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Avant-propos - Studia Moralia

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LAVORARE CON LE CELLULE STAMINALI 111<br />

cibili ad un organismo pluricellulare e non di entità biologiche<br />

autonome e autoorganizzate.<br />

Per comprendere il nostro pensiero su questo punto, a scopo<br />

esemplificativo si potrebbe fare un esperimento mentale. Immaginiamo<br />

che si riescano a dominare completamente le dinamiche<br />

differenziative delle cellule e che sia possibile far regredire<br />

una cellula somatica verso lo stadio di cellula staminale e poi,<br />

indietro, allo stadio di cellula embrionale pluripotente e quindi<br />

allo stadio di cellula zigotica e da qui ricominciare l’avventura di<br />

una nuova vita individuale. Ci si domanda: se è lecito manipolare<br />

un cellula somatica sino a renderla pluripotente, perché dovrebbe<br />

essere illecito spingere il processo di sdifferenziazione sino<br />

a una cellula massimamente totipotente dalle potenzialità zigotiche?<br />

Dove collocare lo spartiacque etico della manipolazione<br />

sdifferenziativa delle cellule staminali?<br />

Lo spartiacque etico fra manipolazione lecita e illecita di cellule<br />

staminali umane si trova – teoricamente parlando – nella produzione<br />

di una unità biologica svincolata e autonomizzata rispetto<br />

all’organismo di provenienza. Sarà quindi lecito procedere a<br />

manipolazioni sdifferenziative che aumentino la plasmabilità<br />

delle cellule staminali, ma senza giungere ad originare uno zigote<br />

caratterizzato da intrinseche qualità autopoietiche, cioè<br />

senza giungere a porre in atto una nuova esistenza. A questo<br />

<strong>propos</strong>ito esiste un’illuminante analogia fra le cellule staminali<br />

e i gameti: il fatto che, attraverso interventi particolari una cellula<br />

staminale possa dare origine a uno zigote, non significa che<br />

quella cellula debba essere identificata biologicamente ed ontologicamente<br />

con uno zigote, così come i gameti che sono destinati<br />

a dare origine a una nuova vita, ma che, in quanto cellule<br />

isolate, non hanno la potenzialità di originare un nuovo individuo;<br />

analogamente alle cellule staminali, i gameti non sono infatti<br />

unità biologiche autoorganizzate e, come ogni cellula in un<br />

organismo pluricellulare, non hanno senso biologico se non in<br />

riferimento al tutto organico. Queste qualità biologiche sono invece<br />

possedute dallo zigote e, via via, dalla morula e poi blastocisti<br />

e così avanti.<br />

Sullo sfondo di queste riflessioni si colloca l’ipotesi di una<br />

via alternativa alla clonazione terapeutica che non comporti in<br />

nessun momento la formazione di embrioni, sia pure di embrioni<br />

monocellulari, ma che permetta di avere cellule stamina-

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