapso de tiempo, podían<br />

ser conservados por tiempos mayores.<br />

Temperatura y durada del tratamiento<br />

demostraban ser parámetros decisivos<br />

para la posibilidad de conservación<br />

del producto.<br />

Otros datos también eran importantes,<br />

tales como, por ejemplo, el tipo<br />

de micro-organismos presentes, su<br />

concentración, las propiedades químicas<br />

y físicas del líquido de gobierno,<br />

el tipo de contenedor, etc.<br />

Sinembargo, manteniendo constan-<br />

81


te todos estos datos y tomando en<br />

consideración únicamente a la temperatura<br />

y la durada del tratamiento,<br />

se ha podido constatar una cosa importante:<br />

En un contenedor mantenido con<br />

temperatura constante por un tiempo<br />

dado y destruido un porcentaje<br />

dado de micro-organismos vivos<br />

presentes (por ejemplo el 90%),<br />

manteniendo la misma temperatura<br />

por otro intervalo de tiempo igual al<br />

primero se destruye el mismo porcentaje<br />

de micro-organismos que<br />

hayan sobrevivido al primer tratamiento<br />

(otra vez 90%).<br />

De otra forma: el porcentaje resíduo<br />

se micro-organismos vivos, después<br />

de cada intervalo de tiempo y con la<br />

misma temperatura, se reduce en<br />

igual medida.<br />

Pero esto significa también que la<br />

presencia de micro-organismos vivos<br />

no se anula nunca.<br />

De hecho no es posible hablar de<br />

esterilidad absoluta.<br />

Sinembargo, la experiencia demuestra<br />

que al carga microbiana<br />

puede ser reducida a cantidades extremamente<br />

reducidas, tanto como<br />

para poderla considerar nula para<br />

los fines prácticos. Se habla por<br />

tanto correctamente de esterilidad<br />

comercial.<br />

Hasta ahora hemos hablado de un<br />

“tiempo dado” y de un “porcentaje<br />

dado”. Para atribuir una medida a<br />

los fenómenos es necesario salir de<br />

lo vago y asignar un valor preciso al<br />

tiempo y al porcentaje.<br />

Estos dos parámetros están relacionados<br />

entre ellos en la definición de<br />

tiempo de reducción decimal, es<br />

decir el tiempo necesario para que,<br />

manteniendo constante la temperatura,<br />

la carga microbiana residual se<br />

reduzca hasta un porcentaje igual al<br />

10% de la carga inicial. Con otras<br />

palabras: el tiempo de reducción decimal<br />

es el tiempo de mantenimiento<br />

de la temperatura necesario para<br />

destruir el 90% de los micro-organismos<br />

presentes inicialmente.<br />

El tiempo de reducción decimal presenta<br />

la propiedad de disminuir en<br />

forma exponencial a medida que<br />

aumenta la temperatura.<br />

Por lo que se refiere a la temperatu-<br />

82<br />

ra, actualmente se usan una serie<br />

de temperaturas de referencia a<br />

ser empleadas en base a la resistencia<br />

térmica de los micro-organismos<br />

presentes en el producto que<br />

se desea esterilizar: 65,6°C -<br />

71,1°C – 100°C – 121,1°C.<br />

En el caso en el cual se puedan desarrollar<br />

los micro-organismos más<br />

dañosos la temperatura de referencia<br />

es 121,1°C (250°F) y se considera<br />

como adecuado un tratamiento<br />

tan largo como para repetir por almenos<br />

12 veces el tiempo de redución<br />

decimal. En otras palabras: la<br />

población microbiana inicial debe<br />

sufrir almenos 12 reducciones decimales<br />

para que sea obtenida la<br />

muerte térmica en el sentido previsto<br />

por la esterilidad comercial. El<br />

tiempo necesario para que esto tome<br />

lugar con 121,1°C es indicado<br />

por F 0 . En el caso de la figura colocada<br />

aquí al lado, el valor de F 0 , leido<br />

sobre las ordenadas en correspondencia<br />

a la temperatura de<br />

250°F, es de 2,8 minutos.<br />

Para los micro-organismos más nocivos,<br />

los datos pueden ser<br />

resumidos como sigue:<br />

temperatura de referencia= 121,1°C


número de reduciones decimales<br />

= 12 (mínimo)<br />

tiempo total de tratamiento F 0 = 2,8<br />

minutos<br />

Los datos resumidos antes son valederos<br />

para el caso en el cual sea<br />

posible calentar instantáneamente<br />

todo el alimento encerrado en el<br />

contenedor a la temperatura de<br />

121,1°C, mantenerlo con esa temperatura<br />

por el tiempo correspondiente<br />

a las 12 reducciones decimales<br />

y, en fin, enfriarlo instantáneamente<br />

hasta la temperatura ambiente.<br />

Esto evidentemente es imposible.<br />

En la realidad es necesario tener en<br />

cuenta la contribución de todos los<br />

tiempos durante los cuales el pro-<br />

ducto sufre la acción de las temperaturas<br />

crecientes, durante el calentamiento,<br />

y decrescientes , durante<br />

el enfriamiento.<br />

Para tal fin, visto que el tiempo de<br />

reducción decimal disminuye con el<br />

aumento de la temperatura, resulta<br />

útil considerar el intervalo de temperatura<br />

necesario para que el tiempo<br />

de reducción decimal se vuelva 10<br />

veces menor (o mayor). Tal intervalo<br />

de temperatura es indicado con Z.<br />

El valor de Z es detectable experimentalmente.<br />

La utilidad del intervalo de temperatura<br />

Z deriva del hecho de que tal<br />

valor puesto en relación con el tiempo<br />

de tratamiento, permite la elaboración<br />

del gráfico diseñado antes.<br />

Este gráfico representa sobre la<br />

ordenada, con escala logarítmica,<br />

los tiempos de muerte térmica con<br />

las diversas temperaturas; éstas están<br />

reportadas con escala natural<br />

sobre las abscisas. El tiempo de reducción<br />

decimal permite, a través<br />

de algunos pasajes de cálculo,<br />

transferir los tiempos con la temperatura<br />

de tratamiento F con una<br />

temperatura cualquiera a minutos<br />

de tratamiento F 0 a la temperatura<br />

de referencia (121,1°C).<br />

De esta manera es posible calcular<br />

el tiempo total de tratamiento a<br />

121,1°C (F 0 ) como suma de los<br />

tiempos infinitesimales en las temperaturas<br />

de calentamiento y de enfriamiento.<br />

La relación, derivada de los cálculos<br />

citados, entre F n , los tiempos de<br />

tratamiento con las diversas temperaturas<br />

(t 1 , t 2 , etc.), las varias temperaturas<br />

( T 1 , T 2 , etc.) y el intervalo<br />

de temperatura Z, deriva naturalmente<br />

de la matemática y, para un<br />

tiempo genérico de tratamiento (t n )<br />

vale:<br />

F n = t n x 10 -(121,1-T n )/z<br />

Aplicando esta fórmula a los varios<br />

intervalos de tratamientos en los<br />

que puede ser subdividido el ciclo<br />

entero de una autoclave y sumando<br />

los varios resultados obtenidos<br />

(F 1 + F 2 +....= F 0 ), se llega a determinar<br />

el valor equivalente de F 0 . Un<br />

ejemplo para la aplicación de la fórmula<br />

puede ser útil:<br />

La suma de los tiempo de tratamiento<br />

con las varias temperaturas,<br />

reportados como contribución equivalente<br />

a la temperatura de<br />

121,1°C, nos da el tiempo de muerte<br />

térmica F 0 =2,8 minutos requerido<br />

para la esterilidad comercial, tal<br />

como es posible observar en la figura<br />

anterior. Portanto, el tratamiento<br />

hipotético resulta ser adecuado aún<br />

cuando no haya sido alcanzada la<br />

temperatura de 121,1°C.<br />

En los equipos de esterilización modernos<br />

es posible instalar programas<br />

que, siendo elaborados apropiadamente<br />

sobre la base de datos<br />

experimentales, controlan el ciclo de<br />

funcionamiento de manera tal que<br />

pueda ser alcanzado y registrado el<br />

valor de F 0 ..<br />

83


Elenco degli inserzionisti - List of advertisers<br />

Liste des annonceurs - Lista de insercionistas<br />

BANCA DEL MONTE DI PARMA (80)<br />

43100 PARMA - (Italy)<br />

P.le Cesare Battisti, 1<br />

Tel. +39 0521-2091<br />

Tel. +39 800-853023<br />

www.monteimpresa.it<br />

E-mail : mailbmp@monteparma.it<br />

BERMA Snc (64-65)<br />

43030 BASILICANOVA<br />

(<strong>Parma</strong> - Italy)<br />

Via Ercole Calzetti, 6<br />

Tel. +39 0521-682039<br />

Fax +39 (0521) 682044<br />

E-mail : bermasnc@libero.it<br />

BERTOLI Srl (52)<br />

43040 VICOFERTILE (<strong>Parma</strong> - Italy)<br />

Via Martiri della Liberazione, 12<br />

Tel. +39 0521-291516<br />

Fax +39 (0521) 293704<br />

www.bertoli-homogenizers.com<br />

E-mail : info@bertoli-homogenizers.com<br />

CASEARTECNICA BARTOLI (86)<br />

43100 PARMA (Italy)<br />

Via Bernini, 26<br />

Tel. +39 0521-982381<br />

Fax +39 (0521) 994866<br />

www.caseartecnica.it<br />

info@caseartecnica.it<br />

CAVALIERI Spa (3a copertina)<br />

43100 PARMA (Italy)<br />

Via Azzali 6<br />

Tel. +39 0521-776906<br />

Fax +39 (0521) 789848<br />

www.savicavalieri.com<br />

E-mail : info@savicavalieri.com<br />

CFT Food Technology (60)<br />

43100 PARMA (Italy)<br />

Via Traversetolo 2/A<br />

Tel. +39 0521-246611<br />

Fax +39 (0521) 463284<br />

www.rossicatelli.com<br />

E-mail : info@rossicatelli.com<br />

COMECAL IMPIANTI Srl (44-45)<br />

43044 LEMIGNANO di<br />

COLLECCHIO (<strong>Parma</strong>-Italy)<br />

Strada Antolini, 18<br />

Tel. +39 0521-304313<br />

Fax +39 (0521) 334015<br />

www.comecalimpianti.com<br />

E-mail : info@comecalimpianti.com<br />

F.B.L. Food Machinery Srl<br />

(1a copertina, risvolti -1)<br />

43038 SALA BAGANZA<br />

(<strong>Parma</strong>-Italy)<br />

Via Augusto Rosa, 4<br />

Tel. +39 0521-833939 r.a.<br />

Fax +39 (0521) 834345<br />

www.fbl-it.it<br />

E-mail : fbl@fbl-it.it<br />

FBR ELPO Spa (2-3)<br />

43100 PARMA - (Italy)<br />

Via Arnaldo da Brescia 12/A<br />

Tel. +39 0521-267511<br />

Fax +39 (0521) 267676<br />

www.fbr-elpo.it<br />

E-mail : news@fbr-elpo.it<br />

FIAMA Srl (84)<br />

43016 S.PANCRAZIO (<strong>Parma</strong>-Italy)<br />

via G.Di Vittorio, 5/A<br />

Tel. +39 0521-672341<br />

Fax +39 (0521) 672537<br />

www.fiama.it<br />

E-mail : info@fiama.it<br />

FMT Srl (15-16-17)<br />

43030 RICCO’ (<strong>Parma</strong>-Italy)<br />

Strada Cisa, 111<br />

Tel. +39 0525 - 404365 r.a./401041<br />

r.a. Fax. +39 (0525) 401449<br />

www.fmt.it<br />

E-mail : info@fmt.it<br />

GALVANIN Srl Food Division (68)<br />

36035 MARANO VICENTINO<br />

(Vicenza - Italy)<br />

Via dell’Industria, 22<br />

Tel +39 0445-637510<br />

Fax +39 0445-637510<br />

fooddivision@galvaninsrl.it<br />

GOLDONI Sas (26)<br />

43038 SALA BAGANZA<br />

(<strong>Parma</strong>-Italy)<br />

via Aldo Moro, 19/7<br />

Tel. +39 0521-337267<br />

Fax +39 (0521) 548673<br />

www.goldoni-progetti.it<br />

E-mail : info@goldoni-progetti.it<br />

LABS Srl (34)<br />

43100 PARMA - (Italy)<br />

via R.Follerau, 12<br />

Tel.+39 0521-775191<br />

Fax +39 (0521) 778205<br />

www.labs-srl.it<br />

E-mail : info@labs-srl.it<br />

MASELLI MISURE Spa (42)<br />

20124 MILANO (Italy)<br />

Via Cornalia, 19<br />

Tel. +39 02-6702432/6702493<br />

Fax +39 (02) 66981993<br />

43100 PARMA (Italy)<br />

Via Baganza, 4/3<br />

Tel. +39 0521-257411<br />

Fax +39 (0521) 250484<br />

www.masellimisure.com<br />

E-mail : info@masellimisure.com<br />

MECPARMAPLANTS Srl (55)<br />

43010 PILASTRO (<strong>Parma</strong>-Italy)<br />

Via Ugo La Malfa, 6<br />

Tel. +39 0521-637688<br />

Fax. +39 (0521) 637442<br />

www.mecparma.it<br />

E-mail: mecparma@mecparma.it<br />

METRO INTERNATIONAL Srl (25)<br />

43010 PONTETARO<br />

(<strong>Parma</strong>-Italy)<br />

P.zza Alpini d’Italia, 1/2<br />

Tel. +39 0521-618532/618547<br />

Fax. +39 (0521) 618470<br />

www.metrointernational.it<br />

E-mail : comminfo.metro@rsadvnet.it<br />

E-mail : support.metro@rsadvnet.it<br />

MINGAZZINI Srl (6)<br />

43016 PARMA (Italy)<br />

Via Egidio Pini, 29/A<br />

Tel. +39 0521-983641<br />

Fax. +39 (0521) 293547<br />

www.mingazzini.it<br />

E-mail : info@mingazzini.it<br />

M.O.V.A. Srl (46-47)<br />

43100 PARMA (Italy)<br />

Via Naviglio Alto 73/A<br />

Tel. +39 0521-781242/3<br />

Fax +39 (0521) 271429<br />

www.movasrl.it<br />

E-mail : info@movasrl.it<br />

NAVATTA GROUP (4-5)<br />

Food Processing Srl<br />

43010 PILASTRO (<strong>Parma</strong>-Italy)<br />

Via Ugo La Malfa 11/e<br />

Tel. +39 0521.630322<br />

Fax +39 (0521) 639093<br />

www.navattagroup.com<br />

E-mail : info@navattagroup.com<br />

OMAC S.r.l. POMPE (67)<br />

42048 RUBIERA<br />

(Reggio Emilia-Italy)<br />

Via G. Falcone, 8<br />

Tel. +39 0522-629371/629923<br />

Fax +39 (0522) 628980<br />

www.omacpompe.com<br />

E-mail info@omacpompe.com<br />

PELLACINI SERGIO & FIGLI Sas<br />

(18)<br />

43038 SALA BAGANZA<br />

(<strong>Parma</strong>-Italy)<br />

Via Provinciale, 38<br />

Tel. +39 0521-833528/31<br />

Fax +39 (0521) 833859<br />

www.pellacini.com<br />

E-mail : pelser@tin.it<br />

www.parmaimpianti-sigep.com<br />

85


Elenco degli inserzionisti - List of advertisers<br />

Liste des annonceurs - Lista de insercionistas<br />

POVITA assicurazione Spa (72)<br />

43100 PARMA - (Italy)<br />

Via dell’Università, 1<br />

Tel. +39 0521-912018<br />

Fax +39 (0521) 912023<br />

RAIOLA GIULIO Off.Meccaniche (56)<br />

84012 ANGRI SALERNO - (Italy)<br />

Via Enrico Fermi 2/10<br />

Tel. +39 081-946268<br />

Fax +39 (081) 946268<br />

www.giulioraiola.com<br />

E-mail : info@giulioraiola.com<br />

RELCO INSTRUMENTS (76)<br />

43100 PILASTRELLO<br />

(<strong>Parma</strong>-Italy)<br />

Via Sabin 1/A<br />

Tel. +39 0521-641780<br />

Fax +39 (0521) 643886<br />

www.relcoinstruments.com<br />

E-mail : info@relcoinstruments.com<br />

ROSSI Group Ing. A. Srl<br />

(4a copertina)<br />

43100 - (PARMA -Italy)<br />

Via Moletolo, 4/A<br />

Tel. +39 0521-271320<br />

Fax +39 (0521) 774331<br />

www.ing-a-rossi.com<br />

E-mail : info@ing-a-rossi.com<br />

TECNINOX Snc (33)<br />

43038 SALA BAGANZA<br />

(<strong>Parma</strong>-Italy)<br />

Via Sebastiano Galeotti, 6<br />

Tel. +39 0521-831911-833036<br />

Fax. +39 (0521) 836919<br />

E-mail : tecninox@miaposta.it<br />

TROPICAL FOOD MACHINERY Srl<br />

(43)<br />

43011 BUSSETO (PARMA - Italy)<br />

Via Stradivari, 17<br />

Tel. +39 0524-91311/91158<br />

Fax. +39 (0524) 91808<br />

www.tropicalfood.net<br />

E-mail : tropical@tropicalfood.net<br />

UNITED GENETICS ITALIA Spa<br />

(8)<br />

43020 PILASTRELLO di<br />

MARANO (<strong>Parma</strong>-Italy)<br />

Via Traversetolo, 260<br />

Tel. +39 0521-642032/642059 r.a.<br />

Fax. +39 (0521) 642498<br />

www.unitedgenetics.com<br />

E-mail : unigenit@tin.it<br />

VALFOR Srl (66)<br />

43045 FORNOVO TARO<br />

(<strong>Parma</strong>-Italy)<br />

Via Achille Grandi, 1<br />

Tel. +39 0525-400303<br />

Fax +39 (0525) 400297<br />

E-mail : valfor@libero.it<br />

ZANICHELLI MECCANICA Spa (48)<br />

43100 PARMA (Italy)<br />

Via Mantova, 65 P.B. 212<br />

Tel. +39 0521-490211<br />

Fax +39 (0521) 243701<br />

www.zacmi.it<br />

E-mail : info@zacmi.it


Cavalieri S.p.a Via A.Azzali, 6 - 43100 <strong>Parma</strong> - Italy - Tel. +39 0521 776906 - Fax +39 0521 789848 - www.savicavalieri.com - e-mail: info@savicavalieri.com

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!