Avant-propos - Studia Moralia
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34 w. KASPER<br />
Questa idea di una tolleranza gnoseologica fu in vari modi<br />
criticata, e a mio giudizio giustamente criticata. Dobbiamo infatti<br />
sì ammettere che, al di là del consenso nei Simboli fondamentali<br />
della fede, basta che nessuna Chiesa dica a <strong>propos</strong>ito<br />
delle professioni di fede delle altre Chiese che esse non contraddicono<br />
il vangelo, però dobbiamo aggiungere – e questo va al di<br />
là della tolleranza gnoseologica di Rahner-Fries – che ogni Chiesa,<br />
pur senza adottarle positivamente, deve riconoscere che le<br />
formulazioni di fede di un’altra Chiesa possono essere una articolazione<br />
storica possibile dell’unico vangelo comune.<br />
Che questa non sia una semplice teoria o utopia risulta chiaro<br />
dal fatto che oggi si riconosce generalmente che il “filioque”,<br />
controverso tra Oriente e Occidente, è sì espressione di una teologia<br />
trinitaria orientale e occidentale diversa, ma che esso non<br />
indica alcuna oggettiva differenza nel campo della fede e che<br />
perciò Oriente e Occidente non devono imporre le loro diverse<br />
formulazioni 65 . La stessa cosa vale a <strong>propos</strong>ito delle formulazioni<br />
del Concilio di Calcedonia (451) circa la dottrina delle due nature,<br />
che furono respinte già nel secolo V dalle Chiese veteroorientali<br />
(precalcedonensi), per questo considerate fino ai nostri<br />
giorni Chiese monofisite. Nel frattempo, nelle dichiarazioni ufficiali<br />
comuni, si riconosce che si tratta qui di differenze terminologiche<br />
che non mettono in discussione l’unica fede comune 66 .<br />
Nella Dichiarazione congiunta sulla dottrina della giustificazione<br />
abbiamo a che fare con un processo simile. In essa non abbiamo<br />
infatti un consenso totale, ma un consenso differenziato.<br />
Si è trovato un consenso circa le verità fondamentali della dottrina<br />
della giustificazione, ma si è nello stesso tempo preso atto<br />
che, in altre questioni, esistono impostazioni, accentuazioni e<br />
terminologie differenti, che tuttavia non eliminano il consenso<br />
raggiunto e sono piuttosto tollerabili all’interno della comunione<br />
ecclesiale. Le differenze rimanenti non sono contraddittorie,<br />
ma complementari. Esse non hanno un carattere capace di dividere<br />
la Chiesa, bensì rappresentano un’unità in una diversità ri-<br />
65 Y. CONGAR, Der Heilige Geist, Freiburg i. Br. 1986, 361-376 (ed. it. Credo<br />
nello Spirito Santo, 3 voll., Queriniana, Brescia 1981-1983).<br />
66 In Dokumente wachsender Uebereinstimmung 1931-1982, Paderborn-<br />
Frankfurt a. M. 1983, I 541-542; II 1982-1990, 572.