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Avant-propos - Studia Moralia

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LAVORARE CON LE CELLULE STAMINALI 99<br />

corretto – a nostro avviso – presumere il consenso, accampando<br />

la ragione che il cordone è destinato all’incenerimento, né sarebbe<br />

rispondente alla logica della libertà, chiedere il consenso<br />

mentre il travaglio è in corso e la donna non è normalmente nelle<br />

condizioni psico-fisiche più adatte per ricevere un’informazione<br />

ed esprimere un consenso, ma si dovrà provvedere ad<br />

informare e raccogliere l’eventuale consenso in antecedenza. In<br />

secondo luogo possono emergere situazioni conflittuali fra la tutela<br />

della privacy del donatore e del ricevente e la tutela della salute<br />

del ricevente stesso: nel caso, per esempio, che una malattia<br />

infettiva o genetica comparisse nel donatore, sarebbe necessario<br />

risalire al ricevente per prendere le precauzioni necessarie. L’impossibilità<br />

di garantire il completo anonimato fra donatore e ricevente,<br />

così come i modi e i motivi dell’impiego delle notizie,<br />

devono essere ben precisati all’atto di richiesta del consenso.<br />

Il dibattito etico si concentra sul ricorso a embrioni o feti come<br />

fonte di cellule staminali e questo aspetto particolare si inscrive<br />

nel più vasto problema del prelievo di organi e tessuti fetali<br />

a scopo di trapianto. Senza entrare nello specifico della questione,<br />

è chiaro che, nella prospettiva del personalismo cattolico,<br />

la soppressione diretta di una vita umana in fase iniziale, sia<br />

embrionale sia fetale, per ridonare la salute ad un’altra o per far<br />

progredire le conoscenze a vantaggio dell’umanità, è una prassi<br />

palesemente irragionevole perché contraddittoria e moralmente<br />

inaccettabile 38 .<br />

Nel caso del ricorso a embrioni e feti uccisi con aborto procurato,<br />

anche se l’aborto non è stato praticato da chi poi preleverà<br />

o trapianterà i tessuti, il ricorso a cellule staminali di siffatta<br />

provenienza configurerebbe o potrebbe facilmente configurare<br />

– a nostro avviso – una forma di complicità lato sensu inaccettabile,<br />

anche se non si può parlare stricto sensu di cooperazione<br />

all’atto abortivo. Diverso è ovviamente il discorso se l’aborto<br />

è avvenuto spontaneamente, ma sarebbe ipocrita giustificare<br />

l’impiego di tessuti di dubbia origine – come potrebbe esse-<br />

38 Vedere, per esempio: SPAGNOLO A. G., SGRECCIA E., Prelievi di organi e<br />

tessuti fetali a scopo di trapianto. Aspetti conoscitivi ed istanze etiche, in BOM-<br />

PIANI A., SGRECCIA E. curr., Trapianti d’organo, Vita e Pensiero, Milano 1989,<br />

47-84 (soprattutto 69-81).

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