Avant-propos - Studia Moralia

108 MAURIZIO PIETRO FAGGIONI
dal momento in cui il clono funziona come unità biologica autofunzionante,
all’attivazione (con ioni Sr 2+ o con impulsi elettrici)
dello zigote che è stato ottenuto con il transfer nucleare.
In conclusione, il prelievo di cellule staminali da pre-embrioni,
embrioni e feti, in quanto comporta la soppressione di
una vita umana innocente, non è moralmente accettabile. La
produzione di embrioni mediante clonazione per trarne cellule
e tessuti (clonazione terapeutica) è moralmente illecita, aggiungendo
al disordine della riproduzione per clonazione, la distruzione
dell’esistenza così prodotta. Nel caso della clonazione attaverso
la formazione di embrioni chimerici si ha l’aggravante
della lesione dell’intregrità onto-biologica e della dignità propria
dell’essere umano e della sua generazione. Non è neppure lecito
per un ricercatore o un medico usare cellule staminali embrionali
o cellule staminali adulte, ma derivate da queste, eventualmente
fornite da altri ricercatori o reperibili in commercio perché
“al di là della condivisione, formale o meno, dell’intenzione
moralmente illecita dell’agente principale, nel caso in esame c’è
una cooperazione materiale prossima da parte del produttore o
fornitore” 55 .
4. Lo statuto delle cellule staminali e la questione del
TNSA
Potrebbe stupire il netto confine che, implicitamente, abbiamo
posto fra l’embrione precoce a partire dallo stadio monocellulare
e la cellula staminale totipotente. Il fatto è che – secondo
noi – l’embrione precoce sin dal concepimento deve essere rispettato
come una persona, mentre una cellula staminale è e resta
una cellula che non ha senso in sé, ma soltanto se riferita al
tutto e che perciò non ha maggiore significato ontologico ed etico
di una cellula, per esempio, dell’epidermide.
Negli estenuanti dibattiti sullo status dell’embrione gli op-
55 PONTIFICIA ACADEMIA PRO VITA, Dichiarazione sulla produzione e sull’uso
scientifico e terapeutico delle cellule staminali embrionali umane, Libreria
Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2000, 17 (originale in “Osservatore Romano”,
25-8-2000, 6).