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Toponimia e cartografía - Consello da Cultura Galega

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TOP-GIS: APPLICAZIONI GIS ALLO STUDIO DELLA TOPONOMASTICA PIEMONTESE<br />

cino, nel Cantone di Vaud, spingendosi fino alla Svizzera tedesca, alla Germania<br />

meridionale, al Tirolo (balm) 15 .<br />

Non solo l’etimo è controverso (e in questa sede mi limiterò necessariamente<br />

solo ad alcuni accenni) 16 , ma anche il significato andrebbe accertato di volta<br />

in volta sul territorio, in relazione alle caratteristiche delle aree di diffusione.<br />

Le accezioni del termine sono varie, spesso coesistenti, e per questo difficili <strong>da</strong><br />

isolare senza disporre di una mappatura precisa degli usi specifici accertati sul<br />

territorio.<br />

La situazione è ulteriormente complicata <strong>da</strong>lla persistenza della voce nel lessico<br />

comune, con accezioni che oggi non necessariamente risultano corrispondenti<br />

a quelle storicamente cristallizzate nell’uso toponomastico.<br />

Com’è noto, la voce presenta almeno due accezioni principali:<br />

1. ‘grotta, cavità naturale della roccia’<br />

2. ‘riparo, roccia sporgente che offre rifugio <strong>da</strong>lle intemperie’.<br />

Da queste si sviluppano ulteriori significati secon<strong>da</strong>ri, di uso locale, forme<br />

traslate, talora suggerite <strong>da</strong>lle particolarità del territorio.<br />

15 Nei Grigioni il termine è stato tuttavia introdotto <strong>da</strong>ll’area vallese, attraverso le colonie walser (cfr. LEI).<br />

16 Voce controversa nel quadro dell’analisi comparativa, balma è stata considerata <strong>da</strong>i primi studiosi un<br />

relitto preromano, ascritto ora al celtico, ora al ligure. Serra, 1965a, 49 riprese il discorso rovesciando<br />

le ipotesi tradizionali: “la voce balma, straniata <strong>da</strong>l sui significato primitivo, di grotta eremitica, sin <strong>da</strong>l<br />

primo schiudersi di un orizzonte di studi comparativi sulle lingue neolatine […] brilla tuttora regina, tra<br />

le tante gemme trasferite altrettanto violentemente nel tesoro delle voci preromane”. Attraverso l’apporto<br />

di una ricchissima e a varia documentazione, lo studioso canavesano dimostra la dipendenza del termine<br />

<strong>da</strong>l latino valva, accolta nel suo significato di ‘cavitas, lumen januae et fenestrae’, di uso soprattutto religioso<br />

(riferito alle porte del tempio, quindi in un certo senso corrispondente allo spazio aperto <strong>da</strong>vanti<br />

alle porte, ossia all’atrio); <strong>da</strong> ciò dipenderebbe il significato anche laico di ‘vano di porta, finestra sulla<br />

campagna’ e quindi ‘tratto di paese che si scorge <strong>da</strong> quell’apertura’ (Serra, 1965a, 57-58). La dimostrazione,<br />

che si avvale di numerosi esempi documentari e toponomastici, è sicuramente affascinante, ma<br />

allo stato attuale non può essere assunta con certezza. Anche se la trafila <strong>da</strong>l lat. valva permetterebbe di<br />

spiegare le corrispondenti voci di area germanica Balfen, Palfen, risulta difficile accogliere come normale<br />

il passaggio <strong>da</strong> v > m (passaggio spiegato genericamente <strong>da</strong> Serra come «nota dissimilazione <strong>da</strong> b-b a<br />

b-m», p. 56, senza precisare in quale lingua e in quale tempo si sarebbe realizzato, salvo un’indicazione<br />

di «maggiore intensità dei casi d’alternanza della labiali v-b:m in territorio ligure-iberico» p. 59). Cfr.<br />

Petracco Sicardi, 1989, 638. Il LEI respinge decisamente l’ipotesi di Serra; Petracco Sicardi, 1989, 641<br />

ammette la possibilità di una coesistenza delle due voci valma e valva, voci autonome, talora accostate e<br />

incrociate per contatto linguistico.<br />

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