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L’editoriale<br />
di Rodolfo Casentini<br />
il 4 che si ripete<br />
Prima la vittoria a Milano contro L’inter in settimana che<br />
spiana la strada per la semifinale di fuoco contro la Roma,<br />
poi la vittoria tennistica di domenica scorsa a Pescara per<br />
6-2 contro i Delfini , preludio involontario quasi ad annunciare<br />
l’altra vittoria nazionale, questa volta tennistica vera,<br />
<strong>del</strong>l’Italia contro i campioni <strong>del</strong> mondo <strong>del</strong>l’Argentina a<br />
Buenos Aires per il primo turno <strong>del</strong>la Coppa Davis. In tutto<br />
questo mettiamoci che solo sette giorni prima eravamo<br />
tutti a rammaricarsi per aver gettato al vento una grande<br />
occasione di rimpolpare la classifica con tre punti contro<br />
un Chievo che adottando la linea Maginot, con un solo tiro<br />
in porta al 91 esimo minuto, per giunta pure sporco, era<br />
riuscito a “rapinare” la vittoria alla Lazio che ha dovuto<br />
fare i conti con i miracoli dei portieri avversari e con la<br />
sua imprecisione sotto porta. Questa domenica invece<br />
tutto si è ribaltato, o meglio, tutto è andato secondo come<br />
doveva andare, senza brutti scherzi e con una concentrazione<br />
diciamo così, quasi totale. Già perchè anche a Pescara,<br />
la banda biancoceleste si è addormentata<br />
inspiegabilmente negli ultimi 15 minuti <strong>del</strong> primo tempo<br />
e si è fatta raggiungere dagli abbruzzesi quando era col<br />
doppio vantaggio e in pieno controllo <strong>del</strong>la gara. Inzaghi<br />
crediamo, negli spogliatoi abbia urlato dentro le orecchie<br />
di ogni giocatore e gli abbia ricordato che la Lazio vera<br />
era quella di Milano contro l’Inter, quella che ha dominato<br />
la scena e dato spettacolo alla scala <strong>del</strong> calcio, impartendo<br />
una lezione di gioco e di tattica ai blasonati nerazzurri.<br />
Gli ha ricordato quindi di tirare fuori le parti basse e<br />
di indurirle quanto serviva per riprendere la strada interrotta<br />
nell’ultimo terzo <strong>del</strong> primo tempo. Tale strigliata immaginiamo,<br />
sia stata molto efficace poichè appunto, già<br />
dalle prime battute <strong>del</strong> secondo tempo, a brigata biancoceleste<br />
si riappropriava in pieno <strong>del</strong>la partita, mettendo a<br />
segno altri 4 gol e non lasciando questa volta, alcuna speranza<br />
di rimonta agli avversari. Mattatore <strong>del</strong>la partita non<br />
è stato però un’attaccante come normalmente avviene<br />
quando ci sono molti gol, bensì un centrocampista, e questo<br />
è meno usuale sui campi di calcio. Quattro gol in una<br />
sola partita per un lavoratore di centrocampo con la licenza<br />
di inserimento in avanti erano anni che non si vedevano.<br />
Marco Parolo quindi è entrato di diritto in<br />
quell’alveo di protagonisti rari che potranno vantarsi di<br />
aver segnato quattro reti da centrocampista, in una sola<br />
volta. Parolo come Rivera, e scusate se è poco come accoppiamento<br />
!! Il 4 che si ripete quindi, 4 gol di parolo, 4°<br />
posto in classifica. Indubbiamente Inzaghi fin dal suo<br />
primo mini insediamento di sette gare <strong>del</strong>lo scorso anno,<br />
ha subito fatto capire che uno come Parolo è indispensabile<br />
per la sua squadra, e lo ha sempre schierato quando<br />
ha potuto senza rinunciarci mai volontariamente. Le<br />
poche assenze il giocatore le ha fatte solamente per<br />
causa forza maggiore, vedi infortunio o squalifica, ma mai<br />
per scelta tattica. La Lazio con Parolo gioca bene, è equilibrata<br />
pur essendo davanti ingannevolmente squilibrata.<br />
La forza di inzaghi sta anche qui, sta in questo tipo di giocatori<br />
che in mezzo al campo mettono quantità e qualità,<br />
e che permettono a loro volta di far rendere meglio anche<br />
i loro compagni, vedi Biglia in mezzo al campo, vedi Anderson<br />
sulla fascia perchè permette al brasiliano di pennellare<br />
assist al bacio e quindi di dare un senso alle sue<br />
iniziative. Il rinnovo di Parolo avvenuto poco tempo fà, ci<br />
permette di impostare il titolo di copertina con quel “<br />
Four...ever” che racchiude il numero 4 e cioè i suoi gol di<br />
domenica, e l’ “ever” cioè per sempre, che con il rinnovo<br />
fino alla soglia dei 35 anni, in pratica sancisce la probabile<br />
fine <strong>del</strong>la carriera con la maglia che ha l’Aquila sul petto.<br />
Ora sotto con il Milan che è lì comunque , sotto solo di 3<br />
punti e che vuole a tutti i costi stare dentro il treno Europa.<br />
La vittoria in 9 contro 11 a Bologna contro i rossoblu,<br />
dimostra quanta voglia hanno di centrare questo<br />
obiettivo che potrebbe essere il forte traino per la nuova<br />
proprietà cinese che di certo, predilige mettersi in evidenza<br />
anche in palcoscenici internazionali oltre che quelli<br />
di casa nostra. La Lazio quindi dovrà stare attenta a questo<br />
Milan che verrà a Roma molto rabberciato per le numerose<br />
assenze che dovrà sopportare tra infortunati e<br />
squalificati, ma pieno di consapevolezza che può giocarsela<br />
sempre, soprattutto dopo l’impresa bolognese. Qui<br />
però dovrà fare la sua parte anche il popolo laziale che<br />
nella serata di Lunedi, dovrà essere presente in maniera<br />
sostanziosa e calda, dando quel sostegno indispensabile<br />
a trascinare la squadra verso il successo che permetterebbe<br />
alla Lazio di stabilirsi profondamente, dentro questo<br />
palazzo Europeo in pianta stabile. Mancano 15 partite<br />
al termine di questo Gran Premio calcistico, comincia l’ultimo<br />
giro e non possiamo permetterci di stare in seconda<br />
fila perchè poi il sorpasso diventerebbe molto difficile,<br />
anche perchè la pista non concede quasi nulla se non<br />
poche e piccole possibilità lungo il percorso. Allora meglio<br />
stare davanti insieme alle altre, anzi magari leggermente<br />
avanti alle altre per avere la strada più libera e<br />
decidere il proprio destino da soli senza dover necessariamente<br />
aspettare il risultato di altri. La Lazio è pronta, il<br />
popolo anche, basta solo scendere in campo entrambi, e<br />
tutto questo non mi sembra di difficile attuazione.
Post<br />
Stagione 20<br />
Pescara -<br />
a cura di Car<br />
Di Rodolfo Casentini<br />
IL MIGLIORE<br />
Marco Parolo<br />
IL PEGGIORE<br />
Wesley Hoedt<br />
PIÙ E MENO<br />
PIÙ:<br />
SET: Servito all'Adriatico. Allenamento purissi<br />
gli scommettitori live.<br />
PALLONE: Custodito gelosamente dal pokeris<br />
A se non si è predestinati.<br />
CAZZATIONE: Di Biglia all'ottimo ma indiscipl<br />
MARCHETTI: Pararigori e qualche rimasuglio.<br />
MAMADOU: Tounkara. Bentornato<br />
1.500. I laziali a Pescara. Dominio vocale ma n<br />
RANGERS: Pescaresi abbandonano la curva d<br />
MENO:<br />
GIACOMELLI: Come prendersela con l'arbitro<br />
tutto, rigore compreso, e tutto a sfavore <strong>del</strong>la
16/<strong>2017</strong><br />
Partita<br />
Lazio 2-6<br />
lo Cagnetti<br />
DI INTER-LAZIO<br />
mo con quel quarto d'ora <strong>del</strong> primo tempo che ha premiato<br />
ta Parolo. Quattro gol in una gara non si segnano in serie<br />
inato Balde. Capitano vero.<br />
Spero che acquisisca quella continuità che fa la differenza.<br />
on c'erano dubbi.<br />
opo il sesto gol biancoceleste. I <strong>del</strong>fini si nascondono.<br />
dopo una vittoria così chiara? Ebbene il triestino sbaglia<br />
Lazio. Incredibile.
I Precedenti<br />
I precedenti giocati nella Capitale sono 74, con un bilancio che vede 19 vittorie <strong>del</strong>la Lazio, 21 successi rossoneri<br />
e ben 34 pareggi; sono 184 le reti totali realizzate (97 Lazio, 87 Milan). L’ultimo scontro disputatosi all’Olimpico tra<br />
le due compagini ha visto il Milan uscirne vincitore: 1-3 il risultato finale. Tuttavia, le ultime sei partite di serie A tra<br />
biancocelesti e rossoneri in quel di Roma hanno storicamente mostrato un leggero favore laziale: complessivamente<br />
3 vittorie, 2 pareggi ed una sconfitta per la formazione romana. La prima sfida si disputò il lontano 20 novembre<br />
1927, quando però ancora non c’era la composizione unica <strong>del</strong>la serie A: in quell’incontro ebbero la meglio<br />
i capitolini per 3 a 1. La prima partita in serie A tra Lazio e Milan si ebbe il 27 aprile 1930, dopo l’abbandono dei<br />
campionati a gironi e l’avvento <strong>del</strong> campionato unico: il match terminò a reti inviolate, 0 a 0. La peggior sconfitta<br />
<strong>del</strong>la Lazio in casa è datata invece 7 ottobre 2007: il Milan surclassò 5 a 1 i capitolini con le doppiette di Kakà e Gilardino<br />
ed il goal di Ambrosini; per i padroni di casa segnò Mauri. Mentre la vittoria più larga <strong>del</strong>la Lazio è il risultato<br />
di 4 a 0 – avvenne in 3 circostanze: il 21 gennaio 1934, il 9 maggio 1976 e l’ultima volta il 19 <strong>febbraio</strong> 1995. La gara<br />
fra Lazio e Milan che si è chiusa con il maggior numero di goal (8) è stata quella <strong>del</strong>la stagione 1999/2000, stagione<br />
in cui la Lazio vinse il suo ultimo scudetto: terminò 4 a 4, con Shevchenko protagonista di una tripletta. Nel prendere<br />
ovviamente le distanze da questo astio, che mal si applica a quella che si riduce ad una mera partita da 3 punti, ci<br />
si augura che vinca la sportività prima di tutto.<br />
Le Statistiche<br />
di Arianna Michettoni<br />
Vi è un dato nella Lazio che pochi si son presi la briga di sottolineare, e che si evince proprio dalla dilagante vittoria<br />
di Pescara: vero è che ha consacrato Parolo negli annali biancocelesti, ma ha pure riscoperto in Federico Marchetti<br />
un portiere para-rigori: sono già 5 i tiri dagli 11 metri parati dal numero 22 laziale, e solo 2 degli ultimi 9 rigori fronteggiati<br />
da Federico Marchetti sono stati realizzati. È superflua invece ogni considerazione aggiuntiva su Marco<br />
Parolo: non solo un poker strabiliante, ma anche un numero di conclusioni (16 nelle ultime tre giornate) superiore<br />
<strong>del</strong>l’intera Serie A. Il Milan, che non ha da vantare tali numeri, ritrova la vittoria che mancava da tre giornate di campionato:<br />
ha vinto solo due <strong>del</strong>le ultime sei gare (tre sconfitte). I rossoneri, già falcidiati dalle pesanti assenze di Antonelli,<br />
Bonaventura, De Sciglio e Montolivo – tutti fermi per infortunio – dovranno aggiungere alla lista di<br />
indisponibili gli espulsi Paletta e Kucka e forse anche Romagnoli e Poli, usciti malconci dal match <strong>del</strong> Dall'Ara.<br />
Nonostante le difficoltà le due formazioni sono tenute a disputare una partita d’intensità e determinazione: i tre<br />
punti potrebbero essere determinanti in chiave Europa. La Lazio deve tener vivo l’entusiasmo recuperato dal doppio<br />
successo (in coppa Italia contro l’inter e, come già scritto in precedenza, in campionato contro il Pescara); il Milan<br />
deve ritrovare la quadratura <strong>del</strong> cerchio – e chissà che la vittoria di misura e sacrificio in nove contro undici contro<br />
il Bologna non abbia, in tal senso, apportato un contributo decisivo.
di Arianna Michettoni<br />
Di giochi di parole su Parolo ce<br />
ne sono almeno quattro; tutti,<br />
però, usati ed abusati – un<br />
fiume di Parolo, nel migliore<br />
dei casi, svuotate di un reale<br />
senso. Certo l'euforia è sufficiente,<br />
dopo un poker messo a<br />
segno non casualmente; però<br />
l'euforia non rimane a lungo.<br />
Quindi, invece dei giochi di parole,<br />
sarebbe meglio usare il<br />
gioco di Parolo: analizzarlo<br />
non come diletto linguistico,<br />
ma prenderlo come fonte di<br />
energia (e piacere) laziale. Perché<br />
il buon Marco – di una<br />
bontà disarmante davvero – è<br />
la faccia migliore (per ovvie ragioni!),<br />
l'immagine perfetta<br />
<strong>del</strong>la Lazio: una presenza costante,<br />
un lavoro troppo<br />
spesso taciuto e sottovalutato;<br />
un'assenza che stride e un valore<br />
che esplode quando ce n'è<br />
più bisogno. Lo spirito biancoceleste,<br />
le cui ali d'aquila a<br />
volte si piegano – ma non si<br />
spezzano – e che poi riprendono<br />
il volo ancor più in alto:<br />
scansata l'Inter – che forse<br />
contro la Juventus paga il<br />
pegno <strong>del</strong>la tradizione <strong>del</strong> Piolismo<br />
– tiene saldo il quarto<br />
posto, in una battaglia a suon<br />
di goal e nette imposizioni sulle<br />
avversarie. Il Napoli su tutte,<br />
seppur la squadra partenopea<br />
si sia trovata di fronte un Bologna<br />
"arraffa-e-scappa" (e va<br />
bene che due indizi fanno una<br />
prova, vedasi il recupero contro<br />
il Milan); <strong>del</strong>la roma dei miracoli<br />
notredameschi – che per<br />
lo scudetto è pure sempre la<br />
prima candidata, la quasi sconfitta,<br />
nonostante i ritrovati sette<br />
punti di distacco dalla regina<br />
Juventus – è superfluo cercare<br />
un senso: tra bistecche cotte al<br />
biscotto e quelle reti di scarto<br />
che tanto devono somigliare ai<br />
punteggi tennistici, l'apice<br />
<strong>del</strong>la serietà sta nella capacità<br />
di infilarsi a forza nell'immaginario<br />
collettivo (ma l'immaginario<br />
è anche forma <strong>del</strong>l'inconscio,<br />
dove risiedono le ombre<br />
da rimuovere). #famostostadio,<br />
#damostoscudetto: a dimostrazione<br />
che le cose, sul campo<br />
come fuori, non vanno guadagnate<br />
ma chieste e pretese.<br />
Ed invero, vi è molta più dignità<br />
in squadre come il Pescara o il<br />
Crotone, che nei pareggi momentanei<br />
mostrano una grinta<br />
ed un attaccamento encomiabili,<br />
che in squadre vivacchianti<br />
e senza alcuna<br />
prospettiva. Del punto sul campionato<br />
resta anche uno<br />
sguardo alla classifica e alle<br />
giornate (tante) da disputarsi:<br />
svuotate di senso e ambizione,<br />
la funzione distributiva lascia<br />
l'amaro <strong>del</strong> risultato scontato.
Un set di gol<br />
di Carlo Cagnetti<br />
Il set vinto all’Adriatico di Pescara consente alla Lazio di riagguantare il quarto posto ai<br />
danni <strong>del</strong>la sopravvalutata Inter di pioli e di aspettare il Milan nella fondamentale sfida<br />
di lunedì prossimo all’Olimpico. Il 2-6 eguaglia una lontana trasferta di Palermo, anno<br />
1957, anch’essa terminata 2-6, e rappresenta dunque un dato storico rilevante. Record<br />
eguagliato. A ciò si aggiunge la pazzesca quaterna di Parolo; i quattro gol <strong>del</strong> centrocampista<br />
sono anch’esso un vero e proprio record. Lasciando da parte le considerazioni<br />
statistiche, l’allenamento di Pescara (a parte quegli strani ultimi quindici minuti <strong>del</strong> primo<br />
tempo in cui la Lazio è uscita dal campo…) ha detto che la Lazio vuole imporre la sua<br />
impronta in questo campionato che rimane comunque livellato per le posizioni europee.<br />
Dunque testa al Milan per provare a scavare un solco con le squadre che stanno dietro<br />
e a rintuzzare punti a chi ci sta davanti.<br />
Nel nostro premio Cuore di Lazio, Parolo sugli scudi; il centrocampista lombardo è stato<br />
omaggiato di un 9 e di un 8 (dalla Gazzetta e molto contestato dai fantacalcisti, ma si sa<br />
la Gazzetta mette sempre un voto in meno a tutti i giocatori <strong>del</strong>la Lazio per esigenze<br />
geopolitiche… se i quattro gol li avesse fatti Gagliardini gli avrebbe dato 11…) e recupera<br />
tre punti secchi dal battistrada Immobile. Bene tutti gli altri, a parte le insufficienze appioppate<br />
alla coppia centrale dei tulipani sempre da parte <strong>del</strong> quotidiano milanese, an-
tilaziale per definizione. Riguardo ai criteri di valutazione abbiamo preferito scegliere<br />
la sommatoria dei voti piuttosto che la media, anche per premiare il giocatore che assomma<br />
più presenze e che quindi dimostra di avere maggiore continuità di rendimento<br />
e minore morbilità. Ricordiamo inoltre che la classifica <strong>del</strong> nostro premio è la risultante<br />
<strong>del</strong>le votazioni dei quotidiani sportivi più venduti, e cioè il Corriere <strong>del</strong>lo Sport e la Gazzetta<br />
<strong>del</strong>lo Sport, e che la classifica la potete anche trovare nel numero <strong>del</strong> <strong>settimanale</strong><br />
Aquile, e che uscirà venerdì <strong>10</strong> <strong>febbraio</strong>, come al solito ricchissimo di servizi, tra cui<br />
quelli sulla partita contro il Pescara, oltre ad inchieste importanti, in attesa di un Lazio-<br />
Milan decisivo per la zona Europa. Per chi volesse leggerlo è sufficiente visitare il sito<br />
www.cuoredilazio.it ed andare alla sezione magazine.<br />
Intanto ecco i prospetti, sia generale che quello relativo alla classifica di <strong>febbraio</strong>, limitati<br />
alle prime posizioni dopo le ventitré gare giocate dalla Lazio.<br />
CLASSIFICA GENERALE<br />
AGGIORNATA ALLA 23esima GIORNATA<br />
GIOCATORE PARTITE GIOCATE PUNTI TOTALI<br />
1) Immobile 22 282<br />
2) Parolo 22 274<br />
3) F.Anderson 21 268,5<br />
CLASSIFICA DEL MESE DI FEBBRAIO <strong>2017</strong><br />
GIOCATORE PARTITE GIOCATE PUNTI MESE<br />
1) Parolo 1 17<br />
2) Immobile 1 14<br />
3) Keita 1 14
Una Trasferta<br />
Indimenticabile !!!<br />
di Alessandro Cagnetti<br />
Appuntamento alle <strong>10</strong>.30 a Piazza San Giovanni<br />
con l’amico Rocco e l’immancabile cognatino<br />
Francesco per metterci in marcia e cominciare a<br />
coprire i circa 180 km che separano la città eterna<br />
da Pescara, trasferta storicamente ostica visti i<br />
pessimi rapporti tra le due tifoserie, susseguenti a<br />
quel famoso Lazio-Pescara di fine anni 70 in cui gli<br />
abruzzesi tornarono nell’Adriatico con le famose<br />
pive nel sacco. Ma questa è materia di storici come<br />
mio fratello che mi aveva già preavvertito <strong>del</strong>l’odio<br />
atavico pescarese nei nostri confronti. Peraltro mi<br />
sono fatto dire anche alcune indicazioni logistiche<br />
che poi mi saranno tornate utili per la trasferta in<br />
Abruzzo, visto che lui aveva già toccato il suolo pescarese<br />
per ben tre volte nel corso degli anni (mi<br />
ricorda sempre quel pazzesco goal di Gazza, forse<br />
il più bel gol mai visto nella storia <strong>del</strong> calcio…).<br />
Il viaggio corre via liscio come l’olio e una volta al<br />
casello siamo stati sottoposti ai controlli di rito da<br />
parte <strong>del</strong>le forze di polizia abbastanza in apprensione<br />
per questo incontro. Naturalmente si è perso<br />
molto tempo visto che poi si è partiti tutti insieme,<br />
pullman, transit ed auto verso lo stadio. La cosa<br />
che mi ha colpito è stato il doppio prefiltraggio<br />
prima di immetterci nei tornelli; tra foto e identificazioni<br />
si è riusciti ad entrare cinque minuti prima<br />
<strong>del</strong>l’inizio <strong>del</strong>la gara. Il settore a noi riservato era<br />
la parte centrale <strong>del</strong>la curva ospiti riempita quasi<br />
tutta, tanto che alla fine la presenza arrivava a circa<br />
1.200 tifosi. Un numero consistente, forse così<br />
tanti laziali a Pescara non si erano mai visti. Lo<br />
scenario <strong>del</strong>lo stadio abruzzese non è dei più eccitanti;<br />
il Pescara sta rotolando in serie B e il pubblico<br />
di casa non è numeroso, forse si arriva a<br />
malapena a <strong>10</strong>.000 unità. Comunque la visuale è<br />
ottima e questo è un particolare molto importante<br />
dato il tiro a segno effettuato dalla Lazio: i gol si<br />
sono visti molto bene. Sembra proprio un allenamento,<br />
tanto che dopo 15 minuti si è già al doppio<br />
vantaggio. Vi lascio immaginare il tripudio <strong>del</strong> settore<br />
con cori a squarciagola e sbeffeggiamenti ai<br />
poveri <strong>del</strong>fini. Come al solito da stigmatizzare i cori<br />
pescaresi contro Paparelli, ma questo atto incivile<br />
dimostra anche la stupidità <strong>del</strong>la curva dei Pescara<br />
Rangers. Insomma sembrava una tranquilla passeggiata<br />
al mare e invece succede quello che non<br />
ti aspetti tanto che la Lazio esce dal campo e si fa<br />
rimontare dalla volitiva squadra di Oddo, fischiatissimo<br />
a fine gara. No, non è possibile non vincere<br />
a Pescara, ed infatti nel secondo tempo si rimettono<br />
le cose a posto con Parolo che segna ancora<br />
(alla fine sarà una quaterna), mentre Keita ed Immobile,<br />
immancabile gol <strong>del</strong>l’ex che non esulta,<br />
completano la goleada. Bello vedere nel tabellone<br />
il risultato, 2-6, anche perché è stato uguagliato il<br />
record <strong>del</strong>la vittoria più netta in trasferte di serie A.<br />
Ed averla ottenuta su un campo ostile ci dà ancora<br />
più soddisfazione. E bello vedere anche lo svuotamento<br />
<strong>del</strong>la curva pescarese dopo il sesto gol.<br />
Emozionante l’abbraccio a fine gara con il capitano<br />
Biglia che guida tutto il gruppo e tra cori di esaltazione<br />
per la Lazio e sfottò per i <strong>del</strong>fini (se salutamo<br />
adesso…) si prospetta un ritorno a Roma tutto da<br />
godere. Dopo la solita attesa di un’oretta usciamo<br />
dal settore circondati da un nugolo di poliziotti e<br />
riprendiamo la macchina per volare vittoriosi verso<br />
la capitale con sei gol e tre punti fondamentali<br />
nella corsa all’Europa. Ma il destino ci riserva una<br />
piacevolissima sorpresa, una vera ciliegina sulla<br />
torta che rende questa trasferta indimenticabile. Ci<br />
fermiamo all’autogrill per prendere un panino e<br />
scorgiamo una faccia conosciuta: ci chiediamo<br />
stupiti, ma quello è Felipe? Eh già, quello che stava<br />
scendendo le scale era proprio il meravigliao Felipe<br />
che chiaramente viene salutato e abbracciato<br />
con annessa una foto da portare a Roma come un<br />
vero e proprio souvenir. Che dire? Proprio il massimo<br />
<strong>del</strong>la vita. Ora testa e cuore al Milan in casa e<br />
prontissimi per un’altra battaglia in trasferta per<br />
accompagnare questa Lazio più in alto possibile.<br />
Avanti Lazio, Avanti Laziali.
Il Flaminio farà la fine <strong>del</strong><br />
Velodromo <strong>del</strong>l’Eur?<br />
di Emiliano Foglia<br />
In questi giorni è salito alla ribalta il caso <strong>del</strong>lo<br />
Stadio Flaminio, ormai fatiscente ed in totale abbandono.Il<br />
Comune di Roma ed il Coni in questi<br />
anni hanno fatto scaricabarile l’uno con l’altro<br />
sulla sorte <strong>del</strong>la struttura progettata da Nervi.<br />
Il “Flaminio” venne ristrutturato ed inaugurato<br />
nel 1959 ed è rimasto in attività con il rugby fino<br />
al 2011.<br />
L’ex sindaco Marino lo scorso anno aveva dichiarato<br />
alla Rai: «In questo momento stiamo<br />
scrivendo un bando rivolto agli imprenditori privati<br />
nel settore <strong>del</strong>lo sport e sono convinto che<br />
ci sarà chi accetterà di avere in affidamento<br />
un’opera così prestigiosa per restituirla alla sua<br />
antica bellezza e far sì che possa essere utilizzata<br />
anche da bambini e ragazzi che non hanno<br />
disponibilità economica per fare sport come<br />
scherma, nuoto, rugby o calcio». Peccato che<br />
pochi anni fa la stessa mobilitazione non venne<br />
fatta per il gemellino <strong>del</strong>lo Stadio Flaminio, ovvero<br />
Il Velodromo <strong>del</strong>l’Eur.<br />
Il Velodromo Olimpico di Roma venne inaugurato<br />
per i Giochi Olimpici <strong>del</strong> 1960.<br />
Per la costruzione <strong>del</strong>l’impianto fu individuata<br />
l’area sudorientale <strong>del</strong>l’ Eur e, precisamente, il<br />
lotto compreso tra viale <strong>del</strong> Ciclismo, viale <strong>del</strong>la<br />
Tecnica, viale <strong>del</strong>l’Oceano Pacifico e viale dei<br />
Primati Sportivi. Furono presentati vari progetti<br />
e, dopo la valutazione <strong>del</strong>la commissione, fu<br />
scelto quello di Cesare Ligini, Dagoberto Ortensi<br />
e Silvano Ricci. La realizzazione strutturale<br />
<strong>del</strong>l’impianto fu curata dall’ingegnere Francesco<br />
Guidi.<br />
Il progetto era caratterizzato dalla visione innovativa<br />
<strong>del</strong>l’opera: infatti, l’impianto sportivo fu<br />
ideato in modo da garantire agibilità e visibilità<br />
da ogni posto a sedere <strong>del</strong>la tribuna. I progettisti,<br />
quindi, in quest’ottica, variarono l’andamento<br />
longitudinale <strong>del</strong>le gradinate in modo da<br />
mantenerlo, di fatto, sempre in linea con la pista<br />
e garantire la migliore visibilità <strong>del</strong> tracciato ciclistico.<br />
La tribuna, coperta sul lato di viale<br />
<strong>del</strong>l’Oceano Pacifico, fu costruita su un’intelaiatura<br />
di cemento armato, mentre le altre gradinate<br />
furono costruite su collinette artificiali di<br />
terra riportata; la tribuna centrale era coperta da<br />
una pensilina in alluminio. Il Velodromo fu costruito<br />
per le Olimpiadi di Roma ed è stato ufficialmente<br />
inaugurato il 30 aprile <strong>del</strong> 1960.<br />
L’impianto aveva una capienza di 17.660 spettatori<br />
suddivisa in tre ordini di posti: in piedi nelle<br />
curve ( molto inglese, molto vecchio calcio,<br />
molto parterre <strong>del</strong>la vecchia Curva Nord ); seduti<br />
nella gradinata principale di calcestruzzo<br />
coperta da una pensilina metallica ( che ricordava<br />
quella <strong>del</strong>lo Stadio Flaminio ) e seduti nella<br />
gradinata dei distinti.<br />
Sulla sua pista si sono svolte le gare ciclistiche<br />
<strong>del</strong>le Olimpiadi <strong>del</strong> 1960, ma anche i Campionati<br />
<strong>del</strong> mondo <strong>del</strong> 1968 e, nel 1967, il belga Ferdinand<br />
Bracke stabilì il record <strong>del</strong>l’ora di ciclismo<br />
su pista all’aperto e a livello <strong>del</strong> mare in<br />
48,09304 km. Nelle Olimpiadi <strong>del</strong> 1960, sul suo<br />
terreno di gioco si disputarono anche <strong>del</strong>le importanti<br />
gare <strong>del</strong> torneo di hockey su prato:<br />
come la finale <strong>del</strong> 9 settembre tra India e Pakistan,<br />
ma anche le semifinali tra Gran Bretagna<br />
ed India e Pakistan e Spagna. Ci giocò anche la<br />
nostra Nazionale quando sconfisse per 2-1 il<br />
Giappone.<br />
Nei sui primi anni di vita è stato quindi utilizzato,<br />
fino poi al dissesto più totale, al completo abbandono.<br />
Quella <strong>del</strong> 1968 è stata, incredibilmente,<br />
l’ultima manifestazione che si è<br />
disputata con la presenza <strong>del</strong> pubblico.<br />
Fin dalla fine degli anni sessanta l’area <strong>del</strong> velodromo<br />
venne giudicata instabile, sia per cal-
coli geologici <strong>del</strong>l’epoca, sia per il fatto che le<br />
tribune insistessero su riporti di terra; per tale<br />
ragione esse non ospitarono mai più pubblico<br />
dopo i citati campionati mondiali di ciclismo <strong>del</strong><br />
1968.Nel corso degli anni furono tentati, da<br />
parte <strong>del</strong> CONI, di concerto con l’Ente EUR e il<br />
Comune di Roma, diversi progetti di ristrutturazione<br />
e riqualificazione <strong>del</strong>l’impianto, con eventuali<br />
aggiunte di destinazione d’uso, in<br />
particolare spettacoli e congressi, ma senza<br />
alcun esito pratico.<br />
Lo stato di abbandono e di degrado <strong>del</strong> Velodromo<br />
si protrasse dal 1968 alla fine degli anni<br />
‘90 quando si cercò di trovare una soluzione per<br />
il velodromo. Da una parte l’Ente EUR proprietario<br />
<strong>del</strong> complesso sportivo propenso a riqualificare<br />
l’area con l’abbattimento <strong>del</strong>la struttura<br />
a favore <strong>del</strong>la costruzione <strong>del</strong>la “Città <strong>del</strong>l’acqua”<br />
(un progetto mai partito), e dall’altra parte<br />
il comitato di quartiere ed esponenti di spicco<br />
<strong>del</strong>la cultura romana a difesa <strong>del</strong> patrimonio <strong>del</strong><br />
velodromo.<br />
Dicevano gli studiosi a suo tempo: Il velodromo<br />
era un’ opera unica nel suo genere e culturalmente<br />
importante per la città. Un importante<br />
esempio di “land art” come si dice nel linguaggio<br />
urbanistico e non era vero che fosse una<br />
struttura fatiscente. Diceva l’ architetto Renato<br />
Nicolini, ex assessore capitolino alla Cultura:<br />
«All’ epoca <strong>del</strong>la sua costruzione, era considerato<br />
il Velodromo più bello <strong>del</strong> mondo. Un orgoglio<br />
cittadino. Invece di smantellarlo poteva<br />
essere recuperato». Una squadra pro-Velodromo<br />
incontrò più volte l’Ente EUR e l’ assessore<br />
capitolino all’ Urbanistica, Roberto<br />
Morassut per salvare quel che restava <strong>del</strong> “Velodromo<br />
più bello <strong>del</strong> mondo”. Purtroppo non ci<br />
fu niente da fare, prevalse la volontà <strong>del</strong>l’ Ente<br />
EUR che decretò la fine <strong>del</strong>la struttura a favore<br />
<strong>del</strong> progetto “Città <strong>del</strong>l’acqua”. Benché ci furono<br />
vari intoppi all’ abbattimento <strong>del</strong>la struttura<br />
l 24 luglio 2008 il Velodromo <strong>del</strong> quartiere romano<br />
<strong>del</strong>l’Eur, venne fatto implodere. A distanza<br />
di quasi <strong>10</strong> anni l’ area rimane senza alcuna riqualificazione<br />
e forse sarebbe stato opportuno<br />
mantenere in vita il velodromo più bello <strong>del</strong><br />
mondo. Ci auguriamo che lo stadio Flaminio<br />
non subisca tra qualche anno lo stesso trattamento<br />
magari per un improponibile acquapark<br />
o l’ennesimo centro commerciale romano all’interno<br />
<strong>del</strong> quartiere Flaminio. Vigilate gente, vigilate…
FRASCHETTA DA I FRATELLI<br />
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