Avant-propos - Studia Moralia

24 w. KASPER
li e crescere in tal modo nella concreta realizzazione della sua
unità, cattolicità e apostolicità. Cattolico e ecumenico non sono
perciò due aggettivi antitetici, né sono tra loro congiunti in maniera
puramente esteriore. L’impegno ecumenico non è un’aggiunta
esteriore e discrezionale alla nostra ecclesialità, ma scaturisce
dal dinamismo più intimo della stessa cattolicità.
III. Lo sviluppo postconciliare
Sulla base dei principi del Decreto sull’ecumenismo la Chiesa
cattolica ha avviato, dopo il concilio, dialoghi ufficiali con
quasi tutte le Chiese e comunità ecclesiali. Wolfgang Thoenissen
ha dimostrato in maniera convincente che tutti i risultati finora
raggiunti in seno a tali dialoghi – in quelli bilaterali con ortodossi,
anglicani, luterani e altri, così come in seno a dialoghi
multilaterali nell’ambito del Consiglio Ecumenico delle Chiese –
convergono in maniera sorprendente 29 . L’idea guida normativa
presente in tutti i documenti prodotti in tali sedi suona: “comunione
ecclesiale”. Egli pensa addirittura di poter constatare la
tendenza a sostituire il termine “unità” con quello di “comunione”
(communio) e a interpretare l’unità per mezzo della “communio”
30 .
Naturalmente in questi documenti il termine “communio” è
adoperato solo in maniera più o meno coerente e valida e con
accenti diversi non ignorabili. Abbiamo perciò a che fare più con
un movimento ecumenico di ricerca che con un preciso traguardo
da raggiungere. Tale movimento non è però un vagabondaggio
senza meta, perché cerca in continuazione di raccordare
il concetto di comunione ecclesiale con il concetto biblico e veteroecclesiale
di “koinonia/communio”, lasciando così intendere
di voler radicare la propria idea in una tradizione più antica, co-
29 Ivi 41-60. Molte testimonianze anche in H. SCHUETTE, Ziel: Kirchengemeinschaft.
Zur oekumenischen Orientierung, Paderborn 1985, 19-33; Id.,
Kirche im oekumenischen Verstaendnis, Paderborn-Frankfurt a. M. 1991,
45s, 171-174.
30 Ivi 77 e passim.