Toponimia e cartografía - Consello da Cultura Galega
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Elena Papa/Alda Rossebastiano Le attestazioni più antiche documentano balma nell’accezione di grotta, associata a contesti sacrali e religiosi, nel senso specifico di ‘grotta eremitica’. Serra, che ripercorre la diffusione del tipo, ne riporta numerosi esempi (Serra, 1965a, 49-50). Tra i tanti mi limito a ricordare la località in Balmas, ubi oratorius in honore sancti Verani est constructus (a. 735), citata nel Testamento di Abbone, rector Mauriennatis et Segusine Civitatis, e la testimonianza riportata nella Vita di S. Romano (sec. IX), dove si legge che il monastero di Saint-Romain-de-Roche in pago Lugdunensi a Pratz, nel Giura, fu costruito in cingulo vel balma che nel V secolo aveva accolto le spoglie mortali del santo. La raccolta di citazioni mostra l’addensamento di balma in questa accezione soprattutto lungo le coste della Provenza (isola di Lérins) e nella valle del Rodano, consentendo di individuare nella progressiva espansione una motivazione di ordine culturale: la spinta propulsiva appare infatti correlata alla diffusione del Cristianesimo primitivo, che muove verso il Rodano e il Reno, e lungo questa direttrice si spinge da una parte fino in Baviera e dall’altra verso la Vallonia (cfr. Petracco Sicardi, 1989, 640). Il valore sacrale, così determinante nel garantire la propagazione della voce, si accosta a quello parallelo e non secondario di ‘riparo sotto una roccia sporgente’, diffuso in Catalogna, nel Queyras, in Vallonia, in Liguria, in Piemonte, nel Canton Ticino, nel Cantone di Vaud e in Tirolo, come ampiamente documentano le citazioni del LEI 17 . Questa seconda accezione è quella più comune per l’area piemontese, dove la diffusione del termine non dipende tanto da ragioni religiose, quanto da una motivazione economica, correlata allo sfruttamento agro-pastorale del territorio. La documentazione più imponente della forma toponimica si concentra lungo la dorsale alpina, dove le carte dell’IGM registrano più di 200 attestazioni, di cui la maggior parte corrispondenti a denominazioni di località o rifugi isolati (79) e 17 Cfr. anche la ricca serie di esempi riportati in Petracco Sicardi, 1989, 637-38: “arma ‘roccia sporgente sotto cui ci si ripara’ (Azaretti), ‘riparo, luogo di riposo per armenti’ (VPL); bāume ‘caverne de poca profonditat formada per roques sortints dins la qual s’hi soplugen els pasturs’ (Griera, cit. da Scheuermeier, 1920, 14); balmo ‘riparo contro l’acqua o il vento formato da roccie cave e protendentesi’ (Val Germanasca), balma ‘grotta leggermente scavata nel masso e che sopra gli forma cappello alquanto sporgente in fuora’ (Valle Anzasca, Monti, Scheuermeier, l.c.); balmo ‘grotte formée par une sallie de rocher, abri formé par un rocher en encorbellement’ (Queyras, FEW s.v. *balma); balm ‘grotta naturale formata da un sasso sporgente sotto cui riparansi persone e bestie da subita pioggia’ (Borgognone, Ticino, Scheuermeier, l.c.); barma, barmeta ‘bec de rocher qui s’avance et sous lequel on peut s’abriter’ (Etivaz, Vaud, Scheuermeier, l.c.); balfen ‘überhängender Fels’ (Tirol)”. 186
Fig. 1. Santuario di San Besso, Val Soana (Torino) TOP-GIS: APPLICAZIONI GIS ALLO STUDIO DELLA TOPONOMASTICA PIEMONTESE gruppi di case (38), mentre minori sono le attestazioni legate ad aree geografiche (21) o a insediamenti montani (20). Una sola citazione si riferisce esplicitamente ad una grotta e si esprime in una denominazione tautologica (Grotta Balmoura, a Marmora, Cuneo). L’elemento di suggestione religiosa non è rilevante, come si evince dal fatto che gli unici riferimenti piemontesi collegati al sacro sono costituiti da edificazioni tarde, come la Cappella Balma (m 1883), che si raggiunge dalla Colla della Balma (Frabosa Soprana), e il santuario della Madonna del Balmone (m 1373), nella Valle Cervo. L’utilizzo di ripari naturali per ospitare elementi sacri trova tuttavia una delle evidenze più suggestive nella Valle Soana, nel santuario di San Besso 18 , protetto dalla massiccia rupe che lo sovrasta. 18 Il santuario sorge sotto l’imponente precipizio da cui sarebbe stato fatto precipitare San Besso, soldato della Legione Tebea e predicatore dell’area canavesana, reo di aver fermato e ripreso dei ladri di bestiame, che imperversavano nella zona. 187
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Elena Papa/Al<strong>da</strong> Rossebastiano<br />
Le attestazioni più antiche documentano balma nell’accezione di grotta, associata<br />
a contesti sacrali e religiosi, nel senso specifico di ‘grotta eremitica’. Serra,<br />
che ripercorre la diffusione del tipo, ne riporta numerosi esempi (Serra, 1965a,<br />
49-50). Tra i tanti mi limito a ricor<strong>da</strong>re la località in Balmas, ubi oratorius in<br />
honore sancti Verani est constructus (a. 735), citata nel Testamento di Abbone,<br />
rector Mauriennatis et Segusine Civitatis, e la testimonianza riportata nella Vita di<br />
S. Romano (sec. IX), dove si legge che il monastero di Saint-Romain-de-Roche<br />
in pago Lugdunensi a Pratz, nel Giura, fu costruito in cingulo vel balma che nel V<br />
secolo aveva accolto le spoglie mortali del santo.<br />
La raccolta di citazioni mostra l’addensamento di balma in questa accezione soprattutto<br />
lungo le coste della Provenza (isola di Lérins) e nella valle del Ro<strong>da</strong>no, consentendo<br />
di individuare nella progressiva espansione una motivazione di ordine culturale:<br />
la spinta propulsiva appare infatti correlata alla diffusione del Cristianesimo primitivo,<br />
che muove verso il Ro<strong>da</strong>no e il Reno, e lungo questa direttrice si spinge <strong>da</strong> una parte<br />
fino in Baviera e <strong>da</strong>ll’altra verso la Vallonia (cfr. Petracco Sicardi, 1989, 640).<br />
Il valore sacrale, così determinante nel garantire la propagazione della voce, si accosta<br />
a quello parallelo e non secon<strong>da</strong>rio di ‘riparo sotto una roccia sporgente’, diffuso in<br />
Catalogna, nel Queyras, in Vallonia, in Liguria, in Piemonte, nel Canton Ticino, nel<br />
Cantone di Vaud e in Tirolo, come ampiamente documentano le citazioni del LEI 17 .<br />
Questa secon<strong>da</strong> accezione è quella più comune per l’area piemontese, dove<br />
la diffusione del termine non dipende tanto <strong>da</strong> ragioni religiose, quanto <strong>da</strong> una<br />
motivazione economica, correlata allo sfruttamento agro-pastorale del territorio.<br />
La documentazione più imponente della forma toponimica si concentra lungo<br />
la dorsale alpina, dove le carte dell’IGM registrano più di 200 attestazioni, di cui<br />
la maggior parte corrispondenti a denominazioni di località o rifugi isolati (79) e<br />
17 Cfr. anche la ricca serie di esempi riportati in Petracco Sicardi, 1989, 637-38: “arma ‘roccia sporgente<br />
sotto cui ci si ripara’ (Azaretti), ‘riparo, luogo di riposo per armenti’ (VPL); bāume ‘caverne de poca profonditat<br />
forma<strong>da</strong> per roques sortints dins la qual s’hi soplugen els pasturs’ (Griera, cit. <strong>da</strong> Scheuermeier,<br />
1920, 14); balmo ‘riparo contro l’acqua o il vento formato <strong>da</strong> roccie cave e protendentesi’ (Val Germanasca),<br />
balma ‘grotta leggermente scavata nel masso e che sopra gli forma cappello alquanto sporgente<br />
in fuora’ (Valle Anzasca, Monti, Scheuermeier, l.c.); balmo ‘grotte formée par une sallie de rocher, abri<br />
formé par un rocher en encorbellement’ (Queyras, FEW s.v. *balma); balm ‘grotta naturale formata <strong>da</strong><br />
un sasso sporgente sotto cui riparansi persone e bestie <strong>da</strong> subita pioggia’ (Borgognone, Ticino, Scheuermeier,<br />
l.c.); barma, barmeta ‘bec de rocher qui s’avance et sous lequel on peut s’abriter’ (Etivaz, Vaud,<br />
Scheuermeier, l.c.); balfen ‘überhängender Fels’ (Tirol)”.<br />
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