Jolly Roger magazine_IV_05

ANNO IV • NUMERO 5 • MAGGIO 2021
The Wonder Company
Quando la bellezza incontra la fiction,
mondi apparentemente distanti
si fondono in un esaltante Big Bang
pag. 6
LORENZO RIVA
L’intervista all’Amministratore
di LR Wonder Company: un brand
che sta rivoluzionando il mercato.
pag. 20
RACCONTAMI UNA STORIA
Quinto round del concorso.
Ecco i vincitori di maggio. Tema:
“Ricordati di me”.
pag. 24
CULTURA E FACEBOOK
Susi Capucci e Maria Laura Labriola
raccontano l’Arte all’interno
di LLC.
pag. 48
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INDICE
Editoriale di Fabio Gimignani pag. 5
Plancia di comando di Fabio Gimignani pag. 6
Autori Jolly Roger di Bruno Ferro pag. 12
Impresa e Letteratura di Amelia Volpe pag. 20
Raccontami una storia di Fabio Gimignani pag. 24
Autori Jolly Roger di Amelia Volpe pag. 38
Autori Jolly Roger di Bruno Ferro pag. 44
MENSILE LETTERARIO ONLINE
Anno IV · Numero 5 · Maggio 2021
Cultura e Internet di Susi Capucci e Maria laura Labriola pag. 36
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EDITORIALE
IN GOLD WE TRUST
di Fabio Gimignani
Se avete osservato il cielo, di
recente, vi sarete sicuramente
accorti del passaggio di una luminosissima
Stella Cometa che
ha tracciato una scia baluginante
sull’asse celeste che collega
la Toscana alla Lombardia.
Se non l’avete vista, la colpa è
del tempo perturbato che vi ha
precluso l’accesso a tanta meraviglia,
ma non preoccupatevi:
siamo qui apposta per farvene
la fedele cronaca.
All’inizio del 2021, come ormai
saprete (e lo sapete, perché
vi ho talmente grattugiato le
gonadi sui social che non potete
ignorarlo), una conversazione
telefonica tra il sottoscritto e
l’amico di vecchia data Mirko
Rossi ha fatto scaturire la scintilla
che ha innescato una reazione
a catena a dir poco meravigliosa.
La reazione, come un disegno
formato dalla caduta delle tessere
del domino, ha condotto
verso il concepimento, la progettazione
e la realizzazione
di un’antologia composta da
racconti inediti creati intorno a
un’Azienda e ai suoi prodotti.
“Product placement”, lo chiamano
i guru del marketing,
mentre i puristi della letteratura,
che non vorrebbero veder
contaminato lo scritto da agenti
esterni, utilizzano termini un
po’ meno lusinghieri e altisonanti
sul genere di “marchetta”.
Quale delle due fazioni abbia
ragione, e se poi davvero qualcuno
ce l’abbia, è un argomento
che non mi sfiora nemmeno,
devo confessarlo: la mia concentrazione
è assorbita in toto
da quello che reputo un eccellente
prodotto editoriale e sul
gradimento che il pubblico dei
Lettori (unico giudice del quale
accetto il verdetto) gli attribuirà
dopo averlo adeguatamente
digerito.
Ma in tutto questo discernere ed
elucubrare, tra entusiasti delle
contaminazioni e talebani del
Verbo scritto, solo un argomento
svetta sugli altri brillando di
luce propria: la Rivelazione!
Ebbene sì, adorate Lettrici e
adorati Lettori. Siamo finalmente
giunti al passo fatidico
con il quale toglieremo il drappo
purpureo per mostrare al
mondo l’Opera in tutto il suo
splendore, facendo finalmente
nomi e cognomi.
Lo so: i toni sono smodatamente
aulici, ma con la magnificenza
e i bagliori dorati che si irradiano
dall’immagine del nostro
compagno d’avventura è difficile
mantenersi su un livello di
comune mortalità.
Sì, perché l’Imprenditore che
ci affianca in questo cammino
di grande novità letteraria è un
uomo che risponde al nome di
Lorenzo Riva e conduce, reggendone
le briglie con perizia
e determinazione alla stregua
di un novello Ben Hur, la sua
azienda divenuta in breve tempo
un punto di riferimento per
il panorama internazionale della
cosmesi: LR Wonder Company.
L’immagine dell’azienda è incredibilmente
patinata e l’oro
la fa da padrone ovunque, tanto
che la stessa copertina del libro
ne riluce, richiamando i fasti
di quelle Mille e una Notte che
sei novelle Sheherazade hanno
reso nuovamente attuali all’interno
delle sue pagine.
Quindi, una volta tanto, i Pirati
di Jolly Roger si sono concessi
il lusso di rotolarsi nell’oro dei
dobloni conservati gelosamente
nei forzieri, diffondendone il
bagliore a chiunque abbia voglia
di leggere della gran bella
narrativa, informandosi al tempo
stesso su dei prodotti davvero
eccezionali.
Quindi se vi siete persi il passaggio
della cometa che collega
Edizioni Jolly Roger a LR
Wonder Company, poco male:
a breve l’antologia dal titolo
“The Wonder Company. Quando
la bellezza incontra la fiction”
sarà disponibile ovunque,
scintillante dell’oro delle nostre
penne.
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PLANCIA DI COMANDO
PLANCIA DI COMANDO
quel backstage
che profuma di gossip
I “dietro le quinte” di un progetto ambizioso
sono le chicche che lo rendono ancora più interessante
di Fabio Gimignani
Chissà perché, ma da che mondo
è mondo il “making of” desta
sempre più interesse dell’opera
compiuta.
E questo vale per le arti figurative,
per il cinema, per l’alta cucina...
quindi è normale pensare
che valga anche per l’editoria.
Ci sono persone che non hanno
mai letto un romanzo di Stephen
King, ma hanno divorato
“On Writing”, in cui il maestro
del brivido racconta non solo il
suo metodo creativo, ma anche
un bel po’ di cavoli suoi e di
retroscena scabrosi relativi ai
titoli più famosi scaturiti dalla
sua penna eccelsa.
Se in teatro (quando sarà possibile
ritornarci in un clima di
normalità) vendessero i biglietti
per i posti da osservatore in
quinta, sono sicuro che costerebbero
più di quelli situati in
platea centrale.
È inutile: siamo un popolo di
voyeur impenitenti, e tutto ciò
che si svolge dietro a un ipotetico
obiettivo ci dà quello che
Dolly Parton chiamava “un brivido
da seminarista” nel capolavoro
“Dalle nove alle cinque,
orario continuato” di Colin
“Siamo fatti della
stessa sostanza
dei sogni” scriveva
Shakespeare.
Se avesse ascoltato
la telefonata tra me
e Mirko, si sarebbe
limitato a scrivere
“Siamo fatti”.
Ma spesso le grandi
idee prendono corpo
proprio dalla totale
assenza di serietà
che contraddistingue
i momenti nei quali
l’amicizia risplende
Higgins; insomma, non riusciamo
a distogliere lo sguardo.
Ed è per questo che mi accingo
a raccontarvi i retroscena del
progetto “The Wonder Company”
partendo dalla nascita
dell’idea e giungendo all’opera
completa, ovvero il libro stampato.
Come in ogni trama che si rispetti,
anche in questo caso il
destino ha calato le sue carte
in maniera totalmente bizzarra,
spalancando un portone là dove
fino a un istante prima c’era
solo la nuda parete.
Non solo: proprio come in una
commedia shakespeariana i
personaggi hanno girato intorno
all’idea a passo di minuetto
senza scorgerla, finché non è
stato troppo tardi per non esserne
travolti.
A questo punto però, visto che
uno dei due personaggi che
hanno dato il colpo d’acciarino
da cui è scaturita la scintilla del
progetto TWC sono io, è d’uopo
(chiedo venia, ma quando
parlo di Shakespeare non riesco
a contenere certi svolazzi lessicali)
introdurre dettagliatamente
anche il secondo membro di
questa iniziale e ristretta associazione
a delinquere.
Si tratta di Mirko Rossi.
Pioniere dell’e-commerce e
programmatore di immensa caratura,
Mirko Rossi è un amico
di vecchissima data conosciuto
all’interno del Forum “PSD Revolution”,
frequentato da Nerd
appassionati di Photoshop.
Da subito ci siamo presi reciprocamente
le misure, sviluppando
un rapporto di confidenza
basato soprattutto sull’ironia
dissacrante che niente e nessuno
risparmia. In sostanza ci siamo
presi per il culo a vicenda
ridendo come matti per un imprecisato
numero di anni.
Successivamente abbiamo incrociato
le professioni collaborando
su più progetti e lasciandoci
alle spalle una schiera di
clienti soddisfatti, oltre a frequentare
i raduni organizzati
dal Forum, durante i quali ho
scoperto le qualità di Mirko sia
come chitarrista che come bevitore
di birra.
Eravamo due professionisti che
lavoravano in perfetta simbiosi
e che non lasciavano passare
occasione per elevare il tasso
alcolemico ben oltre i limiti del
consentito.
Praticamente due cazzoni geniali!
Ma si cresce.
E se l’età che avanza di pari
passo con il carico di responsabilità
non ci fa essere meno
deficienti, almeno ci fornisce
l’esperienza e il metodo per esserlo
in maniera meno smaccata
e riconoscibile.
Nonostante la distanza (Mirko
è milanese come la cotoletta e
io fiorentino come la bistecca)
ci siamo sempre mantenuti in
contatto, anche se con frequen-
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PLANCIA DI COMANDO
PLANCIA DI COMANDO
za molto minore.
Fatto sta che a febbraio, durante
una telefonata serale che vedeva
me stravaccato sul divano
davanti al caminetto, e lui non
oso pensare come, il famoso
colpo d’acciarino è stato vibrato
e le scintille si sono sprigionate
dalle nostre sinapsi che
anni di alcool hanno reso solo
più agili.
Per decenza non riporto integralmente
la telefonata. Vi basti
sapere che gli argomenti trattati
sono stati la modellazione tridimensionale
fotorealistica, Asterix
il Gallico e Rocco siffredi...
e lascio alla parte velenosa che
alberga in ognuno di voi il compito
di mettere in relazione i tre
argomenti.
Fatto sta che siamo finiti a
parlare, chissà come, di libri e
dell’attività di Edizioni Jolly
Roger.
L’accenno alla mia idea di creare
una branca di narrativa che si
occupasse di inventare una trama
intorno a prodotti e aziende,
creando così informazione sul
Brand senza passare dalle pallosissime
monografie aziendali
che nessuno legge, venne raccolto
da Mirko come un cross
magistrale proprio sotto alla
traversa.
Ci salutammo intorno alle venti
e trenta, per poi risentirci a
un’ora di distanza con Mirko
che mi diceva di aver accennato
dell’idea a Lorenzo Riva,
Patron della LR Wonder Company,
e che questi si era detto
entusiasta, proponendo di fissare
un incontro a brevissimo.
Be’, lo sapete: io ne ho viste
cose, che voi umani non potreste
nemmeno immaginare, ma
quando un imprenditore del calibro
di Riva dice che ne vuole
parlare, si mettono i discorsi a
zero e si muove il culo, perché
abbiamo appena ricevuto la
conferma del fatto che la nostra
non era solo una buona idea: era
un’idea fottutamente buona!
In poco meno di dieci giorni
ci siamo incontrati nella sede
della LR Wonder Company, in
quel di Buccinasco.
Appena varcato l’ingresso ho
capito perché Mirko fosse così
entusiasta di lavorare con Lorenzo
Riva: ovunque volgessi
lo sguardo incontravo cose che
mai e poi mai avrei pensato di
trovare all’interno di una seria
azienda milanese.
Che poi cosa vuol dire “seria”?
Che al suo interno si lavora
come i personaggi di “Metropolis”
senza alcun divertimento?
E quindi ben vengano le statue
giganti dei personaggi Marvel,
il sedile posteriore di una
Rolls Royce trasformato in un
divanetto, il go-kart di Ayrton
Senna (originale, of course), la
Fromula Uno di Alain Prost e le
statue dell’Oscar alte due metri
un po’ ovunque.
Più mi guardavo intorno e più
mi rendevo conto di come Lorenzo
Riva fosse davvero la
persona giusta per muovere il
primo passo di un’avventura
tanto folle quanto ricca di potenzialità.
L’incontro è stato piacevolissimo
e si è svolto in una sala
riunioni dove faceva bella mostra
di sé l’orologio di Marilyn
Monroe (autentico anch’esso),
acquistato da Riva insieme ai
diritti per il nome dell’indimenticabile
bionda platinata di
Hollywood, con il quale è stata
realizzata un’intera linea di
prodotti.
Il Boss sedeva su un trono
d’oro e velluto posto a capotavola,
e vi assicuro che, nonostante
si possa pensare l’esatto
contrario, una situazione del
genere era lontana anni-luce da
una dimostrazione di potere... è
che a lui piace giocare, e tutta
l’azienda è disseminata dei suoi
giocattoli preferiti.
Non so voi, ma io agli imprenditori
ingessati e sussiegosi,
preferisco mille e mille volte
una persona come lui: seria ma
non necessariamente seriosa.
Erano presenti, oltre a Mirko
Rossi, tutti i collaboratori
dell’imprenditore, a testimonianza
del fatto che il concetto
di Team riveste per Lorenzo
Riva un’importanza fondamentale;
cosa che ha solleticato non
poco la mia fantasia, come scoprirete
non appena inizierete
a leggere “The Wonder Company”.
In soldoni, più che una riunione
di lavoro incentrata sullo sviluppo
di uno strumento di comunicazione
innovativo, sembrava
di essere a un incontro
tra amici... e dopo trent’anni di
contatti diretti con aziende di
ogni dimensione, se ve lo dico
credeteci.
Vincolandoli al voto del silenzio,
avevo preventivamente selezionato
gli Autori che avrebbero
fatto parte del “gruppo
di fuoco” da impiegare per la
realizzazione dell’Antologia e
mi ero portato dietro un libro
scritto da ciascuno di essi, oltre
alle loro biografie, così da lasciare
in LR Wonder Company
un’idea sullo stile che avrebbero
ritrovato nei vari racconti.
Ma si è trattato di un semplice
proforma: come disse Sun
Tzu “... ogni battaglia è vinta
o persa prima ancora di essere
combattuta”, e sia Lorenzo
Riva che io avevamo chiaro in
mente che quel progetto sarebbe
diventato realtà.
Il rientro nella terra di Dante
è trascorso praticamente tutto
attaccato al telefono per aggiornare
gli Autori circa l’esito
dell’incontro e, una volta messo
piede in casa, mi sono avventato
sul computer in preda
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PLANCIA DI COMANDO
INNAMORARSI
a una specie di furor che aveva
già delineato nella mia mente
le linee sulle quali si sarebbe
sviluppato il racconto “Influencer”,
che apre l’antologia.
I miei cinque compagni di navigazione
sono stati rapidissimi
nel consegnare ognuno le proprie
cinquantamila battute, così
che dopo pochissimo tempo
abbiamo potuto impaginare una
prima stesura del volume.
A questo punto è entrata in gioco
una figura cardine nella realizzazione
del libro: l’Editor.
Nel nostro caso possiamo dirci
fortunati, perché Marta è la
Dark Lady che dietro le quinte
viviseziona i testi mettendone
allo scoperto gli eventuali punti
di debolezza e suggerendo a
ogni Autore le vie per renderli
a prova di bomba.
Anche questa volta il suo lavoro
si è rivelato essenziale e le
piccole imprecisioni che avrebbero
rischiato di fiaccare la tensione
narrativa o la coerenza
delle trame sono state individuate
con precisione millimetrica
e prontamente corrette.
Lo so cosa state pensando, ma i
motivi per i quali mi sono innamorato
di lei vanno ben oltre!
Comunque, l’Antologia finalmente
era pronta.
Pronta per essere stampata,
pronta per essere distribuita,
pronta per essere catturata da
ognuno di voi e divorata come
si fa con una fetta di torta di
mele appena sfornata.
Ebbene, ladies and gentlemen,
dopo meno di quattro mesi sono
orgoglioso di annunciare che,
da una telefonata serale nella
quale due amici hanno dato
fondo al consueto cazzeggio, ha
preso vita quella che, oltre a essere
una bellissima antologia di
racconti inediti, rappresenta un
passo epocale nel mondo della
comunicazione non banale.
In poche parole, sono felice
di presentare “The Wonder
Company. Quando la bellezza
incontra la fiction”, prossimamente
disponibile in libreria,
sui migliori shop online e, soprattutto,
sul sito di Edizioni
Jolly Roger con spedizione rigorosamente
gratuita.
Buona (e bella) lettura a tutti!
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AUTORI JOLLY ROGER
AUTORI JOLLY ROGER
i cavalieri
che fecero l’impresa
No: non è un errore di impaginazione.
Riproponiamo le interviste ai sei autori, perché ci va così!
di Bruno Ferro
Una precisazione: gli improperi
lanciati all’indirizzo dell’Editore
durante il precedente articolo
non sono il motivo per il quale
la sestupla intervista viene ripubblicata
anche su questo numero
di Jolly Roger Magazine.
In effetti mi meritavo un po’
di considerazione, dopo aver
sproloquiato su tre colonne
senza mai citare il Brand, senza
far nomi e senza menzionare il
titolo dell’Opera, quindi rivedere
la mia fatica inserita sulle
pagine della rivista mi rimette
un po’ in pace con l’universo e
con l’Editore.
E soprattutto mi mette nella
condizione di strombazzare ai
quattro venti che i sei racconti
contenuti nell’antologia “The
Wonder Company. Quando la
bellezza incontra la fiction”
sono stati scritti per Lorenzo
Riva e per la sua LR Wonder
Company, prestigiosa azienda
operante nel settore della cosmesi
con sede a Milano.
Sono andato a spulciare sul
sito internet e ho capito per
quale motivo i sei Autori hanno
accettato con entusiasmo di
cimentarsi in questa prova di
Finalmente
possiamo togliere
il velo di mistero e
parlare chiaramente
dell’Antologia
progettata da
Edizioni Jolly Roger
per il Brand
LR Wonder Company
secondo i canoni
di un product
placement davvero
innovativo.
Adesso sta a voi
divorarne le pagine!
narrativa basata sul prodotto: i
principi che LR Wonder Company
utilizza sono a dir poco
bizzarri: si va dal veleno d’ape
a quello di vipera; dal caviale
all’oro 24 carati; dalla birra al
latte d’asina.
Insomma, per chi ha la mente
orientata a una scrittura creativa,
certe cose sono come le
noccioline di Super Pippo.
E in effetti i sei racconti sono
uno più avvincente dell’altro,
andando peraltro a coprire un
gran numero di generi e fornendo
al Lettore un fantastico
ventaglio di emozioni in cui
tuffarsi.
L’idea di selezionare Autori
tanto diversi tra loro si è rivelata
vincente: il risultato assomiglia
a quei buffet nei quali
è tutto buonissimo, e la varietà
di scelta è talmente vasta da
lasciarci storditi davanti a tanta
delizia.
Action, thriller, noir, storico,
erotico, fantascientifico... e
questo solo per darvi una panoramica
frettolosa su cosa potrete
trovare in quelle duecentocinquanta
pagine (sì, perché i
ragazzi ci hanno dato dentro) di
puro intrattenimento.
I prodotti ci sono e l’aziendapure,
ma fanno talmente parte
delle trame che risulta quasi
impossibile percepirne la presenza,
salvo rendersene conto a
libro ultimato.
Quindi bravi!
Bravi gli Autori, bravo Lorenzo
Riva che ci ha creduto e bravo
io, che mi sono fatto un mazzo
così per intervistarli tutti.
Fabio Gimignani
Scrittore Action e Pulp, ama le contaminazioni
ironiche e romantiche. È
anche l’editore: il suo racconto è stato
incluso nell’antologia solo per evitare
che portasse via il pallone.
Lorenzo Leoni
Appassionato di storia e rievocatore di
rango, non contento di interpretare le
Bande Nere ne narre le gesta con uno
stile che fa supporre una ben riuscita
reincarnazione.
Quando ti è stato proposto di
partecipare alla realizzazione
dell’Antologia qual è stato in
tuo primo pensiero?
Fabio Gimignani:
Una sfida. Amo le sfide, e pensare
di poter produrre qualcosa
di bello che al tempo stesso tappasse
la bocca a tanti talebani
Fabrizio De Sanctis
Un giallista puro. Quando non si diletta
di pratica forense, è quanto di più
vicino a George Simenon si possa immaginare.
Il suo Commissario Siciliano
è la risposta fiorentina a Maigret.
T. Sarafian
Proveniente dai territori di confine
dove la Mafia Slava prospera e imperversa,
di lui si conoscono solo pochi
essenziali particolari: mena e scrive.
What else?
benpensanti per i quali tutto ciò
che non è Tolstoj merita di bruciare
come in “Farenheit 451”,
mi metteva di buon umore.
Fabrizio De Sanctis:
Una grande soddisfazione. Se
l’Editore ti ha “scelto” vuol
dire che ha fiducia in te. What
else?
Francesca Magrini
Tanto gentile e tanto onesta pare... ma
quando percorre i sentieri oscuri della
narrativa Noir si capisce come dentro
di lei alberghino creature che terrorizzerebbero
anche Lovecraft.
Valerio Amadei
Steampunk, Necropunk e uno stile così
fluido che potresti fare il surf sulle sue
parole. Uomo dai mille talenti, centellina
le sue apparizioni come si fa con
un buon Whisky irlandese.
Francesca Magrini:
Mi sono sentita lusingata dalla
fiducia che Fabio riponeva in
me. Ritengo il progetto molto
importante e sfidante e sentirsi
proporre di farne parte mi ha riempita
di orgoglio e di voglia
iniziare subito la sfida. Il secondo
pensiero, che mi assale
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AUTORI JOLLY ROGER
AUTORI JOLLY ROGER
sempre davanti ai nuovi progetti
editoriali, è stato: “Ma ce
la farò?”.
Lorenzo Leoni:
Un lavoro su commissione?
Allora si fa sul serio! Davvero:
avere un progetto operativo,
con richieste e scadenze, mi è
parsa subito un’occasione professionalizzante
per la nostra
editoria. Certo che, poi, essere
scelto dall’editore tra tutte le
penne che ha a disposizione ha
nutrito il mio ego.
T. Sarafian:
Ecco l’occasione giusta per
sperimentare qualcosa di nuovo,
Era da un po’ che volevo
scrivere un racconto erotico incentrato
sulle sensazioni olfattive:
sono uno che annusa, tra
le altre cose. Alla fine mi sono
ritrovato a parlare di sentimento,
congiuntamente all’eros:
come sovente avviene, la storia
si è scritta da sé.
Valerio Amadei:
Che per una volta, forse, avrei
visto due spicci. Scherzi a parte,
questo tipo di operazione è una
cosa di cui con Fabio si parlava
da anni. Come lui ha già detto
in varie sedi, non aspettava che
l’occasione giusta per materializzarsi.
Quindi, il primo pensiero
sarà stato qualcosa tipo
“oh, finalmente riusciamo a
provarlo e vedere come va”.
Ero molto curioso di sperimentare
nella pratica se la narrativa
mercenaria si sarebbe ridotta a
una triste marchetta o avrebbe
difeso a spada tratta una sua dignità
e ragion d’essere.
L’idea di posizionare un prodotto
o un’Azienda all’interno
di un tuo racconto è più uno
stimolo o un disturbo, e perché
Fabio Gimignani:
Si dice “invitare la lepre a correre”.
Vengo da quasi trent’anni
di pubblicità, quindi per me
partecipare a questo progetto
significa creare uno Stargate
che colleghi i due mondi che
amo.
Fabrizio De Sanctis:
Senza dubbio uno stimolo. Del
resto, scrivere significa sempre
e comunque “adattarsi” a una
situazione. Un punto di riferimento,
qualunque esso sia, non
deve essere di disturbo.
Francesca Magrini:
Molto stimolante perché aguzza
l’ingegno e ti aiuta a costruire la
storia. In fondo ci vuole sempre
un punto di partenza, uno spunto
e perché non può esserlo un
prodotto o un’azienda?
Lorenzo Leoni:
Si era già parlato con Fabio di
questa idea, che già ai tempi mi
era parsa parecchio interessante.
La sfida effettiva è fare del
product placement senza tradire
la propria vena creativa.
Inserire un marchio in un racconto
è una pennellata pop: significa
utilizzare il linguaggio
del quotidiano, nel quale i nomi
dei marchi e dei singoli prodotti
entrano con naturalezza.
Per un racconto contemporaneo
costituisce un aggancio fortissimo
al realismo, stringe la mano
al lettore confortandolo di stare
navigando in un mare conosciuto.
Per un racconto storico, ambientato
in un passato lontano
secoli, la sfida è più complessa,
ma intrigante.
T. Sarafian:
Nessuna delle due. Viste le
tematiche, l’inserimento del
Brand non è stato che il naturale
corollario all’iniziativa.
Valerio Amadei:
Sicuramente uno stimolo. È stato
interessante avere un obiettivo
chiaro, dei paletti (molto pochi
e larghi, per la verità) entro
cui operare, una sfida tecnica
da affrontare.
Cosa pensi di una forma di
comunicazione che utilizzi la
narrativa per far conoscere un
prodotto al pubblico?
Fabio Gimignani:
È una mia idea, quindi è fantastica!
Scherzi a parte: penso
che sia il modo giusto per far finalmente
collimare due mondi
che, a causa di stereotipi stantii
e ammuffiti, sono stati condannati
a rimanere distanti.
Fabrizio De Sanctis:
In un Paese che soffre di scarsità
di lettori, credo sia un’ottima
iniziativa. E poi, alla fin fine,
la conoscenza si riflette anche
sullo scrittore, che può ambire
a una platea più vasta.
Francesca Magrini:
Innovazione allo stato puro.
Ciò che non deve mai essere
tralasciata è la qualità del prodotto
finale, sia esso un oggetto
o un libro. Se poi le due cose
si sposano, l’incontro non può
che generare un risultato eccellente.
Ogni prodotto suscita la
fantasia di qualcuno, sia esso
un’automobile, un vestito, un
profumo o un vino; la narrativa
è la fantasia messa nero su
bianco.
Il loro legame è quindi più
stretto di quello che si possa
pensare.
Lorenzo Leoni:
La narrativa è uno strumento
potentissimo che appartiene
alla comunicazione lenta e
intima tra autore e lettore; ha
una potenzialità immensa nel
far scaturire affezioni, ma oggi
necessita di canali di propagazione
non banali. La letteratura
alta sembra distante dalla quotidianità
delle persone, viene
tenuta d’occhio sugli scaffali
delle librerie e temuta per la
percepita pesantezza dell’impegno
che richiede. Eppure milioni
di persone in Italia leggono
quotidianamente migliaia di
parole, decine di trafiletti, racconti,
articoli. Un marchio che
voglia divenire cultura diffusa
può cavalcare senza remore la
parola scritta.
T. Sarafian:
Approvo l’iniziativa. Riscoprire
la potenza della scrittura in
un contesto come quello attuale,
tanto legato all’immagine, è
al contempo un atto dovuto e
una genialata.
Valerio Amadei:
Vabbe’, da grande vorrei fare il
romanziere… è ovvio che sono
di parte! Per me ha già vinto.
Per fortuna (per ora) la fanno in
pochi (solo noi), altrimenti sarei
già povero.
Quali sono state le tue riflessioni
dopo aver riletto il racconto
che hai scritto per l’Antologia?
Fabio Gimignani:
Ho esclamato le stesse parole
del dottor Frankenstein (si
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AUTORI JOLLY ROGER
AUTORI JOLLY ROGER
pronuncia “frankenstin”): “si...
può... fare!
Fabrizio De Sanctis:
“Però... mi garba!”
Francesca Magrini:
Che era venuto proprio bene!!!
E non mi capita spesso di pensarlo
fin da subito, di solito ho
bisogno di più tempo per metabolizzarlo.
Lorenzo Leoni:
Difficilmente rileggo a breve
scadenza quello che scrivo.
Sono piuttosto soddisfatto di
aver tenuto fede al mio intento
nativo: costruire attorno alla
commissione un racconto coerente
con il mio sentire.
T. Sarafian:
“Niente come il tuo odore”
parla di attrazione e sentimento,
ma anche del lato oscuro
dell’amore. Rileggendolo, credo
di aver fatto un buon lavoro,
ma come al solito, il giudizio
ultimo spetta ai lettori.
Valerio Amadei:
Le riflessioni sul racconto in
generale sono che il racconto
mi piace. Ha una sua coerenza
e fa quello per cui è stato “assoldato”
senza il minimo sforzo,
ma anzi traendone forza e
slancio. Credo che se nomi o
brand citati fossero solo invenzioni
di fantasia, il racconto
funzionerebbe altrettanto bene
e, ritrovandomi libero di eliminarli
a piacimento, li lascerei
tutti esattamente dove sono: ne
sono il cuore.
Che reazioni ti aspetti dal pubblico
dei Lettori?
Fabio Gimignani:
Prima di diffidenza, poi di stupore
e infine di estrema soddisfazione.
Ovviamente parlando
di un’antologia scritta PER un
Brand, molti penseranno a una
gigantesca marchetta di dubbio
gusto. Poi, leggendo, inizieranno
a capire che la sostanza c’è...
eccome se c’è. E infine, come
la piccola Claudia di “Intervista
col vampiro”, metteranno
giù il libro dopo aver divorato
anche l’ultima pagina ansimando:
“Ne voglio ancora...”
Fabrizio De Sanctis:
Difficile dire. La novità è anche
scoprire quale sarà davvero la
platea. Dipenderà molto, credo,
dalla pubblicità e dalla diffusione
che farà il Committente.
Francesca Magrini:
Spero apprezzino le varietà dei
racconti e la loro originalità.
Lorenzo Leoni:
Mi sono impegnato per inserire
elementi di curiosità che spero
in molti colgano come stimolo
per approfondire. Per me, portare
la quotidianità del passato
davanti agli occhi del lettore
è un modo per condividere la
curiosità e lo studio. Mi piace
pensare che qualcuno si potrà
appassionare di un personaggio
come Caterina Sforza, della
quale ha magari solo sentito
vagheggiare il nome a scuola, o
di luoghi come il monte Busca
che ancora oggi è in fiamme ed
è visitabile.
Inoltre, perché no, mi piace
pensare che il piacere per il romanzo
storico possa attecchire
in lettori di altri generi; inserirsi
in un’antologia serve anche a
questo.
T. Sarafian:
Mi aspetto si identifichino nei
protagonisti: ho toccato argomenti
cui di norma si preferisce
non pensare, ma riguardano
chiunque si avventuri in un rapporto
a due.
Valerio Amadei:
Entusiaste, ovviamente: è una
bomba!
Scherzi a parte, non ne ho idea,
ma sono molto, molto curioso e
impaziente di scoprirlo.
Cosa hai dovuto cambiare del
tuo modo di scrivere, per affrontare
questa sfida?
Fabio Gimignani:
Sono stato meno prolisso del
solito per rientrare nel limite
di cinquantamila battute che ci
eravamo dati.
Poi, per tutto il resto, mi sono
limitato a sedermi davanti alla
tastiera e a divertirmi come un
matto... come tutte le altre volte!
Fabrizio De Sanctis:
Assolutamente nulla. Ho usato
personaggi ormai collaudati e
mi sono divertito a dare un ruolo
attivo a uno (anzi, una...) e,
come sempre, mi sono sentito
“a casa”.
Francesca Magrini:
Assolutamente niente, ho utilizzato
un prodotto e intorno ci
ho sviluppato una storia, come
avrei potuto fare con un evento,
una canzone o un sentimento.
Lorenzo Leoni:
In realtà molto poco. Ho alleggerito
un poco i tecnicismi, senza
però rinunciare a utilizzare
una terminologia desueta. Ho
anche spostato un poco il mio
solito modo crudo di descrivere
il conflitto umano su toni più
cinematografici, per accogliere
gli occhi di chi fosse meno aduso
a certe pennellate.
T. Sarafian:
Non ho cambiato nulla del mio
stile abituale: il linguaggio è
come sempre esplicito, nondimeno
ne ho fatto l’uso a mio
parere confacente a una storia
d’amore.
Valerio Amadei:
Questa è facile: niente.
Quali sono state le maggiori
difficoltà e le maggiori soddisfazioni
che hai incontrato?
Fabio Gimignani:
Non ho ucciso nessuno. E per
chi ha letto i miei libri sa che
questo è praticamente impossibile.
Eppure sono riuscito a
scrivere la parola “fine” senza
lasciarmi dietro la solita scia
di cadaveri. Le soddisfazioni?
Dire a chiare lettere che il mondo
della cosmesi e quello della
letteratura non sono separati da
un muro invalicabile; che basta
lasciarsi alle spalle gli stereotipi
per capire che chiunque può
fare qualsiasi cosa.
Fabrizio De Sanctis:
Difficoltà (se così si possono
chiamare): documentarmi bene
su un certo veleno (no spoiler,
please...); cercare di rispettare
il limite di battute (non ci sono
riuscito, ovviamente...). Soddisfazioni:
aver superato indenne
le forche caudine della severissima
editor (cui vanno i dovuti
ringraziamenti e l’imperitura
stima).
Francesca Magrini:
Ho utilizzato molti dialoghi,
cosa inusuale per me e la difficoltà
è stata quella di render-
16 ANNO IV • NUMERO 5 • MAGGIO 2021 www.edizionijollyroger.it
17

AUTORI JOLLY ROGER
AUTORI JOLLY ROGER
li fluidi e non di intralcio alla
narrazione. La maggior soddisfazione
è stata rileggerlo e divertirmi
nel farlo.
Lorenzo Leoni:
Difficoltà ben poche.
Mi sono fin da subito disegnato
in mente la scusa narrativa
per allacciare romanzo storico
e piazzamento di un marchio
contemporaneo, ammiccando
al racconto di ricerca che ha
fatto la sua fortuna negli anni
‘90. Una certa sorniona soddisfazione
la provo nell’esser riuscito
a cucire attorno alla sfida
un vestito fatto tutto con le mie
solite pezze.
Del resto la storia ha talmente
tanto da raccontare che di per
sé è il più grande romanzo del
mondo.
T. Sarafian:
Scrivere il meglio possibile, in
questo caso, nel più breve tempo
possibile: Rispettare le scadenze
non è il mio forte.
Valerio Amadei:
Difficoltà non ne ho incontrata
nessuna diversa da quelle
solite di quando cerchi di raccontare
una storia interessante
nel modo più avvincente che
ti riesce, mentre le soddisfazioni
sono state tante e, anche
se partivo con alte aspettative,
sono riuscite comunque a stupirmi.
A costo di ripetermi, fare
il mercenario, avere “per contratto”
un riflettore puntato su
dei prodotti, è stato uno stimolo
fortissimo.
Mi piace parlare chiaro, al punto
di rasentare la provocazione,
quindi lo dico serenamente: ho
riflettuto più volte, e ci rifletto
tutt’ora, sull’eventualità che
una cosa del genere potesse
bollarmi come “venduto”, come
privo di integrità, come procacciatore
di “uova oggi”. Certo, a
nessuno di noi importa il giudizio
della gente, salvo però che
è proprio la gente quella che
speriamo compri i nostri libri,
quindi va a finire che ci importa,
ci importa eccome.
Per cui, mi sono chiesto spesso
se fosse il caso di accettare
questa proposta. La realtà dei
fatti è che questa proposta mi
ha fatto scrivere un racconto
che mi piace, che non ha nulla
da invidiare alle altre cose che
ho scritto, anzi è forse una delle
migliori. Quindi, sì ho fatto
bene ad accettare e sono soddisfatto
del risultato.
Lo rifaresti? E perché?
Fabio Gimignani:
Senza nemmeno pensarci! È un
sogno realizzato per me, come
scrittore, come editore e come
pubblicitario. Un modo come
un altro per invitare Follett,
Feltrinelli e Pirella a spolverarmi
casa.
Fabrizio De Sanctis:
Certo che lo rifarei. Perché mi
piacciono le sfide. Perché invogliare
il pubblico a leggere, con
qualunque mezzo, è cosa buona
e giusta. Perché sono sicuro
che mi divertirei come mi sono
divertito questa volta. E perché
sì, che ci sta sempre bene.
Francesca Magrini:
Lo rifarei subito perché non mi
sono sentita snaturata nel mio
ruolo di scrittrice e perchè mi
è venuto naturale come tutte le
altre volte che mi sono seduta
davanti al computer e ho inventato
una storia.
Lorenzo Leoni:
Certamente.
Ho trovato la sfida molto motivante,
sia per la fase creativa
che per il lavoro d’equipe che
abbiamo svolto.
T. Sarafian:
Subito. Ogni occasione è buona
per scrivere e mettersi in
gioco.
Valerio Amadei:
Certo, subito. Per i tre motivi
per cui ogni scrittore scrive: divertimento,
gloria e denaro. Il
primo da solo è sufficiente, gli
altri due un auspicatissimo
plus.
Tre motivi per divorare
il tuo racconto?
Fabio Gimignani:
Perché è divertente, ironico
e avvincente.
Perché ho infilato persone
vere tra le righe, e
questo mi fa morire.
Perché l’ho scritto col
cuore, facendo trapelare
il mio amore per la tensione,
ma anche il desiderio
di un mondo davvero
migliore in cui le
persone sappiano apprezzare
chi gli sta accanto.
Ecco, lo sapevo: quando
non ammazzo nessuno
divento sentimentale!
Fabrizio De Sanctis:
Primo: perché è una buona
occasione per conoscere il
commissario Siciliano e la sua
truppa (o per ritrovarli, se li si
conoscono già). Secondo: perché
il giallo ha sempre un suo
perché. Terzo: perché è in ottima
compagnia, con gli altri racconti
della raccolta.
Francesca Magrini:
È lo specchio della nostra società;
è incalzante e ha il finale
a sorpresa.
Lorenzo Leoni:
Caterina Sforza
L’avventura.
La scoperta.
La copertina dell’Antologia
T. Sarafian:
Limitiamoci a uno: perché è
roba buona, adatta a chiunque
apprezzi una storia fuori dal comune.
Valerio Amadei:
Perché vi calzerà come un
guanto.
Perché vi imprigionerà.
Perché alla fine, ma solo alla
fine, vi farà sentire liberi.
E adesso che progetti hai per
il futuro?
Fabio Gimignani:
Terminare il mio nuovo romanzo
“Shaker”, nel quale
torneranno alla ribalta Rhonda
e soci, quindi riprendere
in mano “Tunnel”
per finire anche quello.
E magari riesumare un
romanzo messo a decantare
da quasi cinque anni
per ridargli nuova linfa e
scrivere “fine” anche sulle
sue pagine. E poi coltivare
rose, perché quello è
davvero importante.
Fabrizio De Sanctis:
Volendo, ce ne sarebbero
tanti, ma non dipendono
solo da me. Chi ha orecchie
da intendere, sulla
tolda nella nave pirata,
intenda...
Francesca Magrini:
Sedermi di nuovo davanti
al mio PC e inventare
un’altra storia.
Lorenzo Leoni:
Ora ho da concludere la stesura
del L’Assedio, che già lo volevo
far uscire con la primavera.
Poi si vedrà, ma di carne al fuoco
ce n’è parecchia.
T. Sarafian:
Fare l’amore il più possibile e
scrivere nei tempi morti.
Valerio Amadei:
Adesso ho il gioco di ruolo,
L’Ingranaggio, che, a maggio,
va in kickstarter in America (lì
però si chiamerà Necropunk).
E poi, ovviamente, mille e ancora
mille antologie mercenarie,
s’intende!
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IMPRESA E LETTERATURA
IMPRESA E LETTERATURA
l’Impresa
secondo lorenzo riva
Dinamico, intraprendente e semplice.
Ecco il partner dell’antologia “The Wonder Company”
di Amelia Volpe
Quando ci si appresta a intervistare
un Imprenditore di successo
immaginiamo quasi sempre
di doverci rapportare con
soggetti fin troppo impostati
che attingono a un repertorio
standard di risposte collaudate
senza mai rivelarci qualcosa
della loro vera personalità.
Se poi si tratta di un Imprenditore
giovane, allora lo standard
è rappresentato dall’assoluta
necessità di vestire i panni
dell’enfant prodige e di stupire,
anche a costo di dire cose senza
alcuna logica.
Lorenzo Riva è indubbiamente
giovane e, circa l’essere un Imprenditore
di successo, i numeri
parlano da soli.
Colleziona memorabilia hollywoodiane
e dal niente ha creato
un Brand la cui immagine
richiama i canoni del glamour
d’oltreoceano in un tripudio di
baluginii dorati.
È indubbiamente un personaggio
che potrebbe permettersi
di guardare con sufficienza la
maggior parte delle persone che
incontra, ma di lui stupiscono la
naturalezza e l’estrema semplicità
con le quali affronta ogni
LR Wonder Company
è un po’ c0me
la scatola delle
meraviglie: la
conosci, la scopri
e ti accorgi che ha
sempre molto altro
da mostrare.
Quattro chiacchiere
con l’Imprenditore
che ha affiancato
Edizioni Jolly Roger
nell’innovativo
progetto editoriale.
giorno il mondo, inseguendo i
propri sogni con caparbietà e
metodo, senza che il sorriso abbandoni
mai le sue labbra.
Lorenzo Riva è l’Imprenditore
che ha creduto nel progetto
ideato da Edizioni Jolly Roger,
mettendo a disposizione
se stesso e i prodotti della propria
Azienda per la creazione
di un’antologia di racconti che
rivoluziona il concetto stesso di
product placement.
proprio in occasione dell’uscita
di “The Wonder Company”
gli abbiamo rivolto qualche domanda.
Lorenzo Riva. Imprenditore,
collezionista di cimeli hollywoodiani,
appassionato delle produzioni
Marvel... e che altro?
Quante cose, vero? Sono soprattutto
queste due anime, da un
lato imprenditore di un’azienda
di cosmetica con un modello
di business e visione del beauty
molto specifica, LR Wonder
Company, dall’altro una persona
appassionata del bello. Entrambe
convivono bene, tanto
che gran parte della mia collezione
è visibile nella nostra
sede aziendale. È lì che trovano
spazio e condivido le mie idee
di sviluppo, così come tutti gli
oggetti belli che mi capita di
incontrare, a volte per caso, a
volte per ricerca personale.
LR Wonder Company è un
Brand che si differenzia dai
Competitor grazie a una gamma
di prodotti basati su componenti
a dir poco geniali.
Come ti sono venute in mente
cose come veleno d’ape, bava
di lumaca, caviale e latte d’asina?
Ho fondato LR Wonder nel
2012, e da subito ho voluto distinguere
il mio brand nel mercato
della cosmesi italiana per
un modello di business unico:
ogni linea rispecchia le tendenze
internazionali e viene presentata
come una vera e propria
Collezione moda, con la qualità
del Made in Italy e il ricercato
glamour Hollywoodiano. Sono
partito dalla linea di abbronzanti
e solari alla birra, per poi proseguire
la ricerca verso quelle
che si delineavano tendenze
internazionali innovative: la ricerca
è un must nel mondo della
cosmetica, solo così è possibile
‘scovare’ attivi di un certo tipo
e ingredienti particolari come
quelli che proponiamo.
Cosa pensi del settore Beauty
in Italia e all’estero? È un
mercato ancora in grado di
dare soddisfazione?
Siamo partiti nel 2012 da un
laboratorio e una piccola produzione.
Oggi siamo distribuiti
in circa 4000 punti vendita tra
farmacie, profumerie selettive,
Spa e Centri Benessere esclusivi
in Italia e in molti paesi
europei tra cui Germania, Francia,
Ucraina, Svizzera e Grecia
a cui si è aggiunta di recente
l’India. Quindi la risposta è assolutamente
sì. Certo, ci vuole
determinazione ed è importante
avere chiari gli obiettivi che si
vogliono raggiungere.
Bene. Queste prime domande
erano per scaldarti, come per
la Macchina della Verità. Adesso
però cominciamo a fare sul
serio. Lorenzo Riva, imprenditore
capace di individuare una
nuova forma di comunicazione
e di scommetterci sopra. Come
è nata l’idea di un libro incentrato
su di te, sulla tua azienda
e sui tuoi prodotti?
Credo che LR Wonder sia un
po’ come la scatola delle meraviglie:
la conosci, la scopri e ti
accorgi che ha sempre molto altro
da mostrare, oltre ai prodotti
e alla qualità. La proposta di
strutturare un libro è arrivata da
uno dei miei collaboratori storici.
Mi ha parlato dell’idea, mi
è piaciuta, abbiamo deciso che
si sarebbe fatta. Le scelte importanti
non devono richiedere
troppo tempo: bisogna osare
ed essere audaci, e il libro è
una scommessa su cui abbiamo
puntato con grande entusiasmo
e curiosità.
Un’Antologia come “The
20 ANNO IV • NUMERO 5 • MAGGIO 2021 www.edizionijollyroger.it
21

IMPRESA E LETTERATURA
IMPRESA E LETTERATURA
Wonder Company” è una novità
assoluta: non ci sono precedenti
sui quali basarsi. Ti
senti un pioniere?
Pionere è una parola che mi
piace e che ben si adatta anche
alla mia visione imprenditoriale.
Se ci penso, abbiamo strutturato
un’azienda che è davvero
diversa nel mercato della
cosmetica italiana, e anche la
scelta di un’antologia dal taglio
così speciale è un’operazione
che credo porterà grandi soddisfazioni.
Pensi che l’iniziativa avrà successo?
E se sì, per quali motivi?
Tutto ciò che nasce dalla passione
ha un potenziale di successo
sorprendente. Non fraintendermi,
so bene che oltre
alla passione serve molto altro,
dall’organizzazione ai processi
creativi, dalla gestione al team.
Ma tutto ciò che è nato sull’onda
di decisioni veloci e istintive
ha sempre portato nella mia
vita e nella mia azienda grandi
risultati, per questo ho fiducia
che il libro sarà un’iniziativa di
successo e che sarà il primo di
altri.
In molti dei racconti che compongono
l’Antologia sei stato
inserito in qualità di personaggio.
Come ci si sente a leggere
di sé in un libro?
È davvero divertente, a tratti
irrealistico, e di sicuro molto
emozionante sia leggere di
me sia leggere dell’azienda,
che qui si esprime attraverso
racconti dal tratto realistico e
fantasioso. Devo ringraziare gli
autori, che hanno saputo rendere
l’esperienza di lettura davvero
coinvolgente.
Come pensi che verrà vista
questa iniziativa dai Competitor?
Come ti dicevo, abbiamo un
modello di business e di concept
talmente unico che fatico
sempre un po’ a parlare di competitor.
Sia chiaro, ci sono, perché
il mondo della cosmetica è
ben presidiato da molti marchi,
ma credo che LR Wonder si distingua
proprio nell’approccio
concettuale. In ogni caso, credo
molto nella capacità innovativa
delle aziende, e proprio per
questo credo che il libro potrà
essere recepito come modello
innovativo, in particolare per il
settore della comunicazione.
E il mercato? I tuoi collaboratori,
i clienti, gli utenti finali, il
popolo della Rete... loro come
pensi che accoglieranno il libro?
Benissimo: il libro è divertente,
incalzante, intrattiene e non
annoia. È una lettura davvero
piacevole, che va oltre la storia
di LR Wonder e come tutte
le operazioni ben riuscite sono
convinto che saprà guadagnare
il suo spazio privilegiato.
Turniamo sui tuoi collaboratori.
LR Wonder Company è una
squadra di successo e sappiamo
che all’interno dell’azienda
siete legati da un bellissimo
rapporto personale. Qual è la
tua visione di Team, e come
riesci a ottenere una coesione
così positiva tra te e le persone
che ti affiancano?
L’aspetto relazionale è importantissimo
ai fini dello sviluppo
e della crescita di un’azienda.
Si parla di capitale umano non
a caso. Una squadra di successo
si basa su coesione, fiducia,
collaborazione, capacità, condivisione,
processo, organizzazione.
Tutti valori che ritrovo
nel team di LR Wonder, che reputo
quasi come la mia seconda
famiglia. C’è l’aspetto professionale
e quello personale, che
viaggiano in parallelo, e l’ambizione
comune a raggiungere
gli stessi obiettivi.
LR Wonder Company piace
alle Influencer. Quali sono le
cose che più apprezzano nei
tuoi prodotti?
Mi piace l’idea di vendere un
sogno: creare qualcosa di magico
e apparentemente inarrivabile
e renderlo alla portata di
tutti. Credo sia questa una delle
leve di maggior successo di LR
Wonder, e quella che ci ha reso
‘cool’ anche per gli influencer.
Tutti i nostri prodotti sono formulati
in Italia, con un’attenzione
quasi maniacale all’uso
del miglior ingrediente cosmetico
e spero che le donne possano
desiderare i miei prodotti attirate
anche solo dal packaging
prima ancora di aver aperto la
confezione, sentito il profumo,
provato le creme sulla propria
pelle e scoperto la grande qualità
e ricerca alla base della mia
azienda.
Pensi che le Influencer accoglieranno
positivamente il libro
“The Wonder Company”?
Io sono sicuro di sì. Negli anni
abbiamo conosciuto moltissime
influencer. con alcune collaboriamo
continuativamente, e
quello di cui mi sono accorto è
che siamo legati da un grande
rispetto reciproco. Per questo
sono certo che sarà accolto con
grande entusiasmo da tutti.
Tre motivi per precipitarsi ad
acquistare il libro?
è divertente, emozionante,
scritto bene. Sarebbe una vera
follia non leggerlo!
Tre motivi per precipitarsi anche
ad acquistare i prodotti LR
Wonder Company?
Difficile sceglierne solo tre! I
primi che mi vengono in mente
sono per la qualità, l’efficacia e
la capacità di catapultarti in un
mondo fantastico.
E adesso cosa dobbiamo aspettarci?
Non posso contemplare lo spoiler,
ma siamo in grande fermento:
a breve lanciamo delle super
novità e chissà, forse ci saranno
nuovi capitoli antologici?
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RACCONTAMI UNA STORIA
RACCONTAMI UNA STORIA
quintO ROUND:
“ricordati di me”
Un tema non facile
per Autori dalla penna sempre all’altezza della situazione
Quel che resta di te
di Paola Cimmino
La storia non cambia:
leggere i vostri elaborati
e doverne escludere
molti dal podio è una
tortura, ma del resto
sono io che ho stilato il
regolamento, quindi è
giusto che ne subisca le conseguenze
morali.
Però, se da un lato sono affranto
per l’esclusione di molti,
dall’altro sono felice di poter
elencare i vincitori di questa
manche, tutta al femminile,
Paola Cimmino fa il bis e per il
secondo mese di fila conquista
il posto più in alto sul podio dei
vincitori.
Lo stile è fluido come sempre
e l’impalpabilità dei personaggi
scorre davanti al lettore come le
ombre di una lanterna cinese.
Un’altra grande prova per l’Autrice
pugliese di nascita e romana
d’adozione che inserisce per
la seconda volta la propria opera
nella costituenda Antologia,
la cui pubblicazione è prevista
al termine del concorso, ovvero
all’inizio del 2022.
Secondo meritatissimo posto
per Silvia Assunti, con il racconto
dal titolo “Il Tribunale”,
di Fabio Gimignani
Prima classificata
Paola Cimmino
“Quel che resta di te”
Secondo classificato
Silvia Assunti
“Il Tribunale”
Terza classificata
Cristina Tassini
“Regalo di Natale”
nel quals la crudezza delle situazioni
e delle sensazioni si
contrappone al percorso surreale
che serpeggia in tutta l’opera
per poi esplodere nel finale.
E al terzo posto, ma solo perché
sul primo gradino c’è spazio
solo per uno, Cristina
Tassini con il suo
“Regalo di Natale”, nel
quale tratta tematiche
purtroppo attuali, regalandoci
quel sorriso
che sempre vorremmo
trovare tra le righe di ciò che
leggiamo.
E adesso le novità. Dal prossimo
numero inizieremo a pubblicare
delle brevi interviste ai
vincitori, partendo dalla prima
manche del concorso, così da
farveli conoscere un po’ meglio
in attesa di rileggerli sulla carta
frusciante dell’antologia e sui
caratteri morbidi degli eBook.
E infine un appello accorato:
raccomandiamo a tutti di diffondere
quanto più possibile
le informazioni relative al concorso,
perché noi non possiamo
raggiungere tutti e il pensiero
di lasciare per strada qualche
penna meritevole ci intristisce
non poco.
Quindi condividete la rivista e
i post che di volta in volta saranno
pubblicati sui Social. I
vostri amici scrittori o aspiranti
tali non potranno che esservene
grati.
È bella Patrizia, dodicenne. Di
una bellezza silenziosa e discreta,
da coltivare e mostrare
senza affrettarsi, come di un
fiore che aspetti l’ora più adatta
per affacciarsi al mondo.
Ancora più bella è Patrizia a
sedici, giovane donna che si
affaccia alla vita e già ammalia
gli sguardi dei suoi coetanei.
È bella Patrizia anche quel
giorno d’estate, col suo maxi
cappello di paglia e il vestitino
leggero che le scopre le gambe.
Magnifiche, snelle e tornite a
un tempo, atte a slanciare ancor
più la figura, il portamento da
vera regina ereditato coi geni.
Le linee accattivanti del viso,
le labbra rosate e morbide, gli
zigomi arrotondati e perfetti, e
un sorriso malinconico e dolce
che rivela in toto la sua natura.
Docile e protettiva. Fragile e
bisognosa d’amore.
Questo era ciò che di lei io percepivo;
che Patrizia, per me, recava
impresso negli occhi.
Raro vederne altri simili ai
suoi. Due differenti tonalità di
colore. Uno più intenso e opaco,
marrone scuro; l’altro brillante,
color nocciola. Una atipicità
che la rendeva ancora più
unica.
L’indole ribelle dei suoi capelli
si dovette presto piegare alla
sua volontà di acconciarli lisci.
Le sfioravano fluenti le spalle,
morbidi e scuri, a incorniciarle
il viso, quando appena un velo
di trucco completava ogni sua
mise. Semplicemente perfetta.
Non aveva bisogno d’altro Patrizia,
che essere, in tutto e per
tutto, solo se stessa.
La aspetto, stamani, in questa
ampia sala, in stazione. Ho saputo
che, come ogni anno, intende
partire.
«Verrò a salutarti!» le avevo
detto, senza mai dire quando.
«Ti aspetto» aveva risposto lei.
Prima o poi lo avrei fatto, glielo
avevo promesso.
È per questo che so che verrà.
Lei è sempre stata puntuale a un
appuntamento. Non mi darebbe
mai buca. È vero, sono in anticipo,
e un incontro così magari
ora non se lo aspetta. È sempre
stata nei miei pensieri, sebbene
per troppi anni non siamo mai
riuscite neanche per caso a incrociarci.
Getto una rapida occhiata al
tabellone dove campeggia una
scritta, utile ad altri. Ma non a
me.
Vorrei ricucire al presente il
tempo trascorso negli anni di
scuola, quando eravamo vicine
di banco, anche se lei il più delle
volte sedeva accanto alla sua
amica del cuore. Più vicina a
lei per età e abitazione. Passavo
ogni giorno davanti al loro portone.
Un palazzone svettante
nel cielo, destinato ai lavoratori
dell’Acquedotto pugliese. Dirigenti
e impiegati, tutti insieme,
come al lavoro. Tutta la sua famiglia
alloggiava lì, e forse fra
quelle mura era racchiusa la sua
intera vita.
Che ne è stato di loro, non so. O
ne ho perso memoria. Anch’io
son dovuta andar via, abbandonare
per sempre la mia città.
Una voce impostata avverte i
viaggiatori di tenersi a distanza
dal primo binario, e restare al di
qua della linea gialla. È in arrivo
un convoglio proveniente
da Ancona e diretto a Chiasso.
Questa volta non devo partire e
mi lascio sviare da altri pensieri.
Dalla parte opposta si attende
l’annuncio del treno per Roma.
Fra poco, la gente che si affolla
qui intorno si disperderà, dando
spazio ai tanti altri in arrivo,
che aspettano solo di ripararsi
dal sole. Sulla piazza all’esterno,
agosto comincia a farsi sentire.
Non la vedo arrivare, c’è ancora
qualche minuto, conviene
aspettare. Gli occhi e la mente
iniziano a vagabondare.
I turisti tedeschi si riconoscono
sempre, come gli altri stranieri.
Carnagioni poco abituate
al sole d’Italia che invano rincorrono
abbronzature degne
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di nota. Se arriva, qualcosa mi
dice che saprò riconoscerla.
Non sono certa invece che lei si
ricordi di me.
Mi alzo in piedi mentre la voce
di prima avvisa che è in partenza
il convoglio per Chiasso. In
arrivo c’è quello per Roma, su
un altro binario.
Stranamente lei oggi è in ritardo,
al contrario del treno.
Meglio farmi trovare lì, direttamente
sulla banchina per
Roma. Male che vada mi farò
bastare un saluto al volo.
Senza più indugiare, metto le
ali ai piedi.
Sembra che tutti abbiano avuto
il mio stesso pensiero. Un vero
e proprio arrembaggio. Destinazione
carrozze.
L’aria si va arroventando, mentre
cerco di farmi largo fra i
tanti in attesa. Lacrime di sudore
spuntano all’ombra delle
visiere. Un posto all’aria condizionata
si profila come il migliore
trofeo.
Capi bianchi e colorati si mescolano
e confondono, confluendo
in questa gran lavatrice.
Rapide braccia sporgono
dai predellini per aiutare altri
congiunti a prendere posto, e
caricare i bagagli.
La visuale appannata dalla calura
e l’ansia mi impediscono
di distinguere chi vorrei in
quel caos di voci e colori. Altre
macchie in affanno avanzano
sull’impiantito, entro e ben oltre
la linea gialla.
Anche se non la scorgo, d’improvviso
avverto una scia di
profumo che mi rimanda a
qualcosa di lei.
Eccola, infatti, la vedo arrivare
di corsa, zainetto in spalla insieme
alla piccola Sonia. Sorridenti
e felici s’affrettano verso
la loro carrozza, seguite dal resto
della famiglia, vero crogiolo
di intere generazioni.
Non provo neanche a fermarla,
attendo pazientemente che
prenda posto nello scompartimento.
Solo allora mi avvicino
a quel finestrino. Sventolando
la mano attiro la sua attenzione
e la chiamo per nome. Il vetro è
spesso. Non sente. Resta a fissarmi
incerta.
Ricordati di me. Fai uno sforzo,
ti prego! mi ripeto freneticamente.
Vedo i suoi occhi smarrirsi in
mille interrogativi.
Le mostro allora un piccolo
ciondolo, un gioiello d’argento
smaltato verde. È la penna
dello scrittore che mi regalò
quando eravamo poco più che
bambine.
Il suo sguardo si illumina, ancor
più mentre si affanna verso
la prima uscita, senza accorgersi
che il treno sta per partire e
ha già serrato le porte. La ritrovo
davanti a me, separata da un
vetro, e nel suo sguardo stupito
colgo una gioia incredibile.
Sono felice per lei. Finalmente
quel treno l’ha preso.
Torno a sedermi di là, nella sala
che poco prima era piena di vacanzieri.
C’è ancora gente in attesa, i
turisti scattano fotografie e si
guardano intorno, chi incredulo,
chi distaccato. Tutto appare
lontano, sfocato. Eluso e imprendibile.
Non sono solita fermarmi in
questo posto, sempre di fretta o
di passaggio. E quelle venature
RACCONTAMI UNA STORIA
sui marmi alle pareti, non fosse
stato per lei, non ci avrei fatto
caso.
Ora son qui che aspetto e mi
sorprendo a osservarle in ordine,
una per una. Non so se basteranno
ad acquietare le mie
ansie o se mi spingeranno in
un circolo vizioso. Forse lì, nei
meandri della mente, troveranno
un compimento, una spiegazione.
È un caso siano disposte così?
Vene scure o sbiadite, spesse o
sottili.
Mi sembra di scorgere un disegno
di fondo, ma è possibile sia
un’illusione.
Linee che si muovono, si incrociano,
convergono, a volte
mute, altre silenziose. Che accennano,
sorridono, sperano.
Neanche lontanamente immaginano.
Eppure, c’è qualcosa ad
attenderle, stretto in un angolo.
Una valigia, un pacco. E così la
creatura senza volto, che sembra
imporsi sulla destra, sferra
il suo colpo, certa di raggiungerle
tutte, ghermirle e trascinarle
con sé, nel suo antro.
Non c’ero allora, Patrizia, in quel
caldo giorno d’agosto, quando
la vita sembrava aver preso la
giusta piega. Diciott’anni appena
compiuti, tante speranze e
un primo traguardo raggiunto.
La tanto agognata maturità. Per
tacere del filarino e di un futuro
ancora tutto da progettare.
Non c’ero nei giorni che seguirono,
quando tua madre, disperata,
non aveva più di che piangere.
Tu, Sonia e Silvana, in un sol
colpo volate via, a pochi giorni
l’una dall’altra.
amare o non amare?
questo e' il dilemma
una storia dolce, profonda e graffiante come solo le donne sanno essere
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26 ANNO IV • NUMERO 5 • MAGGIO 2021

RACCONTAMI UNA STORIA
RACCONTAMI UNA STORIA
Cosa poteva fare lei, se non
chiedere ai tanti operai, volontari
e soccorritori di cercare e
scovare fra le macerie qualcosa
che appartenesse a voi, che
desse corpo alla sua illusione
di potervi stringere ancora. La
bambolina rossa di Sonia e il
tuo cappello bucherellato.
Lei un po’ di forza alla fine è riuscita
a trovarla. Non il tuo amato
nonno, quando, a distanza di
anni, volava giù dal sesto piano
del grattacielo, deluso e sfinito
dall’inaccettabile silenzio delle
istituzioni, che al bandolo della
matassa ancora oggi non sono
riuscite a dare un nome.
Bologna resta tuttora priva di
una giustizia che ci assicuri il
vero colpevole. Ma soprattutto
C’è un odore particolare che
contraddistingue le aule di tribunale,
è un misto di disinfettante,
marmo lasciato a marcire,
escrementi di piccione, sudore,
rancido. È un odore pungente
ma nell’insieme nemmeno
tanto sgradevole, un odore che
avviluppa e con il quale impari
presto a convivere quando frequenti
assiduamente i tribunali.
È un odore così unico che raramente
capita di percepirlo al di
fuori dell’ambiente giudiziario,
ma quando ciò accade ha una
forza potente da fermare il tempo,
cristallizzarlo nell’attimo
un motivo. La ragione incomprensibile
di tanto sangue versato.
Io non potevo fare altro, Patrizia,
che provare a concederti un
altro finale, inventare per te una
coincidenza apparentemente
impossibile. La stessa che mi
ha dato la forza e l’occasione di
far riemergere, per chi ancora
non sa, la tua storia. Grazie a
quel ciondolo verde che tu stessa
mi hai regalato.
Mi piacerebbe osservare gli
sguardi di coloro che erano insieme
a te, quello stesso giorno,
trovare per voi uno straccio
di spiegazione. Mia madre era
solita dire che la sfortuna alberga
in occhi uguali e diversi,
Il Tribunale
di Silvia Assunti
esatto in cui le pesanti porte in
legno dell’aula della Terza Sezione
penale della Corte d’Appello
si chiudono con un tonfo
sordo alle tue spalle inglobandoti.
Sei lì, in piedi nel corridoio. Di
fronte a te si erge il banco del
giudice ben rialzato dal pavimento
ed in perfetto contrasto
con l’arredamento circostante. I
muri sono spogli, bianchi, quasi
sporchi, le panche allineate
come quelle della navata di una
chiesa. Poco più avanti alla tua
destra una panca sola, più scarna
delle altre, isolata e guardata
con due intensità di colore. Che
il fato, ciascuno di noi lo reca
scritto sul volto.
Destino, casualità? Eterno dilemma.
Non qui. Non nel tuo caso.
Non è stata una tragica fatalità
a colpirti, bensì uomini e donne
che non guardano in faccia nessuno.
Che hanno nomi, etichette,
l’abilità e la viltà di colpire e
restare nell’ombra. Il fascismo
eversivo degli anni di piombo e
lo sfascismo di oggi.
Sono passati 40 anni da allora.
Io sto ancora aspettando.
Erano quasi 300, quel giorno.
Erano giovani e forti.
85 sono morti.
a vista dai secondini; alla tua sinistra
un banco più grande degli
altri, lungo, anch’esso in legno
dove il Pubblico Ministero è intento
a sfogliare di malavoglia
gli atti. Dietro al giudice un
crocifisso e una targa che recita
“la legge è uguale per tutti”.
Il tutto è studiato per insinuare
una reverenziale soggezione,
ma tu avanzi con rispetto,
sguardo fiero e risoluto. Giunto
all’altezza del Pubblico Ministero
lo saluti con un cenno
del capo rispettoso per poi fare
esattamente la stessa cosa con
il Collegio dei Giudici seduti a
pochi metri da te; infine prendi
posto accanto al tuo dominus.
L’udienza ha già avuto inizio
da diversi minuti, ma a causa
delle file interminabili in cancelleria
sei arrivato tardi; il dominus
ha dovuto aspettare, il
Pubblico Ministero ha dovuto
aspettare, il Collegio dei Giudici
ha dovuto aspettare te, un
misero praticante non pagato
non abbastanza bravo, risoluto,
celere a svolgere le proprie
incombenze. Il dominus altezzoso
volge lo sguardo carico
di disprezzo su di te, facendoti
sentire una merda e, senza nemmeno
degnarti di una parola,
allunga una mano pretenziosa,
ciò che vuole sono i documenti
del processo che tu hai, che lui
ti ha obbligato a portare e che
a causa della tua negligenza
non sono arrivati in tempo per
l’udienza.
Consegni i documenti mormorando
un “mi scusi” tra i denti e
prendi posto a sedere cercando
di renderti il più possibile piccolo
e insignificante e quasi ci
riesci, quasi hai la sensazione di
esser stato dimenticato da tutti,
di essere divenuto un tutt’uno
con la scomoda panca in legno.
«Avvocata! Avvocata! Vieni
più vicina che voglio vederti
meglio» la voce di uno degli
uomini seduti sulla panca alla
mia destra è squillante, forte,
appuntita come la lama di un
rasoio.
«Avvocata. Non fare la preziosa
e girati da questa parte. Sono
mesi che non vedo una donna,
non sai che ti farei» continua
quella voce mentre il Presidente
del Collegio richiama l’imputato
all’ordine ed i secondini
stringono ancora di più il cerchio
attorno ai quattro imputati.
Una sola domanda mi rimbalza
nella testa “perché la gabbia
non è presente?”
La gabbia, una struttura così
semplice, prescritta per legge
non è presente nell’aula della
Terza Sezione penale della
Corte d’Appello.
«Avvocata. Ma sei una tipa
che grida quando viene scopata?»
la voce di uno degli altri
imputati, non so quale, si unisce
a quella del primo; i miei
occhi sono puntati sul giudice.
Non respiro. Rimango ferma,
ancorata alla convinzione che
se non muovo un muscolo loro
non possono vedermi e se non
possono vedermi non possono
catturarmi.
«Avvocata. Te la radi o l’hai
pelosa? A me piacciono con
il pelo, mmmm. Belle calde e
morbide che quando ci affondi
sono strette» una terza voce si
unisce al coro di quelle di prima.
Continuo a rimanere immobile.
Non voglio dar loro
soddisfazione, non voglio far
vedere loro come mi sono entrati
sottopelle, come quelle
parole mi stiano squarciando
dall’interno. Mi sento come
un pezzo di carne al macello.
“Scusi a quanto lo mette questo
pezzo di bicchiere?” “Dieci
Euro i’chilo signora, ma è morbido.
Sentisse come l’è morbido!»
Sono il pezzo di manzo
inerme tra le mani di altri.
Il Presidente richiama nuovamente
gli imputati all’ordine
ammonendoli riguardo la loro
condotta. I secondini stringono
ancora di più il cerchio attorno
alla panca cercando di impedire
a coloro che vi sono seduti la
vista. Io continuo a chiedermi
dove sia la gabbia.
«Avvocata glielo metterei volentieri
anche nel culo. Sa l’ultima
è stata felice di sentircelo,
credo che ancora oggi non
cammini bene» ride. Una risata
sguaiata, cattiva, fredda. Volto
la testa verso il mio dominus
in cerca di sostegno, di un appiglio
per non annegare in quel
mare di molestie ed insulti. Il
giudice continua a richiamare
l’aula, non accetta un comportamento
del genere nella sua
aula; vorrei gridare come IO
non accetti un comportamento
del genere da un branco di uomini,
ma sono paralizzata perché
in quell’esatto momento
realizzo che sono sola in mezzo
al branco. Sono l’unica donna
in un’aula completamente maschile
e poco importa che sia
accanto al mio dominus, che vi
sia un Collegio di Giudici a pochi
metri da me e un Pubblico
Ministero. Sono consapevole
di essere sola, quella paura è
solo mia. Il disgusto, il senso di
sporco sono solo miei.
Deglutisco il groppo che ho in
gola, guardo il Collegio, il Pubblico
Ministero e poi il mio dominus.
Mi sento sola, alla deriva.
Voglio scappare, mettere
più distanza possibile tra me e
quel luogo, ma non posso uscire,
sono bloccata lì in quell’aula.
«Avvocata! Ma la sua fighetta è
stretta o larga? Scommetto che
la ha stretta, così come il suo
bel culetto!» di nuovo quella
voce fredda e tagliente, un rasoio
che accarezza la pelle pronto
28 ANNO IV • NUMERO 5 • MAGGIO 2021 www.edizionijollyroger.it
29

a reciderla. Mi sento umiliata,
violata, stuprata.
Guardo ancora una volta il mio
dominus e poi il Collegio. Il
mio sguardo rimbalza dall’uno
all’altro quasi implorandoli di
intervenire in mio soccorso.
Odio sentirmi indifesa, alla deriva,
in balia del branco, ma non
posso nulla. Non ho armi per
difendermi. Non è la mia aula
di Tribunale, non sono un avvocato.
Sono nessuno. Chiudo gli
occhi immaginandomi altrove
mentre il Presidente richiama
ancora una volta gli imputati
all’ordine. Mi sento distrutta,
vinta, in balia di eventi ben al
di fuori del mio controllo. La
testa mi scoppia, sono dibattuta
tra il bisogno di scappare da
quell’aula e la voglia di rimanere
lì a fare il mio lavoro, il
lavoro per il quale ho studiato,
sto studiando e so che sono in
grado di fare…
«Dottoressa sono sicuro abbia
incombenze da espletare.
La dispenso» il tono perentorio
del Presidente del Collegio
è ciò che mi serve per uscire
fuori da quella situazione. Raccolgo
la borsa assieme alla mia
dignità, la rabbia e la sconfitta
che bruciano in ogni cellula del
mio corpo. Nell’uscire dall’aula
faccio un cenno al Collegio
e al Pubblico Ministero che mi
riservano uno sguardo di compassione
e mutue scuse mentre
io mi avvio a passo spedito verso
la porta. La apro con mano
tremante per richiuderla subito
alle mie spalle. Sento la tentazione
di lasciarmi andare contro
il legno ruvido di quella porta,
scivolare sul pavimento e piangere
lacrime amare e umilianti,
RACCONTAMI UNA STORIA
ma non posso sono alla mercé
di centinaia di occhi indiscreti.
A passo malfermo mi avvio verso
i bagni. Un passo. Due passi.
Tre passi. Quattro… Conto
mentalmente per mantenere
il contatto con la realtà e non
perdermi nel ricordo di quanto
è successo prima. Nove passi,
dieci… Svolto un angolo. Undici,
dodici, tredici… Scorgo
l’insegna del bagno delle donne
poco lontano da me e comincio
a correre. Non m’importa delle
persone che sono attorno a me,
voglio solo arrivare al bagno,
chiudermi dentro e tornare a respirare.
Spalanco la porta con veemenza
e a passo di carica mi dirigo
in uno dei bagni liberi. Sbatto
la porta alle mie spalle, lascio
cadere la borsa sulle mattonelle
mentre io mi siedo sulla tavoletta
chiusa. Inspiro profondamente
una, due, tre volte e
lascio correre libere le lacrime
sulle mie guance. Un pianto silenzioso,
disperato, liberatorio.
Piango l’umiliazione, la debolezza,
la rabbia. Piango quelle
lacrime che ho dovuto trattenere
dentro mentre la mia persona
veniva abusata, umiliata, stuprata.
Piango fin quando non
ho più lacrime.
Trascorse quelle che credo essere
ore anziché pochi minuti,
detergo il volto paonazzo a causa
del lungo pianto, prendo un
profondo respiro e butto fuori
tutta l’aria contraendo l’addome.
Ripeto ancora la respirazione
yogi un paio di volte e
quando credo di essere tornata
nel pieno delle mie facoltà
mentali e motorie, appoggio
una mano al pomello della porta
del bagno…
Chiusi L’Iliade e rimasi con
la fotografia di me e delle mie
due amiche tra le mani. Io ero
al centro Fiamma alla mia sinistra
e Agata alla mia destra;
così giovani, così piene di vita.
La Corte di Appello si stagliava
alle nostre spalle in tutta la sua
magnificenza e noi convinte di
poter cambiare il mondo.
«Guardia!» chiamai con forza
avvicinandomi alle sbarre.
«Guardia!» ripetei con vemenza
«Un accendino» chiesi una
volta che la donna in divisa raggiunse
la mia cella «Un accendino»
domandai di nuovo esponendo
la fotografia tra le sbarre
affinché la guardia potesse darle
fuoco. La donna in divisa mi
fissò per un lungo interminabile
minuto, poi estrasse un accendino
verde fosforescente dalla
tasca della divisa e lo accese
proprio sotto la fotografia. Il
fuoco catturò i lembi della fotografia
e in un attimo i bordi
di quel pezzo di carta si accartocciarono
e presero a bruciare
tra le mie mani. Ressi la fotografia
tra le mie dita fin quando
non sentii il calore del fuoco
scottarmi la pelle e solo allora
lasciai andare ciò che rimaneva
di quella carta lucida assieme al
ricordo di una vita che non mi
apparteneva più, una vita che
avrei rivissuto ogni volta che
avessi varcato la soglia di un
tribunale che, come un tenero
amante, mi sussurrava: «Ricordati
di me».
il xvi secolo
attuale come non mai
Le bande nere rivivono tra le pagine geniali di lorenzo leoni
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30 ANNO IV • NUMERO 5 • MAGGIO 2021

Aspettavano seduti, composti,
sguardo stanco. La sala d’attesa
era un po’ squallida ma pulita.
Un impercettibile aroma di olio
essenziale di menta arrivava da
un diffusore posto sul termosifone.
Quel profumo era tutto
sommato piacevole e dava un
senso di benessere. Allentava
la tensione. Aspettavano da pochi
minuti ma il tempo pareva
non passare mai. Erano assieme
dalla mattina, e questo era
insopportabile. Costretti a rivedere
vecchie facce, fare saluti,
convenevoli, frasi di rito... era
stato per tutti loro un impegno
al limite della sopportazione.
Per fortuna il Covid aveva modificato
molte consuetudini,
anche nelle funzioni religiose;
per loro era stato un sollievo
non aver dovuto dare strette di
mano e abbracci o dilungarsi
più di tanto in discorsi inutili.
Avevano chiesto al sacerdote di
essere particolarmente stringato.
Tutti i presenti avevano notato
quante volte tutti e cinque i
nipoti del defunto si guardavano
il polso con annoiata disinvoltura
per vedere l’ora mentre
il prete espletava il suo compito.
La salma all’interno di una
bara molto, ma molto economica,
fu poi messa dentro il carro
funebre che partì alla volta del
cimitero. Il defunto arrivò a destinazione
accompagnato solo
dall’autista. Tutto sommato in
quella situazione non è che ci
Regalo di Natale
di Cristina Tassini
si accorga di avere poca o tanta
compagnia. Tutto era stato pagato.
Poco perché il funerale
era stato economico nel senso
stretto del termine. Niente fiori,
niente di niente attenendosi
alle istruzioni che avevano trovato
nella lettera che la badante
gli aveva consegnato quando i
cinque si erano catapultati in
casa non appena appresa la notizia.
Erano talmente abbattuti
che per non pensare al dolore
si erano messi subito a frugare
in salotto, nello studio, perfino
in cucina aprendo sportelli,
cassetti e anche il frigorifero.
Talmente addolorati che non
s’erano accorti che stavano frugando
con irruenza anche nella
camera della badante mettendo
tutto sottosopra. Talmente storditi
dalla notizia, che la donna
dovette insistere a gran forza
per farli entrare in camera a
dare l’ultimo saluto al loro unico
zio mentre lei, infastidita,
riusciva a chiudere a chiave la
porta della sua stanza.
Quindi... lo zio? Morto. Funerale?
Fatto. Badante? Invitata
ad alzare i tacchi dopo la funzione
e a sparire nel senso letterale
del termine. Dalla notizia
del decesso, le avevano dato
due giorni di tempo per volatilizzarsi.
Altro pensiero risolto e
senza sborsare un euro perché
una settimana prima di morire,
lo zio in un barlume di lucidità
aveva chiamato il suo amico
RACCONTAMI UNA STORIA
commercialista e aveva predisposto
tutto: dal pagamento
dello stipendio, alla liquidazione
e tutte le competenze dovute,
oltre una gratifica di quindicimila
euro per quella donna
che era rimasta sempre accanto
a lui negli ultimi tre anni. Come
l’aveva assunta, l’aveva quindi
anche licenziata con la fine di
quel mese pagandogli tutto il
dovuto con un bonifico anticipato.
Aveva deciso di darle una
gratifica perché non era sicuro
del momento in cui se ne sarebbe
andato, anche se in cuor suo
sentiva che nella clessidra stavano
scorrendo gli ultimi granelli
di sabbia e perché quella
donna era stata per lui come
un angelo custode amorevole,
e sapeva che lo sarebbe stato
fino all’ultimo dei suoi respiri.
Il commercialista aveva spiegato
tutto alla donna circa la decisione
presa da quell’anziano
burbero e lei si era commossa.
Mai nessuno si era comportato
come lui. Nessuno le aveva
mostrato riconoscenza e gratitudine.
Lei promise di rimanere
accanto al suo datore di lavoro
e di continuare a fare ciò
che da tre anni faceva, con la
stessa dedizione, con la stessa
attenzione. I nipoti ovviamente
avevano quindicimila motivi
per farsi rimanere la badante
sollo stomaco, ragion per cui
le avevano “cortesemente” intimato
di andarsene. Ora erano
RUBRICA
cosa nascondono
le apparenzE?
quattordici racconti per capire che niente e' come sembra
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32 ANNO IV • NUMERO 5 • MAGGIO 2021 www.edizionijollyroger.it
33

RACCONTAMI UNA STORIA
tutti seduti in un’anonima sala
d’attesa di un appartamento del
centro, convocati dall commercialista
amico dello zio, che in
quello studio lavorava con altri
professionisti, perlopiù avvocati
e notai. I nipoti si rigiravano
i cellulari fra le mani, attenti a
controllare social, mail, sms,
ogni tanto qualche selfie così
tanto per dare risalto alla inesauribile
voglia di apparire e
soddisfare la stupida vanità che
si era impadronita delle loro
vite. Alcuni di loro avevano anche
avuto la sfrontatezza di far
diventare quei selfie, delle storie
di Instagram e Facebook con
scritte del tipo “manca poco e
la mia vita fra poco cambierà”
oppure “Porsche o Ferrari? Fra
poco vi aggiorno, restate connessi”.
Si sentì aprire una porta
nell’ingresso e un uomo apparve,
molto elegante e compito.
«Siete i parenti del defunto?»
Annuendo, scattarono tutti in
piedi come se dovessero obbedire
a un ordine militare tanta
era l’avida curiosità di sapere
come e quanto le loro vite di lì
a breve sarebbero state piacevolmente
stravolte.
«Prego accomodatevi, mantenete
le mascherine per favore,
e tenete le distanze una volta
dentro al salone. Il Notaio,
l’Avvocato e il Dottore Commercialista
sono pronti».
Emozionati, entrarono in fila
indiana. Una volta seduti e distanziati,
sistemarono ognuno
davanti a sé la propria carta
d’identità. Dopo un minuto
di silenzio uno dei tre professionisti
iniziò a parlare «Buon
pomeriggio signori. Siamo qui
a rendere note le volontà di vostro
zio come del resto potete
immaginare. Cortesemente vogliate
scrivere sul bloc notes
che trovate sul tavolo, i vostri
riferimenti bancari, istituto e
iban perché una volta letto il
testamento, dovremo rendere
esecutive le indicazioni che
troveremo all’interno di questa
busta sigillata, datami in custodia
da Vostro zio».
«Ora si ragiona! Ragazzi ho
il cuore a mille, il vecchio era
ricco e parecchio lo sappiamo
tutti» disse il nipote maggiore,
aggiungendo poi «vada vada,
proceda».
Il segretario passò a ritirare gli
estremi bancari di tutti e li consegnò
al commercialista che,
dando dei colpetti con la mano
su un grande faldone pieno di
documenti ingialliti, fece cenno
al Notaio di iniziare.
«Io Francesco Celestini, notaio
in Firenze, ho custodito quanto
vado a leggere: “Queste sono le
mie volontà. Sono Guido Lapini
nato il primo giugno del 1933 a
Firenze, ivi residente nella villa
posta in via Bolognese n° 45 di
cui sono proprietario oltre a:
- Palazzina intera posta in via
Lamarmora composta da n° 10
appartamenti;
- Bed & Breakfast “Bella vista”
composto da 25 camere con
servizi oltre giardino, parcheggio
e annessi, situato sul Viale
Galileo Galilei in posizione panoramica;
- Campeggio “Ideal SEA” attrezzato
per roulottes e camper
oltre n° 15 bungalow arredati
e accessoriati, oltre minimarket,
risorante, piscine, spiaggia
adiacente con cabine e minibar,
posto a confine fra Lido di Camaiore
e Forte dei Marmi;
- tre negozi posti in Firenze, via
Roma.
- Villa 10 stanze oltre bagni,
giardino, garage, taverna posta
a Cortina D’Ampezzo.
- pacchetto azionario con investimenti
a breve, medio e lungo
termine per un totale di €
1.590.000, oltre conti correnti
e cassette di sicurezza con gioielli
di famiglia e titoli.
Per tutto quanto sopra elencato
dispongo quanto segue:
per i miei cinque nipoti e unici
eredi chiedo che venga istituito
un fondo patrimoniale del valore
idoneo a provvedere alla
prosecuzione di un’abitudine a
me molto cara: davo a ognuno
di loro, per Natale € 150,00.
Unica occasione dell’anno per
vederli, almeno fino a quando
le loro madri sono state in vita.
Non ho mai voluto pensare che
le madri li obbligassero a venire
da me, ma dopo la morte delle
mie sorelle ebbi subito i loro
Iban, in modo che quel regalo
continuasse ad arrivare senza
che mai se lo siano più venuto
a prendere. Mai un grazie, mai
una telefonata. Ho sempre preferito
credere che fossero molto
impegnati e presi dalle loro
cose» il Notaio fece una pausa.
Nella stanza l’imbarazzo era
tangibile. Il più piccolo dei cinque
- comunque venticinquenne
- esordì con una frase che
era una via di mezzo fra una
giustificazione e una manciata
di ipocrisia: «Mah, povero zio,
mantenere questa tradizione
mi fa tenerezza... un po’ come
se fosse sempre in vita... ogni
anno a Natale ci arriverà il suo
regalo...»
QUANDO IL THRILLER
incontra le tenebre
mistero, storia e paranormale in un romanzo dal fascino magnetico
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34 ANNO IV • NUMERO 5 • MAGGIO 2021

RACCONTAMI UNA STORIA
Il maggiore lo interruppe: «Va
bene; con quelli ogni anno ci
compreremo un panettone di
marca.... e vaffanculo! Notaio,
vada avanti. Ora viene la parte
migliore per noi tutti... o sbaglio?»
E l’uomo ricominciò la lettura:
«Per ciò che riguarda i beni sopra
elencati, dispongo quindi
che: la villa di Cortina D’Ampezzo
sia intestata al Dottor
Baglioni, amico e commercialista
che sempre mi ha seguito e
consigliato, in modo presente e
attento» il Notaio fece un’altra
pausa perché il mormorìo nella
stanza era quasi insostenibile
mentre l’uomo seduto al tavolo
con quel gran classificatore davanti
era visibilmente sorpreso.
Lui aveva capito le intenzioni
del suo cliente che in verità non
parlava mai del destino della
villa a Cortina.
«Signori vi prego,silenzio!» il
segretario che era in piedi sula
porta a mo’ di corazziere riuscì
a zittire quel borbottìo stizzoso
e il Notaio poté ricominciare:
«A eccezione quindi della Villa
in montagna, chiedo vengano
resi pubblici e perfezionati gli
atti di donazione di tutti i beni
immobili, peraltro già pronti
e da me firmati. I beneficiari
sono gli ospedali fiorentini con
ripartizione del valore in parti
uguali. I proventi delle vendite
dei beni mobili dei gioielli e
dei titoli azionari andranno a
sommarsi al denaro nei conti
correnti e saranno consegnati
al Comune di Firenze, nella
persona del Sindaco, con la
condizione di doverli impiegare
per migliorie e necessità degli
asili nido della città. Queste
sono le mie volontà. Aggiungo
solo una frase per ciascuno dei
miei nipoti: “so che ti ricorderai
di me, per sempre”. Signori
la lettura è finita, potete andare.
Riceverete il bonifico questo
Natale ed i successivi, come disposto.
Buona giornata».
Su una cosa i cinque nipoti erano
tutti d’accordo, che quella
era la peggior giornata della
loro vita... e lo sarebbe stata per
un bel pezzo.
Appuntamento al 5 giugno con il nuovo Jolly Roger Magazine
dove conoscerete i vincitori del quarto round dal tema
“La sfiga ci vede benissimo”
CONTEST MENSILE
PER RACCONTI INEDITI
Edizioni Jolly Roger promuove un contest
mensile per racconti inediti della lunghezza
massima di 10.000 battute.
La partecipazione è aperta a tutti, non prevede
vincoli di genere ed è gratuita.
I tre elaborati giudicati di volta in volta migliori
verranno pubblicati integralmente sulla
rivista “Jolly Roger Magazine”, in uscita
il 5 di ogni mese.
Su ogni numero della rivista sarà reso noto il
tema per il contest successivo, e gli elaborati
dovranno pervenire entro il 5 del mese successito
all’indirizzo mail indicato.
Trascorso un anno dall’inizio del contest,
i dodici racconti classificatisi al primo posto
saranno inseriti in un’antologia cartacea
pubblicata e distribuita su scala nazionale a
cura di Edizioni Jolly Roger.
I racconti classificatisi al secondo e terzo
posto saranno inseriti in un’antologia realizzata
e distribuita in eBook a cura di Edizioni
Jolly Roger.
Il tema mensile potrà essere sviluppato in
piena libertà, senza limite di genere e contesto
temporale, purché non leda la dignità di
persone, enti o religioni esistenti.
Per qualsiasi ulteriore informazione è possibile
inoltrare le richieste alla casella mail
info@edizionijollyroger.it
CONTEST MENSILE
PER RACCONTI INEDITI
Tema per il numero di Luglio 2021
Una rosa per te
Gli elaborati, della dimensione massima di 10.000
(diecimila) battute spazi inclusi, dovranno pervenire
entro la mezzanotte del giorno 5 giugno 2021
in formato OpenOffice alla casella
contest@edizionijollyroger.it
Gli Autori dei racconti classificati ai primi tre posti e
pubblicati sul numero di luglio 2021 della rivista online
“Jolly Roger Magazine” si impegnano a non divulgare
l’elaborato con altri canali o sottoporlo ad altri
Editori fino alla pubblicazione in cartaceo o in eBook a
cura di Edizioni Jolly Roger.
Nella mail di invio si prega di inserire i dati anagrafici
dell’Autore, un recapito telefonico e l’autorizzazione a
pubblicare l’elaborato in caso di vittoria.
36 ANNO IV • NUMERO 5 • MAGGIO 2021

HI
AUTORI JOLLY ROGER
AUTORI JOLLY ROGER
ICA
O
IL BASTONE E LA carota
di carlo rinaldo
Un Saggio di estrema attualità che apre la strada
a un’intera collana di “Quaderni” illuminanti.
La collana “Saggistica” è sempre
qualcosa di estremamente
delicato. Si rischia di svalutare
il termine stesso pubblicando
opere troppo leggere, così come
si rischia di seppellire il Lettore
sotto a volumi di pesantezza
inaudita.
Con l’ultima fatica letteraria
di Carlo Rinaldo, disponibile a
breve in libreria e online (vi ricordiamo
che sullo shop di Edizioni
Jolly roger la spedizione
è sempre gratuita), entrambi
i rischi vengono scongiurati:
il suo Quaderno, che si preannuncia
come il primo di molti,
tratta tematiche di estrema attualità
e interesse civico, senza
indulgere in forme retoriche di
sicuro effetto, ma di difficile
comprensione.
Amelia Volpe
In una Società
caratterizzatada da
una globalizzazione
sempre più spinta,
valori quali
amicizia, gratitudine
e sincerità stanno
lentamente
scomparendo.
Ma esiste un modo
per recuperare
terreno contro
l’imbarbarimento
dei costumi?
Ce ne parla l’Autore
Carlo Rinaldo, autore dei
Quaderni dedicati alla ricerca
del Bene Comune. Come è
nata l’idea?
L’impegno a favore del Bene
Comune ha radici molto lontane,
legate al mio impegno per il
sociale sin da ragazzo, soprattutto
nelle attività parrocchiali.
Crescendo ho cominciato ad
interessarmi parallelamente anche
ai principi della Politica ed
ho intrapreso gli studi universitari
di Scienze Economiche
e Sociali con una tesi di Laurea
afferente al Dipartimento
di Scienza Politica. Appassionato
di scrittura ho iniziato ad
approfondire ed a scrivere di
argomenti legati proprio alla
Società, alle sue problematiche
ed a ciò che si può suggerire
per affrontarle pensando alla
comunicazione come uno dei
mezzi per poter addivenire al
miglioramento della collettività.
Il mio impiego a stretto contatto
con i Consiglieri regionali
anche nelle vesti di Presidenti
di Commissioni consiliari o di
Assessori mi consente di essere
utile agli altri ma con dei logici
limiti. Sento di poter dare ancora
di più scrivendo saggi, questo
è il terzo (dopo “Il calabrese
e la difficile ricerca del Bene
Comune” e “L’abito (spesso)
non fa… il dirigente. AAA Cercasi
più ricambio”), e interventi
di stampa su argomenti riguardanti
la Comunità, la necessità
della sanità della condivisione.
Per questo ho addirittura deciso
di dare vita ad una Collana
di Quaderni sul Bene Comune
della quale questo, “Il bastone
e la carota nella società Iper”,
rappresenta il primo quaderno.
Il mondo che viviamo, pervaso
dall’individualismo, rende
ancora più difficile guardare ed
agire in prospettiva dell’”altro”
e le delusioni e lo sconforto si
presentano sempre più frequentemente
se si cerca di essere solidali
e collaborativi. La “molla”
che mi fa riscattare dopo
ogni frequente disillusione per
riprendere in queste intime direttive
è la mia convinzione che
per migliorare la propria condizione
ognuno deve migliorare
quella della realtà che ci circonda
dunque in primis quella
di coloro che ci affiancano: non
possono mancare “contributo”
e “condivisione” (parole “chiave”)
da parte di ognuno, partendo
da noi stessi. La speranza
non deve venir meno neanche
in questo momento di opacità;
citando me stesso: “In fondo al
tunnel c’è una luce piccolissima
che non riusciamo a scorgere
perché guardiamo da una
prospettiva troppo bassa. Solo
elevandoci nelle nostre aspirazioni
la intravedremo”.
Il titolo del primo Quaderno
recita “Il bastone e la carota
nella Società IPER”. Cos’è la
Società IPER?
Una Società “Iper”, per come
da me definita, talmente spinta
ai limiti dei comportamenti
e nei luoghi che frequentiamo,
esemplificati dalle Metropoli e
dagli Ipermercati, tanto da farmela
coniare come Iper: i valori
fondamentali tradizionalmente
intesi sono sempre meno solidi,
più sfumati; amicizia, bontà,
coerenza, lealtà, gentilezza, gratitudine,
sincerità ed altri sono
“merce sempre più rara”. La
nostra è una Società complessa
e globalizzata, ipertecnologica
e ultra individualista, frenetica,
dai valori solitamente intesi accostati
da altri nuovi e diversi
modelli di comportamento da
perseguire, determinata dunque
dalla grande frammentazione,
dall’incertezza estrema, dallo
spiccato pluralismo, insieme a
molti altri fattori alle esasperate
espressioni: ci barcameniamo in
una realtà post moderna “Iper”
in tutti i suoi aspetti, anche in
quelli che portano negatività,
che per cui ha anche e soprattutto
connotati primordiali.
E quali sono le funzioni di bastone
e carota?
Dal più piccolo dei gruppi ai
quali si appartiene fino a finire
alla Comunità globale è necessario
l’utilizzo sia del “bastone”
che della “carota”, usando
questi termini per riferimento
al controllo e alle sanzioni (bastone)
in contraltare alle ricompense
e agli elogi (carota) nelle
risposte che vengono date da
famiglia, Scuola e Università,
Istituzioni statali e religiose,
media e social e da tutte le altre
istituzioni formali e non, ai
comportamenti negativi e positivi
dei soggetti.
È bene sottolineare che per uso
del bastone se ne intende la
metafora, riferendolo al giusto
ed adeguato intervento sanzionatorio
senza naturalmente intendere
né interventi fisici, condannati
a priori, né interventi
che superino ciò che la legge
predispone come ammenda. Le
risposte fornite nel Quaderno
a tutte queste domande partono
dall’ovvio presupposto che
l’uomo è imperfetto così come
tutte le sue manifestazioni, i
suoi comportamenti e i suoi
modelli da seguire, compresi
quelli educativi, per cui anche
lo stato di salute della cittadinanza
non è mai ottimale e nei
suoi epocali alti e bassi ha bisogno
di essere “trattato” dosando
sempre e diversamente a
seconda dei momenti, bastone
e carota.
La mancanza di riconoscimento
di autorità alle istituzioni, dovuta
al diminuito senso civico
che porta appunto anche le autorità
stesse ad essere di meno
da esempio, avrebbe bisogno di
più controlli e ammende.
Gli innumerevoli comportamenti
contrari ai vari disposti
dei DPCM con gli assembramenti,
l’”uso allegro” della
mascherina e gli spostamenti
anche se non necessari, rappresentano
solo la “punta dell’iceberg”
rispetto allo stato di salute
precario del nostro senso
civico esplicato dal fatto che
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39

AUTORI JOLLY ROGER
AUTORI JOLLY ROGER
non abbiamo del tutto accettato
queste limitazioni personali per
un fine superiore, quello della
salute pubblica. Non si tratta
di risolvere questioni con la
creatività, ma di problematiche
meccaniche, avere dei comportamenti
elementari quali
ad esempio non assembrarsi, e
quando si deve ricominciare da
tutte le essenzialità che reggono
la Società bisogna allora, a mio
parere, fare più uso del bastone
che della carota. Dunque in
una fase ancora più disordinata
dove il senso civico non prevale
sarebbe opportuno usare
maggiormente il rigore.
Parlando dell’educazione dei
bambini come futuri cittadini
abbiamo sentito di tutto. Quali
sono gli errori più frequenti?
Nell’educazione di un bambino
un primo errore è non introdurre
delle regole: non si deve lasciare
il bambino privo di guida
altrimenti si avrà un soggetto
con condotte problematiche,
non lasciando prevalere né un
atteggiamento autoritario ma
prevedendo delle punizioni non
troppo severe e solo per gli errori
più gravi né un approccio
troppo permissivo ma che preveda
comunque delle ricompense
per i comportamenti conformi.
Il non responsabilizzare il bambino
riguardo agli errori da lui
commessi: se il bambino ha
fatto qualcosa di male, indipendentemente
dalle conseguenze
del suo atto, è bene che ammetta
il suo errore e si scusi il prima
possibile.
Permettere a tuo figlio di fare
il bello ed il cattivo tempo: se
ha sbagliato, inizia a farglielo
comprendere non appena è
abbastanza grande da provare
rimorso; concedere che tuo figlio
incolpi dell’accaduto un
altro bambino, un amico immaginario,
il tempo atmosferico
o chissà cos’altro; abitualo ad
ammettere le proprie colpe ed
insegnagli che la responsabilità
delle sue azioni e soltanto sua.
Far sì che il bambino impari a
rispondere del suo operato lo
renderà in grado di riconoscere
i propri errori da adulto.
Cercare di essere comprensivo
quando il bimbo ammette le
proprie colpe; insegnargli ad
essere responsabile non significa
umiliarlo quando sbaglia.
Quali sono i principali compiti
della Scuola e quali della Famiglia?
L’obiettivo dell’educatore non
deve dunque essere quello di
stilare un complicato e freddo
elenco di norme comportamentali
quanto quello di far compiere
al bambino il percorso
che parte dalla conoscenza delle
stesse regole alla loro applicazione.
In questo percorso si deve tenere
conto di alcuni elementi fondamentali
quali: regole semplici
e non numerose dettate con
frasi comprensibili per l’età del
bambino, la coerenza con cui
vengono proposte e fatte rispettare
da tutti gli educatori che intervengono,
l’esempio che viene
dato dagli stessi educatori
nel seguirle, la adeguata e non
reiterata punizione (il bastone)
o la ricompensa (la carota) in
caso di azione positiva.
Tuttavia, potrebbe sorgere una
domanda: quale è la punizione
più efficace?
La risposta, teoricamente semplice,
implica spesso un radicale
cambiamento di prospettiva
educativa.
La punizione più significativa
consiste infatti nel sottrarre al
bambino qualcosa di gradito.
Se però non premiamo i suoi
comportamenti positivi, non
sapremo cosa sottrargli in caso
di condotte problematiche.
Premiare un bambino quando
emette un comportamento adeguato
dovrebbe costituire la regola
di base dell’educazione.
Solo in questa maniera possiamo
ottenere un incremento dei
comportamenti positivi. Ovviamente
non dobbiamo cadere
nel facile equivoco di identificare
i premi con un giocattolo
o un dolce.
Piuttosto, numerose esperienze
educative dimostrano che i rinforzatori
più significativi per i
bambini sono i seguenti:
l’attenzione dell’adulto…; i
segni di affetto e di stima; il
riconoscimento di ruoli di responsabilità,
come, ad esempio,
qualche incarico affidato
dall’adulto;
la possibilità di svolgere attività
gradite (ad esempio, giocare
a calcio); infine, la possibilità
di scegliere alcuni aspetti del
proprio contesto di vita, come
il posto a mensa o in aula.
Affinché questi rinforzi siano
efficaci, però, dobbiamo rispettare
alcune regole, in primo luogo,
dobbiamo erogare il rinforzo
non appena è stato emesso il
comportamento adeguato…
In secondo luogo, dobbiamo
adottare dei riconoscimenti
specifici, ad esempio, è del
tutto inutile dire continuamente
al bambino: “Ma che bravo!”,
“Quanto sei intelligente”,
ecc.…
Infine, premiamo il bambino
soprattutto per l’impegno profuso,
più che per il risultato in
sé stesso.
Una sottolineatura all’esempio!
Con il buon esempio da parte
dei formatori, il mostrarsi quali
persone educate, gentili e soccorrevoli,
responsabili, è molto
probabile che si attivi nel bambino
l’emulazione, l’imitazione
diretta: insegnare a trattare gli
altri come vorremmo essere
trattati noi; a prenderci cura
dell’ambiente che ci circonda
come ci prendiamo cura delle
nostre belle case; bussando e
chiedendo permesso; … grazie,
prego, scusi e per favore; lettura
dei quotidiani e ascolto dei
telegiornali…
Una buona educazione conduce
alla formazione del senso
civico e si assimila da bambini
trasferitaci dai nostri primi modelli
di vita: genitori, maestri
ed educatori in genere.
E per quanto riguarda l’educazione
degli adulti? C’è ancora
speranza?
Nei variegati e numerosi contesti
di vita in cui ognuno di noi
è oggi inserito, dai più semplici
ai più strutturati, con tutte le
loro varie codificazioni formali
e non, si moltiplicano le trasgressioni.
I valori tradizionalmente intesi
sono sfumati, non ben a fuoco,
come già detto: ci barcameniamo
in una realtà post moderna
“Iper” in tutti i suoi aspetti, anche
in quelli che portano negatività,
che per cui ha anche e soprattutto
connotati primordiali,
che non riconosce appieno quale
valenza di punti di riferimento
la famiglia, la religione e le
istituzioni che non forniscono
più gli esempi, poco sorvegliano
e poco sanzionano.
Non si tratta di risolvere questioni
con la creatività, ma di
problematiche meccaniche,
avere dei comportamenti elementari
quali ad esempio non
assembrarsi, e quando si deve
ricominciare da tutte le essenzialità
che reggono la Società
bisogna allora, a mio parere,
fare più uso del bastone che
della carota.
Dunque in una fase ancora più
disordinata dove il senso civico
non prevale sarebbe opportuno
usare maggiormente
il rigore, superare questa fase
approfittandone per “rimetterci
in riga” e ritornare a guardare
da una prospettiva diversa e di
comportarci conseguentemente
cominciando a riconsiderare
quelle virtù oggi non più in
primo piano: la speranza, mi
ripeto, c’è e per darle “fiato” la
strada è questa ed è necessario
che ognuno inizi a percorrerla
in prima persona.
Qual è il rapporto tra Cittadino
e Istituzioni e quale dovrebbe
essere in un mondo perfetto?
Quella che ci troviamo a vivere
è una realtà dove è molto presente
la devianza che trasborda
nei comportamenti apatici,
distaccati, anticonformisti e
antisociali soprattutto in questo
preciso periodo storico di
emergenza sanitaria che è divenuta
anche emergenza economica.
Sempre più individui non
solo non accettano i valori tradizionalmente
intesi ma neanche
alcune leggi considerandoli
passati, non riconoscendo le
autorità, siano esse educatori o
istituzioni dello Stato, e il buon
funzionamento del sistema sociale
ne risente negativamente.
Osserviamo le regole per: abitudine;
conformismo; convenienza;
convinzione; rispetto
dell’autorità; combinazione di
quanto precede.
E’ utile precisare che oggi siamo
ad un punto in cui la strategia
educativa dominante è quella
dell’”educare senza sanzioni”:
è dato osservare una serie di
comportamenti sostanzialmente
omissivi o elusivi; far finta
di niente, limitarsi a redarguire
più o meno blandamente.
I risultati sono negativi!
Quando qualcuno viola le regole,
il che quasi sempre comporta
la sofferenza di qualcun altro
(si pensi alla diffusione del bullismo,
già alle elementari), stranamente
la pietas, la compassione,
quasi automaticamente
si indirizzano verso i prepotenti,
che andrebbero capiti, perdonati
e rieducati, e ignorano le
ragioni delle vittime.
C’è un’incredibile ingenuità
pedagogica e sociologica nella
credenza che, per la prevenzione
di fenomeni di devianza
possano bastare corsi, lezioni,
momenti di sensibilizzazione,
ammonimenti, prediche, e
che ogni punizione sia inutile
o addirittura controproducente.
Come se la consapevolezza
di non rischiare alcuna vera
sanzione non fosse un poten-
40 ANNO IV • NUMERO 5 • MAGGIO 2021 www.edizionijollyroger.it
41

te incentivo a perseverare nei
comportamenti più aggressivi,
violenti e anti-sociali.
Come se, soprattutto, la rinuncia
delle istituzioni a sanzionare
i comportamenti più scorretti,
più che una forma di umana
comprensione per chi sbaglia,
non fosse invece quello che è:
una forma di disumana indifferenza
verso le vittime.
Il mondo perfetto, semplicisticamente,
sarebbe quello in
cui ogni singolo essere umano
seguisse i valori fondamentali:
come insegnato dal più grande
filosofo della morale, Immanuel
Kant, se una persona ha in
sé corretti principi etici, compie
determinate azioni non certo
in funzione dei comportamenti
e/o cattivi esempi altrui, ma
solo perché ritiene giusto svolgere
sempre e comunque il suo
dovere (la massima kantiana è:
il dovere per il dovere). E non
ci sarebbe bisogno di Controllo
Sociale attraverso un Ordinamento
Giuridico che preveda
controlli e sanzioni.
Essendo utopico un mondo
perfetto ritengo si possa, anzi si
debba, però ambire ad un mondo
migliore: nonostante siamo
nel 2021 e si dovrebbe trattare
di raggiungere ben altri alti
livelli sia sul piano personale
che di Comunità Globale (magari!),
siamo costretti invece
a discutere sul come riappropriarci,
o quanto meno cercare
di avvicinarci, all’ordinarietà
delle cose, di addirittura riavviare
il discorso dalle origini
“riannodando la matassa”. Si
parte dall’ovvio presupposto
che l’uomo è imperfetto così
come tutte le sue manifestazioni,
i suoi comportamenti e i
suoi modelli da seguire, compresi
quelli educativi, per cui
anche lo stato di salute della
cittadinanza non è mai ottimale
e nei suoi epocali alti e bassi ha
bisogno di essere “trattato” dosando
sempre e diversamente a
seconda dei momenti, bastone
e carota: sono generalmente
più efficaci quando il compito
da incentivare o correggere è
semplice ed esecutivo – “algoritmico”,
dice qualcuno – ovvero
quando l’agente deve “solo”
seguire delle semplici regole in
successione per ottenere un risultato
facilmente ripetibile.
Funzionano ancora meglio
quando in gioco c’è un bene
“vitale” nel breve periodo per
l’agente, ovvero qualcosa che
sia legato a un bisogno elementare
e urgente, come mettere il
pane in tavola, pagare un debito
o limitarsi personalmente in generale
per un fine superiore.
La pandemia ha cambiato
molte cose. Quali sono stati,
secondo lei, le ripercussioni
sul rapporto Stato/Cittadino?
L’esasperazione appunto, di un
non adeguato senso civico già
presente. Il nostro andazzo frenetico
mirato al raggiungimento
dell’appagamento personale
ha subito uno stop forzato ed
improvviso dovuto alla Pandemia
che ci ha costretti ad un
sostanziale ritorno ad una vita
da svolgere badando solo ai bisogni
essenziali e ai maggiori
contatti umani con i nostri congiunti,
e ci siamo scoperti del
tutto impreparati.
Gli innumerevoli comportamenti
contrari ai vari disposti
AUTORI JOLLY ROGER
dei DPCM con gli assembramenti,
l’”uso allegro” della
mascherina e gli spostamenti
anche se non necessari, rappresentano
solo la “punta dell’iceberg”
rispetto allo stato di salute
precario del nostro senso
civico esplicato dal fatto che
non abbiamo del tutto accettato
queste limitazioni personali
per un fine superiore, quello
della salute pubblica. Uso quale
esemplificazione principe il
periodo dal settembre 2020 in
poi: se la Pandemia non era del
tutto sconfitta per cui si sono
ritenute necessarie norme per
continuare ad evitare assembramenti,
affollamento di locali
e altre allora si sarebbe dovuto
essere più decisi nel farle rispettare
con controlli maggiori,
familiari e delle forze dell’ordine,
e applicazione delle dovute
sanzioni previste (bastone!).
Quali sono i prossimi progetti
di Carlo Rinaldo Autore?
Dare seguito al primo quaderno
della Collana in brevi scritti “La
Ricerca del Bene Comune”, in
cui in ogni singolo libretto si
affronta un argomento sul tema
generale e sulla difficoltà del
suo perseguimento, con la focalizzazione
di questa questione
nella nostra epoca.
Tre buoni motivi per acquistare
e leggere “Il bastone e la carota
nella Società IPER”?
L’attualità del tema affrontato
con il valore aggiunto di soluzioni
suggerite; dare spunti di
riflessione sia nella condivisione
che nella contrarietà alle tesi
sostenute; la semplicità
dell’esposizione.
LA ricerca del
bene comune
Comprendere la Società per identificarne i limiti.
Comprendere l’Individuo per creare Cittadini consapevoli.
In tutte le librerie, nei principali shop online
e su www.edizionijollyroger.it con
SPEDIZIONE GRATUITA
42 ANNO IV • NUMERO 5 • MAGGIO 2021

AUTORI JOLLY ROGER
AUTORI JOLLY ROGER
un libro e un film
per l’ultimo dei playboy
Giuseppe Ferraro firma la sceneggiatura del film
e la pubblica integralmente con Edizioni Jolly Roger
Bruno Ferro
Arriva un momento nella vita in
cui per vincere bisogna mettere
in gioco se stessi.
Questa è la consapevolezza alla
quale giunge Johnny, ultima
icona della stirpe dei Playboy,
dopo aver affrontato le prove
davanti alle quali il destino lo
ha posto.
Spensieratezza, donne da favola
e profondo dramma personale
si rincorrono su una giostra che
gira vertiginosamente, dove il
protagonista ama, soffre e cresce
senza mai rinunciare a quel
sorriso con il quale ha deciso di
andare incontro al mondo.
Costi quello che costi!
“Play Boy” non è un libro convenzionale.
Il modo stesso in cui è stato ideato
non porta a un libro, bensì
a un film... ed è per questo che
leggendolo vi troverete davanti
a un vero e proprio copione
cinematografico, con tanto di
indicazioni per regia, fotografia
e tutto quello che è necessario
per la genesi di una buona pellicola.
Il risultato è uno scorcio di vita
estremamente realistico, che
“Un Playboy è solo
un uomo che ama le
donne più degli altri
uomini”.
Con questa
affermazione
Giuseppe Ferraro
apre le danze del suo
“PlayBoy”: un libro,
sceneggiatura di
una vita, che presto
l’esperta regia di
Domenico Costanzo
porterà sugli
schermi.
attraversa i territori dell’animo
umano toccando sfaccettature
tra loro così diverse, ma al tempo
stesso indissolubili.
La mondanità, il lusso, i locali
alla moda e le donne fanno da
contrappunto a una sensibilità
quasi latente, che le prove della
vita faranno emergere in tutta
la sua grandezza, trasportando
il protagonista verso una catarsi
della quale ognuno di noi sente
il profondo bisogno.
Lo strumento narrativo impiegato,
ovvero quello della sceneggiatura,
rende ogni particolare
più vivido e coinvolge
il lettore fino al punto di non
essere più in grado di capire se
stia leggendo un libro o vedendo
un film.
Poco male, perché il film, proprio
adesso che il libro sta venendo
affidato alle stampe, è
in fase di lavorazione con la
geniale regia di Domenico Costanzo,
garanzia d’eccellenza e
vincitore solo nell’ultimo anno
di ben quattordici premi.
Le indicazioni “INT” ed “EST”
che il lettore troverà nel corso
del testo, indicano se la scena si
svolge all’interno o all’esterno
della location di volta in volta
citata.
Quindi una volta terminato
di leggere “Play Boy” potrete
concedervi anche di guardarlo.
Sarà divertente scoprire se i
volti che avete immaginato
per i vari protagonisti saranno
in sintonia con il casting della
produzione, ma sarà ancora più
divertente constatare come la
vostra regia immaginaria di lettori
si sposi con quella reale di
un grande professionista come
Costanzo.
In sintesi, “Play Boy” è un libro
da leggere, da guardare e
nel quale scoprire quella forza
interiore capace di farci rialzare
dopo ogni caduta.
Quella forza che fa dire a Giuseppe
Ferraro “... ci sono momenti
nella vita di un uomo, nei
quali per vincere bisogna mettere
in gioco se stessi”.
Lo abbiamo incontrato per voi,
ponendogli una serie di domande:
Giuseppe Ferraro, disegnatore,
imprenditore, grande
appassionato di equitazione
e oggi anche scrittore. Quali
sono gli altri tuoi interessi?
So che sembra ovvio, ma la risposta
è: naturalmente le Donne!
Come è nata l’idea di scrivere
“Play Boy”?
Più che un’idea “Play Boy”
rappresenta la maturazione di
un uomo; ed è arrivata proprio
nel momento giusto per scrivere
questo libro.
Il libro si presenta con la struttura
di un copione cinematografico.
Avevi già in mente di
trasformare la tua idea in un
film?
L’idea è nata così: secca! Doveva
essere un film.
Partiamo dall’inizio: chi è un
Playboy?
Un playboy è solo un uomo che
rispetta le Donne e le ama... più
degli altri uomini.
Oggi ne esistono ancora o Internet
ha fatto sparire anche
loro?
Non lo so... ma io ne vedo sempre
meno in giro.
Tocchiamo un tasto delicato:
qualcuno, leggendo il tuo libro,
potrebbe ravvisare la figura
femminile intesa unicamente
come preda. Ma per Giuseppe
Ferraro chi è la Donna?
Per Giuseppe Ferraro la DOnna
è l’Universo... la Terra è Femmina.
Nel libro si parla molto di amicizia
e di solidarietà. Quanto
sono importanti gli amici nella
vita, e perché?
44 ANNO IV • NUMERO 5 • MAGGIO 2021 www.edizionijollyroger.it
45

Ci sono dei momenti nella vita
nei quali una Donna può andare
e venire. Tante cose possono
andare e venire, ma gli amici,
quelli veri, rimangono sempre.
Il cavallo, altra tua grande
passione. Cosa rappresenta
per te questo meraviglioso animale?
Rappresenta la mia anima.
E veniamo al tuo incontro con
Giuseppe Ferraro
Nasce a San Giuseppe
Vesuviano, vicino a
Napoli. Fin da piccolo
dimostra subito grandi
doti artistiche: infatti
all’età di 16 anni
collabora con diversi
editori per collane fumettistiche,
diventando
disegnatore e sceneggiatore
di molti fumetti
western, ma la sua continua
ricerca di emozioni
lo spinge sempre
oltre e decide di trasferirsi
in Toscana
Lavora come fotomodello
per poi diventare
imprenditore nel settore
abbigliamento, con
ingrosso e negozi.
Dall’incontro con il
regista Domenico Costanzo
nasce l’idea di
trasformare la sua storia
in un libro, e poi in
un film.
il regista Domenico Costanzo.
Ci racconti qualcosa?
Per raccontare dell’incontro
con Domenico Costanzo ci vorrebbero
almeno altri due libri!
A parte gli scherzi: c’e stato
subito feeling... c’è stato subito
amore.
Quindi Autore del libro e interprete
del film. Che sensazioni
provi?
Provo la bellissima sensazione
di rivivere cose già vissute.
AUTORI JOLLY ROGER
Qual è il messaggio che con libro
e film vuoi trasmettere?
È difficile veramente. Vorrei
trasmettere l’amore per le Donne,
per gli animali... per la vita,
ma è una cosa difficilissima. Se
riuscirò a far giungere la potenza
e la profonditàdi queste sensazioni
anche a una sola persona,
sarò felice.
Chi è Johnny?
Johnny è Giuseppe Ferraro!
Chi è Giuseppe Ferraro?
(ride) Giuseppe Ferraro è Johnny!
Quali sono i prossimi progetti?
“Play Boy 2”, naturalmente!
Tre buoni motivi per acquistare
e leggere “Play Boy”?
Perché leggendolo ci si prepara
al film.
Perché è un libro pieno di emozioni,
pagina dopo pagina.
Perché costa poco, vi arriva a
casa gratis e lo potete leggere
ovunque!
questa È
la mia storia
Arriva un momento nella vita di un uomo
in cui per vincere devi mettere in gioco te stesso
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46 ANNO IV • NUMERO 5 • MAGGIO 2021

CULTURA E INTERNET
CULTURA E INTERNET
l’arte della lettura
la lettura dell’arte
“Leggo Letteratura Contemporanea”: un gruppo
nel quale la cultura (quella vera) trova finalmente spazio
di Maria Laura Labriola e Susi Capucci
“L’Arte e la Letteratura sono
l’emanazione morale della civiltà,
la spirituale irradiazione
dei popoli.”
Così scriveva il primo italiano
premio Nobel della Letteratura,
Giosuè Carducci.
In questo articolo vi vogliamo
presentare un progetto artistico
nato nell’ambito del gruppo
facebook “Leggo Letteratura
Contemporanea”.
Maria Laura Labriola amministratrice
e fondatrice del gruppo
locale campano Eduardo De
Filippo intervista Susi Capucci
amministratrice del gruppo
locale Veneto-Friulano Dino
Buzzati e promotrice della Rubrica
“io Amo l’Arte”.
Arte e Letteratura
si corteggiano da
secoli in ogni modo
possibile.
Da un’idea di Susi
Capucci ha preso
vita la rubrica
#ioamolarte con
la quale il celebre
Gruppo Facebook
collega due mondi.
Maria Laura
Labriola la ha
intervistata per le
pagine del Magazine
Come si inserisce il tema artistico
in un Gruppodi Letteratura?
Nel Gruppo Leggo Letteratura
Contemporanea (LLC) forte e
costante è sempre stato il desiderio
di traslare nel mondo
reale le condivisioni e le conoscenze
virtuali, tanto che, fin
dai primi anni di vita del Gruppo
Nazionale, si è voluto iniziare
ad organizzare incontri reali,
regionali, in cui conoscersi e
confrontarsi di persona.
Luoghi d’incontro per gruppi
così estesi sono sempre state le
principali città italiane e le località
più conosciute che
rappresentano nel nostro territorio
musei diffusi, a cielo aperto,
in cui l’arte oltre che fare sempre
da sfondo, diventa presenza
costante e protagonista.
L’idea di approfondire oltre
alle nostre conoscenze letterarie
(raggiungendo scrittori, fiere
ed eventi di settore) anche le
nostre conoscenze artistiche, è
stato un processo del tutto naturale,
alimentato sempre più
dalla forte passione per l’Arte
che chi come me, prova.
Come membro e in seguito
come amministratrice di un
gruppo locale di LLC ho da
subito proposto e condiviso
l’organizzazione di giornate
artistico-letterarie caratterizzate
da visite a Musei e Mostre,
associando interessi culturali e
letterari, alla scoperta anche di
tradizioni gastronomiche locali,
fondamentali compagne delle
nostre giornate insieme.
Tra gli eventi letterari più importanti:
Festivaletteratura a
Mantova, Librixia a Brescia,
Book-City a Milano.
Tra gli eventi artistici più importanti:
la Mostra di Giulio
Romano a Mantova, la Mostra
di Alberto Giacometti a Verona,
la Mostra di Tiziano a Brescia,
la Mostra di Van Gogh, Monet
e Degas a Padova, le
Mostre a Milano di Antonio
Canova e di Antonello da Messina.
Solo per citarne alcune!
Come e quando è nata la passione
per l’Arte nella tua vita?
L’Arte è sempre stata per me
una presenza costante, una passione
nata fin dai primi anni di
vita in cui ho iniziato ad esprimermi
con il disegno, mai abbandonato.
Oltre a disegnare e a dipingere,
crescendo ho cercato di avvicinarmi
ai grandi Artisti, misurandomi
con le emozioni che di
volta in volta le loro opere mi
trasmettevano.
Le mie tecniche preferite, che
utilizzo ancora, sono la pittura
a olio e il dipinto a gessetti in
rappresentanza dell’Arte Madonnara
che a Mantova richiama
in un Festival Internazionale
i madonnari di tutto il mondo
il 15 di Agosto nel Borgo di
Grazie di Curtatone.
Questa rubrica è nata nel marzo
del 2020, un periodo particolare.
L’esigenza di arte ha
avuto una genesi? Se sì quale?
Un anno fa, improvvisamente e
in modo davvero tragico, tutto
è cambiato e l’inizio di un lungo
periodo di isolamento ci ha
tolto la possibilità di proseguire,
con gli incontri di persona,
questa condivisione artisticoletteraria,
per tutti noi così preziosa.
Inizialmente lo sguardo è caduto
sui divieti, sulle privazioni, sulle
rinunce, sui surrogati, ma poi
il tempo ha lasciato spazio alla
trasformazione e alla volontà di
non interrompere un’attività di
LLC così importante.
Dopo aver organizzato incontri
per gli iscritti di “Leggo
Letteratura Contemporanea”
aventi ad oggetto visite e gite
in luoghi d’arte, come è nata
l’idea di una rubrica sull’arte?
Su richiesta di Fabrizio d’Alessandrii
fondatore del Gruppo
Nazionale, che ha sentito forte
la necessità di essere presente
in un momento così difficile
di isolamento, ho ideato per il
nostro Gruppo questo format
diretto e accessibile in cui è
possibile parlare di Arte e Letteratura,
scegliendo di volta in
volta argomenti comuni che
permettono di confrontarci e
costruire raccolte importanti di
opere uniche ed inestimabili.
L’interesse è stato da subito
molto forte, la partecipazione
molto elevata, l’esortazione a
continuare costante, l’entusiasmo
e la passione di tutti, sorprendenti.
Qual è l’approccio che tu hai
con i lettori che fruiscono di
Arte? Quali messaggi vuoi trasmettere?
Con i lettori, membri di LLC,
l’appuntamento artistico è ormai
fisso.
Periodicamente in un post dedicato
ci incontriamo per confron-
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CULTURA E INTERNET
CULTURA E INTERNET
tarci su temi predefiniti e per
raccogliere virtualmente opere
che visivamente ci uniscono e
ci arricchiscono molto. Il messaggio
che vorrei trasmettere
è quello che l’Arte può essere
ricercata in tutto ciò che ci circonda,
è fruibile a tutti, è spunto
di riflessione e generatrice di
profonde emozioni.
I tuoi post sono molto seguiti.
Hai intessuto rapporti continuativi
con chi ti segue?
In ogni post di “Io amo l’Arte”
ognuno di noi diventa protagonista
in una condivisione che
non si limita a confrontarci nel
solo giorno di pubblicazione
della Rubrica, ma che prosegue
sempre, anche nei mesi successivi,
essendo i post “a Tema”.
Ogni volta che pubblico la Rubrica
ritrovo la partecipazione
degli “amici” di sempre, ma è
interessante sottolineare che si
attivano anche membri sconosciuti,
che non intervengono
spesso nel Gruppo Nazionale,
ma che sono interessati ai nuovi
temi oppure alla condivisione
artistica.
Esempi di temi trattati oltre alle
vite dei grandi Artisti sono: i
mestieri, i colori, la terra, il
vento, l’acqua, gli astri, il
ritratto, la donna, i bambini, il
cibo, la rabbia, il disegno, la
scultura, lo sguardo, etc.. etc..
Nel Gruppo Nazionale ho creato
anche un Album che riassume
tutti i temi pubblicati, per avere
a disposizione un utile archivio
e per dare la possibilità ai nuovi
iscritti di partecipare anche alle
pubblicazioni passate.
La Rubrica di LLC -Io amo
l’Arte- vuole essere viva, libera
e propositiva.
Vuole regalare un punto concreto
di osservazione e nuovi
spunti di riflessione raggiungendo
più utenti possibili, appassionati
di Arte in forma attiva
o passiva.
Vuole creare Mostre virtuali a
cui accedere ogni volta che il
nostro interesse per l’Arte ci
chiama e ci unisce.
A volte le risposte ai tuoi appelli
di interazione durano alcune
Con Carlo Carlipso adm GRUPPO Londinese
giornate consecutive. Richiede
impegno seguire questa rubrica?
E se sì, quanto ti lusinga
questa ininterrotta interazione
con loro?
Lo scopo della Rubrica è stare
insieme in un contesto artistico
letterario che sviluppi la nostra
curiosità, arricchisca il nostro
tempo e le nostre conoscenze
perciò chi interagisce tende a
confrontarsi regalando una partecipazione
attiva che seguo
con particolare attenzione e
piacere. Vedo ogni opera, ogni
commento e mi confronto il più
possibile sviluppando e condividendo
l’interesse comune che
ci fa incontrare nel nostro gruppo
virtuale. Questo mi
rende davvero felice perché
regala un valore immenso alle
raccolte da noi create, sempre
fruibili. Ne esco arricchita ogni
volta e con il desiderio di darsi
un nuovo e immancabile appuntamento.
Zola spesso scriveva nei suoi
romanzi come se volesse lasciare
pennellate piene di co-
lore. Melville, nel suo Moby
Dick, descrive molti dipinti.
Molti autori oltre a porre l’Arte
nel contenuto delle loro opere
erano pittori: Victor Hugo,
Herman Hesse e Dino Buzzati.
Credi che i due modi di comunicare
come il gioco dei colori
e i fiumi di parole possano
avere risposte diverse dai loro
fruitori? E se sì, quali?
Credo che la commistione dei
due mondi, quello artistico e
quello letterario, sia acclarata.
In fondo sono entrambi due forme
creative di comunicazione
molto potenti: l’Arte appare più
immediata e visiva con i suoi
colori, le sue prospettive e la
sua materia, mentre la letteratura
risulta più introspettiva con
la continua ricerca linguistica e
la creazione di descrizioni evocative.
Ai fruitori l’onore di scegliere
di riconoscersi in uno di questi
due mondi e di cercare risposte
in immagini artistiche o letterarie
in base alla propria natura
e all’espressione più vicina al
proprio sentire.
Gli scrittori-artisti credo che
abbiamo potuto raggiungere i
più alti livelli di elevazione e
toccare corde emotive tendenti
all’unisono.
In uno dei tuoi ultimi post hai
chiesto agli iscritti di LLC di
scegliere copertinedi libri, dischi
e riviste che rappresentassero
opere d’Arte. Credi che
un lettore sia più attratto da un
dipinto in copertina e che scelga
quel libro badando meno al
contenuto? Alcune Case Editrici
come la Sellerio hanno
dato ampio spazioa quadri e
disegni sulle loro copertine. Da
consumetrice, secondo te oggi
ci sono più scelte editoriali in
questo senso rispetto ai tempi
passati da parte degli Editori?
Dal riscontro che ha avuto il
post artistico a tema “LE CO-
PERTINE” ho avuto la conferma
che sicuramente il lettore è
attratto in particolar modo dalle
immagini artistiche associate ai
libri, sia per il valore che riconosce
alle opere stesse sia per
la curiosità di scoprire quale
associazione l’autore e la casa
editrice hanno volutamente
creato. Le immagini sono molto
immediate e le opere d’arte
evocano ricordi, studi, stimolano
una continua osservazione e
catturano l’attenzione. Tenere
tra le mani un’opera d’Arte è
sempre un ottimo spunto di riflessione.
Vorresti conoscere di persona,
ora che terminano le restrizioni,
il tuo gruppo di affezionati
fruitori della rubrica #ioamolarte?
Alla mia Rubrica partecipano
molti amici che ho conosciuto
e incontrato grazie al Gruppo
Leggo Letteratura Contemporanea,
ma soprattutto amici
“virtuali” che chiamo così solo
per il fatto di non averli potuti
ancora incontrare causa pandemia.
Il rapporto che si è creato
tra noi è davvero speciale perché
oltre alla costante partecipazione,
nascono sempre nuovi
confronti che si concretizzano
in un continuo scambio di idee
ed interpretazioni.
Gruppo LLC a Mantova
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Ovviamente la promessa è
quella di poterci incontrare nel
mondo reale, sicuramente davanti
a un caffè e spero, perché
no, anche davanti ad un’opera
d’arte!
Li vorrei ricordare tutti, ma è
quasi impossibile. Alcuni di
loro sono sempre presenti ed
elencandoli li ringrazio nuovamente::
Maria N., Antonella D.,
Patrizia F., Reinhard R., Carmelo
S., Pietro A., Maurizio C.,
Anna C., Serafina R., Loredana
P., Maria Laura L., Alessandra
F., Laura D.B., Francesca F.,
Annalisa T., Vincenzo T., Maria
Angela F.,
Ester V., Anna P., Luca C., Valeria
P., Maurizio T., Massimo
M., Stefano F., Massimo D.M.,
Giulia D’A., Barbara M., Doriana
R., Varinia M., Federica
P., Claudia S., Daniela C., Ponni
T., Francesca B., Isa B., etc..
Un particolare e speciale rapporto
è cresciuto anche con te
Maria Laura che tanto ami e apprezzi
il mondo dell’Arte (oltre
a quello della Letteratura ovviamente),
parlare con te colora
sempre le giornate.
Cosa è cambiato nel tuo stare
su Facebook dopo che hai ideato
#ioamolarte in LLC? Che
progetti hai per l’evoluzione di
questa rubrica?
Personalmente questa esperienza
mi ha fortemente motivata a
condividere la mia passione per
l’Arte, a trovare nuovi spunti
formativi e soprattutto a cercare
di ampliare i confini in cui viene
spesso rinchiusa. L’Arte non
dovrebbe essere fruibile solo
nei Musei, nelle Scuole, nel
Club culturali, i luoghi in cui
fare vivere l’arte sono molteplici
e dovrebbero raggiungere
anche ambienti come il lavoro,
le piazze, i parchi, i negozi, il
salotto di casa.
Mi piacerebbe tornare presto
agli incontri di gruppo per continuare
a creare condivisioni,
ricerche e progetti. Ogni vero
artista in fondo non ha mai
smesso di esserlo ed ha vissuto
pienamente ogni travolgente
CULTURA E INTERNET
emozione, segnando la sua esistenza
in ogni ambito, donandosi
al tempo.
In un mondo che ci vuole conformati,
razionali, ubbidienti
mi piacerebbe trovare un luogo
in grado di accogliere le forme
espressive più diverse capaci
di valorizzare l’io interiore di
ognuno di noi. La nostra anima
può vivere pienamente e trovare
la sua forma espressiva più
evoluta che noi, in questo gruppo,
amiamo cercare nell’Arte e
nella Letteratura.
Mi auguro di trovare sempre
più amici con cui condividere
questa mia passione e avendo
avuto conferma che anche la rivista
JOLLY ROGER è molto
attenta e propositiva in questo
ambito, non nego che nuovi
progetti potrebbero nascere appena
il nostro tempo ritornerà
vivibile.
Vi aspetto numerosi sul Gruppo
Facebook “Leggo Letteratura
Contemporanea”!
dalle crociate alle veline
tra amore e morte
l'eterna lotta tra il bene e il male raccontata con ironia attraverso i secoli
Susi Capucci e Maria Laura Labriola,
Adm del gruppo Leggo Letteratura Contemporanea
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52 ANNO IV • NUMERO 5 • MAGGIO 2021

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