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Avant-propos - Studia Moralia

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L’UOMO PASTORE DELL’ESSERE 149<br />

significa negare il dualismo cartesiano e l’interpretazione del parallelismo<br />

di tipo spinoziano. Neppure posso concepire “il mio<br />

corpo” come un mio strumento o come il mezzo con cui agisco<br />

nel mondo, inserendomi così in esso, come ha voluto per esempio<br />

H. Bergson. Io non mi servo del mio corpo, ma invece “io sono<br />

il mio corpo” 24 . Inoltre, è legittimo dire “io sono il mio corpo”<br />

solo in quanto io riconosco che questo corpo non è oggettivabile,<br />

non è “qualcosa”, ma “corpo-soggetto” (“l’io in carne ed ossa”)<br />

perché io ho con lui un certo tipo di relazione-comunicazione-legame<br />

che non si può oggettivare. Io posso, infatti, identificarmi<br />

con il mio corpo. A questo <strong>propos</strong>ito Marcel preferisce<br />

parlare dell’incarnazione perché questo termine “indica la situazione<br />

di un essere legato fondamentalmente e non accidentalmente<br />

al ‘suo corpo’” 25 .<br />

Per stabilire ciò che ha di specifico “il mio corpo” in quanto<br />

“mio”, si deve affrontare il problema della sensazione. “La sensibilità<br />

è indissolubilmente legata al fatto che questo corpo è il<br />

mio corpo e non un corpo fra altri” 26 . Per comprendere la natura<br />

essenziale della sensibilità si deve parlare di una specie di comunicazione<br />

tra due poli: uno che emette un messaggio e un altro<br />

che registra, traduce ed interpreta questo messaggio, chiamato<br />

da Marcel la “sensazione”. La sensibilità è immediata e<br />

non disgiungibile dal mio corpo. Il suo contenuto “qui” ed “adesso”<br />

sentito è l’immediato esistenziale, cioè una realtà che io sono<br />

veramente. Non si tratta affatto di un contenuto del pensiero<br />

deduttivo e ricostruttivo, ma della “partecipazione immersa”<br />

sulla base dell’esistenza stessa della sensibilità, significa ricevere<br />

in sé con l’atto dinamico ed attivo di accogliere – chiamato da<br />

Marcel “responsività”, che si oppone radicalmente all’inerzia interiore<br />

che è l’insensibilità o l’apatia – significa partecipare all’esistenza<br />

stessa 27 . Per ben esporre il dualismo irriducibile tra ciò<br />

24 ME, 99.<br />

25 ME, 100; cfr G. MARCEL, Homo Viator, Aubier, Paris 1945, 97 [HV];<br />

DH, 70.<br />

26 ME, 103; cfr G. MARCEL, Giornale metafisico (1915-1923), Abete, Roma<br />

1966, 219-226 [GM]; Esistenza ed oggettività, in: Giornale metafisico. Esistenza<br />

e oggettività, Abete, Roma 1980, 213-219.<br />

27 ME, 115-116.

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