Toponimia e cartografía - Consello da Cultura Galega

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01.05.2013 Views

Elena Papa/Alda Rossebastiano fitta serie di fare, che saranno state ancora insediamenti militari, al fine di dominare fin da subito i punti nevralgici per il controllo della regione. In quest’area la collocazione delle fare è in pianura (Fara Novarese si trova a m 210), ma la difesa sarà facilitata proprio dall’assetto dei precedenti burguli, che, passati sotto i Longobardi, contribuiranno alla sicurezza dei barbari anziché al loro arresto. Dell’abbondante presenza di Longobardi nella zona sono testimonianze l’onomastica medievale 40 e il richiamo ancora nel X secolo della consuetudine germanica cui sono soggetti gli abitanti, attraverso citazioni del tipo “vuidbertus filjo quondam ingelbertj de loco fara lege vivente alamannorum” 41 . Altri insediamenti dell’area sottolineano la loro antichità attraverso la denominazione, come ad esempio Faravella

TOP-GIS: APPLICAZIONI GIS ALLO STUDIO DELLA TOPONOMASTICA PIEMONTESE Altri richiami di fara si individuano nell’Astigiano attraverso Costafara, nel comune di Montafia (m 267), collocato, come del resto fa presumere il suo nome, su di un’altura che nel caso di specie si trova alla confluenza del rio Nissone nel rio Vernetto (DT, s.v.). Segno della sua antichità sono i ruderi di un’antica fortificazione. Altra Costafara (non indicata nelle carte dell’IGM) si trova nel territorio del non lontano comune di Dusino San Michele (m 164/278), sui primi rilievi ondulati del Monferrato. Pure in questo caso troviamo resti di un antico castello che si trova precisamente a Dusino (DT, s.v.). Il nome della località, che in antico era Dodicinus, richiama direttamente il sistema viario romano, in quanto fa riferimento alle dodici miglia di distanza da Asti, mentre quello della seconda componente, San Michele, sottolinea attraverso la citazione dell’angelo dalla spada fiammeggiante, defensor fidei, il legame con i Longobardi 43 . Se collochiamo sul territorio i due insediamenti chiamati Costafara, ci accorgiamo che risultano posizioniati sui due lati della strada che conduceva ad Asti, quasi a formare due punti di guardia sul tracciato viario. Tra l’uno e l’altro scorre il rio Triversa. A queste fare se ne aggiungono altre ancora in posizione elevata, lungo l’arco alpino. In questi ultimi casi le citazioni ci portano spesso all’imbocco delle vallate, come per Faramboda ‘la fara nel piano’ 44 , nel comune di Ornavasso (m 215), porta d’ingresso alla val d’Ossola, percorsa dal Toce e dalla strada che attraverso la Val Formazza sale al passo di San Giacomo (m 2313). Piuttosto arretrata la collocazione di La Fara nel comune di Locana (comune a m 613) che dà il nome alla valle, percorsa dal torrente Orco. La località si trova sulle sponde del rio Fara e domina la strada che da Pont saliva verso le miniere di Ceresole, sfruttate fin da epoca romana. Sempre salendo, i sentieri conducono al difficile transito del colle del Nivolet (m 2612). 43 Intorno al legame tra San Michele e i Longobardi, che, convertiti al cristianesimo, lo videro come la trasposizione del dio Wotan, cfr. Gasparri, 2001. Ricordiamo soltanto che l’immagine del santo fu introdotta nella bandiera longobarda dal re Cuniberto (667-687). Conferma del legame deriva dall’insistenza delle intitolazioni delle chiese longobarde a San Michele. Cfr. anche Dammacco, Otranto, 2004, Gasparri, 2001. 44 Ornavasso, che oggi risulta essere l’insediamento più avanzato dei Walser, è area antropizzata fin da tempi antichissimi, come ha dimostrato Enrico Bianchetti attraverso la scoperta della necropoli celto-gallica di San Bernardo (III sec. a.C.-I sec. d. C.). Intorno al problema cfr. Mortarotti 1979, 279-291. 209

TOP-GIS: APPLICAZIONI GIS ALLO STUDIO DELLA TOPONOMASTICA PIEMONTESE<br />

Altri richiami di fara si individuano nell’Astigiano attraverso Costafara, nel<br />

comune di Montafia (m 267), collocato, come del resto fa presumere il suo<br />

nome, su di un’altura che nel caso di specie si trova alla confluenza del rio<br />

Nissone nel rio Vernetto (DT, s.v.). Segno della sua antichità sono i ruderi di<br />

un’antica fortificazione. Altra Costafara (non indicata nelle carte dell’IGM)<br />

si trova nel territorio del non lontano comune di Dusino San Michele (m<br />

164/278), sui primi rilievi ondulati del Monferrato. Pure in questo caso troviamo<br />

resti di un antico castello che si trova precisamente a Dusino (DT, s.v.).<br />

Il nome della località, che in antico era Dodicinus, richiama direttamente il<br />

sistema viario romano, in quanto fa riferimento alle dodici miglia di distanza<br />

<strong>da</strong> Asti, mentre quello della secon<strong>da</strong> componente, San Michele, sottolinea<br />

attraverso la citazione dell’angelo <strong>da</strong>lla spa<strong>da</strong> fiammeggiante, defensor fidei, il<br />

legame con i Longobardi 43 .<br />

Se collochiamo sul territorio i due insediamenti chiamati Costafara, ci accorgiamo<br />

che risultano posizioniati sui due lati della stra<strong>da</strong> che conduceva ad Asti,<br />

quasi a formare due punti di guardia sul tracciato viario. Tra l’uno e l’altro scorre<br />

il rio Triversa.<br />

A queste fare se ne aggiungono altre ancora in posizione elevata, lungo l’arco<br />

alpino. In questi ultimi casi le citazioni ci portano spesso all’imbocco delle vallate,<br />

come per Farambo<strong>da</strong> ‘la fara nel piano’ 44 , nel comune di Ornavasso (m 215),<br />

porta d’ingresso alla val d’Ossola, percorsa <strong>da</strong>l Toce e <strong>da</strong>lla stra<strong>da</strong> che attraverso<br />

la Val Formazza sale al passo di San Giacomo (m 2313).<br />

Piuttosto arretrata la collocazione di La Fara nel comune di Locana (comune<br />

a m 613) che dà il nome alla valle, percorsa <strong>da</strong>l torrente Orco. La località si trova<br />

sulle sponde del rio Fara e domina la stra<strong>da</strong> che <strong>da</strong> Pont saliva verso le miniere di<br />

Ceresole, sfruttate fin <strong>da</strong> epoca romana. Sempre salendo, i sentieri conducono al<br />

difficile transito del colle del Nivolet (m 2612).<br />

43 Intorno al legame tra San Michele e i Longobardi, che, convertiti al cristianesimo, lo videro come la<br />

trasposizione del dio Wotan, cfr. Gasparri, 2001. Ricordiamo soltanto che l’immagine del santo fu introdotta<br />

nella bandiera longobar<strong>da</strong> <strong>da</strong>l re Cuniberto (667-687). Conferma del legame deriva <strong>da</strong>ll’insistenza<br />

delle intitolazioni delle chiese longobarde a San Michele. Cfr. anche Dammacco, Otranto, 2004,<br />

Gasparri, 2001.<br />

44 Ornavasso, che oggi risulta essere l’insediamento più avanzato dei Walser, è area antropizzata fin <strong>da</strong> tempi<br />

antichissimi, come ha dimostrato Enrico Bianchetti attraverso la scoperta della necropoli celto-gallica di<br />

San Bernardo (III sec. a.C.-I sec. d. C.). Intorno al problema cfr. Mortarotti 1979, 279-291.<br />

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