Avant-propos - Studia Moralia

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20 w. KASPER Il recentissimo documento prodotto dal dialogo evangelico-luterano/cattolico romano, Chiesa e giustificazione, ha sì portato a un avvicinamento in questa questione, ma non ancora a una reale soluzione 15 . Il problema diventa chiarissimo nella tesi di E. Herms, la quale parla di una concezione fondamentalmente diversa, che ha il carattere di una netta contraddizione 16 e di una contrapposizione dottrinale 17 . Herms e altri autori non intendono con questo mettere in discussione il processo ecumenico, ma cercano una unità ecumenica che rinuncia all’unità della professione di fede, interpreta le concezioni fondamentalmente diverse come due modi dell’azione dello Spirito, le rispetta come provvidenziali 18 e le ratifica con la ripresa della comunione nella celebrazione della cena del Signore 19 . Lascio aperta la questione di sapere se questa tesi salvaguardi il “consentire de doctrina evangelii”, essenziale per la tradizione riformatoria, e mi limito alla visuale cattolica. Dovrebbe essere diventato chiaro che la questione del modello di una futura unità della Chiesa non è un gioco ozioso e utopico con soldatini di piombo. La risposta presuppone un serio lavoro teologico nel tentativo di arrivare a una concezione comune di quella che, nel Credo, confessiamo come la Chiesa una, santa, cattolica e apostolica. Stand des oekumenischen Gespraechs zwischen katholischer und evangelisch-lutherischen Kirche”, in ThQ 165 (1987) 161-181. 15 Kirche und Rechtfertigung. Das Verstaendnis der Kirche im Licht der Rechtfertigungslehre, Paderborn-Frankfurt a. M. 1994 (ed. it. “Chiesa e giustificazione. La comprensione della chiesa alla luce della dottrina della giustificazione”, in EO 3/1223ss). 16 E. HERMS, Die oekumenische Bewegung der roemisch-katholischen Kirche im Lichte der reformatorischen Theologie. Antwort auf den Rahner-Plan, Goettingen 1984, 184, 186 e passim. 17 Ivi 200. Un confronto esauriente con E. Herms non dovrebbe occuparsi solo della concezione della Chiesa, bensì anche della concezione della rivelazione e della verità, cosa che in questo contesto non possiamo fare, per cui nelle pagine che seguono ci limitiamo alla concezione della Chiesa. 18 Ivi 192. 19 Ivi 199s.

UNITÀ DELLA CHIESA E COMUNIONE ECCLESIALE ... 21 II. Il nuovo inizio del Concilio Vaticano II Punto di partenza per comprendere la visuale cattolica sono i nuovi accenti posti dal Concilio Vaticano II. La posizione preconciliare è reperibile soprattutto nell’enciclica Satis cognitum (1896) di Leone XIII e nell’enciclica Mortalium animos (1928) di Pio XI. Quest’ultima è l’esposizione più chiara del punto di vista cattolico romano circa il movimento ecumenico prima del Concilio Vaticano II. Possiamo riassumerla brevemente così: Gesù Cristo ha fondato una sola Chiesa e l’ha voluta come unica Chiesa. Di qui l’invito rivolto ai cristiani, che vivono separati dalla Chiesa cattolica romana, a tornare all’unica vera Chiesa di Cristo. Ciò posto, una partecipazione della Chiesa cattolica o di singoli cristiani cattolici al movimento ecumenico sembrava impossibile e fu perciò espressamente interdetta. Questo punto di vista fu ribadito ancora una volta da Pio XII nell’enciclica Mystici corporis (1943), che insegnò la stretta identità del corpo di Cristo con la Chiesa cattolica romana. La sua tesi esplicita suonava così: il corpo di Cristo è la Chiesa cattolica romana. Questo non significava che tutti i cristiani non appartenenti alla Chiesa cattolica avrebbero perso la salvezza eterna. L’enciclica riconosce che i cristiani non cattolici possono essere uniti a Cristo e alla sua Chiesa mediante il “votum”, cioè mediante il desiderio. Tuttavia questa affermazione si riferiva solo allo stato salvifico di singoli cristiani, non alle Chiese, alle comunità ecclesiali o a loro elementi esistenti al di fuori della Chiesa cattolica romana. Per l’enciclica esistono cristiani separati dalla Chiesa cattolica, ma non Chiese o comunità cristiane da essa separate. L’ingresso ufficiale della Chiesa cattolica nel movimento ecumenico divenne possibile solo dopo che il Concilio Vaticano II ebbe effettuato una svolta su questo punto decisivo. Il fondamento fu posto nella Costituzione sulla Chiesa Lumen gentium. L’art. 8 di questa costituzione spezza la stretta identificazione del corpo di Cristo con la Chiesa cattolica romana e sostituisce l’“est” identificante i due con un “subsistit”. Adesso leggiamo: “Questa Chiesa... sussiste (subsistit) nella Chiesa cattolica, governata dal successore di Pietro e dai vescovi in comunione con lui”. Come il teologo belga G. Philips, principale redattore della Costituzione sulla Chiesa, aveva previsto, molto inchiostro è sta-

UNITÀ DELLA CHIESA E COMUNIONE ECCLESIALE ... 21<br />

II. Il nuovo inizio del Concilio Vaticano II<br />

Punto di partenza per comprendere la visuale cattolica sono<br />

i nuovi accenti posti dal Concilio Vaticano II. La posizione preconciliare<br />

è reperibile soprattutto nell’enciclica Satis cognitum<br />

(1896) di Leone XIII e nell’enciclica Mortalium animos (1928) di<br />

Pio XI. Quest’ultima è l’esposizione più chiara del punto di vista<br />

cattolico romano circa il movimento ecumenico prima del Concilio<br />

Vaticano II. Possiamo riassumerla brevemente così: Gesù<br />

Cristo ha fondato una sola Chiesa e l’ha voluta come unica Chiesa.<br />

Di qui l’invito rivolto ai cristiani, che vivono separati dalla<br />

Chiesa cattolica romana, a tornare all’unica vera Chiesa di Cristo.<br />

Ciò posto, una partecipazione della Chiesa cattolica o di singoli<br />

cristiani cattolici al movimento ecumenico sembrava impossibile<br />

e fu perciò espressamente interdetta.<br />

Questo punto di vista fu ribadito ancora una volta da Pio XII<br />

nell’enciclica Mystici corporis (1943), che insegnò la stretta identità<br />

del corpo di Cristo con la Chiesa cattolica romana. La sua tesi<br />

esplicita suonava così: il corpo di Cristo è la Chiesa cattolica<br />

romana. Questo non significava che tutti i cristiani non appartenenti<br />

alla Chiesa cattolica avrebbero perso la salvezza eterna.<br />

L’enciclica riconosce che i cristiani non cattolici possono essere<br />

uniti a Cristo e alla sua Chiesa mediante il “votum”, cioè mediante<br />

il desiderio. Tuttavia questa affermazione si riferiva solo<br />

allo stato salvifico di singoli cristiani, non alle Chiese, alle comunità<br />

ecclesiali o a loro elementi esistenti al di fuori della Chiesa<br />

cattolica romana. Per l’enciclica esistono cristiani separati<br />

dalla Chiesa cattolica, ma non Chiese o comunità cristiane da essa<br />

separate.<br />

L’ingresso ufficiale della Chiesa cattolica nel movimento ecumenico<br />

divenne possibile solo dopo che il Concilio Vaticano II ebbe<br />

effettuato una svolta su questo punto decisivo. Il fondamento<br />

fu posto nella Costituzione sulla Chiesa Lumen gentium. L’art. 8<br />

di questa costituzione spezza la stretta identificazione del corpo<br />

di Cristo con la Chiesa cattolica romana e sostituisce l’“est” identificante<br />

i due con un “subsistit”. Adesso leggiamo: “Questa Chiesa...<br />

sussiste (subsistit) nella Chiesa cattolica, governata dal successore<br />

di Pietro e dai vescovi in comunione con lui”.<br />

Come il teologo belga G. Philips, principale redattore della<br />

Costituzione sulla Chiesa, aveva previsto, molto inchiostro è sta-

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